18 ottobre

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Stellina788
00lunedì 18 ottobre 2010 10:10

Sant' Amabile di Rium

18 ottobre

Martirologio Romano: A Riom in Aquitania, ora in Francia, sant’Amabile, sacerdote.


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00lunedì 18 ottobre 2010 10:11

Sant' Asclepiade Vescovo

18 ottobre

Martirologio Romano: Ad Antiochia in Siria, sant’Asclepiade, vescovo, che fu del novero degli insigni confessori della fede al tempo della persecuzione.


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00lunedì 18 ottobre 2010 10:12

Beato Domenico da Perpignano Mercedario

18 ottobre

Mercedario dell'isola di Maiorca(Spagna), nel convento del SantissimoSalvatore, il Beato Domenico daPerpignano con onore accettò la caricadi redentore.Inviato in terra d'Africa nella città di Tunisiliberò 153 schiavi dalle prigioni deimussulmani.Dopo una vita tutta dedita al Signore econ sante opere raggiunse la patriaceleste.
L'Ordine lo festeggia il 18 ottobre.



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00lunedì 18 ottobre 2010 10:13

San Giusto Martire

18 ottobre

 

Il compendio del Martirologio Geronimiano detto di Gellonne e un altro compendio dello stesso Martirologio, della fine dell'VIII sec. menzionano, al 18 ottobre, Iusti martyris. Il Martirologio di Usuardo e il Martirologio Romano portano, al 18 ottobre, "in territorio Belvacensi, sancti Iusti martyris"; a Senlis (Oise) lo invocano le litanie di un Sacramentario del IX secolo. Nell'866, l'abbazia di Saint-Ríquier ricevette "de corpusculo sancti Iusti os quoddain".
Il Martirologio auxerrese dell'XI secolo, che però tramanda tradizioni anteriori, riferisce che la testa di Giusto (rivendicato come figlio di Auxerre) venne riportata nella chiesa di St.-Amátre e quivi deposta. Il martire ha dato il suo nome al borgo di Saint-just-en-Chaussée (Oise, importante nodo stradale).
Il culto di Giusto si è sviluppato anche in paesi píú lontani; l'abbazia di Malmédy (Belgio) affermava che agli inizi del X secolo i suoi monaci avevano acquistato, a buon prezzo, il corpo del martire. In Inghilterra: gli Annales monasterii de Wintonia riferiscono che nel 924 il re Athelstano donò al tesoro di Winchester la testa del martire. Siccome, però, la tradizione di Auxerre appare anteriore, si può arguire che "o non si trattava della vera testa oppure che si trattava di un semplice frammento di essa". Nella prima metà dell'XI secolo anche la diocesi di Coira (Svizzera) ricevette reliquie del giovane martire.
Esistono diverse redazioni della sua passio; il piú antico manoscritto oggi conosciuto risale al VIII secolo, e ciò farebbe supporre l'esistenza di un testo anteriore, del VII secolo. A quell'epoca le tradizioni relative alla tomba di Giusto avrebbero preso forma di Atti, quali appaiono nella passio, e che rassomigliano molto a quelli di s. Giustino di Parigi (l° agosto), cosa che ha provocato confusione nei Breviari.
Ecco l'essenziale della passio: Giusto, ancora fanciullo, fuggì da Amiens per sottrarsi al prefetto Riziovaro, persecutore dei cristiani (fine del III sec.), personaggio immaginario che si ritrova in molte passiones. Raggiunto dai soldati fu decapitato in un luogo detto Sinomovicus nel territorio di Beauvais, compiendo il prodigio della cefaloforia.
Sinomovicus sembra fosse situato all'incrocio di due importanti strade, Vermand-Beauvais e Amiens-Senlis; in seguito questo luogo avrebbe preso il nome di Saint-just-en-Chaussée.



