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DAVID MARIA TUROLDO - Biografia e Ultime Poesie

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2011 18:10
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27/06/2011 21:10



TUROLDO, DAVID MARIA - sacerdote e poeta, dei Servi di Maria

"David Maria Turoldo (1916-1992) sacerdote, frate dei Servi di Maria.
Dopo la laurea in filosofia, visse quindici anni presso i Padri di San
Carlo, partecipando alla Resistenza con il gruppo de "L'Uomo" e tenendo
la predicazione domenicale in Duomo dal 1943 al 1953. Alternò poi la sua
dimora tra San Carlo al Corso a Milano e Fontanella, la frazione di Sotto
il Monte, dove diresse il Centro Studi Ecumenici Giovanni XXIII.


"Attraverso varie collaborazioni a giornali, riviste e televisione, la voce
di Turoldo ha accompagnato a mo' di coscienza critico-profetica le vicende
politico-sociali del nostro paese.

"Notevole il suo numero di opere saggistiche, teatrali e poetiche.
Soprattutto sotto quest'ultimo aspetto la sua figura appare un vertice
imprescindibile.

"....................". (Dal libro "Inquietudine dell'Universo",
a cura di Elena Gandolfi Negrini, edito dalla PIEMME Editrice


--------------------------------------------------------------------------

David Maria Turoldo (Coderno di Sedegliano, Udine,
22 novembre 1916 - Milano, 6 febbraio 1992), religioso italiano dell'Ordine
dei Servi di Maria, è stato un poeta, un saggista ed uno dei più
rappresentativi esponenti del rinnovamento del cattolicesimo della seconda
metà del '900, il che gli valse il titolo di "coscienza inquieta della Chiesa".

Padre David Maria Turoldo, come si intuisce leggendo le sue biografie e,
ancor più, le sue opere, non è stato un uomo qualsiasi nè un sacerdote facile.
Non lo è stato per se stesso, non lo è stato per la Gerarchia (nè quella
socio-politica, nè quella ecclesiastica), non lo è stato per quanti lo
frequentavano. Uomo forte, tenace, convinto; friulano di famiglia contadina
poverissima, nono di dieci fratelli, dove ha ricevuto una fede intensa, severa,
incrollabile.
Anima sempre tormentata, combattiva, accesa al fuoco dello Spirito Santo,
Servo di Maria sempre, fino all'ultimo istante della sua esistenza.

"Padre David", ha scritto Carlo Bo, "ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia.
Dandogli la fede gli ha imposto di cantarla tutti i giorni". E David Maria Turoldo
ha continuato a cantare, fino all'estremo....".
(Dal libro " David Maria Turoldo - Ultime poesie (1991-1992)", edito da Garzanti.

La fine

Affetto ormai da anni da un tumore al pancreas, dopo un itinerario in vari luoghi
di cura, morì all'ospedale "San Pio X" di Milano il 6 febbraio 1992;
il 2 febbraio, al termine della messa domenicale, si era congedato dai fedeli con
la frase: «la vita non finisce mai!». I suoi funerali videro la partecipazione di
oltre tremila persone, gente semplice e intellettuali, che si mescolavano
attendendo per ore di arrivare alla sua bara.

Presiedette le esequie il cardinale Carlo Maria Martini, che qualche mese prima
della morte, aveva consegnato a padre Turoldo il primo "Premio Giuseppe Lazzati",
affermando la propria opinione secondo la quale «La Chiesa riconosce la profezia
troppo tardi». Un secondo rito funebre venne celebrato nella sua Casa a
Fontanella di Sotto il Monte, nel cui piccolo cimitero fu sepolto.



Opere

Canti ultimi - Milano, Garzanti, 1992.
Anche Dio è infelice - Piemme, 1991
O sensi miei ... : (Poesie 1948-1988) - (note introduttive di Andrea Zanzotto e
Luciano Erba) Milano, Rizzoli, 1990.
Alla porta del bene e del male - Milano, A. Mondadori, 1978


Saggi

Diario dell'anima - (prefazione di Gianfranco Ravasi) Cinisello Balsamo,
San Paolo, 2003.
Il dramma è Dio: il divino la fede la poesia - Milano, Biblioteca Universale
Rizzoli, 2002.
Dialogo tra cielo e terra - (a cura di Elena Gandolfi Negrini) Casale Monferrato,
Piemme, 2000.
Ultime poesie: canti ultimi - Mie notti con Qohelet - Garzanti, 1999.
Oltre la foresta delle fedi (a cura di Elena Gandolfi) - Casale Monferrato,
Piemme, 1996.



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27/06/2011 21:14



Ultime poesie - (Canti ultimi - Mie notti con Qohelet)

Nota dell'Autore:

Non credo inutile avvertire il lettore
a) che il colloquio con il Tu necessario, cioè con Dio, è quasi sempre affidato alle minuscole. Però nel colloquio anch'io m'interrogo, magari nello spazio di una stessa lirica;
b) che in maiuscola a volte esprimo i termini simbolici come «Notte», «Tenebra», «Luce», «Nulla». Specialmente il «Nulla» mi preme che sia capito bene: il «divino Nulla», il «Vuoto santo».




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27/06/2011 21:16



DAVANTI AL PORTALE


La vita che mi hai ridato
ora te la rendo

nel canto.





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27/06/2011 21:19



In muta attesa


Parole, e segni, e immagini,
ringhiere alle nostre solitudini:

maschere di depistaggio
dalla strada verso il nudo
Essere:

certo, neppure da nominarsi,
appena da invocare
in silenzio:

là tu permani
oltre lo stesso Dio:

e io di qua
in muta attesa...


* * *


Se almeno ti fossi lasciato
- non dico dai sensi -
possedere dall'anima,
mia galassia di desideri,

ora anch'io oserei
cantare un nuovo Magnificat

in nome di tutti gli amanti
non più delusi,

nel nome di una terra
ancora vergine.



