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14 luglio

Ultimo Aggiornamento: 14/07/2011 09:19
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San Camillo de Lellis Sacerdote

14 luglio - Memoria Facoltativa

Bucchianico (Chieti), 25 maggio 1550 - Roma, 14 luglio 1614

Di nobile famiglia, nato a Bucchianico, nelle vicinanze di Chieti, il 25 maggio 1550, Camillo de Lellis fu soldato di ventura. Persi i suoi averi al gioco, si mise al servizio dei Cappuccini di Manfredonia. Convertitosi ed entrato nell'Ordine, per curare una piaga riapertasi tornò a Roma nell'ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove si dedicò soprattutto ai malati. Si consacrò a Cristo Crocifisso, riprese gli studi al Collegio Romano e, divenuto sacerdote nel 1584, fondò la «Compagnia dei ministri degli infermi». L'ordine dei Camilliani si distinse da altri per lo spirito della sua opera legata alla carità misericordiosa e per l'abito caratterizzato dalla croce rossa di stoffa sul petto. De Lellis pose attenzione unicamente malati, ponendo le basi per la figura dell'infermiere e del cappellano quali li vediamo oggi. Morì a Roma il 14 luglio 1614 e venne canonizzato nel 1746.

Patronato: Infermieri, Malati, Ospedali, Abruzzo

Etimologia: Camillo = aiutante nei sacrifici, fenicio

Martirologio Romano: San Camillo de Lellis, sacerdote, che, nato vicino a Chieti in Abruzzo, dopo aver seguito fin dall’adolescenza la vita militare ed essersi mostrato incline ai vizi del mondo, maturò la conversione e si adoperò con zelo nel servire i malati nell’ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso; ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Chierici regolari Ministri degli Infermi.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

Sua madre, Camilla de Compellis, l’ha messo al mondo a quasi 60 anni, ed è morta quando lui era sui 14. Il padre Giovanni, ufficiale al soldo della Spagna, visto che non studia, lo prende tra i suoi soldati: maneggio delle armi, gioco, risse per i soldi, Camillo non chiede di meglio. Ma nel 1570 il padre muore, e un’ulcera a un piede manda lui all’ospedale San Giacomo di Roma.
Qui lo curano bene, lo assumono pure come inserviente, ma poi devono cacciarlo: non lavora, gioca, disturba... Torna soldato e combatte per Venezia, poi per la Spagna, si mangia ancora la paga alle carte e ai dadi, e finisce barbone in Puglia. Lo prendono poi come manovale i Cappuccini di Manfredonia, che lo aiutano anche a ritrovarsi, a capire, tanto che nel 1575 lui chiede di entrare nell’Ordine.
Ma il piede malato lo riporta all’ospedale romano; il chiudersi e il riaprirsi della piaga scandiscono ormai i ritmi della sua vita. Stavolta rimane in ospedale per quattro anni, e si scopre capace di aiutare i malati, impara a curarli, dimentica il convento: la sua vita è lì per sempre, cercando "uomini da bene che si consacrassero con lui ai malati per solo amor di Dio". Ne ha con sé cinque nel 1582, quando passa all’ospedale di Santo Spirito.
Riprende a studiare, è ordinato prete nel 1584, vede crescere intorno a sé i compagni, che nel 1586 vengono riconosciuti dalla Chiesa come religiosi della “Compagnia dei Ministri degli Infermi” (innalzata poi nel 1591 alla dignità di Ordine religioso). Portano sull’abito nero una ben visibile croce di panno rosso; il segno che d’ora in poi, nelle guerre e in ogni sventura, annuncia il soccorso e ravviva la speranza. E vengono chiamati “Camilliani” dal nome del fondatore, che estende la sua attività a tutta Italia.
Lavoro negli ospedali, assistenza ai morenti anche nelle case, prendendo alla lettera la parola del fondatore: il malato e il povero sono “la persona del Signore”. Dunque gli uomini con la croce rossa sul petto rifiuteranno le cariche negli ospedali e si concentreranno sulle persone, come sacerdoti e come medici insieme, con la fede e con la scienza.
Camillo anticipa gli sviluppi dell’assistenza ospedaliera. Dobbiamo essere “madri” dei malati, dice, più ancora che fratelli, e dare loro tutto il necessario, anche “con piacevolezza”: devono sorridere. Per mostrare come si fa, lascia anche la guida dell’Ordine e lavora in corsia. Alla sua morte i Camilliani sono 322; poi vengono altre vocazioni, ma trent’anni dopo ne troviamo solo 307, perché tanti sono stati falciati dalle epidemie al letto degli appestati, fedeli fino all'ultimo. La sua voce, però, ha continuato a chiamare, e gli “uomini da bene” a rispondere: oggi i Camilliani sono attivi in 27 Paesi dei 5 Continenti. I resti del fondatore (canonizzato nel 1746) sono venerati nel santuario del paese natale, Bucchianico, vivace centro di pellegrinaggi.





