16 luglio

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 09:57

Beate Amata da Gesù (Maria Rosa) de Gordon e 6 compagne Martiri

16 luglio

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

Martirologio Romano: A Orange sempre in Francia, beate Amata di Gesù (Maria Rosa) de Gordon e sei compagne, vergini e martiri, che nella medesima persecuzione, essendosi rifiutate di abbandonare la vita religiosa, furono condannate a morte e ricevettero felici la palma del martirio.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 09:58

Beati Andrea de Soveral e Domenico Carvalho Martiri

16 luglio

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

† Cunhaú, Brasile, 16 luglio 1645

Martirologio Romano: Nella città di Cunhaú vicino a Natal in Brasile, beati Andrea de Soveral, sacerdote della Compagnia di Gesù, e Domenico Carvalho, martiri, che, mentre si celebrava la Messa, furono rinchiusi in chiesa con l’inganno insieme alla folla dei fedeli e atrocemente uccisi.


Padre Andre Soveral, gesuita brasiliano nato nel 1572 e martirizzato il 16 luglio 1645, nella cappella della Madonna delle Candele a Cunhau, assieme ai suoi fedeli, da una truppa di soldati olandesi.
Padre Ambrosio Francisco Ferro, martirizzato il 3 ottobre 1645, assieme ai suoi parrocchiani, dopo diverse torture, da soldati olandesi e da 200 indios, comandati dal loro capo Antonio Paraopaba. Il cristianesimo in generale e il cattolicesimo in particolare, possono annoverare nella loro esistenza millenaria, una sfilata di martiri di ogni età, sesso e condizione sociale, che per l’affermarsi nel mondo pagano della nuova religione di fratellanza, uguaglianza, pace e serenità nei cuori e nel sociale, in nome di Cristo versarono in ogni tempo il loro sangue, soffrendo indicibili dolori fisici e morali.
Se tutto questo soffrire, proveniente dai pagani o da religioni diverse dai seguaci di Cristo, alla fine si poteva mettere nel conto, prevedendo la reazione di quanti avevano interesse a non sconvolgere il loro potere sulle masse ciecamente osservanti.
Tanto più odioso è lo scatenarsi sanguinario e persecutorio, di cristiani contro altri cristiani, divisi da interpretazioni dottrinarie, predicate da riformatori sia del clero che laici, succedutasi nei secoli e che hanno portato l’unico grande albero della Chiesa di Cristo, a dividersi in tanti rami scismatici e riformati, che tanto hanno nociuto all’unità del Cristianesimo.
Il movimento riformatore dei Calvinisti, nato dalle idee teologiche e politico-religiose di Giovanni Calvino (1509-1564), fu uno di questi, che nell’intenzione di portare i laici ad una larga e diretta partecipazione alla vita ecclesiastica, costituendo comunità politico-religiose, fortemente omogenee al loro interno, grazie alla stretta dipendenza del potere politico dall’autorità religiosa, si associò in primo piano alle conquiste coloniali nel mondo, fomentando ribellioni e persecuzioni contro i cattolici già presenti in quelle terre.
E in questo panorama qui tracciato in generale, va inquadrata la vicenda del martirio dei 30 cattolici del Brasile, beatificati il 5 marzo 2000 da papa Giovanni Paolo II.
L’evangelizzazione nel Rio Grande do Norte, Stato del Nord-Est del Brasile, fu iniziata nel 1597 da missionari Gesuiti e sacerdoti diocesani, provenienti dal cattolico Portogallo; cominciando con la catechesi degli indios e con la formazione delle prime comunità cristiane.
Negli anni seguenti ci furono sbarchi di Francesi e Olandesi, intenzionati a scalzare dai luoghi colonizzati i Portoghesi; nel 1630 gli Olandesi ci riuscirono nella regione del Nord-Est, essi di religione calvinista e accompagnati dai loro pastori, determinarono nella zona fino allora pacifica, una conflittualità per cui ci fu una restrizione della libertà di culto e i cattolici furono perseguitati.
In questo contesto avvennero i due episodi del martirio dei Beati di cui parliamo; allora nel Rio Grande do Norte, c’erano soltanto due parrocchie, a Cunhaú la parrocchia della Madonna della Purificazione o delle Candele, guidata dal parroco don Andrea de Soveral e a Natal, la parrocchia della Madonna della Presentazione con parroco don Ambrogio Francesco Ferro.
Ambedue le parrocchie furono vittime della dura persecuzione religiosa calvinista; vi sono pochissime notizie riguardanti i martiri singolarmente, ma i vari scrittori del secolo XVII narrarono gli episodi dettagliatamente.

