"Sconosciuto e' qualcuno
che aspetta di diventare Amico"

 
Dio Vi Benedica!



in
  
Questa e' una Comunita' Cattolica di ACCOGLIENZA
nello spirito del R.n.S.

APERTA A TUTTI


NB: Tutto il materiale usato per la costruzione di questo sito e' stato preso in giro qua e la' sul web, qualora qualcuno si accorgesse che sono state involontariamente violate in qualche occasione norme sul copyright, basterà mandare una mail all'Amministratore
segnalando il materiale che non doveva essere usato, il quale sara' immediatamente rimosso.
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA NAVE CHE CANTAVA - romanzo di fantascienza - di Anne McCaffrey

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2011 20:33
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 3.514
Sesso: Femminile
09/09/2011 14:47

MISSIONE DRAMMATICA - 4





Helva abbassò l’audio, felice, perché adesso tutta l’apparecchiatura installata per alimentare gli embrioni veniva rimossa: ma era meno felice delle battute che i tecnici le rivolgevano di tanto in tanto, e degli inevitabili danni che il loro lavoro stava causando alla nave.
Persino la cabina del pilota mostrava i segni di una lunga occupazione, eppure Kira Falernova era una ragazza molto ordinata. Helva non voleva tornare a Regulus per mostrare quegli ambienti in disordine al compagno che le avrebbero assegnato. Si confidò con l’altra nave-cervello che era posata accanto a lei, sullo spazioporto di Nekkar.
“Che sciocchezza, Helva,” rispose Amon, il TA-618, con un tono un po’ piccato. “Come fai a sapere che il tuo prossimo compagno avrà i tuoi stessi gusti? Lascia che si arrangi da solo... o da sola. Helva, se non adoperi il buon senso non riuscirai mai a riscattarti: finirai per spendere tutto il tuo credito in riparazioni e manutenzioni. E non capisco perché hai tanta fretta di trovarti un nuovo braccio.”
“La gente mi piace.”
Amon grugnì. Da quando era atterrato, aveva continuato a lamentarsi con lei dei difetti del suo ‘braccio’. Helva ricordava che Amon e Trace erano insieme da quindici anni, e tutti dicevano che quello era il periodo critico di un lungo abbinamento.
“Quando avrai avuto a bordo tutti i compagni che ho avuto io, ti sentirai meno filantropa. E quando sai già in precedenza quello che il tuo compagno sta per dire... bene, ti garantisco che è insopportabile.”
“Kira Falernova ed io siamo state insieme per tre anni nella nostra Missione Cicogna...
“Non vuol dire nulla. Tu sapevi che era una missione temporanea, e questo ti ha aiutata a sopportare tutto. Ma quando sai che devi tirare avanti per venticinque o trent’anni...”
“Se Trace è cosi insopportabile, chiedi un altro compagno,” disse Helva.
“Per dover pagare una penale, oltre a quello che devo già pagare?”
“Scusami, non ci pensavo.” La sua risposta non era stata molto diplomatica. Le riparazioni e la manutenzione, soprattutto sui mondi fuori mano, costavano carissime. Amon era andato a incappare in una tempesta di detriti spaziali e aveva dovuto farsi rifare mezza prua. I Mondi Centrali avevano affermato che la colpa era stata sua, perché era finito in quella tempesta per negligenza, e perciò avevano rifiutato di accollarsi le spese.
“E poi, se chiedessi un sostituto,” continuò acido Amon, “dovrei accettare quello che mi rifilano, senza diritto di rifiutarlo.”
“Anche questo è vero.”
“E poi non mi sono arricchito con i premi dei riconoscenti nekkaresi.”
Helva represse la tentazione di rispondergli male, e dichiarò dolcemente che tutto si sarebbe aggiustato. Amon voleva un ascoltatore comprensivo, non un consigliere.
“Dai ascolto a chi è in circolazione da più tempo di te, Helva,” continuò Amon, raddolcito dalla sua contrizione. “Accetta tutte le missioni da sola che ti propongono. E rastrella premi più che puoi! Allora sarai nelle condizioni di imporre la tua volontà... Oh, eccolo che arriva!”
“Sembra che vada di fretta.”
“Chissà cosa gli ha preso,” osservò acido Amon; Helva si chiese fino a che punto fosse veramente colpevole quel Trace. Spesso anche le navi-cervello avevano un caratterino...
