1° maggio

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Stellina788
00venerdì 1 maggio 2009 13:40

Sant' Agostino Schoeffler Sacerdote e martire

1 maggio

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Mittelbonn, Francia, 22 novembre 1822 - Sơn-Tâi, Vietnam, 1 maggio 1851

Martirologio Romano: Presso la rocca di Sơn-Tâi nel Tonchino, ora Viet Nam, sant’Agostino Schoeffler, sacerdote della Società per le Missioni Estere di Parigi e martire, che, gettato in carcere dopo aver esercitato per tre anni il suo ministero, su ordine dell’imperatore Tự Đức, nel campo di Năm Mẫu ottenne con la decapitazione la grazia del martirio, che ogni giorno aveva chiesto a Dio.


Di tutti i cristiani e missionari martirizzati nel Tonchino e nella Cocincina (Vietnam), Leone XIII ne beatificò 77 il 7-5-1900; S. Pio X 8 il 15-4-1906 e 34 l'11-4-1909; Pio XII 25 il 29-4-1951. Di costoro 117 furono canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1988. Non sappiamo con certezza quando il cristianesimo fu introdotto in quei paesi la cui evangelizzazione regolare e sistematica fu iniziata nel 1627 dal P. Alessandro de Rodhes SJ. Con l'aiuto di un confratello in 3 anni egli riuscì a battezzare circa 3.000 infedeli. Per istigazione di un bonzo fu esiliato dal re, ma nel 1631 altri gesuiti riuscirono a entrare occultamente nel regno e, con l'aiuto di alcuni missionari di altri Ordini religiosi, in meno di trent'anni a convertire alla fede 200.000 pagani.
Primo Vicario Apostolico del Tonchino (Vietnam) fu Mons. Francesco Pallu, e primo vicario Apostolico della Cocincina Mons. Pietro de La Motte Lambert. Per provvedere di missionari quelle terre pagane essi si adoperarono per fondare a Parigi il seminario delle Missioni estere. Sono molti i martiri che vi furono formati e che i papi canonizzarono. Tra loro figura anche il P. Agostino Schoefner. Egli nacque il 22-11-1822 a Mittelbonn in Lorena (Francia), e compì gli studi ecclesiastici nel seminario diocesano di Nancy durante i quali volle iscriversi al Terz'Ordine Domenicano. Non senza opposizione dei parenti, nel 1846 passò in quello delle Missioni estere di Parigi per assecondare la sua vocazione missionaria.
Per quanto fosse disposto a recarsi in qualsiasi terra di missione, non nascose la sua preferenza per il Tonchino (Vietnam) in cui infuriava la persecuzione scatenata dal re Minh-Manh (1820-1840) e continuata da suo figlio, il re Thiéu-Tri (1840-1847). Nelle lettere che di lui ancora si conservano appare manifesto con quanto ardore bramasse di dare la vita per la fede. In una di esse si legge: "II buon Dio mi accorderà la grazia del martirio; gliela domando ogni giorno". E in un'altra: "Soffro molto, ma ai piedi della croce... Che cosa può esserci di più dolce?".
Il 1-8-1847 il santo lasciò Parigi per Anversa. Raggiunse Hong-Kong dopo cinque mesi di navigazione. Il suo campo di lavoro fu la cristianità di La-Fou che raggiunse dopo essere riuscito a superare la frontiera settentrionale del Tonchino tra pericoli di ogni genere. Trascorse i primi mesi in quel paese studiando la lingua e cercando di adattarsi agli usi e costumi degli indigeni. Poté in seguito darsi con tutto l'ardore giovanile al sacro ministero. Nel 1849 fu di grande aiuto a Mons. Retord, ordinario del luogo, nella visita pastorale che fece a Ke-Bang. In seguito fu trasferito al distretto di Xu-Doai dove, disseminati per montagne e foreste, 16.000 cristiani attendevano ansiosi l'opera di un missionario.
Nonostante la malferma salute raccolse tra loro abbondanti frutti di vita spirituale, tanto che il suo nome presso quei cristiani restò in benedizione.
Il desiderio del martirio cresceva nel santo di mano in mano che, prendendosi cura delle anime, capiva che non c'è amore più grande di colui che da la vita per i fratelli. La pubblicazione dell'editto di persecuzione contro i cristiani del re Tu-Dùc (1847-1883), secondogenito di Thiéu-Tri, ravvivò le sue speranze. I mandarini erano incitati a far catturare i missionari europei perché erano ritenuti "come falsari, seduttori, barbari, tonti, sciocchi, vili..." e, per conseguire più facilmente lo scopo, venivano offerte trecento once d'argento a chi ne avesse denunciato uno. Lo stesso re il 13-2-1851 fece spedire a tutti i mandarini una circolare segreta in cui prescriveva che i missionari europei fossero annegati con una pietra al collo, e i sacerdoti annamiti segati vivi.
