21 settembre

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:28

San Matteo Apostolo ed evangelista

21 settembre

I secolo dopo Cristo

Matteo, chiamato anche Levi, viveva a Cafarnao ed era pubblicano, cioè esattore delle tasse. Seguì Gesù con grande entusiasmo, come ricorda San Luca, liberandosi dei beni terreni. Ed è Matteo che nel suo vangelo riporta le parole Gesù:"Quando tu dai elemosina, non deve sapere la tua sinistra quello che fa la destra, affinché la tua elemosina rimanga nel segreto... ". Dopo la Pentecoste egli scrisse il suo vangelo, rivolto agli Ebrei, per supplire, come dice Eusebio, alla sua assenza quando si recò presso altre genti. Il suo vangelo vuole prima di tutto dimostrare che Gesù è il Messia che realizza le promesse dell' Antico Testamento, ed è caratterizzato da cinque importanti discorsi di Gesù sul regno di Dio. Probabilmente la sua morte fu naturale, anche se fonti poco attendibili lo vogliono martire di Etiopia.

Patronato: Banchieri, Contabili, Tasse

Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico

Emblema: Angelo, Spada, Portamonete, Libro dei co

Martirologio Romano: Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, lasciò l’ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell’Antico Testamento.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  

Non si capisce subito il disprezzo per i pubblicani, ai tempi di Gesù, nella sua terra: erano esattori di tasse, e non si detesta qualcuno soltanto perché lavora all’Intendenza di finanza. Ma gli ebrei, all’epoca, non pagavano le tasse a un loro Stato sovrano e libero, bensì agli occupanti Romani; devono finanziare chi li opprime. E guardano all’esattore come a un detestabile collaborazionista.
Matteo fa questo mestiere in Cafarnao di Galilea. Col suo banco lì all’aperto. Gesù lo vede poco dopo aver guarito un paralitico. Lo chiama. Lui si alza di colpo, lascia tutto e lo segue. Da quel momento cessano di esistere i tributi, le finanze, i Romani. Tutto cancellato da quella parola di Gesù: "Seguimi".
Gli evangelisti Luca e Marco lo chiamano anche Levi, che potrebbe essere il suo secondo nome. Ma gli danno il nome di Matteo nella lista dei Dodici scelti da Gesù come suoi inviati: “Apostoli”. E con questo nome egli compare anche negli Atti degli Apostoli.
Pochissimo sappiamo della sua vita. Ma abbiamo il suo Vangelo, a lungo ritenuto il primo dei quattro testi canonici, in ordine di tempo. Ora gli studi mettono a quel posto il Vangelo di Marco: diversamente dagli altri tre, il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua “ebraica” o “paterna”, secondo gli scrittori antichi. E quasi sicuramente si tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina. Matteo ha voluto innanzitutto parlare a cristiani di origine ebraica. E ad essi è fondamentale presentare gli insegnamenti di Gesù come conferma e compimento della Legge mosaica.
Vediamo infatti – anzi, a volte pare proprio di ascoltarlo – che di continuo egli lega fatti, gesti, detti relativi a Gesù con richiami all’Antico Testamento, per far ben capire da dove egli viene e che cosa è venuto a realizzare. Partendo di qui, l’evangelista Matteo delinea poi gli eventi del grandioso futuro della comunità di Gesù, della Chiesa, del Regno che compirà le profezie, quando i popoli "vedranno il Figlio dell’Uomo venire sopra le nubi del cielo in grande potenza e gloria" (24,30).
Scritto in una lingua per pochi, il testo di Matteo diventa libro di tutti dopo la traduzione in greco. La Chiesa ne fa strumento di predicazione in ogni luogo, lo usa nella liturgia. Ma di lui, Matteo, sappiamo pochissimo. Viene citato per nome con gli altri Apostoli negli Atti (1,13) subito dopo l’Ascensione al cielo di Gesù. Ancora dagli Atti, Matteo risulta presente con gli altri Apostoli all’elezione di Mattia, che prende il posto di Giuda Iscariota. Ed è in piedi con gli altri undici, quando Pietro, nel giorno della Pentecoste, parla alla folla, annunciando che Gesù è "Signore e Cristo". Poi, ha certamente predicato in Palestina, tra i suoi, ma ci sono ignote le vicende successive. La Chiesa lo onora come martire.





scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:28

Sant' Alessandro di Roma Martire

21 settembre

II secolo

Vescovo nelle vicinanze di Roma, i suoi miracoli attirarono l'attenzione del popolo ed egli fu arrestato e martirizzato sulla via Claudia, a circa venti miglia da Roma. San Damaso traslò le sue reliquie in una chiesa romana.