In quel momento, Helva captò la voce di Trace sulla banda nave-a-nave.
“Amon, amico mio, ce ne andiamo. Dobbiamo tornare subito alla base di Regulus. Ho appena saputo...”
La comunicazione fu interrotta.
Era tipico di Amon fare l’egoista quando c’era in giro una buona notizia, e Helva non si offese. Buona fortuna a lui, pensò, mentre lo guardava decollare. Se avesse avuto una buona missione e un ricco premio, avrebbe potuto pagare il suo debito; e forse avrebbe risolto anche i problemi dei rapporti con il suo braccio: Trace era sembrato un tipo simpatico, quando era venuto a far visita a Kira e ad Helva il giorno del loro arrivo su Nekkar. Ma Amon aveva fatto il dispettoso a troncare la comunicazione, eh? Bene, se l’aveva saputo Trace, allora la notizia doveva essere arrivata per raggio.
“Controllo di Nekkar, qui H-834 che chiama.”
“Helva? Stavo appunto per chiamarti io. La squadra a terra ti ha trattata bene? Se vuoi qualcosa, non hai che da dirglielo,” rispose affabilmente l’operatore. E pensare che, dopo il disastro che aveva colpito Nekkar, avrebbero avuto tutti il diritto di essere più inaciditi di Amon.
“Puoi dirmi perché il TA-618 è partito in fretta e furia?”
“Sì, credo di sì. Hai mai saputo chi ci sta nel sistema qui vicino, vero? Ho sempre detto che in una galassia c’è posto per tutti. Ma chi va a pensare che della gente... chiamiamola gente... voglia sentirsi qualche commedia arcaica? Non ti sembra assurdo?” L’uomo ridacchiò.
Helva pensò, esasperata, che Amon perdeva le staffe perché sapeva sempre in anticipo quello che stava per dirgli il suo compagno. E lei invece, si stava arrabbiando proprio perché non riusciva a immaginare quello che voleva dire l’operatore di Nekkar.
“Bene, ma non mi hai ancora detto quello che hai saputo,” esclamò, interrompendo le divagazioni del suo interlocutore.
“Oh, scusa. Credevo che voi navi aveste orecchie... Le voci corrono. Di solito le mie fonti sono attendibili, e questa notizia mi è arrivata da due fonti, come ho spiegato al Pilota Trace. Una nave in esplorazione a Beta Corvi ha registrato un’emissione regolata di energia. Hanno individuato l’origine sul sesto pianeta che, pensa, ha un’atmosfera d’ammoniaca! Mai saputo che esseri ragionevoli si sviluppassero in un ambiente simile, e tu?”
“Mai sentito. Continua, ti prego.”
“Bene, prima che l’equipaggio potesse inviare una sonda per valutare l’aria.., ah, ah! Aria, davvero!”
“Pensa che quello che respiriamo noi potrebbe essere velenoso per loro,” suggerì Helva.
“Oh, verissimo! Comunque, prima che l’equipaggio potesse mandare una sonda, i Corviki hanno sondato loro. Cosa te ne pare?”
“Affascinante. Pendo dalle tue labbra.”
“Bene, quelli della nave mandata in esplorazione sono in gamba. Non sì sono lasciati scappare l’occasione. Hanno offerto ai Corviki di scambiare informazioni scientifiche, e li hanno invitati a partecipare alla Federazione dei Mondi Centrali. Ehi,” fece l’uomo, interrompendosi per riflettere. “Come avranno fatto a capire che erano abbastanza civili per entrare a far parte della Federazione se non avevano neanche sondato la superficie del pianeta?”
“Se i Corviki hanno potuto mettersi in contatto con la nostra nave, e se emettono energia regolata, è ovvio che sono progrediti quanto noi se non di più.”
“Oh, non ci avevo pensato.” L’uomo rifletté un momento, poi riprese: “Bene, comunque noi abbiamo qualcosa che loro vogliono,” e assunse un tono compiaciuto. “Il Teatro!”
“Il teatro?”
“Esattamente. Credo che sia un po’ difficile creare un’arte in un pianeta dall’atmosfera di ammoniaca. Comunque, hanno deciso che ci riveleranno certi sistemi per produrre l’energia, che a noi servono, in cambio del nostro antico teatro.”