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Beata Angelina da Montegiove, detta anche da Marsciano, da Corbara o da Foligno

14 luglio

Monte Giove, Orvieto, 1377 – Foligno, 14 luglio 1435

Nata nel 1377 a Montegiove (Orvieto), Angelina, rimasta orfana della madre, a dodici anni fece voto di verginità. Nel 1393 venne costretta dal padre a sposarsi, ma la sera stessa delle nozze un angelo del Signore la visitò, rassicurandola sul futuro. Dopo un anno, rimasta vedova, Angelina distribuì i sui beni ai poveri, potendo finalmente indossare il saio di Francesco d'Assisi. Dopo di lei, altre ragazze decisero di seguirla, suscitando le ire dei feudatari, che le costrinsero all'esilio. Giunta a Foligno nel 1395, due anni dopo emise i tre voti evangelici. Nacquero così le terziarie francescane regolari. La beata Angelina morì nel 1435 e venne sepolta nella chiesa francescana di Foligno. Nel 1492, in seguito ad un miracolo, la salma venne trovata intatta. Esumata, fu deposta in un'urna preziosa. (Avvenire)

Etimologia: Angelina (come Angela) = messaggero, nunzio, dal greco

Martirologio Romano: A Foligno in Umbria, beata Angelina da Marsciano, che, rimasta vedova, per oltre cinquant’anni si consacrò esclusivamente al servizio di Dio e del prossimo, dando inizio all’Ordine religioso delle Terziarie Francescane di clausura per la formazione della gioventù femminile.


