12 dicembre

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:10

Beato Arturo Bell Martire

11 dicembre

Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, beato Arturo Bell, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori e martire, che per il solo fatto di essere sacerdote fu condannato a morte sotto il re Carlo I e impiccato a Tyburn.





scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:11

San Damaso I Papa

11 dicembre - Memoria Facoltativa

Roma, 305? - Roma, 384

(Papa dal 01/10/366 al 11/12/384)
Spagnolo di origine, ma probabilmente nato a Roma, Damaso divenne Papa nel 366, dopo la pace costantiniana. Si adoperò affinché la catacombe non cadessero in rovina e non fosse perduta la memoria dei martiri. Man mano che ne rintracciava le tombe, le ornava di poetiche epigrafi di sua composizione. Ma non fu solo archeologo e letterato. Agì con fermezza di fronte al rappresentante del potere civile, l'imperatore, e commissionò a san Girolamo la traduzione in latino della Bibbia. Morì nel 384.

Patronato: Archeologi

Martirologio Romano: San Damaso I, papa, che, nelle difficoltà dei suoi tempi, convocò molti sinodi per difendere la fede nicena contro gli scismi e le eresie, incaricò san Girolamo di tradurre in latino i libri sacri e onorò i sepolcri dei martiri adornandoli di versi.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

Damaso è un nome di origine greca, con una storia antichissima, perché lo troviamo già nell'omerica Iliade. Deriva da un verbo che voleva dire " domare ", ed è probabilmente forma abbreviata di un nome composto, come " domatore di cavalli " o simili.
La familiarità del nome di Damaso è legata alla grande suggestione che da millenni, le Catacombe romane hanno esercitato sui cristiani. Perché Damaso, Papa del IV secolo e Santo della Chiesa, fu il più antico esploratore e archeologo delle catacombe romane.
Spagnolo d'origine, ma probabilmente nato a Roma, Damaso venne eletto Papa, non senza contrasti, nel 366. La pace costantiniana aveva consentito ai Cristiani di costruire liberamente chiese e grandi basiliche. Furono perciò abbandonati gli antichi e nascosti luoghi di culto che, vuotati dalle reliquie dei " Santi " sembravano destinati a cadere in rovina.
Papa Damaso riportò la tradizione verso le Catacombe, facendo eseguire lavori dì consolidamento e di ampliamento. Egli impedì così gli effetti irreparabili del completo abbandono di quei sepolcreti sotterranei.
Via via che rintracciava e identificava le tombe dei Martiri, Papa Damaso, che era buon letterato le contrassegnava con epigrafi poetiche esaltanti le virtù di quegli antichi compagni di fede, noti o ignoti.
Non si pensi però che il Papa se ne stesse quasi nascosto dentro le Catacombe, a comporre le sue elaborate e poetiche epigrafi. Al contrario, fu Pontefice degno del proprio tempo, e tenne alto il prestigio della Chiesa romana, in un'epoca ricca di personaggi altissimi, come Sant'Ambrogio di Milano, San Girolamo e Sant'Agostino.
La passione di archeologo era nutrita, in Damaso, da una profonda pietà, e la sua azione apostolica era guidata da un alto senso di responsabilità. Sotto di lui si consolidò l'autorità della Chiesa romana, e l'eresia ariana venne quasi a spegnersi.
Davanti all'Imperatore, egli affermò sempre, con serena fermezza, l'" autorità della Sede
Apostolica ", secondo l'espressione coniata proprio sotto di lui. Fu lui che ordinò a San Girolamo la traduzione latina e la revisione della Bibbia; fu lui che ottenne, a Roma, la separazione dello Stato dal Paganesimo. Seppe legare alla Sede Apostolica tutte le Chiese e ottenne dal potere civile il massimo rispetto.
Onorando la memoria dei Martiri, nelle Catacombe, egli affermava l'unicità e la continuità di quella Chiesa per la quale i testimoni della fede avevano versato il proprio sangue; ribadiva la sovranità dello spirituale sul temporale, esaltando non i grandi del mondo, ma i campioni di Cristo.
Nella cosiddetta Cripta dei Papi, da lui esplorata nelle Catacombe di San Callisto, egli scrisse, alla fine di una lunga iscrizione: " Qui io, Damaso, desidererei far seppellire i miei resti, ma temo di turbare le pie ceneri dei Santi ". Sì preparò infatti la sepoltura, con umiltà e discrezione, in un luogo solitario, lungo la Via Ardeatina.




scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:11

San Daniele lo Stilita Sacerdote

11 dicembre

Maratha, Samosata, 409 - Siria, 490 circa

Nasce a Maratha, nelle vicinanze di Samosata in Siria nel 409. Daniele a dodici anni chiede di essere accolto in un vicino monastero e davanti alla resistenza dell'abate gli risponde che con la sua fede sopporterà la dura vita del cenobio. Guadagna subito la fiducia dell'abate, a tal punto che lo accompagna ad Antiochia dove conoscono san Simone che, da poco, ha iniziato a vivere da asceta in cima ad una colonna. Tornato a Maratha, alla morte dell'abate Daniele viene scelto come suo successore, ma rifiuta l'incarico perché vuol tornare a visitare Simone. A causa delle guerre è costretto a fermarsi a Costantinopoli, quindi si ritira in un tempio abbandonato a Filempora. Nel 459 muore Simone e il suo mantello viene dato a Daniele che, ormai cinquantenne, decide di seguire l'esempio del maestro e si stabilisce su una colonna. Muore nel 490 e viene sepolto ai piedi della colonna sulla quale aveva vissuto trentatré anni e tre mesi. (Avvenire)

Etimologia: Etimologia: Daniele = Dio è il mio giudice, dall'ebraico

Martirologio Romano: A Costantinopoli, san Daniele, detto Stilita, sacerdote, che, dopo aver condotto vita monastica e superato molte difficoltà, seguendo l’esempio di vita di san Simeone, alloggiò sull’alto di una colonna per trentatré anni e tre mesi fino alla morte, imperterrito davanti all’impeto del freddo, del caldo o dei venti.


