BUONA DOMENICA A TUTTI NEL SIGNORE, 17 MAGGIO

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
(evita)
00domenica 17 maggio 2009 13:38






Inno di resurrezione

Alleluia, alleluia, alleluia

Cristo è risorto dai morti e non muore più.

Alleluia, alleluia, alleluia

Malgrado la pietra pesante sulla tomba,
il peccato triste di questo mondo,
i soldati di guardia al tuo corpo,
tu sei risorto, Signore, nostro Dio.

Alleluia, alleluia, alleluia

Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia

Alle donne venute al sepolcro
un angelo ha parlato della tua resurrezione,
ti sei fatto compagno dei discepoli
e ad Emmaus hai cenato con loro.

Alleluia, alleluia, alleluia

Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia

Malgrado le porte chiuse e la paura,
sei apparso ai discepoli riuniti,
dando loro potere di perdonare
ed offrendo ad essi la tua pace.

Alleluia, alleluia, alleluia

Cristo è risorto dai morti e non muore più.

Alleluia, alleluia, alleluia

Noi oggi ti celebriamo risorto
da tutto il mondo con la fede,
dal profondo del cuore confessiamo
che tu sei il nostro Signore e Dio.

Alleluia, alleluia, alleluia

Cristo è risorto dai morti e non muore più.

Alleluia, alleluia, alleluia


(evita)
00domenica 17 maggio 2009 13:45






Prima Lettura

Dal libro degli Atti 10,25-26.34-35.44-48

Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!". Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?". E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

Salmo responsoriale

Salmo 97 (98)

Antifona

Gridate e acclamate al Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.

Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.

Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.

Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;

con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.

I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne

davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.

Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.


Seconda Lettura

Dalla prima lettera di Giovanni 4,7-10

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.







