18 gennaio

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scri789
00giovedì 20 gennaio 2011 09:13

Beato Andrea Grego da Peschiera Domenicano

18 gennaio

Peschiera, 1400 - Morbegno, 1485

Fu discepolo di s. Antonino nel convento di s. Marco a Firenze. Terminato il periodo di formazione, venne inviato a predicare nella Valtellina. Qui prodigò a favore della povera popolazione ogni sua energia e 45 anni di durissimo ministero gli valsero l'appellativo di apostolo della Valtellina. Il segreto del suo successo era dovuto all'esercizio eroico della penitenza, dell'umiltà e dell'obbedienza. Ripeteva spesso: "Un religioso obbediente è un religioso santo".

Martirologio Romano: A Morbegno sulle Alpi in Lombardia, beato Andrea da Peschiera Grego, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che a lungo percorse a piedi tutta la regione, vivendo sobriamente tra i poveri e conciliandosi fraternamente gli animi di tutti.


Il Beato Andrea da Peschiera fu il vero Frate Predicatore, potente in opere e in parole, tutto consacrato al bene delle anime, infaticabile nell’evangelizzare intere popolazioni. Prese l’Abito Domenicano nel convento di Brescia, da quello passò in S. Marco di Firenze per compiervi gli studi. In questo venerabile cenobio fioriva in pieno, per opera del Beato Antonio Della Chiesa, la riforma voluta dal Beato Raimondo Da Capua, e così Andrea si formò non solo ai forti studi, ma anche alle solide virtù. Inviato nella Valtellina a difendervi la fede, minacciata dall’eresia, per 45 anni ne fu la vigile sentinella perlustrando instancabile quelle valli alpine, povero e penitente, come il suo gran Padre Domenico, compiendovi prodigi di zelo. Predicò con ardore la divina parola, confermandovi innumerevoli anime nella fede e richiamandole da tutte le vie del male. Creò nuove parrocchie, fondò monasteri, eresse, nel 1475, il celebre convento di Morbegno, che non solo contribuì al rifiorimento della vita regolare nell’Ordine, ma fu un vero baluardo contro l’eresia, vera casa della santa predicazione di cui egli fu l’anima senza voler tuttavia accettare mai nessun grado di superiorità. L’unico ufficio cui ambì, e che sempre esercitò con santa gioia, fu quello di Questuante, fedele, anche in questo, imitatore del suo glorioso Patriarca. In questa vita di penitenza, di preghiera, d’incredibili fatiche perseverò fino alla più tarda vecchiaia. Il suo corpo è ancor oggi molto venerato nella chiesa parrocchiale di Morbegno, paese dove trovò la morte il 18 gennaio 1485 nel convento da lui fondato. Papa Pio VIII il 26 settembre 1820 ha confermato il culto.





scri789
00giovedì 20 gennaio 2011 09:14

Beata Beatrice II d'Este Monaca

18 gennaio

Ferrara, 1230 - 18 gennaio 1262

Martirologio Romano: A Ferrara, beata Beatrice d’Este, monaca, che, alla morte del marito, avendo rinunciato al regno di questo mondo, si consacrò a Dio in un monastero da lei stessa fondato sotto la regola di san Benedetto.


Le poche notizie biografiche ci sono pervenute dall'atto di monacazione, dal testamento del padre, dalla breve biografia di un monaco padovano, quasi contemporaneo, da un cenno nella Chronica parva ferrariensis e dalla biografia di una monaca ferrarese (Monastero di S. Antonio Abate, Catasto dei privilegi del sec. XVI ed altra copia del sec. XV in Bibl. Ariostea, fondo Antonelli, n. 503). 1 Bollandisti si limitano a riportare passi di vari autori (Padovano, Signa, martirologi benedettini) ed un miracolo del 1628.
Figlia di Azzo IX (VII), marchese d'Este e signore di Ferrara, e di Giovanna di Puglia, Beatrice nacque in Ferrara intorno al 1230. Educata agli esempi della zia Beatrice, monaca a Gemmola (Padova), e della nonna Leonora di Savoia, fu data in sposa (1249) a Galeazzo, figlio di Manfredi e podestà di Vicenza. Nel raggiungerlo a Milano, ebbe la dolorosa notizia della sua morte in battaglia contro Federico II. Ritornata a Ferrara, si ritirò a vita monastica nell'isoletta di S. Lazzaro, ad ovest della città, con alcune damigelle di corte, ricevendo l'abito di s. Benedetto. Cresciuto il numero delle religiose, ottenne dal papa Innocenzo IV di trasferirsi nel monastero di S. Stefano della Rotta (1257), presso il quale sorse la chiesa di S. Antonio abate, costruita nel 1267. Beatrice emise i voti nelle mani del vescovo Giovanni, abbracciando la regola di s. Benedetto il 25 marzo 1254. Vissuta santamente, morì il 18 gennaio 1262, e non, come ritenne il Muratori, nel 1270. Fu sepolta in un'ala del gran chiostro trasformata in cappella, e il suo sepolcro fu meta di pellegrinaggi.
Clemente XIV ne approvò il culto il 23 luglio 1774 e Pio VI concesse la Messa e l'Ufficio proprio nel 1775, fissandone la celebrazione al 19 gennaio, poiché il 18 ricorreva la festa, ora soppressa, della Cattedra di s. Pietro in Roma. Dal suo sepolcro marmoreo, in certi periodi dell'anno, trasuda miracolosamente un liquido e dalle sue ossa si sprigiona un delicato profumo. Le molte grazie ottenute in occasione di calamità pubbliche rendono il luogo oggetto di grande venerazione.




