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10/02/2009 20:52 | |
La Pentecoste è solo l’inizio.
Gli Apostoli non cessano di proclamare il Signore, anche quando vengono minacciati di rappresaglie: “Non possiamo tacere di quello che abbiamo visto e ascoltato”, dicono Pietro e Giovanni ai sadducei (Act. 4, 20).
E le stesse sofferenze patite si convertono in strumenti della loro missione.
Quando, dopo il martirio di Stefano, in Gerusalemme scoppia una violenta persecuzione che costringe i discepoli di Cristo a fuggire, “quelli che erano stati dispersi… diffondevano la Parola” (Act. 8, 4).
Il nucleo vivo del messaggio che gli Apostoli predicano è Gesù crocifisso e risorto che vive trionfante sul peccato e sulla morte.
Pietro dice al centurione Cornelio e alla sua famiglia: “Lo uccisero appendendolo ad una croce, ma Dio Lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse…
E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che Egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.
Tutti i profeti Gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in Lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del Suo Nome” (Act. 10, 39-43).
E tuttavia permane ancora inalterata la necessità di proclamare Cristo.
Il dovere, di dare testimonianza della morte e resurrezione di Gesù e della Sua presenza salvifica nelle nostre vite, è altrettanto reale e convincente di quanto non lo fosse per i primi discepoli.
Dobbiamo annunciare la Buona Novella a tutti coloro disposti ad ascoltare.
È indispensabile la proclamazione personale e diretta, grazie alla quale una persona condivide con un’altra la fede nel Signore Risorto.
Ugualmente lo sono altre forme tradizionali di diffondere la Parola di Dio.
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