20 febbraio

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Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:03

Beata Amata (de Corano) da Assisi

20 febbraio

m. Assisi, 1254 (?)


Nipote di s. Chiara, nacque ad Assisi alla fine del 1200. Destinata a sposare un nobile della città natale, orgogliosa della sua bellezza, conduceva una vita frivola. Visitando la zia, fu illuminata dalla povertà umile e serena delle Damianite. Mutò ideali, rinunziò al matrimonio e nel 1213 entrò nel monastero di S. Damiano. Il Martirologio Francescano la ricorda con questo elogio: "Quae puritate et innocentia vitae ferventique in Christum sponsum amore excelluit". A causa delle aspre penitenze si ammalò di idropisia: per tredici mesi soffrì di una violenta tosse e ne fu guarita infine dalla santa zia con un semplice segno di croce. Presente alla morte di s. Chiara, da lei fu interpellata, come narra il Celano, con queste parole: "Vides tu, filia, regem gloriae quem ego aspicio?".
Morì intorno al 1254. Quando nel 1260 le Damianite abbandonarono il vecchio monastero per entrare in città, le spoglie di Amata furono portate nel convento di S. Giorgio. Nel 1602 Crescenzio, vescovo di Assisi, trasferì le sue reliquie, quelle della b. Agnese (sorella di s. Chiara) e quelle della b. Benedetta (prima badessa dopo s. Chiara), in un'urna di pietra sotto un altare della chiesa. La festa di Amata ricorre il 20 febbraio.


Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:05

Beati Cinque martiri di Tiro

20 febbraio

+ Tiro, Libano, fine III secolo

Martirologio Romano: Commemorazione dei cinque beati martiri, che, sotto l’imperatore Diocleziano, furono uccisi a Tiro in Fenicia, oggi in Libano: dapprima dilaniati in tutto il corpo con i flagelli, poi denudati e messi nell’arena ed esposti a belve di vario genere, mostrarono nei loro corpi giovanili una costanza ferma e irremovibile; uno di loro in particolare, di nemmeno vent’anni, non costretto da catene, aperte le braccia in forma di croce, rivolgeva preghiere a Dio; tutti, dapprima non toccati dalle belve pur istigate, furono alla fine trafitti con la spada.


Cinque martiri: Zenobio prete della Chiesa di Sidone, i vescovi e martiri Tirannione, Silvano, Peleo e Nilo, tutti della Fenicia. Essi subirono il martirio durante la persecuzione di Diocleziano, ma in tempi e luoghi diversi: Silvano vescovo fu dato in pasto alle belve ad Emesa, Tirannione vescovo di Tiro fu gettato nel fiume Oronte ad Antiochia e trasportato fino al mare e Zenobio prete e celebre medico, morì mentre gli scarnificavano i fianchi.


Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:08

Sant' Eleuterio di Costantinopoli Martire

20 febbraio


Emblema: Palma


Questo nome inconsueto ai nostri giorni fu assai comune nei primi secoli del cristianesimo appartenendo a ben quattordici santi, tra cui un papa che governò la Chiesa dal 175 al 189 e viene festeggiato il 26 maggio come martire, benché il suo martirio non sia comprovato da testimonianze storiche attendibili. Oggi il Martirologio Romano ricorda due vescovi con lo stesso nome: S. Eleuterio di Costantinopoli, che resse la Chiesa bizantina in un'epoca imprecisata (inizio del secondo secolo o addirittura fine del quinto secolo), e S. Eleuterio, vescovo di Tournai in Belgio, dov'è molto diffusa la sua devozione.



Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:10

Sant' Eleuterio di Costantinopoli Martire

20 febbraio


Emblema: Palma


Questo nome inconsueto ai nostri giorni fu assai comune nei primi secoli del cristianesimo appartenendo a ben quattordici santi, tra cui un papa che governò la Chiesa dal 175 al 189 e viene festeggiato il 26 maggio come martire, benché il suo martirio non sia comprovato da testimonianze storiche attendibili. Oggi il Martirologio Romano ricorda due vescovi con lo stesso nome: S. Eleuterio di Costantinopoli, che resse la Chiesa bizantina in un'epoca imprecisata (inizio del secondo secolo o addirittura fine del quinto secolo), e S. Eleuterio, vescovo di Tournai in Belgio, dov'è molto diffusa la sua devozione.


Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:11

Sant' Eleuterio di Tournai Vescovo

20 febbraio

456 - 531

La data di nascita di Eleuterio è presumibilmente il 456 e quella della morte il 531. È l'epoca in cui la Gallia, già meta di varie migrazioni barbariche, come quella dei Burgundi e dei Visigoti, divenne terra di conquista dei Franchi di re Clodoveo. Alla conversione di questi contribuirono la moglie cristiana, Clotilde, venerata come santa, il vescovo di Reims, san Remigio, e anche sant'Eleuterio, eletto vescovo di Tournai nel 484, quando Clodoveo aveva fatto di questa città la capitale del suo regno, prima di muovere alla conquista della regione parigina. Benchè non possediamo alcun testo storicamente sicuro sull'attività di questo santo vescovo e sulla sua opera missionaria, molti aneddoti sulla sua vita e sui suoi contatti col re pagano Clodoveo ci sono riferiti in una biografia attribuita a san Medardo. Al vescovo di Tournai toccò il compito di gettare il seme della parola di Dio in mezzo a un popolo idolatra, i Franchi, che nel 506 riceveranno in massa il battesimo sull'esempio del loro re, dopo la vittoria sugli Alemanni a Tolbiac. (Avvenire)

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Tournai nel territorio dell’odierno Belgio, sant’Eleuterio, vescovo.


Questo nome inconsueto ai nostri giorni fu assai comune nei primi secoli del cristianesimo appartenendo a ben quattordici santi, tra cui un papa che governò la Chiesa dal 175 al 189 e viene festeggiato il 26 maggio come martire, benché il suo martirio non sia comprovato da testimonianze storiche attendibili. Oggi il Martirologio Romano ricorda due vescovi con lo stesso nome: S. Eleuterio di Costantinopoli, che resse la Chiesa bizantina in un'epoca imprecisata (inizio del secondo secolo o addirittura fine del quinto secolo), e S. Eleuterio, vescovo di Tournai in Belgio, dov'è molto diffusa la sua devozione.
Questo santo, popolare nel nord d'Europa, visse in un periodo assai travagliato nella storia della nazione francese: la data di nascita è presumibilmente il 456 e quella della morte il 531.
E’ l'epoca in cui la Gallia, già meta di varie migrazioni barbariche, come quella dei Burgundi e dei Visigoti - convertitisi malamente al cristianesimo, essendo passati dall'idolatria all'eresia ariana - divenne terra di conquista dei Franchi di re Clodoveo. Alla conversione di questi contribuirono la moglie cristiana, Clotilde, venerata come santa, il vescovo di Reims, S. Remigio, e anche S. Eleuterio, eletto vescovo di Tournai nel 484, quando Clodoveo aveva fatto di questa città la capitale del suo regno, prima di muovere alla conquista della regione parigina.
Benchè non possediamo alcun testo storicamente sicuro sull'attività di questo santo vescovo e sulla sua opera missionaria, molti aneddoti sulla sua vita e sui suoi contatti col re pagano Clodoveo ci sono riferiti in una biografia attribuita a S. Medardo, coetaneo e addirittura compagno di giochi, nella fanciullezza, di S. Eleuterio. Lo stesso Medardo gli predisse che un giorno sarebbe divenuto vescovo, ma quella profezia equivaleva a un augurio di vita difficile se non addirittura di martirio. I popoli barbari, che dalle regioni orientali si riversavano nelle verdi colline della Francia, non conoscevano altra autorità che quella del loro re. Al vescovo di Tournai toccò il compito di gettare il seme della parola di Dio in un rozzo popolo idolatra, i Franchi, che nel 506 riceveranno in massa il battesimo sull'esempio del loro re, dopo la vittoria sugli Alemanni a Tolbiac. Ma l'onore di questa abbondante messe toccherà a S. Remigio. Di S. Eleuterio umile e infaticabile operaio evangelico, che ebbe come campo di lavoro la nuova frontiera del cristianesimo, rappresentata dai popoli barbari, resta l'urna funeraria conservata nella cattedrale di Tournai, meta di continui pellegrinaggi.



Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:13

Sant' Eucherio di Orleans Vescovo

20 febbraio


Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Sint-Truiden nel Brabante in Austrasia, nell’odierno Belgio, transito di sant’Eucherio, vescovo di Orléans, che, costretto all’esilio dal re Carlo Martello per le calunnie a lui rivolte da uomini invidiosi, trovò pio rifugio tra i monaci.


Eucherio nacque a Orléans nel sec. VII da una potente famiglia merovingica. Sentendosi chiamato alla solitudine, chiese di essere ricevuto a Jumièges e vi passò sette anni. Ma a richiesta degli orleanesi e col consenso di Carlo Martello, successe, suo malgrado, a suo zio Savarico. Dopo sei anni di episcopato improntato a dolcezza, a benevolenza e insieme a fermezza dottrinale verso gli usurpatori di beni della Chiesa, divenne oggetto di gelosie. Carlo Martello, dinanzi al quale lo si era messo in cattiva luce, gli intimò di seguirlo a Parigi, poi lo esiliò a Colonia. Troppo ben ricevuto dalla comunità della città renana, egli si vide costretto a emigrare a Liegi, prima di ottenere finalmente il permesso di ritirarsi nell'abbazia di Saint-Trond nella diocesi di Maastricht. Ivi morì, secondo gli studi più recenti, nel 738. La leggenda gli attribuisce una visione in cui avrebbe avuto la rivelazione della dannazione di Carlo Martello. La sua festa è celebrata il 20 febbraio.



Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:14

Beata Giacinta Marto Veggente di Fatima

20 febbraio

Aljustrel, Portogallo, 11 marzo 1910 - Lisbona, Portogalo, 20 febbraio 1920

Il nuovo Martirologio romano indica tra le ricorrenze di oggi la festa della beata Giacinta Marto, la pastorella delle apparizioni di Fatima elevata all'onore degli altari da Giovanni Paolo II il 13 maggio 2000 insieme al fratello Francesco. Nata l'11 marzo 1910 la piccola aveva solo sette anni quando la "bianca Signora" apparve ai due fratelli e alla cugina Lucia. Di temperamento vivace (come tante bambine della sua età amava molto ballare) si lasciò completamente trasformare dall'incontro con la Madonna. Vittima della terribile epideamia di "spagnola" che colpì in quegli anni l'Europa, Giacinta morì il 20 febbraio 1920 a nove anni e undici mesi. Francesco, di un anno più grande, era già morto l'anno prima. Giacinta Marto è la più giovane dei beati proclamati in questi anni da Giovanni Paolo II: proprio nel decreto sulle virtù eroiche dei due giovani pastorelli di Fatima, la Chiesa afferma che anche i bambini possono percorrere in pienezza la via della santità. (Avvenire)

Martirologio Romano: In località Aljustrel vicino a Fatima in Portogallo, beata Giacinta Marto, che, sebbene ancora fanciulla di tenera età, sopportò con pazienza il tormento della malattia da cui era affetta e testimoniò con fervore la sua devozione alla beata Vergine Maria.