Padre Andrea de Soveral il parroco, nacque verso il 1572 a Säo Vicente, nell’Isola di Santos; studiò nel Collegio dei Bambini di Gesù, fondato dai Gesuiti nel 1553.
A 21 anni entrò nella Compagnia di Gesù facendo il Noviziato nel Collegio di Bahia; da lì dopo aver completato gli studi di latino e teologia, fu mandato a Olinda in Pernambuco, centro missionario per la catechesi degli indios di tutta la vasta regione.
Nel 1606 era fra gli indios del Rio Grande do Norte, insieme a padre Diego Nunes. Poi dal 1607 uscito dai Gesuiti, divenne membro del clero diocesano e parroco di Cunhaú, all’epoca del martirio aveva 73 anni.
Era domenica 16 luglio 1645, e come era solito, padre Andrea de Soveral aveva riunito nella chiesa della Parrocchia della Madonna delle Candele o della Purificazione, i fedeli per la celebrazione della Messa.
I circa 69 fedeli erano in maggior parte contadini e operai nella lavorazione della canna da zucchero, tutti di Cunhaú; all’inizio della celebrazione si presentò in chiesa il tedesco Jacó Rabe, persona crudele e senza scrupoli, dicendo che aveva disposizioni da dare per conto del Supremo Consiglio Olandese di Recife, che avrebbe comunicato alla fine della Messa.
Ma dopo la consacrazione una schiera di soldati olandesi con parecchi indios delle tribù dei ‘Tapuias’ e dei ‘Patiguari’ tutti armati, precipitatosi nel tempio chiusero le porte attaccando ferocemente gli indifesi fedeli.
Padre Andrea de Soveral comprese le loro intenzioni, interruppe la celebrazione e intonò pregando con loro le preghiere degli agonizzanti; furono tutti massacrati a colpi di spada, meno cinque fedeli portoghesi che furono presi in ostaggio e portati al Forte olandese dei Re Magi.
I nomi di questi cinque ostaggi sono noti e riportati dai cronisti dell’epoca, di tutti i numerosi martiri invece oltre che il parroco, si conosce il nome di uno solo, il laico Domingos Carvalho, al quale furono prese numerose monete d’oro e una catena, che furono contate e divise poggiate sul suo corpo; i cadaveri furono depredati di abiti e oggetti e i barbari assassini fecero gran festa a modo loro.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 09:58

Sant’ Antioco Martire

16 luglio

Martirologio Romano: Ad Anastasiopoli in Galazia, nell’odierna Turchia sant’Antioco, martire, fratello di san Platone.

Santi CIRIACO ed ANTIOCO, martiri in Galazia

La loro passio racconta che il medico Antioco, originario della città di Sebaste e fratello del celebre martire s. Platone, mentre andava curando infermi per le città della Galazia e della Cappadocia, venne arrestato come cristiano dal prefetto Adriano. Sostenne vari tor­menti : posto in una caldaia d'acqua bollente, get­tato in pasto alle fiere, uscì sempre indenne da queste prove e alle sue preghiere caddero infranti gli idoli. Infine, gli venne troncato il capo : dal suo collo uscirono sangue e latte. Alla vista di que­sto miracolo lo speculator Ciriaco si professò cristiano e fu anch'egli immediatamente decapitato.
Questo medesimo racconto troviamo riassunto in altre fonti (nel Sinassario Costantinopolitano al 15, 16 e 17 lugl. e nel Martirologio Romano al 15 lugl.) senza ulteriori particolari, mentre fonti parallele ci permettono, invece, di precisare alcuni dettagli ri­masti incerti. La passio di s. Platone, fratello di An­tioco ci testi­monia che il suo martirio avvenne sotto Massi­miano; Ciriaco e Antioco, quindi, furono probabilmente vitti­me della persecuzione dioclezianea. Per quanto ri­guarda la città di origine, tutti i testi ci danno Antioco come di Sebaste e, tra le sette città di questo nome che conosciamo, gli Ada Sanctorum scelgono quella di Armenia. Senonché le medesime fonti indicano il santo come appartenente alla Galazia : ora è perfet­tamente documentato che anche s. Platone era di Ancira (cf. Martyr. Hieron., p. 390), città della Frigia che però, dopo l'invasione dei Galli, venne a trovarsi in quella parte della Galazia abitata dai Tectosagi e che nell'epoca imperiale ebbe anche il nome di Sebaste dei Tectosagi (cf. Pauly-Wissowa, I, 2, col. 2222). Possiamo quindi ritenere i due martiri Antioco e Ciriaco originari di Ancira, come s. Pla­tone, e possiamo ragionevolmente supporre che in questa città sia avvenuto il loro martirio.
Infine, per quanto riguarda il loro culto abbiamo una testimonianza preziosa nell'antica Vita di s. Teodoro Siceota, del sec. VI, dove si racconta un miracolo avvenuto il 16 lugl. mentre Teodoro celebrava la solenne litur­gia in onore di A. nella chiesa a lui dedicata. Que­sta indicazione ci permette di rettificare le varie da­te dedicate ai due santi nel Martirologio Romano e nei sinassa-ri bizantini e di stabilire che, tra esse, è quella del 16 lugl. la più antica; insieme ci testimo­nia l'esistenza di una chiesa dedicata a s. Antioco nella città di s. Teodoro, cioè in Dara, città della Mesopotamia, che dal 507 era stata chiamata Anastasiopoli.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 09:59

Sant’ Atenogene di Sebaste Corepiscopo e martire

16 luglio

+ Sebaste, Armenia, 303/305 circa

Martirologio Romano: A Sivas nell’antica Armenia, sant’Atenogene, corepiscopo e martire, che lasciò ai discepoli un inno sulla divinità dello Spirito Santo e morì messo al rogo per Cristo.

