22 dicembre

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Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:25

Santi Cheremone di Nilopoli e compagni Martiri

22 dicembre

Martirologio Romano: Commemorazione dei santi Cherémone, vescovo di Nilopoli, e molti altri martiri in Egitto: alcuni, durante la persecuzione dell’imperatore Decio, costretti a fuggire e a vagare nel deserto, furono uccisi dalle fiere, altri sfiniti dalla fame, dal freddo e dalla debolezza, altri infine uccisi dai barbari e dai briganti, cosicché tutti, pur con diverso genere di morte, furono coronati dallo stesso glorioso martirio.


Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:26

Santi Demetrio, Onorato e Floro di Ostia Martiri

22 dicembre

Etimologia: Demetrio = sacro alla dea Demetra, dal greco

Emblema: Palma

Demetrio, Onorato e Floro sono commemorati nel Martirologio Romano il 22 dicembre La notizia proviene da Usuardo, il quale però non si accorse che si trattava di una ripetizione dei santi Demetrio e Onorio ricordati già il 21 novembre. È da notare inoltre che nel Geronimiano invece di Onorato si legge Onorio e in più c'è anche il nome di Felice. Onorato però è ricordato nello stesso Geronimiano il 21 dicembre come vescovo e confessore, ma di ignota sede. Chi fossero poi Felice e Floro è impossibile precisare per mancanza di altre notizie.


Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:26

San Flaviano Martire

22 dicembre

IV secolo

San Flaviano, martire al tempo di Giuliano l’Apostata, fu marito di Santa Dafrosa e padre delle sante Bibiana e Demetria. Mai inserito in alcun martirologio, il suo culto è però particolarmente vivo presso la cittadina laziale di Montefiascone.

Etimologia: Flaviano = dai capelli biondi, dal latino

Emblema: Palma


Assai difficile è riuscire a far luce sulla vera identità di San Flaviano, considerato martire romano al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata, ma il cui nome è taciuto da tutti i più antichi martirologi.
La tradizione lo vuole marito di Santa Dafrosa (4 gennaio) e dunque padre delle sante Bibiana (2 dicembre) e Demetria (21 giugno). Confessatosi cristiano, venne marcato a fuoco sul volto con il sigillo degli schiavi e condannato al lavoro forzato presso le ter¬me od un tempio pagano presso una località che è stata variamente identificata con Civi¬tavecchia, Acquapendente o Montefiascone. Ma il centro del suo culto è in particolar modo ormai da un millennio proprio quest’ultima pittoresca cittadina laziale.
Le reliquie del santo sono conservate in parte nella cattedrale, ma buona parte di esse è invece oggetto di culto nella chiesa intitolata al santo stesso, ai piedi della cittadina. La chiesa di San Flaviano suscita interesse non soltanto per i suoi ricordi di santità, ma anche per i suoi caratteri costruttivi. E’ infatti formata da due edifici sovrapposti, ambedue di tipo basili¬cale a tre navate con abside. Colonne e pi¬lastri sono arricchiti da fantasiosi capitelli scolpiti, che rievocano con prepotente suggestione l’antica arte etrusca, così ricca di testimonianze in quella regione. Una serie di antichi affreschi lungo le pareti arricchisce invece la chiesa inferiore.
In questa antichissima chiesa le reliquie di San Flaviano riposano da più di undici secoli. Già nell’852 infatti il pontefice Leone IV ne faceva menzione in una sua lettera. A quel tempo l’edificio era inti¬tolato a Santa Maria e solo più tardi mutò il no¬me in quello del santo, venendo ricostruito nella forma attuale. Papa Urbano IV consacrò il nuovo altare nel 1262 ed alla medesima epo¬ca risale anche la bella facciata monumentale. Le reliquie di San Flaviano furono deposte sotto l’altare, contenute in un’urna di marmo.
Nel 1657, con l’imperversare di una pestilenza, si pensò di esu¬mare i resti del patrono per invocarne l’in¬tercessione. Si scoprì così che l’urna era stata interrata in una profondissima fossa, unico modo per sfuggire alla profanazione degli invasori barbari, che devastarono Montefiascone nell’Al¬to Medioevo.
Il culto di San Flaviano dunque, seppur ben do¬cumentato e vivamente sentito a Montefiasco¬ne, che gode del suo patronato, non è però mai stato esteso ufficialmente alla Chiesa universale, a differenza di sua moglie Dafrosa che in passato fu inserita nel Martyrologium Romanum. Oggi dell’intera famiglia solamente la figlia Bibiana compare ancora sul martirologio della Chiesa Cattolica.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:27

