10 aprile

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Stellina788
00sabato 10 aprile 2010 13:11

Beato Antonio Neyrot da Rivoli Sacerdote domenicano, martire

10 aprile

Rivoli, Torino, 1423 c. - Tunisi, 1460

Nato a Rivoli (Torino) intorno al 1423, Antonio Neyrot entrò tra i Domenicani, ricevendo l'abito, nel convento di San Marco a Firenze, da sant'Antonino, il futuro arcivescovo della città. Si imbarcò per un pericoloso viaggio in Sicilia. La rotta era, infatti, battuta dai pirati: e se la prima volta gli andò bene, di ritorno dalla Sicilia per Napoli il nostro fu catturato. Era il 1458 e il religioso venne condotto come schiavo a Tunisi. Qui, sotto le pressioni dei saraceni, abiurò la fede e si sposò. Ma gli apparve in sogno Antonino, nel frattempo morto, che lo invitò a pentirsi. Nel Giovedì Santo del 1460 rimise l'abito e professò pubblicamente la sua fede davanti al sultano. Un gesto che gli costò la vita. In seguito il corpo fu acquistato da mercanti genovesi e, nel 1469, Amedeo di Savoia lo fece portare a Rivoli, dove riposa. (Avvenire)

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Tunisi sulla costa dell’Africa settentrionale, beato Antonio Neyrot, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, condotto con la forza in Africa dai pirati, rinnegò la fede, ma, con l’aiuto della grazia divina, il Giovedì Santo riprese pubblicamente l’abito religioso, espiando la precedente colpa con la lapidazione.


Per nascita è piemontese, ma non abbiamonotizie certe sulla sua origine.Incominciamo a conoscerlo quandochiede di essere accolto nel conventodei Domenicani a Firenze. Il convento èquello già appartenente ai Silvestrini,così chiamati da san Silvestro Guzzolini,che li fondò nel Duecento: ora è affidatoai Domenicani, chel’hanno fatto rimettere anuovo con l’aiuto di Cosimode’ Medici il Vecchio,che in Firenze è sovrano senzacorona né trono né titoli.E proprio in quest’epoca losta affrescando frate Giovannida Fiesole, che il mondoconoscerà come Beato Angelico.Priore di questa comunitàè Antonino Pierozzi,che ha già guidato altre comunità a Cortona,Roma e a Napoli, e che sta per diventarearcivescovo di Firenze.
Il giovane Neyrot da Rivoli è uno degliultimi giovani che Antonino ha potutoseguire prima di passare al governodella diocesi, chiamandolo via via agliordini sacri, e sempre mettendolo inguardia contro la fretta: per riuscirebuon domenicano, gli ripeteva, occorremolto studio, con molta preghiera emolta pazienza. Ma lui non conosce lapazienza. Sopporta male il lento apprendistatosui libri. Si considera già preparatissimo,vorrebbe andare subito in primalinea. Insiste con i superiori, chiededi essere mandato in Sicilia. Gli rispondonodi no. Allora decide di appellarsi aRoma, e va a finire che ci riesce: per insistenzasua, per raccomandazioni autorevoli,chissà. In Sicilia ci arrivadavvero, con tutti i permessiromani.
Nel 1458 – e ancora per ragioniche non si conoscono– si imbarca dalla Sicilia direttoa Napoli, secondo alcuni;oppure, secondo altri, versol’Africa: un’ipotesi chesembrerebbe in linea con lesue note impazienze missionarie.Ma questa è ancheuna stagione di pirati, e in essi s’imbatteappunto la sua nave: così lui arriva davveroin Africa, ma come schiavo. Sbarcaa Tunisi, che all’epoca è la fiorente capitaledi un vasto stato berbero, creato dalladinastia musulmana degli Almohadi,e dal XIII secolo sotto il governo degliemiri Hafsidi. Un solido stato autonomo,legato da intensi rapporti commercialicon i Paesi mediterranei.
Padre Neyrot è dunque arrivato – siapure in maniera inaspettata – in Africada rievangelizzare, alla terra dei suoi entusiasmi.Ma rapidamente essa diventala terra di tutti i fallimenti. Il predicatoreimpaziente dei tempi fiorentini tradiscei suoi voti, butta l’abito domenicanoe rinnega la fede, prende moglie e sifa pubblicamente musulmano.
Intanto a Firenze, nel maggio 1459,muore il vescovo Antonino, il suo maestropoco ascoltato, e la notizia lo raggiungea Tunisi. (Secondo un’altra versione,il vescovo gli sarebbe apparso in sognodopo la morte). Di qui prende avvioper Antonio il cammino del ritorno, cheè rapido e senza incertezze. Non soloegli ritrova dentro di sé la fede cristiana,ma subito la proclama pubblicamentedavanti all’emiro e con addosso l’abito didomenicano. Questo comporta la condannaa morte, che viene eseguita a Tunisimediante lapidazione. Questo accade,secondo il Martirologio romano, nellaferia quinta in Coena Domini, ossia ilGiovedì santo, nell’anno 1460.
Mercanti genovesi riportano in Italiail suo corpo, che nel 1464 raggiunge lacittadina nativa, Rivoli, dov’è tuttora custoditonella collegiata di Santa Mariadella Stella. Clemente XIII ne ha approvatoil culto come beato nel 1767.



