15 ottobre

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Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:08

Beata Aurelia di Ratisbona Reclusa

15 ottobre

+ Ratisbona, Gemania, 15 ottobre 1027

Secondo la leggenda raccolta da M. Rader (Bavaria Sancta, II, Ingolstadt 1581, p. 166), Aurelia, figlia di Ugo Capeto, per non sposarsi con un nobile al quale era stata promessa, abbandonò la casa paterna e fuggì a Ratisbona, dove l'abate di S. Emmerano le diede il permesso di dimorare nel monastero di S. Andrea. In esso Aurelia visse circa cinquant'anni e morì nel 1027. Il 15 ott., anniversario della sua morte, i monaci di S. Emmerano accendevano davanti alla sua immagine dei ceri : il che, forse, le valse il titolo di beata o di santa. Sembra che la leggenda abbia avuto origine da un'iscrizione sepolcrale romana pagana. Il sepolcro odierno, recante la figura della beata, è opera artistica del sec. XIV. Questa Aurelia non va confusa con l'Aurelia venerata a Strasburgo (Argentoratum o Argentina) e a Bregenz (Bri-gantium). Di Aurelia, che non ebbe mai culto pubblico, si fa memoria nei martirologi benedettini al 15 ottobre.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:08

Sant' Aurelia di Strasburgo

15 ottobre

 

Documenti autentici del sec. X attestano l’esistenza, fuori le mura di Strasburgo, di una chiesa dedicata a s. Aurelia, risalente ad un’epoca notevolmente anteriore. Una cripta, nella chiesa, custodiva le reliquie della santa, assai venerata dalla popolazione, che durante il Medioevo soleva invocarla contro la febbre. In seguito, al tempo dei moti religiosi suscitati dalla riforma protestante, la chiesa, che era stata eretta a parrocchia della città fin dal sec. XI, passò ai luterani, che nel 1524 profanarono la tomba della santa e ne dispersero le reliquie, non riuscendo però a spegnerne il culto, che è vivo ancora oggi.
A queste notizie può aggiungersi il racconto di Walafrido Strabone, secondo cui s. Colombano, partito da Zuscenil in compagnia di s. Gallo, suo discepolo, giunse a Bregenz sul lago di Costanza (610-11) e vi trovò un’oratorio in cattivo stato dedicato a s. Aurelia . In seguito (postmodum) Colombano, con una solenne funzione, riportò al primitivo onore il tempio, che era stato in precedenza profanato da riti pagani superstiziosi. Mentre il popolo girava processionalmente intorno alla chiesa restaurata, egli la asperse di acqua benedetta, ne rinnovò la dedicazione, “unxit altare et beatae Aureliae reliquias in eo collocavit”. Il fatto riporterebbe l’esistenza della santa e del suo culto ad una data assai antica. E se, d’accordo con autorevoli studiosi, si ammette che la santa di Strasburgo e quella di Bregenz sono una medesima persona, si può pensare che s. Colombano fosse in possesso di reliquie di Aurelia. E’ possibile, infatti, che il santo, passando per Strasburgo nel suo viaggio verso la Germania, abbia avuto in dono delle reliquie di Aurelia, da lui poi collocate a Bergenz, nell’altare restaurato.
Ma tutte queste notizie, pur essendo utili testimonianze del culto reso ad Aurelia, non valgono cerrto ad illuminarci sulla sua persona e sulle vicende della sua vita. D’altra parte, il racconto fornito dalla Vita di Aurelia, secondo cui la santa era una delle undicimila compagne di s. Orsola, è inaccettabile. Secondo questo testo, inserito nella più antica redazione che di esso si conosca (1399), nel Proprio del breviario della diocesi di Strasburgo (stampato nel 1489), Aurelia, durante il viaggio della comitiva di s. Orsola sul Reno, da Basilea a Colonia, colta da forte febbre sarebbe stata costretta a sbarcare a Strasburgo con tre compagne assegnattele da s. Orsolacome infermiere: Einteth, Worbeth e Vilbeth. Aurelia non si riprese dal suo male e morì in questa città. L’Aurelia venerata a Strasburgo non deve essere confusa con la sua omonima di Ratisbona.
La festa di Aurelia, che è ricordata nel Martirologio Romano, è celebrata il 15 ottobre.



Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:09

San Barses (Barsen) di Edessa Vescovo

15 ottobre

Martirologio Romano: A Edessa nell’antica Siria, commemorazione di san Barsen, vescovo, che, relegato dall’imperatore ariano Valente in regioni lontane per la sua retta fede e condannato all’esilio in tre luoghi diversi, terminò la sua vita in un giorno rimasto ignoto del mese di marzo.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:10

Beata Elisabetta di Hoven Monaca

15 ottobre

 

I Premostratensi dell'abbazia di Steinfeld, situata a una quindicina di chilometri da Hoven, furono incaricati della direzione delle religiose. Il b. Ermanno Giuseppe (v.), religioso di questo monastero, conobbe così E., monaca cistercense, di cui scrisse la vita, oggi perduta. Tutto ciò che si sa di costei si trova nella Vita di questo beato, scritta da uno dei suoi confratelli di Steinfeld, che conobbe anche E. Egli la chiamò luce e fiore del nostro tempo e riferisce le visioni di cui fu favorita. Con le sue preghiere ottenne di vedersi apparire un canonico di Steinfeld, morto da poco, per interrogarlo sui meriti del b. Ermanno Giuseppe. Le fu risposto che era un uomo di grande virtù.
Un'altra visione fu raccontata all'autore da Elisabetta stessa. Quando il b. Ermanno Giuseppe si avvicinò alla morte, mentre ella pregava per lui in lagrime, un angelo le apparve e le disse: " Preparati, perché tu devi presto partire ". E avendogli Elisabetta domandato se dovesse morire prima del b. Ermanno Giuseppe, l'angelo le rispose: "Tu partirai per prima, ma lui ti seguirà da presso ". E le confermò che il beato era un grande uomo e che non ve n'era uno simile nell'abbazia di Steinfeld.
In un'epoca in cui questa abbazia attraversava grandi prove, ella non cessava di pregare giorno e notte. Il Signore, le apparve ben presto e la consolò: " Perché, le disse, preghi per l'abbazia di Steinfeld? Sappi che un giglio sta per germinare e fino a tanto che esso sarà là l'abbazia non potrà scomparire ". Cesario di Heisterbach riferisce che la beata vide anche il demonio apparire più volte. Ella morì, come l'angelo le aveva predetto, poco prima del b. Ermanno Giuseppe, che cessò di vivere a Hoven nel 1241. Figura nel Menologio Cistercense alla data del 15 ottobre.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:10

Sant’ Eusebia Vergine di Vercelli

15 ottobre

IV secolo


Fino all’abolizione del rito eusebiano, avvenuta nel XVI secolo, sant’Eusebia era festeggiata a Vercelli il 15 ottobre e lo fu anche per qualche tempo dopo.
Il suo nome comunque, ricorre nel “Kalendarium de more Eusebiano pro Ecclesia Vercellensi”, pubblicato nel XVII secolo da uno storico locale.
Purtroppo non si sa altro di lei, gli scrittori municipali la considerarono sorella del grande protovescovo di Vercelli, s.ant’Eusebio († 1 agosto 371), quindi anche Eusebia visse nel IV secolo.
Collaborò col santo fratello alla fondazione di una comunità di vergini a Vercelli, di cui lei fu la prima superiora; dell’antico monastero si conservano nove o dieci marmi con iscrizioni funebri di monache eusebiane, il più antico è quello della monaca Zenobia morta nel 471.
Sant’Eusebia, il cui nome deriva dal greco ‘Eysebés’ e significa “pia, religiosa” è ricordata secondo alcuni cataloghi anche il 21 giugno.



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00martedì 12 ottobre 2010 15:11

Beato Ferdinando Sorita Mercedario

15 ottobre

Per la vita che condusse e le virtù, il Beato Ferdinando Sorita, cavaliere laico mercedario, fu di grande esempio ai suoi compagni.Di ammirevole devozione verso la Madre di Dio e coraggio con cui difese la religione cristiana valorosamente morì nei convento di Sant'Antolino in Guadalajara (Spagna).
L'Ordine lo festeggia il 15 ottobre.



Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:12

Beata Filippa de Chantemilan

15 ottobre

Changy (Loire), 1412 - Roma, 15 ottobre 1451


Nacque verso il 1412 nel castello di Changy (Loire), nella diocesi di Clermont, ai confini delle regioni di Lione, Bourbon e del Forez. Suo padre, Giovanni de Chantemilan (Campteliman, Champ de Milan; it. da Campo Milano) morì poco dopo la nascita della figlia, che la madre, Giovanna di Vernay, educò con saggia fermezza, assumendo contemporaneamente le funzioni di governatore di Changy. A quindici anni F. perse anche la madre. Molto bella ed elegante, ella attirava in modo particolare l'attenzione degli uomini: parecchi giovani la chiesero in sposa ma ella rifiutò; altri cercarono di corromperla, ricorrendo anche alle astuzie di una vecchia senza scrupoli, ma senza risultato.
All'età di venti anni si recò a Vienne, nella valle del Rodano, presso il fratello e la cognata, ed avendo qui incontrato eccellenti direttori spirituali, fece voto di verginità, conducendo vita sobria ed austera, frequentando la chiesa, curando i malati e visitando i poveri. Talora passava alcune settimane a Lione per prestare la sua opera di assistenza negli ospedali e nelle carceri. Visitò parecchi santuari di Francia e nel 1450, in occasione del giubileo, pellegrinò a Roma.
Nell'autunno del 1451 la peste colpì la città di Vienne e Filippa fu una delle prime vittime: morì il 15 ottobre 1451 e fu sepolta nella cattedrale di S. Maurizia, nel piccolo chiostro, davanti alla porta della cappella di Nostra Signora de capellis. La tomba fu violata dai Calvinisti nel 1562 o 1567. Nel 1629 vi fu eretto un altare. Il capitolo della cattedrale di Vienne a partire dal 10 febbraio 1453 fece raccogliere da un notaro le testimonianze sui miracoli attribuiti alla beata, il cui culto non è stato ancora confermato.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:13