Angelina da Montegiove è considerata la fondatrice del Terz’Ordine Francescano regolare. Ella, infatti, fu la prima ad ottenere nel 1403 da papa Bonifacio IX l’autorizzazione a vivere in comune, senza clausura, professando la regola di Nicolò IV.Nata intorno al 1357, nel castello tutt'ora esistente di Montegiove a 40 km da Orvieto, da un ramo della nobile famiglia dei conti di Marsciano, non conobbe suo padre, Giacomo, morto di peste nell'anno stesso della sua nascita. Perse a sei anni la madre e, successivamente, i tre fratelli, nessuno dei quali aveva lasciato discendenza, per cui la famiglia nel suo ramo principale si estinse con lei e con sua sorella Francesca, andata sposa ad un Trinci a Foligno. Gli anni trascorsi a Montegiove furono segnati anche dalla esperienza dolorosa di sapere i suoi in lotta con membri della loro stessa famiglia. Queste sofferenze non la fecero chiudere nel dolore, ma la maturarono generando in lei apertura a Dio e al prossimo: la contessa divenne la ‘povera del Signore’, la sorella di tutti.Il vuoto documentario sul periodo compreso tra la permanenza di Angelina a Montegiove e l'arrivo a Foligno, non consente di valutare la leggenda sulla sua vita ricostruita dall'erudito folignate Ludovico Jacobilli nel secolo XVII. Tale leggenda racconta fra l'altro di una breve permanenza di Angelina a Civitella del Tronto, sposa del conte francese Giovanni de Termis (morto due anni dopo le nozze), di una intensa attività caritatevole ed educativa e di un processo per sospetta eresia, a cui avrebbe fatto seguito la cacciata dal regno di Napoli.Con certezza a partire dall'ultimo decennio del Trecento, Angelina dimora nel monastero di S. Anna a Foligno, che fonda insieme al beato Paoluccio Trinci, ed è impegnata in una intensa attività che sfocerà nella nascita di una Congregazione. Nel 1428, il papa Martino V riconobbe la “congregazione di Foligno”, che abbracciava fraternità sparse tra Umbria, Lazio, Toscana, Marche, Abruzzo. Di questa Angelina fu ministra generale fino alla morte, avvenuta il 14 luglio 1435.Vissuta in un periodo importante nella storia del francescanesimo, Angelina promosse l’Osservanza al femminile, cioè un ritorno al fervore primitivo nella sequela di Gesù sulle orme di Francesco. Ella seppe dare una sua personale lettura all’ideale francescano, accanto a Chiara e non in opposizione a lei. Le sue suore, pur avendo costantemente al centro del proprio cuore Gesù “povero e nudo in croce”, non vivevano in clausura.Le Costituzioni antiche, che risalgono agli ultimi decenni del Quattrocento, individuano tre pilastri nella spiritualità di Angelina:- la preghiera come luogo dell’incontro con il Dio dell’amore incarnato in Cristo Gesù, umile e servo;- la vita fraterna sempre da costruire nella semplicità, nel rispetto del lineamento di ogni sorella, nel perdono e nell’unità;- la vicinanza ai fratelli nel mondo come presenza e sostegno.Un segno iconografico ricorrente nella raffigurazione di Angelina è il fuoco nel grembo, nel cuore, nella mano. Questo fuoco che ardeva nella contemplazione e nella carità fraterna, si era acceso tra le ceneri di una infanzia consumata nella sofferenza e nelle contraddizioni. Tale simbolo può aver dato origine alla leggenda che racconta Jacobilli, secondo il quale Angelina, avendo intuito l'intenzione del re di Napoli di condannarla al rogo, si sarebbe presentata di fronte a lui recando dei tizzoni accesi nella veste, che non bruciava.Altro simbolo è il giglio; allusivo alla verginità, si riferirebbe, sempre secondo lo Jacobilli, al matrimonio celebrato e non consumato d'intesa con il suo sposo. Più verosimilmente potrebbe essere legato allo stemma di casa Marsciano. Ulteriori simboli ricorrenti nella sua iconografia sono: un piccolo monastero collocato nella sua mano che la qualifica come fondatrice; la croce, centrale nella spiritualità francescana da lei accolta interamente; il libro della regola, che fa riferimento al vangelo, cui ogni forma di vita religiosa si ispira.Per saperne di più:- La Beata Angelina da Montegiove e il movimento del Terz’Ordine Regolare Francescano femminile. Atti del convegno di studi Francescani. Foligno 22-24 settembre 1983, a cura di R. Pazzelli – M. Sensi, Roma 1984, pp. 221-315. - Le terziarie francescane della Beata Angelina: origine e spiritualità. Atti del convegno di studi, Foligno 13-15 luglio 1995, a cura di E. Menestò, Spoleto 1996. - A. Filannino, L. Mattioli (a cura di), Biografie antiche della Beata Angelina da Montegiove Documenti per la storia del monastero di S. Anna di Foligno e del Terz’Ordine Regolare di s. Francesco, Spoleto 1996.- A.C. Filannino, La contessa con gli zoccoli. Angelina da Montegiove, nobile, penitente e francescana, Assisi, 2006.





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San Ciro di Cartagine Vescovo e martire

14 luglio

Etimologia: Ciro = che ha forza, signore, dal greco

Emblema: Bastone pastorale, Palma


Nel Martirologio Romano, al 14 luglio, si legge questo elogio: "Carthagine sancti Cyri episcopi, in cuius festivitate sanctus Augustinus deeo sermonem ad populum habuit". Prima del Baronio non si trova il nome di questo santo in nessun documento liturgico greco o latino e, anche ora, non sappiamo nulla del tempo in cui visse, delle sue vicende e del genere di morte. Unica fonte è Possidio, il quale nel suo Indiculus ricorda effettivamente un discorso di s. Agostino con queste parole che figurano anche nell'ed. critica del Wilmart: "De depositione Cyri episcopi Carthaginiensis". Di tale discorso, però, oggi non è rimasto nulla. I Bollandisti avanzano cautamente l'ipotesi di un erroneo scioglimento di un'abbreviazione dell'antico testo di Possidio e che, perciò, possa trattarsi di un Quirino, Quiro o, più, possa trattarsi di un Quirino, Quiro o, più probabilmente, di Cipriano.