Le passate edizioni del Martyrologium Romanum contenevano ben due voci relative a Sant’Atenogene: la prima al 18 gennaio, in cui veniva descritto quale “un vecchio teologo” che, prima di essere giustiziato sul rogo, “cantò un inno di gioia, che lasciò per iscritto ai suoi discepoli”; la seconda, al 16 luglio, sosteneva che fosse morto martire presso Sebaste in Armenia con tre suoi discepoli, ai tempi della persecuzione anticristiana indetta dall’imperatore Diocleziano. La nuova edizione del martirologio cattolico, promulgata da Giovanni Paolo II all’alba del terzo millennio, ha unificato le due precedenti versioni ponendo la festa del santo esclusivamente in data odierna ed astenendosi dal menzionare i tre leggendari compagni.
La feroce persecuzione dioclezianea ebbe inizio solamente nel 303 e due anni dopo morì l’imperatore: in quell’arco di tempo sarebbe perciò collocabile il martirio di Sant’Atenogene. Il nuovo martirologio lo considera un corepiscopo piuttosto che un vero e proprio vescovo diocesano, nonostante l’autorevole Biblioteca Sanctorum lo citi quale “vescovo di Sebaste”. Il riferimento al nome del martire nell’antico Martirologio Siriano ed in quello Geronimiano prova l’esistenza di un suo culto primitivo.
San Basilio Magno, dottore della Chiesa, nel suo trattato sullo Spirito Santo, lodò l’inno di Atenogene, che aveva chiaramente espresso la sua fede nella divinità dello Spirito Santo, e riferisce inoltre che sarebbe stato arso vivo. Altre fonti sostengo però che venne ucciso con un colpo di spada.
Si narra che San Gregorio l’Illuminatore, morto nel 330 circa, istituì una festa nella Chiesa armena in onore dei santi Atenogene e Giovanni Battista, dedicando loro anche una chiesa presso Achtichat, sulle rovine di un tempio pagano, e presso Bagauan, ove la loro festa ne sostituì una pagana. Sant’Atenogene è venereto anche a Costantinopoli ed in Egitto.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:00

Beato Bartolomeo Fernandes des Martires

16 luglio

Lisbona, maggio 1514 - Santa Croce in Viana do Castelo, 16 luglio 1590

Nasce a Lisbona nel maggio del 1514. Riceve l'abito domenicano l'11 novembre 1528. Sarà uno dei discepoli del grande teologo Luis De Granada. Il 27 gennaio 1559 viene nominato arcivescovo di Braga. Tra i suoi impegni più significativi vi saranno: la redazione di un Catechismo e le scuole di teologia morale. Dal 1561 al 1563 prende parte al Concilio di Trento. Il 23 febbraio 1582 rinuncia all'ufficio di arcivescovo e si ritira nel convento domenicano della Santa Croce in Viana do Castelo. Vi morirà il 16 luglio 1590. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 7 luglio 2001. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Viana do Castelo nel monastero di Santa Cruz in Portogallo, beato Bartolomeo dei Martiri Fernandes, vescovo di Braga, che, insigne per integrità di vita, si adoperò con somma carità pastorale per le necessità del suo gregge e ornò di sana dottrina i suoi numerosi scritti.


Nacque a Lisbona nel mese di maggio 1514. L’appellativo dei Martiri ricorda la chiesa di Santa Maria dei Martiri dove fu battezzato e sostituì quello di Vale adottato in memoria del nonno.
Riceve l’abito domenicano l’11 novembre 1528 e compie il noviziato nel convento di Lisbona, concludendo gli studi filosofici e teologici nel 1538.
Passa alla docenza nei conventi di Lisbona, “da Batalha” e Évora (1538-1557); diviene quindi priore del convento di Benfica a Lisbona (1557-1558).
Dalla regina del Portogallo, Caterina, è presentato a succedere all’arcivescovo di Braga, il carmelitano Baltesar Limpo; e viene confermato dal papa Paolo IV con la bolla Gratiae divinae praemium, datata 27 gennaio 1559. L’ordinazione episcopale gli è conferita il 3 settembre in San Domenico di Lisbona.
Accettò questa dignità per ubbidienza al suo priore provinciale, il celebre scrittore Ven. Luigi di Granata, il quale, designato in un primo tempo dalla regina, l’aveva invece consigliata di presentare il suo confratello.
Il 4 ottobre 1559 inaugura nella vastissima arcidiocesi la sua missione apostolica, che si fa molteplice. Ne segnaliamo i tratti più suggestivi.
Attuazione delle visite pastorali, impegno per l’evangelizzazione del popolo, redigendo per tale effetto un Catechismo o dottrina cristiana e pratiche spirituali (15ª edizione nel 1962); sollecitudine per la cultura e la santificazione del clero, giungendo a istituire scuole di Teologia Morale in molti luoghi della diocesi; e a comporre alcune opere dottrinali.
La sua produzione letteraria conta 32 opere, tra le quali merita alto rilievo lo Stimulus Pastorum (22 edizioni), offerto ai Padri del Concilio Vaticano I e II.
L’impegno concreto per la riforma è provato anche dagli spazi strutturali ai quali diede vita.
Nel 1560 affidò ai Gesuiti gli studi pubblici che si trasformarono nel Collegio di S. Paolo. Dal 1561 al 1563 prese parte al Concilio di Trento, presentando 268 petizioni, sintesi di interpellanze per la riforma nella Chiesa. Per attuare le disposizioni del Concilio organizzò nel 1564 un Sinodo Diocesano, seguito nel 1566 da un Sinodo Provinciale. Nel 1571 o 1572 inizia la costruzione del Seminario Conciliare in Campo Vinha.
Il 23 febbraio 1582 rinuncia all’ufficio di Arcivescovo e si ritira nel convento domenicano della Santa Croce in Viana do Castelo, sorto per sua iniziativa (1561) per favorire gli studi ecclesiastici e la predicazione.
In questo convento muore il 16 luglio 1590, riconosciuto e acclamato dal popolo con l’appellativo di Arcivescovo Santo, padre dei poveri e degli infermi. Il suo sepolcro è venerato nell’antica chiesa domenicana di Viana do Castelo.Dichiarato Venerabile da Gregorio XVI il 23 marzo 1845. Giovanni Paolo II il 7 luglio 2001 riconobbe il miracolo proposto per la beatificazione: celebrata il 4 novembre, memoria liturgica di San Carlo Borromeo, con il quale Bartolomeu dos Martires si dedicò assiduamente ad eseguire le decisioni del Concilio di Trento.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:01