La Chiesa ha meditato molto prima di elevarla alla gloria degli altari, non perché si avesse qualche dubbio sulla sua vita cristallina, ma perché fior di teologi cercavano di mettersi d’accordo su una questione non di poco conto: se cioè a 10 anni non ancora compiuti le virtù possono essere vissute in grado eroico, come è appunto richiesto ad ogni cristiano che viene proposto alla venerazione dei fedeli come beato o santo. Alla fine ogni dubbio si è sciolto, anche perché il buon Dio ha messo più di una firma (i miracoli, richiesti per portare qualcuno “sugli altari”) sulla santità di questa bambina. Non dunque per aver avuto sei apparizioni della Madonna, ma perché queste l’hanno aiutata a raggiungere la perfezione cristiana, noi oggi abbiamo la gioia di festeggiare il 20 febbraio la Beata Giacinta Marto, una delle tre veggenti di Fatima, che il Papa ha elevato alla gloria degli altari insieme al fratellino Francesco il 13 maggio 2000.
Tutto inizia un altro 13 maggio di 83 anni prima, quando la Madonna le appare per la prima volta (ha appena 7 anni, perché è nata l’11 marzo 1910), mentre è al pascolo con il fratello Francesco e la cuginetta Lucia. E’ quest’ultima (morta il 13 febbraio 2005 sulla soglia dei 98 anni) a testimoniare che Giacinta fino a quel giorno è una bambina come tutte le altre: le piace giocare, come a tutti i bambini di quell’età; è un po’ permalosa, fa il broncio per un nonnulla e non si rassegna tanto facilmente a perdere; le piace ballare e basta il suono di un piffero rudimentale per far fremere e roteare il suo piccolo corpo.
La Madonna irrompe nella sua vita e la cambia radicalmente: medita a lungo sull’eternità dell’inferno e “prende sul serio i sacrifici per la conversione dei peccatori”, si priva anche della merenda per soccorrere i bambini di due famiglie bisognose, si innamora del Papa che vorrebbe tanto incontrare a tu per tu, la sorprendono spesso in preghiera fatta con uno slancio di amore sicuramente superiore alla sua età. Qualsiasi sofferenza offerta per la conversione dei peccatori è sempre accompagnato da un amore che si riscontra solo nei più grandi mistici.
Il 23 dicembre 1918, 14 mesi dopo l’ultima apparizione, lei e Francesco vengono colpiti dalla “spagnola”, ma mentre quest’ultimo si spegne in pochi mesi, per Giacinta il calvario è più tormentato perché sopraggiunge una pleurite purulenta, da lei sopportata e offerta “per la conversione dei peccatori e per riparare gli oltraggi che si fanno al cuore immacolato di Maria”. Un ultimo grande sacrificio le viene chiesto: staccarsi dai suoi e soprattutto dalla cugina Lucia, per un ricovero nell’ospedale di Lisbona. Dove si tenta di tutto, anche un intervento chirurgico senza anestesia per tentare di strapparla dalla morte, ma dove la Madonna viene serenamente a prenderla il 20 febbraio 1920, come aveva promesso.



Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:16

Beata Giulia Rodzinska Domenicana, martire

20 febbraio

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Polonia, 16 marzo 1899 - Stutthof (Polonia), 20 febbraio 1945

Martirologio Romano: In località Stutthof vicino a Danzica in Polonia, beata Giulia Rodzińska, vergine della Congregazione delle Suore di San Domenico e martire, che, devastata la patria dalla guerra, fu gettata in un campo di prigionia, dove, ammalatasi gravemente, raggiunse la gloria del cielo.


