'Il Signore sì è abbassato e t'ha preso per mano.' 'Stringi la mano di Colui che scende fino a te'

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lazzaro2004
00domenica 7 agosto 2011 19:51

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Angelus 7 agosto 2011

Cari fratelli e sorelle,

nel vangelo di questa domenica, incontriamo Gesù che, ritiratosi
sul monte, prega per tutta la notte. Il Signore, in disparte sia dalla gente
che dai discepoli, manifesta la sua intimità con il Padre e la necessità
di pregare in solitudine, al riparo dai tumulti del mondo. Questo allontanarsi,
però, non deve essere inteso come un disinteresse verso le persone
o un abbandono degli Apostoli. Anzi - narra san Matteo -- fece salire
i discepoli sulla barca per "precederlo sull'altra riva" (Mt 14,22),
per incontrarli di nuovo. Nel frattempo, la barca "distava già molte miglia
da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario" (v. 24),
ed ecco che "sul finire della notte [Gesù] andò verso di loro camminando
sul mare" (v. 25); i discepoli furono sconvolti e scambiandolo
per un fantasma "gridarono dalla paura" (v. 26), non lo riconobbero,
non capirono che si trattava del Signore. Ma Gesù li rassicura:
«Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27).

E' un episodio, del quale i Padri della Chiesa hanno colto una grande
ricchezza di significato. Il mare simboleggia la vita presente e l'instabilità
del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà,
che opprime l'uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa edificata
su Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli
a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio,
in Colui che si è rivelato al profeta Elia sull'Oreb nel "sussurro di una
brezza leggera" (1 Re 19,12). Il brano continua poi con il gesto dell' apostolo
Pietro, il quale, preso da uno slancio di amore verso il Maestro, chiese
di andargli incontro, camminando sulle acque. "Ma, vedendo che il vento
era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò:
«Signore, salvami!»" (Mt 14,30). Sant'Agostino, immaginando di rivolgersi
all'apostolo, commenta: il Signore "sì è abbassato e t'ha preso per mano.
Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di Colui che scende
fino a te" (Enarr. in Ps. 95,7: PL 36, 1233). Pietro cammina sulle acque non
per la propria forza, ma per la grazia divina, in cui crede, e quando viene
sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù,
ma ha paura del vento, quando non si fida pienamente della parola
del Maestro, vuol dire che si sta allontanando la Lui ed è allora che
rischia di affondare nel mare della vita. Il grande pensatore Romano
Guardini scrive che il Signore "è sempre vicino, essendo alla radice
del nostro essere. Tuttavia, dobbiamo sperimentare il nostro rapporto
con Dio tra i poli della lontananza e della vicinanza. Dalla vicinanza siamo
fortificati, dalla lontananza messi alla prova"
(Accettare se stessi, Brescia 1992, 71).

Cari amici, l'esperienza del profeta Elia che udì il passaggio di Dio
e il travaglio di fede dell'apostolo Pietro, ci fanno comprendere
che il Signore prima ancora che lo cerchiamo o lo invochiamo,
è Lui stesso che ci viene incontro, abbassa il cielo per tenderci
la mano e portarci alla sua altezza; aspetta solo che ci fidiamo
totalmente di Lui. Invochiamo la Vergine Maria, modello di affidamento
pieno a Dio, perché, in mezzo a tante preoccupazioni, problemi,
difficoltà che agitano il mare della nostra vita, risuoni nel cuore
la parola rassicurante di Gesù: Coraggio, sono io, non abbiate paura!,
e cresca la nostra fede in Lui.


http://www.zammerumaskil.com/catechesi/angelus-benedetto-xvi/angelus-7-agosto...
 

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Angelus 7 agosto 2011

Cari fratelli e sorelle,

nel vangelo di questa domenica, incontriamo Gesù che, ritiratosi
sul monte, prega per tutta la notte. Il Signore, in disparte sia dalla gente
che dai discepoli, manifesta la sua intimità con il Padre e la necessità
di pregare in solitudine, al riparo dai tumulti del mondo. Questo allontanarsi,
però, non deve essere inteso come un disinteresse verso le persone
o un abbandono degli Apostoli. Anzi - narra san Matteo -- fece salire
i discepoli sulla barca per "precederlo sull'altra riva" (Mt 14,22),
per incontrarli di nuovo. Nel frattempo, la barca "distava già molte miglia
da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario" (v. 24),
ed ecco che "sul finire della notte [Gesù] andò verso di loro camminando
sul mare" (v. 25); i discepoli furono sconvolti e scambiandolo
per un fantasma "gridarono dalla paura" (v. 26), non lo riconobbero,
non capirono che si trattava del Signore. Ma Gesù li rassicura:
«Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27).

E' un episodio, del quale i Padri della Chiesa hanno colto una grande
ricchezza di significato. Il mare simboleggia la vita presente e l'instabilità
del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà,
che opprime l'uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa edificata
su Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli
a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio,
in Colui che si è rivelato al profeta Elia sull'Oreb nel "sussurro di una
brezza leggera" (1 Re 19,12). Il brano continua poi con il gesto dell' apostolo
Pietro, il quale, preso da uno slancio di amore verso il Maestro, chiese
di andargli incontro, camminando sulle acque. "Ma, vedendo che il vento
era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò:
«Signore, salvami!»" (Mt 14,30). Sant'Agostino, immaginando di rivolgersi
all'apostolo, commenta: il Signore "sì è abbassato e t'ha preso per mano.
Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di Colui che scende
fino a te" (Enarr. in Ps. 95,7: PL 36, 1233). Pietro cammina sulle acque non
per la propria forza, ma per la grazia divina, in cui crede, e quando viene
sopraffatto dal dubbio, quando non fissa più lo sguardo su Gesù,
ma ha paura del vento, quando non si fida pienamente della parola
del Maestro, vuol dire che si sta allontanando la Lui ed è allora che
rischia di affondare nel mare della vita. Il grande pensatore Romano
Guardini scrive che il Signore "è sempre vicino, essendo alla radice
del nostro essere. Tuttavia, dobbiamo sperimentare il nostro rapporto
con Dio tra i poli della lontananza e della vicinanza. Dalla vicinanza siamo
fortificati, dalla lontananza messi alla prova"
(Accettare se stessi, Brescia 1992, 71).

Cari amici, l'esperienza del profeta Elia che udì il passaggio di Dio
e il travaglio di fede dell'apostolo Pietro, ci fanno comprendere
che il Signore prima ancora che lo cerchiamo o lo invochiamo,
è Lui stesso che ci viene incontro, abbassa il cielo per tenderci
la mano e portarci alla sua altezza; aspetta solo che ci fidiamo
totalmente di Lui. Invochiamo la Vergine Maria, modello di affidamento
pieno a Dio, perché, in mezzo a tante preoccupazioni, problemi,
difficoltà che agitano il mare della nostra vita, risuoni nel cuore
la parola rassicurante di Gesù: Coraggio, sono io, non abbiate paura!,
e cresca la nostra fede in Lui.


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