Testimoni estremi della fede, la cui vita di penitenza era sempre sotto gli occhi di tutti, gli stiliti incarnarono una forma originale di ascetismo cui stenteremmo a credere se non avessimo fonti storiche documentate. Nati nel V secolo in Oriente (si diffusero poi anche in Russia), questi anacoreti vivevano presso un villaggio o un monastero, su una colonna alta dai dieci ai venti metri. Su di essa predicavano, guarivano malati e celebravano l’Eucaristia, trasformando così un simbolo pagano (solitamente sulle colonne si innalzavano gli idoli) in luogo di elevazione cristiana. La piattaforma garantiva la sopravvivenza grazie ad una tettoia, mentre dal balcone vi era il contatto con i fedeli. Alcuni seguaci provvedevano al sostentamento dello stilita innalzando il cibo con una carrucola o una scala. Alla sommità accedevano quanti necessitavano di conforto spirituale o cercavano soluzioni a controversie. Il primo e il più celebre stilita fu S. Simeone detto “il vecchio” (390-459) che visse in Siria a Qal’At Sem’An, nei pressi di Antiochia, e fu famoso per i miracoli e per aver convertito anche alcuni arabi. Daniele fu un suo discepolo, come apprendiamo dalla dettagliata biografia scritta, con diversi particolari storici, da un giovane seguace.
Daniele nacque a Maratha (vicino a Samosata) nel 409 da pii genitori che lo consacrarono subito al Signore. Crebbe buono e a soli dodici anni chiese di essere accolto in un vicino monastero. Alle resistenze dell’abate rispose che era sì giovane ma, con la sua grande fede, avrebbe sopportato la dura vita del cenobio. Pochi anni dopo godeva già della sua fiducia, tanto da accompagnarlo in un viaggio ad Antiochia. Ospiti del monastero di Telanissos (Dair Sem’an), conobbero S. Simeone che aveva da poco iniziato a vivere da asceta in cima ad una colonna, incompreso dai compagni e accusato di vanagloria. Nonostante la grande calura, il santo li accolse e li benedisse facendo breccia nel cuore del giovane, cui però predisse molte sofferenze. Qualche tempo dopo l’abate morì e Daniele venne scelto come suo successore. Egli però, rifiutato l’incarico, tornò a far visita a Simeone con l’intento di raggiungere successivamente la Terra Santa. Ripiegò su Costantinopoli a causa delle guerre, per poi ritirarsi a Filempora, in un tempio abbandonato, sotto la protezione del patriarca S. Anatolio. Nel 459 Simeone morì e il suo mantello, destinato inizialmente all’Imperatore Sergio I, venne dato a Daniele che, ormai cinquantenne, decise di seguire l’esempio del maestro. Alcuni compagni lo aiutarono a stabilirsi su una colonna dove iniziò la sua vita di meditazione e preghiera. All’ordine iniziale dell’Imperatore Leone di lasciare il luogo, la guarigione di un ragazzo posseduto dal demonio convinse il messo imperiale a tornare dall’imperatore per raccontare l’accaduto. Questi chiese a Daniele di pregare affinché l’imperatrice Verena concepisse un figlio. A grazia ottenuta l’imperatore andò di persona a ringraziarlo, salendo sulla colonna e toccandogli i piedi. Fece poi costruire un’altra colonna collegata con un ponte alla precedente, mentre il luogo era ormai meta di pellegrinaggi. Durante una tempesta la struttura corse il pericolo di crollare, ma Daniele non l’abbandonò e, a pericolo scampato, fece graziare il costruttore condannato dall’imperatore per la sua imperizia.
Il santo stilita era continuamente esposto alle intemperie e durante un inverno particolarmente rigido fu salvato in extremis dall’assideramento. L’imperatore fece allora costruire una stanza in cui fosse maggiormente riparato. Purtroppo a Daniele non mancarono gli attriti col Patriarca di Costantinopoli Gennadio e solo dietro ordine imperiale questi andò a trovarlo. All’incontro, nonostante la giornata caldissima, assistette una grande folla e il presule, dopo aver celebrato le preghiere d’ordinazione, salì sulla colonna dove si diedero vicendevolmente la comunione.
Daniele era ormai famoso in tutto l’impero. Si narra che predisse un incendio nella capitale (465) e che davanti alla sua colonna furono siglati patti di alleanza tra principi. Le visite più gradite erano però quelle dei malati che, dopo aver ascoltato la sua sapiente parola, ricevevano i sacramenti. Scese dalla colonna solo quando, morto l’imperatore, gli eretici monofisiti usurpavano il trono. Portato a spalle dalla folla ottenne il riconoscimento del nuovo Imperatore Zenone che, da lì a poco, con gratitudine, andò a onorarlo sulla colonna. Lo stesso successivamente promulgò il decreto detto Henoticon, diretto a vescovi, chierici e monaci della chiesa orientale, relativo all’approvazione del Simbolo Niceno.
Daniele morì ultraottantenne nel 490 (o 493) dopo aver incontrato il Patriarca Eufemio e aver celebrato la Messa. Fu sepolto in un oratorio ai piedi di quella colonna su cui era vissuto trentatre anni e tre mesi.





scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:12

Beato Davide di Himmerod Monaco

11 dicembre

Martirologio Romano: Nel monastero di Himmerod vicino a Treviri in Germania, beato Davide, monaco, che, debole nel corpo, fu accolto a Chiaravalle da san Bernardo, che lo mandò poi con dei confratelli in Germania a fondare un nuovo monastero, dove giorno e notte attese alla preghiera e alle opere buone.




scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:13

Beato Domenico Yanez Mercedario

11 dicembre

Il Beato Domenico Yanez, mercedario nel convento di Santa Caterina in Toledo (Spagna), seppe testimoniare Cristo più con la vita che con le parole. Con le mani colme di opere, meriti e le virtù volò santamente in cielo.
L'Ordine lo festeggia l'11 dicembre.





scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:15

Beato Franco da Siena Eremita carmelitano

11 dicembre

Grotti, Siena, secolo XIII - Siena, 11 dicembre 1291

Martirologio Romano: A Siena, beato Franco Lippi, eremita dell’Ordine dei Carmelitani, insigne per la grande austerità di vita.