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00lunedì 18 ottobre 2010 10:14

Sant' Isacco Jogues Sacerdote e martire

18 ottobre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

Orléans, Francia, 10 gennaio 1607 – Ossernenon, U.S.A., 18 octobre 1646

Nacque il 10 gennaio 1607 presso Orléans in Francia. Entrò nella Società di Gesù nel 1624 e nel 1636, dopo aver ricevuto l'ordinazione presbiterale, fu inviato nel Nord America per evangelizzare le popolazioni indigene. Si diresse verso i grandi laghi, dove visse per sei anni sempre esposto a vari pericoli. Nel 1642, Isaac Jogues, insieme al coadiutore Réne Goupil e una quarantina di Uroni, cadde in una imboscata tesa dagli Irochesi. Furono tutti ferocemente torturati e mutilati. Nella notte li misero a terra, nudi e incatenati, e versarono loro addosso carboni ardenti e ceneri. Jogues fu trasferito ad Albany, dove dei mercanti calvinisti olandesi lo aiutarono a fuggire. Rientrò in Francia. Ma nel 1644 ripartì missionario per il Canada. Due anni dopo venne ucciso con un colpo alla nuca e decapitato. Furono otto i martiri gesuiti in Nord America; tutti beatificati nel 1925 e canonizzati nel 1930 da Papa Pio XI. (Avvenire)

Martirologio Romano: Nel villaggio di Ossernenon in territorio canadese, passione di sant’Isacco Jogues, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, ridotto in schiavitù da alcuni pagani e mutilato delle dita, morì poi con il capo fracassato da un colpo di scure. La sua memoria si celebra domani insieme a quella dei suoi compagni.


Isaac Jogues nacuqe il 10 gennaio 1607 presso Orléans in Francia. Entrò nella Società di Gesù nel 1624 e nel 1636, dopo aver ricevuto l’ordinazione presbiterale, fu inviato nella cosiddetta “Nouvelle-France”, nel Nord-America, per evangelizzare le popolazioni indigene. Arrivò insieme con il governatore Montmagny. Con Padre Jean de Brébeuf si diresse verso i grandi laghi, ove visse per sei anni costantemente esposto a vari pericoli. Con i confratelli Garnier, Petuns et Raymbault, si spinse in esplorazione sino a Sault Sainte-Marie.
Nel 1642, Padre Isaac Jogues intraprese un viaggio in canoa con il coadiutore Réne Goupil ed una quarantina di Uroni verso le missioni nelle terre di questo popolo, ma caddero in un imboscata tesa sul lago Saint-Pierre dagli Irochesi, acerrimi nemici degli Uroni. Furono torturati ferocemente e mutilati, vedendosi strappare prima le loro unghie e poi anche le dita. Nella notte li posero sdraiati a terra, nudi ed incatenati, e versarono loro addosso carboni ardenti e ceneri. Durante la prigionia il Goupil fu visto insegnare il segno della croce ad alcuni bambini ed allora venne ucciso con il tomahawk presso Ossenon il 29 Settembre 1642.
Padre Jogues fu invece trasferito ad Albany, ove dei mercanti calvinisti olandesi lo aiutarono a fuggire. Rientrato nel suo paese natale, fu accolto dalla madre del re Luigi XIV ed il pontefice Urbano VIII lo autorizzo eccezionalmente a celebrare l’Eucaristia, nonostante gli fossero state amputate tutte le dita. Richiese poi ed ottenne di poter ripartire missionario per il Canada: così avvenne nel 1644.
Due anni dopo, il 24 Settembre 1646 lasciò Trois-Rivieres con il cooperatore Jean de la Lande ed alcuni indiani diretti in Uronia in missione di pace. Ad Ossenon, odierna Auriesville nello stato di New York,vennero però ricevuti con diffidenza dagli Irochesi, che reputavano la religione dei “Manti Neri” quale responsabile delle malattie che avevano decimato il loro villaggio. Padre Isaac Jogues venne ucciso con un colpo alla nuca e decapitato il 18 Ottobre 1646 e Giovanni de la Lande subì la stessa sorte il giorno seguente. La sua testa fu conficcata su una palizzata ed il suo corpo gettato nel fiume Mohawk.
Lo zelo e la forza d’animo dimostrati valsero ad Isacco Jogues il soprannome di “uccello da preda”. Nella sua preghiera egli era solito supplicare Dio di accordargli il favore di soffrire per la sua gloria. Fatto prigioniero, rifiuta di scappare: torturato, evade per poter tornare alla missione, “la sua sposa di sangue”.
Furoni in tutto otto i martiri gesuiti che effusero con il loro sangue la terra nordamericana, beatificati nel 1925 e canonizzati nel 1930 da Papa Pio XI. Mentre la commemorazione del singolo Sant’Isacco Jogues ricorre in data odierna nell’anniversario del suo martirio, la festa collettiva di questo gruppo di martiri è fissata dal calendario liturgico al 19 ottobre. Numerose parrocchie negli Stani Uniti ed in Canada sono intitolate a questo santo, nonché le parrocchie di Asbestos e di Saint-Hubert in Québec.