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

16 luglio - Memoria Facoltativa

Il primo profeta d'Israele, Elia (IX sec. a.C.), dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo. Un gruppo di eremiti, «Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo», costituitrono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occidente. Il 16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre generale dell'Ordine, beato Simone Stock, al quale diede lo «scapolare» col «privilegio sabatino», ossia la promessa della salvezza dall'inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte. (Avvenire)

Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico

Martirologio Romano: Beata Maria Vergine del Monte Carmelo, dove un tempo il profeta Elia aveva ricondotto il popolo di Israele al culto del Dio vivente e si ritirarono poi degli eremiti in cerca di solitudine, istituendo un Ordine di vita contemplativa sotto il patrocinio della santa Madre di Dio.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

La devozione spontanea alla Vergine Maria, sempre diffusa nella cristianità sin dai primi tempi apostolici, è stata man mano nei secoli, diciamo ufficializzata sotto tantissimi titoli, legati alle sue virtù (vedasi le Litanie Lauretane), ai luoghi dove sono sorti Santuari e chiese che ormai sono innumerevoli, alle apparizioni della stessa Vergine in vari luoghi lungo i secoli, al culto instaurato e diffuso da Ordini Religiosi e Confraternite, fino ad arrivare ai dogmi promulgati dalla Chiesa.
Maria racchiude in sé tante di quelle virtù e titoli, nei secoli approfonditi nelle Chiese di Oriente ed Occidente con Concili famosi e studi specifici, tanto da far sorgere una terminologia ed una scienza “Mariologica”, e che oltre i grandi cantori di Maria nell’ambito della Chiesa, ha ispirato elevata poesia anche nei laici, cito per tutti il sommo Dante che nella sua “preghiera di s. Bernardo alla Vergine” nel XXXIII canto del Paradiso della ‘Divina Commedia’, esprime poeticamente i più alti concetti dell’esistenza di Maria, concepita da Dio nel disegno della salvezza dell’umanità, sin dall’inizio del mondo.
“Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura……”
Ma il culto mariano affonda le sue radici, unico caso dell’umanità, nei secoli precedenti la sua stessa nascita; perché il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.) dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia, salvando così Israele da una devastante siccità.
In quella nube piccola “come una mano d’uomo” tutti i mistici cristiani e gli esegeti, hanno sempre visto una profetica immagine della Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.
La Tradizione racconta che già prima del Cristianesimo, sul Monte Carmelo (Karmel = giardino-paradiso di Dio) si ritiravano degli eremiti, vicino alla fontana del profeta Elia, poi gli eremiti proseguirono ad abitarvi anche dopo l’avvento del cristianesimo e verso il 93 un gruppo di essi che si chiamarono poi ”Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, costruirono una cappella dedicata alla Vergine, sempre vicino alla fontana di Elia.
Si iniziò così un culto verso Maria, il più bel fiore di quel giardino di Dio, che divenne la ‘Stella Polare, la Stella Maris’ del popolo cristiano. E sul Carmelo che è una catena montuosa che si estende dal golfo di Haifa sul Mediterraneo, fino alla pianura di Esdrelon, richiamato più volte nella Sacra Scrittura per la sua vegetazione, bellezza e fecondità, continuarono a vivere gli eremiti, finché nella seconda metà del sec. XII, giunsero alcuni pellegrini occidentali, probabilmente al seguito delle ultime crociate del secolo; proseguendo il secolare culto mariano esistente, si unirono in un Ordine religioso fondato in onore della Vergine, alla quale i suddetti religiosi si professavano particolarmente legati.
L’Ordine non ebbe quindi un fondatore vero e proprio, anche se considera il profeta Elia come suo patriarca e modello; il patriarca di Gerusalemme s. Alberto Avogadro (1206-1214), originario dell’Italia, dettò una ‘Regola di vita’, approvata nel 1226 da papa Onorio III.
Costretti a lasciare la Palestina a causa dell’invasione saracena, i monaci Carmelitani, come ormai si chiamavano, fuggirono in Occidente, dove fondarono diversi monasteri: Messina e Marsiglia nel 1238; Kent in Inghilterra nel 1242; Pisa nel 1249; Parigi nel 1254, diffondendo il culto di Colei che: “le è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2).
Il 16 luglio del 1251 la Vergine circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre Generale dell’Ordine, beato Simone Stock, al quale diede lo ‘scapolare’ col ‘privilegio sabatino’, che consiste nella promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossano e la sollecita liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.
Lo ‘scapolare’ detto anche ‘abitino’ non rappresenta una semplice devozione, ma una forma simbolica di ‘rivestimento’ che richiama la veste dei carmelitani e anche un affidamento alla Vergine, per vivere sotto la sua protezione ed è infine un’alleanza e una comunione tra Maria ed i fedeli.
Papa Pio XII affermò che “chi lo indossa viene associato in modo più o meno stretto, all’Ordine Carmelitano”, aggiungendo “quante anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che indossavano! Quanti, inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo, fiumi di grazie spirituali e temporali”.
Altri papi ne hanno approvato e raccomandato il culto, lo stesso beato Giovanni XXIII lo indossava, esso consiste di due pezzi di stoffa di saio uniti da una cordicella, che si appoggia sulle scapole e sui due pezzi vi è l’immagine della Madonna.
Nel secolo d’oro delle fondazioni dei principali Ordini religiosi cioè il XIII, il culto per la Vergine Maria ebbe dei validissimi devoti propagatori: i Francescani (1209), i Domenicani (1216), i Carmelitani (1226), gli Agostiniani (1256), i Mercedari (1218) ed i Servi di Maria (1233), a cui nei secoli successivi si aggiunsero altri Ordini e Congregazioni, costituendo una lode perenne alla comune Madre e Regina.
L’Ordine Carmelitano partito dal Monte Carmelo in Palestina, dove è attualmente ubicato il grande monastero carmelitano “Stella Maris”, si propagò in tutta l’Europa, conoscendo nel sec. XVI l’opera riformatrice dei due grandi mistici spagnoli Giovanni della Croce e Teresa d’Avila, per cui oggi i Carmelitani si distinguono in due Famiglie: “scalzi” o “teresiani” (frutto della riforma dei due santi) e quelli senza aggettivi o “dell’antica osservanza”.
Nell’Ordine Carmelitano sono fiorite figure eccezionali di santità, misticismo, spiritualità claustrale e di martirio; ne ricordiamo alcuni: S. Teresa d’Avila (1582) Dottore della Chiesa; S. Giovanni della Croce (1591) Dottore della Chiesa; Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1607); S. Teresa del Bambino Gesù (1897), Dottore della Chiesa; beato Simone Stock (1265); S. Angelo martire in Sicilia (1225); Beata Elisabetta della Trinità Catez (1906); S. Raffaele Kalinowski (1907); Beato Tito Brandsma (1942); S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, 1942); suor Lucia, la veggente di Fatima, ecc.
Alla Madonna del Carmine, come è anche chiamata, sono dedicate chiese e santuari un po’ dappertutto, essa per la promessa fatta con lo scapolare, è onorata anche come “Madonna del Suffragio” e a volte è raffigurata che trae, dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate.
Particolarmente a Napoli è venerata come S. Maria La Bruna, perché la sua icona, veneratissima specie dagli uomini nel Santuario del Carmine Maggiore, tanto legato alle vicende seicentesche di Masaniello, cresciuto alla sua ombra, è di colore scuro e forse è la più antica immagine conosciuta come ‘Madonna del Carmine’.
Durante tutti i secoli trascorsi nella sua devozione, Ella è stata sempre rappresentata con Gesù Bambino in braccio o in grembo che porge lo ‘scapolare’ (tutto porta a Gesù), e con la stella sul manto (consueta nelle icone orientali per affermare la sua verginità).
La sua ricorrenza liturgica è il 16 luglio, giorno in cui nel 1251, apparve al beato Simone Stock, porgendogli l’ “abitino”.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:01