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28/06/2011 16:50



Introito


Se nessuna forma bellezza incorpori
e di un suono almeno la stessa
mente non avverta una eco
e ancora, il pensiero un riverbero
di luce non colga: non certo
dalla Fonte -, non colga dico
appena un riflesso sul <>,
se corpo nessuno vi sia, anche là
a riparo dall'abisso, già ora
la più nera oscurità ti divora.

E' assoluta
la necessità dell'Immagine!
Il corpo: scialuppa che ti salva
sull'oceano del Nulla.


***

Dio e il Nulla - se pure
l'uno dall'altro si dissocia -
senza voce sono nell'assenza.

Cristo, corpo di Dio, coscienza
della Terra, figlio
della Bellissima, nostro
ultimo esistere!


***

Anche la morte sarà
un emigrare di forma in forma
nel grande corpo dell'universo.

Corpo, spirito che si condensa
all'infinito:

nostro corpo
cattedrale dell'Amore,

e i sensi
divine tastiere...


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28/06/2011 16:52



Straniero nel tuo villaggio


Sono le parole strade
di un paese che tu solo
percorri con l'illusione
di conoscere, e di essere
conosciuto da sempre:

ti camminano avanti
suoni d'alfabeti prenatali,
luci spaziano come fari
all'orizzonte:

tu credi
di andare per liberi campi

invece qui abiterai
per sempre!


***

Mai che si giunga al centro!

Tu non sai il gioco
delle circostanze:

sempre a girare intorno
in girotondo <>:

mentre solo
batte
il cuore.


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28/06/2011 16:55



Inutile anche il cantare?


Né che tu riesca a dire quanto
di te s'involi nell'oscurità

e torni a dire, a ridire in attesa di capirti

avanti ancora d'essere capito

se pure mai
ciò sia accaduto.

E' la ragione del mio cantarti
Verbo, unica sostanza...

cantato dunque
senza speranza?



Esagono


I

Se appena uno sguardo rivolgo verso di te
già il dove mi rimane impervio
e ugualmente ignoto il punto
donde parmi avvertire il richiamo.

E se la mente non più che l'intento
riveli di chiedere chi sei
ecco montare sul mondo la tenebra
e farsi Notte altissima:

e anche il giorno si fa notte
e non un rottame che galleggi

sull'oceano.


II

Se invece sei tu che mi guardi
subito sfoderi dall'occhio una luce
uguale a spada acutissima
e sempre più luce effondi e ferisci:

luce che denuda i corpi
luce che mette in fuga le ombre
luce che ti passa da parte a parte
e ti inghiotte dentro il suo mare:

no, non ci sono per te mai tenebre
e più chiara è la notte del giorno...


III

Tu sempre più muto:

silenzio che più si addensa
più esplode:

e ti parlo, ti parlo
e mi pento

e balbetto
e sussurro sillabe
a me stesso ignote:

ma so che odi e ascolti
e ti muovi
a pietà:

allora
anch'io mi acquieto
e faccio silenzio.


IV

E sempre più remoto stai
nel tuo maniero,
unico segno
il tuo silenzio:

silenzio più alto
del silenzio astrale...

- ma non è il tuo silenzio
che più mi affligge,

è il mio non tacere,

o Silenzio!


V

Già per avere osato dire
perdono ti chiedo:

anche se sarò recidivo

e vedrò le parole cadere
come foglie.

***

Rabbrividite parole
ancor prima di raggiungere un suono:

frantumi
sul pavimento del tempio:

e non un frammento
almeno di vetro

che riluca.



VI

Tu non sei il fiume
ma ti nascondi nel fiume,

non sei la foresta
ma sei nascosto nella foresta,

non sei il vento
sei il vento del vento:

e senza, non c'è tempo,

perciò viviamo

e saremo eterni.



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29/06/2011 17:25



Fosse la perla rara


I

Mio pane è l'ambizione
questo quotidiano orgoglio
di cantare: e fosse
un canto mai udito,

fosse la perla rara
che il cercatore scopre e va:

- venduta ogni cosa onde
comperarne il campo; -

perla che lo scriba trae
dal suo tesoro:

cose inaudite
dalla fondazione del mondo.



II

Più alto mira
o mente mia
oltre
le artefatte bellezze

e canta per gli umili
e sia più radiosa la terra.

Canta perché non puoi non cantare!

E non macchiarti di un'avarizia
che la povera gente mai

ti perdonerà.



III

E poi calarti giù nell'abisso
come esploratore dentro il cratere;

e dire e non dire il dramma di Dio
quanto sia in pena per l'uomo:

l'immensamente debole
e condizionato Iddio,

infelice per la nostra sorte.

Per finire nel Fuoco incandescente:

il resto è illusione.




In cambio del tuo perdono


I

Tu lo potevi: bastava
fare di me
il tuo giardino,
l'eden ove goderti beato,

e io non finire
randagio
e straccione.



II

Ora che arrotolato mi hai
come il pastore fa con la tenda
alla fine dei pascoli,
lascia che ti canti

come mai ti ho cantato
e più non pianga
inutili pianti.




Solo una grazia chiedo


I

Ma tu, Amica,
quando verrai
sarà sempre tardi:

e Lui sa perché.



II

Pur certo di emigrare
di vita in vita

sapere di dissolversi è triste

anche il corpo delira
di te, o Deità.



III

Solo una grazia chiedo:
che là
almeno
non ci facciamo
più male.