Etimologia: Alessandro = protettore di uomini, dal greco

Martirologio Romano: Sempre a Roma al ventesimo miglio della via Cassia in località ad Baccanas, sant’Alessandro, martire.






scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:29

San Cadoc di Llancarfan Abate

21 settembre


Martirologio Romano: Nel monastero di Llandcarfan nel Galles meridionale, san Cadóco, abate, sotto il cui nome furono fondati molti monasteri anche in Cornovaglia e in Bretagna.





scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:29

San Castore di Apt Vescovo

21 settembre


Martirologio Romano: Ad Apt nella Provenza, in Francia, san Cástore, vescovo, che, desideroso di spiegare la vita monastica ai fratelli di un monastero di nuova fondazione, chiese a san Giovanni Cassiano di comporre le celebri «Conferenze» sugli asceti d’Egitto.





scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:30

Beata Caterina Aliprandi da Asti Clarissa

21 settembre

Asti, 1466 circa – 7 settembre 1529

Caterina nacque verso il 1466 da nobile famiglia astigiana e venne destinata dai genitori al matrimonio con un ricco gentiluomo del posto. Ancora trentenne, riuscì a convincere il marito a vestire l'abito francescano, consentendole così di poter entrare nel monatero di Santa Chiara in Alessandria. Nel 1526 fu destinata con cinque consorelle a fondare un nuovo monastero in Asti, che prese il nome di Convento del Gesù. Qui fece la portinaia, ma ben presto divenne famosa per le profezie ed i miracoli che i devoti iniziarono ad attribuirle. Come essa stessa avrebbe profetizzato, rimase vittima della peste e morì il 7 settembre 1529, cantando le lodi a Maria, di cui le compagne in quel momento festeggiavano la natività.





scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:30

Sant' Eusebio Martire in Fenicia

21 settembre

Etimologia: Eusebio = uomo pio, timorato di Dio, dal greco

Emblema: Palma


Secondo il Martirologio Romano, in cui è commemorato il 21 settembre, e un menologio citato dal bollandista Stilting che ne tratta alla stessa data, Eusebio si presentò spontaneamente al preside della Fenicia che lo accusava di seguire il gregge di Cristo. Fu frustato a sangue, sulle ferite sanguinanti venne posto del sale e gli furono inflitti numerosi tormenti per piegarne la volontà, ma senza alcun risultato. Il martire esultava come se fosse il corpo di un altro a soffrire.
Invece, secondo il Sinassario Costantinopolitano, che lo commemora il 23 dello stesso mese, Eusebio non si sarebbe presentato spontaneamente, ma sarebbe stato arrestato e condotto davanti al preside. Le due narrazioni, come osserva il ricordato bollandista, potrebbero conciliarsi ammettendo che Eusebio potè infatti, andando avanti nella tortura, essere colto dal dolore.





scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:31

Santi Eusebio, Nestabo e Zenone Martiri

21 settembre


Martirologio Romano: A Gaza in Palestina, santi martiri Eusebio, Néstabo e Zenone, fratelli: al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata, assaliti dalla folla dei pagani, furono fatti a pezzi e uccisi. Subì con loro il martirio anche san Nestore, che per le ferite ricevute portò poco dopo a termine il suo combattimento.





scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:31

Santi Francesco Jaccard e Tommaso Tran Van Thien Martiri

21 settembre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

+ Vietnam, 20 settembre 1838

Martirologio Romano: Nella fortezza di Quang-Tr? in Annamia, ora Viet Nam, santi martiri Francesco Jaccard, sacerdote della Società per le Missioni Estere di Parigi, e Tommaso Tr?n Van Thi?n, che, sotto l’imperatore Minh M?ng, subirono per Cristo carcere e percosse e morirono, infine, strangolati.


