16 Marzo
S. Giovanni De Brébeuf
Fino a donare il cuore, a cura di Antonio Maria Sicari
Nel Seicento gli estesi territori del Canada erano contesi tra Inghilterra, Francia e Olanda, che guerreggiavano per occupare terre e garantirsi il mercato di pellicce pregiate, contendendosi anche l’alleanza o l’ostilità delle diverse tribù indiane (uroni, irochesi, algonchini).
I missionari che giungevano in quelle terre per predicare a tutti il Vangelo, si trovavano di fatto già inquadrati nella lotta, secondo la nazionalità a cui appartenevano. Così i primi gesuiti che giunsero in Canada non poterono far altro che rivolgersi agli uroni, alleati dei francesi, inimicandosi, per questo solo fatto, la feroce tribù degli irochesi.
Giovanni de Brébeuf era giunto con un gruppetto di confratelli e aveva dapprima tentato di convertire gli algonchini, passando con loro cinque mesi, riuscendo a impararne la lingua e a delineare una piccola grammatica e un vocabolario. Poi fu costretto a rivolgersi agli uroni, accanto ai quali visse tre anni, ma guardato con sospetto e in solitudine, tempo che gli servì per comporre un catechismo nella loro lingua (oggi scomparsa). Ci volle molto tempo prima che fiorissero le conversioni, ma la comunità crebbe fino a contare circa settemila battezzati. Ma tutto fu distrutto dagli irochesi, istigati dagli olandesi, che, a partire dal 1640, si applicarono allo sterminio sistematico degli uroni. Nel 1649 fu fatto prigioniero anche padre Giovanni che venne torturato in maniera indicibile: fa rabbrividire anche solo il racconto degli strani tormenti che seppero escogitare per lui.
La forza d’animo e la fede dimostrati dal missionario furono tali che, alla fine, i suoi carnefici gli strapparono il cuore per divorarlo, convinti che sarebbero così impadroniti anche del suo coraggio.