"Sconosciuto e' qualcuno
che aspetta di diventare Amico"

 
Dio Vi Benedica!



in
  
Questa e' una Comunita' Cattolica di ACCOGLIENZA
nello spirito del R.n.S.

APERTA A TUTTI


NB: Tutto il materiale usato per la costruzione di questo sito e' stato preso in giro qua e la' sul web, qualora qualcuno si accorgesse che sono state involontariamente violate in qualche occasione norme sul copyright, basterà mandare una mail all'Amministratore
segnalando il materiale che non doveva essere usato, il quale sara' immediatamente rimosso.
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA NAVE CHE CANTAVA - romanzo di fantascienza - di Anne McCaffrey

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2011 20:33
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 3.514
Sesso: Femminile
09/09/2011 20:10

LA NAVE E IL SUO COMPAGNO - 6



Mentre volava a una velocità che un essere umano non protetto non avrebbe mai tollerato, Helva pensava felice che adesso aveva pagato il suo debito. Era libera, e libera di scegliersi finalmente un braccio, un compagno per andare dovunque lei avesse voluto. Poteva scegliere chi voleva. Poteva...
Poteva scegliersi qualcuno che non fosse un solito braccio sfornato dall’Accademia. Ma... C’era un problema. Se i compagni addestrati apposta per diventare compagni d’una nave-cervello potevano essere limitati, con la testa imbottita di regolamenti, gli altri umani, in generale, provavano un senso di ripugnanza o di terrore superstizioso al pensiero di un altro essere umano chiuso in una bara d’acciaio e collegato alla nave da circuiti elettronici. Erano ben pochi quelli che la consideravano una persona, un essere umano dotato di intelligenza, di pensiero, di sentimenti.
Jennan era stato uno dei pochissimi... Theoda era stata troppo immersa nel suo dolore per stabilire con lei un vero legame umano. E Kira Falernova, che era rimasta con lei per più di tre anni, era stata una cara amica, ma niente di più. In realtà, l’unico umano mobile vivente che la considerava una creatura umana era Niall Parollan.
Era rimasto per tre giorni inchiodato al suo posto, per rintracciarla, quando avrebbe potuto benissimo passare l’incarico ad un altro.., anche se questo non cancellava il fatto che era un tipo capace di insultarla e di prenderla in giro.
Helva ridacchiò, augurandosi che qualcuno avesse scoperto Niall mentre russava, scomodamente seduto davanti all’apparecchio. ‘Peccato che sia un ometto,’ pensò, se fosse stato più alto, avrebbe potuto diventare un buon braccio. Perché poi i Mondi Centrali badavano tanto alla statura dei piloti? Un cretino come Teron poteva diventarlo e Niall no? Se Parollan era scarso di statura fisica, in compenso aveva energia e abilità da vendere. Anche troppo, magari.
“Scemenze,” disse Helva. Quella parola echeggiò nelle cabine vuote. “Beh, chissà se è rimasto sveglio abbastanza per registrare il mio divorzio.”
Non se la sentiva di pensare a quello che lui le avrebbe detto in proposito. Ricordava benissimo il tono furibondo con cui aveva cercato di dissuaderla dall’accettare Teron.
“Come nave sei in gamba, ma come femmina sei una stupida!”
Bene, ma la collaborazione con Teron era stata un disastro: lei avrebbe potuto ribattere l’ironia di Parollan. Se Teron non fosse stato quell’insopportabile maniaco dei regolamenti, non avrebbe lasciato salire a bordo lo Xixon, e lo Xixon non li avrebbe rapiti. E lei non avrebbe potuto guadagnarsi i premi che le bastavano per sdebitarsi completamente.
Era un grande successo, essere libera dopo pochi anni di carriera: il sogno di tutte le navi-cervello. E adesso? Aveva bisogno di un braccio scelto da lei, e aveva bisogno di una meta, d’una destinazione.
“Potrei andare fino alla Nebulosa Testa di Cavallo,” disse, a voce alta, godendosi quelle parole. Ma quelle parole le riportarono il ricordo di Jennan... dì Jennan che prometteva che un giorno sarebbero arrivati insieme fino a quella nebulosa...
