2 gennaio

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
scri789
00domenica 2 gennaio 2011 09:58

San Basilio Magno Vescovo e dottore della Chiesa

2 gennaio

Cesarea di Cappadocia, attuale Kaysery, Turchia, 330 – 1 gennaio 379

Nato intorno al 330 in Cappadocia, a Cesarea, oggi la città turca di Kaysery, Basilio proveniva da una famiglia dalla profonda spiritualità. Oltre ai genitori anche tre dei suoi nove fratelli sono annoverati tra i santi. Prima di essere vescovo nella sua terra natale, aveva vissuto in Palestina e Egitto. Vi era stato attratto dal richiamo del deserto e della vita monastica. Fu in solitudine che, insieme con Gregorio di Nazianzo conosciuto durante gli studi ad Atene, elaborò la regola per i monaci basiliani, che sarà imitata anche in Occidente. Visse appena 49 anni ma la sua intensa e profonda attività di predicatore gli valsero il titolo di «Magno». Ricevette l'ordinazione sacerdotale verso il 364 da Eusebio di Cesarea cui successe sulla cattedra vescovile nel 370. Durante il servizio episcopale si impegnò attivamente contro l'eresia ariana. Morì l'1 gennaio 379 a Cesarea dove fu sepolto. Tra le sue opere dottrinali si ricorda soprattutto il celebre trattato teologico sullo Spirito Santo. (Avvenire)

Etimologia: Basilio = re, regale, dal greco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Memoria dei santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa. Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, detto Magno per dottrina e sapienza, insegnò ai suoi monaci la meditazione delle Scritture e il lavoro nell’obbedienza e nella carità fraterna e ne disciplinò la vita con regole da lui stesso composte; istruì i fedeli con insigni scritti e rifulse per la cura pastorale dei poveri e dei malati; morì il primo di gennaio. Gregorio, suo amico, vescovo di Sásima, quindi di Costantinopoli e infine di Nazianzo, difese con grande ardore la divinità del Verbo e per questo motivo fu chiamato anche il Teologo. Si rallegra la Chiesa nella comune memoria di così grandi dottori.
(1 gennaio: A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, deposizione di san Basilio, vescovo, la cui memoria si celebra domani).