Papa Giovanni Paolo II ha beatificato il 13 giugno 1999 a Varsavia, durante il suo settimo viaggio apostolico in Polonia, 108 martiri vittime della persecuzione contro la Chiesa polacca, scaturita durante l’occupazione nazista tedesca, dal 1939 al 1945.
L’odio razziale operato dal nazismo, provocò più di cinque milioni di vittime tra la popolazione civile polacca, fra cui molti religiosi, sacerdoti, vescovi e laici impegnati cattolici.
Fra i tanti si è potuto, in base alle notizie raccolte ed alle testimonianze, istruire vari processi per la beatificazione di 108 martiri; il primo processo fu aperto il 26 gennaio 1992 dal vescovo di Wloclawek, dove il maggior numero di vittime subì il martirio; in questo processo confluirono poi altri e il numero dei Servi di Dio, inizialmente di 92 arrivò man mano a 108.
Diamo qualche notizia numerica di essi, non potendo riportare in questa scheda tutti i 108 nomi. Il numeroso gruppo di martiri è composto da quattro gruppi principali, distinti secondo gli stati di vita: vescovi, clero diocesano, famiglie religiose maschili e femminili e laici; appartennero a 18 diocesi, all’Ordinariato Militare ed a 22 Famiglie religiose.
Tre sono vescovi, 52 sono sacerdoti diocesani, 3 seminaristi, 26 sacerdoti religiosi, 7 fratelli professi, 8 religiose, 9 laici. Subirono torture, maltrattamenti, imprigionati, quasi tutti finirono i loro giorni nei campi di concentramento, tristemente famosi di Dachau, Aschwitz, Sutthof, Ravensbrück, Sachsenhausen; subirono a seconda dei casi, la camera a gas, la decapitazione, la fucilazione, l’impiccagione o massacrati di botte dalle guardie dei campi. La loro celebrazione religiosa è singola, secondo il giorno della morte di ognuno.
Fra loro ci fu la religiosa professa domenicana Giulia Rodzinska (Stanislava era il suo nome di nascita), nata il 16 marzo 1899 in Polonia.
Di lei si sa che entrò nell’Ordine Domenicano nel 1916 e fece la professione religiosa solenne il 5 agosto 1924; istitutrice molto nota come “madre degli orfani” e ‘apostola del Rosario’.
Venne arrestata il 12 luglio 1943, soffrì per due anni nel campo di concentramento di Stutthof, dove morì il 20 febbraio 1945, dopo aver contratto il tifo, che infuriava nel campo dove le condizioni igieniche erano inesistenti. Contrasse l’infezione mentre si recava a dare conforto e sostegno alle prigioniere ebree già contagiate e isolate.
È l’unica Suora Domenicana compresa in questo numeroso gruppo di martiri beatificati nel 1999.



Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:17

San Leone di Catania Vescovo

20 febbraio

m. Catania, 20 febbraio 789

Leone, vescovo di Catania in Sicilia. Morto nel 780 circa, si distinse per l'amore e la cura dimostrati ai poveri.

Martirologio Romano: A Catania, san Leone, vescovo, che provvide con singolare impegno alla cura dei poveri.


Leone, nacque a Ravenna, nel 720 d.C. Sin da bambino sentiva il richiamo di Dio, si narra che la madre lo vide in ginocchio assorto in preghiera all'età di due anni. Ancora giovane entrò nell'ordine dei monaci benedettini e si trasferì a Reggio Calabria. Qui rimase fin quando fu eletto Vescovo di Catania, si narra che i catanesi, dovendo eleggere un nuovo Vescovo, avessero avuto in sogno da un angelo che a Reggio Calabria vivesse un uomo, Leone in odore di santità, che sarebbe stato la persona giusta per ricoprire la carica di Vescovo. Inizialmente Leone, non ritenendosi degno, non volle accettare, ma dopo le insistenze dei catanesi, divenne Vescovo di Catania. In quegli anni, in tutto l'Impero Bizantino era in atto la feroce distruzione delle immagini sacre "iconoclastia".Coloro che non ubbidivano all'editto che metteva al bando le icone, ritenute segno di idolatria, venivano incarcerati e spesso finivano sul patibolo. Il Vescovo di Catania si oppose apertamente alle leggi imperiali. Per questo il governatore bizantino della Sicilia ordinò l'arresto di Leone che fu costretto a lasciare Catania e a rifugiarsi sulle montagne. Vagò per anni nelle boscose cime dei Nebrodi, nei dintorni di Longi e Sinagra, protetto dal popolo che vedeva in lui il fiero oppositore alle leggi inique dell'Impero.
Giunse, infine, a Rometta. Qui, sulle vicine montagne peloritane, visse da eremita in una grotta da lui stesso scavata. Dopo molti anni ritornò a Catania dove riprese il suo seggio vescovile e a lottare sempre con più energia contro le leggi iconoclaste. Nella città etnea si spense il 20 febbraio del 789.



Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:19

Beato Pietro da Treja

20 febbraio



Il Beato Pietro da Treia sembra che sia nato nel 1214 e che discenda dalla nobile famiglia Marchionni.
Sin dall'infanzia dimostrò un particolare amore per l'Arcangelo Gabriele.
Dopo aver trascorso i primi anni della sua giovinezza tra le ricchezze e gli agi derivanti dalla sua condizione sociale, decise di cambiare vita e di seguire una più austera vita evangelica. Entrò giovanissimo nell'Ordine dei Frati Minori; desideroso di imitare le virtù di San Francesco, ne seguì anche materialmente le orme, dimorando a lungo a La Verna.
Il Beato Pietro da Treia passava molto del suo tempo in contemplazione, ma fu anche un religioso attivo, soprattutto nel ministero della parola, come predicatore irresistibile.
Percorse le Marche affascinandole folle con la sua sacra eloquenza. Ebbe il dono di commuovere i peccatori, che attraverso una buona confessione, pentiti, riportava a Dio.
Sono celebri le sue estasi e le sue visioni. Ad Ancona il beato Pietro mentre era immerso in preghiera dinanzi al Crocifisso, posto sull'altare maggiore della Chiesa, si sollevò da terra in estasi con tutto il corpo ed andò a baciare i piedi di quella immagine. Più tardi nel convento di Forano, fu invece Pietro a scorgere una mirabile scena, nella quale la Madonna deponeva affettuosamente il bambino Gesù sulle amorevoli braccia del confratello Corrado da Offida.
Il beato Pietro morì nel convento di Sirolo (AN), il 19 febbraio 1304, all'età di 79 anni. Il Pontefice Pio VI, l'11 settembre 1793 approvò il culto.



Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:20

San Serapione Martire

20 febbraio


Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione di san Serapione, martire, che, sotto l’imperatore Decio, fu sottoposto a così crudeli supplizi, che dapprima gli furono spezzate tutte le giunture delle membra e poi fu precipitato giù dai piani superiori della sua casa.


Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:21

San Tirannione Martire

20 febbraio


Martirologio Romano: Ad Antiochia in Siria, commemorazione di san Tirannione, vescovo di Tiro e martire, che, istruito fin dalla più tenera età nella fede cristiana, dilaniato dagli uncini di ferro insieme al sacerdote Zenobio, ottenne la corona della vittoria.


Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:23

Sant' Ulrico Eremita venerato ad Haselbury

20 febbraio

Compton Martin (Bristol, Inghilterra), data ignota - Haselbury (Somersetshire), 20 febbraio 1154

