Beato Antonio Neyrot da Rivoli Sacerdote domenicano, martire 10 aprile | Rivoli, Torino, 1423 c. - Tunisi, 1460 Nato a Rivoli (Torino) intorno al 1423, Antonio Neyrot entrò tra i Domenicani, ricevendo l'abito, nel convento di San Marco a Firenze, da sant'Antonino, il futuro arcivescovo della città. Si imbarcò per un pericoloso viaggio in Sicilia. La rotta era, infatti, battuta dai pirati: e se la prima volta gli andò bene, di ritorno dalla Sicilia per Napoli il nostro fu catturato. Era il 1458 e il religioso venne condotto come schiavo a Tunisi. Qui, sotto le pressioni dei saraceni, abiurò la fede e si sposò. Ma gli apparve in sogno Antonino, nel frattempo morto, che lo invitò a pentirsi. Nel Giovedì Santo del 1460 rimise l'abito e professò pubblicamente la sua fede davanti al sultano. Un gesto che gli costò la vita. In seguito il corpo fu acquistato da mercanti genovesi e, nel 1469, Amedeo di Savoia lo fece portare a Rivoli, dove riposa. (Avvenire) Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Tunisi sulla costa dell’Africa settentrionale, beato Antonio Neyrot, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, condotto con la forza in Africa dai pirati, rinnegò la fede, ma, con l’aiuto della grazia divina, il Giovedì Santo riprese pubblicamente l’abito religioso, espiando la precedente colpa con la lapidazione.
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Per nascita è piemontese, ma non abbiamonotizie certe sulla sua origine.Incominciamo a conoscerlo quandochiede di essere accolto nel conventodei Domenicani a Firenze. Il convento èquello già appartenente ai Silvestrini,così chiamati da san Silvestro Guzzolini,che li fondò nel Duecento: ora è affidatoai Domenicani, chel’hanno fatto rimettere anuovo con l’aiuto di Cosimode’ Medici il Vecchio,che in Firenze è sovrano senzacorona né trono né titoli.E proprio in quest’epoca losta affrescando frate Giovannida Fiesole, che il mondoconoscerà come Beato Angelico.Priore di questa comunitàè Antonino Pierozzi,che ha già guidato altre comunità a Cortona,Roma e a Napoli, e che sta per diventarearcivescovo di Firenze. Il giovane Neyrot da Rivoli è uno degliultimi giovani che Antonino ha potutoseguire prima di passare al governodella diocesi, chiamandolo via via agliordini sacri, e sempre mettendolo inguardia contro la fretta: per riuscirebuon domenicano, gli ripeteva, occorremolto studio, con molta preghiera emolta pazienza. Ma lui non conosce lapazienza. Sopporta male il lento apprendistatosui libri. Si considera già preparatissimo,vorrebbe andare subito in primalinea. Insiste con i superiori, chiededi essere mandato in Sicilia. Gli rispondonodi no. Allora decide di appellarsi aRoma, e va a finire che ci riesce: per insistenzasua, per raccomandazioni autorevoli,chissà. In Sicilia ci arrivadavvero, con tutti i permessiromani. Nel 1458 – e ancora per ragioniche non si conoscono– si imbarca dalla Sicilia direttoa Napoli, secondo alcuni;oppure, secondo altri, versol’Africa: un’ipotesi chesembrerebbe in linea con lesue note impazienze missionarie.Ma questa è ancheuna stagione di pirati, e in essi s’imbatteappunto la sua nave: così lui arriva davveroin Africa, ma come schiavo. Sbarcaa Tunisi, che all’epoca è la fiorente capitaledi un vasto stato berbero, creato dalladinastia musulmana degli Almohadi,e dal XIII secolo sotto il governo degliemiri Hafsidi. Un solido stato autonomo,legato da intensi rapporti commercialicon i Paesi mediterranei. Padre Neyrot è dunque arrivato – siapure in maniera inaspettata – in Africada rievangelizzare, alla terra dei suoi entusiasmi.Ma rapidamente essa diventala terra di tutti i fallimenti. Il predicatoreimpaziente dei tempi fiorentini tradiscei suoi voti, butta l’abito domenicanoe rinnega la fede, prende moglie e sifa pubblicamente musulmano. Intanto a Firenze, nel maggio 1459,muore il vescovo Antonino, il suo maestropoco ascoltato, e la notizia lo raggiungea Tunisi. (Secondo un’altra versione,il vescovo gli sarebbe apparso in sognodopo la morte). Di qui prende avvioper Antonio il cammino del ritorno, cheè rapido e senza incertezze. Non soloegli ritrova dentro di sé la fede cristiana,ma subito la proclama pubblicamentedavanti all’emiro e con addosso l’abito didomenicano. Questo comporta la condannaa morte, che viene eseguita a Tunisimediante lapidazione. Questo accade,secondo il Martirologio romano, nellaferia quinta in Coena Domini, ossia ilGiovedì santo, nell’anno 1460. Mercanti genovesi riportano in Italiail suo corpo, che nel 1464 raggiunge lacittadina nativa, Rivoli, dov’è tuttora custoditonella collegiata di Santa Mariadella Stella. Clemente XIII ne ha approvatoil culto come beato nel 1767. |
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