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5 aprile

Ultimo Aggiornamento: 03/04/2011 12:25
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Sant' Alberto di Montecorvino Vescovo

5 aprile

m. 1127

Etimologia: Alberto = di illustre nobiltà, dal tedesco

Martirologio Romano: A Montecorvino in Puglia, sant’Alberto, vescovo, che dedicò la sua vita alla preghiera continua a Dio e al bene di tutti i poveri.



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Beato Antonio Blasi Arcivescovo di Atene

5 aprile

Lo zelante mercedario, beato Antonio Blasi, arcivescovo di Atene, condusse una vita esemplare piena di virtù guidando il suo gregge verso la perfezione ed in questa città santamente andò in cielo. L’Ordine lo festeggia il 5 aprile.



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Santa Caterina Thomas

5 aprile

Maiorca (Baleari), 1 maggio 1531 - 5 aprile 1574

Caterina (Catalina) Thomas nasce il 1 maggio 1531 a Valldemoza sull'isola di Mallorca (Baleari). Cresciuta in una fede semplice ma provata in molte piccole cose, rimane orfana a sette anni. Trasferitasi dagli zii deve badare al bestiame, riducendo così la preghiera in chiesa. Per i giorni feriali costruisce dei piccoli altari ai piedi degli ulivi. La svolta nella sua vita avviene con l'incontro di padre Antonio Castaneda (1507-1583), del vicino collegio di Miramar. Grazie a lui Caterina prende la decisione di entrare in monastero. Superate tutte le difficoltà nel 1553 è accolta come corista nel monastero delle Canonichesse Regolari di Sant'Agostino di Palma. Professa i voti religiosi il 24 agosto 1555. Le sue orazioni, intanto, vengono conosciute anche fuori dal monastero tanto che il vescovo di Maiorca sovente le chiede consiglio. Trascorre la sua vita sempre più spesso in periodi di estasi mistiche fino all'ultima che termina il 4 aprile 1574. Morirà il giorno dopo. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Palma di Maiorca in Spagna, santa Caterina Tomás, vergine, che, entrata nell’Ordine delle Canoniche regolari di Sant’Agostino, rifulse per la noncuranza di sé e l’abnegazione della volontà.