FRANCESCO JACCARD

````Nacque a Onion (ora dioc. di Annecy) il 6 sett. 1799; compiuti gli studi nei seminari di Mélan e di Chambéry, entrò nel 1821 in quello delle Missioni Estere di Parigi. Ordinato sacerdote, fu inviato nella missione di Cocincina e, nominato provicario generale, fissò la sua residenza a Phuong-Ru. Denunziato da un infido pagano (14 lugl. 1827), quando vide il villaggio circondato dai soldati, riuscì a nascondersi nel folto di un bosco di bambù; ma poi, vedendo inutile ogni scampo e d'altra parte temendo che, non trovandolo, il furore della truppa si scatenasse sui fedeli, usci dal nascondiglio e si consegnò ai soldati. Condotto a Hué fu incaricato di varie traduzioni e seppe guadagnarsi cosi profondamente la stima degli addetti alla corte, che ottenne di ritornare alla sua attività missionaria, pur continuando ad occuparsi delle eventuali traduzioni richieste. Viveva però sempre in stato di allarme perché la persecuzione in atto non prometteva una vita sicura. Mentre, infatti, si trovava nel villaggio cristiano di Duong-Son, i pagani del paese vicino di Cai-Lao lo accusarono di avervi condotto i suoi fedeli per rapinarli, cosa del tutto falsa. Ma il prefetto non accettò la sua difesa e ne informò il re, a cui rimise la punizione.
``Passato di tribunale in tribunale, fu prima condannato a morte e poi, commutata la pena, all'esilio nella provincia di Ai-Lao (1833), indi a Cam-Ló.
``Ma ecco una nuova questione: la scuola aperta dal Candah a Di-Loan suscitò le ire del re, che la fece distruggere, promuovendo, nello stesso tempo, indagini per sapere quale parte vi avesse avuta il Jaccard. I mandarini lo riconobbero innocente, però, senza altre domande, gli intimarono di apostatare; al suo rifiuto gli imposero la canga e le catene, lo trascinarono nella prigione di Quang-Tri, dove trovò il suo futuro compagno di martirio, Tommaso Thien. Là ebbe a subire molte flagellazioni, fino a non potersi più reggere in piedi. Più tardi gli furono infitte tenaglie ardenti nelle cosce, così da bruciargli le carni fino all'osso; infine, il 20 sett. 1838 subì la morte per strangolamento, assieme al Thien.
``I corpi dei martiri furono sepolti in due fosse, l'una accanto all'altra, e nel 1847 le reliquie furono trasportate a Parigi nel seminario delle Missioni Estere. Fu beatificato da Leone XIII il 27 magg. 1900.

``TOMMASO THIEN

``Compagno di martirio del p. Jaccard, il Thien aveva solo diciotto anni quando colse la palma del martirio. Nato nel 1820 da famiglia cristiana nel villaggio di Trung-Quang, passò al collegio di Di-Loan, da poco ristabilito dal p. Candalh; ma vi era appena giunto, che fu arrestato con altri cristiani indigeni, tradotto a Quang-Tri e presentato al mandarino, il quale cercò da prima di indurlo all'apostasia con le buone; ma non ottenendo che rifiuti decisi, gli inflisse quaranta colpi di bambù, che il martire sopportò sorridendo, gli occhi fissi al cielo e in volto la limpida gioia di versare il sangue per la sua fede. I compagni arrestati con lui a Di-Loan, cedettero alle promesse del mandarino, sperando di ottenere subito la libertà; ma tardando questa a venire, ne incolparono la costanza del Thien e si trasformarono nei più accaniti persecutori insistendo con minacce a che anch'egli imitasse l'esempio del loro tradimento; ma tutto fu inutile. Il martire, chiuso in prigione, flagellato orribilmente, fu infine condannato a morte per strangolamento; l'esecuzione ebbe luogo il 21 sett. 1838. Il corpo, sepolto a Phan-Bien, presso Quang-Tri, in una fossa accanto a quella del p. Jaccard, vi rimase fino al 1847, quando fu portato in Francia nel Seminario delle Missioni Estere di Parigi. Il Thien fu beatificato da Leone XIII il 27 magg. 1900.




scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:32

San Gerulfo (Gerolfo) di Tronchiennes Martire

21 settembre


Martirologio Romano: A Tronchiennes nella Fiandre, nell’odierno Belgio, san Gerolfo, martire, adolescente.





scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:32

San Giona Monaco in Palestina

21 settembre

Moabitide (Mar Morto), VIII sec. - Palestina, IX sec.