In quel tempo la cristianità di Bau-Nò, nel Tonchino occidentale, era infestata da bande di briganti e di ribelli. Per opporsi alle loro scorrerie, i mandarini del distretto avevano costituito una milizia di volontari i quali, facendo finta di dare la caccia ai briganti, taglieggiavano i poveri cittadini. Il 1-3-1851 la strada tortuosa che dalle colline scendeva verso il villaggio era infestata da guardie. Pareva che attendessero al varco qualche squadra di briganti, invece, ad un segnale convenuto, essi sbucarono fuori dai cespugli per arrestare prima un sacerdote indigeno che camminava discorrendo con due giovani, quindi P. Agostino, che lo seguiva a poca distanza con allievi e catechisti. Nel mettere le mani addosso al bianco che li guardava maestoso e tranquillo, le guardie furono prese da timore e riverenza. Allora il comandante gridò loro: "Che fate? Date mano alle verghe e battete". Il missionario, che era stato tradito da una delle guide, lo interruppe, dicendo: "E perché? Io non ho mosso un passo per resistere alla vostra violenza". Dopo che fu legato, mentre le guardie si disponevano alla partenza, il loro capo si rivolse ai prigionieri e disse: "Potrei consegnarvi ai mandarini; datemi una verga d'oro, cento verghe d'argento e vi lascerò tutti liberi".
Alla mente di P. Agostino balenò immediatamente un generoso disegno. Difatti gli rispose: "Ebbene, se volete una così grande somma per il nostro riscatto, lasciate che questi miei discepoli vadano a cercarla; io resterò in ostaggio".
Il pagano, accecato dalla cupidigia dell'oro, rilasciò il sacerdote indigeno con gli allievi e i catechisti, ma il denaro pattuito non riuscì ad averlo perché non fu potuto trovare. Il missionario, lieto di aver salvato gli altri con il suo sacrificio, si lasciò condurre a Son-Tay non senza aver prima assicurato i fedeli che nessuno da parte sua sarebbe stato denunciato o compromesso. A Son-Tay, dopo le solite domande, il mandarino chiese al prigioniero: "Quando eravate ancora in Europa, sapevate che la vostra religione era proibita nel regno?". "Si che lo sapevo, ma volli venirvi appunto per questo", "Ditemi i luoghi in cui siete stato affinchè possa fare il mio rapporto e rimandarvi in Europa". "Mi trovo nel regno da quattro anni; sono stato in molti luoghi di cui non ricordo il nome e vado in tutti i villaggi in cui sono desiderato dagli abitanti". I mandarini, presi da insolito rispetto per il giovane sacerdote, non insistettero. Il giorno dopo provarono a indurlo all'apostasia, ma il martire fu così risoluto nel rifiuto che i giudici, considerando inutile ogni ulteriore insistenza, chiusero gli atti e ne inviarono il rapporto alla capitale.
Tra l'altro la sentenza diceva: "Il signor Agostino è un europeo che ha avuto l'audacia di venire, malgrado il divieto che ne fanno le leggi, a percorrere le contrade di questo regno per predicarvi la religione, sedurre e ingannare il popolo: della qual cosa fu pienamente convinto nell'esame della sua causa. Secondo il decreto del re, ad Agostino si deve tagliare la testa e gettarla nelle acque del mare o dei fiumi a esempio e ritegno del popolo".
Il capitano delle guardie riuscì ad ottenere dal mandarino che, il missionario, fosse tolto dal carcere duro e detenuto nella casa del direttore delle prigioni. Il santo poté riavere anche il denaro che gli era stato sequestrato al momento dell'arresto, e con esso provvide al suo sostentamento. Così il martire trascorreva nella meditazione e nella preghiera giorni tranquilli. Pur essendo strettamente vigilato, qualche catechista poté introdursi fino a lui e consegnargli le lettere che gli scrivevano altri missionari e gli amici d'Europa. Il sacerdote Phuong riuscì ad avvicinarlo, travestito da mercante di occhiali, confessarlo e dargli la comunione. Il santo era tanto acceso di zelo che neppure in carcere tralasciò di esercitare l'apostolato, parlando della bellezza della fede ai soldati di guardia ed esortandoli ad abbracciarla. Diceva loro: "Io mi ricorderò di voi dopo la mia morte, ma se desiderate essere felici, cercate un villaggio abitato da cristiani e convertitevi".
Il 1-5-1851 fu condotto al luogo del supplizio scortato da un buon nerbo di soldati. Giulivo in volto, camminava con passo sicuro, salmeggiando. Appena vi giunse s'inginocchio per terra, baciò il crocifisso, si sbottonò la veste e presentò il collo al carnefice dicendo: "Sbrigatevi a fare il vostro dovere". La testa del martire fu gettata nel fiume dove non fu più possibile ripescarla. Il corpo, che era stato seppellito nel luogo stesso dell'esecuzione capitale, il giorno dopo fu trasportato di nascosto nella vicina città di Bach-Loc dove un fervente cristiano gli diede onorata sepoltura presso la propria casa. Leone XIII beatificò il martire il 7-5-1900 e Giovanni Paolo II lo canonizzò nel 1988 con altri 116 testimoni della fede nel Vietnam.