“Lampade nuove in cambio di lampade vecchie?” mormorò Helva.
“Cosa?”
“Oh, è la vecchia favola di Aladino. Comunque, questo non spiega perché TA sia partito così di furia.”
“Oh, è presto spiegato. Stanno arrivando chiamate in tutto il settore, perché voi navi ritorniate alla base. Ehi, dato che tu sei la nave che canta, dovrebbe essere proprio roba per te.”
“Può darsi,” temporeggiò Helva. “Ma aspetto che mi assegnino un nuovo compagno: e non manderebbero mai una coppia non affiatata in una missione così importante.”
“Vuoi dire che non ti va? Trace ha detto che c’è un premio triplo, e che tutte le navi col cervello a posto ci si butteranno a pesce.”
“lo ho il cervello a posto, ma per me c’è qualcosa di più importante di un premio triplo.”
Il silenzio dell’operatore fu più eloquente di qualunque commento. Per fortuna il canale del raggio si riscaldò, ed Helva si scusò, per ascoltare.
La trasmissione incominciò con un codice di missione: Helva accese il registratore. Doveva procedere direttamente per Duhr III, sulla rotta per Regulus. Allo spazioporto dell’ Università, Molo 24, doveva raccogliere quattro passeggeri, e poi procedere senza ulteriori indugi verso la base.
“Se quelli erano ordini, mia signora,” disse l’operatore non appena Helva ritornò sul suo canale, “posso darti subito via libera per il decollo.”
“Non ancora, amico mio. Devo ospitare qualche passeggero, e non voglio avere l’aria d’una nave barbona. Prima avevi detto che se volevo qualcosa...”
“Sì, si, e ogni promessa è debito!” le assicurò il nekkarese.

Helva sfrecciò verso Duhr III, ad una velocità che sarebbe stata intollerabile per un passeggero umano, con le stive e le cabine lucide e scintillanti, e cuccette per umani adulti sistemate nel posto in precedenza occupato dagli embrioni.
Helva, ripensando ai commenti acidi dì Amon, aveva convinto il capo operaio a fare qualche aggiunta chimica alle vernici, i verdi teneri della cabina del pilota erano stati impregnati di pomice di Thuban, in modo che, cambiando il tono di luce, Helva avrebbe potuto modificarne le sfumature per adattarle a qualunque personalità. Aveva fatto dipingere la cambusa di un arancione carico, un colore che metteva sete, ma che era calcolato apposta per indurre la gente a mangiare in fretta e ad andarsene. La cabina principale era bianca, sfumata d’azzurro, e le altre erano celesti e beige. Il guaio di Amon, pensò, stava nel fatto che non sapeva servirsi del proprio cervello. O magari, si disse, tollerante, non aveva pensato di usare la cromopsicologia sul suo compagno. A lei avevano insegnato che toccava al socio permanente cercare di adattarsi.
Una volta preparate le vernici, il lavoro non aveva richiesto molto tempo, perché gli operai nekkaresi s’erano rivelati efficientissimi. Adesso era in forma smagliante, e non avrebbe dovuto vergognarsi di fronte ai suoi passeggeri. Era abbastanza ansiosa: era sempre stimolante conoscere gente nuova. E nuovi compagni, aggiunse, con fermezza. Comunque, il prezzo del trasporto dei suoi passeggeri avrebbe ripagato la riverniciatura, quindi poteva ignorare il consiglio di Amon.
Amon voleva saldare il suo debito, eh? Si chiese Helva mentre si lanciava verso Duhr. Bene, anche una nave-cervello doveva avere un incentivo. Controllò pigramente il proprio debito e fu piacevolmente sorpresa quando scopri che si era di molto ridotto.
Straordinario! Se avesse continuato con un ritmo anche pari alla metà di quello attuale, come nave senza ‘braccio’, avrebbe potuto riscattarsi entro tre anni. Dopo soli dieci anni di servizio sarebbe stata padrona di se stessa? Non le sembrava possibile. Amon era in servizio da centocinquant’anni e si lamentava dei propri debiti. Era un tipo incontentabile, però, e lei poteva fare una certa tara su quelle lagnanze. E c’erano numerose navi ‘libere’. La YG-635, della classe di Amon, era libera: lavorava per la Federazione dello Scorpione, ed era stata modificata per adattarsi all’ambiente.
