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RITORNO A CASA - Racconto in tre parti - Parte seconda

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2011 15:05
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Sesso: Femminile
18/08/2011 15:05



RITORNO A CASA

Un rapporto particolare



Parte seconda


Tony e la signora




Era ritornato il giorno dopo, domenica, ed aveva trascorso la giornata con lei. Elena rise, al ricordo di quella giornata, come aveva riso allora, quando lui si era munito di un grembiule ed aveva sfaccendato in cucina. Aveva portato delle provviste, le aveva in frigo dal giorno prima, le aveva detto.
Aveva preparato un ottimo pranzetto, mentre lei riordinava la camera e il bagno. Non trovava buffo che un uomo preparasse il pranzo, ma era divertita e ammirata dal suo entusiasmo.
Nel letto, al buio, Elena sorrise ancora: rivedeva il volto serio e concentrato di Tony, il ciuffo un po' scompigliato sulla fronte e le sue mani svelte, dai movimenti accurati e precisi.
Avevano trascorso una bella giornata insieme, avevano parlato di tante cose. Lui aveva insistito per occuparsi del riordino della cucina, aveva caricato la lavastoviglie e rimesso a posto il soggiorno, dove avevano pranzato e preso il caffé.
Erano usciti a passeggiare sul viale davanti casa e fumato tranquillamente, mentre il loro passo si accordava l'uno all'altro. C'erano stati anche momenti di silenzio, ma senza alcun disagio. Anche Elena aveva cominciato a sentirsi con Tony come se lo conoscesse da molto tempo.
Nei giorni e nelle settimane seguenti la loro conoscenza si era approfondita sempre più. Lui le aveva parlato della sua infanzia, in Inghilterra, e lei aveva ammesso, un poco per volta, di essersi sentita molto sola, nella vita.
Una sera era arrivato poco dopo di lei, terminava presto il suo orario di lavoro, e l'aveva trovata senza scarpe con il proposito di farsi un lungo pediluvio per sollevare i piedi stanchi. Il bagno, o la doccia, sarebbero venuti dopo, prima di coricarsi.
E Tony, con ansia trattenuta, ma rivelata dal leggero tremito della voce, le aveva chiesto il permesso di occuparsi del suo benessere. Era riluttante ad acconsentire, ma l'atteggiamento sottomesso e tranquillo del giovane, oltre all'implorazione nei suoi occhi, l'aveva convinta a concedergli quello che tanto desiderava, occuparsi di lei, della sua persona.
In bagno, l'aveva fatta sedere sullo sgabello e, riempita una bacinella d'acqua calda che aveva arricchito con dell'olio di mandorle, trovato sulla mensola sopra la vasca, le aveva sollevato gentilmente i piedi e glieli aveva fatti immergere nel caldo bagno profumato ed emolliente.
Era un vero ristoro! Elena aveva sospirato e gli aveva sorriso. Lui, inginocchiato davanti a lei, aveva immerso le mani nell'acqua e aveva passato le dita sui suoi piedi, lentamente e a lungo. Poi li aveva sollevati ed asciugati. Spostata la bacinella, aveva applicato della crema riposante e aveva praticato un massaggio delicato, ma insistente su ciascun piede partendo dal tallone alla punta. Elena ricordava ancora la sensazione di benessere che l'aveva pervasa già quella prima volta.
Ne erano seguite molte altre e un poco alla volta, senza programmare niente, quando lei giungeva a casa, lo trovava davanti all'uscio chiuso ad attenderla. Entravano insieme, lei lasciava cadere borsetta e chiavi sulla consolle dell'ingresso e poi, in soggiorno, si abbandonava alle mani gentili e sapienti di lui per un massaggio al collo, dolente per le lunghe ore trascorse alla scrivania, alle spalle, alla schiena. Certi giorni doveva rimanere davanti al computer per ore ed ore e, alla sera, era tutta rigida e indolenzita.
Presto era divenuta consuetudine chiedergli lei stessa un massaggio e lui si prodigava con grande scrupolo ed attenzione. Era veramente bravo, le sue mani, forti e sapienti, sapevano dove premere, dove allisciare, dove tamburellare.
Ed era venuta la sera, all'inizio dell'inverno, in cui Elena al lavoro si era trovata febbricitante e sofferente.
Prima di lasciare l'ufficio lo aveva chiamato al cellulare e l'aveva informato del suo stato, voleva dirgli di non andare a trovarla, in primo luogo per non contagiarlo, se si trattava di influenza, e in secondo luogo perché non si sentiva di compagnia.
Tony non aveva ascoltato le sue ragioni, dicendole:
- Ora più che mai hai bisogno di me, arrivo subito! - e aveva chiuso la comunicazione.
L'aveva trovato ad aspettarla fuori della porta, come il solito, ma questa volta era corso accanto alla macchina e, quando lei aveva aperto la portiera le aveva chiesto le chiavi per aprire la porta di casa.
-Tu stai un momento qui, arrivo subito. - e velocemente era andato ad aprire, era ritornato e l'aveva presa fra le braccia, l'aveva condotta quasi di peso in casa, quindi in camera da letto.
Lei stava così male, ricordò Elena, ma così male... A quel punto, le era venuto naturale chiedergli di occuparsi di lei.
- Spogliami, per favore... - aveva sussurrato, e lui facendola appoggiare al letto le aveva sfilato il giaccone, che aveva deposto su una poltroncina, dove in breve era stato raggiunto dal maglioncino rosso, dalla gonna nera, che le aveva fatto scivolare lungo i fianchi e dal collant che le aveva tolto con il massimo riguardo dopo averle sfilato le scarpe.
Quando era rimasta in reggiseno e slip, Tony si era fermato e aveva chiesto:
- Posso...? -
Lei, battendo i denti, aveva annuito e gli aveva indicato una camicia da notte rosa sulla spalliera di un'altra poltroncina. Allora Tony, con delicatezza, l'aveva liberata anche di quei due ultimi indumenti e le aveva fatto indossare la camicia, aiutandola poi ad infilarsi sotto le coperte.
In un barlume di lucidità Elena aveva pensato: - Be'... più conoscenza di così..! - e avrebbe sorriso se non si fosse sentita tanto male.
L'aveva udito aggirarsi per la stanza, forse mettendo a posto gli indumenti, e poi uscire dalla camera. Era ritornato poco dopo con una tazza fumante di qualcosa che lei non aveva saputo identificare, certamente una tisana, che lui l’aveva esortata a bere:
- Ti farà bene, bevila tutta. -
Poi l'aveva sentito mormorare qualcosa a proposito dell'automobile lasciata fuori ed era uscito di nuovo dalla stanza. Aveva sentito il motore avviarsi, evidentemente la stava portando nel garage di lato alla casa. Sperò che vi mettesse anche la propria, lo spazio c'era e fuori il tempo era brutto.