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

Il calendario liturgico latino fa oggi memoria di due Padri e Dottori della Chiesa, San Gregorio Nazianzeno e San Basilio Magno, intimi amici, che parteciparono alla medesima ansia di santità, ebbero un’analoga formazione culturale e nutrirono entrambi l’aspirazione alla vita monastica.
La presente scheda agiografica vuole soffermarsi in particolar modo sul secondo, San Basilio. Questi nacque a Cesarea di Cappadocia, attuale Kaysery in Turchia, verso il 330 da un ricco rètore e avvocato. La sua famiglia era intrisa di santità: suo nonno morì martire nella persecuzione di Diocleziano e sua nonna, Santa Macrina, fu discepola di San Gregorio Taumaturgo nel Ponto. Santi furono i suoi genitori Basilio ed Emmelia, che ebbere oltre a Basilio altri cinque figli tra cui San Gregorio, poi vescovo di Nissa, e San Pietro, vescovo di Sebaste, e cinque figlie. La primogenita, Santa Macrina, omonima della nonna, visse nella sua proprietà di Annesi che aveva trasformata in monastero.
Il padre di Basilio, che pare si fosse trasferito a Neocesarea, fu primo maestro del figlio, che continuò poi i suoi studi a Cesarea, a Costantinopoli ed infine ad Atene, capitale culturale del mondo ellenico e pagano, dove legò un’intima amicizia con il suo conterraneo San Gregorio Nazianzeno. Ritornato in patria verso il 356, insegnò retorica e coltivò sogni di gloria, ma infine cedette alle esortazioni della sorella e si diede alla vita ascetica. Secondo gli usi del tempo ricevette finalmente il battesimo ed intraprese la visita dei grandi asceti dell’Egitto, della Palestina e della Mesopotamia, al fine di farsi un’idea circa il loro stile di vita. Quando fece ritorno in patria non esitò a distribuire parte dei suoi beni ai poveri ed a ritirarsi in solitudine sulle rive dell’Iris, di fronte ad Annosi, presso Neocesarea. Ai suoi seguaci, presenti con lui nel cenobio, diede una solida formazione morale e ascetica, prima con le Grandi Regole e poi con le Piccole Regole, concernenti i doveri e le virtù dei monaci, che gli valsero l’appellativo di “legislatore del monachesimo orientale”.
Basilio restò per cinque anni nella solitudine, finché il suo vescovo Eusebio, eletto ancora catecumeno, gli conferì l’ordinazione sacerdotale perché potesse coadiuvarlo nel difficile ministero. Preferì tuttavia ritornare ben presto alla vita solitaria, non appena si accorse di avere suscitato con il suo prestigio la gelosia del poco istruito pastore. Quando sotto l’imperatore ariano Valente l’ortodossia si vide minacciata, l’intercessione di San Gregorio Nazianzeno ottenne il ritorno dell’amico a Cesarea, che poté così lavorare proficuamente per il mantenimento della fede, il regolamento della liturgia ed il rimedio ai danni cagionati da una spaventosa carestia. Nel 370 successe ad Eusebio, divenuto ormai celebre per la sua “Storia ecclesiastica” in dieci volumi, nella sede metropolitana di Cesarea, che contava una cinquantina di diocesi suffraganee suddivise in undici province. Malgrado la breve durata del suo episcopato, l’azione pastorale di San Basilio fu così molteplice e feconda da meritargli dai contemporanei il titolo di “Magno”, che come è ben noto è stato riservato nel corso della storia a ben pochi personaggi su scala mondiale, quali il re macedone Alessandro, gli imperatori romani Costantino e Teodosio, il primo sacro romano imperatore Carlo ed i papi Leone I, Gregorio I e Giovanni Paolo II.
A quel tempo infuriava la lotta a favore dell’eresiarca Ario. Valente tornò a Cesarea nel 371 e tentò ripetutamente di indurre Basilio a concessioni, ma non osò ricorrere alla violenza contro di lui. Per diminuirne però l’influenza, divise in due parti la Cappadocia. Per difendere i diritti della sua sede Basilio creò allora alcune diocesi e consacrò l’amico Gregorio a vescovo di Sàsima, borgo importante per le comunicazioni, ma costui assai riluttante anziché prenderne possesso preferì fuggire nella solitudine.
Basilio si rivelò abile amministratore del suo territorio: con mano ferma seppe correggere abusi e bizzarrie, trasformare preti e monaci in modelli di santità, difendere le immunità ecclesiastiche di fronte al potere civile e proteggere i poveri e gli indifesi. Manifestò particolarmente il suo zelo ed il suo genio nell’organizzazione delle attività caritatevoli. In ogni circoscrizione amministrata da un corepiscopo, previde l’istituzione di un ospizio. A Cesarea costruì addirittura una cittadella della carità, quasi un “Cottolengo” d’altri tempi, con funzioni di locanda, ospizio, ospedale e lebbrosario, soprannominata dal popolo “Basiliadc”. Nonostante questa fondazione godesse di diffidenza da parte del potere civile, il santo vescovo acquistò un tale ascendente che, lasciando da parte i loro dissensi religiosi, Valente lo incaricò di ristabilire in Armenia la concordia tra i vescovi e provvedere alle sedi vacanti.
Parecchi vescovi suffraganei, tuttavia, invidiosi della sua elevazione, si sottrassero al suo influsso ed insinuarono persino dubbi sulla sua ortodossia. Basilio scrisse allora il trattato sullo Spirito Santo, per dimostrare contro gli ariani che ad egli è dovuto lo stesso onore che al Padre e al Figlio. A più riprese dal 371 al 376 intrattenne una fitta corrispondenza con il papa San Damaso e con altri vescovi occidentali per implorare il loro intervento, desolato per la diffusione dell’eresia e per la competizione di Melezio e di Paolino riguardo alla sede patriarcale di Antiochia. A Roma però si sosteneva Paolino, mentre i più illustri vescovi orientali erano partigiani dichiarati di Melezio e Basilio se ne lamentò fortemente.
L’ora della distensione, tanto sospirata dal santo, arrivò con la morte di Valente, caduto nel 378 in lotta contro i Goti. Il suo successore, San Teodosio I il Grande, ristabilì la libertà religiosa e pose sulla sede di Costantinopoli San Gregorio Nazianzeno, su proposta della Chiesa latina e con l’appoggio di San Basilio. Fu questo l’ultimo atto ufficiale del grande uomo di azione e di pensiero poiché, sfinito dalle preoccupazioni, dalle austerità e dalle malattie, morì il 1° gennaio 379. I suoi funerali, officiati a Cesarea di Cappadocia, furono un vero trionfo.
San Gregorio Nazianzeno dipinge l’amico dal volto sempre pallido, dall’espressione pensosa, resa ancor più tale dalla barba di monaco e filosofo. Di grandissimo interesse è l’Epistolario di Basilio che consta di ben 365 lettere, preziose per un’approfondita conoscenza della sua dottrina, della sua vita e della storia della Chiesa di quel tempo. Dal punto di vista teologico fu suo grande merito aver definitivamente formulato il dogma trinitario con la celebre espressione: “Una sola essenza in tre ipostasi”. Dal punto di vista letterario Basilio è indubbiamente il più classico tra i Padri greci, benché le sue opere siano state composta anzitutto per soddisfare necessità pratiche immediate. Anche dai suoi discorsi emerge costantemente la figura del pastore attento ai bisogni delle anime e presenta nella forma più adatta al grande pubblico la dottrina e la morale cristiana, avvalendosi della sua vasta cultura e dell’accurata formazione retorica.
San Basilio Magno è commemorato dal Martyrologium Romanum al 1° gennaio, anniversario della sua nascita al cielo, mentre il giorno seguente si celebre la sua memoria liturgica comunemente con il suo amico San Gregorio Nazianzeno.