Helva aveva avuto alcuni colpi di fortuna, Il premio per la tragica missione a Ravel era il prezzo del sangue, anche se figurava al suo attivo. Aveva ricavato un buon premio per la missione ad Annigoni. E, anche se era stata abbinata a Kira nella Missione Cicogna per conto di Nekkar, Helva aveva incassato paga doppia, perché Kira era stipendiata dall’ARC.
L’incidente di Alioth le aveva portato un altro credito per avere ritrovato la 732, e i nekkaresi avevano dimostrato la loro gratitudine in modo più che soddisfacente. Non aveva bisogno di grosse riparazioni, ed era logico, poiché era in servizio da poco tempo: perciò la sua situazione finanziaria era molto rosea, nonostante l’enorme debito iniziale per il suo mantenimento e per l’istruzione.
Ma anche se fosse riuscita ad estinguere il debito, Helva sarebbe rimasta in servizio presso i Mondi Centrali, perché quel lavoro le piaceva. Naturalmente, sarebbe stato molto gradevole poter dire ai Mondi Centrali di andarsene al diavolo, se l’avessero seccata; e poi, avrebbe potuto assumere e licenziare un compagno a seconda dei suoi desideri. Si, valeva certamente la pena di saldare il debito!
Non riusciva a capire perché Amon non voleva pagare la penale per liberarsi del suo compagno, se Trace era così irritante, i Mondi Centrali non rinnegavano le navi indebitate... Beh, comunque la cosa non la riguardava: ma sarebbe stato meglio che ci fosse un ‘braccio’ ad aspettarla a Regulus. lndebitata o no, lei aveva i suoi diritti.
Nonostante la sua velocità, il volo le parve interminabile: non dormiva mai e i cronometri misuravano ore prive di significato. Era condizionata alla compagnia di qualcuno, ormai. A lei piaceva avere accanto un essere umano: lo scambio di idee, persino l’irritazione d’una familiarità sprezzante. Erano tutte esperienze che voleva vivere direttamente, non attraverso gli sfoghi di un vecchio cervello inacidito.

Lo spazioporto di Duhr era parzialmente nascosto da una grande catena montuosa, nell’emisfero nord. All’interno della montagna c’era l’enorme complesso amministrativo del pianeta-università.
Atterrò al Molo 24. si identificò, e il tubo snodato di servizio si agganciò al suo portello. Due uomini attesero che venisse stabilito il collegamento: uno stava appoggiato ad un carrello carico di bagagli, mentre l’altro badava soltanto ad aggiustarsi la tunica.
“Non c’è tempo da perdere, adesso. Sa dove va sistemato il bagaglio?”
Il facchino non si prese il disturbo di rispondere, ma caricò il carrello sulla nave, attraversò la cabina principale e si avviò lungo il corridoio.
“Oh, ma sembra una nave nuovissima,” disse l’altro, guardandosi intorno con aria sorpresa. Si fermò a ispezionare la cambusa, poi guardò negli armadi e nei cassetti. “Dov’è la chiave del deposito viveri, su questa nave?” chiese ai facchino, che stava accatastando i bagagli nella cabina.
“Lo domandi alla nave,” disse il facchino. “Non ha notato che è una nave braccio-mente?”
“Oh, santo cielo!” boccheggiò l’uomo. “La prego di scusarmi, signore o signora.”
Helva notò che l’uomo non sapeva dove lei si trovasse, perché lo vide eseguire un inchino circolare.
“Ha provviste a sufficienza per nutrire quattro esseri umani durante il volo fino a Regulus?”
“Si’,,
“Che sollievo! Non sapevamo che tipo di trasporto ci avrebbe fornito, è successo tutto così in fretta. E una nave-cervello! E’ molto lusinghiero, per noi. Lei può regolare la gravità interna durante il volo, vero?” chiese, alzando gli occhi dall’apparecchio che portava al polso e che aveva continuato a consultare.
“Sì, se mi fornisce i dati. Non ho ricevuto istruzioni.”
“Non ha ricevuto...” L’uomo si mostrò preoccupato. “Oh, ma doveva averle. Doveva... No, mi scusi. Veramente il Solare aveva chiesto... Beh, dato che lei può modificare la gravità, non è un problema”
‘Povera me, un altro stupido,’ gemette Helva fra sé.