Quella notte Tony era rimasto accanto al suo letto per ore, bagnandole la fronte, misurandole la temperatura, allontanandosi solo per recarsi in cucina a prepararle delle spremute di limone e di arance. Aveva trovato una scatola di antipiretico nell'armadietto dei medicinali e l'aveva sollevata per farle ingerire due compresse con un po' d'acqua. Poi, quando lei aveva sussurrato che doveva assolutamente alzarsi, aveva scostato le coperte e l'aveva sorretta fino al bagno. Si era fermato sulla porta, esitante, ma, vedendola barcollare si era precipitato a sostenerla e l'aveva guidata sino alla tazza dove l'aveva aiutata a sedere. Poi l'aveva anche asciugata e l'aveva riportata a letto, coprendola bene.
Era rimasto seduto sulla poltroncina accanto al letto per buona parte della notte, ma, a un certo punto, dopo averle preso ancora una volta la temperatura, aveva borbottato fra sé, quindi, chinatosi su di lei, vicino all'orecchio, aveva detto:
- Hai dell'acqua di colonia, mia signora? Devo provvedere a farti scendere la febbre! -
Lei aveva mormorato che sì... le pareva di averla, guardasse sul tavolino da toilette.
Non sapeva proprio cosa potesse farsene dell'acqua di colonia, ma era persa nella nebbia della febbre e le pareva di galleggiare nel vuoto.
Poco dopo, aveva sentito un'esclamazione, doveva aver trovato la boccetta. Poi le coperte erano state sollevate, quindi le era stata tolta la camicia da notte. Si era chiesta come mai Tony la scoprisse così, lei aveva tanto freddo... veramente aveva freddo e subito dopo tanto caldo. Stava malissimo.
Aveva sentito le mani forti e gentili di Tony afferrarla piano e disporla ben distesa sul letto, una pausa, quindi un profumo le era arrivato alle narici e subito due mani bagnate avevano cominciato a percorrerle il corpo nudo, massaggiandola energicamente. Quando si fermavano sentiva il gorgoglio di un liquido versato, poi le mani, di nuovo bagnate, riprendevano il loro percorso insistente su di lei. L'aveva anche girata dall'altra parte, ricordò Elena, e aveva praticato lo stesso trattamento. Un forte profumo di acqua di colonia aveva pervaso la stanza e lei non sapeva decidere se la infastidisse oppure no.
Poi si era sentita rigirare sulla schiena e le coperte le erano state distese sul corpo.
Poco dopo aveva cominciato a sentirsi meglio. Aveva aperti gli occhi e visto Tony seduto sulla poltrona accanto a lei fissarla attentamente. Aveva sorriso debolmente e le era parso del tutto naturale invitarlo:
- Vieni, Tony... stenditi accanto a me. -
E lui aveva obbedito, l'aveva sentito togliersi le scarpe e poi adagiarsi al suo fianco, dove era rimasto per il resto della notte.