Santa Fortunata Martire venerata a Patria

15 ottobre

Emblema: Palma


Diversi mss. del Martirologio Geronimiano al 12 o al 15 ottobre commemorano Fortunata a Patria (oggi Torre di Patria), in Campania. Il Martirologio Romano, al 14 ottobre, menziona il martirio di Fortunata a Cesarea di Palestina durante la persecuzione di Diocleziano e aggiunge che il suo corpo fu in seguito trasportato a Napoli in Campania. Quest'ultima notizia proviene da una passio tardiva del sec. X, dovuta ad un certo prete Autperto, nella quale egli associa Fortunata a tre altri martiri: Carponio, Evaristo e Prisciano e la data del 14 ottobre deriva dal Calendario marmoreo di Napoli. Poiché i dati di Autperto sono incontrollabili, Fortunata Lanzoni aveva proposto di vedere in Fortunata la santa africana nominata da s. Cipriano, le cui reliquie sarebbero state trasferite a Patria, poi a Napoli. D. Mallardo è di avviso contrario e benché non apporti alcun argomento decisivo, appoggiandosi sul codice Epternacense, che dipende da una fonte campana anteriore alla metà del sec. VII, afferma che niente si oppone a vedere in Fortunata una vera martire della Campania.
E a proposito del culto di Fortunata lo stesso autore scrive: "Nella seconda metà del sec. VIII, il vescovo di Napoli Stefano II trasportò "a Patriensi ecclesia" il culto di s. Fortunata nella chiesa a lei dedicata nel monastero di S. Gaudioso. Un'altra chiesa intitolata a s. Fortunata esisteva a Napoli "in vico Granci regionis Furcillensis". Un documento del 986 ricorda una "ecclesia b. Fortunatae destructa et edificata juxta aqua de lacu que dicitur Patriense": ma l'origine della chiesa doveva essere molto antica, poiché essa è detta distrutta e poi riedificata". Il Martirologio Romano al 15 ottobre commemora un Fortunato martire a Roma sulla via Aurelia. I commentatori del Martirologio, però, fanno giustamente rilevare che nel Geronimiano, da una cattiva lettura del quale proviene questa commemorazione, in quel giorno non si celebra che la Fortunata venerata a Patria.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:13

Beato Gonsalvo da Lagos

15 ottobre

Lagos (Algarve, Portogallo), 1360 circa - Torre Vecchia, 15 ottobre 1422

Figlio di pescatori entrò nell’Ordine Agostiniano a Lisbona nel 1380. Grande teologo, ricusò tuttavia i titoli accademici. Buon oratore amava insegnare il catechismo ai bambini, agli operai e alle persone ignoranti. Fu Priore dei più importanti conventi del Portogallo, servendo con amore i fratelli e aiutandoli anche nelle mansioni più umili. Essendo buon calligrafo e miniatore lavorò molto alla stesura di libri corali.

Patronato: Gente di mare, gioventù

Martirologio Romano: A Torresvedras in Portogallo, beato Gonsalvo da Lagos, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che si dedicò con zelo all’insegnamento dei precetti cristiani ai fanciulli e agli incolti.


Nacque a Lagos (Algarve), nel Portogallo meridionale nel 1360 ca. Figlio di pescatori e pescatore lui stesso, mentre visitava una chiesa agostiniana a Lisbona, sentì la chiamata alla vita claustrale. Nel 1380 vestì l'abito agostiniano. Si distinse ben presto per l’amore allo studio, benché, per spirito di umiltà, pur avendo indubbie capacità, non volle accettare il magistero in teologia.
Divenuto sacerdote, fu molto apprezzato sia come predicatore che per la cura delle anime. Amava dedicarsi ad insegnare le verità della fede alle persone più umili e ignoranti, soprattutto ai bambini. Eletto più volte Priore - resse i maggiori e più importanti conventi della Provincia portoghese, come Lisbona e Santarem - mostrò ovunque grande zelo per l’osservanza regolare. Era dotato come calligrafo, miniaturista e compositore di cantici sacri, ma non per questo disdegnava di compiere anche i lavori più umili, come cuoco o addetto alla portineria, se necessario. Grande era il suo spirito di pietà, molto vivo il senso ascetico.
Nel 1412 venne eletto Priore di Torres Vedras, località non molto distante da Lisbona, dove rimase sino alla fine dei suoi giorni. Qui continuò a svolgere la sua instancabile attività in campo religioso, sociale e pedagogico, alleviando le sofferenze dei poveri, che nutrivano per lui un affetto filiale.
Morì il 15 ottobre 1422 e fu sepolto nella chiesa conventuale di Torres Vedras, intitolata alla Madonna della Grazia. Già venerato come santo quando era in vita, il suo culto crebbe dopo morte. Il ricordo del b. si mantiene ancora oggi molto vivo tra i suoi conterranei che lo invocano come protettore della gente di mare e patrono della gioventù.
Il suo culto fu confermato da Pio VI nel 1778.
La sua memoria liturgica ricorre il 14 ottobre.



Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:14

San Leonardo di Vandoeuvre Eremita

15 ottobre

Sec. VI


Dopo la conversione dei Franchi, avvenuta alla fine del V secolo, si ebbe, nella dolce terra di Francia, la fioritura dei Santi solitari e penitenti.
Era necessario dare, a quella popolazione da poco convertita ma ancora protervamente desiderosa di dominio e di ricchezze, l'esempio della più sublime rinuncia, della più alta spiritualità e della più fervente carità.
Due Santi di questo tipo, vissuti quasi contemporaneamente in Francia, hanno ambedue il nome di Leonardo: Leonardo da Tongres e Leonardo da Noblac. Il primo, morto verso il 575, è festeggiato oggi; il secondo tra non molto, il 6 novembre.
Leonardo da Tongres si stabilì in un romitorio nella diocesi di Mans, in una località detta Vandoeuvre e oggi chiamata, in suo onore, Saint-Léonard-des-Bois. Alcuni discepoli lo seguirono presto nella solitudine boscosa di Vandoeuvre, dove si formò quindi un monastero di solitari e penitenti.
San Leonardo di Noblac vien detto figlioccio di San Remigio, il convertitore del Re Clodoveo e della Regina Santa Clotilde. Per quanto di nobile discendenza, anch'egli scelse la vita dell'eremita, stabilendosi in una celletta nei pressi di Limoges. Anche attorno a lui si raccolsero alcuni compagni, che dettero vita -e vita esemplare - al monastero di Noblac. Un aspetto dell'insegnamento di questi due Santi fu particolarmente importante. Essi predicavano che non dovevano esserci differenze, nell'ordine spirituale, tra servi e padroni, tra nobili e schiavi. Tutti, liberi o sottoposti, avevano il dovere di servire la gloria di Dio e il diritto di provvedere alla perfezione della propria anima, soprattutto attraverso la vita monastica.
Questi insegnamenti, se malamente o malevolmente interpretati, potevano avere ' nella primitiva società dei Franchi, un aspetto quasi sovversivo. Infatti, nel caso di San Leonardo da Tongres, alcuni calunniatori riferirono al Re Clotario che l'eremita, invitando alla vita monastica tanto i liberi quanto gli schiavi, minava pericolosamente le basi della società francese.
Il Re mandò i suoi ufficiali per allontanare dal paese il sovvertitore. Questi però furono favorevolmente colpiti dall'umanità e dall'evangelica saggezza del Santo penitente tanto da far presto ricredere il Re nella sua opinione. Clotario fece allora dono generosamente all'eremita della foresta entro la quale egli viveva con i suoi compagni.
Proprio per questo inusitato insegnamento, la tradizione devota attribuì ai due Santi di nome Leonardo la prodigiosa liberazione di innumerevoli prigionieri." Tutti gli incarcerati i quali elli visitava - scrive di uno di essi la Leggenda Aurea - immantenente erano assoluti ". E ancora di più: " Chiunque chiamava il nome suo ne la carcere, incontanente si rompevano i legami, e andava libero senza contradiamento di persona ".
Anche dell'altro San Leonardo si legge che " impetroe a Domenedio che chiunque fosse tenuto in pregione, incontanente che chiamasse il nome suo, fosse libero ". Per questo, gli ex voto più frequenti nei santuari dei due Santi, dopo la loro morte, furono le catene appese dagli ex prigionieri, che attribuivano la loro liberazione all'intercessione dei due eremiti, veri sovversivi in quella grande rivoluzione cristiana che è la Carità.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:15

Santa Maddalena da Nagasaki Martire

15 ottobre

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Nishizaka, Giappone, 1611 – Nagasaki, Giappone, 15 ottobre 1634

