1° agosto

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Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:23

Beato Alessio Sobaszek Sacerdote e martire

1 agosto

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Przygodzice Wielkie, Polonia, 17 luglio 1895 – Dachau, Germania, 1° agosto 1942

Sacerdote diocesano. Fu beatificato da Giovanni Paolo II a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi.

Etimologia: Alessio = protettore, difensore, dal greco

Martirologio Romano: Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Alessio Sobaszek, sacerdote e martire, che, polacco di nascita, in tempo di guerra disumanamente deportato dagli invasori, morì per Cristo sotto tortura difendendo la propria fede.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:24

Sant' Alfonso Maria de' Liguori Vescovo e dottore della Chiesa

1 agosto

Napoli, 1696 - Nocera de' Pagani, Salerno, 1 agosto 1787

Nasce a Napoli il 27 settembre 1696 da genitori appartenenti alla nobiltà cittadina. Studia filosofia e diritto. Dopo alcuni anni di avvocatura, decide di dedicarsi interamente al Signore. Ordinato prete nel 1726, Alfonso Maria dedica quasi tutto il suo tempo e e il suo ministero agli abitanti dei quartieri più poveri della Napoli settecentesca. Mentre si prepara per un futuro impegno missionario in Oriente, prosegue l'attività di predicatore e confessore e, due o tre volte all'anno, prende parte alle missioni nei paesi all'interno del regno. Nel maggio del 1730, in un momento di forzato riposo, incontra i pastori delle montagne di Amalfi e, constatando il loro profondo abbandono umano e religioso, sente la necessità di rimediare ad una situazione che lo scandalizza sia come pastore che come uomo colto del secolo dei lumi. Lascia Napoli e con alcuni compagni, sotto la guida del vescovo di Castellammare di Stabia, fonda la Congregazione del SS. Salvatore. Intorno al 1760 viene nominato vescovo di Sant'Agata, e governa la sua diocesi con dedizione, fino alla morte, avvenuta il 1 agosto del 1787. (Avvenire)

Patronato: Napoli, Teologi, Moralisti, Confessori

Etimologia: Alfonso = valoroso e nobile, dal gotico

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Memoria di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa, che rifulse per la sua premura per le anime, i suoi scritti, la sua parola e il suo esempio. Al fine di promuovere la vita cristiana nel popolo, si impegnò nella predicazione e scrisse libri, specialmente di morale, disciplina in cui è ritenuto un maestro, e, sia pure tra molti ostacoli, istituì la Congregazione del Santissimo Redentore per l’evangelizzazione dei semplici. Eletto vescovo di Sant’Agata dei Goti, si impegnò oltremodo in questo ministero, che dovette lasciare quindici anni più tardi per il sopraggiungere di gravi malattie. Passò, quindi, il resto della sua vita a Nocera dei Pagani in Campania, tra grandi sacrifici e difficoltà.

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Alfonso Maria de Liguori - missionario, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore (C. Ss. R.), vescovo, dottore della Chiesa, patrono del confessori e dei moralisti - nacque a Marianella, presso Napoli, il 27 settembre 1696, e morì a Pagani (Salerno) il 1° agosto 1787. Compiuti in casa, come tutti i ragazzi di nobili famiglie, gli studi letterari e scientifici, nei quali ebbero la loro parte rilevante anche la pittura e la musica (è sua la canzoncina natalizia "Tu scendi dalle stelle" ), nel 1708 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza all'università di Napoli, dove si laureò col massimo dei voti in diritto civile ed ecclesiastico appena sedicenne, con quattro anni di anticipo sull'età richiesta dalle leggi del tempo. Dopo dieci anni di memorabili successi come avvocato nel foro napoletano, a causa di una violenta delusione morale dovuta a interferenze politiche in una causa dai grandi risvolti sociali, decise di farsi prete. Ricevuta l'ordinazione sacerdotale il 21 dicembre 1726, cominciò immediatamente a svolgere il suo ministero in mezzo al popolo più abbandonato e più bisognoso di aiuti spirituali. Osservando la miseria di tante anime, non riusciva a darsi pace né si concedeva riposo. Si portava dovunque: nei paesi intorno al Vesuvio, lungo la costa amalfitana, nelle sparute e dimenticate contrade di campagna lungo gli Appennini della Puglia e della Calabria, dove il clero locale, pur numeroso, rifiutava di andare. La salvezza di quelle anime era la sua idea dominante, l'elemento catalizzatore di tutte le sue energie e delle straordinarie doti intellettuali. E per rendere la sua opera più profonda e duratura, e per giungere con la sua azione di salvezza anche dove non poteva arrivare con la voce, e per andare oltre il tempo della sua esistenza terrena ed oltre gli spazi - troppo ristretti per il suo zelo evangelico - del Regno di Napoli, fondò un istituto essenzialmente missionario e si diede, con altrettanto entusiasmo, all'apostolato della penna. Come scrittore, sant'Alfonso è popolarissimo. Pubblicò centoundici opere tra grandi e piccole. Alcune di esse hanno raggiunto centinaia di edizioni in gran parte delle lingue del mondo. Quelle di ascetica e di spiritualità si ristampano continuamente ancora oggi: Uniformità alla volontà di Dio; Modo di conversare continuamente e alla familiare con Dio; Pratica di amare Gesù Cristo; Visite al Ss. Sacramento e a Maria santissima; Meditazioni sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo; Glorie di Maria; Massime eterne; Necessità della preghiera. Nel 1748 stampava la sua THEOLOGIA MORALIS, l'opera per la quale il papa Leone XIII lo definì "il più insigne e il più mite dei moralisti". Come fondatore Alfonso de Liguori sta continuando ancora oggi la sua missione di annunciatore della salvezza attraverso gli oltre 5.600 discepoli (i missionari redentoristi) in oltre 60 paesi dei cinque continenti. La Congregazione del Ss. Redentore, da lui fondata a Scala (Salerno) il 9 novembre 1732, ha lo scopo di "continuare l'esempio del nostro Salvatore Gesù Cristo in predicare alle anime più abbandonate, specialmente ai poveri, la divina parola". E si impegna a raggiungere questa finalità prima di tutto con le missioni popolari e con la predicazione degli esercizi spirituali. All'occorrenza i congregati accettano la predicazione in terre straniere, particolarmente in quelle del terzo mondo (i Redentoristi italiani hanno aperto, già da alcuni decenni, una missione in Paraguay e una in Madagascar). Anche se raramente essi si fanno carico dell'insegnamento nelle scuole e della cura di parrocchie. Nel 1762 Alfonso fu eletto vescovo di Sant'Agata dei Goti (Benevento). Ma dopo 13 anni dovette rinunciarvi a causa dell'artrite deformante. Canonizzato nel 1839, fu dichiarato dottore della Chiesa nel 1871, patrono dei confessori e dei moralisti nel 1950.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:24

