"Sconosciuto e' qualcuno
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RITORNO A CASA - racconto in tre parti - Parte Terza

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2011 19:35
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Sesso: Femminile
20/08/2011 19:35



RITORNO A CASA

Un rapporto particolare


Parte terza


Il ritorno





Erano trascorsi ormai tre mesi, dalle Mauritius arrivavano mail e qualche telefonata. Tutto a spese del giornale, naturalmente.
A quanto diceva Cloe, andava tutto bene, il lavoro procedeva come desiderato e la popolazione era disponibile a farsi intervistare. Tony raccoglieva interessanti racconti di leggende locali che, più tardi in albergo o durante le loro escursioni, trascriveva per lei nel computer portatile che avevano sempre appresso. Le suggeriva pittoreschi angoli da fotografare, le indicava i punti di maggiore interesse secondo la storia indigena. Tony era molto utile e servizievole. Cloe ne era davvero soddisfatta. Sì... pensava Elena, ma si innamorano? Avviene qualcosa fra loro? Sono soli per quasi tutto il tempo... Giovani, pieni di vita e di bellezza interiore... come avrebbero potuto non sentirsi attratti l'uno dall'altra? Il tempo era a loro favore. Tre mesi erano passati, ma non accennavano ancora al ritorno. Certamente l'incarico richiedeva un altro mese! E Cloe non poteva essere rimasta indifferente al fascino di Tony...

Lei in quel tempo aveva lasciato perdere le sue occupazioni all'esterno della casa. Il parco e il giardino erano trascurati e non si sentiva affatto bene. L'ultima volta che aveva rastrellato il prato era stato a novembre e non l'aveva più fatto.
Di recente, avendo constatato una certa difficoltà a vedere da lontano, anche alla guida dell'auto, si era sottoposta ad una visita oculistica: aveva bisogno di lenti. E così ora portava gli occhiali, ma questo non le pesava. Però era un altro segno che stava sempre più invecchiando, oltre all'artrosi che l'affliggeva da tempo! E non c'erano più le mani salutari di Tony ad alleviarle i dolori... Stava arrivando il momento di andare in pensione. Non sarebbe stata ancora ora, ma lei voleva lasciare il lavoro e restarsene a casa. Il notaio, suo amico, sospirando l'aveva guardata da sopra la montatura degli occhiali e aveva acconsentito alla sua richiesta.
- Se è questo che vuoi, Elena... -

Dispose le sue cose, lasciò l'ufficio in ordine perfetto, tutte le pratiche a lei affidate evase come di dovere, la sua pensione confermata. Con quella e con il lascito della sua cara parente, aveva assicurato un futuro tranquillo, almeno dal punto di vista finanziario.
Aveva la sua casa, la sua proprietà... e la sua solitudine.
Eppure non rimpiangeva di avere fatto quello che aveva fatto. Sarebbe stato un bene per Tony se il suo piano avesse funzionato. Ne era convinta più che mai, nonostante il desolante senso di vuoto e d'impotenza che a tratti l'assaliva, mozzandole il respiro.

Quella sera, dopo aver consumata una rapida cena, riordinò la cucina dove aveva anche mangiato. Da quando Tony era partito non si serviva nemmeno più del soggiorno, per i pasti. Vi andava soltanto per sedersi ad ascoltare qualche brano di musica classica o per seguire il telegiornale.
Andò nel suo bagno, riempì la vasca di acqua calda versandovi un intero flacone di essenze balsamiche. Si spogliò gettando distrattamente gl'indumenti sullo sgabello e si girò a guardarsi nel grande specchio che occupava mezza parete. Ci si vedeva tutta. Si esaminò come se guardasse una sconosciuta.
Vedeva una donna di mezza età dal fisico ancora piacente, il seno florido era appesantito e quindi un po' cadente, il ventre leggermente arrotondato, le cosce ancora sode e tornite. Aveva spalle ampie e diritte.
Si esaminò il viso. Non c'erano segni evidenti, la pelle era ancora fresca e liscia, ma i contorni cominciavano a rilassarsi. Aveva tagliato i capelli corti, erano ancora neri pur con qualche ciocca lievemente argentata. E gli occhi... be', i suoi begli occhi verdi di un tempo avevano perso la loro brillantezza e vivacità.
Una vecchietta, si disse. Quasi una vecchietta, ormai.
Si girò ed entrò nella vasca immergendosi piano nell'acqua spumosa.
Vi rimase a lungo, ricordando le molte volte che Tony l'aveva assistita anche in quel frangente. Risentì le sue mani su di lei, attente, rispettose, ma dolcissime e insistenti. Ad occhi chiusi si disse che doveva ammetterlo almeno con se stessa: Tony la turbava, i suoi sensi non erano morti...ma lei aveva sempre reagito e imposto a se stessa dei limiti invalicabili.
Si frizionò, aprì lo scarico ed uscì dalla vasca scendendo sul tappeto, si avvolse nell'accappatoio bianco e blu e andò in soggiorno.
Aveva voglia di fumare, ma faceva troppo freddo per uscire in giardino. Dischiuse le imposte di una finestra, si portò il pesante portacenere di cristallo sul tavolino accanto ed accese una sigaretta. Fumò tranquilla, espirando piano, gustando la sigaretta, persa nei suoi pensieri.
Non guardò il telegiornale, tornò in bagno per le ultime abluzioni e si infilò sotto le coperte. Prese subito sonno.