L'influenza era durata una settimana. Il mattino dopo Tony aveva telefonato al medico di Elena che era arrivato dopo un'ora e l'aveva visitata accuratamente, aveva diagnosticato "malattia da raffreddamento", le aveva lasciato una ricetta di farmaci da assumere - Ma, - aveva detto - la sola vera cura è il riposo a letto, al caldo, tranquilla. -
E lei era rimasta a letto, Tony si era preso due settimane di ferie e si era trasferito a casa sua.
Gli aveva detto di servirsi della stanza degli ospiti, lenzuola e coperte erano nel guardaroba. E lui si era preparato la camera. Svolgeva lavori di casa, lei lo sentiva andare avanti e indietro per le stanze. Era andato a fare la spesa ed era tornato con la macchina carica di borse piene di provviste. In breve un buon profumo di brodo aleggiava per la casa e Tony gliene aveva portata una bella tazza, non appena era stato pronto.
Le sedeva accanto e le leggeva qualche pagina di un libro che aveva trovato sul comodino di lei, un romanzo. Se la vedeva stanca, taceva e la lasciava assopire. Quando riapriva gli occhi lo trovava ad osservarla con uno sguardo che... sì, si confessava Elena, si sarebbe detto "adorante".

Quell'episodio aveva segnato la fine delle obiezioni di Elena. Aveva accettato Tony nella sua vita completamente. Sentiva di essersi profondamente affezionata al giovane e gli era grata per tutte le cure e le premurose attenzioni che le prodigava.
Da parte sua, Tony, sembrava essere al settimo cielo. Si sentiva veramente accolto, le sue premure, i suoi servigi erano non solo accettati, ma richiesti. Questo lo rendeva felice.
Quando erano terminate le due settimane di ferie di Tony, Elena gli aveva consegnato una copia delle chiavi di casa.
- Non voglio più trovarti fuori al freddo ad aspettarmi - gli aveva detto, - non importa se potresti startene in macchina. Desidero che tu entri e mi aspetti in casa e che mi apra tu la porta. Vuoi? - gli aveva chiesto alla fine.
Lui aveva esalato un gran sospiro e con luminoso sorriso aveva assentito. Sì, lo voleva e la ringraziava umilmente per il dono inaspettato e vagheggiato solo nei suoi sogni.

