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Il tribunale dei minori di Torino, chiamato a pronunciarsi,
non ha fatto cenno tra le motivazioni all'età dei genitori, però
ha rilasciato affermazioni corrette: «I genitori non si sono mai
seriamente posti domande in merito al fatto che la figlia si ritroverà
orfana in giovane età e prima ancora sarà costretta a curare
i genitori anziani, che potrebbero avere patologie più o meno
invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno
del sostegno dei suoi genitori». Ha parlato di inseminazione eterologa
(cioè l'uso dell'ovulo di un'altra donna o lo sperma di un altro uomo),
come una scelta che «si fonda sulla volontà di onnipotenza, sul desiderio
di soddisfare a tutti i costi i propri bisogni che necessariamente implicano
l'accantonamento delle leggi di natura e una certa indifferenza rispetto
alla prospettiva del bambino».
Stranamente anche Ignazio Marino, promotore leader del testamento
biologico e di una bioetica laicista, ha rilasciato un'ottima dichiarazione:
«Si tratta di una vicenda dolorosa, soprattutto per i genitori di questa
bambina. Personalmente, ritengo che la medicina debba rispettare
la biologia umana: il medico che ha eseguito la fecondazione avrebbe
dovuto fare un passo indietro. In medicina non tutto ciò che è tecnicamente
possibile è allo stesso tempo appropriato ed eticamente corretto.
La paternità e la maternità non sono solo procreazione: bisogna
anche poter rincorrere il proprio figlio giocando in un prato, essere
in grado di assisterlo durante l'adolescenza». Marino sposta dunque
correttamente l'attenzione dalla pretesa dei genitori
(a 60 anni è una pretesa egoista voler diventare genitori) ai diritti
del concepito di crescere in un ambiente adatto e predisposto a lui.
Molto interessante la testimonianza di un figlio di genitori-nonni
apparsa su La Stampa: «Ho avuto la sventura di nascere da genitori
di 51 e 42 anni, e non è stata un'esperienza per nulla piacevole.
A parte i rischi alla nascita, c'è da considerare cosa significhi essere
adolescenti con genitori ultrasessantenni, incapaci di capire i loro figli,
che demonizzano qualunque cosa esuli dalle loro esperienze giovanili»,
rivela Paolo B., cresciuto «sentendosi continuamente definire
"bastone della mia vecchiaia"». E poi il cuore della questione:
«c'è soprattutto da considerare cosa significhi cercare di costruirsi
un futuro con genitori ormai anziani e bisognosi di assistenza,
barcamenandosi tra pannoloni, medicine e colloqui di lavoro;
tra orari d'ufficio e improvvise chiamate da casa per imprevisti
legati all'età. E ritrovarsi quindi a 45 anni, dopo aver vissuto
costantemente da precario, ancora vincolato all'assistenza
di genitori-nonni ormai di 96 e 87 anni, con la prospettiva di dover
rinunciare a farsi una famiglia per non diventare a propria volta un
genitore-nonno». Conclude il testimone diretto: «Sarebbe quindi o
ra che la si smettesse di considerare i figli come un diritto assoluto
dei genitori, ignorando il loro diritto ad avere una famiglia «normale»;
e che si imparasse a rispettare i limiti dettati da Madre Natura,
che evidentemente non esistono per caso».
http://www.uccronline.it/2011/09/22/no-ai-genitori-nonni-e-alla-eterologa-lo-...