Nacque nel 1611 nei pressi di Nagasaki. Figlia di nobili cristiani martirizzati per la fede, descritta come gracile, delicata e bella si consacrò a Dio, guidata spiritualmente dai beati Francesco di Gesù e Vincenzo di sant'Antonio agostiniani recolletti, che l'ammisero come terziaria. Nel frattempo la persecuzione contro i cristiani si faceva sempre più pressante a tal punto che nel 1629 fu costretta a nasconderti sulle montagne, aiutando i cristiani perseguitati dove visitava i malati, battezzava i bambini, confortava le persone maltrattate. Nel settembre del 1634 si presentò ai giudici proclamandosi cristiana. Neppure le promesse di un vantaggioso matrimonio e le torture piegarono la sua fede. Venne così condannata al tormento della fossa dove sopravvisse per 13 giorni. Il suo martirio destò molta impressione. Beatificata nel 1981 a Manila, fu canonizzata da Giovanni Paolo II il 18 ottobre 1987 a Roma. (Avvenire)

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, santa Maddalena, vergine e martire, forte d’animo tanto nel promuovere la fede quanto nel sopportare per tredici giorni il supplizio della forca sotto l’imperatore Yemitsu.


Maddalena nacque nel 1611 a Nishizaka, nei pressi di Nagasaki in Giappone, figlia di nobili e ferventi cristiani. Narrano gli antichi manoscritti che fosse una giovane gracile, delicata e bella. I suoi genitori e fratelli furono condannati a morte per la loro fede cattolica e martirizzati quando essa era ancora giovanissima.
Nel 1624 conobbe due agostiniani recolletti, Francesco di Gesù e Vincenzo di Sant’Antonio, poi anch’essi martiri e beati. Attratta dalla profonda spiritualità dei due missionari, Maddalena si consacrò a Dio come terziaria agostiniana recolletta. Da allora il suo abito fu quello religioso, le sue uniche occupazioni la preghiera, la lettura di libri santi e l’apostolato. Divenne in seguito terziaria domenicana. I tempi erano assai difficili e la persecuzione che infuriava contro i cristiani era divenuta sempre più sistematica e crudele. Maddalena infondeva coraggio ai cristiani, insegnava il catechismo ai fanciulli, domandava l’elemosina ai commercianti portoghesi per i poveri.
Nel 1629 cercò rifugio tra le montagne di Nagasaki, condividendo le sofferenze e le angosce dei suoi concittadini perseguitati, incoraggiandoli a mantenersi forti nella fede, riportando sulla retta via quanti, vinti dalle torture, avevano rinnegato Cristo, visitando i malati, battezzando i bambini, portando a tutti parole e gesti di conforto.
Di fronte alle apostasie di parecchi cristiani terrorizzati dalle torture alle quali erano sottoposti e desiderosa di unirsi eternamente a Cristo, Maddalena pensò di sfidare i tiranni. Vestita con l’abito di terziaria, nel settembre 1634 si presentò ai giudici, portando con se solamente un piccolo fagotto pieno di libri santi per poter pregare e meditare in carcere. Neppure le promesse di un vantaggioso matrimonio e le torture subite riuscirono a piegare la sua ferma volontà.
Ai primi di ottobre fu allora sottoposta al tormento della forca e della fossa: sospesa per i piedi, con la testa ed il petto sommersi in una fossa sottostante, coperta con tavole per renderle più difficile la respirazione. La coraggiosa giovane resistette al tormento per tredici giorni, invocando durante il supplizio i nomi di Gesù e Maria e cantando inni al Signore. L’ultima notte un acquazzone inondò la fossa e Maddalena morì affogata. Era il 15 ottobre 1634. I tiranni bruciarono il suo corpo e sparsero le ceneri nel mare, onde evitare una venerazione delle sue reliquie da parte dei cristiani.
Per procedere alla sua elevazione agli onori degli altari Maddalena fu aggregata ad un gruppo complessivo di sedici martiri domenicani di varie nazionalità, tutti uccisi in terra giapponese, capeggiati da Lorenzo Ruiz, primo santo di origini filippine. Il gruppo fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 18 febbraio 1981 a Manila nelle Filippine e canonizzato a Roma dal medesimo pontefice il 18 ottobre 1987.
Mentre la commemorazione della singola Santa Maddalena da Nagasaki ricorre nel Martyrologium Romanum in data odierna nell’anniversario del suo martirio, la festa collettiva di questo gruppo di martiri è fissata dal calendario liturgico al 28 settembre.



Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:15

Beato Narciso Basté Basté Sacerdote gesuita, martire

15 ottobre

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San Andrés de Palomar, Spagna, 15 dicembre 1866 - Valencia, Spagna, 15 ottobre 1936

Padre Narciso Basté Basté nacque a San Andrés de Palomar (Barcellona) il 15 dicembre 1866 ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1890, ove divenne sacerdote. Direttore del Patronato della Gioventù Operaia a Valencia, fu assassinato in questa città il 15 ottobre del 1936 all’età di 70 anni.