E Jennan riposava nel cimitero della Base di Regulus, e con lui erano stati sepolti tutti i sogni di Helva. Era inutile andare da sola fino alla Nebulosa Testa di Cavallo...
Per scacciare quei pensieri, cominciò a fare calcoli. Oh, avrebbe potuto riuscirci. La sua pila era nuova, e avrebbe potuto arrivare alla Nebulosa in... in cento anni standard, mantenendo la sua velocità massima. Ma poi? Aveva bisogno di qualcuno con cui festeggiare la vittoria, altrimenti a che sarebbe servito?
Adesso Helva capiva perché molte navi delle classi più vecchie spesso decidevano di morire senza una ragione apparente. E si chiese perché mai la libertà le fosse sembrata una condizione invidiabile. Lei era libera.., ma che importanza aveva?
La banda nave-a-nave cominciò a sibilare, spezzando i suoi pensieri.
“Helva, qui è la Quattrocentoventidue!”
“Silvia!”
“Da te accetto il nome. Dicono che ti sei sdebitata.”
“Sì, secondo i miei calcoli.”
“E allora che cos’hai? Non è la fine del mondo: è il principio.”
“Di che cosa?”
“Ehi, l’avventura a Borealis ti ha scosso parecchio.”
“No, no. Ma non mi piace la solitudine.”
“E allora non apprezzi la felicità,” rispose Silvia, cinicamente. “Credevo che fossi felice di liberarti di quel somaro di Teron... Helva, stai attenta. Hai saldato il conto in meno di dieci anni standard. Troppo presto; i Mondi Centrali non ti lasceranno andare.”
“Dici?”
“Senti,” fece energicamente Silvia, “se cercano di fregarti, chiama in causa i Monitori Mutanti o la Società per i Diritti delle Minoranze Intelligenti. Su Regulus ci sono Amiking e Rocco. Amiking è la SDMI, ha la bella uniforme, ma il vero cervello è Rocco. Falli partecipare a qualunque discussione: chiedi un controllo di tutti i costi dal giorno in cui ti hanno tolta dalla culla per metterti nel guscio.”
“Silvia. non credo che ci saranno discussioni sulle cifre. Sono libera, ne sono sicura.”
“E allora, dov’è il problema?”
“Che cosa faccio, adesso?”
Silvia sfrigolò indignata.
“Ma ti rendi conto che i complessi industriali saranno felici di pagarti qualsiasi cifra? Certo, devi stare attenta, con l’industria privata: sono furbi, quelli. Prima di scendere su Regulus, chiama Broley. Un ingusciato di città sa sempre chi è pronto ad assumerti e di chi ti puoi fidare. Bro1ev ti procurerà un ottimo contratto.”
“E un buon braccio?”
“Ricominciamo, Helva?”fece Silvia, disgustata. “Cambia disco.” Prenditi il tecnico che ti serve per una data missione, poi sgancialo. E credevo che per un po’ avresti fatto volentieri a meno d’un braccio.”
“Ne voglio uno che resti con me. Se Jennan. .. »
« Se, se! I se non servono a niente, Helva. Tu sei famosa, ormai: i piloti ti supplicheranno di assumerli. Scegli quello che preferisci. Sicuro, tu e Jennan eravate una splendida coppia. La sua morte è stata una disgrazia tremenda. Ma è morto, lascia che riposi in pace. Trovati un altro compagno, qualcuno alla tua altezza, e non un altro bastardo come quello che hai buttato fuori a urlacci.”
Helva sussultò; Silvia sapeva anche quello.
“E se proprio vuoi un compagno, piglialo giovane e allevatelo tu. L’Accademia li rovina, spesso, ormai dovresti sapere che tipo di braccio non ti va bene. E stai attenta a Railly: è furbo. Cercherà di trattenerti, com’è vero che io sono nel Servizio da quattrocento anni.”
“E perché sei nel Servizio da quattrocento anni Silvia?”