Beato Benvenuto Maria da Dos Hermanas (Giuseppe de Miguel Arahal) Sacerdote e martire

1 agosto

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Martirologio Romano: A Madrid in Spagna, beato Benvenuto (Giuseppe) de Miguel Arahal, sacerdote del Terz’Ordine di San Francesco degli Incappucciati della beata Vergine Addolorata e martire, che durante la persecuzione contro la fede versò il sangue per Cristo.




Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:25

Beata Berta Badessa di Cavriglia

Prima domenica d’agosto (celebrazione mobile)

1106 c. - 1163

Nacque nel 1106, entrò giovanissima nel monastero delle benedettine vallombrosane di Santa Felicita di Firenze e qui si fece notare per la grande santità dimostrata, cosicché nel 1153, il generale dell'Ordine vallombrosano, il beato Gualdo Gualdi, la scelse per affidarle il compito di riformare il monastero di Cavriglia in provincia di Arezzo. Berta si trasferì in quel nuovo posto dove fece rifiorire il monastero spiritualmente e numericamente, con una maggiore osservanza della Regola. Dopo dieci anni da badessa, nel 1163, durante la Quaresima, ebbe la percezione della sua fine terrena; il giovedì santo partecipò alla solenne liturgia, lavando i piedi alle sue monache, il venerdì santo partecipò con grande fervore ai riti della croce e il sabato santo riunite le monache, raccomandò loro per l'ultima volta di restare unite nella preghiera e nella carità, durante la notte morì. Il suo corpo tumulato nel monastero, andò nel secolo XIV disperso durante le guerre fra Siena e Firenze, anche se ancora oggi gli abitanti di Cavriglia asseriscono che si trova sotto un altare laterale della chiesa parrocchiale. (Avvenire)



Il luogo della nascita è incerto, c’è chi dice Firenze e chi dice nei pressi del castello di Vernio nel 1106 circa, figlia del conte Lotario Alberti.
Entrò giovanissima nel monastero delle benedettine vallombrosane di S. Felicita di Firenze e qui si fece notare per la grande santità dimostrata, cosicché nel 1153, il generale dell’Ordine Vallombrosano il beato Gualdo Gualdi, la scelse per affidarle il compito di riformare il monastero di Cavriglia in provincia di Arezzo, nella valle superiore dell’Arno.
Berta si trasferì in quel nuovo posto dove l’ubbidienza la portava e impegnandosi alacremente nel compito affidatogli, fece rifiorire il monastero spiritualmente e numericamente, con una maggiore osservanza della Regola.
Dopo dieci anni da badessa, nel 1163, durante la Quaresima, ebbe la percezione della sua fine terrena; il giovedì santo partecipò alla solenne liturgia, lavando i piedi alle sue monache, il venerdì santo partecipò con grande fervore ai riti della croce e il sabato santo riunite le monache, raccomandò loro per l’ultima volta di restare unite nella preghiera e nella carità, durante la notte morì.
Il suo corpo tumulato nel monastero, andò nel secolo XIV disperso durante le guerre fra Siena e Firenze, anche se ancora oggi gli abitanti di Cavriglia asseriscono che si trova sotto un altare laterale della chiesa parrocchiale.
Dal 1773 è patrona dei Comuni di Montano e Cavriglia; in suo onore sorse un’opera che aveva come scopo quello di mantenere il suo culto; nel 1815 si trasformò in una Congregazione e nel 1831 se ne costituì un’altra per sacerdoti.
Queste due Congregazioni sono tuttora fiorenti ed attive ed hanno il merito di perpetuare il culto della beata Berta, la cui festa si celebra la prima domenica d’agosto.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:26

San Buono Martire

1 agosto

m. 259

Patronato: San Buono (CH)

Emblema: Palma

Il Martirologio Romano riporta il martirio di San Buono al primo di Agosto: in questa data si celebra la festa popolare del S. Martire. Sembra che l' epoca del martirio sia il 259 sotto il pontificato di papa Stefano.
Il sacro deposito proviene dal cimitero di Priscilla.
Il S. Martire ha dato il nome al comune della provincia di Chieti, di cui è anche patrono.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:26

Beata Chiara, venerata ad Orleans Monaca cistercense

1 agosto

† Orléans (Francia), sec. XII


Fra le dodici sante o beate, riportate nell’autorevole “Bibliotheca Sanctorum” con il nome di Chiara e tutte esistite in tempi lontani da noi, l’unica di nazionalità francese citata è la beata Chiara venerata ad Orléans; ma forse originaria della Normandia.
Essa è ricordata dall’agiografo Castellano nelle sue “Additiones” (Aggiunta o Appendice) al ‘Martirologio Romano’ come vergine dell’Ordine Cistercense, sviluppatesi soprattutto nel 1112 con s. Bernardo di Chiaravalle.
Pur non essendo ricordata dal Calendario di Digione, né dal Menologio di Henriquez, è riconosciuta con il titolo di beata. Ma prima dell’agiografo Castellano, aveva scritto di Chiara lo studioso Calemoto, che ricordava la festa della beata Chiara, vergine reclusa, celebrata il 1° agosto in un convento di monache cistercensi della diocesi di Orléans, in località ‘Nostra Signora’.
Le ossa della monaca penitente erano state trasferite nel convento, dalla vicina foresta e qui rimasero custodite per lungo tempo; in seguito durante una delle ricorrenti guerre locali, le reliquie furono distrutte dalle fiamme, ma il ricordo rimase vivo fra i numerosi pellegrini dell’epoca.
Di lei non si sa altro, al punto da dubitare addirittura della sua esistenza.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:27

Santi Domenico Nguyen Van Hanh (Dieu) e Bernardo Vu Van Due Martiri

1 agosto

Sacerdoti domenicani decapitati durante la persecuzione in Vietnam.