Beato Claude Beguignot Certosino, martire della Rivoluzione Francese

16 luglio

Langres (Haute-Marne), 19 settembre 1736 – Estuario della Charente, 16 luglio 1794

Martirologio Romano: In una galera ancorata al largo di Rochefort sulla costa francese, beati Nicola Savouret, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, e Claudio Béguignot, dell’Ordine Certosino, sacerdoti e martiri, che, durante la rivoluzione francese, costretti in odio al loro sacerdozio ad una sordida prigionia, morirono consunti da malattia.


La Rivoluzione Francese ebbe dei grandi meriti nella formazione politica, morale e sociale dell’epoca moderna, ma come tutte le rivoluzioni, che in qualche modo presuppongono un capovolgimento violento delle classi al potere con i rivoltosi, lasciò dietro di sé un lago di sangue, morti ingiuste, delitti e violenze.
E la Chiesa Cattolica che in ogni rivoluzione avvenuta nel mondo, sin dalle sue origini, ha dovuto pagare un tributo di sangue, anche in questa ebbe innumerevoli martiri, morti per il solo fatto di essere religiosi.
L’Assemblea Costituente nel 1789, dopo aver confiscato tutti i beni ecclesiastici e soppresso gli Istituti religiosi, decretò la Costituzione Civile del Clero, per cui vescovi e parroci, dovevano essere eletti con il voto popolare e imponendo al clero il giuramento di adesione alla Costituzione stessa; ci fu chi aderì (clero giurato) e chi non lo volle fare (clero ‘refrattario’).
L’Assemblea Legislativa andata al potere, infierì contro il clero ‘refrattario’ giungendo nel 1792 a massacrarne 300, fra vescovi e sacerdoti. Seguì al potere la Convenzione Nazionale, che emise contro il clero ‘refrattario’ dei decreti di deportazione per cui bisognava presentarsi spontaneamente pena la morte; furono così colpiti 2412 sacerdoti e religiosi, deportati in tre zone della Francia, di cui 829 a La Rochelle (Rochefort), fra questi ultimi troviamo il monaco certosino Claude Beguignot, del convento di Saint-Pierre-de-Quevilly, vicino Rouen, nato a Langres (Haute-Marne) il 19 settembre 1736, che insieme agli altri suoi compagni di prigionia, subì stenti di ogni genere, condizioni di vita miserevoli, maltrattamenti crudeli, perché si tendeva ad eliminarli clandestinamente.
Di lui si sa che fu deportato nel 1793-94 a La Rochelle e imbarcato come gli altri sulle navi, che poi rimasero al largo dell’isola di Aix, nella Charente; morì di stenti, sopportati con eroica pazienza e forza nella fede, il 16 luglio 1794.
È stato beatificato insieme a 63 altri compagni di martirio, denominati “Martiri dei Pontoni”, di cui si è potuto reperire una sufficiente documentazione, da papa Giovanni Paolo II, il 1° ottobre 1995.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:02

Sant' Elerio di Jersey Eremita

16 luglio

Martirologio Romano: Nell’isola di Jersey nel Mare del Nord, sant’Elerio, eremita, che si tramanda sia stato martirizzato dai pirati.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:03

Santa Elvira (Erlvira) di Ohren Badessa

16 luglio

Ohren (Germania), XI - XII sec.