Caterina (Catalina) Thomas venne alla luce il 1° maggio 1531 nel piccolo paese di Valldemoza dell’isola di Maiorca (Baleari). Era la penultima di sette figli di un modesto contadino di nome Giacomo: in casa respirò, fin da piccolissima, una fede semplice e profonda. Non avendo la corona del Rosario imparò a dire le Ave Maria contando le foglie di un ramoscello d’ulivo. Era abituata a camminare a piedi nudi, anche tra i cardi spinosi: le insegnarono che dalle piccole ferite poteva comprendere il significato della sofferenza. Come speciale protettrice prese la santa vergine e martire di cui portava il nome.
Rimase purtroppo orfana a soli sette anni e dovette quindi trasferirsi dagli zii che avevano la tenuta Son Gallard, dove avrebbe condotto il bestiame al pascolo. La piccola era abituata a lavorare, l’unico problema era la lontananza della chiesa, vista la sua abitudine a seguire regolarmente le funzioni religiose. Dovette accontentarsi di parteciparvi solo la domenica, per i giorni feriali si ingegnò. Costruì dei piccoli altari ai piedi degli ulivi e così, nella solitudine dei campi, le sue preghiere erano ugualmente intense. Poco attratta dai divertimenti, maturò presto il desiderio di conservare la propria verginità.
La svolta nella vita di Caterina avvenne con l’incontro di Padre Antonio Castaneda (1507-1583), del vicino collegio di Miramar. Era un ottimo sacerdote, vissuto per oltre quarant’anni nel Romitorio della SS. Trinità di Maiorca. Conobbe la giovane pastorella durante le visite alla fattoria e subito ne intuì le virtù non comuni. Con la sua direzione spirituale, Caterina prese la difficile decisione che da tempo portava nel cuore: entrare in monastero. Lo scontro con gli zii fu inevitabile, essi vedevano nella nipote solo un’analfabeta, per di più senza dote. Fortunatamente il sacerdote ripianò tutte le difficoltà. La collocò come domestica in una nobile famiglia di Palma di Maiorca, i Zaforteza, dove imparò a leggere e a scrivere, e poté, quindi, accostarsi da sola alle letture spirituali. Caterina inoltre si impose una Quaresima austera, cibandosi solo con pane e acqua e mortificando il proprio corpo con una pelle di porcospino, usata come cilicio. Queste penitenze però compromisero la sua salute. Con l’aiuto di P. Castaneda, benché senza dote, fu accolta, nel 1553, come corista nel Monastero delle Canonichesse Regolari di S. Agostino di Palma, intitolato a Santa Maria Maddalena. Il noviziato durò ben due anni e sette mesi, probabilmente a causa della salute cagionevole (per farsi venire un po’ di colorito masticava grani di pepe). La sua preghiera fervida suscitava l’ammirazione delle consorelle, ma nel suo animo dovette contrastare prove interiori tremende: il demonio la provò duramente.
Professò i voti religiosi il 24 agosto 1555, all’età di ventiquattro anni. Indossò la veste dimessa di una consorella e non accettò alcun regalo: le bastava essere finalmente Sposa di Cristo. Le sue orazioni, intanto, cominciarono a diventare estasi e la fama di questi fenomeni oltrepassò le mura del monastero. Cominciarono le visite anche da parte del vescovo di Maiorca, Mons. Giovanbattista Campeggio che, nonostante sapesse di essere in presenza di una semplice suora, sovente le chiedeva consiglio. Straordinario era il fatto che mai veniva meno all’obbedienza, anche in stato di estasi si recava dai superiori.
Vista la popolarità che cominciava a circondarla, suor Caterina non amava presentarsi alla grata, ma, se le era comandato, lo faceva. E così trasmetteva l’amore che sentiva dentro di sé per Dio a quanti la cercavano per avere consiglio, o per curiosità. Ebbe il dono di scrutare i cuori e per molti voleva dire conversione a vita nuova. Il Signore le manifestò, durante i rapimenti estatici, anche le necessità di persone che non frequentavano il monastero.
Grande devozione aveva per la Passione di Cristo e meditandola non poteva trattenere le lacrime, ovunque si trovasse: in cella, in coro, in refettorio. Grande amore provava per l’Eucaristia e si recava al tabernacolo più spesso che poteva. A quei tempi non era permessa la Comunione quotidiana, Suor Caterina, ogni volta che la riceveva, ne era trasformata. Pregava per tutti. Oltre che per i peccatori e per i defunti, i suoi pensieri erano per la Chiesa, alle prese con la scissione dei protestanti e col pericolo dei Turchi. Con il passare degli anni i fenomeni estatici divennero più frequenti e, suo malgrado, più appariscenti. Il più lungo, nel 1571, durò ventuno giorni. La fama della sua santità si diffuse in tutta l’isola e anche in Spagna, perché suor Caterina aveva pure il dono dei miracoli, improvvisi ed eclatanti. Lei, per umiltà, preferiva far credere che era una tonta, ma le consorelle sapevano dei suoi espedienti. Il suo confessore, in quegli anni, fu Padre Salvatore Abrines.
Caterina guardava ormai solo al cielo e il corpo era per la sua anima quasi una prigione. L’ultima estasi durò dal lunedì di Passione (29 marzo) al giorno di Pasqua (4 aprile) del 1574. Morì, come aveva predetto, il giorno successivo, lasciando un esempio di amore incondizionato a Dio. Quaranta anni dopo, alla prima ricognizione, il corpo fu trovato incorrotto. Il processo di canonizzazione la vide proclamata beata nel 1792 e finalmente, da Papa Pio XI, santa il 22 giugno 1930. Il corpo di Santa Rina, come è detta popolarmente, già dal 1577, ebbe diverse traslazioni fino alla sistemazione definitiva nella cappella del Monastero di Palma di Maiorca.