“Se vuole indicarmi la gravità richiesta..”
Dalla galleria del molo giunse un suono dì applausi e di acclamazioni. L’uomo guardò allarmato in quella direzione.
“Stanno arrivando. Glielo dirà il Solare, o la signorina Ster, la sua assistente medica. Deve prepararsi per partire immediatamente, lo sa?”
Il facchino riattraversò la cabina principale, e rivolse un allegro saluto alla colonna di Helva. “Tutti i bagagli a posto per la partenza!”
“Molto bene,” mormorò distratto l’uomo, mentre lo seguiva verso il portello. L’aria accigliata venne sostituita da un sorriso fisso, sul suo volto, mentre il gruppo arrivava.
I primi quattro dovevano essere i passeggeri: indossavano abiti da viaggio. Helva ingrandì la visuale e subito scopri chi era quello che aveva bisogno d’una gravità controllata. Mezza gravità, decise. Quell’uomo camminava con uno sforzo terribile, come se non fosse abituato alla gravità normale. Persino i muscoli del volto gli tremavano per la fatica ed era un peccato, perché era un bell’uomo. Eppure teneva le spalle diritte, la testa alta: era troppo orgoglioso per lasciare che la sofferenza gli togliesse la dignità. lncuriosita, Helva badò appena all’altro uomo e alle due donne che l’accompagnavano.
L’ufficiale di porto si scostò in fretta, mentre un uomo anziano, dalla tunica ornata di distintivi accademici, tendeva la mano verso la bellissima donna che gli stava accanto.
“Ecco il tappeto magico che la porterà alla Base di Regulus. Posso dirle che è stato un grande piacere, Ansra Colmer? Ufficialmente, l’Università di Duhr le è grata per avere accettato di interrompere questa visita con il Solare Prane per concedere ai nostri studenti la gioia di godere della sua arte. La sua Antigone era veramente ispirata. Il suo monologo di Phorus II mi ha fatto apprezzare per la prima volta il gioco vitale del colore, dell’odore e del ritmo. Lei è un’esponente estremamente versatile della sua arte, e sono certo che presto riceverà il titolo di Solara che le spetta.”
Il sorriso sul volto composto di Ansra Colmer si irrigidì lievemente; nei suoi occhi scintillanti non c’era il minimo scintillio di umorismo.
“Lei è troppo buono, Rettore, soprattutto perché Duhr ha il suo Solare,” e si girò verso l’uomo che soffriva per la gravità. “Come potete separarvi da lui?” e, senza aspettare risposta, entrò nella cabina principale. Helva notò che la sua espressione, ora che volgeva le spalle agli altri, era d’odio e di furore represso.
Il Rettore si schiarì la voce, come se capisse anche troppo bene, e si inchinò gravemente al Solare.
“Davvero non vuole ripensarci, Prane?”
“I Mondi Centrali hanno bisogno dì me, Rettore. E’ mio dovere accettare; e spero che i meriti che potrò acquistare si rifletteranno anche su di lei, per la sua cortesia.” La voce di Prane era ricca e risonante: la voce di un attore esperto.
Solo l’udito esercitato di Helva poteva notare un senso di vuoto, nei suoi toni.
“Il Solare Prane ritornerà trionfalmente dopo avere compiuto la sua missione,” disse l’altro passeggero. “Grazie alle cure della signorina Ster.”
“Ben detto, Davo Filanaser,” fece cordialmente il Rettore, e si voltò a stringere la mano alla giovane donna che stava accanto a Prane.
Helva era affascinata dalle sfumature di quella scena di commiato. Non sarebbe stato un viaggio noioso, questo era certo.
“Non dobbiamo trattenere troppo il pilota,” disse il Solare Prane. Con un sorriso di scusa, salutò la folla che sospirò e sparse addirittura qualche lacrima poi entrò a ritroso nel portello sorretto dal braccio della signorina Ster.
L’uomo che si chiamava Davo Filanaser si mise in fila con gli altri, salutò e sorrise a sua volta. Prane girò il capo verso la giovane donna, e mosse le labbra. Benché parlasse sottovoce, Helva lesse dal movimento della bocca quello che stava dicendo.
“Non lo sopporto più, Kurla. Dì al pilota di chiudere il portello.”
Helva attivò immediatamente il portello.