(evita)
00domenica 17 maggio 2009 13:51



Lettura del Vangelo

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Giovanni 15,9-17

Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Omelia domenicale

"Amiamoci gli uni gli altri". È l’imperativo che l’apostolo Giovanni non si stanca di rivolgere alla sua comunità. Egli sa bene quanto l’amore sia centrale nella vita dei discepoli. Lo ha appreso direttamente da Gesù. Giovanni ne ha fatto l’esperienza concreta. Ne ha potuto gustare la tenerezza, ne ha visto la radicalità e l’ampiezza che giungeva sino all’amore per i nemici, anzi sino al dono della stessa vita. Di questo amore Giovanni è stato un testimone privilegiato, un custode attento e un predicatore sollecito. Nella sua prima lettera vuole svelarne la natura e indicarne la fonte: "Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio; chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio" (1 Gv 4,7). L’apostolo parla qui di un amore diverso da quello che normalmente noi intendiamo con questo termine. L’amore per noi è quel complesso di sentimenti che nasce spontaneo dal cuore, fatto di attrazione, simpatia, desiderio, passione, compiacimento e soddisfazione di sé. Nel linguaggio del Nuovo Testamento per parlare di tale amore si usa il termine greco "eros". L’apostolo usa, invece, la parola "agape" per dire l’amore che nasce da Dio e che deve presiedere i rapporti tra i discepoli.
Per comprendere l’amore di Dio (l’agape) non bisogna partire, dai nostri sentimenti o dalla nostra psicologia ma, appunto, da Dio. Le Sante Scritture sono il documento privilegiato per comprendere tale amore; esse infatti non sono altro che la narrazione della vicenda storica dell’amore di Dio per gli uomini. Pagina dopo pagina, nelle Sante Scritture scorgiamo un Dio che sembra non darsi pace finche non trova riposo nel cuore dell’uomo. Potremmo parafrasare per il Signore la nota frase che sant’Agostino applicava all’uomo: Inquietum est cor meum. Davide Maria Turoldo ha parlato del "cuore inquieto di Dio", sceso sulla terra per cercare e salvare ciò che era perduto, per dare la vita a ciò che non l’aveva più. È un Dio che si fa mendicante, mendicante di amore. In verità, mentre Egli stende la mano per chiedere amore, lo dà agli uomini. Egli è lo spirito che scende nella materia, è la luce che penetra nelle tenebre, per dare vita, per spiritualizzare, per elevare e salvare.
Questo è l’amore cristiano: Dio che scende, gratuitamente, nel basso della vita degli uomini per raggiungere l’amato. Sì, Dio è inquieto finché non trova l’uomo, finché non gli tocca il cuore. Ed è a tal punto inquieto "da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16). L’amore di Dio, potremmo dire, "è in discesa", si abbassa fino a giungere nel più profondo della vita degli uomini con una dedizione totale, "sino a dare la vita per i propri amici", come Gesù stesso dice. Medita ancora Giovanni nella sua prima lettera: "In questo sta l’amore (cristiano): non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1 Gv 4,10). È Dio che ama per primo e ama perfino gli esseri immeritevoli del suo amore. È, in effetti, un amore totalmente gratuito; anzi ai nostri occhi è immotivato. Dio, infatti, non ama i giusti ma i peccatori, che non sono degni di essere amati. Paolo dice che Dio ha scelto le cose che non contano perché contassero, ha scelto le cose che sono abominevoli di fronte agli uomini per farne oggetto della sua grazia (1 Cor 1,28). Questo è il Dio dei Vangeli; un Dio che è mosso da un amore che sembra attratto proprio dalla mancanza di vita, dalla negazione dell’amore. Dio è un amore che si annichila pur di raggiungere il più disgraziato degli uomini e arricchirlo della sua amicizia. La storia stessa di Gesù è racchiusa in tale amore. Dio, infatti, non è l’Essere in sé, alla maniera del pensiero aristotelico, ma è l’Essere per noi, è apertura infinita, è amore appassionato per noi.
Se l’intera Scrittura è la storia dell’amore di Dio sulla terra, i Vangeli ne mostrano il culmine. Perciò, se vogliamo balbettare qualcosa dell’amore di Dio, se vogliamo dargli un volto e un nome, possiamo dire che l’amore è Gesù. L’amore è tutto ciò che Gesù ha detto, vissuto, fatto, amato, patito... L’amore è cercare i malati, è avere amici noti peccatori e peccatrici, samaritani e samaritane, gente lontana, nemica e rifiutata. L’amore è dare la propria vita per tutti, è restare soli per non tradire il Vangelo, è avere come primo compagno in paradiso un condannato a morte, il ladro pentito... Questo è l’amore di Dio. Davvero altra cosa dall’amore per se stessi impastato, degli sbalzi della nostra psicologia, dei nostri umori. I legami di affetto tra gli uomini basati sull’attrazione "naturale" sono labili, basta poco per rovesciarli e distruggerli. È diventato raro legarsi per la vita e difficile sentire la definitività nei rapporti. L’amore per sé, che ha nella soddisfazione personale più che nella felicità altrui la sua ragione d’essere, non è così forte da resistere alle tempeste e ai problemi della vita. Tante, tantissime sono le vittime che cadono su questo fragile e sdrucciolevole terreno. Solo l’amore di Dio è come la roccia salda che ci risparmia dalla distruzione, perché prima dell’io c’è l’altro. Gesù ce ne ha dato l’esempio anzitutto con la sua stessa vita. Può dunque dire ai discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore" (Gv 15,9).
Il rapporto esistente tra il Padre e il Figlio è posto come modello e fonte dell’amore cristiano. Certo, non può nascere da noi un tale amore; possiamo però riceverlo da Dio. E, se accolto genera una fraternità ampia, universale, che non conosce nemici. Genera insomma una nuova comunità di uomini e donne, ove l’amore di Dio si incrocia, quasi sino all’identificazione, con l’amore vicendevole. L’uno infatti è causa dell’altro. Un noto teologo russo amava dire: "Non permettere che la tua anima dimentichi questo motto degli antichi maestri dello spirito: dopo Dio considera ogni uomo come Dio!". Questo tipo di amore è il segno distintivo di chi è generato da Dio. Ma non è proprietà acquisita una volta per tutte, né appartiene di diritto a questo o a quel gruppo. L’amore di Dio non conosce limiti e confini di nessun genere, supera il tempo e lo spazio; infrange ogni barriera di etnica, di cultura, di nazione, persino di fede, come si legge negli Atti degli Apostoli quando lo Spirito riempì anche la casa del pagano Cornelio. L’agape è eterna; tutto passa, persino la fede e la speranza, l’amore resta per sempre, neppure la morte lo infrange, anzi è più forte di essa. A ragione Gesù può concludere: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11).

Alleluia, alleluia, alleluia







                                                                                   


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:04.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com