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Beati Corrado di Sassonia e Stefano di Ungheria Martiri

5 aprile

+ 1288 circa


Francescani, vennero inviati a predicare la fede nell’Ircania, fra il Mar Caspio e il massiccio dell’Elburz, la cui popolazione, pur avendo ricevuto prestissimo la predicazione evangelica (secc. IV-VI), era in parte ricaduta nell’errore dopo lo scisma d’Oriente e la predicazione musulmana. Un giorno, mentre i due religiosi si recavano al luogo dove erano soliti tenere i loro discorsi, vennero assaliti da una turba di fanatici, che li strangolarono. Non si conosce con certezza la data del loro martirio, che si suol porre verso il 1288. Sono festeggiati il 5 aprile.


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Santa Ferbuta Martire

5 aprile

m. 342 circa

Martirologio Romano: A Seleucia in Persia, santa Ferbuta, vedova, che fu sorella del vescovo san Simeone e sotto il regno di Sabor II subì insieme alla sua serva il martirio.


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San Geraldo Abate di Saint-Sauve

5 aprile

m. 1095

Martirologio Romano: Nel monastero di Grande-Sauve nella regione dell’Aquitania, ora in Francia, san Gerardo, abate, che, cresciuto nel monastero di Corbie, fu poi eletto abate di Laon e dopo santi pellegrinaggi si ritirò nel fitto della foresta di questa terra.


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Sant' Irene di Salonicco Martire

5 aprile

m. Salonicco, 304

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Salonicco nella Macedonia, ora in Grecia, santa Irene, vergine e martire, che per aver disatteso l’editto di Diocleziano conservando nascosti i libri sacri fu portata in un pubblico lupanare e poi messa al rogo per ordine del governatore Dulcezio, sotto il quale anche le sue sorelle Agape e Chiona avevano precedentemente subito il martirio.


Sante AGAPE, CHIONIA ed IRENE, Martiri a Salonicco

Il martirio di queste tre giovani sorelle è raccontato in un documento che è una versione un po' ampliata di testimonianze genuine. Le donne furono portate davanti al governatore della Macedonia, Dulcizio, con l'accusa di aver rifiutato di mangiare del cibo che era stato offerto in sacrificio agli dei.
Quando il Governatore chiese loro da chi avevano imparato idee così strane, Chionia rispose: "Da nostro Signore Gesù Cristo" e di nuovo lei e Agape rifiutarono di mangiare l'empio cibo e, a causa di ciò, furono bruciate vive. Intanto Dulcizio era venuto a sapere che Irene aveva conservato in suo possesso dei libri cristiani invece di consegnarli come richiedeva la legge. La interrogò di nuovo e lei disse che quando era stato pubblicato il decreto dell'Imperatore contro i cristiani lei e altri erano fuggiti sulle montagne. Evitò di coinvolgere le persone che le avevano aiutate e dichiarò che nessuno tranne loro sapeva che avevano i libri: "Temevamo la nostra gente quanto ogni altro" disse.
Dopo il loro ritorno a casa avevano nascosto i libri ed erano state molto infelici perché non potevano leggerli a tutte le ore come era loro abitudine. I1 Governatore ordinò che Irene fosse denudata ed esposta in un bordello, ma là nessuno la molestava, così le fu data un'ultima possibilità di sottomettersi e poi fu condannata a morte. Anche i libri, le Sacre Scritture, furono bruciati pubblicamente.
Altre tre donne e un uomo furono giudicati insieme a queste martiri; una delle donne fu rinviata in carcere perché era incinta. Non è riferito cosa accadde di loro.