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04/07/2011 13:43



Almeno dal pubblicano



<< Il pubblicano, invece, fermatosi
a distanza... >> (Lc 18, 13)




I

Non chiedo che tu mi guarisca:

offesa sarebbe la domanda
che esaudire non puoi:

chiedo che tu mi salvi
che non mi lasci per sempre
soggiacere a questa
quotidiana morte:

chiedo che il Nulla non vinca
e io non abbia più
a incenerirmi di desideri

e viva infelice anche là
come ora, qui,
solo e lontano.



II

Tu sapessi cosa mi costi in rimorsi
e quanto io a te costi per grazia:

che la gara non si interrompa:

Io a pentirmi
e tu a usarmi pietà

pure se necessità è per me
il fallire

e per te,
continuare a perdere.



III

Così ti penso: un Dio
sempre esposto a follie,
ad accontentarsi di come siamo,
a perdere sempre:

o Luce incandescente
e pietosa

se tu sopporti
ciò che io sono
anch'io per te sopporto
di non sparire.



IV

Ti prego, non lasciarmi
nell'angoscia:

tu sai che nulla
di questi inganni
mi soddisfa:

che sono inganni lo so,
e tutti e due sappiamo
che non posso
non ingannarmi.




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04/07/2011 13:48



Lui non potrà non amarti


I

Inquieti e sereni
andiamogli incontro:

se di tanta grazia riveste
i gigli del campo e l'erba
che al mattino fiorisce
e a sera è già arsa,

non può non usarti pietà:

anche tu gli sei necessario
- per ragioni certo diverse -
quanto lui a te.



II

Ma lui non potrà non amarti

e sarà annullato l'inferno:

se perduto,
anche lui non potrà
non soffrire...



III

Questo mio poetare
è ancora un gioco di farfalle
in volo senza direzione

e tutte cadono a terra
con le ali bruciate.



IV

Anche quando tu pensi
a un sole mai visto
a un implacabile sole
a un sole che della terra
faccia una sola fornace
di calce,

nulla è
a confronto
del suo ardore

che fa di te un deserto
di cenere.



V

Un'alba in abito da sposa:

sta forse per sorgere
il nostro giorno?

Tutti e due usciamo insieme,
Signore, dalla Notte.





APPENA VARCATA LA SOGLIA


Nel fittissimo buio sento
il tuo sguardo sul cuore
come di falco appollaiato sul nido.



Ma tu sempre


Tu sempre m'intendi
pur se mormoro o grido:

tu l'Ineffabile

perfino Tenebra luminosa!...

Così varcherò l'ultima soglia
l'anima danzando...



Conosco la tua tristezza


Conosco la tua tristezza:
di non poter riversare
in tutto il creato
la tua plenitudine:

- così ti sei fatto
uno di noi, noi stessi,
ragione della tua follia -

tristezza di sapere che noi
- noi soli nell'intero
creato - possiamo
farci del male:

e non perché ti offendi
ma perché ami...



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06/07/2011 17:59



Non sei tu l'offeso


Almeno di te mi basti il timore
che mi salvi dall'offenderti,
sai che è inevitabile:

e non tanto perché possa,
pure se grave, colpa ferirti
quanto ferire me stesso.



Certo è che unico sei


Se un fastidio che ti sia pari
tu senti quando
con labbra tremanti osiamo
non dico invocarti
ma sussurrare appena
qualche tuo nome, allora

certo è che unico sei
o Divino.



Ma senza né tu né io


Vivo io non vivo io
viviamo insieme
Tu ed io: certo

senza possibilità
di invertire:

se non insieme,
né tu né io
saremo.



Questo solo bramire


Altri, sì, altri
scavalchino la siepe, altri

godano il dolce naufragio
nell'infinito mare

a me questo solo
bramire di cerva

tra
le petraie.



Anche peccare


Respirare è respirarti

vivere è rivelarti

amare è amarti...

pur certo che senza di te
anche peccare mi è negato.



Non so quando spunterà l'alba


Non so quando spunterà l'alba
non so quando potrò
camminare per le vie
del tuo paradiso

non so quando i sensi
finiranno di gemere
e il cuore sopporterà la luce.

E la mente (oh, la mente!)
già ubriaca, sarà
finalmente calma
e lucida:

e potrò vederti in volto
senza arrossire.




Ultima versione


Ma Tu sei senza volto
non hai nome
ti sei donato a noi
e tutto in me ti ripeti.

Chiamato a vivere
in questa cavalcata
mondana:

a sopportarti,
e tu a portarmi,

dove?


***


Non so se pensarti grande
o come il granellino di perla
che riluce sul pavimento
del coro, nell'abside:

quando, nel fissarti,
mi muore sulle labbra
anche il salmo della cerva.



Mia necessità


So di ferirti pur quando t'invoco
con il nome più dolce:

che almeno il canto indori
la nostra solitudine:

mia necessità è cantarti
quanto per te

usarmi pietà.


***


Di te nulla mi importa,
so di cosa ti fai
ragione e segno:

o miseria
fiordo della mia speranza
sola moneta di scambio!

Quando al mio quotidiano
franare corre
a fare argine


Amore.




Siamo il tuo divertimento


Tu non puoi non pensare a noi,
e non amarci.

E amandoci
rivelarti
ed espanderti
e deliziarti:

siamo il tuo divertimento.


***


E inabissarmi
nel mare che non ha sponde

e più non esistere...




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13/07/2011 11:30






No, in misura massima e modo alcuno
a noi è dato raggiungerti:
sei tu che devi scendere e perderti
tu, pastore di costellazioni.

Tua natura non è la divina Indifferenza,
anche se presunzione che altera la mente
e fede inquina e devia, è credere
che umana colpa per quanto orrenda

ti possa offendere.

Tua natura è di essere Amore
inesauribile fonte
di ogni amore:

Amore che te rovina
e noi redime...


