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Ultimometro'2000: ..................Teresina.....................

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2009 23:24
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Post: 5.367
Sesso: Femminile
13/01/2009 23:24

Da: <NOBR>Soprannome MSNultimometrò2000</NOBR>  (Messaggio originale)Inviato: 19/10/2006 16.50
..................Teresina.....................


Sorrideva con quell'aria  burbera, di circostanza, che teneva a fatica per non ridere, si lo ricordo bene, mentre la ritraevo con questa macchinetta  fotografica che mi aveva regalato mio padre. La Teresina,  tutti i venerdì, veniva a far spesa nel negozio di mia madre. Quel giorno, tra noi, vigeva una specie di tregua dovuta a questa novità della fotografia perché, in genere, non andava proprio così. Sapevo che arrivava, puntuale, verso le 17, 30. L' aspettavo nascosto dietro il muretto, con quell'aria dispettosa che spesso hanno i ragazzini sui dieci anni, e lei fingeva di non saperlo. Quando stava nel negozio sgusciavo fuori e inforcavo la sua bicicletta e poi, imitando il rumore di una motocicletta, giravo sullo spiazzo pedalando forte. Lei allora usciva e mi gridava:" varda plandron che se at' ciap !" ( guarda pelandrone che si ti prendo! ) Fingeva di ricorrermi ma, con un tempo teatrale incredibile, mi lasciava la possibilità di appoggiare la bici alla rastrelliera e di scappare, poi rideva con mia madre che assisteva, dalla porta del negozio, a quel rito consueto. La Teresina era una donna unica, ostinata e dolcissima allo stesso tempo. Viveva  sulla strada per il fiume, nella sua casetta con le galline nel cortile. Le chiamava per nome. Lavorava fin da adolescente nella fabbrica di turaccioli del commendator Bianchi. Per intere generazioni di ragazze, che si erano rovinate le mani e la vita lavorando il sughero, era stata un'istituzione, o meglio, la Teresina era "l' istituzione". Aveva saputo raccogliere le loro gioie, le loro delusioni e, con il suo italiano semplice, dialettale, le aveva rincuorate e consigliate, sempre con le parole giuste. Anche il padrone, così arrogante, aveva rispetto per lei. Si era sposata giovanissima con il suo Luciano. Una sera bussarono alla  porta, era il maresciallo dei carabinieri. Con aria imbarazzata chiese di entrare, si sedette e le prese la mano, poi mise sul tavolo un telegramma. Il suo Luciano non c'era più. Con parole pompose, vuote e formali, nella sostanza, le veniva comunicato che la nave trasporto su cui era imbarcato, con altri giovani che si portavano orgogliosamente quelle strane piume sul cappello, era stata silurata al largo delle coste libiche. Lei, Teresina, che solo saltuariamente era stata in bicicletta nella vicina città, il mattino successivo si presentò in stazione. Prese un biglietto per la Liguria e tornò solo alla sera tardi, con l'ultimo treno, mentre tutti erano preoccupati per la sua assenza temendo un insano gesto. Lei, invece, era stata a guardare il mare. Era stata a guardare quella distesa a lei ignota, di cui aveva solo sentito parlare, dove il suo Luciano era scomparso. Ora, quel ragazzo che sorrideva sempre, faceva parte di quell'entità inquieta che aveva il colore dei suoi occhi. Quel mare adesso era anche suo, come era suo quel giovane marito che ora ne faceva parte. Aveva guardato il suo Luciano, ci aveva parlato e poi era tornata. Quando, molti anni dopo, il commendatore morì chiusero la fabbrica. Al funerale, con quella saggia ironia tipica delle mie parti, qualcuno disse che era tra i più ricchi del cimitero. Teresina si ritirò a vivere nella sua casetta con le galline nel cortile. Anche mia madre aveva chiuso il negozio ma si incontravano ogni tanto quando Teresina veniva in paese a incassare una piccola parte della sua modesta pensione, il resto lo versava su un libretto postale. Un giorno ritirò gran parte di quanto aveva risparmiato e il mattino successivo, dopo tanti anni, lei che aveva sempre continuato saltuariamente ad andare solo nella vicina città in bicicletta, riprese ancora da sola  un treno per la Liguria. Tornò dopo qualche giorno. Non era mai stata dal parroco ma affidò a lui una corposa busta che doveva essere aperta solo quando se ne sarebbe andata per sempre. All'interno, quando accadde, fu trovata una somma in contanti per le spese del funerale e dei documenti attestanti che Teresina aveva comprato un loculo in un piccolo cimitero davanti al mare. Da allora sta là, vicina al suo Luciano. Mi vergogno un po' per il fatto di non essere mai passato a portarle un fiore quando sono capitato da quelle parti, ma forse questo ricordo improvviso ha lo stesso valore…….. davvero non lo so. Non so nemmeno dove è finita quella fotografia, come le tante altre che ho scattato con questa macchinetta che mi è capitata in mano oggi. Sono strane le vecchie macchine fotografiche. Quasi magiche, come fossero dotate di una loro memoria. A volte riportano in vita le cose, le persone, e le sensazioni impresse nella pellicola dei nostri ricordi.
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