E così era trascorso il tempo, una stagione dopo l'altra e loro due si erano ormai creata una loro esistenza, nella quale lui cercava di prevenire ogni desiderio o necessità della sua signora, e lei si crogiolava in quel nuovo stato di benessere. Non era più sola, era circondata di attenzioni, ogni suo bisogno era appagato. Anche per andare dal medico per un controllo, o in qualche ufficio per una pratica, o dal parrucchiere, era sempre Tony ad accompagnarla in automobile.
Lei, ormai, si era abituata ad averlo accanto come un fedele e devoto angelo custode.
Gli aveva presentato le sue amicizie: una collega d'ufficio con il marito, il notaio presso cui lavorava, due signore che conosceva dal tempo degli studi, una fotoreporter che lavorava nell'agenzia cittadina di un grande giornale mensile.
Aveva presentato Tony agli amici come "mio intimo amico", ma precisando che non si trattava di un amante. I suoi amici, stimandola, le avevano senz'altro creduto e se avevano notato la deferenza con la quale Tony la trattava, non avevano fatto commenti di cattivo gusto.
Erano tutti convinti che Elena sapesse quello che faceva.
Erano trascorsi così più di quattro anni. Oh... si disse Elena, rigirandosi nel letto, erano stati anni bellissimi. Ricordava le loro lunghe chiacchierate a proposito di tutto, le serate trascorse ascoltando musica dall'apparecchio stereofonico, le vacanze trascorse sempre insieme, il più delle volte a casa dove Tony si dedicava quasi completamente al giardinaggio. Nel resto dell'anno, fuorché d'inverno che non richiedeva lavori di tal genere, vi si dedicava il sabato pomeriggio mentre Elena, seduta sulla sdraio, leggeva o sonnecchiava.

E poi.... poi un giorno Elena si era come risvegliata da un lungo sonno. Aveva guardato Tony e si era detta che doveva essere stata pazza in tutto quel tempo.
Tony era un giovane uomo, sano, normale, era del tutto ovvio che avesse dei bisogni personali che esulavano dalla sfera di influenza di Elena. Per starle accanto lui aveva rinunciato alle sue amicizie, alle sue conoscenze, alla possibilità di fare esperienze ed incontri. Gli anni passavano e lui era ancora solo. E con sgomento si era resa conto che fino a quando fosse rimasto accanto a lei non avrebbe avuto una vita normale, una donna da amare, con la quale formarsi una famiglia.
Aveva cominciato ad osservarlo di nascosto, cercando in lui qualche segno di sofferenza, di disagio.
Non appariva nulla. Facendo di tutto perché il suo arrovellarsi sfuggisse allo sguardo attento di Tony, aveva continuato a pensare e ripensare alla cosa finché era giunta a una conclusione: fino a quando Tony fosse rimasto al suo fianco non avrebbe mai avuto altre chanches. Doveva trovare il modo di allontanarlo, doveva rinunciare a lui, alla loro preziosa amicizia, al loro rapporto insolito e bellissimo. Sì, per il bene di Tony doveva farlo.
Aveva studiato un modo dopo l'altro per riuscire nel suo proposito, ormai aveva deciso. Tony doveva uscire dalla sua vita perché potesse costruirsene una propria.