***


Io sento i tuoi passi inseguirmi
di deserto in deserto, passi
infaticati e discreti
per non impaurire:

Tu, divino Inquieto
che rompe gl'incanti
e distrugge le paci
e non concede tregue...


***


E come peccato non te ma noi
- solo noi! - ferisce a morte
e tua pietà scatena, così

non vi è contrizione che valga
- pure se a cuori che piangono
ancor di più con noi tu piangi
d'un pianto che lava la terra -
e solo grazia ci salva!

A noi chiedi appena
volontà d'essere salvati:

il miracolo
di lasciarci amare.







Lo so, dovrei impormi il silenzio
bandire ogni accento

spegnere anche il più tenue
bisbiglio mentale

cancellare perfino il ricordo
di questi alfabeti, e là

tutto l'Io si dissolva dove
il Silenzio genera:

ti avrei raggiunto, allora,
e saremo insieme...






Ieri, all'ora nona



Ieri all'ora nona mi dissero:
il Drago è certo, insediato nel centro
del ventre come un re sul trono.
E calmo risposi: bene! Mettiamoci
in orbita: prendiamo finalmente
la giusta misura davanti alle cose;
con serenità facciamo l'elenco:
e l'elenco è veramente breve.

Appena udibile, nel silenzio,
il fruscio delle nostre passioncelle
del quotidiano, uguale
a un crepitare di foglie
sull'erba disseccata.







Ti sento, Verbo, risonare dalle punte dei rami
dagli aghi dei pini, dall'assordante
silenzio della grande pineta
- cattedrale che più ami - appena
velata di nebbia come
da diffusa nube d'incenso il tempio.

Subito muore il rumore dei passi
come sordi rintocchi:
segni di vita o di morte?
Non è tutto un vivere e insieme
un morire? Ciò che più conta
non è questo, non è questo:
conta solo che siamo eterni,
che dureremo, che sopravvivremo...

Non so come, non so dove, ma tutto
perdurerà: di vita in vita,
e ancora da morte a vita
come onde sulle balze
di un fiume senza fine.

Morte necessaria come la vita,
morte come interstizio
tra le vocali e le consonanti del Verbo,
morte, impulso a sempre nuove forme.







La sentenza che ora tu sai
nulla di nuovo aggiunge a quanto
già doveva esserti noto da sempre:
tutto è scritto. Di nuovo
è appena un fatto di calendario.

Eppure è l'evento che tutto muta
e di altra natura
si fanno le cose e i giorni.

Subito senti il tempo franarti
tra le mani: l'ultimo
tempo, quando
non vedrai più questi colori
e il sole, né con gli amici
ti troverai a sera...

Dunque, per quanto ancora?




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15/07/2011 11:50



E nel silenzio ancora il Verbo
cui fa eco un vento
leggero leggero.


***





Intanto i giorni si rallentano
uno
più lungo dell'altro
e un altro
ancora più lungo, e la notte
ti esilia
per neri deserti:

quelle infinite
lucide notti! E il soffitto
e le pareti
che non sono più:

perduto
in un mare senza sponde.

E l'interminabile corridoio:
un tunnel sotto il mare
dove ti accompagna appena
una luce gialla
che balugina
non sai da dove...



***





E lui che incombe
nel centro della mente
in assoluta fissità:
né dire sai
se ombra o luce.

Non un nome non un volto
gli conviene: e il salmista
si strazia e grida
<< mostrami il tuo volto,
il tuo volto io cerco, Signore! >>

Né volto
né immagine
né segno alcuno
nulla: più che il vuoto
un nulla.

Forse un suono
una nota sommessa almeno,
un colore:

invece
un oceano nero di nulla.



***





E tu lo pensi
e continui a pensarlo
come preso da vortice.

E lo invochi con dolce pazienza:
solo per chiamarlo
e udire l'ineffabile nome.

E chiedergli niente,
meno ancora di guarirmi
perché non può non può
non deve! Se interviene

libero gioco addio!

Invece chiamate tutte le creature
angeli e giusti
a riempire i cieli di canti...



***



Così, da tutta una vita:
solo silenzio.

E ancor di più
a cercare di immaginarlo
per dispormi
all'atteso incontro:

se appena mi accoglierà
con un sorriso
o mi stringerà forte al seno
quanto con il figlio dopo
la lunghissima assenza.

Invece nulla:

un nulla
che ti invanisce, fino
a renderti pura coscienza:

un punto
a pensare a lui.

Necessitata coscienza
di lui e di te:
tu e lui soli!

Lui
che sopravvive
al franare dei pensieri

e tu
naufrago nell'oceano.



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17/07/2011 16:01





Tu e lui,
null'altro.

Lui:
il Tu senza risposte.



***





Questo il dolce mistero:
che si esisterà per sempre.

E lui ti accoglierà per sempre,
nel suo seno
mentre tu sarai la sua
indistruttibile coscienza

per sempre!

Come ora puoi essere
la sua condensazione

se pure tu
darai carne al Verbo.




***





<< Care ti siano queste parole
che la mia bocca ora ti canta, Signore >>:

sei la fonte radiosa dello stesso pensare e stai
nel più intimo del mio intimo
respiro del mio respiro
e vento che cavalca i marosi:

oppure alito appena
che accarezza le cime degli alberi
e luce che inonda dolcemente
i campi di grano all'alba.

Gemito sei dell'intera natura
il desiderio che ci fa verticali:
passione di esistere di tutte le vite.

Sei tu l'anima dell'atomo
la forza di coesione della pietra
il principio dell'unità dei mondi,
o pastore di costellazioni.

Nessun tempio ti contiene,
né i cieli dei cieli!

Ti invocano i fiumi e non sanno
ti cercano le radici e non sanno
ti cantano gli uccelli nel bosco e non sanno,
solo questa coscienza sa che tu sei.