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00lunedì 18 ottobre 2010 10:15

San Luca Evangelista

18 ottobre

Antiochia di Siria - Roma (?) - Primo secolo dopo Cristo

Luca, evangelista e autore degli Atti degli Apostoli, è chiamato "lo scrittore della mansuetudine del Cristo". Paolo lo chiama "caro medico", compagno dei suoi viaggi missionari, confortatore della sua prigionia. Il suo vangelo, che pone in luce l'universalità della salvezza e la predilezione di Cristo verso i poveri, offre testimonianze originali come il vangelo dell'infanzia, le parabole della misericordia e annotazioni che ne riflettono la sensibilità verso i malati e i sofferenti. Nel libro degli Atti delinea la figura ideale della Chiesa, perseverante nell'insegnamento degli Apostoli, nella comunione di carità, nella frazione del pane e nelle preghiere. (Mess. Rom.)

Patronato: Artisti, Pittori, Scultori, Medici, Chirurghi

Etimologia: Luca = nativo della Lucania, dal latino

Emblema: Bue

Martirologio Romano: Festa di san Luca, Evangelista, che, secondo la tradizione, nato ad Antiochia da famiglia pagana e medico di professione, si convertì alla fede in Cristo. Divenuto compagno carissimo di san Paolo Apostolo, sistemò con cura nel Vangelo tutte le opere e gli insegnamenti di Gesù, divenendo scriba della mansuetudine di Cristo, e narrò negli Atti degli Apostoli gli inizi della vita della Chiesa fino al primo soggiorno di Paolo a Roma.

Ascolta da RadioVaticana:
  
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Ma che c’entra Teofilo? E chi lo conosce? Da sempre ci pare un po’ abusivo questo personaggio ignoto, che vediamo riverito e lodato all’inizio del vangelo di Luca e dei suoi Atti degli Apostoli. La risposta si trova nella formazione ellenistica dell’autore. Con la dedica fatta a Teofilo che doveva essere un cristiano eminente egli segue l’uso degli scrittori classici, che appunto erano soliti dedicare le loro opere a personaggi insigni.
Luca, infatti, ha studiato, è medico, e tra gli evangelisti è l’unico non ebreo. Forse viene da Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia). Un convertito, un ex pagano, che Paolo di Tarso si associa nell’apostolato, chiamandolo "compagno di lavoro" (Filemone 24) e indicandolo nella Lettera ai Colossesi come "caro medico" (4,14). Il medico segue Paolo dappertutto, anche in prigionia: due volte. E la seconda, mentre in un duro carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che ormai tutti lo hanno abbandonato. Meno uno. "Solo Luca è con me" (2Timoteo 4,11). E questa è l’ultima notizia certa dell’evangelista.
Luca scrive il suo vangelo per i cristiani venuti dal paganesimo. Non ha mai visto Gesù, e si basa sui testimoni diretti, tra cui probabilmente alcune donne, fra le prime che risposero all’annuncio. C’è un’ampia presenza femminile nel suo vangelo, cominciando naturalmente dalla Madre di Gesù: Luca è attento alle sue parole, ai suoi gesti, ai suoi silenzi. Di Gesù egli sottolinea l’invitta misericordia, e quella forza che uscendo da lui "sanava tutti": Gesù medico universale, chino su tutte le sofferenze. Gesù onnipotente e “mansueto” come lo credeva Dante nelle parole di Luca.
Gli Atti degli Apostoli raccontano il primo espandersi della Chiesa cristiana fuori di Palestina, con i problemi e i traumi di questa universalizzazione. Nella seconda parte è dominante l’attività apostolica di Paolo, dall’Asia all’Europa; e qui Luca si mostra attraente narratore quando descrive il viaggio, la tempesta, il naufragio, le buone accoglienze e le persecuzioni, i tumulti e le dispute, gli arresti, dal porto di Cesarea Marittima fino a Roma e alle sue carceri.
Secondo un’antica leggenda, Luca sarebbe stato anche pittore e, in particolare, autore di numerosi ritratti della Madonna. Altre leggende dicono che, dopo la morte di Paolo, egli sarebbe andato a predicare fuori Roma; e si parla di molti luoghi. Di troppi. In realtà, nulla sappiamo di lui dopo le parole di Paolo a Timoteo dal carcere. Ma il vangelo di Luca continua a essere annunciato insieme a quelli di Matteo, Marco e Giovanni in tutto il mondo. E con esso anche gli Atti degli Apostoli. Nella liturgia della Parola, durante la Messa e in tutte le lingue, Luca continua davvero a predicare; anche ai nostri giorni, incessantemente.



