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DAVID MARIA TUROLDO - Biografia e Ultime Poesie

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2011 18:10
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Post: 3.514
Sesso: Femminile
25/07/2011 09:34









O tu, fonte di ogni coscienza,
se appena una frazione
di attimo trattieni
il tuo alito

subito frana
l'universo intero.

Ma pure allora Coscienza
non può finire:

nulla
potrebbe più dire di te

e neppure del Nulla.





***


Mentre mi operavano la terza volta,
mi parve di udire delle musiche, allora
mi sgorgarono alcune lacrime...



***






Oh, non il dubbio mi dissangua,
il dubbio è gravido
dal dubbio già incombi
e necessità s'impone di parlarti.

Ma là consuma la mente,
onde erompe l'eterno
nascere e morire
e rinascere delle cose


nell'infinito Gorgo.





***






Anche gli dei fanno silenzio di fronte al dolore,
ma da un tenebroso Giardino ci giunge una voce:
viene dal tronco dei contorti olivi
viene da gole di animali feriti
viene, senza vocali, da bocche di uccisi:

e Lui - << candor lucis eternae >> -
il volto per terra
e piene di terra le mani:


sola risposta del << Dio vero >>.






***





I

<< Origliare >> era il mio verbo, la notte.

Oraq la porta pareva si aprisse adagio
ma nulla più che spiragli erano, ora
ferrignamente rinchiusa

dopo l'estenuante interrogarti nel giorno:

a forgiarti presuntuoso un volto
come nel cielo interpreti nuvole,
attimi di volti pur essi indecifrabili.

Stava il cuore conficcato al legno
se mai giungesse da là un bisbiglio
che non dico percepissi coi sensi.

Il suono che udivi quelle volte rare
altro non era se non lo stridore
della porta che tu

arditamente
osavi
forzare.

Ma ora,
ora so
che presto

tutto si svelerà.



II

E io ti dirò: Eccomi!

Un nulla di nulla la vita
laggiù, un errore
aggiunto ad errore.

- E tu
che te ne fai, Signore, tu
così grande, di questo
nostro folle vanire? -

Era un quotidiano affondo
in oceani di sabbia:

ma era sempre un patire di te:

e dunque

continua a perdonare
e godiamo...






***






Pure allora mi sgorghi
dal cuore ferito il canto:
come dal costato di Cristo
usciva sangue e acqua.

Cantare quanto in vita
ti abbia inseguito quale
la cerva del salmo
fiutando sorgenti lontane.

Cantare ancora i gemiti
che la sera - e le notti! - empivano
le vaste solitudini;
e il lungo errare per i boschi
sempre disperato e illuso.

Ora almeno che prossimo
sono all'incontro,
svelami come,
pur malato mortalmente di te,
abbia potuto essere a Te infedele:

tradirti nel mentre stesso
che dicevo di amarti!

O forse anche il peccato
è un gesto folle per cercarti?
Pace non c'è per gli amanti,


lo sai!






***





Cosa pensi di me, Signore?

Di tristezza piango più che di paura
davanti alle infinite volte
che ti ho deluso.

E tu ancor prima in segreto mi dicevi
quanto noi appena dopo sappiamo:
che ogni colpa ha in sé la sua pena.

E mai
che tu possa divertirti a punire.






***


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