E sei fin dal principio, e nulla
esiste se tu non sei: noi soli
coscienza di questo splendere di astri:

noi la coscienza di quanto
narrano i cieli e il giorno
tramanda al giorno
e la notte alla notte...




***





Parevami un tempo
d'essere certo di baciarti
almeno i piedi: certo,
con amore e paura insieme:

ma poiché la parola
si fa più tremante
e povertà ti spoglia
da ogni illusione

difficile è dire dove trovarti,
di quale impronta dirmi sicuro:

ora pare che tu cammini
fantasma sul mare.




***





Quando avrò dalla mia cella
salutato gli amici e il sole
e si alzerà la notte,

finalmente
saldato il conto,
campane
suonate a distesa:

la porta è da tempo
segnata dal sangue

pronte le erbe amare
e il pane azimo:

allora andremo
leggeri nel vento.




***





O voi che adorate cose da nulla,
amanti di Dei del nulla
vi auguro il mio grande Nulla

che vi salvi!

E poi
coricarci tranquilli
sull'ultimo giaciglio.




***





Amici, mi sento
un tino bollente
di mosto dopo
felice vendemmia:

in attesa del travaso.

Già potata è la vite
per nuova primavera.




***





Tornata è la quiete,
anche il vento riposa,
non c'è più nessuno
nell'Abbazia:

ma io non chiuderò le porte:
Qualcuno, sono certo, verrà;

così attendo sereno la Notte.




***


CREDERE A PASQUA


La spada mentale



I

No, non sei tu l'abisso insondabile
non tu la spada mentale
che ci dilania:

tua e nostra rovina è l'altro
abisso: così

nell'infinita tensione
che dentro ti rode
natura erompe
per innumeri mondi:

e ogni creatura
ti muore tra le mani,
nel mentre che si forma
e fiorisce.



II

Tuo dramma inenarrabile
è fare argine:

tue gesta sono
il filo d'erba sulle macerie
il raggio d'una stella da millenni
già spenta e le perle
di rugiada nel prato all'alba.

***

Crederti è scegliere
di essere

credere
è volere il Bene:

anche noi Teopati!



III

Sì, è vano chiederti << perché >>
pure per te esiste il mistero

Sì, darti un nome
è offenderti.

Tu non puoi che pensare
te stesso: uscire da te

è franare nel Nulla

...

Tu non puoi non essere
Tu devi essere

pure se il Nulla
è il tuo oceano.



IV

E pure il tuo figlio
il divino tuo figlio, il figlio
che ti incarna, l'amato
unico figlio uguale
a nessuno, anche lui
ha gridato
alto sul mondo:
<< Perché...? >>

Era l'urlo degli oceani
l'urlo dell'animale ferito
l'urlo del ventre squarciato
della partoriente
urlo della stessa morte:
<< perché? >>

E tu non puoi rispondere
non puoi...

Condizionata onnipotenza sei!

Pretendere altro è vano.


***


<< Padre, abbà... >>





T'invocava con tenerissimo nome:

la faccia a terra
e sassi e terra bagnati
da gocce di sangue:

le mani stringevano zolle
di erba e fango:

ripeteva la preghiera del mondo:
<< Padre, abbà, se possibile >>...

Solo un ramoscello d'olivo
dondolava sopra il suo capo
a un silenzioso vento...




***


Là, fate silenzio





Ma non una spina Tu
gli levasti dalla corona.

Trafitto anche il pensiero:
non può, non può lassù
il pensiero non sanguinare!

Oh, le ferite della mente!




***





E non una mano
gli schiodasti dal legno:

che si tergesse
dagli occhi il sangue

e gli fosse dato
di vedere
almeno la Madre

là,

sola...




***




Perfino potenti
e maestri di ferocia
e gente, al vederlo
si coprivan la faccia.

E lui a fluttuare
dentro una nuvola:

dentro
la nuvola del divino
Nulla!

E dopo
solo dopo
Tu e noi
a ridargli la vita




***




No, credere a Pasqua non è
giusta fede:
troppo bello sei a Pasqua!

Fede vera
è al venerdì santo
quando Tu non c'eri
lassù!

Quando non una eco
risponde
al suo alto grido

e a stento il Nulla
dà forma

alla tua assenza.




***





... solamente so che per questi
pertugi - quasi ferite
al costato - ho potuto
esprimere pensieri come fiori

dire segreti negati a me stesso
seminare speranze fino
a rimanere tu
- passata la tempesta -
albero spoglio...

E toccare con mano l'utopia
e sentire battere
il cuore degli eventi.

E ora che il tempo è breve
godere anche dell'inverno...




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21/07/2011 06:53




Il Nulla ti assale



Misteriosa origine di astri
e di lombrichi
il settimo giorno
pure per te

è un sogno.

Il Nulla da ogni parte ti assale,
tu sai di essere la fonte
anche dei virus
e di tarli
e di tignole:

e noi
coscienza di pensarti
senza sapere mai
chi tu sia.



***





Mentre il Verbo infinitamente
risuona dalla tua bocca
e tra voi spira
in vortice unico
Amore:

fuoco
che spezza la circolare Essenza
e per fiamme infinite
si espande,

Tu non puoi
non creare:

esplode
la divina solitudine!

Tu devi
di continuo
colmare gli abissi


salvare dal Nulla
le cose.



***






Anche tu dunque infinitamente
più che l'uomo,
senza quiete:

un sogno ti spinge
a varcare il confine,
un sogno che impazza
e innamora l'universo:

che là
si celebri il banchetto nuziale
passando di mano in mano la coppa
del vino fatto sangue:

ove tu dispari,
e nessuno di noi più dica
solo di << existere >>!




***





Morte non basta,
non vi è soluzione: tua
e nostra frontiera è

il Nulla:

Tu senza posa a creare,
e noi
e le pietre
e i fiumi
e gli astri


a gemere...