Vi fu un lungo silenzio.
“Non me lo chiedo più, Helva. Alla tua età, stavo quasi per sdebitarmi: poi incappammo in uno sciame di meteoriti, al largo di Saadalsung e... beh, di solito c’è sempre qualcosa d’interessante da fare, per i Mondi Centrali. E anch’io ho avuto compagni buoni e compagni cattivi.” La sua voce si allontanò. “Stai in guardia, Helva. Non venderti per poco!”
Il contatto s’interruppe. Helva rifece i suoi conti, incominciando dai debiti spaventosi della sua infanzia. L’adattamento della pituitaria perché il suo corpo non crescesse più che tanto e il delicato intervento di chirurgia cerebrale che l’aveva fatta diventare una nave erano costati carissimi. Ma siccome la schiavitù non era ammessa, nei Mondi Centrali, organizzazioni di cittadini benintenzionati avevano imposto un sistema di stipendi e di premi che costituiva un incentivo per le persone ingusciate e assicurava loro, alla fine, la libertà.
Ma Helva si rendeva conto che il suo condizionamento era un’arma a doppio taglio: la rendeva felice di essere ingusciata, di dedicare la sua vita al Servizio.., e trasformava la libertà in una beffa. Cosa poteva fare, una nave-cervello, se non continuare come aveva cominciato?
Comunque, adesso era libera. Poteva considerare con calma la situazione, e lasciare che Broley le trovasse un buon contratto indipendente. Si chiese quanto tempo aveva impiegato la FG-602 a concludere il contratto con la Confederazione di Alphecca. Una volta, ai tempi di Jennan, lei aveva incontrato quella nave, ma tanto il braccio quanto la mente avevano ostentato un’aria di superiorità offensiva...
Naturalmente, pensò, poteva trasmettere un annuncio, dichiarandosi disposta a prendere in considerazione una buona offerta. Ma forse era meglio presentarsi prima alla Base di Regulus e assicurarsi che tutto fosse a posto: era opportuno restare in buoni rapporti con i Mondi Centrali, perché avrebbe avuto bisogno dei loro tecnici, per la manutenzione e le riparazioni.
Si accorse di avere rallentato e tornò ad accelerare in direzione di Regulus. Cominciò a preparare l’elenco delle qualità che esigeva nel suo nuovo braccio, e quella meditazione fu così piacevole che il tempo volò. Arrivò nei pressi di Regulus e chiese istruzioni per l’atterraggio.
“Oh, ma è Helva!” Fu Niall Parollan a risponderle.
“Stavi dormendo? O eri in piacevole compagnia?”
“L’uno e l’altro.”
“Come?”
“Dormivo in piacevole compagnia.”
“E a lei non dà fastidio che tu russi?”
“Loro erano troppo sfinite per sentirlo e troppo soddisfatte per fare commenti, cara la mia ragazza.
“Non sono la tua ragazza.”
“Ci terrebbero in tante, a esserlo!”
“Ma come fai a illuderti così?”
Niall ridacchiò, maliziosamente.
“Io scelgo la mia compagnia con giudizio, a differenza di certa gente...”
“E va bene, Parollan. Accuso il colpo. A proposito, sei rimasto sveglio almeno per il tempo necessario per registrare il mio divorzio da Teron?”
“Oh, sì! Ed è stata una grande gioia, per me, metterti in conto la penale.”
“Posso permettermi di pagarla.”
“Lo so.” Inaspettatamente la voce di Parollan si incuupì. “Scendi al Settore Numero Tre, Pista dell’Amministrazione. C’è un comitato dei festeggiamenti che ti aspetta.”
“Per annunciarmi che sono libera, spero!”
Il Cencom non rispose. Se l’era cavata con poco. Niall non l’aveva presa in giro come lei si aspettava. Avrebbe sentito la sua mancanza: era caustico e sgarbato ma...
Mentre si posava sul Settore Numero 3, provò una fitta d’incertezza. Per dieci anni tutta la sua esistenza era stata regolata sulla base della certezza che lei ‘apparteneva’ al Servizio. Adesso avrebbe dovuto cambiare modo di pensare.