Martirologio Romano: Nella città di Nam Định nel Tonchino, ora Viet Nam, santi Domenico Nguyễn Văn Hạnh (Diêu), dell’Ordine dei Predicatori, e Bernardo Vũ Văn Duệ, sacerdoti e martiri, decapitati per Cristo sotto l’imperatore Minh Mạng.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:28

Sant' Eleazar Scriba e martire

1 agosto

+ Antiochia, Siria, II secolo a.C.

Con i sette santi fratelli Maccabei è festeggiato oggi anche Sant’Eleazar, scriba anziano e rispettato, che rifiutò di mangiare carne sacrilega per amore della vita, preferendo una morte gloriosa ad una vita spregevole. Si recò dunque di buon grado al supplizio, offrendo un’insigne testimonianza di virtù. Ciò avvenne presso Antiochia, in Siria, verso il II secolo avanti Cristo.

Martirologio Romano: Commemorazione della passione dei santi sette fratelli martiri, che ad Antiochia in Siria, sotto il regno di Antioco Epifane, per aver osservato con invitta fede la legge del Signore furono messi crudelmente a morte insieme alla loro madre, la quale patì per ognuno dei suoi figli, ma, come si racconta nel secondo Libro dei Maccabei, in tutti conseguì la vittoria della vita eterna. Insieme si celebra la memoria di sant’Eleázaro, uno degli scribi più stimati, uomo già di età avanzata, che nella stessa persecuzione si rifiutò di cibarsi, per sopravvivere, di carne proibita, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, e precedette per questo di buon grado gli altri al supplizio, lasciando un mirabile esempio di virtù.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:28

Beato Emerico di Quart Vescovo di Aosta

1 agosto

m. 1 settembre 1313

Martirologio Romano: Ad Aosta, beato Emerico di Quart, vescovo, mirabile per l’austerità di vita e la dedizione alla salvezza delle anime.


Altra fulgida figura di santità dell’antica diocesi di Aosta, che annovera fra i suoi figli s. Anselmo, s. Orso, s. Giocondo, s. Grato.
Il beato Emerico nacque nel castello di Quart verso la metà del XIII secolo, figlio del nobile Giacomo II; da giovane, desideroso di studiare teologia, fu inviato all’università, forse di Torino, dove conseguì il grado di dottore.
Al termine degli studi, ritornò nel castello di Quart; non sentendosi adatto alle vanità di questo mondo, si ritirò in un luogo, oggi chiamato Valsainte, ad un’ora dal castello, per condurre vita solitaria, dedito alla contemplazione e alla preghiera; in questo luogo poi è sorto un oratorio che ricorda le penitenze di Emerico ed è meta di pellegrinaggi.
Non è chiaro se dopo il periodo eremitico, entrasse fra i Canonici di S. Orso, oppure come suddiacono nel Capitolo della Cattedrale, ad ogni modo egli si dedicò totalmente alla salvezza delle anime, suscitando un’ammirazione generale, al punto che alla morte del vescovo Nicola I Bersatori (1301) i due Capitoli scelsero lui come successore.
Fu consacrato vescovo verso la fine del 1301, a Biella, dal vescovo di Vercelli Aimone di Challant; la sua opera fu molto vasta, nominò buoni maestri di scuola, ammise al sacerdozio solo chierici degni e provati, applicò la legge della residenza, diede i suoi introiti in elemosine, trattenendo per sé lo stretto necessario per vivere, aiutando comunque le chiese della diocesi.
Emerico dimostrò una saggia fermezza per la difesa dei diritti e doveri temporali, che la sua carica imponeva; aveva uno spirito forte e brillante, di carattere docile, trattabile ma inflessibile al male, i modi così garbati ed amabili che incantavano tutti.
In campo spirituale, visitò la diocesi, convocò il Sinodo diocesano del 1307, fece rivitalizzare la religione, costruì numerose chiese, istituì nel 1311 il “festum conceptionis Virginis Mariæ”; scrisse il prezioso ‘Liber censuum’ nel 1305, una descrizione fedele e sorprendente dei costumi feudali in Valle d’Aosta, utilissimo per gli storici del Medioevo.
Il suo episcopato durò dal 1302 al 1313; Emerico morì il 1° settembre del 1313 e sepolto nella cattedrale. Vari miracoli avvenuti per sua intercessione lungo i secoli, fecero sì che venisse considerato beato dai fedeli e dal clero:
Nel 1551 le reliquie furono esumate e poste in un reliquiario; i vescovi di Aosta approvarono sempre il culto del beato Emerico, ma solo il 14 luglio 1881 con decreto di papa Leone XIII, dopo un regolare processo canonico, il culto e il titolo di beato furono confermati ufficialmente.
Da tempo immemorabile gli ammalati, specie se fanciulli, venivano portati alla sua tomba per ricevere la benedizione; era particolarmente invocato nei parti difficili; è venerato soprattutto nella sua parrocchia d’origine di Quart; la sua festa è fissata al 1° settembre.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:29

Sant' Essuperio di Bayeux Vescovo

1 agosto

Martirologio Romano: A Bayeux nella Gallia lugdunense, ora in Francia, sant’Esuperio, venerato come primo vescovo di questa città.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:30

Sant' Ethelwold (Etelvoldo) Vescovo

1 agosto

Martirologio Romano: A Winchester in Inghilterra, deposizione di sant’Etelvoldo, vescovo, che tradusse la celebre «Concordia dei monaci» per il rinnovamento della disciplina monastica, che aveva appreso da san Dunstano.