Martirologio Romano: A Valencia in Spagna, beato Narciso Basté Basté, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, accogliendo fedelmente le parole di Cristo, in tempo di persecuzione contro la fede passò dalla morte alla vita eterna.



Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:16

Beato Sancio da Soria Mercedario

15 ottobre

Insigne maestro di Sacra Teologia, ilBeato Sancio da Soria, fu mercedariodel convento di Sant'Eulalia in Pamplona(Spagna).Egli onorò l'Ordine e la Chiesa con levirtù della vita e dopo aver accumulatomolti meriti spirò nella pace del Signore.
L'Ordine lo festeggia il 15 ottobre.



Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:17

San Severo di Treviri Vescovo

15 ottobre

Severo, vescovo della diocesi tedesca di Treviri, fa parte di una generazione formatasi alla scuola di pastori della Gallie di nobili origini romane (Lupo di Troyes, Ilario di Arles, Germano di Auxerre) nel monastero francese di Lérins. Non si sa molto della sua vita, probabilmente non sopravvisse alla distruzione di Treviri da parte degli Unni nel 451. Appena nominato vescovo, accompagnò, intorno al 446, Germano di Auxerre in Inghilterra per combattere l'eresia pelagiana. Al suo ritorno evangelizzò i territori della Bassa Mosella e del Medio Reno. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Treviri nella Gallia belgica, nell’odierna Germania, san Severo, vescovo, che, discepolo di san Lupo di Troyes, fu compagno di san Germano di Auxerre nella lotta contro l’eresia pelagiana in Bretagna e predicò tra i Germani il Vangelo di Cristo.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:18

Santa Sofia (Suia) Vergine e martire

15 ottobre

Cagliari, sec. III

Secondo la tradizione sarebbe nata a Cagliari alla fine del III secolo in una famiglia nobile. Nella sua giovinezza testimoniò la sua fede cristiana, allora osteggiata dalle autorità. Fu processata all’età di 15 anni perché cristiana. Suia fu una vittima della persecuzione di Diocleziano, insieme a due compagne: Cecilia e Ginia. La cripta della cattedrale di Cagliari, assieme a quelle di altri martiri sardi, conserva anche le sue reliquie, che sarebbero state ritrovate nel 1526. La festa in onore della santa si celebra in modo particolare a Morgongiori in questi giorni. Per accompagnare la statua di santa Suia, che viene rivestita con oggetti preziosi, il 16 ottobre si svolge una lunga processione durante la quale i fedeli intonano canti e preghiere in lingua sarda. (Avvenire)

Emblema: Palma


Antica martire sarda venerata a Morgongiori e a Decimoputzu. Secondo l'antica tradizione, Suia, nacque a Cagliari verso la fine del III secolo da nobile e antica famiglia. Nel fervore dei suoi 15 anni testimonia la fede in Cristo con grande coraggio, aiutata anche dalla sua bellezza e dal candore della sua persona. Processata perché cristiana morì martire sotto la persecuzione di Diocleziano a soli 15 anni, insieme a due compagne: Cecilia e Ginia.
Le sue s. reliquie, ritrovate nel 1526, sono custodite nella cripta della Cattedrale di Cagliari insieme alla grande schiera di testimoni della fede cristiana in Sardegna.
A Morgongiori si celebra una grande festa il 15 ottobre e poi il 16 ottobre una processione-pellegrinaggio, che di buon mattino riporta il simulacro della Santa dalla Chiesetta campestre alla Parrocchiale di S. Maria Maddalena: il percorso dura tre ore e mezzo con soste, canti e preghiere in lingua sarda.
Il simulacro della Santa, che percorre di mano in mano tutto il pellegrinaggio come compagna e sorella nella fede, viene, prima dell'ingresso in paese, rivestito degli abiti della festa e degli oggetti preziosi.
Il pellegrinaggio-processione si conclude in Parrocchiale, dove il simulacro della santa Vergine e Martire, portato dal parroco, viene collocato; segue la Celebrazione Eucaristica con il panegirico e un momento festoso comunitario.



Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:19

Santa Tecla di Kitzingen Badessa

15 ottobre

Martirologio Romano: A Kitzingen in Germania, santa Tecla, badessa, che, mandata dall’Inghilterra in aiuto a san Bonifacio, resse prima il monastero di Ochsenfurt e poi quello di Kitzingen.