La mattina dopo si alzò per tempo, riordinò rapidamente, tolse la vestaglia ed indossò un caldo completo di lana color vinaccia, aveva già infilato le calze, scelse un paio di scarpe a tacco medio, nere, dal ripostiglio dove le teneva e le calzò. Infilò il cappotto nero con il collo di volpe argentata, infilò i guanti di pelle e raccolse chiavi e borsetta. Era pronta. Si guardò allo specchio. Come sempre aveva usato un trucco leggero, un velo di rossetto e due gocce di profumo.
- Neanche avessi da incontrare qualcuno... - mormorò a se stessa nello specchio. Scrollò le spalle ed uscì chiudendo la porta di casa.
In città fece un buon rifornimento di provviste, aveva intenzione di mettersi tranquilla in casa e non muoversi per almeno una settimana.
Giunta a casa, posteggiò l'auto nel garage, salutandola mentalmente. Sarebbero trascorsi giorni prima che le servisse ancora.
Non si cambiò d'abito, ma calzò le pantofole. Cinse in vita un grembiule e preparò un modesto pranzetto che consumò in cucina, come faceva da tempo.
Dopo aver bevuto il caffé, riordinò e poi si diresse all'uscita sul retro della casa; passando davanti allo spogliatoio allungò un braccio e prese un grande scialle di lana che si gettò sulle spalle. Si fermò un momento nello studio per afferrare sigarette ed accendino ed uscì sulla veranda.
Guardò il cielo, era sereno e brillava un pallido sole. Decise di camminare un poco sul prato fumandosi una sigaretta in pace.
Dove sarà Tony? Cosa starà facendo? Erano le domande di sempre, da un bel po' di tempo. Se le rivolgeva e lo vedeva a fianco di Cloe, animato nella conversazione, assorto nella trascrizione delle sue leggende, forse a ballare... perché no? Avrebbe potuto benissimo divertirsi in quel viaggio. Ne aveva ogni possibilità.
All'improvviso era stanca e un dolore molesto le serpeggiava lungo la schiena partendo dalla nuca. Sedette su una panca e si avvolse più strettamente nello scialle. Si girò verso il sole per scaldarsi un poco. Dopo alcuni istanti ruotò la testa, cercando di alleviare la tensione dolorosa alla nuca e al collo. Vi portò le mani, tentando un automassaggio.
Ad un tratto due mani forti e gentili si posarono sulle sue spalle e la voce mai scordata le sussurrò:
- Lascia fare a me, mia signora. -
Restò impietrita dalla sorpresa, poi fece per alzarsi in piedi, ma le mani la trattennero seduta.
- No, mia signora. Non muoverti, ti prego. Lascia che io ti serva. -
Senza fiatare, restò immobile e le mani presero a massaggiarla dolcemente alla nuca, al collo, alle spalle, lungo la schiena.
- Tony... - bisbigliò, senza sapere più in che mondo si trovasse.
Quand'era arrivato? Perché non l'aveva avvisata? Era solo..?
A questo punto fece leva sulla panca con le mani e si alzò in piedi, sottraendosi al tocco che non aveva mai dimenticato. Si girò a guardarlo in viso. Incapace di parlare, rimase a fissarlo in silenzio.
Lo vide abbronzatissimo e, ai suoi occhi, più bello che mai.
Guardò alle sue spalle. Non vide nessuno dietro di lui e neppure sulla porta della veranda, rimasta socchiusa.
Tony le prese una mano, chinandosi piano la baciò.
- No, non c'è nessuno con me. - affermò, leggendole nei pensieri.
- Sono arrivato ora, avevo la chiave, sono entrato e ti ho cercata.... mia signora. - terminò con un sospiro, e sembrava di puro sollievo.
- Tony... - disse lei ancora. Tossì, si schiarì la voce e gli prese una mano invitandolo in silenzio a sedere con lei sulla panca, e Tony obbedì.
- Come stai? Dov'è Cloe? - chiese alla fine Elena, dei tanti pensieri che le vorticavano nella mente, quello era il più pressante.
Tony la guardava e non parlò subito. Poi, con una lieve stretta alla sua mano, le rispose:
- Cloe è dove deve essere, nella sua casa, nel suo ufficio, comunque nella sua vita. Sta bene, tutto è andato bene ed ora.... ora sono qui. - disse e le sollevò la mano per baciarla ancora.
- Quanto mi sei mancata, mia signora - disse ancora Tony e il suo sguardo la divorava. - Quanto mi è mancata la "nostra" vita! -
- Ma... ma io credevo... - balbettò Elena, sconvolta e felice nello stesso tempo.