Nato a Winchester ed ordinato sacerdote, nel 944 prese l'abito monastico a Glastonbury e dieci anni dopo fu nominato abate di Abingdon, che riformò con l'aiuto dei monaci condotti seco da Glastonbury. Fece poi venire da Corbie un insegnante di canto gregoriano ed inviò a Fleury il monaco Osgar per apprenderne quella osservanza benedettina. Nel 963 fu consacrato vescovo di Winchester da s. Dunstano, col quale, insieme a Oswald di York si consacrò alla rinascita della vita monastica in Inghilterra dopo le devastazioni dei Danesi. Sostituì con monaci i canonici secolari, generalmente sposati, della cattedrale di Winchester. Nessun tentativo, tuttavia, venne compiuto da questi riformatori per far osservare il celibato tra il clero secolare. Ethelwold restaurò l'abbazia di Ghertsey ed il monastero femminile di Nostra Signora in Winchester, acquistò l'abbazia di Thorney in rovina ed il monastero femminile di S. Etheldreda ad Ely e popolò ambedue di monaci. Aiutò inoltre Aldulf, cancelliere del re Edgar, ad acquistare le rovine dell'abbazia di Peterborough, a ricostruirla ed a dotarla riccamente. Lo stesso Aldulf vi vestì l'abito monastico e ne divenne il primo abate. Il maggiore contributo di Ethelwold tuttavia a questa rinascita monastica è rappresentato dalle regole che compose per la disciplina di quelle case religiose: la Regularis Concordia. Morì il 1° ag. 984 e fu sepolto sotto l'altare dal suo successore s. Elfego, futuro arcivescovo di Canterbury. La sua festa è celebrata il 1° agosto.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:31

San Felice di Gerona Martire

1 agosto

Martirologio Romano: A Gerona nella Spagna settentrionale, san Felice, martire nella persecuzione dell’imperatore Diocleziano.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:31

Santi Friardo e Secondello Eremiti

1 agosto

Martirologio Romano: Nell’isola di Besné presso Nantes in Francia, santi Friardo e Secondello diacono, eremiti.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:32

San Gionato Abate

1 agosto

Martirologio Romano: A Marchiennes nella Gallia belgica, in Francia, san Giónato, abate, discepolo di sant’Amando.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:33

Beato Giovanni Bufalari da Rieti

1 agosto

Castel Poschiano, Amelia, 1318 - Rieti, 1336

Nacque verso il 1318 a Castel Poschiano, presso Amelia, in Umbria.Entrò molto giovane nell’Ordine agostiniano, distinguendosi per semplicità e innocenza di vita e per amore e servizio verso i fratelli.Trasferito a Rieti, vi dimorò fino alla morte, avvenuta forse nel 1336.Il suo corpo riposa nella Chiesa di S. Agostino di Rieti.

Martirologio Romano: A Rieti, beato Giovanni Bufalari, religioso dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, giovane umile e gioioso, sempre pronto ad aiutare il prossimo.


Nacque verso il 1318 a Castel Poschiano, presso Amelia, in Umbria.
Entrato molto giovane nell’Ordine agostiniano, fu trasferito a Rieti, dove visse fino alla morte. Di lui così scrive Giovanni di Sassonia (+1380): "Viveva a Rieti un giovane religioso di nome Giovanni, semplice, umile, sempre allegro, uguale agli altri nel mangiare, nel bere e in tutte le altre cose che riguardavano la vita comune dei frati; irreprensibile nei rapporti umani, era veramente singolare nel suo intimo.
Amava molto i suoi fratelli e li trattava con tale carità che non gli uscì mai una parola, né fece mai un gesto che fosse in contrasto con la legge dell'amore fraterno. Trattava tutti con amabilità, specialmente gli ammalati e gli ospiti; ad essi lavava i piedi e puliva le vesti, mettendo anche le sue a loro disposizione; li ricolmava di ogni gentilezza e tutto faceva sempre con la più grande gioia. A tutti i sacerdoti indistintamente e spontaneamente, ogni volta che poteva, serviva la Messa con grande pietà.
Era solito recarsi da solo nell'orto del convento, e spesso, quando ne usciva, si notava che aveva molto pianto. A chi gli domandò, una volta, perché avesse pianto, rispose: “Perché vedo che l'erba, gli alberi, gli uccelli e la terra con i suoi frutti obbediscono a Dio, mentre gli uomini, ai quali è stata promessa la vita eterna in premio della loro obbedienza, trasgrediscono la legge del loro Creatore. Per questo gemo e piango”. Accadde per diversi giorni, prima della sua morte, che un usignolo venisse a cantare dolcemente davanti alla finestra di questo religioso. Il fatto suscitò la meraviglia dei frati che gli domandarono spiegazione della cosa; egli, sorridendo e con fare scherzoso, rispose che si trattava della sua sposa che veniva ad invitarlo in paradiso.
Un giorno, mentre stava servendo la Messa, vide una luce celestiale sull'altare e subito cadde malato e poi con grande pietà rese l’anima a Dio. Immediatamente si verificarono prodigi per l’intercessione di questo santo religioso, tanto che nel primo anno se ne contarono quasi 150…".
Dopo la morte, avvenuta forse nel 1336 il suo corpo fu sepolto nella chiesa di S. Agostino di Rieti.
Gregorio XVI ne confermò il culto nel 1832.
La sua memoria liturgica ricorre il 2 agosto.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:33

San Leo (Leone) di Montefeltro Vescovo

1 agosto

Nel 257 due cristiani di nome Leone e Marino, provenienti dall’isola di Arbe in Dalmazia, giungono a Rimini attratti dall’opportunità di lavorare come scalpellini. Accanto al lavoro mettono da subito l’attività di evangelizzazione della popolazione riminese. Per sfuggire alla persecuzione dell’Imperatore Diocleziano, si rifugiano in cima al Monte Titano. Dopo tre anni Leo (Leone), con un piccolo gruppo di compagni, si reca presso la rupe del Monte Feliciano dove costruisce una piccola cella e una cappella dove, nel segreto, raduna i Cristiani. La sua opera missionaria lo portò a diventare pastore della futura diocesi di Montefeltro, della quale, per tradizione, è considerato il primo vescovo, anche se l’istituzione ufficiale della diocesi è avvenuta alcuni secoli dopo. Dopo la morte di Leone, il suo corpo viene deposto in un sarcofago di pietra di cui si conserva tutt’oggi il coperchio. (Avvenire)

Patronato: Diocesi e Repubblica San Marino

Etimologia: Leo (accorc. di Leonardo) = forte come leone, dal latino e dal tedesco