Di lui non si sa niente di preciso, ma essendo il padre dei santi Teodoro e Teofane (i due fratelli Grapti), si può arrivare all’epoca in cui visse.
I due fratelli subirono la persecuzione dei due imperatori iconoclasti Leone V l’Armeno (813-820) e Teofilo (829-842), quindi Giona sarebbe vissuto verso la seconda metà dell’VIII secolo e la prima metà del IX.
La “Bibliotheca Hagiographica Greca” nella ‘Vita’ dei santi Teodoro e Teofane, non parla dei loro genitori, ma ci dice che essi erano originari della Moabitide, regione ad Est del Mar Morto, quindi anche il loro padre Giona doveva abitare lì, prima di abbandonare il mondo e ritirarsi come i suoi due figli (non si sa se prima o dopo) nella Grande Laura di S. Saba, fondata nel 478 in Palestina, nella valle del Cedron, appunto da san Saba, uno dei più grandi personaggi del monachesimo orientale.
Qui egli visse il resto della sua vita in continua ascesi e virtù, divenendo un modello per tutti; morì in età avanzata e seppellito nella Grande Laura.
I sinassari bizantini celebrano la sua memoria il 21 settembre a volte il 22.




scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:33

San Giona Profeta

21 settembre

823 a.C. - 782 a.C.

In data odierna il nuovo Martyrologium Romanum pone la commemorazione di San Giona profeta, figlio di Amittai. A lui è intitolato un libro del Vecchio Testamento e la sua famosa uscita dal ventre del pesce viene vista nel Vangelo come prefigurazione della resurrezione del Signore.

Etimologia: Dall’ebraico Jonah che significa 'colomba'.

Emblema: Balena

Martirologio Romano: Commemorazione di san Giona, profeta, figlio di Amittai, sotto il cui nome è intitolato un libro dell’Antico Testamento; la sua celebre uscita dal ventre di un grosso pesce è interpretata nel Vangelo come prefigurazione della Risurrezione del Signore.


Il re Geroboamo ristabilì i confini di “Israele […] secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona, figlio di Amittai, di Gat-hefer”. Così il santo profeta oggi in questione viene citato nel Secondo Libro dei Re (14,25). La vicenda si colloca a Samaria, capitale del regno settentrionale di Israele, nell’VIII secolo a.C., sotto il regno di Geroboamo I, epoca florida ma al tempo stesso colpita anche da ingiustizie sociali. Polemica si alzava la voce del profeta Amos, ma fa capolino anche il profeta Giona il cui nome ebraico Jonah significa in italiano “colomba”.
Il ricordo di Giona è però rimasto ben fisso nella memoria popolare grazie a quell’immenso cetaceo, la balena, da cui sarebbe stato inghiottito. La storia dell’arte si è sfogata al riguardo con un’infinità raffigurazioni, a partire dalle catacombe di San Callisto a Roma (II secolo) sino alla recentissima cappella Redemptoris Mater in Vativano (fine XX secolo). Occorre in realtà notare che il libro biblico a noi giunto con il suo nome non costituisce che una sorta di tarda parabola scritta a posteriori. Essa ha posto al centro della scena l’antico profeta d’Israele presentandolo con un tocco ironico quale uomo lamentoso, pauroso, preoccupato dei suoi problemi e renitente alla chiamata di Dio.``Giona fu infatti inviato da Dio a predicare a Ninive, grande capitale orientale assira, ma egli preferì invece imbarcarsi per Tarsis, lontano centro occidentale, forse identificabile con Gibilterra o con la Sardegna. Il mare burrascoso ed il mostro marino che lo inghiottì simboleggiano la morte, una dura prova, ma anche infine una sorta di liberazione. Purificata la sua anima, il profeta dovette rassegnarsi a recarsi a Ninive ed il successo della sua missione è così descritto: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì. […]” (3,5.10).``La vicenda di Giona non termina però qui. Infatti questo profeta un po’ petulante ebbe ancora a trovare di che lamentarsi. Sostando quietamente sotto un frondoso albero di ricino, in cuor suo macinava di acredine aspettandosi che i niniviti, nemici di Israele, non si sarebbero convertiti, tanto da scatenare la collera e la giustizia divina anziché il perdono. Un verme si attaccò allora alle radici dell’albero e lo fece inaridire. Cadute le foglie, il sole prese a battere sul capo di Giona e si sollevò per di più il caldo vento del deserto.``E’ facilmente immaginabile la protesta di questo poveruomo, adirato con tutti, compreso Dio. La voce di quest’ultimo risuonò però nuovamente forte e chiara, svelando la lezione di questa parabola, attacco ad ogni forma di grettezza, chiusura, integralismo e razzismo ed al tempo stesso celebrazione della volontà divina di salvezza per ogni creatura: “Tu ti dai pena per quella pianta di ricino ed io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone ed una grande quantità di animali?” (4,10-11).
