"Sconosciuto e' qualcuno
che aspetta di diventare Amico"

 
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FACCIATE - racconto

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2011 17:11
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Sesso: Femminile
20/07/2011 17:11




Facciate - racconto




Era una minuscola donna, piuttosto bassa di statura, dai capelli neri che, a volte era capitato, mandavano cattivo odore. Siciliana, era venuta nell'Italia settentrionale molti anni addietro, quando aveva conosciuto e sposato Piero, un impiegato statale, e con lui era venuta a vivere nella grossa cittadina. Lei si chiamava Franca e dal matrimonio erano nate due figlie, che lei cresceva con cura ed amore, ma senza assillarle troppo.

Laura era andata a trovarla a casa, qualche volta: suo marito e quello di Franca erano colleghi di lavoro.
L'aveva sempre trovata col sorriso sulle labbra, contenta di riceverla. Non truccata, in casa, mentre quando usciva si truccava, anche se con discrezione.
Era brava ad occuparsi della casa e della famiglia, ma parte del suo tempo era dedicata alla sua attività complementare: era venditrice di prodotti di bellezza e andava per le case a presentarli alle sue conoscenti e il giro di queste nel tempo si era piuttosto allargato. Le vendite andavano abbastanza bene e anche Laura spesso accettava la proposta di acquistare un profumo, una crema per il corpo o per il viso, un bagnoschiuma, un rossetto o qualche oggetto di bigiotteria, offerti sempre dalla casa produttrice di cosmetici.

Spesso, quindi, anche Franca andava a trovare Laura che era diventata sua cliente, oltre ad essere un'amica, anche se non intima.
- Ciao! Accomodati... Posso offrirti un caffè o qualcos'altro? - l'accoglieva Laura, ogni volta, e Franca accettava volentieri un caffè. Così sedevano entrambe in soggiorno e sorseggiavano tranquillamente il caffè, chiacchierando del più e del meno.
- Come stai? Come va? - le chiedeva Laura e l'amica, truccata e sorridente, le diceva che tutto andava bene, a parte la sua salute, per la quale soffriva spesso di dolori alla testa e alla schiena. Dopo si passava all'argomento "mariti e figli", e le due donne si scambiavano notizie tenendosi sempre un po' sul leggero.
A volte entravano nei particolari, ma tutt'e due non calcavano mai la mano. Le confidenze trovavano posto sempre entro certi confini di discrezione e buon gusto.

- Come sta la tua figlia maggiore? - le chiese un giorno Laura e Franca, forzando un sorriso, le raccontò che la figlia di diciott'anni, che faceva la babysitter alla sera, aveva conosciuto un ragazzo ed era andata a convivere con lui, in un appartamento poco lontano dalla casa dei genitori.
- Non vogliono sposarsi? - chiese Laura, un po' stupita.
- No, non per ora. Dicono che preferiscono aspettare. -
Certo, si disse Laura, molti giovani oggi facevano così. Ma perché allora non aspettare senza convivere? Cercò di capire se l'amica fosse d'accordo con il punto di vista della figlia, ma Franca si tenne sulle generali:
- Mia figlia è felice. Sai, se è contenta lei... -
Se avesse cercato di parlare alla figlia, ai due ragazzi, tentando di dar loro delle ragioni valide per cui era preferibile sposarsi, se si amavano, non volle dire e Laura non insistette. Lei stessa provò una certa riluttanza ad addentrarsi nel discorso: avrebbe dovuto parlare del matrimonio, del valore del matrimonio in una famiglia, delle motivazioni di fede che rendevano l'unione di due persone un vincolo sacramentale. Non disse nulla e si adeguò all'atteggiamento quasi noncurante di Franca.
- E tuo marito? - chiese però ad un certo punto.
L'amica non sorrise.
- Non la sta prendendo molto bene, ma ha paura di perdere la figlia, se protesta. -
disse con un lieve sospiro. E allora sorrise.

Laura alcune volte si era chiesta come fosse l'unione di Franca col marito. Non le sfuggiva l'espressione tirata sul viso truccato, che lei cercava di velare dietro un gran sorriso, quando si parlava di lui.
Ed un giorno, durante una visita che Franca le fece per portarle i prodotti ordinati, mentre beveva il caffè, all'improvviso disse:
- Mi ha detto che gli faccio schifo! - e con gli occhi pieni di lacrime, in un pianto silenzioso, tirò fuori il fazzoletto dalla borsa e si tamponò, cercando di non togliersi il trucco.
Sgomenta, Laura cercò di capire di chi si trattasse.
- Chi te l'ha detto? -
- Piero... - rispose la piccola donna, con la bocca premuta contro il fazzoletto.
A fatica era riuscita ad afferrare la parola, chiese conferma e Franca assentì.
- Sì. Mio marito. - e lo disse con sforzo, come strozzandosi nel pronunciare quelle parole.
Alle domande di Laura non chiarì perché il marito le avesse detto quella cosa crudele, ma dopo un po' aggiunse:
- Ma quando vuole fare i suoi comodi, non gli faccio schifo, allora! -
Laura non seppe che rispondere. Posò una mano sulla spalla dell'amica e l'accarezzò piano. Ma non seppe risponderle nulla, per aiutarla, non le disse neppure "Gli uomini... sono così!", che era quello che stava pensando.

Non si parlò mai più della cosa fra di loro. Non seppe nulla dei dolori di Franca se non, una volta, che il ragazzo con il quale la figlia conviveva se n'era andato, avevano deciso che non stavano bene insieme e adesso la figlia viveva da sola in quell'appartamento. Non tornava a casa con loro, sarebbe andata a pranzo dai genitori tutti i giorni, ma avrebbe continuato a vivere per conto suo.

Non seppe più nulla di Franca. Cessarono le sue visite e Laura non la chiamò più per ordinare dei prodotti cosmetici. Qualche volta le capitò di incontrare il marito, e alla sua domanda discreta su "come andassero le cose", egli rispondeva sempre che andava tutto bene. Lui soffriva per la pressione alta, aveva spesso mal di testa, ma per il resto tutto bene. Sì, sì... tutto bene, si tirava avanti.


_________________





dal libro << Luce e Ombra >>


di Aurora Ageno
6 gennaio 2008

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