“Aiutami, Davo!” gridò Kurla, mentre la folla scompariva. Passò un braccio attorno alla vita del Solare, che stava per crollare sul pavimento.
“Sciocco!” brontolò Davo, ma si affrettò ad occuparsi di Prane con premura sincera.
“Sto bene, sto bene,” insistette Prane, con un rauco sussurro.
“La festa d’addio è stata una stupidaggine, nelle tue condizioni, e in gravità piena,” dìsse Kurla.
“L’eroe deve avere un commiato da eroe,” mormorò Ansra Colmer. Il sorriso con cui si voltò a guardarli era sincero, sinceramente maligno; i suoi occhi brillavano di piacere.
“L’eroe non è ancora morto, Ansra,” rispose il Solare in tono di sfida. Scostò Kurla e Davo, e lentamente attraversò la cabina.
“Sbagliato, Ansra,” fece Davo, seguendo il Solare. “L’ironia di Ansra mi ridà forza,” ridacchiò il Solare, ed Helva era disposta a giurare che fosse proprio vero. Ma l’assistente medica del Solare non era d’accordo.
“Basta così,” disse, con impersonalità professionale, Passò un braccio attorno alla vita di Prane e lo sorresse, guidandolo verso la cuccetta. “Il materasso dovrebbe essere antiurto,” disse, scostando la coperta. “Bene”. Aiutò il Solare a sdraiarsi, poi si tolse dalla tasca un registratore medico e incominciò a controllare, con aria distaccata.
Helva sbirciò i quadranti, perplessa. La tensione cardiaca non era eccessiva, anche se il polso era troppo rapido. La pressione sanguigna era bassissima per un uomo sotto tensione, e altissima per un uomo abituato alla bassa gravità, I dati più preoccupanti li dava l’elettroencefalogramma. Prane tremava per la reazione allo sforzo muscolare: sdraiato, appariva vecchio e stanco.
“Cos’hai intenzione di darmi, Kurla?” chiese seccamente, quando la vide preparare uno spray intravenoso.
“Un rilassante...”
“Niente sedativi e niente blocchi. Lo proibisco.”
“L’assistente medica sono io, Solare Prane,” disse lei, in tono fermo.
Con mano tremante, l’uomo l’afferrò per il polso. Kurla Ster lo guardò negli occhi.
“Non puoi sopportare la partenza senza un sedativo, dopo esserti affaticato alla festa...”
“Vada per il rilassante, Kurla, ma nient’altro. Quando saremo nello spazio, il pilota regolerà la gravità.”
Era una lotta fra due volontà, e Davo stava a guardare, interessato. Stranamente, Helva notò che Davo era dalla parte di Prane, perché sospirò quando la ragazza ripose le altre fiale e iniettò un solo medicinale.
“Dov’é il pilota?” chiese Kurla a Davo, uscendo dalla cabina e chìudendosi la porta alle spalle.
“Pilota?” ripeté Ansra Colmer, dondolandosi sulla poltrona. “Ero troppo preoccupata ad adorare il profilo classico del Solare per ascoltare quello che ci hanno detto?”
“Oh, per l’amore del cielo, Ansra, rinfodera le unghie. Stai diventando noiosa,” disse Davo, spingendo Kurla verso un sedile, con un sorriso d’avvertimento. “Questa è una nave-cervello, Kurla. Non occorre nessun pilota, basta che ci sediamo, e si parte.”
“Signorina Colmer, se lei...”
E zitta,” disse Davo a Kurla, in tono deciso. “Prima ce ne andiamo, e meglio sarà per Prane, chiaro?”
Kurla si azzittì, ma era ancora insoddisfatta. Per aggravare le cose, Ansra Colmer sorrise trionfalmente della sua capitolazione
“Possiamo andare,” disse Davo, voltandosi verso Helva.
“Grazie, signor Fillanaser, e benvenuti a bordo dela XK-834,” disse Helva, assumendo un tono impersonale. “Allacciatevi le cinture di sicurezza. Signorina Ster, posso chiederle se il Solare Prane soffrirà alle normali velocità di partenza?”
“No, poiché è sdraiato su un materasso antiurto.”
“Ed è imbottito di droghe,” aggiunse malignamente Ansra.
“Il Solare Prane non è sotto l’effetto di nessun sedativo,” scattò Kurla, cercando di alzarsi: ma fu bloccata dalla cintura.