Il libro biblico intitolato a Giona vuole dunque essere un’esaltazione della misericordia divina, più che della vita di Giobbe. Eppure, all’alba del III millennio dell’era cristiana, ancora il nuovo Martyrologium Romanum riporta in data 21 settembre il ricordo come santo di questo personaggio vetero-testamentario: “Commemorazione di San Giona profeta, figlio di Amittai, con il suo nome viene chiamato un libro del Vecchio Testamento, e la famosa uscita dal ventre del pesce viene vista nel Vangelo come segno della resurrezione del Signore”.




scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:34

San Landelino di Ettenheim

21 settembre


Martirologio Romano: Nel monastero di Ettenheim nel Baden, in Germania, san Landelino, monaco, originario dell’Irlanda.






scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:34

Santi Lorenzo Imbert, Pietro Maubant e Giacomo Chastan Martiri

21 settembre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene


Martirologio Romano: Presso Sai-Nam-Hte in Corea, passione dei santi martiri Lorenzo Imbert, vescovo, Pietro Maubant e Giacomo Chastan, sacerdoti della Società per le Missioni Estere di Parigi, che per salvare la vita di altri cristiani si consegnarono ai soldati e furono trafitti con la spada.






scri30
00lunedì 21 settembre 2009 09:35

Beato Marco da Modena Domenicano

21 settembre

Moncogno ? - Pesaro, 1498

Marco da Modena, nato a Moncogno nella prima metà del XV secolo dalla nobile famiglia degli Scalabrini, va annoverato tra i grandi predicatori che sorsero tra i Domenicani in quel secolo. Prese l'abito religioso nella sua città natale. Dotato di eloquenza persuasiva, predicò instancabilmente in diverse città d'Italia. Fu priore del Convento di Pesaro, che guidò con fermezza ma anche saggezza, facendosì conoscere non solo tra i confratelli ma anche tra i fedeli. Una volta una donna si gettò ai suoi piedi supplicandolo di richiamare alla vita il suo bimbo appena morto. Padre Marco si raccolse in preghiera e poi rispose alla donna di non desiderare che il figlio tornasse in vita, perché non sarebbe vissuto molto, incontrando una morte penosa. Poiché la madre insisteva, con l'intercessione del Padre, ottenne da Dio quanto essa chiedeva, ma come le era stato predetto da Marco, il fanciullo giunto all'età di quattordici anni morì di peste. Marco morì a Pesaro il 21 settembre 1498. Attualmente i suoi resti sono collocati nella chiesa di San Domenico a Modena. Pio IX ne ha confermato il culto nel 1857. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Pesaro, beato Marco da Modena Scalabrini, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che riuscì a ricondurre molti fuorviati sulla via della giustizia.


Marco da Modena, nato a Moncogno nella prima metà del XV° secolo dalla nobile famiglia degli Scalabrini, va annoverato tra i grandi predicatori che sorsero tra i Domenicani in quel secolo. Prese il santo Abito nella sua città natale. Fu anima di grande preghiera e di austera penitenza che lo disposero mirabilmente ad acquistare la sacra scienza. Ebbe il dono di una eloquenza persuasiva, che non diceva soltanto belle cose, ma andava diritta ai cuori e li piegava al bene. Acceso del fuoco dello Spirito Santo predicò con immenso frutto nelle diverse città d’Italia, senza mai rallentare in questo sacro ministero tutto proprio dell’Ordine. Fu Priore del Convento di Pesaro, che governò da santo, unendo la fermezza alla più grande mansuetudine, facendosi, come dice nella Regola Sant’Agostino, “più amare che temere”. E si fece amare non solo dai suoi confratelli, ma anche dal popolo che ricorreva a lui