Etimologia: Elvira = forestiera, dal tedesco; tempio di Dio, dall'ebraico

Il nome Elvira è un nome spagnolo di tradizione visigota, anche nella variante maschile Elvirio e fu abbastanza diffuso in Italia dal Settecento.
Infatti il nome divenne noto, soprattutto attraverso la conoscenza di opere drammatiche e liriche, di Molière, Mozart, Bellini, Verdi, D’Azeglio, dove è comunque presente un personaggio che porta questo nome.
In ambiente cristiano vi fu una s. Elvira martire, ricordata al 25 gennaio, di cui non si sa quasi niente e poi più conosciuta, una s. Elvira badessa in Germania; nella Biblioteca di Stato di Treviri, c’è un Breviario del secolo XIV da dove si apprende che Elvira visse nei secoli XI-XII, che fu prima monaca e poi badessa del monastero di Öhren.
Alla sua morte ebbe il culto delle sante vergini, con celebrazione al 16 luglio. Non si sa altro di lei. Il nome deriva dall’ebraico “Elbirah” e significa “tempio di Dio”.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:04

Beati Giovanni Sugar e Roberto Grissold Martiri

16 luglio

Martirologio Romano: A Warwick in Inghilterra, beati Giovanni Sugar, sacerdote, e Roberto Grissold, martiri, che, condannati sotto il re Giacomo I, l’uno per essere entrato in Inghilterra da sacerdote, l’altro per averlo aiutato, giunsero dopo aspre torture alla palma del martirio.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:05

San Giustiniano Venerato a Limoges

16 luglio

 

Solo un'appendice al Codex Hagiographicus latinus N. 2540 conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi ci informa, in maniera evidentemente leggendaria, su questo santo fanciullo. I suoi genitori, Aniano e Giusta, erano pagani e non avevano figli. Marziale, vescovo di Limoges, li converti, li battezzò e promise loro un discendente. La promessa si realizzò ed essi si recarono a portarne la notizia al vescovo. Per la strada di Angouleme, sulla Charente, il bambino venne al mondo, fu portato da Marziale e da lui battezzato; morí durante il viaggio di ritorno, nel luogo stesso della sua nascita, all'età di quattro giorni.
I miracoli che si dissero ottenuti invocando la sua intercessione, gli valsero la venerazione pubblica; è invocato a Limoges dove la sua festa si celebra il 16 luglio.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:06

Beata Irmengarda (Ermengarda) di Chiemsee Badessa di Frauenwörth

16 luglio

† Frauenwörth (Chiemsee, Baviera), 16 luglio 866

Oggi, nel giorno della Madonna del Carmelo, la Chiesa ricorda anche la beata Ermengarda (Irmgard), figlia di un nipote di Carlo Magno, Ludovico il Germanico. Nacque a Ratisbona (Regensburg) nell'833 ed ebbe sette tra fratelli e sorelle. Insieme alle altre tre figlie femmine nate dell'unione del re di Germania con la nobile guelfa Emma, Ermengarda venne educata nel monastero svevo di Buchau. Poi si fece benedettina e andò a vivere nell'abbazia di Frauenwörth situata su un'isola del lago di Chiemsee, in Baviera. Ne divenne la prima badessa e si distinse per la pietà di vita. Morì a soli 33 anni e riposa nella cappella del monastero. È stata beatificata da Pio XI nel 1928. Il lembo di terra, detto Fraueninsel («l'isola delle donne»), è tuttora meta di pellegrinaggi da tutta la Germania. Ermengarda viene, infatti, invocata per sconfiggere la sterilità e come protettrice nei parti plurimi. (Avvenire)

Martirologio Romano: Nel monastero di Chiemsee nella Baviera in Germania, beata Irmengarda, badessa, che fin dalla tenera età, lasciato lo splendore della corte regia, scelse di servire Dio e diede a Cristo molte vergini compagne.


Il nome Ermengarda deriva dall’antico provenzale Ermenjardis, tratto dal tedesco arcaico “Irmengard” e significa “protetta da Irmin, ossia il dio Odino”.
Quindi fu usato soprattutto in Germania nelle due versioni e alcune celebri donne lo portarono:
Ermengarda figlia di Desiderio, re dei Longobardi e prima moglie di Carlo Magno nel 770; che nel 771 fu ripudiata e rimandata in Italia, (personaggio gentile e angosciato, nell’Adelchi di Alessandro Manzoni).
Ermengarda, regina di Provenza o della Borgogna provenzale, figlia dell’imperatore Ludovico II. Sposata con Bosone duca d’Italia, lo sollecitò a fondare un regno in Provenza; diventata vedova fu reggente per il figlio minore Ludovico III. Morì badessa di San Sisto a Piacenza nell’890.
Irmengarda di Süchteln, considerata santa, figlia del conte di Aspel nel Basso Reno, si fece eremita a Süchteln.

L’Irmengarda che trattiamo in questa scheda, è conosciuta come badessa di Frauenwörth; era figlia dell’imperatore Ludovico il Germanico († 876), divenne monaca nel convento benedettino di Buchau am Federsee (Württemberg) e probabilmente anche badessa, come già le sue sorelle Ildegarda e Berta.
Dopo l’anno 857 le fu affidata la badia benedettina di Frauenwörth nel Chiemsee in Baviera; è da notare che contrariamente a quanto accadeva spesso nelle nobili famiglie dell’epoca, quando sovrane, principesse e nobildonne, dopo un’esperienza come regnanti, spose, madri, diventate vedove lasciavano regno e famiglia per ritirarsi in monasteri spesso da loro stesse fondati, dove iniziavano una nuova vita spirituale, diventando perlopiù badesse, la beata Irmengarda invece era una giovane vergine, che sin dal primo momento si votò alla vita claustrale, rifuggendo dai piaceri della corte imperiale.
Morì il 16 luglio 866 a Frauenwörth, e già nella prima elevazione delle reliquie, le fu riconosciuto il titolo e il culto di Beata.
Il decreto di conferma del culto si ebbe il 19 dicembre 1928, da parte di papa Pio XI.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:06

Santi Lang Yangzhi e Paolo Lang Fu Martiri cinesi

16 luglio

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

+ Lüjiapo, Cina, 16 luglio 1900

Canonizzati da Papa Giovanni Paolo II il 1° ottobre 2000.