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San Cynllo Re

14 luglio


Le più antiche genealogie lo presentano come fratello di s. Teilo e figlio di Ensych (o Usyllt) di Hydwn Dwn e di Gwenhaf, figlia di Llifonwy. Non si sa niente sulla sua vita: nella tradizione scritta viene elencato fra i discepoli di s. Beuno. Si trovavano molte chiese dedicate a lui nel North Radnorshire e nel Cardiganshire. La festa è assegnata dai diversi calendari al 14, al 16 o al 17 luglio e, da un messale del sec. XVI, all’8 agosto, sotto il nome Gwil Ginllo.




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San Francesco Solano

14 luglio

Montilla, Andalusia, marzo 1549 – Lima, Perù, 14 luglio 1610

Entrato nell’Ordine dei Frati Minori e divenuto sacerdote, si dedicò con grande frutto alla predicazione. Animato da zelo apostolico, andò missionario tra gli indigeni dell’America meridionale. Svolse il suo fecondo apostolato specialmente a Lima, nel Perù, e a Tucuman, in Argentina. Attirava gli Indios alla fede soprattutto con la sua carità evangelica e con l’esempio della sua vita.
Prese le loro difese contro l’oppressione dei conquistatori. Estenuato dalle fatiche e dalle penitenze, morì.

Etimologia: Francesco = libero, dall'antico tedesco

Martirologio Romano: A Lima in Perù, san Francesco Solano, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che per la salvezza delle anime percorse in lungo e in largo le regioni dell’America Meridionale e si adoperò con la predicazione e la testimonianza per insegnare ai popoli indigeni e agli stessi coloni spagnoli la novità della vita cristiana.


Nacque in Andalusia (Spagna) nel marzo 1549. Educato piamente dai genitori, crebbe puro e buono ed entrò presto nel collegio dei Gesuiti per intraprendere gli studi.
All'età di 20 anni si fece francescano. Alle austerità della regola aggiunse altre penitenze: digiuno quasi continuo e flagellazioni: portava il cilicio e dormiva sopra lo strame con un pezzo di legno per guanciale. Fatta la professione, attese agli studi filosofici e teologici e da essi traeva argomento di lunghe meditazioni. Per questa sua santità e per la sua sapienza non comune, fu eletto maestro dei novizi e superiore del convento: cariche però a cui l'umile Francesco rinunziò ben presto, per darsi alla salute del povero e basso popolo.
Andando alla questua, raccoglieva attorno a sé i bambini per istruirli. Scoppiata una pestilenza mostrò la sua eroica carità nell'assistere gli infermi, tanto che fu affetto dal morbo dal quale guarì però presto. Innumerevoli sono le guarigioni operate dalla sua fede. Ma la stima che le folle andavano sempre più nutrendo verso di lui lo spinse a chiedere ai superiori la missione per l'Africa: fu mandato invece nell'Ameriea meridionale.
Partì dalla Spagna nel 1589 all'età di 40 anni e sbareò miracolosamente sulle coste del Perù. Di qui si portò nelle vicinanze di Rio della Plata dove nel suo lungo e paziente apostolato riuscì a convertire alla fede di Cristo quelle popolazioni infedeli.
In lui si rinnovò il miracolo delle lingue. Infatti apprese subito il non facile linguaggio di quel paese e nel giorno stesso di Pentecoste, popolazioni convenute da diverse parti, e di lingue diverse, intesero nel loro idioma l'accesa parola dell'ardente predicatore francescano.
Chi potrebbe descrivere i pericoli e le fatiche che sostenne il Santo nei lunghi viaggi attraverso le foreste, nel tragitto dei fiumi per annunziare a tutti la buona novella? E a queste fatiche, imposte dal ministero sacro, aggiunse le penitenze volontarie.
Le folle accorrevano a lui, e la parola di questo scarno e inerme religioso aveva più efficacia su di esse di quella dei magistrati, sostenuta dall'autorità e dalla forza.
La sua vita è un intreccio di prodigi.
Il giovedi santo, mentre Francesco celebrava i santi uffici, attorniato da innumerevole folla, sopraggiunse una schiera di selvaggi minacciosi. L'intrepido missionario li affrontò solo, benchè parlassero lingue diverse, predicò loro la parola della pace e della concordia e fu inteso da tutti: in 9 mila si convertirono, si battezzarono e si confusero coi fedeli.
Più tardi i suoi figli lamentano la siccità: il Santo fa scavare un pozzo e fa zampillare una sorgente di acqua fresca che anche oggi è chiamata “la fontana di S. Francesco Solano”.
Fece pure numerose profezie, e una scosse talmente gli abitanti di Truxillo che fecero penitenza, come i Niniviti alla predicazione di Giona.
Morì il 14 giugno 1610.