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00lunedì 18 ottobre 2010 10:15

Beata Margherita Tornielli Clarissa

18 ottobre

+ Novara, 1491

Margherita, nata a Novara, si consacrò al Signore nell’ordine delle clarisse pressoil locale monastero delle Figlie di Santa Chiara. Risplendette nella vita religiosa perla sua perfezione, meritandosi il titolo di beata.Era ricordata il 18 ottobre.


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00lunedì 18 ottobre 2010 10:16

San Monone Eremita

18 ottobre

+ 645

Irlandese eremita a Nassogne in Belgio. Morì lapidato da ladri infastiditi dalla santità della sua vita.

Martirologio Romano: A Nassogne nel Brabante, nel territorio dell’odierno Belgio, san Monóne, che si ritiene sia stato eremita nella foresta delle Ardenne e martire.


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00lunedì 18 ottobre 2010 10:17

San Pietro d'Alcantara

18 ottobre

Alcantara, Estremadura, Spagna, 1499 - Estremadura, Spagna, 18 ottobre 1562

Nasce ad Alcantara, piccola città dell'Estremadura, ai confini con il Portogallo, nel 1499. A sedici anni prende l'abito da francescano, Ordine che in tutto il suo operato volle riportare al rigore della prima regola. Durante la sua vita da l'esempio della più severa penitenza e della più dura povertà. Ma talvolta questo stile si imbatte con la resistenza di alcuni confrantelli. Il suo rigore è testimoniato da un aneddoto in cui si narra della visita di un altro religioso che lo trovò dentro una grotta nell'orto, nudo, con addosso il solo mantelletto. Davanti alla perplessità del visitatore il santo si scusò: «Nel Vangelo c'è scritto di avere soltanto una tunica. Ho lavato la mia pochi momenti fa. Appena sarà un po' asciugata, me la rimetterò addosso». L'Imperatore Carlo V lo avrebbe voluto per confessore ma egli rifiutò. Pietro morì nel 1562 non senza aver appoggiato santa Teresa d'Avila nella sua opera di riforma delle Carmelitane, che di lui lasciò una testimonianza viva nei suoi scritti. (Avvenire)"

Martirologio Romano: Ad Arenas nella Castiglia in Spagna, san Pietro di Alcántara, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che, insigne per il dono del consiglio e per la sua vita di penitenza e di austerità, rinnovò la disciplina dell’osservanza nei conventi dell’Ordine in Spagna e fu consigliere di santa Teresa di Gesù nella riforma dell’Ordine Carmelitano.