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Santa Maria Crescentia Hoss

5 aprile

Kaufbeuren, Baviera, 1682 - 5 aprile 1744

Nacque il 20 ottobre 1682 a Kaufbeuren, città dell'Algovia, figlia di un modesto tessitore di lana. Sin da giovanissima, si distinse per lntelligenza e devozione, ma non poté subito entrare nel locale monastero delle Francescane perché la famiglia era troppo povera per pagare la dote richiesta. Fu dunque anche lei tessitrice, finché il sindaco protestante della città non le fornì l'aiuto economico necessario. In monastero, come umile portinaia, divenne per molti una consigliera illuminata. Il suo candore spirituale impressionò anche il principe ereditario e arcivescovo di Colonia Clemens August che, subito dopo la morte chiese al Papa la sua canonizzazione. Resta memorabile la sua azione di pace nella disputa per la successione nell'abbazia principe di Kempten, quando diede consigli alla principessa ereditaria bavarese ed imperatrice Maria Amalia per risolvere le discussioni tra suo marito, l'imperatore Carlo VII, e Maria Teresa d'Austria. Morì il 5 aprile 1744 a Kaufbeuren. È stata canonizzata da Giovanni Paolo II il 25 novembre 2001. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Kaufbeuren sul fiume Wertach nella Baviera, in Germania, santa Maria Crescenza (Anna) Höss, vergine, che, associata al Terz’Ordine di San Francesco, si sforzò di comunicare al prossimo la passione per lo Spirito Santo, di cui ella ardeva.


Dalla "francescana" di Kaufbeuren, Maria Crescentia Höss, fuoriuscivano doti umane e morali talmente affascinanti che, all'avvicinarla, nessuno poteva resistere. Per un numero straordinario di persone di ogni ceto ella fu un'ausiliatrice previdente e assennata ed anche una consigliera illuminata, sia per quelli che vivevano in religione sia per quelli che vivevano nel secolo. Possedeva la capacità di riconoscere rapidamente i problemi e di risolverli in modo appropriato e ragionevole.

Il Principe ereditario e Arcivescovo di Colonia Clemens August la riteneva una guida d'anime saggia e molto comprensiva: e rimase così impressionato dal suo candore spirituale che giunse a chiederne la canonizzazione al Papa subito dopo la morte.

Memorabile è rimasta la sua azione di pace nella disputa per la successione nell'abbazia principe di Kempten, durante la quale diede consigli alla principessa ereditaria bavarese ed imperatrice Maria Amalia durante le discussioni tra suo marito, l'imperatore Carlo VII, e Maria Teresa d'Austria.

Numerose persone venivano a trovare Crescentia nel suo monastero e pur di avere un colloquio con lei erano disposte ad attendere anche per giorni. Erano poi parecchie migliaia le persone che scrivevano a Crescentia dalle regioni d'Europa di lingua tedesca, chiedendo consigli ed aiuto e ricevendo sempre un'adeguata risposta. Per merito suo il piccolo monastero di Kaufbeuren portò a compimento un sorprendente ed imponente apostolato epistolare. Crescentia nacque il 20 ottobre 1682 da un modesto tessitore di lana nella libera città imperiale di Kaufbeuren, che all'epoca annoverava circa 2.500 abitanti, due terzi dei quali erano protestanti. Già a scuola si distinse per la sua intelligenza e la sua devozione. Divenne tessitrice, ma la sua massima aspirazione era quella di entrare nel monastero delle Francescane di Kaufbeuren. Accadeva tuttavia che i genitori erano troppo poveri per poter pagare la dote richiesta e solo mediante l'aiuto decisivo del sindaco protestante poté finalmente entrare in religione.

Qui la sua vita venne forgiata dall'amore gioioso verso Dio e dalla preoccupazione di adempiere in tutto alla volontà di Lui. Il nucleo principale della sua devozione era la partecipazione viva all'agonia di Cristo, da perseguirsi attraverso una vita di sacrificio e di dedizione verso il prossimo. Venne degnata di molte visioni delle quali parlava solo per ubbidienza di fronte ai suoi superiori ecclesiastici.

Un suo merito peculiare è stato quello di dare una regola ben determinata al monastero, grazie alla sua convincente devozione e alla sua straordinaria intelligenza.

Dal 1710, in qualità di portinaia previdente e caritatevole, mise in comunicazione con l'esterno la tipica vita del monastero. Dal 1717, in qualità di maestra delle novizie, formò le giovani suore per una vita degna all'interno della comunità monastica.