Emblema: Bastone pastorale


Correva l’anno 257 d.C. e due cristiani di nome Leone e Marino, provenienti dall’isola di Arbe in Dalmazia, giunsero a Rimini attratti dall’opportunità di lavorare come scalpellini.
San Leone e San Marino, giunti nella zona del Monte Titano in cerca di pietre da lavorare, restarono affascinati dal maestoso Monte e vi si recavano spesso, Oltre a quel lavoro, essi svolgevano la missione di convertire la popolazione riminese al cristianesimo. Per sfuggire alla persecuzione dell’Imperatore Diocleziano, si rifugiarono in cima al Monte Titano. Passati tre anni, San Leo, con un piccolo gruppo di compagno, si diresse verso la rupe del Monte Feliciano che nella lingua del posto è chiamato Feretrio. Qui giunto costruì una piccola cella e a Dio dedicò una cappelletta.e in tutta segretezza, cominciò a radunare i Cristiani e a predicare il Vangelo. La sua missione diede subito frutti copiosi ed il Cristianesimo si propagò rapidamente in tutta la regione circostante, fino alla creazione della Diocesi di Montefeltro con a capo Leone nel frattempo ordinato vescovo. Leone è considerato, per tradizione, i primo vescovo del Montefeltro, anche se l’istituzione ufficiale della Diocesi è avvenuta alcuni secoli dopo. Dopo la morte di Leone, il suo corpo venne deposto in un sarcofago di pietra di cui, nel Duomo, si conserva il coperchio.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:34

Santi Maccabei, Sette fratelli Martiri

1 agosto

m. 168 a.C. (?)

Martirologio Romano: Commemorazione della passione dei santi sette fratelli martiri, che ad Antiochia in Siria, sotto il regno di Antioco Epifane, per aver osservato con invitta fede la legge del Signore furono messi crudelmente a morte insieme alla loro madre, la quale patì per ognuno dei suoi figli, ma, come si racconta nel secondo Libro dei Maccabei, in tutti conseguì la vittoria della vita eterna. Insieme si celebra la memoria di sant’Eleázaro, uno degli scribi più stimati, uomo già di età avanzata, che nella stessa persecuzione si rifiutò di cibarsi, per sopravvivere, di carne proibita, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, e precedette per questo di buon grado gli altri al supplizio, lasciando un mirabile esempio di virtù.


Al 1° agosto il martirologio romano riferisce: "Ad Antiochia, la Passione dei Sette ss. fratelli Maccabei, martiri, che soffrirono con la loro madre, sotto il re Antioco Epifane. Le loro reliquie, portate a Roma, furono deposte nella Basilica di S Pietro in Vincoli".
La loro storia è narrata nel II Mach. 7; ai sette fratelli è dato il nome di Maccabei, soltanto dal libro che ne parla. Il II Mach. è un riassunto della storia, redatta in greco da Giasone, un giudeo di Cirene che scriveva poco dopo il 160 a. C., in cui si narra la persecuzione subita dai Giudei fedeli, ad opera di Antioco IV Epifane; in particolare, il martirio di Eleazaro (cap. 6) e quello dei nostri martiri (cap. 7). La narrazione del cap. 7 è ripresa e assai ampliata nell'apocrifo IV Mach.
Ecco i punti salienti di II Mach. 7: "Sette fratelli, arrestati insieme con la madre si volevano costringere a prendere le carni proibite di porco... Uno di essi, fattosi portavoce di tutti, disse: "Che cosa vorresti domandare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi paterne".
Il re, fatti arroventare i padelloni e le caldaie, comandò di tagliare la lingua, scorticare il capo e mutilare le estremità a quello che si era fatto loro portavoce, mentre gli altri fratelli e la madre stavano là a guardare. Quando quello fu cosí completamente mutilato, dette ordine di gettarlo sul fuoco, mentre ancora respirava... Condussero quindi il secondo al ludibrio; anch'egli subí a sua volta il supplizio come il primo. Giunto però all'ultimo respiro disse: "Tu, genio furioso, ci strappi dalla nostra presente vita: ma il Re del mondo farà risorgere all'eterna risurrezione di vita noi che siamo morti per le sue leggi".
... Alla loro richiesta, il terzo mise fuori subito la lingua e stese avanti le mani coraggiosamente, dicendo con fierezza: "Queste membra le ho ricevute dal cielo e per le sue leggi non ne faccio conto alcuno, ma spero di riaverle nuovamente da lui".
... Morto anche questo, martoriarono il quarto con le stesse torture. Sul punto di morire, disse: "it preferibile morire per mano degli uomini e avere da Dio la speranza di essere un giorno da lu; risuscitati. Per te certamente non ci sarà risurrezione alla vita".
... Il quinto condotto alla tortura, fissando il re, disse: "Tu hai un'autorità tra gli uomini e, pur essendo mortale, fai quello che vuoi; ma non credere che la nostra razza sia stata abbandonata da Dio. Quanto a te, abbi pazienza e vedrai come la sua grandiosa potenza tormenterà te e i tuoi discendenti". Similmente per il sesto... Rimanendo il piú giovane. il re Antioco non solo lo scongiurava con le parole, ma lo assicurava anche con giuramenti di farlo insieme ricco e invidiabile, di averlo come amico e di affidargli uffici governativi, aualora avesse abbandonato le patrie leggi. Siccome il giovane non gli prestava minimamente attenzione, il re chiamò la madre, esortandola a farsi consigliera di salvezza per il giovanetto.
Dopo tanti ammonimenti, ella accettò di persuadere suo figlio. Chinatasi su di lui, per scherno del crudele tiranno, cosí disse nella lingua paterna: "Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno... che ti ho educato... Ti prego, o figlio, di osservare il cielo e la terra e di mirare tutte le cose in essi contenute e di dedurne che Dio non le ha fatte da cose preesistenti, e che il genere umano ha la stessa origine. Non temere questo carnefice, ma accetta la morte, mostrandoti degno dei fratelli, affinché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli al momento della misericordia".
Stava ella ancora parlando, che il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco all'ordine del re, ma obbedisco al precetto della legge data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu, però, che ti sei fatto inventore d'ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai certamente alle mani di Dio. Noi infatti soffriamo a causa dei nostri peccati. Se per nostro castigo e correzione il nostro Dio vivente si è adirato per breve tempo, di nuovo egli si riconcilierà con i suoi servi. Tu, invece, o empio, non ti esaltare invano—perché non sei ancora sfuggito al giudizio di Dio che tutto può ed osserva. Or dunque, dopo aver sopportato un breve tormento, i nostri fratelli sono giunti alla divina alleanza della vita eterna; tu invece riporterai dal giudizio di Dio le giuste pene della tua superbia. Quanto a me, dò anch'io, come i miei fratelli, corpo e anima per le leggi avite, e prego Iddio che si mostri presto mise ricordioso verso il suo popolo, che tu finisca co] confessare, tra prove e flagelli, che solo lui è Dio; e che l'ira dell'Onnipotente, abbattutasi giustamente su tutta la nostra stirpe si arresti su di me e i miei fratelli".
Allora il re, furioso, usò con lui un trattamento piú feroce che con gli altri, non potendo sopportare lo scherno. Cosí anch'egli passò da questa vita senza affatto macchiarsi, pieno di fiducia nel Signore. UItima, dopo i figli, morí la madre".
La Bibbia non ci dà i loro nomi, né indica dove si svolse il martirio, fatto loro subire dal re Antioco IV Epifane; né precisa la data (forse 168; a Ge rusalemme? ).
Generalmente si ammette che essi furono martirizzati ad Antiochia, tale è, comunque, la tradizione comune delle Chiese d'Oriente e d'Occidente.
I primi cristiani ammirarono questi valorosi martiri del giudaismo, precursori dei martiri del Cristo. Il loro culto si diffuse rapidamente e la loro festa sembra sia stata universale nella Chiesa verso il sec. V. La storia del culto dei santi martiri è cosí riassunta dalle Vies des Saints (citt. in bibl. ). Già appaiono nel Martirologio Siriaco (412), nei Calendari di Polemius Silvius (448) e di Cartagine (secc. V-VI), e nell'insieme dei mss. del Martirologio Geronimiano. Su questi martiri possediamo testi di s. Gregorio Nazianzeno (PG, XXXV), s. Giovanni Crisostomo, s. Agostino , s. Ambrogio, s. Gaudenzio di Brescia, pseudoLeone.
Secondo s. Girolamo (m. 420), le reliquie dei sette fratelli erano a Modin ed egli si meravigliava che fossero venerate ad Antiochia. L'Itinerarium detto di Antonino (ca. 570) nomina Antiochia in cui riposano con altri santi e s. Giustina "i fratelli Maccabei, in tutto nove tombe, sormontate ciascuna dagli strumenti del loro supplizio".
Il Martirologio Siriaco nomina i Maccabei "figli di Samunas" ad Antiochia, nel quartiere giudaico, al 1° agosto. I sinassari bizantini offrono sette nomi e la madre è Solomonis. Le liste siriache e armena sono differenti. Il Calendario marmoreo napoletano (sec. IX) congiunge i Maccabei a una santa EELI.
Con ogni probabilità il martirio avvenne ad Antiochia dove le tombe furono venerate fino al sec. VI. Dopo il 551 le reliquie furono portate a Costantinopoli e da 11, almeno in parte, a Roma, sotto Pelagio I (556-561)E' possibile però si tratti di Pelagio II (579-590) e che le reliquie siano venute direttamente da Antiochia. Esse comunque si venerano a Roma, in S. Pietro in Vincoli, chiesa la cui festa titolare cade in questo stesso giorno, 1° agosto.
Nel 1876 fu ivi trovato un sarcofago a sette compartimenti, contenenti ossa e ceneri con due togli di piombo recanti iscrizioni relative ai sette fratelli, del IX sec. (o sec. XV?).
La festa dei sette fratelli Maccabei non è menzionata nei libri liturgici, sia gallicani, sia romani, eccettuato il Sacramentario gelasiano; il loro culto sarà stato forse eclissato dalla festa di s. Pietro in vinculis.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:35