scri789
00giovedì 20 gennaio 2011 09:14

Santi Cosconio, Zenone e Melanippo Martiri

18 gennaio

Martirologio Romano: A Nicea in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi Cosconio, Zenone e Melanippo, martiri.





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00giovedì 20 gennaio 2011 09:15

Beata Cristina Ciccarelli da L'Aquila

18 gennaio

Colle di Lucoli (L'Aquila), 24 febbraio 1480 - 18 gennaio 1543

Nacque a Colle di Lucoli (L'Aquila) nel 1480 e fino a 25 anni trascorse la vita in famiglia esercitandosi nella preghiera e nella penitenza. Entrata nel monastero agostiniano di Santa Lucia a L’Aquila, mutò il nome di Mattia in Cristina e coltivò fedelmente l'osservanza regolare, l'amore ai poveri e la pazienza nelle sue lunghe infermità. Contro la sua volontà fu eletta per diverse volte Abbadessa del suo monastero. Morì il 18 gennaio 1543.Il suo culto fu confermato da Gregorio XVI nel 1841.

Martirologio Romano: A L’Aquila, beata Cristina (Mattia) Ciccarelli, vergine dell’Ordine di Sant’Agostino.


Al secolo Mattia Ciccarelli, nacque da Domenico e Maria di Pericolo a Colle di Lucoli (L'Aquila), il 24 febbraio 1480, ultima di sei figli. Sin dalla più tenera età mostrò di possedere le virtù dell'obbedienza, dell'umiltà e della modestia, congiunte con l'amore per la preghiera che praticava per buona parte del giorno ritirata nell'angolo più riposto della sua casa e devotamente raccolta davanti a un'immagine della Madonna della Pietà. Alle preghiere univa costantemente mortificazioni e rigorosi digiuni, macerando così il suo corpo per cancellarne la bellezza, al fine di impedire di essere ammirata. A undici anni conobbe il b. Vincenzo da L'Aquila, che divenne il suo direttore spirituale e a cui ben presto confidò il suo intimo desiderio di consacrarsi interamente al Signore, abbracciando la vita religiosa. Nel giugno 1505 entrò, infatti, nel monastero di S. Lucia delle Agostiniane osservanti in L'Aquila, dove prese il velo assumendo il nome di Cristina.
La grande pietà, la sottomissione più completa e l'assoluta umiltà di cui dava quotidianamente luminose prove, le meritarono in breve la venerazione di tutte le consorelle le quali, dopo non molti anni, la scelsero come loro badessa, carica cui fu eletta più volte, suo malgrado. Divenuta celebre per la sua santità, per le visioni avute e per i miracoli operati, Cristina era visitata continuamente da una gran folla di persone, dalle più modeste alle più importanti. Tra le varie estasi di cui il Signore volle degnarla, due restano veramente mirabili: quella avuta nella ricorrenza della festa del Corpus Domini, allorché fu trovata sollevata da terra per più di cinque palmi, mentre sul petto le risplendeva l'Ostia santa rinchiusa in una pisside d'oro (per questo la beata viene comunemente così raffigurata); e quella avuta in un venerdì santo e prolungatasi fino al giorno successivo, durante la quale provò, a suo dire, gran parte dei dolori della passione di nostro Signore.
Cagionevole di salute e afflitta da più mali, Cristina morì il 18 gennaio 1543.
Soppresso il monastero agostiniano di S. Lucia il 12 ottobre 1908, le spoglie mortali della beata furono trasferite nel monastero di S. Amico. Il culto, che già subito dopo la sua morte cominciò ad esserle prestato, fu solennemente confermato da Gregorio XVI nel 1841.
La sua memoria liturgica ricorre il 18 gennaio.





scri789
00giovedì 20 gennaio 2011 09:15

San Deicolo Abate

18 gennaio

+ 625 circa

Martirologio Romano: Nel monastero di Lure in Burgundia, nell’odierna Francia, san Deícolo, abate: di origine irlandese e discepolo di san Colombano, si tramanda che abbia fondato quel cenobio.