“Ansra, lasciala in pace! Prane non prende droghe, non le ha mai prese!”
“Sto ricevendo istruzioni per il decollo,” mentì Helva per impedire un altro scambio di battute. Poi diede una sbirciatina a Prane. Era sdraiato sul materasso antiurto, ma il decollo gli avrebbe dato dolori insopportabili. Decise che una partenza rapida lo avrebbe fatto soffrire per meno tempo di un’accelerazione graduale. Accumulò energia, e dopo un attimo lo vide svenire per il dolore.
Non appena fu libera dall’attrazione di Duhr e sulla rotta per Regulus, interruppe la spinta e persino la lieve rotazione che di solito manteneva per i suoi passeggeri. Prane era privo di sensi, ma il suo respiro era regolare.
“Devo andare da lui,” stava dicendo Kurla nella cabina principale.
Helva la guardò; e la vide appiattita contro una parete. “Muoviti adagio,” le stava dicendo Davo. “Dovresti essere abituata alla mezza gravità, e dovresti sapere che un’azione violenta comporta una violenta reazione.”
“Il Solare Prane è svenuto prima della spinta massima, signorina Ster,” riferì Helva. “Ma sembra in buone condizioni.”
“Devo andare da lui,” insistette Kurla. “ha le ossa così molli.”
‘Un problema ortopedico?’ pensò Helva. ‘E lo mandavano nello spazio? Ma erano impazziti?’
“Devo riportare la gravità? La rete antiurto…”
“No, no!” protestò Kurla.
“Se credete che io sia disposta a fare tutto il viaggio fino a Regulus in condizioni d’imponderabilità, vi sbagliate tutti quanti,” disse Ansra, rannuvolandosi.
“Più a lungo lui rimane in condizioni di imponderabilità e...”
“Peccato,” ritorse Ansra. “Ma so quello che succede a me, in simili condizioni. E non voglio...”
“Hai i muscoli flaccidi, cara?” sogghignò Davo. “Devi abituarti all’ìmponderabilìtà. Visto che ascolti così attentamente le istruzioni, saprai anche che la compagnia reciterà in condizioni d’imponderabilità. Quindi abituati.”
“Ho anche sentito dire che avrebbero trasferito le nostre menti. E adesso quello che ci va di mezzo è il mio corpo.”
E quello che deve riposare è il corpo del Solare Prane,” ribatté Kurla, cercando di dirigersi verso la cabina. “il regista della compagnia è lui.”
“Veniamo a un compromesso,” disse Davo. “Teniamo mezza gravità quando siamo svegli, e l’imponderabilità quando dormiamo, al sicuro dentro le reti.”
“E’ possibile?” fece Kurla, speranzosa.
“Mezza gravità ti va bene?” chiese Davo ad Ansra, con un inchino beffardo.
“Prane non durerà, neanche in condizioni d’imponderabilità,” disse lei con una smorfia, mentre ascoltava la porta della cabina chiudersi alle spalle di Kurla. Si slacciò la cintura, si raggomitolò sulla poltrona, voltandosi verso Davo. “Non so perché ti ostini a difendere un moribondo. Non discutere: anche il suo cervello ne risente. Lo so. Non dimenticare che lo conosco bene,” proseguì, con un sorriso allusivo. “Ed è la sua mente che deve venire trasferita.” Di colpo, il suo atteggiamento cambiò. “Non hai mai pensato che potresti essere qualcosa di più della spalla di Prane, Davo?”
Helva studiò attentamente l’uomo: aveva creduto che fosse un amico o un assistente di Prane, non un attore. Non aveva il manierismo professionale degli altri due. “Hai un’ottima reputazione come attore classico,” stava dicendo Ansra. “Perché continui a lasciarti dominare da Prane?”
Davo la fissò per un attimo, poi sorrise, tranquillo. “io rispetto Prane Liston professionalmente e personalmente...”
Ansra sbuffò.
“Hai continuato ad aiutarlo: hai tenuto le lezioni per lui, mentre lui sperimentava in caduta libera! Ah! Lo coprivi perché la plebe non scoprisse le debolezze dell’eroe!”
“I miei moventi sono meno sospetti dei tuoi, hai rimandato una tournée di due mesi per andare a far visita al tuo vecchio amico Prane Liston...”