Beata Maria Stella del SS. Sacramento (Adelaide) Mardosewicz e 10 compagne Martiri

1 agosto

Martirologio Romano: Nella foresta presso la città di Nowogródek in Polonia, beate Maria Stella del Santissimo Sacramento (Adelaide) Mardosewicz e dieci compagne della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth, vergini e martiri, che, nei funesti tempi di guerra, raggiunsero la gloria celeste fucilate dai nemici della religione.


Pur non essendoci nella politica nazista una persecuzione diretta contro la Chiesa Cattolica e le altre Confessioni cristiane, ciò non evitò l’uccisione di parecchi componenti del clero e dei religiosi, sia negli Stati occupati, sia nei campi di concentramento.
In Polonia in particolare, il clero rientrò nel programma di annientamento e sottomissione del popolo polacco da parte del Terzo Reich, soprattutto perché era considerato particolarmente pericoloso, in quanto costituiva la classe dirigente della Nazione ed aveva grande carisma sul popolo.
Stessa considerazione era per quello della Bielorussia, infatti nella “classe dirigente” da eliminare, erano compresi i sacerdoti e le suore. Dopo aver messo in atto tutte le restrizioni economiche, di culto, di ogni attività pastorale e spirituale, si passò all’eliminazione fisica degli stessi, la scusa o l’occasione veniva data il più delle volte perché avevano avuto contatti con familiari di persone arrestate o fucilate o di aver aiutato prigionieri russi, ebrei o partigiani.
Nella sola regione di Nowògròdek, oggetto di queste considerazioni, vi furono nel 1942 e 1943 ben sessanta sacerdoti e suore uccisi, nessuno fu portato in campo di concentramento, si preferiva fucilare sul luogo o soffocare con il gas, in alcuni casi le vittime furono bruciate vive.
Le undici suore martiri della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth, facevano parte della Casa di Nowògròdek, e quando la Gestapo verso la metà di luglio del 1943, arrestò circa 120 abitanti della zona, esse si dichiararono pronte a dare la loro vita in cambio di quanti avevano famiglia, così il 31 luglio di sera, furono convocate al commissariato.
Vi si recarono da sole, fiduciose del fatto che non avendo fatto male alcuno, al massimo potevano essere deportate in Germania ai lavori forzati, ma furono subito disilluse, perché la Gestapo assumendo un atteggiamento aggressivo nei loro confronti, le fece salire su un camion e trasportate a 3 km di distanza per fucilarle; ma la presenza di contadini che si ritiravano dai campi, rese la cosa in condizioni sfavorevoli, pertanto furono riportate al commissariato e rinchiuse in cantina (non in prigione, forse per tenere nascosto l’atto criminoso).
Le undici suore trascorsero la notte in preghiera e la mattina dopo, 1° agosto 1943, gli aguzzini venuti di nuovo a prelevarle, le trovarono immerse in una pace profonda. Giunte più lontano, a 5 km da Nowògròdek, esse con addosso la loro tonaca furono fucilate e con loro un giovane bielorusso testimone per caso dell’eccidio.
La popolazione locale tributò alle suore martiri una venerazione immediata, che non è mai venuta meno e varie grazie si sono ottenute per la loro intercessione.
Suor Maria Stella del SS. Sacramento (Adelaide Mardosewiz) era la superiora della Casa ed aveva 55 anni e aveva dovuto guidare le suore già durante l’occupazione sovietica (1939-41), con la loro spoliazione dell’abito e lo scioglimento della Casa, poi con l’occupazione tedesca il loro riunirsi; donna di alta fede seppe infondere nelle suore quello spirito di sacrificio che le portò al martirio.
Le altre suore sono:
Maria Imelda di Gesù dell’Ostia (Jadwiga Karolina Zak) di 51 anni
Maria Rajmunda di Gesù e Maria (Anna Kukolowicz) di 51 anni
Maria Daniela di Gesù e Maria (Eleonora Aniela Jòzwik) di 48 anni
Maria Kanuta di Gesù nel Giardino dei Getsemani (Jozeka Chrobot) di 47 anni
Maria Sergia della Madonna Addolorata (Julia Rapici) di 43 anni
Maria Gwidona della Misericordia Divina (Helena Cierpka) di 43 anni
Maria Felicyta (Paulina Borowik) di 38 anni
Maria Heliodora (Leokadia Matuszewska) di 37 anni
Maria Kanizja (Eugenia Mackiewicz) di 39 anni
Maria Borromea (Weronika Narmontowiz) che con i suoi 27 anni era la più giovane.