- Lascia che lo dica io per te, Elena - intervenne Tony con decisione, - tu credevi o speravi che io mi staccassi da te e mi rivolgessi, magari, a Cloe, alla tua amica Cloe. Non è così? – Il suo tono era fermo e, sotto il suo sguardo consapevole e tranquillo, Elena fremette ma non parlò.
- Per questo mi hai mandato in un lungo viaggio con lei. Forse credevi che sarebbe nato qualcosa tra noi. -
Lei tacque ancora e Tony le sfiorò il viso in una lieve carezza.
- Ti stanno bene gli occhiali, mia signora. Hai trovato d'avere difficoltà alla vista? -
Lei annuì, con forza.
- Sì, sono diventata miope, Tony. Sto invecchiando a grandi passi! -
- No, non per gli occhi che abbisognano di lenti tu invecchi, Elena. Ma solo per il fare quello che il tuo cuore non vuole. Dimmi la verità, non volevi veramente che io me ne andassi, vero? -
Lei sospirò, guardando le loro mani ancora avvinte. Poi si arrese, scosse la testa.
- No, non lo volevo realmente. – ammise sottovoce. - Ma era per il tuo bene, Tony, per il tuo bene! - esclamò in tono appassionato.
- Per il mio bene? - mormorò lui. - Ma se la mia vita è stare accanto a te, servirti, dedicarmi a te, respirare l'aria che tu respiri..! -
- Ascolta... - aggiunse poi e le tirò le mani facendola girare verso di sé.
- Solo io so qual è il mio bene, solo io so quello che vuole la mia anima e non l'avevo avuto mai, fino a quando tu non me l'hai dato. Gli anni vissuti con te sono stati i più felici della mia vita. -
- Tony, no... aspetta, - implorò Elena scuotendogli le mani che stringevano le sue.
- Non ti rendi conto? Con me non hai possibilità di una vita tua, di incontrare una donna da amare, di formarti una famiglia. Inoltre... - si fermò, guardandolo esitante, ma decisa proseguì: - Inoltre tu, giovane uomo, nel pieno vigore della tua mascolinità, hai certamente bisogno e diritto a certe cose che con me non avrai mai. -
Lui tacque, osservandola pensieroso.
- Non le avrò mai, se resto con te? - disse piano. - Forse non le avrò mai, ma se a me sta bene così? Se io ti assicuro che sono felice con te per quello che mi dai, per la possibilità di appagare la mia profonda aspirazione? Non credi proprio che per me il resto sia molto secondario? -
- Ma non vuoi una donna tua, un amore, una famiglia, una casa tua? - gli chiese, nello sforzo di fargli capire che voleva rinunciare a qualcosa d'importante, di troppo importante...
Con un sorriso lui scosse il capo.
- Se tu mi tieni con te, ho tutto quello che desidero dalla vita. - affermò con pacata sicurezza.
- Pensaci, Tony. - lo implorò ancora Elena. - Non vedi la grande differenza di età fra di noi? Io non posso passarci sopra e non ti darò mai altro che la possibilità di essere il mio amico-servitore. Puoi veramente accontentarti di questo? Per sempre? -
Lui l'aveva fissata e lei vide un fuoco bruciare nei suoi occhi scuri.
- Io sì. - le rispose, - e tu? Sei sicura? - Poi, prima che rispondesse riprese:
- E sappi che non mi importa nemmeno di quello che può dire la gente, vedendoci insieme. Lo dico perché so che tu invece te ne preoccupi. -
- Certo! - reagì lei, - ora sono in pensione e... -
- Davvero? E io resterò a casa dal lavoro o me ne cercherò uno diverso, che mi dia maggiore libertà di stare con te, di venire con te dovunque andrai! -
- Ma ci pensi? - le veniva da piangere di fronte alla sua caparbietà - La vecchina e il giovanotto! Ecco quello che diranno, se sarai sempre con me. Ti sarebbe davvero indifferente? -
- Tu ti sottovaluti, Elena... - disse allora lui fissandola fermamente in volto. - E sottovaluti anche me. Cosa ti fa pensare di avere l'aspetto d'una vecchia e che io sia così maledettamente giovane? -
Sospirò profondamente.
- Non litighiamo... - soggiunse. - Il futuro non è del tutto nelle nostre mani. E io ora sono esattamente dove voglio e volevo essere: vicino a te. A casa. -
Si lasciò scivolare in ginocchio davanti a lei e posandole la testa in grembo, disse distintamente:
- Dimmi... dimmelo che sono tornato a casa. Che ora sono a casa. - la sua voce vibrava ed Elena, con gli occhi colmi di pianto, sussurrò:
- Sì, sei a casa, Tony. Sei tornato a casa, dalla tua signora! -
E, posata una mano sulla sua testa china, gli tese l'altra offrendola al suo bacio fremente.






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F i n e




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