Scorse un gruppetto di persone che usciva dalla Torre della Base. Niall Parollan sembrava ancora più piccolo a fianco di quei tre uomini grandi e grossi. Riconobbe la figura massiccia del comandante Railly: era logico che lui venisse a riceverla, data la situazione. Ma gli altri due erano il Comandante Breslaw dell’ingegneria e l’Ammiraglio Dobninon delle Relazioni Estere, e che c’entravano? Forse Silvia aveva avuto ragione: non intendevano mollarla. Avrebbe dovuto chiamare la Doppia M o la SDMI... Decollare non poteva, o avrebbe arrostito quel quartetto di notabili.
Calò l’ascensore e accese gli audio esterni: ma nessuno dei visitatori fece commenti prima di essere arrivato nel portello. Poi recitarono la solita scena delle precedenze. Parollan fece passare cerimoniosamente Railly, poi fissò la colonna di Helva con aria di possesso, e quando la salutò, lo fece come se la stesse dichiarando sua proprietà esclusiva. E quella sfacciataggine la sbalordì.
Dobrinon notò quello strano saluto.
“Signori, ricordiamoci l’educazione!” E sbatté i tacchi, salutando militarmente.
“E la nostra più profonda gratitudine, Helva,” stava dicendo il comandante Railly, ancora sull’attenti. “il suo coraggio e la sua presenza di spirito a Borealis sono già entrati nella leggenda. Siamo orgogliosi, veramente orgogliosi, di averla avuta al nostro servizio.”
Helva notò quel passato remoto e tornò a chiedersi cosa significava l’atteggiamento di Parollan.
“Conosce già Breslaw dell’ingegneria e Dobrinon degli Esteri,” continuò Railly, tranquillamente. Helva si chiese come mai quei due erano venuti da lei, se lei era ormai indipendente.
“Sì, ci conosciamo,” ammise in tono asciutto, e Railly ridacchiò. Indicò agli altri di sedersi. Helva li scrutò attentamente. Parollan le rivolse un rapido sogghigno, prima di accomodarsi, con un braccio appoggiato negligentemente sulla spalliera. Come se avesse intenzione di restare per un po’, pensò acida Helva.
“Non so se le istruzioni l’hanno raggiunta durante il volo, Helva,” disse RaiHy. “ma le modificazioni audiovisive che lei ha suggerite verranno apportate a tutti i nuovi gusci. Nessuno dei suoi compagni potrà più essere privato dei sensi. E tutto questo è merito suo. Nel suo caso, naturalmente, le modificazioni saranno gratuite. E di conseguenza, lei è molto vicina al saldo.”
Alzò la mano, e sorrise benignamente mentre Helva cominciava a protestare.
“Anzi, direi che l’ha superato largamente. Le spetta il premio per il ritrovamento delle navi rapite e la taglia degli spacciatori di droghe.” Railly si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro. Helva si chiese se aveva la coscienza sporca o se cercava di mettere io ordine i propri pensieri per attaccare. In ogni caso, la faccenda non prometteva bene... per lei.
“Quindi, Helva, la Base di Regulus deve considerarla libera,” annunciò lui, con toni stentorei. “Siamo molto orgogliosi di lei. Molto orgogliosi.” E poi abbassò la voce, confidenzialmente. “Anche se è contro i nostri interessi, vorremmo che tutte le navi-cervello si dimostrassero altrettanto efficienti e raggiungessero così in fretta l’autonomia fiscale. In attesa della conferma dei premi che le spettano da parte della Federazione, la Base di Regulus ha ricevuto la richiesta di non considerarla disponibile per nuove missioni.”
“E lei voleva assegnarmene una.”
“Sì, volevamo assegnargliene una,” ammise Railly, con un sorriso paterno. E lanciò un’occhiata a Parollan.
“Allora è inutile perdere tempo a discuterne, eh, Comandante?” fece Helva, nell’attimo stesso in cui Parollan si alzava in piedi.