San Deicolo era originario dell’Irlanda, verde isola che ha donato alla Chiesa non pochi fiori di santità. Insieme con il celebre San Colombano partì per la Gallia, ove fondò la grande abbazia di Luxeuil nei Vosgi. Quando nel 610 Colombano fu esiliato in Italia, Deicolo fondò l’abbazia di Lure, nel territorio della diocesi di Besancon, divenendone il primo abate e trascorrendovi gli ultimi anni di vita, sino alla morte avvenuta verso l’anno 625. Deicolo era noto per essere sempre di buon umore e per i numerosi miracoli compiuti in vita ed in morte, attribuitigli da una biografia risalente al X secolo, scritta da un monaco di Lure. E’ particolarmente invocato contro le convulsioni. In francese il suo nomu è Desle, nome di battesimo assai diffuso ancora oggi nella Franca Contea.





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00giovedì 20 gennaio 2011 09:16

Beato Facio (Fazio) di Cremona

18 gennaio

Martirologio Romano: A Cremona, beato Facio, che, orefice, da Verona sua patria, venne in questa città per dedicarsi interamente a opere di penitenza, pellegrinaggi e al conforto dei malati.


Nello straordinario gioiello monumentale che è la cattedrale di Cremona, a poca distanza dall’urna che custodisce le spoglie di sant’Omobono, patrono dei sarti, è sepolto un altro laico santo, autentico modello di come possono essere vissuti quotidianamente gli insegnamenti evangelici. Facio, detto anche Fazio, nacque a Verona nel 1200 in una famiglia molto religiosa. Fu affidato, ancor giovane, a un maestro orafo affinché nella sua bottega apprendesse la professione. Le grandi doti lavorative, il buon carattere e la giovane età lo resero, a soli ventisei anni, famoso in tutta la città. Giunsero però le invidie degli altri orafi e le angherie furono tali che Facio decise di trasferirsi a Cremona. Tornò nella sua città dopo qualche tempo, con il proposito anche di riconciliarsi con i propri nemici, ma il clima non era cambiato e anzi alcuni gli procurarono ingiustamente il carcere. In occasione di una guerra, su richiesta dei cremonesi che lo consideravano ormai loro concittadino, venne liberato e fece quindi ritorno nella città lombarda. In un clima finalmente sereno, l’arte orafa cedette il posto all’apostolato. Il cuore generoso lo portava ad aiutare quanti erano nel bisogno e fondò a tale scopo la Confraternita laicale dello Spirito Santo, aprendo nella sua casa un ricovero che col tempo diverrà l’Ospedale Maggiore della città.
Il vescovo, stimandolo anch’egli moltissimo, lo elesse visitatore generale dei monasteri della diocesi, fatto eccezionale per un non consacrato. Ricoprì la carica col massimo impegno fino alla morte. Nel 1240 il Beato fondò un ospedale a Soncino, al cui fianco venne aperta la chiesa dello Spirito Santo, in seguito dedicata al suo nome (oggi ha il titolo di Sant’Antonio Abate).
Morì, acclamato da tutti santo, il 18 gennaio 1272. Nel necrologio del capitolo della cattedrale, in cui Facio è detto “frater”, vi è una relazione sulla sua morte molto dettagliata. Pochi anni dopo un prete di nome Giovanni scrisse una vita in latino, apportando in appendice una lunga lista di miracoli, con molti testimoni, che il popolo di Cremona otteneva grazie alla sua intercessione. La prima biografia a stampa venne scritta nel 1606 da Leonardo Gregorio.
Il beato Papa Pio IX ne confermò il culto nel 1873. Le reliquie, più volte oggetto di ricognizione, dapprima venerate nella chiesa a lui dedicata, sono oggi nella cripta della cattedrale nel cui tesoro sono conservati alcuni preziosi manufatti della sua attività di orafo.





scri789
00giovedì 20 gennaio 2011 09:17

Beate Felicita Pricet, Monica Pichery, Carla Lucas e Vittoria Gusteau Martiri

18 gennaio

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+ Avrillé, Francia, 18 gennaio 1794

Fèlicité Pricet, Monique Pichery, Charlotte Lucas e Victoire Gusteau, laiche francesi, subirono il martirio durante la Rivoluzione Francese e vennero beatificati il 19 febbraio 1984 da Papa Giovanni Paolo II insieme con altri martiri della diocesi di Angers.