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14/07/2011 09:15

Beato Gaspare de Bono Religioso

14 luglio

Valenza, Spagna, 5 gennaio 1530 - 14 luglio 1604

Nacque in Valencia (Spagna) il 5 gennaio 1530. Ottenuta la guarigione, in seguito ad un incidente mortale, abbandonò la carriera militare ed entrò nell'Ordine dei Minimi. Eletto più volte Correttore Provinciale di Spagna, manifestò sempre il suo disagio e la sua presunta incapacità. Di fatto, si manifestò sempre colmo di Dio, capace di decisioni impegnative e spesso provvidenziali. Eccelse nell'osservanza della Santa Regola e per la sua grande umiltà. Già in vita veniva additato come "Santo", e gli si attribuirono numerose intercessioni e miracoli. Morì il 14 luglio 1604 e venne beatificato da Pio VI il 17 settembre 1786.

Martirologio Romano: A Valencia in Spagna, beato Gaspare de Bono, sacerdote dell’Ordine dei Minimi, che lasciò le armi di principe del mondo per la milizia di Cristo Re e per amore della casa dell’Ordine nella provincia spagnola, che resse con prudenza e carità.


Nacque a Valenza, in Spagna, il 5 gennaio 1530 da Giovanni e Isabella Mançon, che, sebbene poverissimi, affrontarono ogni sorta di sacrifici per assicurargli una formazione cristiana e una cultura superiore alla loro condizione e alle loro possibilità economiche. Il fanciullo assecondò mirabilmente gli sforzi dei genitori, mostrando una spiccata tendenza agli esercizi di pietà e un'accentuata inclinazione allo studio, e facendo ben sperare del suo avvenire. Ancor giovanetto, entrò nell'Istituto di S. Domenico, ma ben presto lo dovette abbandonare, perché chiamato dalla pietà filiale a sovvenire all'estrema indigenza della sua famiglia.
Nel 1549, il Bono si arruolò nelle milizie di Carlo V, in cui seppe mantenere integri i suoi costumi, senza cedere minimamente agli allettamenti del secolo, specie per ciò che riguarda la purezza, il supremo ideale della sua vita. Dopo dieci anni di vita militare, avvenne un fatto che decise del suo avvenire: partecipando, infatti, alle campagne d'Italia, durante uno scontro, mentre, inseguito, fuggiva precipitosamente a cavallo, cadde in un fosso, fu raggiunto dal nemico e colpito più volte al capo. In quel frangente, si rivolse con fervore a Nostra Signora «de los Desamparados» e a s. Francesco di Paola, impegnandosi ad entrare nell'Istituto dei Minimi, se si fosse salvato. La sua preghiera fu esaudita: ricoverato all'ospedale, poco dopo ne uscì, malgrado il parere contrario dei medici e, tornato in Spagna, andò al convento di S. Sebastiano, a Valenza, chiedendo di essere ammesso al noviziato. Compiuto il tirocinio, il Bono emise la professione il 17 giugno 1561, e, poiché aveva un'istruzione sufficiente, dopo poco più di un anno e mezzo fu ordinato sacerdote.
La sua nuova vita fu caratterizzata dalla perfetta osservanza della regola, che egli inasprì con volontarie mortificazioni. Era puntualissimo agli esercizi comuni, fedele fino allo scrupolo al voto di quaresima perpetua, proprio del suo Ordine, che mantenne anche durante i lunghi e faticosi viaggi e le molte, noiosissime infermità; fu pieno di carità verso tutti e umilissimo fino a considerarsi il servitore dei suoi confratelli, anche se semplici laici. A chi esaltava la sua virtù, egli rispondeva che in lui non c'era nulla di buono all'infuori del nome. Il beato amava la preghiera e la contemplazione, cui consacrava molte ore del giorno e, specialmente, della notte. Questo metodo di vita egli non alterò minimamente nei suoi diversi uffici, anche quando fu nominato superiore locale in vari conventi e, infine, correttore provinciale (1580). I suoi due confessori ebbero a testimoniare, con giuramento, che il Bono mantenne intatto il candore della sua innocenza, mentre i confratelli che deposero al processo di beatificazione, affermarono che per quanto loro risultava, egli non aveva mai trasgredito anche la più piccola disposizione della regola. Fu predicatore assiduo ed efficace e percorse buona parte della Spagna, malgrado i dolori della podagra, le varie piaghe e una noiosissima ernia che lo affliggevano. Operò molti miracoli in vita e dopo la morte, ebbe spirito profetico, il dono di scrutare nelle coscienze e quello della contemplazione.
Morì nel giorno da lui stesso predetto, il 14 luglio del 1604, a settantaquattro anni, dopo averne passati ben quarantaquattro nelle asprezze della regola dei Minimi. I miracoli si susseguirono sulla tomba del beato contribuendo ad allargare la sua fama di santità e a rendere popolare il suo culto. Fu beatificato il 10 settembre 1786.
La sua data di culto è il 14 luglio, mentre la Congregazione dei Minimi di san Francesco di Paola lo celebra il 4 luglio.





