16 giugno

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scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:02

Beato Antonio Costanzo Auriel Martire

16 giugno

Martirologio Romano: All’àncora davanti al porto di Rochefort in Francia, beato Antonio Costanzo Auriel, sacerdote e martire, che, vicario parrocchiale di Cahors, durante la rivoluzione francese fu rinchiuso per il suo sacerdozio in una sudicia galera e, rimasto contagiato mentre prestava assistenza ai suoi compagni di prigionia, rese al Signore lo spirito.



scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:02

Sant' Aureliano di Arles Vescovo

16 giugno

Aureliano fu eletto vescovo di Arles nel 546. Su richiesta del e Childeberto, fu nominato da papa Vigilio vicario della Sede Apostolica nella Gallia e investito del pallio. Fondò il monastero di S. Pietro, cui diede una regola ispirata a quella di s. Cesario e partecipò al concilio di Orléans del 549, nel quale fu rinnovata la condanna di Nestorio e di Eutiche. Ricevette una lettera, del 29 aprile 550, da Vigilio in risposta a una sua, in cui si lamentava dell'atteggiamento papale riguardo ai "tre capitoli". Il pontefice si giustificò dicendo che non intendeva ammettere alcuna proposizione contro quanto stabilito dai concili di Nicea, di Calcedonia e di Efeso (I) e gli domandò di intervenire presso Childeberto affinché costui ottenesse dall'ariano Totila e dai Goti, il rispetto della Chiesa di Roma. Aureliano morì a Lione, forse il 16 giug. 551, e fu sepolto nella basilica dei Santi Apostoli. Menzionato da Floro e da Adone, il nome di Aureliano figura anche nel Martirologio Romano, che ne ricorda la festa nella data di oggi. (Avvenire)

Etimologia: Aureliano = oro e sole - latino e greco; che brilla, splendente - dall'etrusco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Lione in Francia, deposizione di sant’Aureliano, vescovo di Arles, che, nominato vicario in Francia dal papa Vigilio, eresse due monasteri nella sua città, l’uno maschile, l’altro femminile, dando loro una regola da lui redatta.

Ascolta da RadioRai:
  

Aureliano fu eletto vescovo di Arles nel 546. Su richiesta del e Childeberto, fu nominato da papa Vigilio vicario della Sede Apostolica nella Gallia e investito del pallio. Fondò il monastero di S. Pietro, cui diede una regola ispirata a quella di s. Cesario e partecipò al concilio di Orléans del 549, nel quale fu rinnovata la condanna di Nestorio e di Eutiche. Ricevette una lettera, del 29 aprile 550, da Vigilio in risposta a una sua, in cui si lamentava dell'atteggiamento papale riguardo ai "tre capitoli". Il pontefice si giustificò dicendo che non intendeva ammettere alcuna proposizione contro quanto stabilito dai concili di Nicea, di Calcedonia e di Efeso (I) e gli domandò di intervenire presso Childeberto affinché costui ottenesse dall'ariano Totila e dai Goti, il rispetto della Chiesa di Roma. Aureliano morì a Lione, forse il 16 giug. 551, e fu sepolto nella basilica dei SS. Apostoli. Menzionato da Floro e da Adone, il nome di Aureliano figura anche nel Martirologio Romano, che ne ricorda la festa al 16 giugno.





scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:04

Santi Aureo, Giustina e compagni Martiri

16 giugno

sec. V

Martirologio Romano: A Magonza nella Gallia belgica, ora in Germania, santi Aureo, vescovo, Giustina, sua sorella, e compagni, martiri, che, si tramanda siano stati trucidati dagli Unni pagani mentre celebravano l’Eucaristia.



scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:05

San Bennone (Benno) di Meissen Vescovo

16 giugno

Sassonia XI secolo – Meissen, 16 giugno 1107

Benno (o Bennone), vescovo di Meissen, in Sassonia, quando nel 1085 fu deposto dall'imperatore Enrico IV (per aver difeso Papa Gregorio VII) gettò le chiavi del duomo nel fiume Elba. Tornando, anni dopo, le recuperò dal ventre di un pesce. Spesso perciò viene raffigurato mentre accade questo miracolo. Ed è per questo patrono dei pescatori. Lo è anche della diocesi di Dresda-Meissen e di Monaco di Baviera. Qui viene festeggiato con grande solennità e anche folklore (un tempo c'era una birra che portava il suo nome). Morì nel 1106 dopo 40 anni di episcopato. Fu canonizzato nel 1523 da Adriano VI. E la solenne esumazione delle spoglie, avvenuta l'anno dopo, diede occasione a Lutero per scrivere un violento pamphlet contro il culto dei santi. Divenuta la Sassonia protestante, la tomba di Benno venne distrutta. Ma le reliquie erano già state portate a Monaco, nella Frauenkirche, dove sono tuttora. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Meissen nella Sassonia in Germania, san Benno, vescovo, che per aver voluto conservare l’unità della Chiesa e la fedeltà al Romano Pontefice fu scacciato dalla sua sede e mandato in esilio.


S. Bennone o Benno, nacque da una nobile famiglia della Sassonia in un anno imprecisato del sec. XI; nel 1062 era cappellano a Goslar e nel 1066 venne nominato vescovo di Meissen dall’imperatore Enrico IV, come era consuetudine allora, venendo poi consacrato dall’arcivescovo di Magdeburgo Werner.
Durante la guerra fra i Sassoni e l’imperatore, Bennone si schierò con i suoi compatrioti, pur senza prendere parte attiva negli scontri; finite le ostilità poté riappacificarsi col sovrano.
Ma questo non impedì, che il territorio di Meissen fosse invaso dai soldati, i quali lasciati liberi di farlo, da Enrico IV, saccheggiarono le proprietà vescovili e imprigionarono lo stesso vescovo.
Riottenne la libertà quando nel 1076, Enrico IV fu scomunicato; partecipò agli eventi successivi che portarono sul trono Rodolfo di Svevia; nel 1085 insieme al suo metropolita, sostenne papa Gregorio VII (1073-1085) nella sua lotta con l’Impero di Germania, per l’investitura dei vescovi, ma i fautori di Enrico IV nella Dieta di Magonza, lo fecero deporre e lo sostituirono sulla cattedra episcopale di Meissen da un certo Felice.
Dopo la morte di Gregorio VII nel 1085, Bennone venne in Italia e fece atto di ubbidienza all’antipapa Guiberto, riottenendo così il suo vescovado, dove rimase senza altri eventi fino al 1088, gratificato dai doni dell’imperatore.
Le notizie storiche su di lui terminano nel 1097, quando egli riconobbe il legittimo papa Urbano II; morì probabilmente il 16 giugno del 1107.
Nel 1285, il suo corpo fu tolto dal sepolcro e deposto in un urna sull’altare e da allora avvennero molti miracoli per sua intercessione. È autore di molti scritti esegetici sui Vangeli.
Fu canonizzato con solennità nel 1523 da papa Adriano VI, in questa occasione Martin Lutero compose un libello contro il culto dei santi, a lui rispose Girolamo Emser, che aveva scritto e pubblicato nel 1512 la ‘Vita’ di s. Bennone.
Quando la Sassonia, passò al protestantesimo, la sua tomba e l’altare furono distrutti, ma le reliquie erano state salvate dal vescovo Giovanni VIII, che le aveva trasferite nel suo castello di Stolp, in seguito giunsero a Wurzen e poi a Monaco di Baviera e infine nel 1580 definitivamente nella cattedrale di Meissen.
Patrono della stessa città e della Baviera, è ricordato il 16 giugno. Nell’iconografia è rappresentato in abiti episcopali mentre estrae dal ventre di un grosso pesce, che gli viene portato da un pescatore, le chiavi della cattedrale di Meissen, che secondo una leggenda dell’epoca, sarebbero state buttate nel fiume Elba, quando Enrico IV fu scomunicato e lui era partito per Roma.




scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:05

San Ceccardo di Luni Vescovo e martire

16 giugno

Ceccardo visse nel IX secolo e morì martire a Luni, forse nell'860, quando la città fu distrutta dai normanni di re Hastings che, secondo un'antica leggenda avrebbe confuso Luni con Roma. In un atto dell'816 si parla di Ceccardo come "clericus filuis Siribaldi", che sarebbe stato il successore del vescovo Petroaldo, citato nel Concilio di Roma dell'826. L'epigrafe in un'ara rinascimentale, che parla della morte del vescovo Ceccardo avvenuta nel 600, è stata invece rifiutata di storici.