Intanto i giorni passavano ed Elena era sempre più inquieta, non avrebbe potuto tenere nascosto il suo stato d'animo a Tony ancora per molto.
La sorte le era venuta in aiuto nelle sembianze della sua amica giornalista. L'aveva incontrata un giorno durante la pausa pranzo, si recavano entrambe allo stesso bar per un panino o un tramezzino da consumare senza perdere tanto tempo. Quel giorno l'amica, Cloe, aveva una novità: il giornale la mandava per un servizio di articoli e fotografie alle isole Mauritius, sarebbe partita fra breve.
Certo, si era detta Elena, Cloe curava una interessante rubrica di viaggi per il mensile per il quale lavorava ed era spesso in viaggio diretta anche in capo al mondo. Dai suoi viaggi riportava sempre meravigliose fotografie ed articoli veramente interessanti sugli usi e costumi delle popolazioni presso cui era andata. Elena leggeva il mensile e non aveva mai perso un reportage dell'amica.
- Ho un problema... - ad un tratto aveva detto Cloe riportandola al presente.
- Quale? - aveva chiesto Elena con interesse.
- Questa volta vorrei, avrei proprio bisogno di una persona che venisse con me, in questo viaggio. Qualcuno che mi aiutasse con le attrezzature fotografiche, nelle escursioni, nell'avvicinare i nativi del luogo e i turisti, per le interviste, sai... Mi sono trovata male nell'ultimo viaggio, mi sono resa conto d'aver bisogno di un aiuto. -
- Certo, capisco. - aveva annuito Elena, - Hai già in mente qualcuno? -
- Non è facile trovare qualcuno disposto a lasciare tutto per un paio di mesi, forse tre, con un preavviso così breve, poi..! - aveva risposto Cloe, desolata.
Elena l'aveva guardata ed osservando in silenzio la giovane amica si era detta:
- Perché no? Perché non provare? E' carina, indipendente, intelligente, ha un buon carattere e non ha più di trent'anni... -
Restò per alcuni istanti a contemplare pensierosa il viso vivace dell'amica, il suo caschetto di capelli biondi, gli occhi azzurri. Sembrava poco più di una ragazzina, ma osservandone la figura si vedeva bene che era una donna fatta. Era di gradevolissimo aspetto.
"Potrebbe piacergli..." aveva pensato. "E potrebbe andargli l'idea di un viaggio in questa stagione, alle Mauritius dovrebbe essere piena estate, ora. E chissà... "
- Andrebbe bene un mio amico carissimo che conosco da qualche anno e ti posso raccomandare come persona fidatissima? - aveva interrogato l'amica.
- Sarebbe un sogno! - aveva esclamato Cloe, spalancando gli occhi. - Ma è libero? Potrebbe accettare di venire in un lungo viaggio con così poco tempo a disposizione per mettere a posto le sue cose? -
Elena aveva sollevato leggermente le spalle.
- Be'... a tutto si può provvedere, volendo. Gli devo parlare, però. -
- Se è un tuo amico e tu lo raccomandi, da parte mia non c'è alcuna obiezione! -
- Gli parlerò questa sera stessa e forse domani potrò darti una risposta. Ti chiamerò al cellulare. -
Aveva guardato esitante l'amica, si sentiva stringere il cuore.
- E' una degnissima persona, sai. E' molto buono, educatissimo, discreto e di bella presenza. Inoltre è colto e buon conversatore. - era riuscita a dire. - Senza contare che conosce l'inglese alla perfezione! -
- Si tratta di Tony, vero? - aveva chiesto d'improvviso Cloe, illuminandosi tutta. - Lo ricordo bene, ci hai fatti conoscere un po' di tempo fa. -
- Sì, è vero - aveva assentito Elena.
- Oh... Elena, se si tratta di lui spero davvero tanto che accetti di venire! Non vedo l'ora che giunga domani, così potrò conoscere la sua risposta. -

Quella sera, dopo cena, sparecchiata la tavola e riordinata la cucina, Tony si preparava a mettersi a disposizione della sua signora in quello che avesse voluto. A volte era conversazione, a volte ascoltare della musica, ma quasi sempre gli chiedeva un massaggio alle spalle e ai piedi. Ne sentiva un gran bisogno, a fine giornata! E lui ne era felicissimo.
Elena, con un gran peso sul cuore, lo osservava di sottecchi. Com'era buono, gentile, servizievole, attaccato a lei così tanto che più volte aveva corso il rischio di venire licenziato dal suo posto di lavoro, a causa delle frequenti assenze. Come avrebbe fatto con il lavoro, se avesse accettato il viaggio? Non volle soffermarsi sul pensiero di che cosa avrebbe fatto lei, se lui se ne fosse andato.