scri789
00domenica 2 gennaio 2011 09:59

San Gregorio Nazianzeno Vescovo e dottore della Chiesa

2 gennaio (e 25 gennaio)

Nazianzo, attuale Nemisi in Turchia, 330 – 25 gennaio 389/390

Condivise con l’amico Basilio la formazione culturale e il fervore mistico. Fu eletto patriarca di Costantinopoli nel 381. Temperamento di teologo e uomo di governo, rivelò nelle sue opere oratorie e poetiche l’intelligenza e l’esperienza del Cristo vivente e operante nei santi misteri. (Mess. Rom.)

Patronato: Poeti

Etimologia: Gregorio = colui che risveglia, dal greco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Memoria dei santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa. Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, detto Magno per dottrina e sapienza, insegnò ai suoi monaci la meditazione delle Scritture e il lavoro nell’obbedienza e nella carità fraterna e ne disciplinò la vita con regole da lui stesso composte; istruì i fedeli con insigni scritti e rifulse per la cura pastorale dei poveri e dei malati; morì il primo di gennaio. Gregorio, suo amico, vescovo di Sásima, quindi di Costantinopoli e infine di Nazianzo, difese con grande ardore la divinità del Verbo e per questo motivo fu chiamato anche il Teologo. Si rallegra la Chiesa nella comune memoria di così grandi dottori.
(25 gennaio: A Nazianzo in Cappadocia, nell’odierna Turchia, anniversario della morte di san Gregorio, vescovo, la cui memoria si celebra il 2 gennaio).

Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

Il calendario liturgico latino fa oggi memoria di due Padri e Dottori della Chiesa, San Basilio Magno e San Gregorio Nazianzeno, intimi amici, che parteciparono alla medesima ansia di santità, ebbero un'analoga formazione culturale e nutrirono entrambi l'aspirazione alla vita monastica.
La presente scheda agiografica vuole soffermarsi in particolar modo sul secondo, San Gregorio. Questi fa parte del celebre manipolo dei “luminari di Cappadocia” insieme con Sant'Anfìlochio d'Iconio, suo cugino, San Basilio Magno e San Gregorio di Nissa, fratello di quest'ultimo. Gregorio “Nazianzeno” nacque verso il 330 ad Arianzo, borgata nei pressi di Nazianzo, dal cui nome deriva il celebre appellativo del santo. Fu consacrato a Dio sin dalla più tenera infanzia dalla sua piissima madre, Santa Nonna, ed entrambi i genitori gli impartirono un'ottima educazione. Fu inviato a scuola presso Cesarea di Palestina, poi ad Alessandria d'Egitto ed infine ad Atene, dove legò un'intima amicizia con il suo conterraneo San Basilio Magno.
Gregorio rimase per dieci anni nella capitale ellenica, allora centro della cultura pagana, dove pare diede anche lezioni di eloquenza. Fece ritorno verso il 359 in Cappadocia e ricevette il battesimo, come consuetudine a quel tempo, all'età di trent'anni. Da quel giorno divise i suoi giorni tra l'ascesi e lo studio in compagnia dell'amico Basilio nella solitudine della valle dell'Iris, presso Neocesarea. Ben presto però, in seguito alle numerose richieste dei fedeli, fu suo malgrado richiamato per ricevere l'ordinazione presbiterale direttamente dalle mani di suo padre, San Gregorio di Nazianzo il Vecchio, che nel frattempo si era convertito dalla setta giudeo-pagana degli adoratori di Zeus Hypsistos al cristianesimo ed era stato insediato sulla sede episcopale di Nazianzo. Turbato per la pressione subita ed innamorato sempre più della vita solitaria, il giovane sacerdote tornò con San Basilio nella regione del Ponto. Dovette tuttavia accorrere nuovamente a Nazianzo per aiutare suo padre nel governo della diocesi e domarvi uno scisma imperversante. Il vecchio pastore aveva sottoscritto, per debolezza o per inavvertenza, la formula semiariana coniata dal concilio di Rimini, e parte dei fedeli si era ribellata. San Gregorio seppe sapientemente persuadere allora suo padre a fare una solenne professione di fede cattolica, facendo così rifiorire la calma e la concordia.
Nel 371, in seguito alla divisione della Cappadocia in due province ecclesiastiche, San Basilio, volendo creare un nuovo vescovado a Sàsima per opporsi alle intrusioni di Antimo, arcivescovo di Tiana, capitale della Seconda Cappadocia, fece appello al suo amico nominandolo a tale sede. Questo triste borgo, polveroso e chiassoso, edificato attorno ad una stazione postale sulla via di Cilicia, non poteva certo essere l'ambiente adatto per una vita da filosofo e da teologo. San Gregorio, dopo essersi lasciato imporre le mani di malavoglia, anziché prendere possesso della sua diocesi, fuggì segretamente nella solitudine. Fece poi ritorno a Nazianzo soltanto in seguito alle suppliche del vecchio padre, che in età avanzata non riusciva più a portare tutto il peso della sua carica. Quando nel 374 morì, col cuore affranto e la salute malferma il figlio si rifugiò non appena possibile nel monastero di Santa Teda, a Seleucia, nell'Isauria.
Era però volontà divina che non potesse nuovamente godere del sospirato riposo. All'inizio del 379, infatti, i cattolici di Costantinopoli, ai quali l'imperatore Valente aveva sottratto tutte le chiese, approfittarono dell'avvento al trono di San Teodosio I il Grande per convincerlo a ristabilire la fede nicena nella capitale dell'oriente, nominando Gregorio quale nuovo patriarca, con il naturale appoggio dell'amico San Basilio. A Gregorio non restò che accettare di trasferirsi nella metropoli constantinopolitana, ove aprì nella casa di un suo parente una cappella che denominò “Anàstasis” (cioè Risurrezione) e con la sua eloquenza riuscì a raccogliere attorno a sé i pochi ortodossi superstiti e senza pastore. Ebbe così occasione di pronunciare le sue più celebri omelie, i cinque Discorsi sulla Trinità che gli valsero la fama di teologo. Accorse dalla Siria ad ascoltare le sue parole perfino San Girolamo, che divenne suo discepolo.