Emblema: Bastone pastorale, Palma

Martirologio Romano: A Carrara in Toscana, transito di san Cecardo, vescovo di Luni e Sarzana, che, iniquamente ucciso da alcuni tagliapietre presso le cave di marmo, ebbe fama di martire.

Ascolta da RadioMaria:
  

Luni, la città etrusca posta sul confine tra la Liguria e la Toscana, un tempo ricca e prosperosa, deve forse la sua più terribile devastazione a un errore di calcolo della flotta vichinga, che navigava lungo le sponde del Mediterraneo alla caccia di tesori da depredare, di bottini e di città da saccheggiare. I Normanni di re Hasting, secondo un'antica leggenda, avrebbero confuso Luni con Roma, vittima prescelta delle loro scorrerie. I Normanni o Vichinghi, nell'850, avevano già messo stabilmente piede in Inghilterra e varcato pure lo stretto di Gibilterra. Roma era l'ultima meta agognata: sapevano che la città dei Cesari si intravedeva di lontano, e quando, dopo aver doppiato un promontorio, scorsero una città splendente ai raggi del sole, credettero di avere raggiunto la meta.
Re Hasting escogitò un piano ingegnoso: lasciate le navi a un approdo poco lontano, entrò in città da solo. Fece intendere di voler barattare vettovaglie per i suoi uomini con oggetti preziosi e poi domandò al vescovo di essere istruito nella religione di Cristo ed essere ammesso al battesimo. Nell'826 il suo predecessore re Aroldo, dopo la prima predicazione del monaco Ansgario, aveva fatto altrettanto. Ma Hasting aveva ben altre disposizioni d'animo. Ammesso nella comunità cristiana, si finse ammalato e, appena rientrato tra i suoi uomini, simulò d'esser morto.
I cittadini di Luni e il loro vescovo andarono allora a prelevare la salma per seppellirla in terra benedetta, ma appena il feretro, accompagnato dai Vichinghi, giunse nella cattedrale, dalla cassa scoperchiata balzò fuori re Hasting, vivo e vegeto e armato di tutto punto. Era il segnale del grande eccidio, nel quale perì lo stesso vescovo. A parte la colorazione leggendaria, l'incursione normanna che segnò il definitivo declino di Luni avvenne effettivamente nell'860. Ma ci sono due versioni sul ruolo che ebbe S. Ceccardo, al quale, secondo una di queste versioni, sarebbe toccato il compito di ricostruire materialmente e spiritualmente la bella città etrusca, quale successore del vescovo Gualchiero, perito nell'eccidio.
Ceccardo, infatti, recatosi nei pressi di Carrara per scegliere i marmi della nuova cattedrale, vi sarebbe stato trucidato da intemperanti "barbari" che non amavano le pie esortazioni del vescovo. Secondo l'altra versione, più attendibile e suffragata da antiche fonti scritte, S. Ceccardo sarebbe stato il pastore di Luni durante la strage, di cui fu la vittima più illustre. I lunigiani superstiti, sfuggiti al massacro, avrebbero portato con sè la salma del santo vescovo, che trovò definitiva sepoltura a Carrara, la città che diede asilo ai profughi.





scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:06

Santi Domenico Nguyen e compagni Martiri

16 giugno

Martirologio Romano: Nella città di Lăng Cốc nel Tonchino, ora Viet Nam, santi martiri Domenico Nguyên, medico, Domenico Nhi, Domenico Mạo, Vincenzo e Andrea Tường, contadini, che, arrestati per la loro fede cristiana e a lungo torturati in carcere, morirono infine decapitati sotto l’imperatore Tự Đức.




scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:09

Sant' Elidano (Elidan) Venerato nel Galles

16 giugno


Sebbene questo nome non appaia in alcuna genealogia di santi, nei Iolo MSS. (1848, p. 144) è presentato come quello di un santo nella valle di Glwyd. Esso è attualmente una delle forme gal­lesi (l'altra è Ilid) del nome di Julitta, la madre del bimbo martire s. Quirico. Sembra che una monaca così chiamata risiedesse a Llangurig. La chiesa di Llanelidan, nel Denbighshire, presuppo­ne un s. Elidan, presumibilmente gallese. « Egli è stato variamente presentato come un cavaliere, un re in Snowdonia ed un vescovo » (Lloyd-Verney, Description of parish churches of Llangurig, 1892, p. 60). La sua festa era celebrata il 16 giugno.




scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:10

Santi Ferreolo e Ferruccio Martiri

16 giugno

† Besanç0n (Francia), 211 ca.