Santa Teresa d'Avila venne chiamata l''onor di Spagna'. Ma occorre aggiungere che ella divise tale onore con un suo conterraneo e contemporaneo, San Pietro d'Alcantara.
Di lui, la stessa Santa Teresa d'Avila scrisse: "Che modello di virtù era nel fratello Pietro d'Alcantara! Il mondo d'oggi non è più capace di una tale perfezione. Si dice che i Santi sono più deboli di una volta, e che noi non siamo più come i cristiani del tempo passato. Quest'uomo santo è stato del nostro tempo, ma il suo fervore era robusto come quello di una volta! Così egli teneva il mondo sotto i piedi. Che coraggio ha dato il Signore a questo santo, per fare quarantasette anni di così aspra penitenza!".
Da queste parole si capisce come San Pietro d'Alcantara fosse un uomo soprattutto di penitenza e di preghiera. La stessa Santa Teresa accenna ai rigori in mezzo ai quali trascorse gran parte della sua esistenza: quelli dei dormire, per esempio, o meglio del non dormire; o quelli dei mangiare, o meglio del digiunare. Pietro era nato ad Alcantara, piccola città dell'Estremadura, ai confini con il Portogallo, nel 1499. A sedici anni prese l'abito di San Francesco e per tutta la vìta volle riportare l'Ordine al rigore della prima Regola.
Cercava di dare l'esempio della più severa penitenza e della più dura povertà. Non meraviglia se incontrò in molti confratelli un'accanita resistenza. Non tutti avevano la sua tempra di penitente.
Un giorno andò a trovarlo un religioso di un altro Ordine. Lo trovò dentro una grotta nell'orto, nudo, con addosso il solo mantelletto. " Come mai siete vestito così poco decentemente? ", gli chiese l'ospite. Il Santo si scusò: " Oh, padre mio, leggete il Vangelo. C'è scritto di avere soltanto una tunica. Ho lavato la mia pochi momenti fa, e l'ho stesa su quella pietra. Appena sarà un po' asciugata, me la rimetterò addosso ".
L'Imperatore Carlo V, il conquistatore del mondo, lo avrebbe voluto per confessore. Il francescano gli si gettò ai piedi, e baciandogli la mano, disse: " Vostra Maestà cercherà certamente di fare la volontà di Dio. Se io non tornerò più, vorrà dire che Dio non ha voluto che io accettassi questa carica ". E non si fece più rivedere.
Morì, dolcemente, il 18 ottobre 1562. Santa Teresa scrisse di avere avuto più volte la visione del penitente nella gloria di quell'eterna patria celeste da lui desiderata e conquistata con la penitenza.
La Famiglia Francescana lo celebra il 19 ottobre.



Stellina788
00lunedì 18 ottobre 2010 10:17

Santi Procolo, Eutiche e Acuzio Martiri di Pozzuoli

18 ottobre

Pozzuoli, † settembre 305

Procolo diacono, Eutiche e Acuzio, martiri di Pozzuoli. Furono martirizzati il 19 settembre del 305, nel Foro Vulcano, nei pressi della celebre Solfatara, per il solo motivo, oltre a quello di essere crstiani, di aver protestato contro la condanna a morte del vescovo Gennaro e di Festo, Desiderio e Miseno.

Martirologio Romano: A Pozzuoli in Campania, santi martiri Proculo, diacono, Euticio e Acuzio.