Stellina788
00martedì 12 ottobre 2010 15:19

Santa Teresa di Gesù (d'Avila) Vergine e Dottore della Chiesa

15 ottobre

Avila, Spagna, 1515 - Alba de Tormes, Spagna, 15 ottobre 1582

Nata nel 1515, fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent'anni nel Carmelo di Avila, in Spagna. Faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua «conversione», a 39 anni. Ma l'incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel Carmelo concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un'intensa attività come riformatrice dell'Ordine carmelitano. Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l'autorizzazione del generale dell'Ordine si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622. Paolo VI, nel 1970, la proclamò Dottore della Chiesa. (Avvenire)

Etimologia: Teresa = cacciatrice, dal greco; oppure donna amabile e forte, dal tedesco

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: Memoria di santa Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa: entrata ad Ávila in Spagna nell’Ordine Carmelitano e divenuta madre e maestra di una assai stretta osservanza, dispose nel suo cuore un percorso di perfezionamento spirituale sotto l’aspetto di una ascesa per gradi dell’anima a Dio; per la riforma del suo Ordine sostenne molte tribolazioni, che superò sempre con invitto animo; scrisse anche libri pervasi di alta dottrina e carichi della sua profonda esperienza.

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Santa Teresa d’Avila (1515-1582) era al Carmelo di Toledo quando il re del Portogallo, Don Sebastiano (1554-1578), fu ucciso e il suo esercito sconfitto alla grande battaglia contro i Mori ad Alcacer-Quibir, in Marocco, nel 1578. La santa ebbe una rivelazione relativa a questa disfatta. Ne fu grandemente rattristata e pianse, perché si augurava con tutte le sue forze la vittoria della Cristianità e la sconfitta dei suoi nemici.
Protestò con il Signore: “Mio Dio,come puoi permettere la disfatta del tuo popolo e la vittoria dei tuoi nemici?”. Il Signore le rispose: “Se li ho trovati pronti a comparire alla mia presenza, perché sei triste?”.
Il suo sentimento di tristezza svanì quando considerò la gloria di cui i soldati uccisi in battaglia stavano già godendo in Cielo. Ammirava questi guerrieri che Dio aveva trovato pronti per la felicità eterna, specialmente se considerava i costumi normalmente rilassati dei soldati. Immediatamente le venne il desiderio di estendere la sua riforma carmelitana al Portogallo.
Pregò ardentemente per conoscere la volontà di Dio, e nel giorno della festa dell’Assunzione la risposta venne. Il Signore le disse: “Figlia mia, non andrai in Portogallo per fondare case della tua riforma. Le tue figlie e figli lo faranno in futuro, quando porrò termine al castigo inflitto al Portogallo e mostrerò la mia misericordia a questo Paese. L’aumento del numero di buoni religiosi mi permetterà di sollevare il Portogallo dalla miseria in cui sarà caduto, di restaurarlo nella felicità di cui aveva goduto in passato, e di promettergli future glorie”.
Vediamo qui collegarsi due temi: la sconfitta di Alcacer-Quibir nel 1578 e la fondazione di conventi carmelitani in Portogallo.
In primo luogo Santa Teresa stava pregando quando Dio le rivelò che il re Don Sebastiano del Portogallo, che regnò dal 1557 al 1578, aveva patito la grande sconfitta di Alcacer-Quibir. La battaglia si rivelò decisiva da diversi punti di vista.
Se il re Don Sebastiano – un re molto pio e vergine, l’ultimo fiore del vecchio Portogallo – fosse stato vittorioso, avrebbe spezzato il potere dei musulmani. Il Portogallo avrebbe potuto fondare una prospera colonia nell’Africa del Nord, un ponte verso un’Africa interamente cattolica. Questo avrebbe portato un fiero colpo al potere dei musulmani nel mondo intero.
Gli islamici occupavano allora la penisola balcanica, la Turchia, tutta l’Asia Minore, il Nord Africa e parti dell’Africa sub-sahariana. Pertanto, se l’esercito portoghese avesse conquistato una parte del Nord Africa, altri regni come la Spagna e la Francia avrebbero profittato di questa vittoria. Il Portogallo aveva già la sua testa di ponte a Fez. Ad Alcacer-Quibir tentava di ampliare la sua posizione militare. Per queste ragioni Alcacer-Quibir fu una battaglia decisiva.
Per questa battaglia d’oltremare il re Don Sebastiano aveva allestito una grande flotta a Lagos con un ampio esercito di nobili e soldati portoghesi. Gli storici dicono che la sua tattica contro i musulmani fu imprudente. Morì in battaglia e il potere portoghese patì un duro colpo. Al contrario, il potere islamico si consolidò e prese forza.
Questo non fu solo un fatto negativo per la lotta contro l’islam, ma favorì anche i protestanti. In effetti, liberi dalla pressione cattolica in Africa, i musulmani si concentrarono sui Balcani e sull’attacco contro l’Austria-Ungheria. Per questo scopo favorirono gli Stati protestanti che erano anch’essi nemici dell’Impero Austro-Ungarico.
