Ciò evidentemente richiede: una profonda azione educativa, nella famiglia, nella scuola, nella parrocchia, attraverso la catechesi, per istruire e guidare i giovani a un uso equilibrato e disciplinato dei mass-media, aiutandoli a formarsi un giudizio critico, illuminato dalla fede, sulle cose viste, udite, lette («Inter Mirifica», 10.16; «Communio et Progressio», 67-70.107); un'accurata e specifica formazione teorica e pratica nei seminari, nelle associazioni dell'apostolato dei laici, nei nuovi movimenti ecclesiali, specie quelli giovanili, non solo per conseguire un'adeguata conoscenza degli strumenti della comunicazione sociale, ma anche per realizzare le indubbie potenzialità in ordine al rafforzamento del dialogo nella carità e dei legami di comunione («Communio et Progressio», 108.110.115-117); la presenza attiva e coerente dei cristiani in tutti i settori della comunicazione sociale, per portarvi non solo il contributo della loro preparazione culturale e professionale, ma anche una testimonianza viva della loro fede («Communio et Progressio», 103); l'impegno della comunità cattolica perché, quando si renda necessario, denunci spettacoli e programmi che attentano al bene morale dei giovani, rivendicando l'esigenza di un'informazione più veritiera sulla Chiesa e di trasmissioni più positivamente ispirate ai valori autentici della vita («Inter Mirifica», 14); la presentazione del messaggio evangelico nella sua integralità: preoccupandosi cioè di non tradirlo, di non banalizzarlo, di non ridurlo strumentalmente a visioni socio-politiche; ma anche, sull'esempio di Cristo perfetto comunicatore, adeguandosi ai recettori, alla mentalità dei giovani, al loro modo di parlare, al loro stato e condizione («Catechesi Tradendae», 35.39.40).
. Ed è in particolare ai giovani che desidero rivolgermi a conclusione di questo messaggio: ai giovani che hanno già incontrato Cristo, a quanti sono venuti a Roma, all'inizio della settimana santa, in comunione spirituale con milioni di loro coetanei, per proclamare, assieme al Papa, che «Cristo è la nostra pace»; ma anche a tutti i giovani che, seppur confusamente, tra incertezze, angosce e passi falsi, aspirano a incontrare questo «Gesù chiamato Cristo» (Mt 1,16), per dare un senso, uno scopo alla loro vita.