Stellina788
00venerdì 1 maggio 2009 13:41

Beato Aldebrando Vescovo di Fossombrone

1 maggio

Sorrivoli ? (Cesena), 1164 – Fossombrone (Pesaro), 30 aprile 1247 ca.

Se ne conosce la vita grazie a una leggenda composta verso il 1300. Nato nel 1164 in Romagna nei pressi di Cesena si formò presso la canonica di Porto a Ravenna. Dal 1222 al 1228 fu prevosto della Cattedrale di Rimini, ma poiché in una predica aveva rivendicato certi beni del Capitolo della Cattedrale, occupati dal Comune di Rimini, il popolo sobillato dai «patarini» locali, insorse contro di lui. Durante la fuga dalla città s'imbatté nei nunzi del Capitolo della diocesi di Fossombrone (Pesaro) che andavano a Rimini, proprio per presentargli la nomina a loro vescovo. Accettato l'incarico nel 1228 divenne vescovo di Fossombrone, dove iniziò la costruzione di una nuova cattedrale: alla sua morte solo la copertura rimase a metà. Morì il 30 aprile forse del 1247 e fu sepolto il 1° maggio nella «sua» cattedrale. Qualche decennio più tardi il suo corpo venne traslato nella nuova cattedrale, la chiesa di San Maurenzo. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Fossombrone nelle Marche, beato Aldebrando, vescovo, insigne per austerità di vita e spirito apostolico.