Il compito del nuovo pastore si rivelò presto assai difficoltoso, non solo a causa degli ariani, ma ancor di più quando un certo Massimo, figura equivoca di filosofo cinico e di asceta, forte dell'appoggio di Pietro, vescovo di Alessandria, tentò di farsi proclamare vescovo di Costantinopoli. Tra cotante insidie e violenze, tra cui il rischio di lapidazione, San Gregorio avrebbe preferito ancora una volta tornare a vita solitaria, se non fosse stato tormentato dal bizzarro pensiero che “insieme con lui sarebbe partita da Costantinopoli anche la Trinità”. Nel mese di novembre del 380, con l'ingresso dell'imperatore Teodosio nella capitale, le chiese furono finalmente sottratte agli ariani e riconsegnate ai legittimi detentori.
San Gregorio, dietro all'imperatore e scortato dall'esercito, fu condotto in processione nella celeberrima cattedrale di Santa Sofia ed acclamato dal clero e dal popolo vescovo della città. Il saggio pastore non si accontentò però di quella intronizzazione e preferì farsi anche riconoscere nel maggio 381 dal V concilio ecumenico aperto a Costantinopoli sotto la presidenza di Melezio, vescovo di Antiochia. Questi però morì e Gregorio fu chiamato a presiedere l'assemblea al suo posto. Propose allora di nominare a successore del defunto nella sede antiochiena Paolino, che era stato vescovo di quella città durante lo scisma, ma i meleziani, che formavano la maggioranza, gli contrapposero Flaviano. Quando poi al concilio giunsero i vescovi egiziani e macedoni, presero a contestare l'elezione di Gregorio, perché in qualità di vescovo di Sàsima, in forza del canone di Antiochia, non avrebbe potuto essere trasferito ad altra sede. Il santo patriarca, che in realtà non aveva mai preso possesso della diocesi suddetta, amareggiato da tante ambizioni e intrighi, con pronta decisione rinunciò alla chiesa di Costantinopoli che governava da appena un biennio, stanco dei “più giovani che cinguettavano come uno stormo di gazze e si accanivano come uno sciame di vespe”, mentre “i vecchi si guardavano bene dal moderare gli altri”. Si ritirò allora nuovamente nella nativa Nazianzo, che nel frattempo era rimasta priva di pastore, ed amministro tale Chiesa locale per altri due anni, quando riuscì a far eleggere in sua sostituzione a vescovo della diocesi suo cugino Eulalio. Fatto ciò, si ritirò nella sua proprietà di Arianzo, dove morì il 25 gennaio del 389 o del 390, dopo sei anni dedicati alla contemplazione ed a studi ininterrotti.
San Gregorio, di costituzione debole e di delicata sensibilità, nella sua vita non fu mai un uomo d'azione, quanto piuttosto di meditazione, e neppure un teologo speculativo, semmai un mistico. E' unanimemente considerato un buon testimone della tradizione della Chiesa nelle questioni trinitarie e cristologiche. Durante la sua vita si sentì talvolta condannato piuttosto che chiamato all'attività apostolica. Tuttavia, quando non poté fuggire dall'azione, si dedicò sempre al bene delle anime affidate alla sua cura con grandissimo senso di responsabilità. Oratore perfetto, fu a buon ragione soprannominato il “Demostene cristiano”. Ci sono pervenuti ben 45 suoi discorsi, 244 lettere e molte poesie teologiche e storiche, scritte in una lingua ricca, armoniosa e pura.
San Gregorio Nazianzeno è commemorato dal Martyrologium Romanum al 25 gennaio, anniversario della sua nascita al cielo, mentre il giorno seguente si celebre la sua memoria liturgica comunemente con il suo amico San Basilio Magno.