Nel 1741 le sue consorelle la elessero Superiora all'unanimità. In questo ruolo guidò in modo eccellente il monastero, e ciò sia per quanto riguardava gli interessi religiosi che secolari, migliorandone decisamente la posizione economica al punto che, per merito suo, il monastero poté essere in grado di fornire aiuti ed elemosine generose.

Immediatamente dopo la sua morte, avvenuta il 5 aprile 1744, era una domenica di Pasqua, la gente accorse numerosa alla sua tomba nella chiesa del monastero, convinta di trovarsi davanti ad una santa. Ben presto si contarono fino a 70.000 fedeli all'anno, e Kaufbeuren divenne uno dei famosi luoghi di pellegrinaggio in Europa. Il devoto concorso di folla, che si verificava presso la tomba di questa grande religiosa, sopravvisse persino alla secolarizzazione, all'inizio del XIX secolo, accrescendosi ulteriormente dopo la sua beatificazione, a cui procedette Papa Leone XIII nell'ottobre del 1900.

Questa venerazione è fino ad oggi rimasta viva in modo sorprendente. Nella diocesi di Augsburg, Crescentia Höss è la santa più venerata e ciò fin dal primissimo momento. La sua valida intercessione è testimoniata da un'abbondanza quasi incalcolabile di doni votivi e rapporti di esaudimenti di preghiere. La canonizzazione del 25 novembre 2001 può ben definirsi il giusto riconoscimento della sua enorme fama di santità.

Crescentia si presenta a noi come un concreto esempio della realizzazione dei principi cristiani nella vita quotidiana, mediante un'esistenza forgiata dalla fede nella sequela di Cristo e nell'assistenza del prossimo.

È molto importante sottolineare il fatto che ella viene considerata una santa dell'ecumenismo, poiché venne e viene venerata dai fedeli cattolici e protestanti sia già durante la sua vita che dopo la sua morte.

È inoltre un riconoscimento, nell'ambito della Chiesa cattolica, dell'importante ruolo che possono svolgere le donne. Ella si impegnò per la Chiesa e per l'aumento della fede, nel cuore di ogni fedele senza distinzione, con grande costanza e consapevolezza.



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Beato Mariano de la Mata Aparicio Sacerdote agostiniano

5 aprile

La Puebla de Valdavia, Spagna, 31 dicembre 1905 - São Paulo, Brasile, 5 aprile 1983

Mariano de la Mata Aparicio, sacerdote professo dell’Ordine di Sant’Agostino, nacque il 31 dicembre 1905 a La Puebla de Valdavia (Spagna) e morì il 5 aprile 1983 a São Paulo (Brasile). La rapidissima causa di canonizzazione sul suo conto, avviata con il nulla osta della Santa Sede in data 14 dicembre 1996, ha portato al riconoscimento delle sue virtù eroiche il 20 dicembre 2004, al riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione il 28 aprile 2006 ed alla sua beatificazione il 5 novembre 2006, sotto il pontificato di Benedetto XVI.


