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Dinanzi a Dio - La preghiera

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2010 22:14
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06/10/2010 21:01

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1. LA NECESSITA' DELLA PREGHIERA 

La preghiera è il dovere di tutti gli istanti: " Bisogna pregare sempre ", ha detto Gesù.
E ciò che egli ha detto l'ha fatto: poiché in Lui - e questa è la sua forza - gli atti accompagnano sempre le parole e le eguagliano.


Bisogna incessantemente pregare per custodire noi stessi.
La vita è in noi come un fiore fragile, sia quella del corpo sia quella dell'anima, la vita naturale e la vita soprannaturale.
Noi viviamo circondati da nemici: tutto per noi è divenuto ostacolo e pericolo da quando abbiamo rigettato la Luce che illumina il cammino: Humbra mortis.

Invece di mostrarci il Creatore e di condurci a Lui, le cose mostrano se stesse e ci arrestano a loro.
Il demonio, al quale le abbiamo follemente abbandonate, abbandonando noi stessi a lui, ci parla mediante tutte le loro voci; la sua ombra oscura la loro trasparenza;
attraverso le loro forme affascinanti noi non ricerchiamo più la Bellezza che esse riflettono, ma il piacere e la soddisfazione che possono offrirci.

Il nemico è in noi, più ancora che alle nostre porte; è alle nostre porte poiché è in noi; siamo noi stessi che l'abbiamo introdotto.
Volgendoci verso di lui abbiamo distolto da Dio il mondo intero.
Ecco perché il mondo è contro di noi; ce l'ha con noi; ci è diventato ostile... e non senza ragione. Con e attraverso il mondo abbiamo scatenato in noi e in tutto la guerra.

Ciò che si è prodotto in tale momento è spaventoso, ma normale.

Oh, quale profonda definizione della pace si ha in sant'Agostino!

Soprattutto in quest'ora nella quale il mondo intero è sconvolto fin nelle sue più intime fibre, nella quale gli uomini e le cose, ma le cose a causa degli uomini,  non servono più ad altro che per uccidere e per distruggere, (allusione alla seconda guerra mondiale allora in corso) come bisognerebbe meditare queste parole nella cui sonorità si è impressa la calma che esse esprimono: " La pace è la tranquillità dell'ordine "!


L'ordine è il permanere degli esseri nel posto che loro compete: al di sopra di tutti, il Principio che li ha fatti, e tutti rivolti verso di Lui per ricevere, ad ogni istante, l'essere che comunica loro, ringraziandolo e benedicendolo.


Ecco ciò che aveva fatto: ecco l'ordine e la pace; ecco ciò che era nella sua realtà profonda, il paradiso terrestre.
Ecco ciò che sarà un giorno, per coloro che avranno compreso e ripreso questa attitudine, il paradiso terrestre.


Ho visto una bestia sperduta, inseguita e spaventata, che varcava la porta lasciata aperta di un giardino in fiore.
Quale disastro dopo il suo passaggio!

Questa è l'immagine se pur presa a un livello molto inferiore dell'anima che si apre alla bestia del mondo, dopo che i nostri progenitori si sono distolti da Dio per ascoltare il demonio
.


Da allora, noi siamo un paese invaso:
è necessario liberarci, gettare il nemico fuori, distoglierci da lui e ritornare verso Dio.

Bisogna farlo senza esercito, senza forza organizzata, con delle facoltà che sono dissociate, con una vita diminuita, e dei nemici o degli indifferenti da ogni parte.

La nostra impotenza è la più completa che si possa immaginare... senza Dio.

Da ciò la necessità della preghiera e la raccomandazione così pressante del Salvatore:
" Bisogna pregare e pregare sempre ".

Da ciò la sua dichiarazione schiacciante: "Senza di me non potete nulla ".

Da ciò il suo invito che consola e conforta: " Venite a me ".


La preghiera è la risposta dell'anima che viene, dice la propria miseria, chiede soccorso, luce per lo spirito, forza per la volontà, sottomissione delle passioni all'anima superiore, e di questa a Dio, ordine e pace.

Dio dice: " Io sono e resto Padre, io ti amo, io ti attendo, vieni ".

L'anima risponde: " Mio Dio, non ne posso più, vieni tu stesso ".


2. DEFINIZIONE DELLA PREGHIERA

Che cosa è la preghiera?

La definizione di san Giovanni Damasceno è classica: " La preghiera è la domanda fatta a Dio di tutto ciò che conviene ".

Ma bisogna andare al fondo di queste parole, estrarne la ricca sostanza, distinguerne gli elementi e, dopo averli distinti, reintegrarli nella vita di questa sostanza che li regge e li vivifica.


Vi sono, in questa definizione, due parti che ne sono come la materia e la forma:
la preghiera è una domanda, ma una domanda fatta a Dio e caratterizzata da Colui al quale si fa.
A Dio noi non possiamo domandare che ciò che Egli vuole che noi domandiamo, e Dio non può volere che ciò che conviene.