scri789
00domenica 2 gennaio 2011 10:00

Sant' Adalardo di Corbie Abate

2 gennaio

752 - Corbie, Piccardia, Francia, 2 gennaio 827

Etimologia: Adalardo = Alart

Martirologio Romano: Nel monastero di Corbie nel territorio di Amiens in Francia, sant’Adalardo, abate, che tutto dispose in modo che ognuno avesse a sufficienza, ovvero che nessuno avesse in eccesso e nulla andasse perduto, ma tutto fosse donato amorevolmente a lode di Dio.


È nominato in vari martirologi, ma non nel Martirologio Romano; gli Acta Sanctorum riportano una sua vita in forma di panegirico scritta da s. Ratberto Pascasio, e un'altra, che vorrebbe essere più fedele alla realtà storica, opera di s. Gerardo abate.
Nato a Huyse, nei pressi di Audenard, intorno al 753 e allevato a corte fino a vent'anni, disgustato dai vizi dell'ambiente Adalardo si ritirò nel monastero di Corbie con le mansioni di monaco giardiniere. Per evitare distrazioni nella sua vita meditativa si trasferì in incognito nell'abbazia di Mon-tecassino, ma dopo due anni le pressioni di Carlo Magno, di cui era cugino, lo costrinsero a tornare a Gorbie, dove divenne abate. Ebbe alcuni incarichi politici : nell'809 partecipò al Sinodo di Aqui-sgrana e ad una ambasceria, con esito negativo, presso papa Leone III per fare approvare l'aggiunta del Villoque nel Simbolo.
Alla morte di Pipino il Giovane, di cui era ministro, divenne tutore di Bernardo, re d'Italia, e quando questi, nell'817, si oppose a Ludovico il Pio, succeduto a Carlo Magno, venne ritenuto complice della rivolta e relegato nell'abbazia di S. Filiberto nell'isola di Héri, alla foce della Loira (Noirmoutier). Anche suo fratello Wala, e le sorelle Gondrada e Teodrada subirono la relegazione.
Durante l'esilio consigliò al suo sostituto a Corbie, Adalardo II, di dedicarsi alla evangelizzazione dei Sassoni, fondando un priorato a Héthis che, al suo ritorno (822), venne trasportato a Hoexter, dando origine all'abbazia di Korvay (Nouvelle-Corbie). Fu uno degli ispiratori della Dieta di Attigny (822); per la sua eloquenza e la sua cultura, di cui diede prova scrivendo il Livres des statuts; il De ordine palatii, perduto (cf. A. Molier, Sources de l'histoire de France, I, p. 236); il De ratione lunae paschalis, perduto; le Admonitiones in congregatone (in Mabillon, Acta, V, p. 308), fu detto « l'Agostino dell'epoca ». Ma ebbe anche una grande umiltà e non tralasciò di occuparsi con sollecitudine della santificazione dei suoi monaci.
Morì a Gorbie il 2 genn. 827, giorno in cui oggi viene festeggiato, e gli succedette come abate il fratello Wala. Le sue reliquie, scoperte miracolosamente, operarono diverse guarigioni, soprattutto di paralitici e sordomuti. Per la frequenza dei miracoli, papa Giovanni XIX nel 1026 ordinò l'esumazione dei suoi resti e la loro solenne traslazione (10 ott. 1040), equivalenti, secondo le leggi canoniche del tempo, alla canonizzazione ufficiale. Gran parte delle sue reliquie, dopo varie peregrinazioni, riposa dal 1827 nella casa dei Gesuiti a Saint-Acheul.





scri789
00domenica 2 gennaio 2011 10:00

Sant' Adalardo di Corbie Abate

2 gennaio

752 - Corbie, Piccardia, Francia, 2 gennaio 827

Etimologia: Adalardo = Alart

Martirologio Romano: Nel monastero di Corbie nel territorio di Amiens in Francia, sant’Adalardo, abate, che tutto dispose in modo che ognuno avesse a sufficienza, ovvero che nessuno avesse in eccesso e nulla andasse perduto, ma tutto fosse donato amorevolmente a lode di Dio.