***





Eppure, se un attimo
di pensare tu sospendi

se un attimo, dico, appena
il tuo respiro sottrai

fulmineo
il Nulla di nuovo s'inghiotte
l'intero universo


il Nulla
tuo e nostro male.



***





Il Nulla:
tuo necessario limite

nera fonte
di ogni altro male:

tuo dramma
di essere Dio!



***



Tutti e due in veglia




Tutti e due in veglia ogni notte
senza dirci nulla e udendo
solo i rintocchi della torre:

e però tu mi vedi
e io non ti vedo
e non è giusto!

E anche il giorno è notte!

Mentre il cuculo
segna le ore
col canto.



***






Il gioco mi è noto,
non più m'inganni, Amore.

Quando, credendoti inosservato
appena ti sorprendo nel giardino

Tu
ancora più ti celi e fingi
indifferenza

e invece non fai che << ordire >>
per sempre più avvolgermi
nella rete.



***






Groviglio di passioni,
quando non sei
Bellezza che annienta:

il Nulla che annulla
perfino il canto.


***






Ti prego di darmi ali di colomba,

ora che finalmente pare
placarsi l'uragano.

E l'attesa sia appena
una sosta a questo
vagabondare:

insieme godiamo al riparo
dal folle vento.




***






Sogno fontane di acque
fiumi e cascate di acque
e praterie sconfinate ove
la luce danzi col suo
abito di sposa

e un angelo che suoni il flauto
nel silenzio di una dolcissima
aurora...

ma non è che un pallido sogno:
altra
è l'Aurora
che attendo:

pure in timore e tremore...




***






Certo: bellezza m'incanta
e innamora e inni
dolcissimi comporre
vorrei a un fiore, alla viola
che spunta e ammicca
al sole mite
di primavere, quando

il richiamo di te, infinita
Bellezza, rompa il canto
e tutto, tutto
si scolora:

allora
anche la rondine
che già saetta intorno
alla torre, ebbra
di gridi e sempre
più alta, immagine è
del mio emigrare...





***






Ora so perché altro tempo
- dono che più ci invidiano gli angeli -
benignamente mi concedesti:

perché l'estenuante
desiderio di te mi rendesse
meno indegno

e nell'attesa io cantassi
- come non mai -
all'amorosa pazzia:

ora
che ad una ad una si spengono
le fiamme e un pianto segreto
mi ristora

e libera memoria dal rimorso
della colpa più grave
di non essermi lasciato amare.





***






Fammi camminare a testa alta
che tutti dicano: è il suo
amico:


e mai
abbia ad arrossire di te

e vedano tutti
quanto di te
io sia orgoglioso.




***






Ma tu non ami la morte
Tu sei venuto fra noi
per mettere in fuga la morte.

Anche a te la morte fa male
per questo sei amico
di ognuno segnato dal male:

e ogni male tu vuoi
condividere...


***


Solo un abbaglio, o equivoco amaro
- quando non sia stoltezza -
fa dire di te che sei
la << divina Indifferenza >>.




***






Ma tu non ami la morte
Tu sei venuto fra noi
per mettere in fuga la morte.

Anche a te la morte fa male
per questo sei amico
di ognuno segnato dal male:

e ogni male tu vuoi
condividere...


***


Solo un abbaglio, o equivoco amaro
- quando non sia stoltezza -
fa dire di te che sei
la << divina Indifferenza >>.




***






Io non potrò mai dire
che sarà l'innocenza
a darmi ragione:

quando ancor più indulgenza
perfino gioia mi dona
nell'attesa...




***






Non è te che offende
questo mio quotidiano peccare:

solamente me umilia
e avvilisce
e distrugge:

e tu non puoi
non sentirti in pena.




***


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25/07/2011 09:34









O tu, fonte di ogni coscienza,
se appena una frazione
di attimo trattieni
il tuo alito

subito frana
l'universo intero.

Ma pure allora Coscienza
non può finire:

nulla
potrebbe più dire di te

e neppure del Nulla.





***


Mentre mi operavano la terza volta,
mi parve di udire delle musiche, allora
mi sgorgarono alcune lacrime...



***






Oh, non il dubbio mi dissangua,
il dubbio è gravido
dal dubbio già incombi
e necessità s'impone di parlarti.

Ma là consuma la mente,
onde erompe l'eterno
nascere e morire
e rinascere delle cose


nell'infinito Gorgo.





***






Anche gli dei fanno silenzio di fronte al dolore,
ma da un tenebroso Giardino ci giunge una voce:
viene dal tronco dei contorti olivi
viene da gole di animali feriti
viene, senza vocali, da bocche di uccisi:

e Lui - << candor lucis eternae >> -
il volto per terra
e piene di terra le mani:


sola risposta del << Dio vero >>.






***





I

<< Origliare >> era il mio verbo, la notte.

Oraq la porta pareva si aprisse adagio
ma nulla più che spiragli erano, ora
ferrignamente rinchiusa

dopo l'estenuante interrogarti nel giorno:

a forgiarti presuntuoso un volto
come nel cielo interpreti nuvole,
attimi di volti pur essi indecifrabili.

Stava il cuore conficcato al legno
se mai giungesse da là un bisbiglio
che non dico percepissi coi sensi.

Il suono che udivi quelle volte rare
altro non era se non lo stridore
della porta che tu

arditamente
osavi
forzare.

Ma ora,
ora so
che presto

tutto si svelerà.



II

E io ti dirò: Eccomi!

Un nulla di nulla la vita
laggiù, un errore
aggiunto ad errore.

- E tu
che te ne fai, Signore, tu
così grande, di questo
nostro folle vanire? -

Era un quotidiano affondo
in oceani di sabbia:

ma era sempre un patire di te:

e dunque

continua a perdonare
e godiamo...