Poiché Dio è uno dei termini della preghiera ed è l'ordine infinito, la preghiera è una domanda essenzialmente ordinata, fatta secondo l'ordine stesso di Dio.


Qual è questo Ordine?

È che Egli è l'Essere stesso, l'Essere dal quale e grazie al quale e per il quale tutto è;

Egli è il nostro Principio e il nostro fine, è la Luce del nostro spirito, è la forza della nostra volontà, è la Verità, il Bene, il Bello perfetto, è la Sorgente di ogni gioia e l'oceano di ogni vita.

Ciò che conviene domandare è Lui, è di esserGli uniti, è di essere trasformati in Lui,
è di possederLo e di esserne posseduti, di essere con Lui nei rapporti d'intimità che lo uniscono a Lui stesso, di divenire suo Figlio attraverso una comunicazione quanto più completa possibile del suo Spirito d'Amore,
è di partecipare alla gioia e alla vita che è la loro gioia e la loro vita, la Gioia stessa e la Vita stessa.


La Scrittura è tutta piena di questa preghiera, che sgorga a ogni passo come le sorgenti dalle alte montagne:
" La mia parte d'eredità è il Signore; Egli è la mia sola aspettativa ".

" Che cosa vi è per me che conta nel cielo?
E che cosa ho voluto da te, o mio Dio, sulla terra?
Tu sei il solo desiderio del mio cuore e il mio unico bene per sempre! ".


Per un essere intelligente possedere è vedere ciò che si ama e gioirne senza riserva.

Ciò che si vede è in noi attraverso la sua immagine che lo rende presente:
da qui questa bella parola: " rappresentare ".
La presenza permette di contemplare; la contemplazione incide dei tratti; una volta incisi, i tratti sono come una presenza continua che rinnova senza fine il godimento.


Si ha una conoscenza e una presenza che non sono né possesso né godimento: l'oggetto è in noi, ma non ci appartiene.
Noi non ne disponiamo; e non ci teniamo a disporne; la sua immagine ci basta; Dio ci appare come il nostro bene sommo.
È con lui che desideriamo le più strette relazioni, il più completo possesso e, di conseguenza, la visione chiara, diretta, la visione che dona da godere, la visione intuitiva, il contatto immediato del suo Essere che si dona e del nostro essere che risponde attraverso il totale dono di sé a questo totale dono divino.


Ecco ciò che domandiamo in primo luogo. Ogni altra domanda è ordinata a questa e non può non esserlo.
Questa riguarda il fine, le altre i mezzi.
Non si cammina che per arrivare.


Due specie di mezzi conducono all'unione desiderata: quelli che rimuovono gli ostacoli dalla strada e quelli che mettono in contatto con l'oggetto amato.

La preghiera domanda a Dio di proteggerci da ciò che separa o ritarda;
essa domanda, al tempo stesso, di donarci ciò che unisce.


Ciò che separa sono i vizi e le colpe;
ciò che può ritardare sono le tentazioni.

Ecco un primo oggetto delle nostre domande.
Bisogna non disprezzarlo.

Le anime orgogliose, o solamente ed è il caso più frequente ingenue, senza esperienza, si accontentano di domandare l'unione; più di una anche... di viverla.

Per esse il pericolo non esiste; i colpi del nemico non possono raggiungerle, si credono immunizzate; ma tali anime sono solamente ignoranti e accecate.

Esse sono in pericolo di perdersi? Sarebbe troppo affermarlo. Ma tali anime sono espostissime a segnare il passo e a mummificarsi.


Il primo atto della Luce è di distinguersi dalle tenebre e di strappare loro tutto ciò che essa raggiunge.
La Luce non brilla, non si mostra e non illumina la strada e la meta se non alla condizione di separarsi e separare gli esseri dalla notte.


Quando si è liberata dall'abisso e quando gli ha strappato un'anima, la Luce le rivela l'Amore che la genera e la fa agire.

Allora lo Spirito Santo entra in gioco.
Egli l'attira a Sé; provoca dei movimenti d'unione; fa sorgere in essa la fioritura delle virtù, le comunica le sue tendenze, diviene l'agente segreto di tutta la sua attività;

Egli domanda in essa, adora in essa, prorompe in grida d'amore, si espande in deliziosi colloqui e in inenarrabili gemiti, e ripete incessantemente: " Padre! Padre! ".


La definizione di sant'Agostino si ricollega a questa idea: " È il pio movimento dell'anima verso Dio ", dichiara, traducendo ciò che certamente doveva essere la sua preghiera.

In un movimento si possono vedere due termini: quello dal quale ci si allontana e quello verso il quale ci si avvicina.
Ma qui uno dei termini non è, è il nulla, ovvero è un essere che non è che grazie a Colui verso il quale si tende. Arrestarvi il proprio sguardo non è dunque permesso.

Anche quando il suo pensiero si impone a noi, non bisogna volerlo.
A questa condizione si va incessantemente verso il termine divino e la preghiera è continua.

La raccomandazione del divino Maestro è realizzata: " Si preghi sempre ".

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