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14/07/2011 09:16

Beato Giorgio da Lauria Mercedario

14 luglio

+ Santa Maria di El Puig, Spagna, 1339

Figlio dell’ammiraglio Don Ruggero della città di Lauria (Potenza), il Beato Giorgio, giovane di 24 anni, saputo che il cugino Beato Raimondo da Tolosa, era entrato nell’Ordine Mercedario, lo raggiunse subito nel suo convento di Barcellona (Spagna), minacciò percosse e pericoli contro i religiosi, ma nulla servirono a fare uscire il cugino dalla vita religiosa intrapresa. Qualche tempo dopo per una divina chiamata della Santa Vergine, il Beato Giorgio abbandonò il mondo e si fece religioso mercedario pure lui. Si dedicò con tutto il cuore a Dio, condusse una vita austera nella meditazione e nella lode al Signore, finché nel convento di Santa Maria di El Puig (Spagna), nell’anno 1339 meritò la vita eterna. L’Ordine lo festeggia il 14 luglio.




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San Giovanni Wang Guixin Martire

14 luglio

Martirologio Romano: Nella città di Nangong nella provincia dello Hebei in Cina, san Giovanni Wang Guixin, martire, che durante la persecuzione dei Boxer preferì morire per Cristo piuttosto che macchiarsi sia pure di una lieve menzogna.



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San Giusto Martire

14 luglio

Etimologia: Giusto = onesto, probo (sign. Intuitivo)

Emblema: Palma


Non si è conservata alcuna Vita di questo santo irlandese. È detto figlio di Fergus e discendente da Breasal Brealach, nipote di Cathair Mór, re del Leinster Ammesso nel gruppo dei missionari di s. Patrizio, fu ordinato diacono ed incaricato da Patrizio stesso delle chiese di Ardbraccan (presso Navan, contea di Meath) e di Fidarta (Fuerty, contea di Roscommon). Fu maestro (praeceptor) di Ciarán di Saighir; secondo la Vita tripartita di s. Patrizio, Giusto, in vecchiaia usava un libro datogli da Patrizio (ex libro Patricii) in occasione del Battesimo di Ciarán di Cluain Moccu Nóis (Clonmacnoise). Probabilmente, come suggerisce il glossatore del Martirologio di Oengus (ca. 820), egli deve identificarsi con il Justinus commemorato dal Martirologio il 5 maggio: "Il diacono Justinus (in qualche ms. Eutimus) con Ilario".
Poiché il Land's End fu evangelizzato dall'Irlanda, Giusto potrebbe essere il patrono di St. Just (detto St. Just in Penwith), Penzance; Guglielmo di Worcester (1415-1482) è certamente in errore quando afferma nel suo Itinerarium che questo patrono è il martire romano Giusto (18 ottobre): "sanctus Justus martyr jacet in parochia sancti Yoest, distat a Penzans versus occidentem per quínque miliaria". D'altra parte il Giusto patrono di St. Just a Roseland, ad oriente del porto di Falmouth, è con maggiore probabilità il Yestin ap Gereint gallese piuttosto che il Giusto irlandese. Nello stesso Galles si trova un s. Giusto (Ust), patrono (con Dvfing) di Llanwrin (Montgomeryshire), il quale, Peraltro, sembra essere venuto dall'Armorica con s. Cadfano.