***






Pure allora mi sgorghi
dal cuore ferito il canto:
come dal costato di Cristo
usciva sangue e acqua.

Cantare quanto in vita
ti abbia inseguito quale
la cerva del salmo
fiutando sorgenti lontane.

Cantare ancora i gemiti
che la sera - e le notti! - empivano
le vaste solitudini;
e il lungo errare per i boschi
sempre disperato e illuso.

Ora almeno che prossimo
sono all'incontro,
svelami come,
pur malato mortalmente di te,
abbia potuto essere a Te infedele:

tradirti nel mentre stesso
che dicevo di amarti!

O forse anche il peccato
è un gesto folle per cercarti?
Pace non c'è per gli amanti,


lo sai!






***





Cosa pensi di me, Signore?

Di tristezza piango più che di paura
davanti alle infinite volte
che ti ho deluso.

E tu ancor prima in segreto mi dicevi
quanto noi appena dopo sappiamo:
che ogni colpa ha in sé la sua pena.

E mai
che tu possa divertirti a punire.






***


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29/07/2011 09:40







Più della << chemio >> altro mi devasta:
ricordi come vermi mi divorano:
minore sbigottimento avrei
se fossi un assassino.




***





Sibilano frecce da invisibili arcieri:
inutile che mi dicano: << emigra,
come un passero fuggi al monte >>;


io so dove fare il mio nido...





***






Sia riservato l'incontro,
discreta la denuncia:

che non faccia del male anche là!




***






Sempre dilaniato dal << doppio pensiero >>:
questo male non voluto
e voluto conflitto e finzione
che durano da una vita:

figlio prodigo e fratello maggiore insieme
e tu,


a dare fondo alla tua pietà.



***






Ma rischio grave è perfino pregarti:

giusta misura è sentirti
con tutti i sensi, e la mente


che si perde...



***






Non per questo migrare di vita in vita
che mi dica placato: so,
la morte è un'invenzione
la vendetta del Nulla.

Finito di sospirarti,
insieme ai Serafini
io ti voglio cantare.



***






Neppure il poeta a te più caro
è riuscito a dire il vero:
che le cose - se il tuo soffio ritrai -

è già un infinito la polvere
sul ciglio del Nulla.



***






Sul fronte di due morti
si decide il combattimento:

il fronte dell'Io che deve morire
per non morire, e l'altro

del << composito >> onde raggiungere
<< la semplicità totale >>:

e tu devi passare
per tutte le morti

se pure mai arriverai
all'altra sponda.



***






Altro ora nell'impazienza di vederti
mi preme sapere, mio Dio:
quanto del nostro male ti sia imputabile,
del male che anche tu paghi,
di questo mostruoso male
pure per te inevitabile:

in cosa possiamo dirci tua immagine,
se per questa infinita inquietudine
o per l'illusione di essere noi << onnipotenti >>
ora che tu, per creazione, più non lo sei

né puoi esserlo
a causa del pauroso dono:

Tu libertà non puoi più negare
se da noi quanto attendi e brami
è solo un atto d'amore.





***






Ma non sarà definitiva
la domanda a usarmi pieta:

e non solo la pietà dei fratelli
ma pietà della terra,
per il pane e l'acqua e la terra
pietà di tutti gli elementi...

Per te ora - ma non è tardi? .
bastava mi arrendessi all'evidenza,
eri il nostro limite salvatore,
il quotidiano attrito:

non era nemmeno da cercarti:
accettarti bastava
per accettarci...


***

E dunque anche tu obbligato
a tessere la tela infinita degli eventi
senza annullare queste nature
che non puoi non creare:

anche a te prevaricare è negato.




***


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Sesso: Femminile
04/08/2011 20:48







Almeno un poeta ci sia
per ogni monastero:
qualcuno che canti
le follie di Dio.

La città non conosce più canti
le strade stridono di rumore:
e anche là dove ancora
pare sopravviva il silenzio
è solo muta assenza.

Ma in qualche parte
tu devi esserci, Signore.



***






Oh, non credete per quanto segnato
io sia di mania divina,
non abbia amato le vostre scorribande estive
e le spensierate sere e i canti;

e non goda di pianure vaste
e del mare, e di selve
e di tramonti...

Mai la mia cella si muti in prigione,
so di andare per spazi inesplorati,
geloso quale un fanciullo
a custodire il segreto
che la festa non finisca male.



***






Non è dire e disdire se canto
la tenebrosa luce che sei:

Alterità che incombi
dentro la parte più fonda di noi.

Anche il poeta che più ami dice
che tuo mantello è la tenebra
tua casa una tenda di nubi profonde
sopra acque oscure:

e librato sulle ali del vento
ti vede apparire e sparire
tra folgori e tuoni:

oh, le bufere! - Ma pure le albe
silenziose e le notti serene
sono tue messaggere, quanto
le umili gocce di rugiada.



***






Mio male non è l'orrendo drago
che pure mi addenta e si avvinghia
su per il corpo come
il Serpente sull'albero della vita.

Mio male è sapermi impotente
a dire il tuo dramma, mio Dio,
di fronte allo stesso male:
il tuo patire della nostra pena
di saperci così infelici.

O di non cantare con degni canti
la festa che fai quando
un bimbo è felice
e un disperato torna a sperare...



***






Ma se la morte avrà i miei occhi
già ti veda, Dio, nella luce
più soave e giusta

veda il bene ovunque si celi
e vestigia di bellezze
pur dove l'orrore impera

veda la realtà incorporea delle cose...

Se la morte avrà i miei occhi
la visione dunque continuerà;

e se ognuno vedrà di te
quanto in vita ho bramato

allora avrò occhi di zaffiro...