Martirologio Romano: In località Lüjiapo presso Qinghe nella provincia dello Hebei in Cina, santi Lang Yangzhi, catecumena, e Paolo Lang Fu, suo figlio, martiri, che durante la persecuzione dei Boxer, essendosi la madre professata cristiana, morirono martiri per Cristo nella loro casa data alle fiamme.

Sposa di un cristiano del villaggio di Lu-Kia-p'uo, non appena divenne catecumena cominciò a pregare con fervore e ad esercitare la carità verso il prossimo, dimo­strando grande dolcezza e affabilità con tutti. Il 16 lugl. 1900 irruppero nel villaggio i Boxers e la giovane fu presa. Avendo ella decisamente affer­mato di essere cristiana, venne legata ad un fras­sino davanti alla sua stessa casa e invano alcuni buoni vicini cercarono di farla liberare. In quel momento arrivò il figlioletto Paolo di sette anni, che si gettò subito addosso alla madre. I Boxers presero anche il fanciullo lo legarono allo stesso albero; la beata intanto incoraggiava il figlio con parole di fede e di speranza nella gloria del Para­diso. Prima fu incendiata la loro casa, poi i due furono trafitti con lance ed i loro corpi vennero gettati alle fiamme.
Il marito, sfuggito al massacro, potè recupe­rare qualcosa dei loro resti tra le ceneri, ed avvoltili in fasce, li seppellì in due fosse vicine.
La beatificazione avvenne il 17 apr. 1955; la festa si celebra il 20 luglio.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:08

Santa Maria Maddalena Postel Religiosa

16 luglio

Barfleur (Normandia, Francia), 28 novembre 1756 - Saint-Sauveur-le-Vicomte, 14 luglio 1846

Nasce il 28 novembre 1756 a Barfleur, un villaggio di pescatori sulla costa normanna. Viene battezzata con il nome di Giulia. Si dedica ai giovani, tiene lezioni di catechismo ai bambini. Nel 1798 diviene Terziaria Francescana e prende il nome di Maria Maddalena. Vuole soccorrere chi ha bisogno di aiuto, soprattutto i giovani, ma durante gli orrori della rivoluzione francese ospita anche sacerdoti perseguitati e li aiuta a fuggire in Inghilterra. Nel 1805 le viene affidata una scuola di Cherbourg, con 300 bambini e due anni dopo dà inizio alla sua fondazione, le «Suore cristiane della misericordia». Non si lascia scoraggiare dalle sofferenze e dalle prove, profondamente credente e sicura della sua vocazione, sa guidare la congregazione verso una feconda fioritura. Nel 1832 acquista a Saint-Sauveur-le-Vicomte un'abbazia benedettina in rovina e la trasforma nella casa madre dell'ordine. Muore il 16 luglio 1846 a quasi novant'anni ed è canonizzata da Pio XI nel 1925. (Avvenire)

Martirologio Romano: Nel territorio di Saint-Sauveur-le-Vicomte nella Normandia in Francia, santa Maria Maddalena Postel, vergine, che sempre nella stessa persecuzione, all’avvenuta espulsione dei sacerdoti, impegnò ogni suo avere per i malati e i fedeli e, tornata la pace, fondò e resse in estrema povertà la Congregazione delle Figlie della Misericordia per provvedere alla formazione cristiana delle ragazze povere.


I suoi sono contadini agiati e la mandano anche alle scuole superiori, dalle Benedettine. Pare che debba farsi monaca anche lei. Ma Giulia Francesca Caterina (questi i nomi di battesimo) Postel non punta all’abbazia. Pensa alla quantità scandalosa di ragazze che la povertà condanna all’ignoranza e all’inferiorità. Crea in paese una scuola per loro: studi elementari, catechesi, economia domestica, "per allevare madri e donne cristiane atte a creare dei focolari dove fosse piacevole vivere" (M. Odile Garrigou). Sì, piacevole. E, per cominciare, la sua scuola non prevede castighi.
Ecco la Rivoluzione francese: guerra alla Chiesa, clero disperso, e lei a Barfleur, chiusa la scuola, custodisce arredi liturgici e libri dei sacerdoti fuggiti. Il vescovo la incarica di tenere in casa l’Eucaristia, dando lei stessa la comunione nelle urgenze. Organizza messe clandestine, istruisce gruppi di catechisti per il dopo-rivoluzione.
Tornata la calma, eccola aprire una scuola a Cherbourg, con due compagne e con l’aiuto di padre Cabart. Il vescovo, nel 1806-07, accoglie i loro voti religiosi dando origine alla Congregazione delle Figlie della Misericordia. Che al principio sono quattro, guidate da lei che ha preso il nome di Madre Maria Maddalena. L’insegnamento si ispira ai princìpi dei Fratelli delle Scuole cristiane, e la domanda di istruzione è enorme. Man mano che crescono di numero, le suore sono chiamate in tutta la Normandia. Dopo molte peregrinazioni, la congregazione troverà sede stabile a Tamerville, dove accanto alla “scuola senza castighi” c’è un laboratorio femminile con regolare paga.
Roma chiede che l’Istituto abbia una sua casa-madre, e Maria Maddalena lavora a rendere abitabile un’abbazia diroccata, avuta in dono a Saint-Sauveur-le-Vicomte. Roma vuole che le suore-maestre siano anche infermiere: e lei risponde di sì. Restaura conventi e chiese, ne costruisce di nuove, ma il suo capolavoro restano le suore formate da lei con la pedagogia del sorriso anche quando era esausta per i digiuni e per il dormire poco. Le suore sono chiamate da tutti, in Normandia e in altre regioni.
Neanche in morte, a 90 anni, lei perde il sorriso, e subito la chiamano santa. Pio XI la canonizzerà nel 1925, e i suoi resti riposano a Saint-Sauveur.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:09

