Pregare con le Icone
Anche l'Icona è uno strumento per pregare la Parola. E' dunque possibile sperimentare la contemplazione. Davanti all'immagine, spiegata nei suoi simboli teologici, nell'uso del colore e della luce e sempre rivissuto nella Parola, ci si lascia coinvolgere in una esperienza esistenziale nuova. In questi momenti si silenzio contemplativo di fronte all'immagine, si percepisce una Presenza che ci accoglie e ci coinvolge nell'impegno personale della nostra crescita spirituale.
Nazareth è una laboratorio di Icone dove vengono proposti corsi rivolti, non tanto all'acquisizione di un metodo pratico di scrittura di Icone, quanto ad un cammino personale, alla ricerca del volto di Dio.
L'Icona :
trasparenza della bellezza
"Nessuno ha mai visto Dio, l'Unigenito di Dio, che è nel seno del Padre, egli ce lo ha fatto conoscere" (Gv 1,18)
Tutta la storia dell'umanità si anima e prende vita attorno a questo evento: Dio ha preso un volto d'uomo e tale Volto è il luogo privilegiato della sua Rivelazione. Su questa convinzione riposa l'arte dell'icona intesa come trasparenza del bello, trasparenza di Dio.
Sì, ogni uomo deve poter dire come gli Apostoli: "Abbiamo visto il Signore! " (Gv 20,25); grazie all'icona, anche noi lo possiamo dire oggi come i primi discepoli lo poterono ieri: "Quello che era fin da principio noi lo abbiamo veduto con i nostri occhi [... ]; la Vita si è manifestato e noi l'abbiamo veduta e le rendiamo testimonianza" (1 Gv 1,1-3).
Introduzione storica
Si nota con piacere che in questi ultimi anni si va riscoprendo l'icona. Vengono allestite delle mostre, programmate delle conferenze, giornali e riviste ne parlano; anche il Papa ne ha parlato - e questo è importante sottolinearlo - nell'Enciclica Redemptoris Mater quando, a proposito del culto rivolto a Maria da parte dei fratelli separati, accenna alla Chiesa Ortodossa: al n°33 parla esplicitamente delle icone e del Concilio Niceno II, di cui si è celebrato da poco il 12° centenario (1987).
Arte Religiosa ed Arte Sacra
Bisogna però dire che l'uomo occidentale fa molta fatica a capire le icone.
Noi le apprezziamo sicuramente dal punto di vista estetico, però ci risulta difficile capire la loro profondità spirituale. La prima difficoltà consiste nella concezione diversa di arte sacra che abbiamo noi occidentali rispetto agli orientali; infatti bisognerebbe anzitutto distinguere fra arte religiosa e arte sacra.
Le icone sono sicuramente arte sacra, mentre in genere i nostri dipinti - ad esempio una Annunciazione del Beato Angelico o una Madonna di Raffaello - sono arte religiosa.
Il motivo è che nell'arte sacra non è tanto l'artista che cerca di penetrare nel mistero del divino, ma nel caso dell'iconografo il soggetto dell'icona viene come "dato dal Signore", dallo Spirito santo attraverso la Chiesa e le sue tradizioni. Il movimento è diverso: mentre l'arte religiosa raffigura qualcosa che esce dal cuore dell'uomo, l'arte sacra invece raffigura qualcosa che viene da Dio ed entra nel cuore dell'uomo.
E' un po' come la differenza che c'è tra religione e fede:
la religione è anzitutto uno sforzo dell'uomo che cerca Dio, la fede è accoglienza di Dio che si rivela all'uomo.
La stessa differenza si può notare tra un inno liturgico e la poesia: l'inno liturgico ci viene dalla tradizione della Chiesa, la poesia esprime i sentimenti dell'uomo.
L'arte sacra, quindi, non si deve fermare ai sensi, non deve appagare soltanto il gusto estetico, ma deve penetrare in profondità; perciò l'icona non è comprensibile se non attingendo in profondità a questo aspetto spirituale.
[Modificato da Anam_cara 15/01/2009 18:19]