con immensa fiducia. Una volta una donna si gettò ai suoi piedi supplicandolo di richiamare alla vita il suo bimbo appena morto. Padre Marco si raccolse in preghiera e poi rispose alla donna di non desiderare che il figlio tornasse in vita, perché non sarebbe vissuto molto, incontrando una morte penosa con l’incertezza di andare salvo, se avesse continuato a vivere. Insistendo la madre, con molte lacrime, con l’intercessione del Padre, ottenne da Dio quanto essa chiedeva, ma come le era stato predetto da Marco, il fanciullo giunto all’età di quattordici anni morì di peste con grande afflizione dei genitori. Marco morì a Pesaro il 21 settembre 1498. Il suo sepolcro, anche durante le varie traslazioni, è sempre stato illustrato da Dio con grandi prodigi. Attualmente i suoi resti sono collocati nella chiesa di San Domenico a Modena. Il Beato Papa Pio IX il 10 settembre 1857 ha confermato il culto.




scri30
00martedì 22 settembre 2009 08:50

San Matteo Apostolo ed evangelista

21 settembre

I secolo dopo Cristo

Matteo, chiamato anche Levi, viveva a Cafarnao ed era pubblicano, cioè esattore delle tasse. Seguì Gesù con grande entusiasmo, come ricorda San Luca, liberandosi dei beni terreni. Ed è Matteo che nel suo vangelo riporta le parole Gesù:"Quando tu dai elemosina, non deve sapere la tua sinistra quello che fa la destra, affinché la tua elemosina rimanga nel segreto... ". Dopo la Pentecoste egli scrisse il suo vangelo, rivolto agli Ebrei, per supplire, come dice Eusebio, alla sua assenza quando si recò presso altre genti. Il suo vangelo vuole prima di tutto dimostrare che Gesù è il Messia che realizza le promesse dell' Antico Testamento, ed è caratterizzato da cinque importanti discorsi di Gesù sul regno di Dio. Probabilmente la sua morte fu naturale, anche se fonti poco attendibili lo vogliono martire di Etiopia.

Patronato: Banchieri, Contabili, Tasse

Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico

Emblema: Angelo, Spada, Portamonete, Libro dei co

Martirologio Romano: Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, lasciò l’ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell’Antico Testamento.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  

Non si capisce subito il disprezzo per i pubblicani, ai tempi di Gesù, nella sua terra: erano esattori di tasse, e non si detesta qualcuno soltanto perché lavora all’Intendenza di finanza. Ma gli ebrei, all’epoca, non pagavano le tasse a un loro Stato sovrano e libero, bensì agli occupanti Romani; devono finanziare chi li opprime. E guardano all’esattore come a un detestabile collaborazionista.
Matteo fa questo mestiere in Cafarnao di Galilea. Col suo banco lì all’aperto. Gesù lo vede poco dopo aver guarito un paralitico. Lo chiama. Lui si alza di colpo, lascia tutto e lo segue. Da quel momento cessano di esistere i tributi, le finanze, i Romani. Tutto cancellato da quella parola di Gesù: "Seguimi".
Gli evangelisti Luca e Marco lo chiamano anche Levi, che potrebbe essere il suo secondo nome. Ma gli danno il nome di Matteo nella lista dei Dodici scelti da Gesù come suoi inviati: “Apostoli”. E con questo nome egli compare anche negli Atti degli Apostoli.
Pochissimo sappiamo della sua vita. Ma abbiamo il suo Vangelo, a lungo ritenuto il primo dei quattro testi canonici, in ordine di tempo. Ora gli studi mettono a quel posto il Vangelo di Marco: diversamente dagli altri tre, il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua “ebraica” o “paterna”, secondo gli scrittori antichi. E quasi sicuramente si tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina. Matteo ha voluto innanzitutto parlare a cristiani di origine ebraica. E ad essi è fondamentale presentare gli insegnamenti di Gesù come conferma e compimento della Legge mosaica.
Vediamo infatti – anzi, a volte pare proprio di ascoltarlo – che di continuo egli lega fatti, gesti, detti relativi a Gesù con richiami all’Antico Testamento, per far ben capire da dove egli viene e che cosa è venuto a realizzare. Partendo di qui, l’evangelista Matteo delinea poi gli eventi del grandioso futuro della comunità di Gesù, della Chiesa, del Regno che compirà le profezie, quando i popoli "vedranno il Figlio dell’Uomo venire sopra le nubi del cielo in grande potenza e gloria" (24,30).