Etimologia: Ferruccio = uomo di ferro, tutto d'un pezzo, dal latino

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Besançon nella Gallia lugdunense, ora in Francia, santi Ferréolo e Ferruccio, martiri.


San FERRUCCIO, Diacono, e San FERREOLO, Prete, martiri a Besançon

S. Ferruccio e s. Ferreolo, sono menzionati in Francia con varie varianti dei nomi, al punto che si è pensato che trattasi di una sola persona; ma s. Gregorio di Tours (538-594) vescovo e storico, nelle sue opere parla già di due martiri distinti.
Ferreolo e Ferruccio, essendo studenti ad Atene, furono convertiti al cristianesimo da s. Policarpo, poi diventati membri della comunità cristiana di Lione, ebbero l’incarico da s. Ireneo, vescovo della città, di evangelizzare Besançon, Ferreolo come prete e Ferruccio come diacono.
Il loro attivo apostolato durò trenta anni, ottenendo strepitosi conversioni, fra le quali quella della moglie di Claudio, prefetto della Gallia Sequana, (i Sequani erano un’antica popolazione celtica della Gallia Belgica, che in parte era stata devastata dai romani).
Il prefetto allora, irritato ordinò di arrestarli e di infliggere loro delle torture; vennero frustati a sangue e incarcerati in una prigione, dove essi continuarono a pregare anche dopo che fu tagliata loro la lingua; alla fine dopo aver subito altri tormenti, vennero decapitati, insieme ad altri cristiani.
Questo avvenne come periodo, all’inizio del regno di Caracalla, verso il 211-12. Ferreolo compare in un successivo catalogo del secolo XVII come vescovo, ma la liturgia di Besançon ha sempre onorato Ferreolo come prete e Ferruccio come diacono; le loro reliquie, furono credute disperse per un lungo periodo, ma al tempo del vescovo s. Aniano di Besançon, nel secolo IV, furono per caso ritrovate, il vescovo fece erigere una basilica sulla cripta della loro tomba.
Su questa cripta avvennero vari miracoli, come attesta s. Gregorio di Tours, che riferisce di una guarigione miracolosa, avvenuta a suo cognato, con l’infuso di salvia proveniente dalla suddetta cripta.
Dal secolo VI comunque, il culto per i due santi martiri è fortemente professato e ricordato in vari testi liturgici ed agiografici. Essi sono vivamente venerati in tutta la Francia - Contea; il ‘Martirologio Romano’ li ricorda al 16 giugno, giorno in cui le diocesi di Saint-Claude e Besançon, celebrano i loro apostoli i quali sono pure patroni di quest’ultima città.
Si racconta che quando Besançon è minacciata da qualche calamità, si possono vedere passare sulle mura della città delle luci, che ricordano ai concittadini il celeste patrocinio dei due santi martiri.
S. Ferreolo e s. Ferruccio, sono rappresentati in vetrate, quadri, statue di moltissime chiese e cappelle delle due diocesi della Francia - Contea.
Esistono ancora oggi, dedicate agli apostoli della provincia dei Sequani, ben quattro chiese nella diocesi di Saint-Claude e una ventina in quella di Besançon.





scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:10

Beato Gaspare Burgherre Mercedario

16 giugno

+ 1497

Procuratore generale dell’Ordine Mercedario presso la Curia Romana, il Beato Gaspare Burgherre, si dimise spontaneamente da tale incarico per dedicarsi alla redenzione.
Recatosi in Africa liberò 200 schiavi dalle tirannie dei nemici della fede cattolica e altri ne liberò in Andalusia (Spagna). Finché vecchio e pieno di meriti morì nell’anno 1497.
L’Ordine lo festeggia il 16 giugno.




scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:11

Santa Giulitta (o Giuditta) Martire

16 giugno

Durante la persecuzione di Diocleziano ad Iconio, città della Licaonia (oggi in Turchia) si trovava Giulitta, donna ricca e nobile, la quale era rimasta vedova con un figlio in tenera età, Quirico. Lasciata la sua città e i suoi averi, per sfuggire alla persecuzione, scese con le sue ancelle verso la Seleucia. Ritenne però prudente proseguire per Tarso, nella Cilicia, dove fu raggiunta e fatta arrestare col suo bambino dal governatore romano Alessandro, con l'accusa di essere cristiana. Sottoposta a lunghi interrogatori per farla abiurare, rifiutandosi di sacrificare agli dei, confessò la sua fede. Una leggenda narra che Alessandro teneva il fanciullo sulle sue ginocchia. Quirico, vista la madre sofferente e sentite le sue parole, si disse anch'egli cristiano e morì scaraventato a terra dal governatore. La madre, pur impietrita dal dolore, restò ferma nella fede. Poi, dopo strazianti torture, fu consegnata al boia per essere decapitata. un altro racconto, però, dice che i due furono arsi vivi ma che i loro corpi, miracolosamente si mantennero intatti. Il martirio del più giovane martire cristiano con la madre si colloca intorno al 304. (Avvenire)

Etimologia: Giulitta = appartenente alla 'gens Julia', illustre famiglia romana, dal latino

Emblema: Palma

Martirologio Romano: In Asia Minore, commemorazione dei santi Quirico e Giulitta, martiri.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  

Giulitta, nativa di Cesarea e di Cappadocia, consumò in questi luoghi il martirio verso il 307.
Gli imperatori Diocleziano e Massimiano avevano pubblicato un editto con il quale si negava ai Cristiani qualunque tutela della legge. Un farabutto di Cesarea ne approfittava, usurpando a Giulitta gran parte del suo patrimonio. Questa istituì causa formale contro l’usurpatore; ma l’accorto uomo protestò che essa non poteva agire legalmente perché cristiana, e che la legge non permetteva alcuna azione legale a chiunque rifiutava l’adorazione degli dèi dell’impero.
Il giudice in conformità agli editti dichiarava naturalmente che Giulitta avrebbe usufruita la protezione della legge unicamente sacrificando agli dèi. Ma Giulitta, per rimanere fedele alla sua fede, si dichiarò disposta e decisa a rinunziare a tutto, anche all’onore e alla vita.
A questa forte professione di fede, il giudice le negò subito qualunque procedimento nella causa. Anzi, come cristiana, le fece le interrogazioni di uso ai martiri citati nei tribunali.
Giulitta, con calma e tranquillità, rispose di essere serva di Gesù Cristo Dio, al quale non avrebbe mai rinunciato. Fu allora condannata alla confisca di tutti i suoi beni e ad essere bruciata viva.
La grave sentenza non intimorì l’eroica Martire, ma si vide in quel momento trasparire dal suo volto tutta la felicità di cui era inondato il suo cuore. Giulitta mostrava a tutti che, con l’aiuto di Dio, una debole donna poteva divenire più forte di qualsiasi supplizio.
Intanto fuori della città era stato acceso un gran rogo dove la Martire doveva essere gettata, e Giulitta andò ad esso come una sposa al banchetto nuziale. La folla dei curiosi era là attorno alla catasta per godere del lugubre spettacolo, ma Dio la volle far testimone di un meraviglioso prodigio: appena Giulitta venne buttata sul fuoco, la sua anima volò a Gesù e il suo corpo, protetto da una arcata di fiamme, rimase illeso e intatto.
Fu seppellita nel vestibolo del tempio della città e vicino alla sua tomba sgorgò prodigiosamente una fontana d’acqua dolce e salutare per gli ammalati.
S. Basilio dice che la Martire ripetè la grazia che il profeta Eliseo fece a quelli di Gerico, mutando con la sua benedizione in acqua dolce e gradita quella che era inquinata.





scri789
00sabato 18 giugno 2011 09:12

16 giugno

93265 > Sante Griciniana e Actinea Martiri 16 giugno

94526 >
Beato Guglielmo di Monferrato 16 giugno

90899 >
Beata Limbania Vergine 16 giugno

91959 >
Santa Lutgarda Religiosa 16 giugno MR

57600 >
Beata Maria Teresa Scherer Religiosa 16 giugno MR

91779 >
San Palerio di Telese Vescovo 16 giugno

57400 >
San Quirico Martire 16 giugno MR

57410 >
San Similiano di Nantes Vescovo 16 giugno MR

92509 >
San Ticone di Amato Vescovo 16 giugno MR

93220 >
Beato Tommaso Reding Monaco certosino, martire 16 giugno MR

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