16 novembre

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:41

Sant' Agnese di Assisi

16 novembre

Assisi 1197 - Assisi 1253

Tra le primissime discepole di santa Chiara, ad Assisi, ci fu la sorella minore Agnese. Aveva appena quindici anni quando nel 1212, a pochi giorni dall'apertura, bussò alla porta del conventino di San Damiano che Francesco aveva designato come casa del second'ordine. La leggenda narra dello scalpore suscitato ad Assisi dalla scelta delle due sorelle. La stessa famiglia inizialmente si oppose. Ma poi finì che anche una terza sorella, Beatrice, e la stessa madre, Ortolana, seguirono Chiara. Troppo forte era, dunque, il fascino del rinnovamento spirituale che da Assisi stava iniziando a diffondersi al mondo. E proprio Agnese fu scelta nel 1219 dalla sorella Chiara per andare a fondare il secondo monastero delle clarisse, quello di Monticelli a Firenze. Qui visse in estrema povertà fino al 1253 quando già ormai malata, per suo desiderio venne ricondotta a San Damiano, dove morì. Chiara si era spenta appena tre mesi prima. (Avvenire)

Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco

Martirologio Romano: Ad Assisi in Umbria nel convento di San Damiano, santa Agnese, vergine, che, seguendo nel fiore della giovinezza le orme di sua sorella santa Chiara, abbracciò con tutto il cuore la povertà sotto la guida di san Francesco.


Nel coro del poverissimo conventino di San Damiano, presso Assisi, si possono ancora leggere i nomi delle prime compagne che seguirono Santa Chiara e l'esempio di San Francesco sulla via della totale rinunzia e dell'assoluta povertà.
Sono nomi molto belli, di donne e fanciulle di Assisi, che si direbbero quasi simbolici di quelle " colombe deargentate " che a San Damiano ebbero il primo nido: Ortolana, Agnese, Beatrice, Pacifica, Benvenuta, Cristiana, Amata, Illuminata, Consolata...
I primi tre nomi appartengono a tre donne della stessa famiglia di Santa Chiara: quello di Ortolana alla madre; quelli di Agnese e di Beatrice a due sorelle.
Agnese era la sorella minore di Chiara, e giunse a San Damiano sedici giorni dopo che Francesco, nel 1212, aveva assegnato alla sorella maggiore l'umilissimo conventino come luogo di penitenza e primo nucleo dei Secondo Ordine francescano.
Poco dopo vi giunse l'altra sorella, Beatrice, e poco dopo ancora la madre, Ortolana.
Agnese di Assisi fu così la più fedele seguace della sorella Chiara, che fu a sua volta la seguace più fedele di San Francesco. Visse nell'ombra luminosa della sorella, assoggettandosi dolcemente al suo dolce coman-do, sempre obbediente e sempre affettuosa.
Già il suo nome di Agnese, derivato da quello di agnus, agnello, e portato da migliaia di donne e da molte Sante, dopo l'antica Martire romana, ce la dipinge mite e mansueta, senza però farci dimenticare che anche a lei, come alla sorella maggiore, va attribuita una fermezza di carattere eccezionale e quasi virile, soprattutto nell'osservanza più rigorosa della Regola francescana nella sua più assoluta durezza.
La leggenda ha insistito, con abbondanza di particolari, sui contrasti tra la decisione delle due fanciulle, Chiara e Agnese, e quella della famiglia, che non voleva permettere il loro abbandono del mondo e quale abbandono!
Certo è che il fatto dovette suscitare un enorme scandalo nella buona società di Assisi, soprattutto perché le due sorelle non cedettero ad insistenze né a violenze, e restarono a San Damiano, seguite anzi dall'altra sorella e dalla Madre.
Veramente, Agnese non vi restò a lungo. Per quanto straziata dal distacco (ci è restata, per quanto di dubbia autenticità, una sua commoventissima lettera di commiato), obbedì alla sorella come sempre le avrebbe obbedito, per recarsi a Firenze, nel 1219, a fondarvi il secondo convento delle Clarisse, quello di Monticelli.
A Monticelli, Agnese fu superiora degna del proprio nome e della propria famiglia, affettuosa con le sue Clarisse e caritatevole verso il prossimo quanto era inflessibile verso se stessa, tenacemente attaccata ai voti francescani, soprattutto a quello dell'assoluta povertà.
Visse - di pane e di acqua, con un rude cilicio intorno ai teneri fianchi - fino al 1253, quando morì a San Damiano, secondo il suo vivissimo desiderio, tre mesi dopo la sorella Chiara. Aveva cinquantasei anni, essendo appena quindicenne quando si era fatta tagliare i lunghi capelli di avvenente fanciulla assisiate.
La data di culto per la Chiesa universale è il 16 novembre, mentre l'ordine francescano, le Clarisse e la città di Assisi la ricordano il 19 novembre.


Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:42

Santi Agostino e Felicita Martiri

16 novembre

Martirologio Romano: A Capua in Campania, santi Agostino e Felicita, martiri, che si tramanda abbiano subito il martirio sotto l’imperatore Decio.



Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:43

Sant’ Aniano di Asti Vescovo

16 novembre

V secolo

Etimologia: Aniano = primogenito, dall’antico celtico

Emblema: Bastone pastorale


Assai controverso dal punto di vista storico è il caso di Sant’Aniano di Asti, oggi festeggiato. Tra gli studiosi non c’è accordo: il Brizio lo vuole soldato martire della Legione Tebea, il Bettocchi lo ritiene un martire locale dei primissimi tempi del cristianesimo, il Massa lo considera il settimo vescovo di Tortona per 30 anni e martirizzato verso il 285, altri infine lo identificano con Sant’Aniano vescovo di Orléans nel IV secolo (festeggiato al 17 novembre).
Una cosa pare certa: verso l’anno Mille nella cappella del Castel Vecchio di Asti era custodito “il venerabile suo corpo”, come scriveva in quegli anni il vescovo artigiano Alrico e come fu confermato anche dal suo successore Oberto III nel XIII secolo. Le reliquie del santo furono trasferite nel 1567 dal vescovo Capris, presente il duca sabaudo Emanuele Filiberto, dal castello alla chiesa di San Sisto. Inseguito furono poi traslate nel duomo cittadino.
Il calendario liturgico della Regione Pastorale Piemontese ricorda Sant’Aniano di Asti quale vescovo nel V secolo e riporta al 16 novembre il suo “culto locale” riservato alla Cattedrale di Asti.Sino a qualche tempo fa, però, tale calendario liturgico lo commemorava sempre in tale data, ma in compagnia anche del santo vescovo Anastasio e della santa martire Eulalia, le cui commemorazioni sono state separate e trasferite in altre date.


Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:43

Sant' Edmondo Rich Arcivescovo di Canterbury

16 novembre

Martirologio Romano: Presso la cittadina di Provins in Francia, transito di sant’Edmondo Rich, vescovo di Canterbury, che, colpito dall’esilio per aver difeso la Chiesa, morì vivendo santamente tra i monaci cistercensi di Pontigny.



Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:44

Beato Edoardo Osbaldeston Martire

16 novembre

Martirologio Romano: A York in Inghilterra, beato Edoardo Osbaldeston, sacerdote di Lancaster e martire, che, allievo del Collegio Inglese di Reims, condannato a morte sotto la regina Elisabetta I per essere entrato da sacerdote in Inghilterra, morì impiccato.


Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:46

Santi Elpidio, Marcello, Eustochio e compagni Martiri

16 novembre

Al tempo dell'imperatore Giuliano l'Apostata, dopo aver subito vari tormenti furono condannati al fuoco e martirizzati il 26 settembre. Vennero sepolti in una tomba sul Monte Carmelo. Sono commemorati il 16 novembre.



Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:46

Sant' Eucherio di Lione Vescovo

16 novembre

Martirologio Romano: A Lione sempre in Francia, sant’Eucherio, che, senatore anch’egli, insieme alla sua famiglia si diede dapprima alla vita ascetica nella vicina isola di Lérins e poi, eletto vescovo di Lione, scrisse numerose Passioni di santi martiri.


Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:47

Santa Geltrude (Gertrude) la Grande Vergine

16 novembre - Memoria Facoltativa

Eisleben (Germania), ca. 1256 - Monastero di Helfta (Germania), 1302

Geltrude, detta la grande, entrò nel monastero cistercense di Helfta. Donna di profonda cultura anche profana, alimentò la sua vita spirituale nella liturgia specialmente eucaristica, nella Scrittura e nei Padri. Ebbe un'elevata esperienza mistica, caratterizzata dal vivo senso della libertà dei figli di Dio e da una tenera devozione all'umanità di Cristo. Precorse il culto al Cuore di Gesù. (Mess. Rom.)

Etimologia: Geltrude = la vergine della lancia, dal tedesco

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: Santa Geltrude, detta Magna, vergine, che, fin dall’infanzia si dedicò con grande impegno e ardore alla solitudine e agli studi letterari e, convertitasi totalmente a Dio, entrò nel monastero cistercense di Helfta vicino a Eisleben in Germania, dove percorse mirabilmente la via della perfezione, consacrandosi alla preghiera e alla contemplazione di Cristo crocifisso. Il suo transito si celebra domani.
(17 novembre: A Helfta vicino a Eisleben nella Sassonia in Germania, anniversario della morte di santa Geltrude, vergine, la cui memoria si celebra il giorno precedente a questo).

Ascolta da RadioVaticana:
  

Invece delle origini familiari, conosciamo le sue passioni giovanili: letteratura, musica e canto, arte della miniatura. Per una ragazza del suo tempo, queste non sono cose tanto comuni. Gertrude, infatti, ha fatto i suoi studi, ed è certo quindi che veniva da una famiglia benestante. Ma non era figlia di nobili, come hanno scritto alcuni, confondendola con un’altra Gertrude. Comunque, già all’età di cinque anni, la sua famiglia la mette a scuola nel monastero di Helfta, in Sassonia, che all’epoca segue le consuetudini cistercensi.
E qui Gertrude trova la maestra delle novizie Matilde di Hackeburg e, successivamente, la grande Matilde di Magdeburgo, maestra di spiritualità e anche di bello scrivere: la narrazione delle sue esperienze mistiche, Lux divinitatis, costituisce un elegante testo poetico. Matilde è il personaggio decisivo nella vita interiore di molte giovani che l’avvicinano, maestra di una spiritualità fortemente attratta dal richiamo mistico. A questa scuola cresce Gertrude, che tuttavia non sembra percorrere tranquillamente la frequente trafila alunna-postulante-monaca. Alcune fonti, addirittura, le attribuiscono momenti di vita “dissipata”. Però a 26 anni diventa un’altra; o, come dirà successivamente lei stessa: il Signore, "più lucente di tutta la luce, più profondo di ogni segreto, cominciò dolcemente a placare quei turbamenti che aveva acceso nel mio cuore".
Una mutazione che sorprende molti, e che lei stessa attribuisce a una visione, seguita poi da altri fenomeni eccezionali come visioni, estasi, stigmate. E in aggiunta vengono a tormentarla le malattie. Ma accade a lei come ad altre donne e uomini misteriosamente “visitati” che l’infermità fisica, invece di fiaccarli, li stimola. Gertrude vorrebbe vivere in solitudine questa avventura dello spirito, ma non sempre può: le voci corrono, arriva al monastero gente per confidarsi, per interrogarla, anche semplicemente per vederla. E questa contemplativa malata ha momenti di stupefacente attivismo, nel contatto con le persone e nell’impegno di divulgatrice del culto per l’umanità di Gesù Cristo, tradotta nell’immagine popolarissima del Sacro Cuore. Accoglie tanti disorientati e cerca di aiutarli. Per raggiungerne altri scrive, sull’esempio di Matilde, e lo fa con l’eleganza che è frutto dei suoi studi.
Quell’impegno di adolescente e di giovane nelle discipline scolastiche l’ha preparata a essere “apostolo” nel modo richiesto dai suoi tempi. E anche precorritrice di Teresa d’Avila e di Margherita Maria Alacoque.
La fama di santità l’accompagna già da viva, e dura nel tempo, anche se ci vorrà qualche secolo per il riconoscimento ufficiale del suo culto nella Chiesa universale. Ma per chi l’ha conosciuta e ascoltata, Gertrude è già santa al momento della morte nel monastero di Helfta, all’età di circa 46 anni.

Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:48

Beato Gherardo di Serradeconti Monaco camaldolese

16 novembre

Sec. XIV

Beati Alberto e Gherardo

Uno dei più importanti monumenti della cittadina di Sassoferrato, nelle Marche, in provincia di Ancona (ma più vicina all'Appennino che non al mare Adriatico), è la chiesa di Santa Croce, prossima al quartiere Borgo. Presso Sassoferrato sorgeva un tempo la città umbra di Sentinum, che Ottaviano Augusto assediò invano, e venne poi conquistata di sorpresa e distrutta. La chiesa medievale di Santa Croce venne in parte costruita con materiali provenienti dalla distrutta Sentinum. e oltre a questa curiosità di carattere archeologico, costituisce un edificio di solenne bellezza, con la sua struttura a tre navate, con tre absidi, più due sui fianchi. Edificata a partire dal XII secolo, è di stile romanico con influssi lombardi, di un tipo abbastanza frequente nelle antiche città marchigiane.
E nella chiesa di Santa Croce, presso Sassoferrato, è sepolto il corpo del Beato Alberto, la cui immagine è rappresentata in alcune opere d'arte conservate in questa stessa chiesa, sull'altare del Beato e sull'altar maggiore.
Il Beato Alberto fu monaco nel convento esistente presso la chiesa, e morì nel 1350. Viene considerato come appartenente alla famigli dei Camaldolesi, perché in seguito la chiesa e il monastero di Santa Croce vennero occupati dai monaci di San Romualdo. Ma ciò avvenne alcuni anni dopo la morte del nostro Beato, e quindi non possiamo dire con sicurezza a quale ramo dell'Ordine benedettino appartenne il monaco Alberto.
Il suo culto, approvato nel secolo scorso, fu assai vivace nella zona di Sassoferrato. Tra l'altro egli venne invocato - non sappiamo a quale titolo - contro i mali di testa e il mal di stomaco, e data la frequenza di questi penosi disturbi, è facile immaginare come il nome di un Beato capace di alleviarli potesse facilmente diventare popolare, almeno nella regione nella quale è circoscritto il suo culto! Insieme con il Beato Alberto, viene ricordato anche il Beato Gherardo, suo confratello, morto nel 1367 alla bella età di ottantasette anni.
Anche egli era marchigiano, non però di Sassoferrato. Visse nella non lontana Serra de' Conti, dove ebbe cura d'anime e dove temperò la propria anima con i rigori della vita eremitica.
Le sue spoglie furono riposte e venerate nella chiesa romanica detta de " Le Mòje ", altra bella costruzione medievale assai simile a Santa Croce di Sassoferrato, riportata non molti anni fa alle linee originarie.
Anche il Beato Gherardo di Serra de' Conti viene onorato nell'Ordine di Camaldoli, e non sappiamo quali motivi abbiano condotto a far memoria comune di lui insieme con il Beato Alberto, suo confratello.
0 forse i motivi sono facilmente intuibili dalla comunanza di epoca, di condizione, di intenti; dall'appartenenza a una stessa terra, opima di frutti spirituali, e finalmente dal fatto che il nome e il culto del Beato Alberto, come quello del Beato Gherardo, siano restati legati a due monumenti simili, e ambedue belli, a Sassoferrato e a Serra de' Conti.


Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:49

Santi Lusore e Leucadio

16 novembre

Martirologio Romano: A Dol nel territorio di Bourges in Francia, commemorazione dei santi Leucádio e Lusóre: il primo, senatore delle Gallie, ancora pagano, accolse i primi predicatori della fede cristiana a Bourges e fece in questo villaggio della sua casa una chiesa; l’altro, suo figlio, si dice abbia lasciato questo mondo indossando la veste bianca dei neofiti.



Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:50

Santa Margherita di Scozia Regina e vedova

16 novembre - Memoria Facoltativa

Ungheria, circa 1046 - Edimburgo, Scozia, 16 novembre 1093

Figlia di Edoardo, re inglese in esilio per sfuggire all'usurpatore Canuto, Margherita nacque in Ungheria intorno al 1046. Sua madre, Agata, discendeva dal santo re magiaro Stefano. Quando aveva nove anni suo padre potè tornare sul trono; ma presto dovette fuggire ancora, questa volta in Scozia. E qui Margherita a 24 anni fu sposa del re Malcom III, da cui ebbe sei figli maschi e due femmine. Il Messale romano la descrive come «modello di madre e di regina per bontà e saggezza». Si racconta che il re non sapesse leggere e avesse un grande rispetto per questa moglie istruita: baciava i libri di preghiera che la vedeva leggere con devozione. Caritatevole verso i poveri, gli orfani, i malati, li assisteva personalmente e invitava Malcom III a fare altrettanto. Già gravemente ammalata ricevette la notizia dell'uccisione del marito e del figlio maggiore nella battaglia di Alnwick: disse di offrire questa sofferenza come riparazione dei propri peccati. Morì a Edimburgo il 16 novembre 1093. (Avvenire)

Etimologia: Margherita = perla, dal greco e latino

Martirologio Romano: Santa Margherita, che, nata in Ungheria e sposata con Malcolm III re di Scozia, diede al mondo otto figli e si adoperò molto per il bene del suo regno e della Chiesa, unendo alla preghiera e ai digiuni la generosità verso i poveri e offrendo, così, un fulgido esempio di ottima moglie, madre e regina.

Ascolta da RadioVaticana:
  

Nel suo celebre quadro, rappresentante il Paradiso, il Beato Angelico pose fra molti frati, anche un Re e una Regina, volendo significare che la corona reale può unirsi felicemente all'aureola della santità.
La Santa di oggi fu infatti Regina di Scozia, e Regina abbastanza fortunata, fatto insolito questo, perché le altre coronate, si santificarono quasi sempre attraverso la disgrazia, l'umiliazione e l'infelicità.
Molte sono le Margherite di sangue reale iscritte nel Calendario cristiano: Margherita figlia del Re di Lorena, benedettina del XIII secolo; Margherita figlia del Re d'Ungheria, domenicana dello stesso secolo; Margherita figlia del Re di Baviera, vedova del XIV secolo; Margherita di Lorena, allevata come figlia del Re Renato d'Angiò; alle quali si potrebbero aggiungere Margherita dei Duchi di Savoia e Margherita dei Conti Colonna.
Quella di oggi nacque nel 1046, nipote di Edmondo 11, detto Fianchi di Ferro, e figlia di Edoardo, rifugiatosi in terra straniera per sfuggire a Canuto, usurpatore del trono d'Inghilterra.
Sua madre, Agata, sorella della Regina d'Ungheria, discendeva dal Re Santo Stefano. Morto l'usurpatore Canuto, Edoardo poteva tornare in Inghilterra, quando Margherita non aveva che 9 anni, ma dopo qualche tempo, la famiglia reale dovette fuggire ancora, in Scozia, dove il Re Malcom III chiese la mano di Margherita, che a ventiquattro anni s'assideva così sul trono di Scozia.
Ebbe sei figli maschi e due femmine, che educò amorosamente e che non le diedero mai nessun dolore. Suo marito non era né malvagio né violento, soltanto un po' rude e ignorante. Non sapeva leggere, ed aveva un grande rispetto per la moglie istruita. Baciava i libri di preghiera che le vedeva leggere con devozione; chiedeva costantemente il suo consiglio.
Ella non insuperbì per questo. Si mantenne discreta, rispettosa e modesta. E caritatevole verso i poveri, gli orfani, i malati, che assisteva e faceva assistere al Re. Per la Scozia non corsero mai anni migliori di quelli passati sotto il governo veramente cristiano di Malcom III e di Margherita, la quale, benvoluta dai sudditi, amata dal marito, venerata dai figli, dedicava tutta la sua vita al bene della sua anima e al benessere degli altri.
Non avendo dolori propri, cercò di lenire quelli degli altri; non avendo disgrazie familiari o dinastiche, cercò di soccorrere gli altri disgraziati, non conoscendo né, miseria né mortificazioni, cercò di consolare i miseri e gli umiliati. E accolse con animo lieto l'unica brutta notizia, che le giunse sul letto di morte. Il marito ed un figlio erano caduti combattendo in una spedizione contro Guglielmo detto il Rosso. A chi, con cautela, cercava di attenuare la crudeltà della notizia, Margherita fece capire di averla già avuta. E ringraziò Dio di quel dolore che le sarebbe servito a scuotere, nelle ultime ore, i peccati di tutta la vita.
Ciò non significava disamore e insensibilità verso il marito e il figlio morti. Ella sperava, anzi ne era certa, di riunirsi a loro, dopo quel doloroso passo, oltre la porta della morte, nella luce della Redenzione.



Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:51

Sant' Otmaro di San Gallo Abate

16 novembre

689 - 16 novembre 759

Martirologio Romano: Nel territorio dell’odierna Svizzera, sant’Otmaro, abate, che nel luogo della cella costruita da san Gallo fondò un piccolo lebbrosario e un monastero sotto l’osservanza della regola di san Benedetto e, per averne difeso i diritti, fu poi deportato dai potenti vicini nell’isola di Werden sul Reno, dove morì esule.


Su questo secondo fondatore dell'abbazia di San Gallo si conservano numerose fonti storiche antiche che illustrano sufficientemente la sua opera: documenti contemporanei esistenti nell'archivio dell'antica abbazia e inoltre, In Vita s. Otmari, scritti da Gozberto verso l'830 e rielaborata da Valafrido Stribone tra l'834 e l'838, la Relatio de miraculis, scritta di Isone tra l'864 e 867; infine molte indicizioni si trovano nel secondo libro della Vita s. Galli, di Valafrido e nei Casus s. Galli, scritti da Ratperto nel sec. IX.
Secondo questi documenti Otmaro, un alemanno della regione del lago di Costanza, nacque verso il 689 e fu educato nella corte del governatore Vittore a Coira (Curia Raetorum) dove fu ordinato sacerdote e prese la direzione della chiesa di S. Forino, il conte Waltram lo chiamò nel 719 a S. Gallo, dove il santo irlandese Gallo aveva fondato un romitorio nel 612 e Otmaro vi costruì un monastero di cenobiti che dovevano sostituire gli antichi anacoreti. Il Liber Professionum conservato sino ad oggi ci trasmette i nomi di cinquantatre monaci del suo tempo. Da tutta l'Alemagna furono fatte allora al monastero ricche donazioni, di cui si conservano ancora i documenti originali.
L'abate Otmaro esercitò con i suoi monaci la povertà, la pazienza, la fedeltà alla regola di s. Benedetto introdotta nel 747 in luogo dell'antica regola irlandese o di carattere misto e, inoltre, si distinse nella beneficenza verso i poveri e per lo spirito di sacrificio nel curare i malati. Eresse un albergo per i poveri e uno speciale ospedale per i lebbrosi, che volle curare personalmente. Il monastero diventò cosí un centro religioso e civile del ducato dell'Alemagna.
Ma questo attirò su Otmaro il malvolere del re franco, Pipino, che voleva distruggere l'indipendenza della provincia, e l'invidia dei commissari franchi Warino e Rutardo. Inoltre il vescovo di Costanza Sidonio avanzò ingiuste pretese di possesso sul monastero per sé e per la sua diocesi. Questi nemici indussero l'infedele monaco Lamperto a rendere una falsa testimonianza, accusando il suo abate, che per quaranta anni aveva retto gloriosamente il monastero, di aver commesso adulterio. Otmaro fu perciò condannato in giudizio a morire di fame e infine esiliato nella piccola isola di Werd sul Reno, dove morì all'età di settant'anni, il 16 novembre 759, in completa solitudine.
Dieci anni dopo i monaci riportarono le sue spoglie nel monastero di S. Gallo, dove nel 764 fu canonizzato dal vescovo Salomone I di Costanza. Nell'867 ebbe luogo la sua traslazione al tempio eretto in suo onore presso la chiesa abbaziale di S. Gallo e fin da allora incominciò il culto pubblico che si sviluppò in tutta l'Europa centrale. Il santo è venerato come patrono di ottantaquattro chiese e si conservano numerose copie della sua Vita e importanti rappresentazioni artistiche.
Quale secondo fondatore di S. Gallo, insieme allo stesso Gallo, è venerato come patrono aeque principalis dell'antica abbazia e dell'attuale diocesi, dove si celebra la sua festa il 16 novembre, data della morte. E' invocato, inoltre, come patrono degli ammalati (specialmente bambini), dei calunniati e della Chiesa del silenzio.
Nell'iconografia viene rappresentato con gli attributi episcopali e con un fiaschetto di vino che ricorda un racconto della Vita: quando i monaci portarono le sue spoglie verso S. Gallo, attraverso il lago di Costanza, il vino che avevano per rinfrancarsi sarebbe miracolosamente aumentato.