La vicenda terrena dei martiri puteolani Procolo, Eutiche e Acuzio, va posizionata nel secolo IV, ed è strettamente collegata al martirio del grande e più conosciuto, vescovo s. Gennaro e degli altri martiri Sosso, Festo e Desiderio.
Bisogna subito dire che i nomi dei sette martiri, compaiono più o meno in ben sette antichi ‘Atti’, ‘Passio’, ‘Vitae’, naturalmente tutti parlando in primo piano di s. Gennaro, del suo famoso miracolo della liquefazione del sangue e poi delle varie traslazioni delle reliquie dei martiri, con destinazioni diverse e del loro culto in varie località.
Dei vari autorevoli documenti sopra citati, vi sono gli “Atti Puteolani” o “Acta s. Proculi”, che illustrano le gesta del martire Procolo; questi “Atti” furono rinvenuti nell’Archivio della Curia di Pozzuoli e pubblicati per la prima volta, dal gesuita bollandista Stilting, nel 1867 a Parigi.
Non avendo la possibilità di accedere a questo Archivio, ci dobbiamo contentare di citare quanto raccontano i cosiddetti “Atti Bolognesi”, conservati in un codice del 1180, del monastero bolognese di S. Stefano dei padri Celestini e che riporta il racconto, già molto noto prima del secolo VII.
Mentre infuriava la persecuzione dell’imperatore Diocleziano (284-305), contro i cristiani, il vescovo di Benevento Gennaro, si trovava a Pozzuoli in incognito, per non essere riconosciuto dai pagani, che allora correvano numerosi a consultare la Sibilla Cumana, la quale risiedeva nel suo antro, appunto nella vicina Cuma.
Ma comunque la sua presenza, era nota ai cristiani della zona, perché il trentenne diacono di Miseno, Sosso o Sossio, accompagnato dal diacono Festo e dal ‘lettore’ Desiderio, si recarono più volte a fargli visita con grande cautela e circospezione. Ma i pagani però smascherarono Sosso come cristiano e lo denunziarono al giudice Dragonzio; il diacono di Miseno fu catturato ed imprigionato e poi condannato ad essere sbranato dagli orsi, nell’anfiteatro di Pozzuoli.
Il vescovo Gennaro, Festo e Desiderio, saputo del suo arresto, pur sapendo dei rischi a cui andavano incontro, vollero far visita a Sosso, per portargli il loro conforto; furono anch’essi scoperti, confessarono di essere cristiani e quindi condotti dal giudice Dragonzio, il quale visto il loro rifiuto di abiurare, li condannò alla stessa pena di Sosso. Non si sa bene il perché, ma la sentenza “ad bestias” fu commutata dallo stesso Dragonzio, nella decapitazione per tutti.
A questo punto entrano nel racconto i tre puteolani, il diacono Procolo ed i laici cristiani Eutiche ed Acuzio, i quali protestarono vivacemente contro la condanna, mentre i martiri venivano condotti al supplizio; con la facilità e il fanatismo di allora, furono presi anche loro e condannati alla stessa pena della decapitazione, che ebbe luogo, secondo la tradizione, il 19 settembre del 305, nel Foro Vulcano, nei pressi della celebre Solfatara.
Da questo punto in poi, il gruppo dei sette martiri campani, li si ritrova nel successivo culto, a volte tutti insieme, a volte a coppie, a volte singolarmente; anche nelle catacombe dette di S. Gennaro, di S. Severo, di S. Gaudioso; essi sono raffigurati divisi e in diverse catacombe.
La storia delle traslazioni delle reliquie è ancora più complessa; quelle di s. Gennaro dall’agro Marciano presso Pozzuoli, dove sembrano che furono tutti sepolti, furono poi portate a Napoli, poi avventurosamente a Benevento, a Montevergine e poi di nuovo a Napoli.
I corpi dei santi Festo e Desiderio, furono sepolti prima fuori Benevento, poi nell’824 nella rinnovata cattedrale di Benevento e poi nell’abbazia di Montevergine. Le reliquie del diacono Sosso o Sossio, vennero accolte con onore nella sua Miseno, città poi distrutta dalle orde saracene nel secolo IX, recuperate furono portate a Napoli e dal 1807 sono custodite e venerate nella città di Frattamaggiore (diocesi di Aversa).
Le reliquie di Eutiche ed Acuzio, furono conservate nel ‘praetorium Falcidii’, presso la basilica paleocristiana di S. Stefano, prima cattedrale puteolana e sembra che nella seconda metà dell’VIII secolo, furono deposte nella cattedrale Stefania di Napoli.
Infine il santo diacono Procolo, patrono principale della città di Pozzuoli, avrebbe trovato una definitiva collocazione nel tempio Calpurniano, trasformato nella nuova cattedrale puteolana.
Secondo un documento del IX secolo, forse fittizio, si dice che nell’871, i corpi di Gennaro, Procolo, Eutiche ed Acuzio, sarebbero stati portati da un cavaliere svevo nell’abbazia di ‘Angia Dives’ o Reichenau, sul lago di Costanza in Svizzera; effettivamente nel 1780 si rinvennero delle ossa, che in successive analisi ed ispezioni fatte nel 1964 a Napoli, confermerebbero che mancano alle reliquie napoletane e puteolane. Nel 1781 Pozzuoli riebbe metà delle reliquie dei tre santi puteolani.
Tralasciamo volutamente tutto il seguito che riguarda il miracolo del sangue e il culto di s. Gennaro, presente nel sito con scheda propria; per completare dicendo che l’iconografia pittorica del martirio dei sette martiri è molto vasta, e se pure in primo piano vi è sempre la decapitazione di s. Gennaro, intorno a lui, in attesa del loro martirio, oppure a terra già decapitati, gli autori dei quadri, hanno sempre inserito gli altri martiri; i tre diaconi Procolo, Festo e Sosso, indossano la tipica ‘dalmatica’ del loro Ordine sacro.
Questo dovrebbe portarci a credere, che il giorno della celebrazione dovesse essere il 19 settembre per tutti, invece a questa data si celebra il solo s. Gennaro; il 7 settembre Festo e Desiderio; Sosso il 23 settembre; Procolo, Eutiche e Acuzio, il 18 ottobre.
Forse queste antiche date, passate poi nel ‘Martirologio Romano’, stanno ad indicare, che è probabile che siano stati martirizzati in due gruppi e in due giorni diversi.



