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KAROL WOJTYLA - Le sue Poesie e Prefazione

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2011 17:35
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Post: 3.514
Sesso: Femminile
28/05/2011 15:54


11.

T'amo, fieno odoroso, perché non trovo in te
la superbia delle spighe mature.
T'amo, fieno odoroso, perché hai cullato in te
uno scalzo Fanciullo.

T'amo albero severo, perché non odo lamento
dalle tue foglie cadute.
T'amo, albero severo, che le Sue spalle nascondesti
sotto grappoli di sangue.

T'amo, pallida luce del pane di frumento
in cui l'eterno dimora un istante,
la nostra riva raggiungendo
per occulti sentieri.


12.

Dio venne fin qui, si fermò a un passo dal nulla,
ai nostri occhi vicinissimo.
E parve ai cuori aperti, e parve ai cuori semplici,
sparito all'ombra delle spighe.

E quando per i bramosi discepoli si sgranarono le spighe
Egli nel campo ancor più s'immerse.
- Imparate, diletti, vi prego, questo mio nascondiglio,
Dove mi sono nascosto, lì perduro.

Dite, giovani spighe, non sapete
dov'Egli si è celato?
Dove cercarLo? - a noi ditelo, spighe,
dove cercarlo, nella vostra abbondanza?


13.

V'era Dio, in cuore, v'era l'universo,
ma l'universo si oscurava
e diveniva, piano, canto del Suo intelletto,
diveniva la stella più bassa.

O maestri dell'Ellade, vi narro un grande miracolo:
non importa vegliare sull'Essere che scorre via tra le dita,
c'è la Bellezza reale,
celata sotto il Sangue vivo.

Il frammento di pane più reale dell'universo
più colmo d'Essere, colmo del Verbo
- il canto che sommerge come un mare
- il vortice di sole
- l'esilio di Dio.


14.

Figlio, quando Tu partirai, crescente abisso eterno
nel quale scorsi ogni cosa -
Padre, l'Amore significa necessità
di una crescita di gloria.

Figlio, guarda, non lontano dal Tuo chiarore
graniscono le spighe mature
- E verrà un giorno in cui Ti toglieranno il fulgore,
in cui alla terra cederò la Tua luce.

Padre, guarda, non lontano dal mio amore
è il mio sguardo
e in esso avvolgo da secoli
quel giorno turgido nel suo verdeggiare.

Le Tue mani toglieranno dalle mie spalle
- Figlio, vedi questo annientamento,
il Tuo bagliore, quando verrà il giorno,
darò alle spighe della terra il turgore.

Padre, le mani staccate dalle Tue spalle
le salderò a un legno spogliato di verde,
e intriderò d'un pallore di grano
questa luce che muterai in spighe.

Figlio, quando partirai, eterno Amore,
della più intima corrente chi mai t'inonderà?

Padre, lascio il Tuo sguardo che s'empie di un'onda di sole,
scelgo gli occhi degli uomini
- scelgo gli occhi degli uomini, colmi d'una luce di grano.


15.

Stare così, davanti a Te, guardare con questi occhi
in cui convergono le vie stellari -
occhi che siete ignari di Colui che in voi regna,
da Sé e dalle stelle prendendo luce sconfinata.

Dunque, sapere sempre di meno e credere sempre di più.
Chiudere piano le palpebre davanti al tremulo bagliore,
poi, con lo sguardo, risospingere la marea delle rive stellari
su cui è sospeso il giorno.

Dio presente, fa' che questi occhi chiusi
divengano occhi interamente aperti -
e l'esile soffio dell'anima, che trema in uno sbocciare di rose
avvolgi nel Tuo vento immenso.


16.

Portami con Te a Efraim, Maestro, e lascia ch'io rimanga con Te
là dove rive lontane discendono su ali di uccelli
come il verde, come onda gonfia, non sfiorata né intorbidata dal remo
come un grande cerchio sull'acqua, non turbato da ombra di sgomento.

Ti ringrazio perché hai posta la dimora dell'anima lontano d'ogni fragore
e come amico vi soggiorni, circondato dalla Tua sorprendente povertà,
O Immenso! occupi solo una minuscola cella
e ami luoghi vuoti e solitari.

Poiché Tu sei il silenzio stesso, questo grande Tacere,
da ogni suono di voce fammi libero,
ed entra in me Tu solo, col Tuo fremente essere
e col vento che trema tra le spighe mature.




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