La vita di s. Aldebrando è narrata in una leggenda composta verso il 1300 e pubblicata la prima volta nel 1647. L’indicazione del luogo di origine di Aldebrando è abbastanza precisa, anche se è ancora controversa la traduzione dal latino, lingua con la quale era composta la leggenda.
Egli nacque nel 1164 in Romagna nei pressi di Cesena, alcuni dicono a Sorrivoli nella diocesi di Cesena e altri dicono non dentro i confini del Comune e diocesi di Cesena, ma bensì nella zona Sarsina-Galeata, che occupa le alte valli del Savio e del Bidente.
Ad ogni modo Aldebrando si formò presso la canonica di Porto a Ravenna, e ciò è attestato nel 1199; successivamente fu eletto prevosto della Cattedrale di Rimini e in quest’Ufficio rimase dal 1222 al 1228.
Ma avendo in una predica, rivendicato con foga oratoria, certi beni del Capitolo della Cattedrale, occupati dal Comune di Rimini, il popolo sobillato dai ‘patarini’ locali, insorse contro di lui, che fu costretto a fuggire dalla città; (i patarini erano i membri di un movimento di emancipazione delle classi popolari, dai vincoli feudali ed ecclesiastici).
Lungo la strada, diciamo per l’esilio, s’imbatté nei nunzi del Capitolo della diocesi di Fossombrone (Pesaro) che andavano a Rimini, proprio per presentargli la nomina a loro vescovo.
Aldebrando non ebbe difficoltà ad accettare e quindi nel 1228 divenne vescovo di Fossombrone; una volta entrato nella carica, iniziò la costruzione di una nuova cattedrale, più vasta della precedente e riuscì quasi a completarla prima della sua morte, solo la copertura rimase a metà.
Il santo vescovo visse fra gli ottanta e gli ottantacinque anni, e morì il 30 aprile 1247 ca.; fu sepolto il 1° maggio nella cattedrale da lui fatta costruire.
Alla fine dello stesso XIII secolo, la chiesa Cattedrale fu trasferita nella Chiesa di S. Maurenzo e anche il corpo di s. Aldebrando vi fu traslato; diventò così contitolare della cattedrale e compatrono della città; le sue reliquie sono poste in un’urna sotto l’altare maggiore della cattedrale. La sua festa si celebra in città e nella diocesi il 1° maggio e in alcune parrocchie la domenica seguente.
Anche nel paese di Sorrivoli, nella diocesi di Cesena, ritenuto come detto, da alcuni studiosi come luogo della sua nascita, è stata edificata una chiesa parrocchiale, che prima della distruzione bellica del 1944, era intitolata a S. Lorenzo e che dal 1950 è stata intitolata appunto a s. Aldebrando.



Stellina788
00venerdì 1 maggio 2009 13:43

90562 > Sant' Amatore di Auxerre Vescovo MR 1 maggio

51510 > Sant' Andeolo Martire MR 1 maggio

51560 > Sant' Arigio Vescovo MR 1 maggio

92747 > Sant' Asaf (o Asaph) Vescovo MR 1 maggio

51530 > San Brioco Vescovo e abate MR 1 maggio

92934 > Beato Clemente (Klymentij) Septyckyj Sacerdote e martire MR 1 maggio

91571 > San Geremia Profeta MR 1 maggio

94130 > Santi Giovanni de Zorroza e Giovanni de Huete Mercedari, martiri 1 maggio

90983 > Santi Gistaldo e Gundebado 1 maggio

92039 > Beato Giuliano Cesarello MR 1 maggio

27050 > San Giuseppe Lavoratore MR 1 maggio - Memoria Facoltativa

91480 > Santa Grata di Bergamo 1 maggio

91564 > Sant' Ipolisto Martire 1 maggio

92871 > San Jean-Louis Bonnard Missionario e martire MR 1 maggio

51600 > Beata Mafalda Badessa di Arouca MR 1 maggio

51540 > San Marculfo (o Marcolfo) Abate di Nanteuil MR 1 maggio

51520 > Sant' Orenzio (o Orienzo) di Auch Vescovo MR 1 maggio

90261 > Santi Orenzio e Pazienza Sposi e martiri 1 maggio

50900 > San Pellegrino Laziosi Religioso MR 1 maggio

51580 > Beata Petronilla di Moncel Badessa MR 1 maggio

51550 > San Riccardo Pampuri Religioso MR 1 maggio

51500 > San Sigismondo Re dei Burgundi e martire MR 1 maggio

51570 > San Teodardo di Narbonne Vescovo MR 1 maggio

53250 > San Torquato Vescovo di Guadix MR 1 maggio

51850 > Beato Vivaldo Eremita MR 1 maggio

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