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Beato Hroznata (Hrornata, Croznato) Martire premostratense

14 luglio

Teplá (Boemia), 1160 – Kinsberg, 14 luglio 1217

Emblema: Palma, Catene

Martirologio Romano: In località Stáry Kynsperk vicino a Eger in Boemia, beato Croznato, martire, che, morti la moglie e il figlio, si dice abbia lasciato la corte ducale per entrare tra i monaci premostratensi di Teplá; catturato poi dai predoni mentre tentava di difendere i diritti del monastero, fu lasciato morire di fame.


Figlio di una delle più illustri famiglie di Boemia nacque verso il 1160 a Teplá, rimasto vedovo prematuramente per la perdita della giovane moglie e per la morte dell’unico figlio, fondò a Teplá sui suoi terreni, il monastero di S. Maria per i Canonici Premostratensi.
Fu uno dei più importanti personaggi politici della corte di Praga di quei tempi; con altri cavalieri boemi, nel 1198 partì per la crociata, anche per adempiere ad un voto fatto di un pellegrinaggio in Terra Santa. Ma la crociata non andò a termine e papa Celestino III commutò il suo voto; allora Hroznata fondò, verso il 1200, un altro monastero a Chote_ov, per le Canonichesse Premostratensi, intitolandolo a S. Venceslao.
Nel 1201, a Roma, lui stesso prese l’abito dei Premostratensi (Ordine fondato nel 1121 da s. Norberto), dopo aver donato tutti i suoi beni al monastero di Teplá, dove poi visse come fratello laico, con il compito affidatogli dall’abate di amministratore dei beni della comunità.
L’abbazia era soggetta in quei tempi a soprusi che riguardavano i suoi beni e Hroznata si spostava spesso per difenderli, durante uno di questi viaggi, fu catturato dai briganti e portato al castello di Kinsberg ed incarcerato, al suo abate fu chiesta una forte somma di denaro per liberarlo, ma a causa dei maltrattamenti subiti, Hroznata nel frattempo morì santamente in carcere, il 14 luglio 1217.
Il suo corpo, riscattato dall’abate di Teplá, dopo solenni funerali, fu sepolto nella chiesa abbaziale. Fu venerato come martire e il suo culto ebbe inizio subito dopo la morte; nel secolo XIII una lampada ardeva continuamente sulla sua tomba e dal secolo XIV il giorno della sua morte, nei due monasteri premostratensi, era considerato festa di precetto.
Durante tutto il secolo XVI, i pellegrinaggi alla tomba raggiunsero notevoli proporzioni e fra i pellegrini si trovavano imperatori austriaci e vescovi, per questo fu costruito per lui un sontuoso altare.
Dietro richiesta dell’Ordine Premostratense e dell’arcivescovo di Praga Schönborn, papa Leone XIII, il 16 settembre 1897, confermò il culto da sempre tributatogli. La festa liturgica è al 14 luglio, è patrono dei perseguitati ingiustamente.





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14/07/2011 09:19

14 luglio

62550 > San Liberto Martire venerato a Saint-Trond 14 luglio

91040 >
Santa Lupercilla 14 luglio (seconda domenica di luglio)

93284 >
San Marchelmo Sacerdote e monaco 14 luglio MR

91872 >
San Marciano di Frigento Vescovo 14 luglio

92369 >
Beato Michele Ghebre Sacerdote e martire 14 luglio MR

62510 >
Sant' Ottaziano di Brescia Vescovo 14 luglio MR

91700 >
Beato Raffaele di Barletta 14 luglio

62530 >
Beato Riccardo Langhorne Avvocato, martire 14 luglio MR

90295 >
Santa Toscana Vedova 14 luglio MR

92756 >
San Vincenzo Madelgario Sposo, monaco 14 luglio MR


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