Il suo culto fu approvato nel 1670, da papa Clemente X per la diocesi di Siena e per l’Ordine Carmelitano. Francesco Lippi nacque a Grotti – Siena in un anno imprecisato del secolo XIII in una famiglia nobile; trascorse la sua gioventù nella carriera delle armi e dandosi ad una sfrenata vita libertina.
Avendo conquistato Sartiano dagli Orvietani, in quella spedizione perse la vista (si dice che si aveva giocato gli occhi e per questo punito da Dio con la cecità), per ottenere di nuovo la facoltà di vedere, fece voto di cambiare vita e di pellegrinare a Compostella.
Ottenuta la grazia, sciolse il voto, recandosi in pellegrinaggio anche a Roma, a s. Nicola di Bari ed a Loreto. Ritornato a Siena ebbe l’occasione di ascoltare la predicazione del domenicano beato Ambrogio Sansedoni, colpito dalle sue parole, si ritirò come eremita in una piccola cella, dove rimase per cinque anni facendo grandi penitenze.
In seguito si fece converso carmelitano, vivendo in una cella solitaria presso la cappella della Madonna. Ebbe doni profetici, frequenti apparizioni di Gesù, della Vergine e degli Angeli e anche varie tentazioni diaboliche; a Siena si conservano vari strumenti ferrei da lui usati per la rigida penitenza; una maglia metallica, un collare, un cerchio per la testa, parte della catena con cui si flagellava, una piccola palla che teneva in bocca.
Il beato eremita Franco (il cui vero nome era come già detto Francesco Lippi) morì a Siena l’11 dicembre 1291; parte delle reliquie furono portate nel convento carmelitano di Cremona.
Questo ha determinato nei racconti successivi della sua vita, un po’ di confusione, in quanto esistono a Cremona alcune reliquie di un altro beato, Francesco di Siena dell’Ordine dei Servi di Maria, morto nel 1328.





scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:16

Beato Girolamo (Ranuzzi) da Sant’Angelo in Vado Servo di Maria

11 dicembre

Sant’Angelo in Vado (Pesaro-Urbino), 1410 ca. – 1468 ca.

Martirologio Romano: A Sant’Angelo in Vado sempre nelle Marche, beato Girolamo, sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, che nella solitudine e nel silenzio raggiunse la sapienza della santità.


Divenire santi è vocazione di ogni uomo e donna che viene a questo mondo. I Servi di Maria hanno vissuto questa nobile fatica in seno alla Chiesa di Cristo; gli esiti di tale avventura sono variopinti quanto mai, proprio perché lo Spirito Santo tutto rinnova senza mai ripetersi. I santi si somigliano, ma nessuno è uguale all’altro (Il cammino dei Servi di Maria, Servitium editrice, 2001).
E nella lunga e variopinta galleria dei santi e beati dell’Ordine dei Servi di Maria, fondato nel 1233 dai laici fiorentini Santi Sette Fondatori, Bonfiglio, Amadio, Bonagiunta, Manetto, Sostegno, Uguccione, Alessio, è da ricordare la figura del Beato Girolamo Ranuzzi, che nacque verso il 1410 a Sant’Angelo in Vado, attuale provincia di Pesaro-Urbino; la famiglia Ranuzzi (o Ranucci, secondo la grafia dei documenti contemporanei) era benestante ma non facoltosa come lo divenne più tardi, quando passò al rango della nobiltà; suo padre Antonio era dal 1404 guardia del Comune per la parrocchia di S. Eusebio, distante due km da S. Angelo in Vado.
Ancora adolescente entrò nel convento dei Servi di Maria di S. Angelo in Vado, da dove poi si trasferì per il periodo degli studi si crede a Bologna, dove si applicò alla filosofia e teologia, conseguendo il grado di baccelliere e dopo essere stato ordinato sacerdote, ritornò al suo convento d’origine.
La prima notizia documentata della sua presenza a Sant’Angelo tra i Servi di Maria, è del 1449, riguardante il capitolo del suddetto convento, convocato dal ‘teologo baccelliere fra’ Girolamo’, vicario del padre provinciale fra’ Michele Ambrosi.
Altro documento attestante la sua presenza nel convento di S. Angelo in Vado, è una sua sottoscrizione ad un contratto del 20 novembre 1454. Ambedue questi documenti, citati nei processi canonici del 1774, finirono smarriti durante i trasferimenti degli archivi conventuali, a seguito della soppressione napoleonica.
Fra’ Girolamo da Sant’Angelo in Vado, fu senz’altro uomo di dottrina, infatti vari suoi celebri contemporanei lo citano nelle loro opere storiche come il “baccelliere”, dal titolo conseguito per i suoi studi nelle Università ecclesiastiche del tempo.
Il celebre duca Federico d’Urbino, ricorreva ai suoi consigli per gli affari più importanti e ne venerò poi sempre la memoria, quando, come risulta da successivi documenti del 1471 e 1478, il duca Federico sostava in detto convento, rendendo omaggio alla tomba del beato.
I suoi confratelli contemporanei e successivi al beato Girolamo, ne narrarono la fama di asceta, di rigoroso penitente, di consigliere persuasivo, che era molto viva a S. Angelo in Vado; una locale tradizione indica la grotta dove fra’ Girolamo Ranuzzi, viveva i suoi periodi di eremitaggio, posta lungo la strada che porta alla Montata, proprio dove sorge l’edicola della Vergine detta “Madonnina di Pagnignò”.
Sotto il generalato di fra’ Nicolò da Perugia (1427-1461), le monache presero a svilupparsi con rinnovato fervore anche nell’Ordine dei Servi di Maria; e proprio nel 1462 il “beato baceliere” iniziò la fondazione del monastero femminile di S. Maria delle Grazie in S. Angelo in Vado.
L’8 marzo 1466, il suo nome compare col titolo di “baccelliere”, in testa ad una lista dei frati del convento di Sant’Angelo, in un documento del Comune, che chiedeva loro la vendita di un appezzamento di terreno, per riparare una strada dissestata completamente dall’alluvione del vicino fiume Metauro.
Questo fa posizionare la data della sua morte nel 1468 ca. e d’allora una folla di popolo si recò al suo sepolcro per raccomandarsi alla sua intercessione.
Poco dopo la sua morte, crescendo la fama dei miracoli, fra’ Girolamo fu acclamato santo a voce di popolo; il suo corpo incorrotto, si conserva sotto l’altare maggiore della Chiesa di S. Maria dei Servi, ove ancora oggi è venerato dai fedeli.
Dopo un lungo iter processuale, il suo culto fu confermato il 1° aprile 1775 da papa Pio VI con il titolo di beato; il Martirologio Romano lo celebra l’11 dicembre.





scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:25

Beata Maria della Colonna (Pilar) Villalonga Villalba Vergine e martire

11 dicembre

Valenza, Spagna, 22 gennaio 1891 – Saler, Spanga, 11 dicembre 1936

Martirologio Romano: In località detta El Saler vicino a Valencia in Spagna, beata Maria del Pilar Villalonga Villalba, vergine e martire, che, durante la persecuzione religiosa, seguì con il suo martirio le orme di Cristo.


Maria Pilar Villalonga Villalba nacque il 22 gennaio 1891 a Valencia e venne battezzata il 23 gennaio 1891 nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano. Ricevette la Prima Comunione il 5 marzo 1901 nella cappella del Collegio Gesù e Maria. Essendo la maggiore di sei figli, aiutò perciò la madre nei lavori domestici. La sua vita fu sempre caratterizzata da una pietà intensa e dalla quotidiana partecipazione all’Eucaristia. Aderì sin da giovane all’Azione Cattolica e fu dedita ad opere di carattere sociale volte alla difesa dei diritti della Chiesa.
Allo scoppio della guerra civile spagnola, accompagnata da una violenta persecuzione anticristiana, Maria Pilar non esitò ad offrire la sua vita per la causa di Dio ed intensificò quindi il suo apostolato, trasformando la sua casa in un centro di accoglienza per i sacerdoti ricercati. Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1936 venne scoperta ed imprigionata. Quando seppe di essere stata condannata alla fucilazione indossò il migliore abito in suo possesso per andare incontro al suo Signore nel sacrificio del martirio. Era l’11 dicembre 1936: l’eccidio si consumò presso Saler, vicino a Valencia. La donna venne fucilata mentre era in preghiera.
Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001 elevò agli onori degli altari ben 233 vittime della medesima persecuzione, tra le quali la Beata Maria Pilar Villalonga Villalba, che viene commemorata dal Martyrologium Romanum all'11 dicembre.





scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:26

Santa Maria Maravillas de Jesus Religiosa, fondatrice

11 dicembre

Madrid, 4 novembre 1891 - Aldehuela (Madrid), 11 dicembre 1974

Carmelitana scalza, nata a Madrid nel 1891, Maria Maravillas de Jesus è stata una delle sante vissute in anni più recenti tra quelle proclamate da Giovanni Paolo II: la sua canonizzazione risale infatti al 4 maggio 2003, appena 29 anni dopo la sua morte. Maravillas Pidal, come si chiamava prima di abbracciare la vita religiosa, era la figlia dell'ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede. Entrò giovanissima tra le Carmelitane scalze al celebre monastero di El Escorial, a Madrid. Quando ancora professava i voti temporanei avvertì che il Signore la chiamava a fondare un monastero al Cerro de los Angeles, la località nei pressi di Getafe dove il re Alfonso XIII aveva fatto costruire un monumento al sacro Cuore di Gesù. Fu la prima di una lunga serie di fondazioni, che si spinsero fino a Kottayam in India. Ma anche le Carmelitane scalze dovettero fare i conti con la guerra civile: madre Maria Maravillas e le sue religiose nel luglio 1936 furono costrette a lasciare il monastero, dove poterono far ritorno solo tre anni dopo. Da qui lo spirito contemplativo delle Carmelitane tornò a diffondersi presto per tutta la Spagna. Madre Maria Maravillas morì l'11 dicembre 1974. (Avvenire)

Martirologio Romano: Nella cittadina La Aldehuela nella regione di Madrid sempre in Spagna, santa Mirabilia di Gesù Pidal y Chico de Guzmán, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, che fondò molti monasteri in Spagna e in India, unendo la vita contemplativa a una operosa carità.