Martirologio Romano: Ad Avrillé presso Angers in Francia, beate Felicita Pricet, Monica Pichery, Carlotta Lucas e Vittoria Gusteau, martiri, che, mentre infuriava la rivoluzione francese, furono fucilate in odio alla fede cristiana.



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00giovedì 20 gennaio 2011 09:18

Beato Giovanni de Laers Mercedario

18 gennaio

Fu uno dei primi, il Beato Giovanni de Laers, a ricevere l’abito Mercedario assieme a San Pietro Nolasco e fu un suo luogotenente che agiva nell’episcopato di Maiorca, e qui ricevette alcune cose in dono. Non mancò di essere presente alla morte del maestro Fondatore, e fu famoso per i miracoli fra i quali spesso comandare le impetuose onde marine salvando molti naviganti. Colmo di meriti morì a Barcellona.
L’Ordine lo festeggia il 18 gennaio.




scri789
00giovedì 20 gennaio 2011 09:20

Santa Margherita d'Ungheria Principessa e religiosa

18 gennaio

Buda (Ungheria), 1242 - Isola Margherita (Budapest), 18 Gennaio 1270

Nacque nel 1242 da Bela IV re d'Ungheria e dalla regina Maria di origine bizantina, probabilmente nel castello di Turòc. Nel 1252 fu condotta al monastero delle Domenicane di Santa Maria nell'Isola delle Lepri sul Danubio presso Buda, fondato da suo padre. Qui fa la sua professione religiosa nel 1254 e prende il velo nel 1261. Margherita si faceva leggere le Sacre Scritture e si affidava alla guida spirituale del suo confessore, il domenicano Marcello, già Provinciale d'Ungheria. È stata una delle più grandi mistiche medievali d'Ungheria. Grazie alla sua ascesi ebbe il dono delle visioni. Morì il 18 gennaio 1270 nel suo convento dell'Isola delle Lepri, presso Budapest. La sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi. Il processo canonico per dichiararla santa è incominciato nel 1271, sotto Gregorio X. La canonizzazione è avvenuta nel 1943, con Pio XII. Un iter complessivo di 672 anni. (Avv.)

Etimologia: Margherita = perla, dal greco e latino

Martirologio Romano: Presso Buda in Ungheria, santa Margherita, vergine: figlia del re Bela IV, promessa in voto a Dio dai suoi genitori per la liberazione della patria dai Tartari e affidata in tenera età alle monache dell’Ordine dei Predicatori, ancora dodicenne si consacrò così totalmente a Dio nella professione religiosa, da desiderare ardentemente di assimilarsi a Cristo crocifisso.


Nacque nel 1242 da Bela IV re d’Ungheria e dalla regina Maria di origine bizantina, probabilmente nel castello di Turòc. Nel 1252 fu condotta al monastero delle Domenicane di s. Maria nell’Isola delle Lepri sul Danubio presso Buda, fondato da suo padre.
Qui fa la sua professione religiosa nel 1254 e prende il velo nel 1261. Pregava continuamente sempre con le stesse preghiere, riservando particolare devozione alla Passione di Cristo e all’Eucaristia. Non aveva una grande cultura appena un po’ sopra il livello del saper leggere e scrivere. Margherita si faceva leggere le Sacre Scritture e si affidava alla guida spirituale del suo confessore, il domenicano Marcello, già Provinciale d’Ungheria.
Aveva uno smisurato amore per la povertà, il quale unito alla sua vita ascetica la portò ad elevarsi in un grado di vicinanza a Dio da meritare il dono delle visioni. E’ stata una delle più grandi mistiche medioevali d’Ungheria. Morì il 18 gennaio 1270 nel suo convento dell’Isola delle Lepri, presso Budapest, la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi, mentre avveniva uno dei miracoli attribuitegli, i presenti erano più di tremila.
Un anno dopo la sua morte, il fratello Stefano V re d’Ungheria chiese al papa Gregorio X un’inchiesta sulla santità della sorella, cosa che avvenne, ma i testi di questo primo processo non sono conservati.
Un secondo processo fu indetto da papa Innocenzo V nel 1276 ma anche questi atti sono scomparsi, ne rimase una copia nel convento domenicano in Ungheria. Nel frattempo in patria, Margherita era già venerata come una santa. Nel ‘600 si ritornò a sollecitare Roma per la dichiarazione ufficiale ma bisogna arrivare al 1729 dopo una ricognizione delle reliquie che esce fuori insieme ad esse la copia conservata dalle suore del 1276, fonte principale per la vita della santa, essendo irreperibili tutti i documenti ufficiali precedenti.
Nel frattempo le reliquie erano state trasferite a causa dell’invasione turca, dal convento di Isola delle Lepri a quello delle Clarisse di Presburgo nel 1618.
Pur tardando il riconoscimento ufficiale, il culto per s. Margherita fu esteso all’Ordine Domenicano e alla Diocesi di Transilvania nel 1804. Durante l’800 la festa si estese a tutte le Diocesi ungheresi, poi dietro le richieste di alcuni cardinali e dell’Ordine Domenicano fu concessa la canonizzazione equipollente da papa Pio XII nel 1943.
La sua immagine è frequentissima nell’iconografia italiana e ungherese.