Stellina788
00lunedì 18 ottobre 2010 10:18

Beato Teobaldo da Narbona Martire mercedario

18 ottobre

+ 1253

Di origine francese, il Beato Teobaldo da Narbona, fu nominato redentore dell'Ordine Mercedario, nel 1253 assieme a San Ferdinando da Portalegre si imbarcò da Barcellona per Tunisi (Africa). Il 16 ottobre dello stesso anno conclusa la redenzione nella quale avevano riscattato 129 schiavi, promisero a due mori di comprare alcuni loro schiavi, però trovandone altri specialmente molte donne e bambini con più bisogno di essere liberati, non mantennero la promessa. Allora i due mori per vendetta andarono dal Re di Tunisi e raccontarono menzogne, in modo che il Re alla fine fece incarcerare Teobaldo, e Ferdinando che insisteva nel testimoniare l'innocenza del compagno, fu bastonato e obbligato a far ritorno in Spagna con gli schiavi redenti. Alla fine di ottobre del 1253, dopo vari tormenti, Teobaldo fu buttato nel fuoco e poiché tardava a morire fu ucciso a colpi di pietra. Lodando Dio raggiunse la corona dei martiri.
L'Ordine lo festeggia il 18 ottobre.


Stellina788
00lunedì 18 ottobre 2010 10:19

Santa Zlata di Muglen Vergine e martire

18 ottobre (Chiese Orientali)

+ 18 ottobre 1795

Santa Zlata occupa un posto di rilievo tra i martiri bulgari vittime in odio alla fede durante la lnga occupazione della patria da parte turca durata ben cinque secoli. Nata nel villaggio di Slatino, diocesi di Muglen. Questa ragazza, sin da piccola di rara bellezza sia esteriore che interiore, ebbe ad attraversare nella sua esistenza non poche prove e sofferenze. Molto pia, umile, aveva un'incrollabile fede in Dio. Un giorno un giovane turco la sorprese nel bosco mentre era indaffarata a raccogliere la legna. La rapì duqnue per proporle di sposarlo, convertendosi all'Islam. Non solo Zlata rifiutò di convertirsi abbandondando la sua fede in Cristo, ma addirittura fece voto di verginità. Alcune donne turche tentaròno di convincerla con ogni sorta di promessa, ma neppure le torture verso i suoi familiari le fecero cambiare idea. Ebbe a dire: “Non ho un padre se non il Signore Gesù Cristo, una madre che non sia la Santa Vergine, miei fratelli e sorelle sono sono I numerosi martiri per la fede cristiana!”. Con l'aiuto di Dio Zlata sopportò ogni tortura, ma morì infine impiccata il 18 ottobre 1795 ed il suo copro fu fatto a pezzi dai turchi. Nell'anniversario del suo eccidio è celebrata la sua festa presso la Chiesa Ortodossa Bulgara.



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