Stellina788
00sabato 10 aprile 2010 13:12

Sant' Antonio Vallesio Mercedario, martire

10 aprile

+ 1293

Originario della Liguria, il Mercedario Sant’Antonio Vallesio, fu inviato in missione di redenzione assieme a San Mattia Marco in terra d’Africa. Arrivati a Tunisi incominciarono a predicare il Vangelo di Cristo ma vennero ben presto denunciati dai mussulmani in odio alla fede cattolica. Sant’Antonio Vallesio fu mandato ai lavori forzati ma poi fu condotto fuori città e venne lapidato, così, imporporato dal suo sangue, rese l’anima a Dio raggiungendo la schiera dei martiri nell’anno 1293.
L’Ordine lo festegggia il 10 aprile.



Stellina788
00sabato 10 aprile 2010 13:14

Sant' Apollonio Martire

10 aprile

Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, sant’Apollonio, sacerdote e martire.


scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:18

San Beda il Giovane Monaco

10 aprile

m. 883 circa

Martirologio Romano: A Gavello in Veneto, san Beda il Giovane, monaco, che, dopo quarantacinque anni passati al servizio dei re, scelse di servire il Signore in monastero per il resto della sua vita.





scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:19

Beato Bonifacio (Bonifacy Piotr) Zukowski Sacerdote e martire

10 aprile

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Baran-Rapa, Lituania, 13 gennaio 1913 - Dachau, Germania, 10 aprile 1942

Martirologio Romano: Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Bonifacio Zukowski, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, durante la guerra, prostrato dalle torture subíte per la sua fede, relegato in carcere, portò a compimento il suo martirio.


Piotr nacque il 13 gennaio 1913 a Baran-Rapa, villaggio lituano abitato dalla piccola nobiltà. Figlio di Andrzej e Albina Walkiewicz. Dopo la scuola elementare, si dedicò ad aiutare i genitori nei lavori campestri. All’età di sedici anni entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali a Niepokalanów, ove giunse il 9 settembre 1930. Iniziò il noviziato il 14 giugno 1931 ed emise i suoi primi voti religiosi il 16 luglio 1932, prendendo il nome di Bonifacy. Il 2 agosto 1935 fu la volta della professione solenne. Nella relazione redatta prima di tale occasione, l’allora guardiano del convento scrisse: “Una brava persona sotto ogni punto di vista. Ce ne fossero altri simili!”. Fra Bonifacy trascorse tutta la sua vita religiosa a Niepokalanów, dedicandosi all’apostolato della buona stampa. Sempre silenzioso e sereno, seppe sempre dimostrare un determinato equilibrio. Dopo lo scoppio della guerra restò nel convento e mise a rischio la propria vita per salvere le macchine tipografiche. Nelle conversazioni con gli occupanti tedeschi si rivelò talvolta come persona alquanto coraggiosa. Il 14 ottobre 1941 fu arrestato dalla Gestapo con altri sei frati, fra cui il beato Trojanowski, e rinchiuso in prigione a Varsavia. Qui era solito recitare il rosario e di sera con i confratelli intonava inni religiosi. Confortava spiritualmente gli altri prigionieri li e divideva con i compagni i pochi alimenti che riceveva dall’esterno. L’8 gennaio 1942 sempre con il Tymoteusz fu deportato nel campo di concentramento di Dachau, ove venne registrato come n° 25447. Fu destinato al trasporto dei materiali da costruzione, alla demolizione degli edifici pericolanti, alla riparazione dei tetti ed infine alla raccolta del ravizzone. Tentava di sopportare ogni sofferenza con fede e coraggio. Un giorno fu percosso a sangue con un bastone di legno. Lavorare al freddo gli provocò una polmonite e morì il 10 aprile 1942 dopo sole due settimane nell’ospedale del lager. Proprio in tale aniversario fra Bonifacy è ricordato dal martirologio: “Nel campo di prigionia di Dachau presso Monaco di Baviera in Germania, ricordo del Beato Bonifacio Zukowski, presbitero dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, infuriando la tempesta della guerra, consumato dai tormenti, portò a compimento in carcere il suo martirio”.





scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:20

San Fulberto di Chartres Vescovo

10 aprile

m. 1029

Martirologio Romano: A Chartres in Francia, san Fulberto, vescovo, che molti nutrì con la sua dottrina; avviò con munificenza e operosità la costruzione della chiesa cattedrale e promosse la pietà verso la Vergine Maria Regina della Misericordia.


Nacque verso il 960 da umile famiglia; infatti, egli si dice pauper de sorde levatus. Non si conosce in modo certo il suo luogo di origine, non essendo probanti i documenti su questo punto. È stato supposto suo paese natale l'Aquitania, forse Poitiers; secondo altri si è creduto fosse Roma o almeno l'Italia; attualmente si penserebbe al nord della Francia.
A Reims fu allievo di Gerberto, il futuro papa Silvestro II e non fu monaco, come alcuni hanno affermato senza prove sufficienti. Giunse a Chartres verso il 990, dove il suo impulso rinnovò magnificamente la scuola della cattedrale, che divenne il centro culturale della Francia; i suoi allievi venivano anche da lontano e molti di essi furono personaggi che si distinsero nella vita. Canonico e cancelliere della Chiesa di Chartres, tesoriere di S. Ilario di Poitiers, successe a Raoul, morto nel 1006, vescovo di Chartres.
Godendo di un grande prestigio presso i re, egli contribuì al rinnovamento spirituale del suo tempo con la parola, gli scritti, la direzione delle anime, l'azione pastorale, combattendo la simonia, incitando alla riforma, sforzandosi di mantenere la pace, difendendo la libertà della Chiesa. Ricostruì la sua cattedrale dopo l'incendio del 1020 facendo del nuovo edificio una grande opera d'arte.
Morì il 10 apr. 1028 e fu inumato nella chiesa abbaziale di Saint-Père-en-Vallée, restaurata in seguito; col tempo si è perduta traccia della sua tomba.
Ancor vivo era già considerato come uomo di Dio (sanctissimus) per le sue virtù, la sua umiltà, la padronanza di sé, la sua fede, la sua carità, la sua azione pastorale, la sua dottrina sempre ricca di nutrimento spirituale, la sua devozione verso la S.ma Vergine, il suo zelo nel glorificarla, nel proclamarla Regina di misericordia, nel farne celebrare con pompa la festa della Natività. Una leggenda precoce racconta che, malato, ebbe un'apparizione della Vergine Maria che lo guarì all'istante : ciò rivela l'alta idea che si aveva della sua pietà, così ricompensata.
Un ritratto del sec. XII lo ritrae con l'aureola dei santi. Nel sec. XVII una incisione d'un messale di Chartres e delle litanie di Poitiers gli danno il titolo di santo. Il suo culto liturgico a Poitiers data dal 1855, a Ghartres dal 1861. La sua festa è fissata al 10 apr., giorno anniversario della sua morte; essa comporta una Messa speciale e qualche preghiera propria nell'Ufficio.





scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:21

San Macario Pellegrino

10 aprile

m. 1012

Martirologio Romano: A Gand nelle Fiandre, nel territorio dell’odierno Belgio, san Macario, pellegrino, che, accolto benevolmente tra i monaci di san Bavone, un anno dopo vi morì consumato dalla peste.





scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:21

Santa Maddalena di Canossa Vergine

10 aprile

Verona, 1 marzo 1774 - 10 aprile 1835

Nata a Verona nel 1774, appartiene a una delle famiglie più illustri nell'Italia del tempo. Orfana di padre e abbandonata dalla madre, a 7 anni viene affidata a un'istitutrice. A 17 si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano (Tv). Tornata a casa, nel 1801 ospita nel palazzo di famiglia due povere ragazze, raccolte da lei stessa. Nel 1808 inizia con altre ragazze in difficoltà un'esperienza di vita in comune presso l'ex convento delle Agostiniane veronesi: nascono le Figlie della Carità, suore educatrici dei poveri. È la stessa Maddalena a scriverne le regole nel 1812, a Venezia, chiamata da Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un'altra casa d'istruzione per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili. Maddalena ottiene l'assenso pontificio da Pio VII; in seguito si reca a Venezia, a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole. La sua stessa residenza patrizia veronese accoglie ragazze povere, strappate alla miseria per renderle protagoniste della loro vita. Mentre prepara l'apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona. (Avvenire)

Etimologia: Maddalena = di Magdala, villaggio della Galilea

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: A Verona, santa Maddalena di Canossa, vergine, che di sua volontà rigettò tutte le ricchezze del suo patrimonio per seguire Cristo e fondò i due Istituti dei Figli e delle Figlie della Carità per promuovere la formazione cristiana della gioventù.

Ascolta da RadioVaticana:
  
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Discende alla lunga dalla famosa Matilde di Toscana, signora di Canossa. La sua famiglia è tra le più illustri nell’Italia del tempo, ma poco fortunata: Maddalena e i suoi quattro fratelli perdono il padre da piccoli, la madre si risposa e li lascia; lei, a 5 anni, viene affidata a un’istitutrice che detesta; poi si ammala varie volte. A 17 anni la troviamo nel Carmelo di Trento contro la volontà dei parenti, poi per brevi giorni in quello di Conegliano (Treviso), ma questa non è vita per lei.
Tornata a casa, stupisce tutti per il suo talento di amministratrice. Ma di nozze non si parla. E nel 1801 compaiono a palazzo Canossa due povere ragazze, che lei raccoglie: questa è la novità rivelatrice della sua vocazione. Non “regnerà” nel palazzo di famiglia, che ospita Napoleone e Alessandro I di Russia. La sua vocazione sono i poveri. L’accoglienza alle due ragazze era solo pronto soccorso, ma lei non vuole tenerle lì estranee, sempre inferiori. Devono avere casa propria (loro due e tantissime altre come loro) dove sentirsi padrone, istruirsi e realizzarsi al fianco delle maestre; e accanto a lei, la fondatrice, che nel 1808 otterrà da Napoleone l’ex convento delle Agostiniane veronesi, iniziandovi la vita comune.
Nascono le Figlie della Carità: le suore educatrici dei poveri. Maddalena ne scrive le regole nel 1812, a Venezia: ve l’hanno chiamata Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un’altra casa d’istruzione per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili. Maddalena ottiene l’iniziale assenso pontificio per la sua opera da Pio VII, poco dopo la caduta di Napoleone. Ora sul Lombardo-Veneto regna l’imperatore Francesco I d’Asburgo, che nel 1816 visita Verona con la terza moglie, Maria Ludovica d’Este. Proprio a Verona la sovrana si ammala e muore: la sua camera ardente sarà apprestata in una sala di palazzo Canossa. Nel palazzo, però, Maddalena non compare più tanto spesso. Passa da Venezia a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole. La sua residenza patrizia in Verona ha accolto una sovrana, e le case che lei va creando accolgono le figlie dei sudditi più poveri, strappate alla miseria per renderle protagoniste della loro vita.
Lei intanto lavora all’annoso iter per l’approvazione definitiva del suo istituto, e prepara l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona. Ma la morte la coglie nella sua Verona a 61 anni: già "in concetto di santità", così dicono le cronache del tempo, definendo Maddalena "beneficientissima fino alla prodigalità". Ma soprattutto ha dato tutta sé stessa, consumandosi per l’opera, che crescerà ancora dopo la sua morte. Alla fine del XX secolo avrà oltre 2.600 religiose, operanti in tutto il mondo.
Giovanni Paolo II l'ha proclamata santa il 2 ottobre 1988.
La data del culto per la Chiesa Universale è il 10 aprile, mentre l'8 maggio viene ricordata dall'Istituto delle Figlie della Carità - dette Canossiane - dai Figli della Carità e dai Laici Canossiani, perchè l'8 maggio 1808 è la data ufficiale dell'inizio dell'Istituto Canossiano.




scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:22

Beato Marco Fantuzzi da Bologna

10 aprile

Bologna, 1405 circa - Piacenza, 10 aprile 1479

Martirologio Romano: A Piacenza, beato Marco Fantuzzi da Bologna, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne per la pietà, la prudenza e la predicazione.