Autore: Antonio Borrelli



Il processo canonico per dichiararlasanta è incominciato nel 1271, sottoGregorio X. La canonizzazione è avvenutanel 1943, con Pio XII. Un iter complessivodi 672 anni. Lei è figlia di re Béla IVd’Ungheria. E prima che venga al mondo,sul suo Paese piomba l’invasionemongola comandata da Batu, nipote diGengis Khan: dopo aver devastatoe saccheggiato i territorirussi, ucraini e polacchi,dilaga in Ungheria, e in unabattaglia campale disperdele truppe comandate da BélaIV, con ungari, croati, tedeschie templari francesi. La famigliareale d’Ungheria si rifugiain Dalmazia.
La regina sta per partorire,e già si decide che, se nasceràuna bambina, l’accoglierà un convento.È un voto, per la salvezza dell’Ungheria.Così, sui tre-quattro anni, eccola giàaccolta nel convento domenicano diSanta Caterina, a Veszprém; e intantonasce per lei un’altra casa di suore pressoBuda, su un’isoletta del Danubio chesi chiamerà poi Isola Margherita.
Niente vocazione, dunque: hanno fattotutto i genitori. I quali poi, nel 1260,vogliono farla maritare al re Ottocaro IIdi Boemia, col quale l’Ungheria ha fattopace dopo una guerra sfortunata. Lei, almomento, ha diciotto anni, e dice di no.Ottocaro sposerà una sua sorella. PoiMargherita fa di più: se finora era nelconvento una sorta di illustre ospite, orasi fa domenicana. La vocazione è arrivataadesso, come lei dice al suo confessore,il domenicano frate Marcello. Dopodi lei arrivano in convento altrefiglie dell’aristocrazia ungherese.Forse anche loro“chiamate”. Oppure forsespinte dall’ambizione di andarea star bene accanto allafiglia del re, mettendo insiemeuna piccola corte.
Non così la pensa Margherita.Certo, tiene presenti anchele vicende di fuori. Anzi,nel 1265 si impegna per metterefine a una guerra di famiglia. Suofratello Stefano V (tre anni più di lei) si èribellato al padre Béla IV, che pure loaveva associato al trono; e gli fa addiritturala guerra. Margherita a questo puntointerviene e riconcilia padre e fratello.Ma come religiosa non si fa sconti: lìnon è più la figlia del re. I suoi connotatidi religiosa si trovano nelle deposizionidi un centinaio di testimoni, che nel1276 (sei anni dopo la morte) depongonodavanti a due delegati pontifici giuntida Roma per indagare sulla sua famadi santità. E qui troviamo una donnache vive la Regola, e vi aggiunge puredel suo, dedicandosi a una continuaopera di imitazione di Gesù nella sofferenzafisica e nell’umiliazione. Si fa leggeremolto spesso il racconto della Passione,e lo ascolta in piedi. Si priva di ciboe di riposo per il desiderio di vicinanzaal Signore sofferente. Cerca persinodi cancellare dal viso ogni traccia di bellezza.E dal suo convento sul Danubio siritrova in sintonia con lo spirito dei movimentidi disciplinati e penitenti, che sidiffondono in Europa.
Dopo la morte, ecco le voci dei miracolipresso la sua tomba, nel coro del convento(abbandonato e poi distrutto nelXVII secolo). Comincia l’inchiesta per lacanonizzazione, e sarà molto lunga, mail suo nome gira per l’Europa. Nel 1425,in Francia, Giovanna d’Arco si sentechiamata, da “voci” misteriose, a rafforzarela propria fede e a liberare la Francia.Al processo che finirà col supplizio,Giovanna darà alle “voci” un nome: «Michelearcangelo, Caterina da Siena eMargherita d’Ungheria».





scri789
00giovedì 20 gennaio 2011 09:21

18 gennaio

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