Santi Monolfo e Gondolfo Vescovi

16 luglio

 


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:10

Santi Reinilde, Grimoaldo e Gondolfo Martiri

16 luglio

Martirologio Romano: A Saintes nell’Hainault, attualmente in territorio belga, santi martiri Reinilde, vergine, e Grimoaldo e Gondolfo, che si tramanda siano stati uccisi da predoni.

Reinilde era figlia del conte merovingio Witger e di Amalberga. Aveva una sorella S. Gudula, partrona di Bruxelles e un fratello S.Emeberto. Nacque nella villa del padre, che oggi viene identificata nel villaggio di Kontich. Reinilde e Gudula decisero di consacrarsi a Crsto, senza farsi suore e si recarono a Lobbes . In seguito si recò in Terra Santa ,dopo due anni tornò e portò con se alcune preziose reliquie. La sua vita si concluse a Xantas dove fu martirizzata insieme a due servitori il chierico Grimoaldo e il laico Gandolfo. Reinilde insieme ai suoi compgni è molto venerata nell’arcidiocesi di Saintes e in particolare a Kontich. E’ invocata contro le malattie degli occhi. Nell’iconograifa la santa è rappresentata come principessa o a volte come pellegrina con il bastone o come martire con la spada. La sua festa si celebra il 16 luglio.



Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:11

Beato Simone da Costa Martire

16 luglio

Martirologio Romano: Passione del beato Simone da Costa, religioso della Compagnia di Gesù e ultimo della schiera di martiri della nave chiamata San Giacomo sterminata in odio alla Chiesa il giorno precedente a questo.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:11

San Sisenando di Cordova Martire

16 luglio

 


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:12

Santa Teresa Zhang Hezhi Martire

16 luglio

Martirologio Romano: In località Zhangjiaji presso Ningjin sempre nello Hebei, santa Teresa Zhang Hezhi, che nella medesima persecuzione, trascinata in una pagoda, si rifiutò di venerare le divinità del luogo e fu per questo trafitta insieme ai suoi due figli da una lancia.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:13

San Valentino di Treviri Vescovo e martire

16 luglio

Treviri (Germania), sec. IV

Etimologia: Valentino = che sta bene, sano, forte, robusto, dal latino

Emblema: Palma

Vissuto nella prima metà del secolo IV, Valentino è un personaggio leggendario, onorato il 16 luglio, sia nella diocesi di Treviri, che in quella di Colonia.
In particolare, il vescovo Valentino è venerato a Treviri dove svolse il suo episcopato e annoverato fra i primi vescovi della città.
Treviri (Trier) città della Germania, situata sul fiume Mosella, presso il confine con il Lussemburgo, centro di colonizzazione romana, aveva il nome di “Augusta Treverorum” e proprio a partire da qualche anno prima del periodo del vescovo Valentino, fu sede di parecchi imperatori (285-400).
In seguito fu sede di principato ecclesiastico (vescovi-principi) nell’antico impero; purtroppo di lui non si può dire altro, che fu successore del vescovo Valerio e quasi certamente ha dato origine con il suo nome, ad un altro santo omonimo ed egualmente leggendario: Valentino vescovo di Tongres.

Il nome Valentino, molto usato nei secoli, deriva dal latino “Valentinus” e significa “gagliardo, vigoroso, adatto al matrimonio”. L’onomastico per antica tradizione, in Italia si festeggia il 14 febbraio in onore di s. Valentino, vescovo e martire di Terni e dell’omonimo prete romano, martire anche lui nel III secolo. Considerato il patrono dei fidanzati.
Si contano ben 21 santi o beati con questo nome, fra i quali il San Valentino di Treviri in Germania.


Stellina788
00venerdì 16 luglio 2010 10:14

San Vitaliano di Osimo Vescovo

16 luglio

Osimo, Ancona, secolo VIII

Etimologia: Vitaliano = figlio di Vitale

Emblema: Bastone pastorale

Uno studioso agiografo ha identificato s. Vitaliano di Osimo con s. Vitaliano di Capua (3 settembre e 16 luglio), ma è stato contestato da altri studiosi, perché i due vescovi vissero effettivamente entrambi nel secolo VIII, ma la loro attività pastorale si svolse distintamente nelle due città citate.
Il culto popolare per s. Vitaliano ad Osimo, risale per lo meno all’inizio del secolo XVII, anche se non risulta nessun atto di canonizzazione ufficiale.
Non si conoscono specifici dati biografici, tranne che fu vescovo di Osimo (Ancona) per 33 anni, nel secolo VIII ed è considerato in modo controverso, immediato successore di s. Leopardo, primo vescovo della città.
Questa notizia farebbe supporre che anche s. Leopardo fosse vissuto nel secolo VIII, in realtà visse alcuni secoli prima; s. Vitaliano fece costruire o ricostruire la cadente cattedrale dedicata a s. Leopardo; e in questa chiesa fu sepolto anch’egli.
Nel 1755 una delibera del Comune di Osimo, lo annovera tra i santi protettori della città marchigiana; si celebra il 16 luglio.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:52.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com