***






Quando finirò di contraddirmi?
Potrà mai la mente
cessar d'esplorarti,
e tu di sorprendere?


***

Ma se devo pensarti quale non sei
meglio che ti dimentichi,

mio Signore!


***

Meglio che ti dimentichi
e canti la pena dei fratelli
le loro solitudini:

un gesto di pietà
per mille canti!

E tu non avrai da perdonarmi
di avere cantato.




***






Anche se in fondo ai mari
e nei più alti cieli
si mormora di te,
so che non hai altra casa:

sei il mio inevitabile Ospite
sconosciuto e muto.

E ci accomuna
la disperazione di amare.



Pure se santità significhi
dimore inaccessibili
qui è la tua casa

pure se brama di te ci consuma
al solo pensare che tu possa
apparire, moriamo.

Non passato né futuro tu hai
ma in te ogni esistenza riassumi
e gli spazi stellari e gli evi...

Quanto inganna il pensarti lontano:
spazio illusorio alla mia
e tua autonomia:

tu non puoi che celarti qui
nel presente, non puoi
che essere in urto

né puoi sfuggire alla sorte
della tua amata immagine.




***






Più sono minati i giorni
più natura erompe
e mi apre allo spazio
in misura di quanto
lei si avvicina;

né preoccupazione di te
mi neghi alla gioia
delle cose:

Tu Altro sei,
e il fiume è un fiume
e gli alberi sono alberi

e questi paesaggi
e il mare...



***


Anima mia, non pensare
male di Lui: gli è impossibile
fare altro.

E - vedrai! -
il Male non vincerà.



===================0=================0===================0===========





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10/08/2011 18:10

LA SUBLIME ALLEGORIA - (poesie ispirate al Cantico dei Cantici - in "Le mie notti con Qohelet" - Canti ultimi)





Nelle Scritture, al Libro di Qohelet stranamente segue il << Cantico dei Cantici >>.
Indipendentemente da qualsiasi intenzione, ciò non potrebbe nascondere un seducente significato?


Perché << la poesia non racconta ma suggerisce >>.


David Maria Turoldo



=====================================================================


<< Mi baci con i baci della sua bocca >>:
così esplode il Cantico, o Qohelet:
attesa vendetta al tuo libro del Nulla?

Tu sai, o Donna, che alla tua voce
verdeggiano i deserti:
di valle in valle il vento la propaga
e anche dalle tombe la eco risponde.

Ma se il bacio è segno dell'unica Fame,
che lo stesso Amato incendia,
allora scampo non v'è per nessuno.

Voluttà di distruzione è il bacio,
desiderio di essere consumato
senza che nulla avanzi:

e dal fondo del gioco,

il Nulla riappare.


***



Ma lascia che canti insieme a te, Amica,
e dall'amaro stillicidio mentale ci salvi

la sublime allegoria.



***



Spento finalmente ogni altro fuoco,
nel Tempio, fattosi ora silente,
si adunino le gloriose Immagini.

E l'arida steppa intorno
riprenda a fiorire
mentre tu guidi la danza.

Non chiedo di assidermi al vostro banchetto,
non è per me - ho cantato - un'avventura sì grande,
sapermi una voce del Coro è già dono
che placa tutte le attese:

ciò che più chiedo è una mente

luminosa e serena.


***



Nel mentre mi inebriano
i racconti dei vostri amori,
un'ombra ancora mi fascia il cuore
come una sindone.

Nessuno aggiunga parole
a quanto tu hai cantato;

anche tu non dirmi altro
delle vostre ebbrezze infinite.

Non dirmi delle tue tenerezze,
non dirmi dei suoi occhi come colombe
lungo ruscelli di acque;

delle sue labbra voraci,
dei suoi denti bagnati nel latte;

e le sue gambe colonne d'alabastro
su piedistalli d'oro, non dirmi

non dirmi del suo corpo divino...


***



Parlami invece dei tuoi assolati meriggi,
quando Lui non c'era, né sapevi
dove andava a pascere il gregge.

Parlami delle tue arsure e come
anche tu te ne andavi randagia
quando non si faceva trovare:

anche a pieno giorno, a sole alto,
non vedevi dove tenesse il suo pascolo
e andavi dietro le greggi di tutti.

Parlami delle tue notti desolate,
delle buie notti, quando dal letto
lo chiamavi invano, o andavi

per tutta la città, e cercavi,
cercavi senza trovarlo:

oh, questo infinito e furioso

cercare...!



***



Ti fermava la ronda nel cuore della notte
e tu chiedevi: << Avete visto il mio Amore? >>

Dovevi superare le guardie,
andare oltre,
se volevi trovare il tuo Amore.



***



A volte in piena notte veniva
a bussare alla porta:

ti chiedeva, con quella sua voce, di aprirgli,
e tu, già levata la tunica,
andavi ad aprire:

le tue dita grondavano mirra
sulla maniglia del chiavistello:

ma Lui,
Lui era già

svanito nella Notte.



***



(Anch'io ero tra i primi, attraverso la folla,
avanzavo su verso la tenda...

ma l'anima mia era così triste!
Tutti ancora mi domandano una cosa:
<< Dov'è mai il tuo Dio e Signore? >>)



***



Di questo parlami a lungo, Amica,
allora mi sentirò meno escluso

e lontano.


***



Donna, forma estrema del Sogno,
anima del mondo,
tu sei il grido della creazione.


***



<< Mi baci con i baci... >>. Ma è con il bacio
che Egli il suo respiro di nuovo si prende:

il respiro che alitando bocca a bocca
ti rese << persona vivens >>, lassù...

Da quella vetta dunque inizia
la grande Contesa
e Morte con Amore convive.

E tu hai solo una scelta:
aspirare il suo alito
con la stessa passione...

Oh, sta riapparendo la Ragione,

Qohelet!








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