Quando la santità di una persona è universalmente evidente ed incontestabile, la Chiesa non tarda a riconoscerla: il 5 novembre 2006 infatti, a soli ventitrè anni dalla morte, è stato beatificato il sacerdote agostiniano Mariano de la Mata Aparicio.
Di origini spagnole, nacque il 31 dicembre 1905 a La Puebla de Valdavia da una famiglia profondamente cristiana. Come già avevano fatto tre suoi fratelli, seguendo il loro esempio nel 1921 entrò nell’Ordine Agostiniano. Nel 1930, alla termine degli studi compiuti a Valladolid ed a Santa Maria de La Vid (Burgos), ricevette l’ordinazione presbiterale.
Dopo aver esercitato il suo ministero in Spagna per due anni, venne destinato in Brasile, ove sino alla sua morte svolse diverse attività a carattere educativo, pastorale e di governo.
Padre Mariano fu un vero e proprio messaggero della carità: amico dei bambini e degli anziani, cireneo dei malati e dei bisognosi, conforto ed elemosiniere dei poveri, maestro amico degli alunni, sacerdote fedele osservante dei suoi compiti religiosi e ministeriali, uomo sensibile anche dinanzi alle meraviglie della natura, della quale era innamorato.
Nei pomeriggi era frequente vederlo percorrere le vie della città brasiliana São Paulo, negli ultimi tempi con grande pericolo per la sua incolumità a causa dei problemi visivi che lo affliggevano, per visitare le circa duecento officine di Santa Rita, dove si confezionavano vestiti per i poveri e dove gli associati vivevano una profonda vita spirituale.
La figura di questo religioso, che per oltre cinquant’anni diffuse attorno a sé simpatia, semplicità e bontà, fu molto popolare in particolar modo nella città suddetta. Il suo fisico, però, incominciò a dare segnali di stanchezza sin dall’inizio del 1983. Colpito da un tumore maligno, fu sottoposto ad un intervento chirurgico, ma come spesso accade in casi simili la malattia proseguì il suo inesorabile cammino. Circondato dal compianto generale, Padre Mariano spirò il 5 aprile di tale anno. I suoi resti riposano nella chiesa di Sant’Agostino presso São Paulo.
Scomparsa la sua persona fisica, non andarono fortunatamente perdute la sua memoria ed ancor meno la sua opera: oggi proseguono migliaia di “Ritas” nei suoi “talleres”, ed è sorto il grandioso asilo “Casa do menor P. Mariano”, a lui intitolato, scuola di arti e uffici per i bambini poveri.
Per meglio trasmettere ai posteri il suo messaggio di amore verso gli ultimi, si pensò di introdurre la sua causa di canonizzazione. Ottenuto il nulla osta da parte della Santa Sede in data 14 dicembre 1996, dal 31 maggio 1997 al 16 dicembre dello stesso anno fu istruita l’inchiesta diocesana presso la Curia diocesana di São Paulo, nonché due processi rogatoriali a Palencia in Spagna ed a Cafayate nell’Argentina. La causa è poi proceduta nella fase romana ed ha portato sino ad oggi al decreto di validità da parte della Congregazione dei Santi il 12 febbraio 1999, al riconoscimento delle sue virtù eroiche il 20 dicembre 2004, al riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione il 28 aprile 2006 ed infine alla sua beatificazione il 5 novembre 2006, sotto il pontificato di Benedetto XVI.



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Santi Martiri di Aquae Regiae (di Regiis)

5 aprile

sec. V

Martirologio Romano: Ad Arbal in Mauritania, nel territorio dell’odierna Algeria, passione dei santi martiri che durante la persecuzione del re ariano Genserico furono uccisi in chiesa il giorno di Pasqua; il loro lettore fu trafitto da una freccia alla gola, mentre dal pulpito cantava l’Alleluia.


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Santi Martiri di Persia

5 aprile

m. 344

Martirologio Romano: Nello stesso luogo, commemorazione di centoundici uomini e nove donne, martiri, che, radunati da varie parti nelle città regie di Persia, essendosi rifiutati con fermezza di rinnegare Cristo e adorare il fuoco, per ordine dello stesso re furono dati al rogo.



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Beato Raimondo di Monteolivo Cavaliere mercedario

5 aprile

Di origine catalana, il Beato Raimondo di Monteolivo, ricevette l’abito dalle mani di San Pietro Nolasco il 10 agosto 1218, giorno stesso della fondazione dell’Ordine Mercedario. Questo cavaliere laico consacrato al servizio di Dio diede grande esempio di austerità e buone azioni per tutta la sua vita finché si addormentò nel Signore sotto il generalato del Beato Guglielmo de Bas.
L’Ordine lo festeggia il 5 aprile.




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San Vincenzo Ferrer Sacerdote

5 aprile - Memoria Facoltativa

Valencia (Spagna), 1350 - Vannes (Bretagna, Francia), 1419

Vide nella mistica domenicana un ideale di perfezione che espresse nel trattato De vita spirituali. Sentì la vocazione di apostolo pellegrinante e percorse l’Europa occidentale evangelizzando, convertendo i catari e i valdesi, e cercando di porre fine alla guerra dei Cento anni. Diede ai “flagellanti” che lo seguivano regole di vita precise, per cui sorsero alcune confraternite. Spiritualità eminentemente apostolica e cristocentrica, cercò la verità prima di tutto nello studio delle Sacre Scritture, sempre assillato dal problema dell’unità della Chiesa.