- Tony... - aveva esordito, mentre lui si inginocchiava davanti a lei e prendeva i suoi piedi posandoseli in grembo.
- Sì, mia signora? - aveva subito risposto lui, guardandola con attenzione.
- Tony. Tu sei felice di obbedire ai miei desideri, non è vero? - gli aveva chiesto, detestandosi perché sapeva di tendergli un tranello.
- Tu lo sai bene, mia signora... - aveva mormorato lui e, sollevato leggermente un piede lo aveva tenuto fra le mani come un oggetto prezioso.
- Ascolta, Tony. - aveva continuato lei, allora. - Una mia amica, Cloe, la giornalista, ricordi? - al cenno di assenso di lui aveva ripreso:
- Deve recarsi fra breve alle isole Mauritius per incarico del suo giornale. E' in grave difficoltà, ha bisogno dell'aiuto di una persona che vada con lei e l'assista nel suo lavoro e nelle escursioni. Non sa a chi rivolgersi. Evidentemente al giornale non c'è nessuno adatto all'incarico. -
Tony aveva cominciato il massaggio e sollevato ancora il volto guardandola, in attesa.
- Bene, io desidero che tu vada con lei, Tony. - aveva detto cercando di non parlare a precipizio, di dargli un'impressione di sicurezza e di calma che non provava affatto.
Vedendo che lui continuava ad osservarla, muto, Elena aveva ripreso:
- Il viaggio durerà due o tre mesi. Sarai spesato di tutto e il giornale ti darà anche un compenso per il lavoro e il servizio reso. -
Tony aveva deglutito.
- Due o tre mesi? Lontano da te, mia signora? - aveva mormorato e il suo sguardo smarrito l'aveva ferita nel profondo del cuore.
- Due o tre mesi passeranno presto, occupato piacevolmente come sarai, Tony! -
Lui non aveva risposto, aveva stretto di più il piede fra le mani come ad aggrapparsi a lei.
- Come potresti fare per il tuo lavoro? - gli aveva domandato, più sommessamente.
- Posso chiedere tre mesi di aspettativa... se proprio devo. - il suo tono, come lo sguardo, era implorante.
- Molto bene, allora. Per il passaporto me ne interesserò io attraverso lo studio. Noi abbiamo agevolazioni di cui solitamente il pubblico non gode. - aveva affermato per spazzar via ogni ostacolo.
- Puoi prepararti per la partenza in un tempo breve? – aveva chiesto ancora, cercando di controllare il tremito che sentiva imminente. Tony se ne sarebbe accorto...
- Sì. Dovrò fare degli acquisti, naturalmente. -
- Per il denaro non preoccuparti, ti rifornirò io, prima che tu parta. -
- Non ce n'è alcun bisogno, ho quanto mi basta, mia signora. -
- Benissimo, allora. Ma io ti aiuterò lo stesso. Ci tengo. - aveva sospirato, infine, e chiuso gli occhi, appoggiandosi alla spalliera della poltrona.
- Domani darò a Cloe una risposta affermativa, sei d'accordo? - aveva chiesto a bassa voce. Aveva sentito aumentare la stretta delle mani attorno al piede.
- Sì, mia signora. Desidero solo obbedirti. - aveva risposto Tony, con voce soffocata.

Tutto era stato fatto, preparato, deciso. Dopo due settimane erano partiti lasciando la desolazione più nera nel cuore di Elena.
- Oh... se almeno questo sacrificio servisse..! Se i due si innamorassero... Non mi resta che attendere e sperare. -
‘Sì, aveva pensato, e cercare di non ascoltare questo dolore sordo che mi tormenta...’






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