È nominato in vari martirologi, ma non nel Martirologio Romano; gli Acta Sanctorum riportano una sua vita in forma di panegirico scritta da s. Ratberto Pascasio, e un'altra, che vorrebbe essere più fedele alla realtà storica, opera di s. Gerardo abate.
Nato a Huyse, nei pressi di Audenard, intorno al 753 e allevato a corte fino a vent'anni, disgustato dai vizi dell'ambiente Adalardo si ritirò nel monastero di Corbie con le mansioni di monaco giardiniere. Per evitare distrazioni nella sua vita meditativa si trasferì in incognito nell'abbazia di Mon-tecassino, ma dopo due anni le pressioni di Carlo Magno, di cui era cugino, lo costrinsero a tornare a Gorbie, dove divenne abate. Ebbe alcuni incarichi politici : nell'809 partecipò al Sinodo di Aqui-sgrana e ad una ambasceria, con esito negativo, presso papa Leone III per fare approvare l'aggiunta del Villoque nel Simbolo.
Alla morte di Pipino il Giovane, di cui era ministro, divenne tutore di Bernardo, re d'Italia, e quando questi, nell'817, si oppose a Ludovico il Pio, succeduto a Carlo Magno, venne ritenuto complice della rivolta e relegato nell'abbazia di S. Filiberto nell'isola di Héri, alla foce della Loira (Noirmoutier). Anche suo fratello Wala, e le sorelle Gondrada e Teodrada subirono la relegazione.
Durante l'esilio consigliò al suo sostituto a Corbie, Adalardo II, di dedicarsi alla evangelizzazione dei Sassoni, fondando un priorato a Héthis che, al suo ritorno (822), venne trasportato a Hoexter, dando origine all'abbazia di Korvay (Nouvelle-Corbie). Fu uno degli ispiratori della Dieta di Attigny (822); per la sua eloquenza e la sua cultura, di cui diede prova scrivendo il Livres des statuts; il De ordine palatii, perduto (cf. A. Molier, Sources de l'histoire de France, I, p. 236); il De ratione lunae paschalis, perduto; le Admonitiones in congregatone (in Mabillon, Acta, V, p. 308), fu detto « l'Agostino dell'epoca ». Ma ebbe anche una grande umiltà e non tralasciò di occuparsi con sollecitudine della santificazione dei suoi monaci.
Morì a Gorbie il 2 genn. 827, giorno in cui oggi viene festeggiato, e gli succedette come abate il fratello Wala. Le sue reliquie, scoperte miracolosamente, operarono diverse guarigioni, soprattutto di paralitici e sordomuti. Per la frequenza dei miracoli, papa Giovanni XIX nel 1026 ordinò l'esumazione dei suoi resti e la loro solenne traslazione (10 ott. 1040), equivalenti, secondo le leggi canoniche del tempo, alla canonizzazione ufficiale. Gran parte delle sue reliquie, dopo varie peregrinazioni, riposa dal 1827 nella casa dei Gesuiti a Saint-Acheul.





scri789
00domenica 2 gennaio 2011 10:01

Sant' Airaldo di Saint-Jean-de-Maurienne Monaco e vescovo

2 gennaio

+ Saint-Jean-de-Maurienne, 1146/1160

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Maurienne nella Savoia, sant’Airaldo, vescovo, che, tanto nell’eremo di Portes-en-Bugey quanto nella sede episcopale di Maurienne, alla prudenza e alla saggezza di pastore unì l’austerità e le consuetudini certosine.