Santa Francesca Saverio Cabrini Vergine

22 dicembre

S. Angelo Lodigiano, 1850 - Chicago, 1917

Una fragile quanto straordinaria maestrina di Sant'Angelo Lodigiano. In questo ritratto si colloca la figura di Francesca Saverio Cabrini. Nata nella cittadina lombarda nel 1850 e morta negli Stati Uniti in terra di missione, a Chicago. Orfana di padre e di madre, Francesca avrebbe voluto chiudersi in convento, ma non fu accettata a causa della sua malferma salute. Prese allora l'incarico di accudire a un orfanotrofio, affidatole dal parroco di Codogno. La giovane, da poco diplomata maestra, fece molto di più: invogliò alcune compagne a unirsi a lei, costituendo il primo nucleo delle Suore missionarie del Sacro Cuore, poste sotto la protezione di un intrepido missionario, san Francesco Saverio, di cui ella stessa, pronunciando i voti religiosi, assunse il nome. Portò il suo carisma missionario negli Stati Uniti, tra gli italiani che vi avevano cercato fortuna. Per questo divenne la patrona dei migranti. Nel giorno della morte il suo corpo venne traslato a New York alla «Mother Cabrini High School», vicino ai suoi «figli». (Avvenire)

Patronato: Emigranti

Etimologia: Francesca = libera, dall'antico tedesco

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: A Chicago in Illinois negli Stati Uniti d’America, santa Francesca Saverio Cabrini, vergine, che fondò l’Istituto delle Missionarie del Sacratissimo Cuore di Gesù e si adoperò in tutti i modi nell’assistere gli emigrati con insigne carità.

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Tra il 1901 e il 1913 emigrarono nella sola America 4.711.000 italiani, di cui 3.374.000 provenivano dal meridione; un vero morbo sociale, un salasso, come lo hanno definito politici e sociologi (anche se non è mancato chi, come Nitti, ha avuto il coraggio di dire che l'emigrazione era un affare per lo Stato, cui recava valuta estera senza rischi di capitali). Ma accanto ai drammi che l'emigrazione suscitò, bisogna ricordare ancor oggi una fragile maestrina di S. Angelo Lodigiano, Francesca Cabrini, nata nel 1850, ultima di una nidiata di tredici bambini, che al fenomeno della emigrazione non guardò con gli occhi del politico né del sociologo, ma con quelli umanissimi di donna, cristiana, meritando il titolo di madre degli emigranti.
Orfana di padre e di madre, Francesca avrebbe voluto chiudersi in convento, ma non fu accettata a causa della sua malferma salute. Accettò allora l'incarico di accudire a un orfanotrofio, affidatole dal parroco di Codogno. La giovane, da poco diplomata maestra, fece molto di più: invogliò alcune compagne a unirsi a lei, costituendo il primo nucleo delle Suore missionarie del Sacro Cuore, poste sotto la protezione di un intrepido missionario, S. Francesco Saverio, di cui ella stessa, pronunciando i voti religiosi, assunse il nome. Come il santo gesuita, avrebbe voluto salpare per la Cina, ma quando venne a conoscenza della colpevole incuria e del dramma della disperazione di migliaia e migliaia di emigranti italiani, scaricati dalle stive delle navi nel porto di New York privi della minima assistenza materiale e spirituale, Francesca Saverio Cabrini non ebbe esitazioni.
Anche lei nella prima delle sue ventiquattro traversate oceaniche condivise i disagi e le incertezze dei nostri compatrioti; ma è straordinario il coraggio con cui affrontò la metropoli statunitense e seppe districarvici per stabilirvi il punto d'incontro e di soccorso degli emigranti. Per prima cosa badò agli orfani e agli ammalati, costruendo case, scuole e un grande ospedale a New York, poi a Chicago, quindi in California, allargando poi la sua opera in tutta l'America, fino all'Argentina.
A chi si mostrava con lei ammirato per il successo di tante opere, madre Cabrini rispondeva con sincera umiltà: "Tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore? ". Tradotte in cifre queste opere costituivano ben trenta fondazioni in otto diverse nazioni. La morte la colse sulla breccia, dopo un ennesimo viaggio, a Chicago, nel 1917. Il suo corpo venne portato trionfalmente a New York, nella chiesa annessa alla "Mother Cabrini High School", perché fosse vicino agli emigrati.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:28

Sant' Ischirione di Alessandria Martire

22 dicembre

m. 250

Ucciso durante la persecuzione di Decio, per essersi rifiutato di fare sacrifici agli idoli.

Martirologio Romano: Commemorazione di sant’Ischirione, martire in Egitto, che, nello stesso periodo, essendosi rifiutato di fronte a richiami e maltrattamenti di sacrificare agli idoli, fu ucciso trafitto nelle viscere da un palo acuminato.


Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:29

Santi Martiri di Rhaitu

22 dicembre

Martirologio Romano: Nella regione di Raíthu in Egitto, santi quarantatré monaci, uccisi dai Blemmii per la loro fede cristiana.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:29

Sant' Onorato di Tolosa Vescovo

22 dicembre

Etimologia: onorato = stimato, glorioso, dal latino

Emblema: Bastone pastorale


Sappiamo poco di questo personaggio e le scarse notizie conosciute sono incerte. Egli figura al secondo posto nella lista episcopale di Tolosa, fra s. Saturnino, martire verso il 250 e Rodiano, morto nel 358, ma il suo nome proviene dalla leggenda di s. Firmino martire, "racconto tra i più favolosi", secondo il Duchesne. A detta di questo documento, Onorato, vescovo di Tolosa, avrebbe istruito e consacrato vescovo Firmino, figlio del senatore spagnolo Firmus, lui stesso convertito da s. Saturnino.
Il suo corpo fu ritrovato nel 1265 nella basilica di St-Sernin e fu oggetto di culto nel sec. XV, poiché il nome fu aggiunto al 22 dicembre nel calendario di un Breviario copiato nel 1404.


Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:30

Beato Ottone da Tolosa Martire mercedario

22 dicembre

+ 1493

Di nobile famiglia, il Beato Ottone da Tolosa, era fratello di un visconte di Narbona e zio della Regina di Navarra. Mercedario illustre per la santità della vita e la dottrina, venne inviato a Costantinopoli con lo scopo di riscattare i due mercedari redentori, Giacomo Perez e Alfio da Palermo, che erano caduti nelle mani dei turchi. Appena giunto a Costantinopoli spiegò il motivo del suo viaggio e fu all'istante messo anch'esso in prigione per l'ordine del sultano Bajazet II°, ma saputo che apparteneva ad una così nobile famiglia, il sultano lo fece condurre alla sua presenza molto onorevolmente. Bajazet domandò perché mai avesse nascosto la sua nobiltà, il religioso rispose: la nobiltà del mondo l'ho abbandonata per servire Gesù Cristo. Poiché il sultano gli precisò che lui non conosceva Gesù Cristo allora Ottone cominciò a parlagliene con ardore; ciò offese molto il sultano che ordinò fosse riportato in prigione dove gli fece poi somministrare un potente veleno. Raggiunse così la corona dei martiri nel 1493.
L'Ordine lo festeggia il 22 dicembre.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:30

Beato Tommaso Holland Sacerdote gesuita, martire

22 dicembre

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Sutton, Inghilterra, 1600 - Londra, Inghilterra, 12 dicembre 1642

Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, beato Tommaso Holland, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, condannato a morte sotto il re Carlo I per aver svolto clandestinamente il suo ministero, rese con l’impiccagione lo spirito a Dio.


Nato nel 1600 a Sutton (Lancaster), dopo aver studiato al collegio di S. Omer, entrò nel­la Compagnia di Gesù. Fece il noviziato a Watten, nel Belgio, e frequentò gli studi di teologia a Liegi, da dove, ordinato sacerdote, £u inviato subito come direttore spirituale del collegio di S. Omer. La sua pietà e la sua cultura ascetica gli avevano meritato il titolo di Bibliotheca Pietatis.
Per la salute debolissima, fu mandato dai superiori in Inghilterra, dove giunse nel 1635. Non ne ricavò alcun miglioramento, anzi, i suoi disturbi si aggravarono sia per una ostinata inappetenza, sia per il fatto che doveva esercitare il suo mini­stero soprattutto di notte. Riuscì tuttavia a resistere per sette anni, esercitando un continuo apostolato attraverso peripezie di ogni genere. Dedicava tutto il tempo libero alla preghiera e ciò spiega come chi lo avvicinava avvertisse subito un'atmosfera soprannaturale.
Sospettato come sacerdote, sebbene senza prove, fu condotto in carcere a Newgate, il 4 ott. 1642. Fu molto abile nel difendersi durante il processo e nessuna prova fu raccolta contro di lui, ma fu ugualmente condannato a morte il 10 dic. Alla condanna rispose con gioia: Deo Gratias e, giunto in carcere, volle cantare il Te Deutn. Per due giorni la prigione fu assiepata di visitatori a cui egli rivolgeva parole piene di fede e di elevata spiritualità. Non volle che l'ambasciatore francese chiedesse per lui la grazia della liberazione, come si legge in una lettera da lui scritta ai superiori.
La mattina del 12 dic. potè celebrare la Messa in carcere e poi fu condotto al patibolo del Tyburn. Qui manifestò pubblicamente la sua qualifica di sacerdote e di gesuita, fece atti di fede e di contri­zione, offri a Dio la sua vita, perdonò tutti, diede poi al carnefice il poco denaro che possedeva, rice­vette l'assoluzione da un confratello nascosto tra la folla. Fu impiccato mentre teneva le mani giunte. Aveva quarantotto anni, dei quali diciannove vissuti nella Compagnia di Gesù. Fu beatificato da Pio XI nel 1929 e la sua festa si celebra il 12 dicembre.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 10:31

Sant' Ungero di Utrecht Vescovo

22 dicembre

Martirologio Romano: A Utrecht in Lotaringia, nell’odierna Olanda, sant’Ungéro, vescovo.


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