“La mia visita, Davo, è stata più che opportuna,” ribatté la donna, con un sorriso alla saccarina. “E secondo le istruzioni ricevute, quando una persona viene trasferita nel... come si dice? Ah, nell’involucro vuoto che ci aspetta su Beta Corvi, l’aspetto esteriore non conterà più: conterà la bravura. Ho sempre pensato che non dovevi darti ai classici. Con la tua faccia non potevi fare altro che Jago. Ma su Beta Corvi.., tu potresti essere Romeo,” concluse, e il suo sorriso era diventato abbagliante.
“Ma naturalmente non posso, finché Prane Liston resta il regista e Romeo, eh?” Davo si chinò su di lei, con un espressione insondabile. “Non vuoi credere alla verità, eh, Ansra? E non vuoi credere che Prane Liston non sia più cotto di te.”
“Non è di questo che stavamo parlando,” disse Ansra, con maestosa indifferenza. Davo si limitò a sorridere.
“Hai già in mente un regista tutto tuo, eh? Uno che lascerebbe dominare Giulietta. E con un Romeo riconoscente come me, farai una splendida figura senza fare neppure metà della fatica che ti fa fare Prane. Piantala, Ansra,” fece, spazientito. “Prane riesce sempre ad ottenere da te le interpretazioni migliori, nonostante la tua pigrizia. Ma non è questo che conta, stavolta. Non è in gioco solo la tua reputazione. Non te lo ricordi? I Corviki sono in grado di regolare il periodo di qualunque isotopo instabile. Se i Mondi Centrali potranno avere quelle tecniche, rivoluzioneranno i motori e ci permetteranno di raggiungere le altre galassie…” S’interruppe con una risata beffarda. “Se il nostro spettacolo piace ai Corviki, fra un anno potrai recitare nella Nebulosa Testa di Cavallo, Ansra Colmer. O dovrei dire Solara Ansra?”
“Pensaci bene, Davo,” disse lei, tesa. “io non sono altruista: l’altruismo non rende. Non avrei pensato di accettare questa proposta se non fosse stato per l’apparecchio trasferitore dei Corviki.”
Davo la fissò, intento.
“Davo, che significato credi possa avere per i Corviki ‘Romeo e Giulietta’, una antiquata storia d’amore in una struttura sociale improbabile?”
“Sei ancora più ipocrita di quanto pensassi.”
“Noi creiamo illusioni. E con un Romeo dalla mente sconvolta, sarebbe tutto inutile, senza quei trasferitori. Se quell’arnese può funzionare in un’atmosfera di ammoniaca, può funzionare dovunque. E può aprirci dimensioni nuove, in quanto a pubblico...”
“Con la Solare Ansra come diva del nuovo sistema?” chiese Davo.
Helva si chiese se lui aveva capito la fallacia dell’argomento della donna.
“Perché no? Non occorre essere un medico per capire che Prane sta morendo. E’ così debole che si scioglierà sotto la pressione. Ha le ossa della testa così molli che...”
“Le ossa, si: ma non il cervello,” scattò Davo. “E io mi ricordo bene quello che gli devo; morto o moribondo, sarò sempre dalla sua parte. Ricordatelo, Ansra Colmer. E se non la pianti di punzecchiare quella brava ragazza, se non mi dimostri che sei disposta a filare diritto, ti farò protestare. La posta di questa missione è troppo alta, e non possiamo permetterci di avere fra i piedi una dissidente. I calcolatori hanno scelto Prane per la sua bravura: nonostante le sue condizioni fisiche, è pur sempre quello che ha le maggiori probabilità di successo. Stai al gioco, Ansra, o passerò al calcolatore qualche informazione aggiornata sul tuo conto.”
Si alzò dalla poltrona con energia eccessiva, e volò contro il soffitto; a fatica, ridiscese e si avviò verso la cambusa.
“Autopilota, cancelli la conversazione fra me e Davo Fillanaser,” ordinò Ansra con voce dura e incollerita. “E’ chiaro?”
“Sì,” rispose Helva, in tono meccanico.
“Eseguisca. Che cabina mi è stata assegnata?”
“La numero due.”
Helva segui con lo sguardo l’attrice che avanzava nel corridoio, eretta ed ancheggiante, e si sentì soddisfatta di avere provveduto a far risistemare la nave su Nekkar.




Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:44. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com