La vallata francese della Maurienne (nome solitamente italianizzato come Moriana) è comunemente nota quale “berceu de la Maison de Savoia”, cioè “culla della Casa di Savoia”, come esplicato dalle iscrizioni della segnaletica autostradale. Questa contea fu infatti il primo possedimento di Umberto Biancamano, capostipite sabaudo, le cui spoglie ancora oggi riposano nella cattedrale del capoluogo della vallata, Saint-Jean-de-Maurienne. Nient’affatto casuale è il nome di tale città, legato ad alcune venerate reliquie ivi custodite del precursore di Gesù, qui trasportate su interessamento della vergine Santa Tigre, originaria della vallata savoiarda.
L’antico borgo di Maurienne assunse così il nome di Saint-Jean-de-Maurienne e la città fu promossa dal re burgundo San Gontrano al rango di vescovado nel VI secolo, divenendo la vera capitale di quello che fu in seguito il primo feudo sabaudo. La cattedrale, oltre a divenire custodia delle reliquie del Battista, come già detto fu alcuni secoli dopo la prima necropoli che accolse le spoglie degli esponenti di Casa Savoia.
Sulla cattedra episcopale di Maurienne secondo la tradizione sedettero nel corso dei secoli ben cinque santi: “Saint Felmase”, forse prima evangelizzatore della vallata nel IV secolo, “Saint Æconius” (581-602), primo vescovo insiediato dal re Gontrano, Sant’Emiliano, martire dei saraceni tra il 736 ed il 738? – 916, Sant’Odilardo (o Edolardo), ucciso dai Saraceni nel 916 con l’arcivescovo di Embrun San Benedetto, ed infine Sant’Airaldo nell’XII secolo, oggi festeggiato.
Ayrald fu inizialmente monaco certosino, sino a divenire priore della certosa di Portes, nel territorio della diocesi di Belley. Nel 1132, alla morte del vescovo Amedeo, appartenente alla nobile famiglia dei Baroni del Faucigny, Airaldo fu chiamato a succedergli alla cattedra episcopale di Maurienne. Come ricorda il Martyrologium Romanum nel commemorarlo in data odierna, sia da monaco che da vescovo il santo unì sempre alla prudenza ed all’incoraggiamento del pastore l’austerità e le abitudini proprie dei certosini. Costantemente dedito allo studio ed alla meditazione, specie sulla passione di Gesù, nell’iconografia certosina è infatti rappresentato con il libro in mano, simbolo di saggezza, dinnanzi al crocefisso. Esercitò santamente il suo ministero sino al giorno della sua morte, avvenuta in un anno imprecisato collocabile tra il 1146 ed il 1160. Il suo culto fu poi confermato dalla Santa Sede.
Gli succedette Louis de La Palud quale nuovo vescovo di Maurienne. Oggi questa antica diocesi e stata accorpata a quelle vicine di Tarantaise e Chambery, raggruppando così sotto l’autorità di un unico vescovo le Chiese dell’odierno dipartimento francese della Savoia.




scri789
00domenica 2 gennaio 2011 10:02

Santi Argeo, Narciso e Marcellino Martiri

2 gennaio

IV sec.

Martirologio Romano: Nel territorio di Cori a trenta miglia da Roma, santi Argéo, Narciso e Marcellino, martiri.




scri789
00domenica 2 gennaio 2011 10:03

San Blidulfo (Bladulfo) Monaco a Bobbio

2 gennaio

m. 630

Martirologio Romano: Nel monastero di Bobbio in Emilia, san Bladolfo, sacerdote e monaco, discepolo di san Colombano.



scri789
00domenica 2 gennaio 2011 10:09

2 gennaio

90201 > San Defendente di Tebe Martire 2 gennaio

90897 >
San Giovanni il Buono Vescovo di Milano 2 gennaio MR

93922 >
Beato Guglielmo de Loarte Mercedario 2 gennaio

91915 >
Beato Guglielmo Repin Sacerdote e martire 2 gennaio MR

93486 >
Beato Lorenzo Batard Martire 2 gennaio MR

36135 >
San Mainchin Vescovo di Limerick 2 gennaio MR

90754 >
Beato Marcolino Amanni da Forlì Domenicano 2 gennaio MR

91474 >
Beata Maria Anna Sureau Blondin Fondatrice 2 gennaio MR

91172 >
San Silvestro di Troina Abate 2 gennaio MR

57650 >
Beata Stefana Quinzani Domenicana 2 gennaio MR

36375 >
San Telesforo Papa e martire 2 gennaio MR

36115 >
San Teodoro di Marsiglia Vescovo 2 gennaio MR

36130 >
San Vincenziano Eremita 2 gennaio MR


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:44.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com