Patronato: Costruttori

Etimologia: Vincenzo = vittorioso, dal latino

Emblema: Globo di fuoco, Stella

Martirologio Romano: San Vincenzo Ferrer, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che, spagnolo di nascita, fu instancabile viaggiatore tra le città e le strade dell’Occidente, sollecito per la pace e l’unità della Chiesa; a innumerevoli popoli predicò il Vangelo della penitenza e l’avvento del Signore, finché a Vannes in Bretagna, in Francia rese lo spirito a Dio.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

Due mesi dopo il suo ritorno definitivo da Avignone a Roma, papa Gregorio XI muore nel marzo 1378. E nell’Urbe tumultuante ("Vogliamo un papa romano, o almeno italiano"), i cardinali, in maggioranza francesi, eleggono il napoletano Bartolomeo Prignano (Urbano VI). Ma questi si scontra subito con i suoi elettori, e la crisi porta a un controconclave in settembre, nel quale gli stessi cardinali fanno Papa un altro: Roberto di Ginevra (Clemente VII) che tornerà ad Avignone. Così comincia lo scisma d’Occidente, che durerà 39 anni. La Chiesa è spaccata, i regni d’Europa stanno chi con Urbano e chi con Clemente. Sono divisi anche i futuri santi: Caterina da Siena (che ha scritto ai cardinali: "Oh, come siete matti!") è col Papa di Roma. E l’aragonese Vincenzo Ferrer (chiamato anche Ferreri in Italia) sta con quello di Avignone, al quale ha aderito il suo re.
Vincenzo è un dotto frate domenicano, insegnante di teologia e filosofia a Lérida e a Valencia, autore poi di un trattato di vita spirituale ammiratissimo nel suo Ordine. Nei primi anni dello scisma lo vediamo collaboratore del cardinale aragonese Pedro de Luna, che è il braccio destro del Papa di Avignone, e che addirittura nel 1394 gli succede, diventando Benedetto XIII, vero Papa per gli uni, antipapa per gli altri. E si prende anche come confessore Vincenzo Ferrer, che diventa uno dei più autorevoli personaggi del mondo avignonese. Autorevole, ma sempre più inquieto, per la divisione della Chiesa. A un certo punto ci si trova con tre Papi, ai quali il Concilio riunito a Costanza, in Germania, dal novembre 1414, chiede di dimettersi tutti insieme, aprendo la via all’elezione del Papa unico. Ma uno dei tre resta irremovibile: Benedetto XIII, appunto. Allora, dopo tante esortazioni e preghiere inascoltate, viene per Vincenzo la prova più dura: annunciare a quell’uomo irriducibile, che pure gli è amico: "Il regno d’Aragona non ti riconosce più come Papa". Doloroso momento per lui, passo importante per la riunificazione, che avverrà nel 1417.
E’ uno dei restauratori dell’unità, ma non solo dai vertici. Anzi, Spagna, Savoia, Delfinato, Bretagna, Piemonte lo ricorderanno a lungo come vigoroso predicatore in chiese e piazze. Mentre le gerarchie si combattevano, lui manteneva l’unità tra i fedeli. Vent’anni di predicazione, milioni di ascoltatori raggiunti dalla sua parola viva, che mescolava il sermone alla battuta, l’invettiva contro la rapacità laica ed ecclesiastica e l’aneddoto divertente, la descrizione di usanze singolari conosciute nel suo viaggiare... E non mancavano, nelle prediche sul Giudizio Universale, i tremendi annunci di castighi, con momenti di fortissima tensione emotiva. Andò camminando e predicando così per una ventina d’anni, e la morte non poteva che coglierlo in viaggio: a Vannes, in Bretagna. Fu proclamato santo nel 1458 da papa Callisto III, suo compatriota.
La sua data di culto è il 5 aprile, mentre l'Ordine Domenicano lo ricorda il 5 maggio.



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