Il papa Giovanni Paolo II le ha beatificate il 5 marzo 2000, fissando la ricorrenza liturgica al 4 settembre.
Il Martyrologium Romanum le ricorda il primo agosto.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:36

Beato Nicola de la Torre Merino Coadiutore salesiano, martire

1 agosto

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

Béjar, Spagna, 4 marzo 1892 - Madrid, Spagna, primi di agosto del 1936


Nacque a Béjar in provincia di Salamanca il 4 marzo 1892. Fece il Noviziato a Sarrià (Barcellona) ed emise i voti il 18 marzo 1910. Svolse le sue attività a Barcellona, Valenza, La Coruña, Vigo e Madrid, dove lo sorprese la rivoluzione.
Vestito com’era in borghese, poté continuare i suoi lavori anche durante la rivoluzione; ma riconosciuto come religioso, forse dietro denunzia, e incarcerato, venne fucilato ai primi di agosto del 1936.
Beatificato il 28 ottobre 2007.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:37

Beato Orlando Eremita

1 agosto

 

Esisto due sue raffigurazioni: nell'affresco del chiostro di San Pancrazio a Firenze e in una sua immagine nella sacrestia della badia di Ripoli.
Egli era un converso vallombrosano vissuto a Vallombrosa al tempo dell’abate Benigno (m. 1236) e condusse vita edificante ligia alla regola monastica. Morì in data imprecisata e Dio ne comprovò la santità liberando degli ossessi durante il suo funerale. Nel maggio 1600 fu ritrovato un sepolcreto presso il campanile di Vallombrosa con le ossa di 10 beati dell’Ordine, tra cui Orlando. Furono esposte al culto il 21 agosto 1600 dal vescovo Alessandro de’Medici. Nel 1604 fu costruita una cappella, ampliata nel 1757, dove tutt’oggi sono venerati i Beati.
La memoria liturgica collettiva è il 1 agosto, anche se i martirologi benedettini commemorano il beato Orlando il 20 maggio.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:37

Beato Pietro Favre Gesuita

1 agosto

Villaret, Savoia, 13 aprile 1506 - Roma, 1 agosto 1547

Il 22 luglio 1534 Pietro celebra la prima Messa, e il 15 agosto successivo è ancora lui a salire l’altare, nella chiesa di Santa Maria a Montmartre, quando sette giovani con alla testa Ignazio pronunciano i voti di povertà, castità e obbedienza, finalizzati al totale impegno missionario. Nasce in quel momento la Compagnia di Gesù, con cinque spagnoli (Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Giovanni Laínez, Alfonso Salmerón e Nicola Bobadilla), più il portoghese Simon Rodriguez de Azevedo, e Pietro Favre della Savoia.
Non essendo possibile l’andata in Terrasanta, i sette vanno a mettersi a disposizione del papa Paolo III Farnese in Roma: pronti per ogni servizio alla Chiesa, a qualsiasi livello. Il Pontefice manda Pietro Favre a insegnare teologia all’Università della Sapienza; qualche anno dopo, con la stessa obbedienza, lo troviamo a “fare catechismo” nelle campagne parmensi. Paolo III poi lo richiama, inviandolo in terra tedesca ai “colloqui di religione” tra cattolici e protestanti. La sua opera è così apprezzata che nel 1542 lo chiameranno un’altra volta in Germania. Sempre al servizio del Pontefice egli compie poi missioni in Portogallo e in Spagna (introducendo qui stabilmente la Compagnia di Gesù). Poi riceve l’ordine di tornare a Roma.
La sua è una vita faticosissima: Pietro Favre non si fa sconti nelle fatiche, nelle penitenze, nella povertà autentica. Paolo III lo chiama per inviarlo al Concilio di Trento che è incominciato nel 1545. Lui parte immediatamente, ma il suo organismo non regge più, sebbene abbia solo quarant’anni. Giunto nell’Urbe a metà luglio del 1546, due settimane dopo è già morto.

Martirologio Romano: A Roma, beato Pietro Favre, sacerdote, che, primo dei membri della Compagnia di Gesù, affrontò onerosi compiti in diverse parti d’Europa e morì a Roma mentre partiva per il Concilio di Trento.