Scritto in una lingua per pochi, il testo di Matteo diventa libro di tutti dopo la traduzione in greco. La Chiesa ne fa strumento di predicazione in ogni luogo, lo usa nella liturgia. Ma di lui, Matteo, sappiamo pochissimo. Viene citato per nome con gli altri Apostoli negli Atti (1,13) subito dopo l’Ascensione al cielo di Gesù. Ancora dagli Atti, Matteo risulta presente con gli altri Apostoli all’elezione di Mattia, che prende il posto di Giuda Iscariota. Ed è in piedi con gli altri undici, quando Pietro, nel giorno della Pentecoste, parla alla folla, annunciando che Gesù è "Signore e Cristo". Poi, ha certamente predicato in Palestina, tra i suoi, ma ci sono ignote le vicende successive. La Chiesa lo onora come martire.




scri30
00martedì 22 settembre 2009 08:50

Santa Maura di Troyes

21 settembre

La santa francese Maura di Troyes era di famiglia nobile. Religiosissima fin da piccola, convinse il padre ad approfondire la vita di fede sotto laguida del vescovo Prudenzio. Il fratello si era fatto prete e lei ereditò una cospicua fortuna che spese per i poveri e per la Chiesa. Maura morì a soli 23 anni intorno all'850. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Troyes sulla Senna in Francia, santa Maura, vergine, assidua nelle opere di pietà e di carità.


Esiste una Vita contemporanea di S. Maura, breve ma attendibile, scritta da S. Prudenzio di Troyes (6 aprile), che basa il suo racconto sulle conversazioni con la madre, e narra che sin da tenera età Maura, nata nel 827, condusse una vita intensa di preghiera completamente incentrata su Dio.
Con la preghiera e l'esempio, sebbene fosse ancora una bambina, convertì il padre, Maurano, e sembra che con la carità e la devozione abbia spinto il fratello, Eutropio, a diventare sacerdote e successivamente vescovo di Troyes. Maura stessa continuò a vivere in famiglia, dove trascorreva il tempo pregando, accudendo alla madre Sedulia, e assistendo attraverso la Chiesa i poveri e i bisognosi.
La sua vita era accuratamente pianificata per svolgere ogni attività, e costellata puntualmente da atti di penitenza: digiunava ogni mercoledì e venerdì, per esempio, e talvolta camminava scalza per tre o quattro chilometri che la separavano dall'abbazia di Mantenay, giacché l'abate era sua guida spirituale. Maura era molto cauta nel non attrarre l'attenzione sui suoi doni, anche se si diceva fossero avvenuti miracoli grazie alle sue preghiere.
Morì il 21 settembre 850, all'età di soli ventitrè anni, e fu sepolta nel Paese di Château-Nore-de-Troyes.




scri30
00martedì 22 settembre 2009 08:51

San Panfilo di Roma Martire

21 settembre


Martirologio Romano: A Roma sulla via Salaria antica, san Panfilo, martire.





scri30
00martedì 22 settembre 2009 08:53

San Quadrato di Magnesia

21 settembre


Martirologio Romano: In Grecia, commemorazione di san Quadrato, discepolo degli Apostoli, che, come si tramanda, durante la persecuzione dell’imperatore Adriano, raccolse con fede e carità la Chiesa dispersa per timore e dedicò all’imperatore un libro in difesa della religione cristiana dall’insigne dottrina apostolica.




scri30
00martedì 22 settembre 2009 08:54

Beato Tristano de Salazar Mecedario

21 settembre

Vissuto nel convento di Santa Maria in Burcena (Spagna), il Beato Tristano de Salazar, illustrò l'Ordine Mercedario con la penitenza e l'innocenza della sua vita. Colmo di meriti si addormentò nella pace del Signore.
``L'Ordine lo festeggia il 21 settembre.







scri30
00martedì 22 settembre 2009 08:54

Beati Vincenzo Galbis Girones ed Emanuele Torrò Garcia Martiri

21 settembre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene


Martirologio Romano: Nel villaggio di Benisoda nel territorio di Valencia in Spagna, beati martiri Vincenzo Galbis Gironés, padre di famiglia, ed Emanuele Torró García, che, conformandosi alla passione di Cristo, imitarono nel trionfo del martirio colui che avevano venerato.






Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:21.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com