“Oh, il Comandante non la considera una perdita di tempo, Helva,” disse Parollan, sarcastico. “Naturalmente, se hai fatto altri progetti, sei stata molto gentile a venire fin qui per dirci addio.” Girò sui tacchi e si diresse verso il portello. “Vieni a trovarci, qualche volta.”
“Un momento, Parollan!” fece Railly. Lui riusciva a controllare la propria espressione, ma Breslaw sembrava sull’orlo del panico, e il sorriso di Dobrinon s’era gelato. Qualunque cosa avessero in mente, doveva trattarsi d’una faccenda molto grossa. Helva non si fidava dei trucchi di Parollan, ma Breslaw e Dobrinon erano due specialisti efficienti ed onesti. Ascoltarli non costava niente.
Parollan arrivò al portello e si voltò a salutarla con un gesto della mano.
“Parollan!”
Lui si fermò, con un’espressione di cortese irritazione.
“Che razza di pasticcio mi hai combinato, Parollan?”
“lo? Non ti ho combinato un bel niente.”
Helva ignorò l’esclamazione sbalordita di Debrinon.
“L’avevamo combinato tutti insieme,” ammise Parollan, dopo avere lanciato un’occhiata a Railly. “Cioè, avevano discusso una missione per la TH-834, dopo la tua ultima impresa spettacolosa. Naturalmente, la missione è saltata, per circostanze indipendenti dalla nostra volontà.”
Helva ridacchiò. Niall non aveva rinunciato a punzecchiarla, per la storia di Teron. L’avrebbe presa in giro almeno per vent’anni...
“In via del tutto accademica, e in attesa dell’accredito dei miei premi... vuoi degnarti di dirmi cos’era quella missione?”
“Certamente,” disse Parollan, ritornando indietro. Tornò a sedersi comodamente. “Avevamo deciso di assegnare alla TH-834 la missione a Beta Corvi.”
“Beta Corvi!” Helva represse un fremito di allarme. Poi rise forte. “Teron di Acthion in un involucro corvikiano? In quell’ambiente?”
Niall la guardò ironicamente.
“Tu stessa ci hai detto che Ansra Colmer, appunto perché era così egocentrica, è stata quella che ha sofferto meno del trauma derivato dal trasferimento nell’ambiente di Beta Corvi. Teron è della stessa razza ed evidentemente...”
“Quello non durerebbe un minuto su Beta Corvi, e lo sai benissimo, Niall Parollan!”
La tattica di Parollan l’aveva esasperata. Il suo piano era quasi un piano omicida. E aveva convinto RailIy? Avevano deciso, tutti e due, di sbarazzarsi di Teron?
“Andiamo, Helva,” intervenne Railly. “Non ho mai approvato Teron come suo compagno, se posso permettermi di ricordarglielo...”
“E aveva ragione, Comandante,” disse Helva, con una dolcezza contrita che strappò a Parollan uno sbuffo disgustato.
“E mi dispiace moltissimo, mi creda. Ma per fortuna non è successo niente di irrimediabile.”
“Se non il fatto che adesso Helva è libera,” disse Parollan, con voce inespressiva.
“Esatto,” continuò Railly, con inatteso entusiasmo. “E se Helva non ha altri progetti, forse potremo dimostrarle la convenienza di accettare questa missione, anche se adesso è indipendente.”
Parollan ebbe un sorriso strano, mentre ricambiava lo sguardo del Comandante.
“Si, possiamo provare,” disse Niall, in tono apatico. Dobrinon gli lanciò un’occhiata perplessa e Breslaw sussultò.
“Bene, Helva,” attaccò deciso Railly. “Ha qualche progetto?”
“Non ha trasmesso nessun annuncio,” fece brusco Niall. “Non ha fatto chiamate planetarie, durante il volo di ritorno. E gli informatori non devono avere ancora scoperto che ha saldato il debito. Capita di rado, dopo così pochi anni di servizio.”
“Posso rispondere da sola, Parollan, grazie.”
Gli altri tre lo fissavano sbalorditi. L’atmosfera s’era fatta tesa. Helva non capiva perché Parollan stava cercando di guastare tutto. Aveva certamente le sue ragioni.., ma quali?