Maravillas Pidal y Chico de Guzmán, questo il suo nome da laica, nacque a Madrid il 4 novembre 1891 da una famiglia profondamente cristiana; il padre Luis Pidal y Mon, secondo marchese di Pidal, a quel tempo era ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede.
Sentì la chiamata alla vita religiosa sin dalla fanciullezza, pertanto Maravillas mise in pratica tutte le virtù cristiane, che coronò con la sua entrata nel 1919, nel monastero delle Carmelitane Scalze di El Escorial (Madrid), dove pronunciò i voti il 7 maggio 1921.
Nei primi anni della sua vita religiosa nel monastero, vide realizzato il suo ardente desiderio di una vita umile e appartata.
Nel 1923 quando ancora era professa di voti temporanei, si sentì ispirata in diverse occasioni dal Signore, a fondare un monastero carmelitano nel Cerro de los Angeles (Getafe) luogo dove nel 1919, il re Alfonso XIII aveva inaugurato un monumento al Cuore di Gesù e aveva fatto la consacrazione della Spagna al Sacro Cuore di Gesù.
Il 19 maggio 1924 lasciava l’Escorial, trasferendosi con tre religiose e per ubbidienza ai superiori, fondò il monastero a Getafe, territorio allora ricadente nell’archidiocesi di Madrid, attualmente sede di nuova diocesi.
Nominata prima priora della nuova Comunità dal vescovo di Madrid, il 31 ottobre del 1926, poté vedere inaugurato il monastero sorto accanto al monumento di Cristo Re, che seppe animare con fortezza e dolcezza, instaurando una fedeltà teresiana totale, un grande spirito apostolico, un senso profondo dell’ideale contemplativo.
Pur rispettando la clausura, visse la sua vita contemplativa interessandosi delle necessità dei bisognosi; inoltre grande era il suo amore per la Croce che rasentava l’eroismo, per penitenza dormì per più di 35 anni per sole tre ore al giorno, vestita e seduta per terra con la testa appoggiata al letto.
Nel 1933 otto sue suore fondarono un monastero di clausura a Kottayam in India, dove vorrebbe recarsi lei stessa, ma ne viene impedita dai superiori.
A causa della rivoluzione spagnola, che tanto insanguinò la Spagna, con la persecuzione e l’odio contro chiunque avesse a che fare con la religione, madre Maria Maravillas de Jesus, il 22 luglio 1936, è costretta a lasciare il monastero con tutte le religiose.
Accolte dapprima dalle Orsoline francesi di Getafe, nell’agosto seguente ripara in una casa di Madrid e poi attraverso Valencia, Barcellona, Port-Bou, Lourdes, rientrano dall’altra parte della Spagna, stabilendosi nell’antico eremo dell’Ordine Carmelitano a Las Batuecas (Salamanca).
Nel maggio 1939 viene riaperto il monastero del Cerro de los Angeles e da lì partiranno le suore da lei guidate, che grazie alla meravigliosa fioritura di vocazioni carmelitane, apriranno varie Case a Mancera (1944), Duruelo (Avila) nel 1947, Cabrera (1950), Arenas de San Pedro (1954), Cordova (1956), Aravaca - Madrid (1958), La Aldehuela (1961), Malaga (1964); infine restaurò e potenziò nel 1966, il monastero dell’Incarnazione di Avila e la casa di s. Teresa.
Grazie alle molte vocazioni, attirate dalla sua forte personalità, poté mandare nel 1954, tre sue suore al monastero di Cuenca (Ecuador) bisognoso di rinforzo. Fece costruire un convento e chiesa per i Carmelitani Scalzi in provincia di Toledo; la gente la chiamò “la santa Teresa de Jesus del XX secolo”.
Si ritirò nel 1961 nel convento di La Aldehuela (Madrid) da dove in grande povertà, dirigeva il movimento e la vita regolare dei tanti monasteri, con la sua parola materna ed il suo esempio; nel 1972 la Santa Sede approvò l’Associazione di S. Teresa, da lei costituita per i suoi monasteri, di cui fu eletta presidente, associazione impegnata in iniziative sociali.
Nel 1967 aveva promosso la fondazione a Ventorro di collegi per bambini privi di scuole; nel 1969 poté consegnare 16 case prefabbricate ad altrettante famiglie di baraccati.
Tra il 1972 ed il 1974 aiuta e sostiene la costruzione di un rione di 200 abitazioni, con la chiesa e le opere sociali, a Perales del Rio, collaborando con il parroco locale. Con la bontà di coloro che si fidavano di lei e della sua opera, aiutò la costruzione della nuova clinica per religiose e monache a Pozuelo di Alarcón (Madrid).
Fu colpita da una polmonite il Venerdì Santo del 1967 e da allora andò sempre più indebolendosi, anche se non si risparmiava nella fedeltà alla Regola ed alle Costituzioni.
Morì santamente dopo breve malattia l’11 dicembre 1974 nel monastero della Aldehuela (Madrid); donna notissima per le sue virtù e le sue capacità umane, Madre Maravillas lasciò una traccia notevole con il suo spirito di orazione contemplativa, con il desiderio di aiutare la Chiesa e con l’anelito di salvare gli uomini, che la resero fedelissima alla sua vocazione e autrice coraggiosa di grandi opere per la gloria di Dio.
La sua spiritualità si esprimeva nella preghiera continua, nell’eccezionale povertà sua e dei suoi monasteri, nella vita austera sostenuta dal lavoro, che permetteva di mantenersi e di aiutare così, anche grandi iniziative ecclesiali, sociali e benefiche, che ancora parlano di lei.
La sua salma riposa nella poverissima cappella del monastero di La Aldehuela, la causa canonica fu introdotta il 19 giugno 1980, è stata beatificata da papa Giovanni Paolo II il 10 maggio 1998, in Piazza S. Pietro a Roma.
Il 4 maggio 2003, lo stesso pontefice l’ha canonizzata proclamandola santa a Madrid, con la partecipazione di una immensa folla.





scri789
00domenica 12 dicembre 2010 09:27

11 dicembre


94804 > Beato Martino de Melgar Mercedario 11 dicembre

92545 >
Beati Martino Lumbreras Peralta e Melchiorre Sanchez Perez Sacerdoti agostiniani, martiri 11 dicembre MR

92217 >
San Masona di Merida Vescovo 11 dicembre

92218 >
San Pablo di Merida Vescovo 11 dicembre

90502 >
San Savino (Sabino) di Piacenza Vescovo 11 dicembre MR

94502 >
Beato Tassilone III Duca di Baviera 11 dicembre

92008 >
Beato Ugolino Magalotti da Fiegni 11 dicembre MR

81010 >
Santi Vittorico e Fusciano Martiri 11 dicembre MR

91825 >
Beata Wilbirg (Vilburga) Reclusa di S. Florian 11 dicembre
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:16.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com