Marco, (Bologna, 1405 circa - Piacenza, 10 aprile 1479) a venticinque anni circa, dopo un brillante curriculum universitario nell'ambito delle arti liberali, entrò tra i Frati Minori Osservanti nel convento di San Paolo in Monte. Infaticabile servo della Parola, predicò un famoso quaresimale in San Petronio (1455) e si dedicò alla predicazione popolare ispirandosi ai grandi modelli del tempo, quali san Bernardino da Siena, san Giovanni da Capestrano, san Giacomo della Marca. Fu araldo della Parola in varie parti d'Italia, come Norcia, Mantova, Milano, Firenze, Bologna. Eletto per tre volte Vicario Generale dell'Osservanza Cismontana (1452-1455; 1464-1467; 1469-1472), operò con fermezza e carità evangelica per salvaguardare il movimento riformatore francescano visitando vari conventi in Europa, in Oriente e in Terra Santa. A Bologna promosse la fondazione del Monastero del Corpus Domini e la nascita del Monte di Pietà. Morì a Piacenza, dove aveva svolto la predicazione quaresimale. Le sue spoglie mortali sono custodite nella chiesa di S.Maria di Campagna. Il culto, diffuso già da quattro secoli, fu confermato da Pio IX nel 1868.





scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:23

San Mattia Marco Mercedario, martire

10 aprile

XIII secolo

Originario dei dintorni di Tolosa (Francia), San Mattia Marco entrò nell’Ordine della Mercede nel convvento di Maleville. La sua vita esemplare di penitenza unita alle sue rare doti di cultura, lo fecero designare per essere inviato a Tunisi in Africa come redentore assieme a Sant’Antonio Valesio nell’anno 1293. Arrivati a Tunisi, San Mattia Marco difese energicamente alcune verità del cristianesimo con alcuni saraceni i quali in odio a Gesù Cristo lo denunciarono all’empio sultano Alicut Mahomet. Dopo averlo arrestato, fu coperto di oltraggi e torture, quindi, condotto su di un’altura, lo fecero precipitare e con il corpo massacrato raggiunse la corona dei martiri.
L’Ordine lo festeggia il 10 aprile.





scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:23

San Michele dei Santi (Miguel de los Santos)

10 aprile

Vich, Spagna, 1591 - Valladolid, 1625

Nacque a Vich (Catalogna), non lontano da Barcellona, il 29 settembre 1591. Rimasto orfano di padre a 11 anni, si sentì chiamato a vita religiosa. Nel 1603 fu accolto nel convento dei Trínitari di Barcellona, dove ebbe a maestro il venerabile Paolo Aznar. Il 30 settembre 1607 emise la professione religiosa. Conosciuta la riforma compiuta nell'Ordine della Santissima Trinità dal beato Giovanni Battista della Concezione e approvata dal papa Clemente VIII, rifece l'anno di noviziato e la nuova professione tra i Trinitari Scalzi. Subito si manifestarono nel giovane religioso fenomeni mistici. Colto da fenomeni mistici, i superiori lo inviarono a Siviglia per farlo esaminare da sacerdoti esperti e il loro giudizio fu quanto mai favorevole. Fu prima eletto vicario del convento di Baeza e poi superiore di Valladolid, dove allora si trovava la corte del re di Spagna. Morí nel 1625. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Valladolid in Spagna, san Michele dei Santi, sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità, che si dedicò interamente alle opere di carità e alla predicazione della parola di Dio.