Contemporaneo di s. Ignazio di Loyola, fu il primo sacerdote della nascente Compagnia di Gesù; nacque a Villaret, villaggio sulle pendici del Grand Bounard nella Savoia, il 13 aprile 1506; già all’età di dodici anni con il fervore dell’adolescenza, fece voto di castità.
Nel 1525 a 19 anni, si trasferì a Parigi per avviarsi allo studio della filosofia nel collegio di S. Barnaba, qui ebbe come compagno di stanza e di studio s. Francesco Xavier (Saverio) e dal 1529 anche s. Ignazio di Loyola, il quale gli fu di conforto nelle crisi spirituali che l’angustiavano.
Ottenuto il grado di baccelliere (laurea in legge) nel 1530, ritornò in patria, ma nel 1534 fece un mese di esercizi spirituali sotto la direzione di s. Ignazio e dopo la pia pratica si decise a seguirlo.
Fu consacrato sacerdote nel maggio 1534 e il 15 agosto seguente, insieme a s. Ignazio e altri cinque compagni, fece il celebre voto di Montmartre, cioè di vivere in povertà e di andare a Gerusalemme, promettendo di mettersi a disposizione del papa.
Nel 1536 si presentarono, con l’aggiunta di altri tre confratelli al papa Paolo III, rimandando il viaggio in Terra Santa causa la guerra fra Venezia ed i Turchi, ricevendo vari incarichi.
Pietro Favre insegnò teologia alla ‘Sapienza’ di Roma (1537-1539), poi si trasferì a Parma dove stette un anno prima di iniziare il suo apostolato itinerante come gesuita, in tutta Europa specialmente in Germania e la Penisola Iberica, dappertutto propagò la Compagnia di Gesù, predicò, diede gli esercizi, visitò monasteri, conquistò Pietro Canisio al nuovo Ordine.
Fu chiamato a partecipare al Concilio di Trento e intraprese il viaggio nonostante le cattive condizioni di salute, raggiunse Roma il 17 luglio 1546, ammalatosi morì in questa città il 1° agosto 1547.
Scrisse in lingua spagnola e latina il suo “Memoriale”, una specie di diario spirituale, questo documento stampato in varie edizioni e le sue lettere, sono la fonte per conoscere il suo carattere mite, la sensibilità, gli angelici costumi; amato e venerato da quanti lo frequentarono, uomo di preghiera secondo l’insegnamento di s. Ignazio.
Il culto di beato fu confermato da Pio IX il 5 settembre 1872.



Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:41

Beato Rodolfo Monaco vallombrosano

1 agosto

m. 2 nov 1076

Etimologia: Rodolfo = lupo glorioso, dall'antico tedesco

Rodolfo, per la sua posizione preminente in alcuni avvenimenti importanti all´interno della nuova congregazione, è ricordato nella Vita Anonima di San Giovanni Gualberto (995-1073). A lui, giunto tra i primi alla sequela dell´asceta nell´eremo di Vallombrosa, venne affidata la cura degli ospiti e per l´esattezza con la quale assolveva la delicata mansione, oltre alla predilezione che per lui nutriva S. Guivanni, fu inviato abate al monastero di San Pietro di Moscheta.

Per le sue qualità e per la sua presenza negli avvenimenti che hanno caratterizzato lo stabilirsi della congregazione, il fondatore lo prescelse quale succesore; cosí è detto nella lettera scritta sul punto di morire da S. Giovanni a tutti y monaci. La scelta del suo “Rodingo”, cosí lo chiamava, significava continuità.

Si adormentò nel Signore il 2 novembre 1076 a Vallombrosa. Il suo nome figura in un catalogo dei beati di Vallombrosa e gli Acta SS. Li ricordano, unitamente ad altri otto loro confratelli, al 1º agosto.

La ricognizione dei loro corpi avvenne l´11 agosto 1600, essendo vescovo di Fiesole, Alessandro de´Medici.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:42

San Rubil (Ruben) Monaco

1 agosto

 

Sotto il nome di Rubil (már Rùbíl) questo santo è commemorato al 1° agosto (ab) in due soli cdlendari siriaci pubblicati da F. Nau: i calendari VI-A e X. Lo studioso di cose siriache citava a suo proposito una Vita ancora manoscritta custodita in un cod. della BiblIoteca Bodleiana di Oxford (Marsball 13).
Secondo questo ms. (stando al compendio datone da F. Nau) R., originario della città di ZàbIná del paese dei Traci, era superiore di un monastero di trentacinque monaci: al tempo dell'imperatore Traiano e del suo generale Daqliyúniuris (?), nipote dell'imperatore. Rubil non beveva affatto in tempo di digiuno; visse sessantacinque anni di vita monastica e morí un 1° agosto nel monastero chiamato Dayrayè eúmrIn.
Si rimane perplessi di fronte a una tale storia e alla cronologia da essa proposta.
Una pista di interessanti ricerche si è aperta quando si è notato, come ha fatto E.A.W. Budge, che Rúbil potrebbe essere considerato come l'equivalente di Rúben. Ora, precisamente il Martirologio di RabbAn Slibá commemora, nel giorno dei calendari citati, il 1° agosto már RúbIl che P. Peeters ha ben tradotto con Ruben e identificato con lo stílita di Qartamin nella Túr-'Abdin, di cui si parla nella storia del famoso monastero di quella città e che vi è noto sotto il nome di Dayrà d',Dmrá, fondato al píú tardi nella seconda metà del sec. V.
Si riconosce peraltro questo nome nella forma corrotta Dayrayé eúmrIn, trasmessa da ms. oxfordiano.
Si tratta quindi del medesimo personaggio che è nominato in tutti i documenti considerati. Non si può dire ancora, allo stato attuale delle ricerche, l'epoca esatta in cui Rubil è vissuto, ma il suo culto, attestato dai soli documenti giacobiti, farebbe pensare che sia vissuto dopo il tempo del concilio di Calcedonia. Per il momento non se ne può dire di più.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:43

San Severo Venerato presso Auch

1 agosto

Martirologio Romano: Nella regione dell’Aquitania in Francia, san Severo, sacerdote, che donò i suoi beni per la costruzione di chiese e per il servizio ai poveri.


Stellina788
00domenica 25 luglio 2010 16:43

Beato Tommaso Welbourne Martire

1 agosto

Martirologio Romano: A York in Inghilterra, beato martire Tommaso Welbourne, che, maestro di scuola, condannato a morte sotto il re Giacomo I per aver svolto attività di incitamento a seguire il Romano Pontefice, fu impiccato, conformandosi nella morte a Cristo sommo Maestro.


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