Stellina788
00martedì 16 novembre 2010 15:51

Beato Simeone Abate di Cava

16 novembre

Cava dei Tirreni, † 16 novembre 1140

Patronato: Castellabate

Martirologio Romano: Nel monastero di Cava de’ Tirreni in Campania, beato Simeone, abate.


Le notizie di questo degno abate dell’Abbazia della Trinità di Cava dei Tirreni, ci provengono da varie fonti tutte autorevoli, qualcuna contemporanea, tra le quali il ‘Kalendarium’ del 1280 che segna il giorno della sua morte ed è la prima testimonianza del culto tributatogli.
Simeone fu il quarto abate di Cava, di quella celebre ed importantissima abbazia fondata da s. Alferio nel 1020 ca., e fu il primo degli abati cavensi ad essere eletto dai monaci nel 1124, mentre gli altri erano stati designati dai loro predecessori.
Altri documenti, testimoniano la sua presenza fin dal 1105 come semplice monaco nel disbrigo di affari; risulta primo priore, dal 1109 al 1113, del ricostruito monastero di S. Sofia in Salerno, che era stato donato nel 1100 alla Badia; ancora lo si trova come priore dell’importante monastero di S. Arcangelo nel Cilento nel 1119 e 1120.
Simeone governò in un’epoca divenuta difficile sul piano politico-religioso, a causa delle lotte tra i Normanni e il Papato, svolse il suo compito in modo encomiabile, tale da suscitare la stima dei due poteri, ricevendo come altri abati di Cava, feudi, beni e privilegi che fecero grande e potente la Badia.
Prima di prendere importanti decisioni, si consultava con i “seniori” che lo seguivano pure nelle visite ai monasteri e feudi dipendenti dall’abbazia. Per difendere le popolazioni, soggette al potere dell’abbazia, dalle incursioni saracene, portò a completamento la costruzione del castello di S. Angelo (oggi Castellabate nel Cilento), iniziata qualche mese prima dal suo predecessore s. Costabile (1123-24); in seguito agli abitanti di Castellabate concesse la proprietà delle terre con le loro case, riducendo anche le prestazioni dovute all’abbazia, comprò anche il porto ‘Lu Traversu’ dal conte di Acerno, per facilitare il commercio ed il traffico nella zona.
Il re di Sicilia Ruggiero II, i principi di Salerno, i vescovi e signori feudali, lo tennero in gran conto, concedendo esenzioni e privilegi, come pure i papi Anacleto II e Innocenzo II.
Governò per 16 anni e morì il 16 novembre 1140; fu sepolto nella grotta ‘Arsicia’ vicino agli altri abati e al fondatore; le sue reliquie furono varie volte riesumate e deposte nella bella ed artistica chiesa abbaziale in vari posti; finché dopo il 18 maggio 1928, data in cui fu confermato il culto del beato Simeone, da parte del papa Pio XI, le reliquie vennero deposte definitivamente sotto l’altare di s. Benedetto.
Il 6 aprile 1963 fu proclamato patrono secondario di Castellabate; la sua festa si celebra il 16 novembre.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:14.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com