“Dunque il mio caro supervisore voleva rimandarmi su Beta Corvi? Questo spiega la presenza dell’ammiraglio Dobrinon. Ma lei, comandante Breslaw? L’ingegneria s’è messa in concorrenza con gli Esteri per assicurarsi i miei servigi?”
“Speravamo di unire le nostre forze, Helva,” fece Dobrinon, dopo una pausa imbarazzata.
“Ci sembrava giusto,” disse Breslaw, “che lei fosse la prima nave a trarre beneficio dalle scoperte derivate dai dati di Beta Corvi che lei stessa ci ha portato.”
Se l’ingegneria era riuscita a stabilizzare gli isotopi...
“E come ne avrei beneficiato?” chiese Helva, tenendo d’occhio Parollan. Era capacissimo di avere inscenato quella commedia, compreso il proprio sfacciato disinteresse, apposta per incuriosirla. Sicuro, lei ci teneva ad avere un motore migliore!
“Appena abbiamo incominciato a studiare le teorie fondamentali,” stava dicendo Bresiaw, “ci siamo subito accorti che consentivano un enorme progresso. I dati dei Corviki rendono possibile il volo intergalattico entro questo decennio... Entro quest’anno!”
Il volo intergalattico? Helva si sentiva eccitata quanto Breslaw. Poteva andare alla... Nebulosa Testa di Cavallo?
“Si possono superare le distanze intergalattiche in una frazione del tempo che sarebbe necessario attualmente,” disse Railly, accorgendosi del suo interesse. “Pensi, Helva, un’energia illimitata, alla lettera! Avrebbe t’occasione di esplorare spazi sconosciuti. Potrebbe scoprire nuovi sistemi, nuove galassie!”
“Un momento!” fece Helva. “Ma se va tutto così bene, perché è necessaria una nuova missione a Beta Corvi?”
Railly fece un cenno a Breslaw, che incominciò a tirar fuori da una borsa cubigrafici e nastri, e li dispose sulla ‘console’.
“Grazie ai dati dei Corviki, possiamo disporre d’una energia illimitata... La potenza d’una stella che esplode. Ma ci sono alcune difficoltà, che i miei uomini non riescono a risolvere. Come vede,” e indicò il primo cubo, mentre batteva le equazioni sui tasti del calcolatore,” gli isotopi possono irradiare energia in cicli, ma invece di avere una perdita, abbiamo un flusso costante. Variando il numero di cicli, è possibile superare la velocità della luce secondo i multipli desiderati. Se lei dovesse arrivare, diciamo, a Mirfak, in due giorni standard, adesso potrebbe arrivarci. Invece di impiegare... quanto tempo?”
“Quattro settimane,” rispose automaticamente Helva, assorta nell’esame di quelle equazioni affascinanti.
“Invece di impiegare quattro settimane. Non è vantaggioso?”
In quel momento, Helva comprese perché era necessaria la nuova missione a Beta Corvi.
“Ma non si può scatenare un’energia così enorme nei pressi di un sistema solare senza conoscerne prima gli effetti, vero?” Chiese. “Quali difficoltà avete incontrato? Questi calcoli sono basati sulla teoria.., o su di un esperimento?”
L’entusiasmo di Breslaw si spense considerevolmente.
“Abbiamo collaudato la fonte d’energia VC... Variante del Ciclo. Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili, abbiamo usato un ciclo lento.” Poi con una smorfia: “Non siamo riusciti a tenere la nave nel raggio dei nostri strumenti di controllo.”
“Era una nave-cervello? O guidata da uomini?”
“Da uomini.” La risposta di Breslaw si sentì appena.
“E l’effetto dell’accelerazione li ha uccisi?”
“No, questo no.” Breslaw diede un’occhiata a Railly, che aveva continuato a parlare sottovoce con Parollan. RailIv andò a sedersi accanto a Dobrinon, lasciando solo Niall, che continuò ad osservare con un’espressione imperscrutabile.





Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:44. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com