Nacque a Vich (Catalogna), non lontano da Barcellona, il 29 settembre 1591, da Enrico Argemír e Margherita Monserrada.
Rimasto orfano di padre all'età di undici anni, sentendosi chiamato alla vita religiosa, dovette superare molte opposizioni familiari prima di poter realizzare le sue aspirazioni e solo nell'agosto 1603 fu accolto nel convento dei Trínitari di Barcellona, dove ebbe a maestro il venerabile Paolo Aznar. Il 30 settembre 1607 emise la professione religiosa.
Poco tempo dopo, conobbe la riforma compiuta nell'Ordine della S.ma Trinità dal b. Giovanni Battista della Concezione ed approvata dal papa Clemente VIII nell'anno 1599 e ottenne di potervisi trasferire; ripetuto l'anno di noviziato, fece la nuova professione tra i Trinitari Scalzi.
Subito si manifestarono nel giovane religioso fenomeni mistici. In Chiesa, nel coro e perfino nel refettorio, Michele era preso all'improvviso dallo Spirito del Signore e rapito in estasi. Una sola parola, un semplice sguardo al Crocifisso bastavano a farlo entrare in rapimento. I superiori lo inviarono a Siviglia per farlo esaminare da sacerdoti, esperti conoscitori di anime e il loro giudizio fu quanto mai favorevole.
I superiori, credettero giustamente, che un religioso cosí pieno d'amore di Dio avrebbe potuto fare un ottimo apostolato, dentro e fuori del convento. Fu prima eletto vicario del convento di Baeza e poi superiore di Valladolid, dove allora si trovava la corte del re di Spagna.
A Baeza Michele operò molte conversioni. La sua santa vita e le estasi davano alle parole che egli rivolgeva agli studenti dell'università, ai caballeros e ai pubblici peccatori nel confessionale e dal pulpito, il valore di messaggi di Dio.
Alla corte di Valladolid fu molto stimato e favorito dal re Filippo III, il quale, con tutta la sua famiglia, lo consultava sui problemi spirituali.
Morí il 10 aprile 1625, all'età di trentatrè anni. L'8 giugno 1862, nella festa di Pentecoste, fu canonizzato da Pio IX insieme con i martiri giapponesi.
Michele che aveva compiuto gli studi nelle celebri università di Baeza e Salamanca, sotto la direzione dei piú grandi teologi, scrisse anche un trattato intitolato La tranquillità dell'anima, ed un cantico spirituale in versi sulla via unitiva, giudicati assai positivamente dai maestri di spiritualità e dai letterati; la sua festa è stata fissata al 5 luglio.
Nell'ultima ed. del Martirologio Romano però, egli è iscritto nel suo dies natalis (10 aprile).





scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:24

San Palladio di Auxerre Vescovo

10 aprile

Martirologio Romano: Ad Auxerre nel territorio della Neustria, in Francia, san Palladio, vescovo, che, già abate del monastero di San Germano, dopo aver ricevuto l’episcopato, partecipò a numerosi concili e si adoperò per il rinnovamento della disciplina ecclesiastica.



scri30
00sabato 10 aprile 2010 13:24

San Terenzio e compagni Martiri di Cartagine

10 aprile

Terenzio e compagni furono martirizzati a Cartagine per le persecuzioni dell'imperatore Decio, nel III sec.

Etimologia: Terenzio = gira la macina, mugnaio, dal latino

Emblema: Palma

Martirologio Romano: In Africa, santi Terenzio, Africano, Massimo, Pompeo, Alessandro, Teodoro e quaranta compagni, martiri, che, sotto l’imperatore Decio morirono per la loro fede cristiana.


S. Terenzio è il capo di un gruppo di martiri di origine orientale, uccisi a Cartagine per ordine del ‘prefetto d’Africa’ Fortunaziano, al tempo dell’imperatore Decio. Questi aveva emanato un decreto di persecuzione e condanna al supplizio contro tutti coloro che non avessero rinnegato il Cristianesimo.
Ci furono parecchie defezioni ma Terenzio e altri trentanove compagni decisero di non cedere, seguì l’arresto e il processo in tribunale, anche qui, benché sollecitati e poi torturati con supplizi vari, non lasciarono la loro fede, anzi fu proprio Terenzio a rispondere per tutti, con la sua pubblica professione cristiana, a tal punto il prefetto li condannò a morte tramite decapitazione.
Si conoscono i nomi di alcuni compagni di martirio, forse persone più in vista: Africano, Massimo, Pompeo, Zenone, Alessandro, Teodoro.
Alla fine del IV secolo, sotto l’imperatore bizantino Teodosio il Grande, i loro corpi furono traslati a Costantinopoli.
Almeno otto fonti agiografiche narrano la loro ‘Passio’ ponendo la celebrazione liturgica chi il 5, chi l’11 ma il giorno più usato è il 10 aprile.
Il nome è di origine latina e significa ‘nativo di Taranto’ ma può avere il significato di ‘tenero, molle, delicato’ secondo alcuni studiosi di etimologia.





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