La catastrofe fu pure disastrosa per l’indipendenza del Portogallo. Don Sebastiano lasciò un solo erede, il cardinale Don Enrico (1512-1580) suo zio, che divenne re del Portogallo. La Santa Sede lo dispensò dal celibato ecclesiastico perché potesse continuare la dinastia degli Avis. Ma regnò solo due anni, dal 1578 al 1580, e non ebbe figli. La corona portoghese passò per diritto di successione al re Filippo II di Spagna (1527-1591). La dinastia degli Avis sparì. Così, la morte del re Don Sebastiano ad Alcacer-Quibir rappresentò un danno gravissimo per il Portogallo.
Comprendendo tutto questo, Santa Teresa divenne triste e pianse. Chiese al Signore come aveva potuto permettere la disfatta. La risposta fu che quell’esercitò era così ben preparato spiritualmente che Egli portò molti dei soldati in Cielo. Con tutto il rispetto, questa prima parte della risposta del Signore ci sembra un po’ evasiva. Ma la risposta completa viene quando il Signore spiega che la disfatta è stata una punizione e che i buoni religiosi che verranno saranno uno dei modi di sfuggire al castigo.
Potete vedere come il centro del dialogo fra Santa Teresa e il Signore è essenzialmente una preoccupazione politica e militare che riguarda il Portogallo. Questo si oppone a una certa mentalità sentimentale e dolciastra sulle vite dei santi, che non vorrebbe mai considerare questi aspetti. Tutto dev’essere spirituale nel senso più ristretto del termine. Questa falsa pietà aborre ogni riferimento agl’interessi politici e militari cattolici. Ritiene falsamente che la spiritualità sia una cosa così elevata da escludere questi aspetti. Insinua che il vero santo non si occupa di affari politici e militari. Ma questo episodio che coinvolge Santa Teresa e il Signore testimonia precisamente il contrario.
Il Signore mostra la sconfitta militare del re Sebastiano in una rivelazione mistica alla grande Santa Teresa perché è questo il tema di cui vuole intrattenersi con lei. Evidentemente Dio aveva un grande interesse per quella battaglia. Quando la causa cattolica è sconfitta in armi, le persone sante dovrebbero essere tristi. E Santa Teresa lo era. Ne segue un dialogo, dove Dio rivela il senso profondo della storia e le ragioni soprannaturali della sconfitta.
Consideriamo quanto meravigliosi sono i disegni di Dio. La sua Divina Sapienza ha un’infinità di sfaccettature, che l’intelligenza umana non potrà mai riuscire ad abbracciare. Risponde alla domanda di Santa Teresa affermando che molti soldati portoghesi erano ben preparati alla morte e così li ha portati in Cielo. Vedete come anche nel momento in cui Dio sta castigando una nazione, la sua misericordia tiene conto della situazione spirituale dei combattenti. Forse avrebbe rimandato il momento del castigo se quei soldati non fossero stati pronti a una buona morte. Vedete la sua delicatezza, la sua bontà, la sua misericordia.
In secondo luogo, lasciatemi dire una parola sull’Ordine Carmelitano. Santa Teresa aveva la speciale missione di diffondere la riforma del Carmelo. La missione dei Carmelitani era quelle di attirare tramite la preghiera e la penitenza le grazie di Dio nei Paesi dove fondavano i loro conventi. Una seconda dimensione della loro missione era di guadagnare queste grazie per tutta la Cristianità e – terza dimensione – per il mondo intero, perché tutti potessero convertirsi alla religione cattolica.
Quando Santa Teresa vide che la nazione portoghese era per molti aspetti fervente, concepì il desiderio di fondarvi un convento. Era un progetto eccellente e gradito a Dio, Ma Dio stesso chiese di rimandarne l’esecuzione. Perché? Solo la Divina Sapienza lo sa.
Ma una considerazione è che il popolo portoghese aveva bisogno di tempo per accettare la supremazia spagnola dopo che la corona del Portogallo era stata incorporate alla Spagna del re Filippo II, che l’aveva ricevuta in legittima successione dopo la morte del cardinal Don Enrico. Se le carmelitane spagnole fossero andate subito in Portogallo secondo il desiderio di Santa Teresa avrebbero potuto trovarvi una cattiva accoglienza. Un periodo di adattamento sembrava necessario. Forse fu questa una delle ragioni per cui il Signore rimandò l’arrivo delle carmelitane spagnole in Portogallo. Dopo che l’unione dei due regni fu accettata la presenza di carmelitane spagnole in Portogallo seguì naturalmente e produsse immensi frutti spirituali.
Come conclusione, possiamo vedere quanto è importante seguire gli eventi del nostro tempo nella misura in cui hanno a che fare con la salvezza delle anime, la causa cattolica, la sconfitta della Rivoluzione, la gloria e l’esaltazione della Sante Chiesa. Questo per noi è un atto di amore a Dio caratteristico della nostra vocazione contro-rivoluzionaria, che è attenta ai problemi dell’ora presente.
Chiediamo a Santa Teresa questa grazia incomparabile.



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