Etimologia: Ulrico = ricco di beni, dal tedesco


Sappiamo quando è morto, ma non quando è nato, né da quale famiglia. Per una parte della sua vita non si sa nulla di lui; poi gradualmente lo si “ritrova” grazie alla fama di santità che lo circonda già da vivo, per esplodere dopo la morte, allorché i fedeli faranno anche a botte per contendersi le sue reliquie. E dire che è partito davvero male. Ha voluto essere prete e lo è diventato, ma di scarto. Più assiduo alla caccia che alla preghiera, ai festini nobiliari che alla cura d’anime.
E non è il solo. Nell’Inghilterra del tempo, dopo la conquista normanna e le lotte per la corona, la famosa Cronaca Anglo-Sassone (iniziata già nel IX secolo) dice che i nobili "furono spergiuri e perdettero la fedeltà al re: e tutto il Paese si ricoprì di castelli". Ogni castello una sfida al sovrano. Molto clero, poi, violava scandalosamente dovere e disciplina ecclesiastica: non si contavano i conviventi con donne; alcuni, anzi, si consideravano “autorizzati” a convivere, dopo il pagamento di una multa. Si ignorava quasi del tutto la distinzione tra la condizione del laico e quella dell’uomo di Chiesa.
Questa la situazione e questi gli esempi che ha trovato il sacerdote Ulrico. O meglio: alcuni esempi. Perché poi ne conosce altri. Dopo gli esempi ribaldi dei nobili, eccolo di fronte alla realtà vastissima e muta dei nullatenenti. Eccolo in ascolto del “sermone” che lo aiuterà a capire. Parla a lungo con un mendicante (uno dei molti). Ma soprattutto lo ascolta. Capisce, impara, si vergogna. Trova poi altri esempi in mezzo a uomini di Chiesa del tutto nuovi: quei faticatori taciturni vestiti di bianco, i cistercensi, che nelle campagne più abbandonate e improduttive fanno nascere un’agricoltura nuova; e con essa la pastorizia, che darà vita all’industria della lana. Dopodiché vanno a pregare, per ore, di giorno e di notte. E mangiano in silenzio. Ulrico scompare dalle feste. Pochi sanno dove sia finito. E pochi lo riconoscerebbero incontrandolo ad Haselbury (Somersetshire) perché indossa un saio malconcio (e sulla nuda pelle porta una maglia di ferro). Celebra la Messa, prega molto, lavora per la Chiesa del luogo, ricopia libri.
E parla. I miserabili trovano in lui la prima persona al mondo che li ascolta. E che risponde a tutti. L’uomo che delle pene altrui fa un problema suo. Ed è proprio la voce della povera gente a farlo conoscere in alto, come eccezionale propagatore di speranza. Dicono che abbia il dono della profezia. Un giorno arriva anche il re Enrico II per ascoltarlo. Ulrico deve rimanere sempre più a lungo nella sua cella, per parlare con tutti. Ormai ci vive, lì dentro. Infine ci muore. E per luogo di sepoltura avrà questo piccolo vano: la sua cella, che verrà poi trasformata in sagrestia della chiesa di Haselbury.


Stellina788
00venerdì 20 febbraio 2009 11:26

San Zenobio Sacerdote e martire

20 febbraio


Etimologia: Zenobio = potenza di Giove, dal greco

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Commemorazione dei cinque beati martiri, che, sotto l’imperatore Diocleziano, furono uccisi a Tiro in Fenicia, oggi in Libano: dapprima dilaniati in tutto il corpo con i flagelli, poi denudati e messi nell’arena ed esposti a belve di vario genere, mostrarono nei loro corpi giovanili una costanza ferma e irremovibile; uno di loro in particolare, di nemmeno vent’anni, non costretto da catene, aperte le braccia in forma di croce, rivolgeva preghiere a Dio; tutti, dapprima non toccati dalle belve pur istigate, furono alla fine trafitti con la spada.


Zenobio prete della Chiesa di Sidone, è commemorato nel ‘Martirologio Romano’ al 20 febbraio in un'unica celebrazione insieme ai vescovi e martiri Tirannione, Silvano, Peleo e Nilo, tutti della Fenicia.
Essi subirono il martirio durante la persecuzione di Diocleziano, ma in tempi e luoghi diversi: Silvano vescovo fu dato in pasto alle belve ad Emesa, Tirannione vescovo di Tiro fu gettato nel fiume Oronte ad Antiochia e trasportato fino al mare e Zenobio prete e celebre medico, morì mentre gli scarnificavano i fianchi.
Il nome proviene dalla radice greca Zen.


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