25 gennaio

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scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:04

Conversione di San Paolo Apostolo

25 gennaio

La conversione di Paolo che siamo chiamati a celebrare e a vivere, esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato. La svolta decisiva della sua vita si compie sulla via di Damasco, dive egli scopre il mistero della passione di Cristo che si rinnova nelle sue membra. Egli stesso perseguitato per Cristo dirà: ‘Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa’. Questa celebrazione, già presente in Italia nel sec. VIII, entrò nel calendario Romano sul finire del sec. X. Conclude in modo significativo la settimana dell’unità dei cristiani, ricordando che non c’è vero ecumenismo senza conversione (cfr Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo ‘Unitatis redintegratio’, 7). (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché, colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il nome di Cristo.

Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

La festa liturgica della "conversiti sancti Pauli", che appare già nel VI secolo, è propria della Chiesa latina. Poiché il martirio dell'apostolo delle Genti viene commemorato a giugno, la celebrazione odierna offre l'opportunità di considerare da vicino la poliedrica figura dell'Apostolo per eccellenza, che scrisse di se stesso: "Io ho lavorato più di tutti gli altri apostoli", ma anche: "io sono il minimo fra gli apostoli, un aborto, indegno anche d'essere chiamato apostolo".
Adduce egli stesso le credenziali che gli garantiscono il buon diritto di essere considerato apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò, testimone della risurrezione; egli pure è stato inviato direttamente da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre requisiti che egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia avvenuto sulla via di Damasco, dove Cristo lo costringe a una incondizionata capitolazione, sicché egli grida: "Signore, che vuoi che io faccia?". Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua anima: "Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". E’ vero che Saulo cercava "in tutte le sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a bestemmiare", ma egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per amore di Dio, il malinteso non può durare a lungo. Affiora l'inquietudine, cioè "il pungolo" della grazia, il guizzo della luce di verità: "Chi sei tu, Signore?"; "Io sono Gesù che tu perseguiti". Questa mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità della inscindibile unità di Cristo con i credenti.
Questa esperienza di Cristo alle porte di Damasco, che egli paragona con l'esperienza pasquale dei Dodici e con il fulgore della prima luce della creazione, sarà il "leit motiv" della sua predicazione orale e scritta. Le quattordici lettere che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide accensioni, ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla via di Damasco, incomprensibile per chi voglia cercarne una spiegazione puramente psicologica, ricorrendo magari all'estasi religiosa o, peggio, all'allucinazione.S. Paolo trarrà dalla sua esperienza questa consolante conclusione: "Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Appunto per questo ho trovato misericordia. In me specialmente ha voluto Gesù Cristo mostrare tutta la sua longanimità, affinché io sia di esempio per coloro che nella fede in Lui otterranno d'ora innanzi la vita eterna".





scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:04

Sant' Agileo Martire

25 gennaio

Etimologia: Agileo = pronto, attivo, dal latino

Martirologio Romano: A Cartagine, nell’odierna Tunisia, sant’Agiléo, martire, nel cui anniversario di morte sant’Agostino tenne nella sua basilica un sermone al popolo in suo onore.




scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:05

Sant' Anania di Damasco Martire

25 gennaio

sec. I

Etimologia: Anania = che difende, dall'ebraico

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Commemorazione di sant’Ananía, discepolo del Signore, che battezzò Paolo a Damasco dopo la sua conversione.

Ascolta da RadioVaticana:
  

Le poche notizie certe sulla vita di Anania sono desunte dal libro degli Atti, 9,10-19; 12,12-16. In quest'ultimo luogo, che contiene il racconto di Paolo ai Giudei riguardo alla sua conversione, dice l'apostolo: "Un tale Anania, uomo pio secondo la legge, cui rendevano testimonianza tutti gli Ebrei della città Damasco, venne a trovarmi e, standomi vicino, mi disse: "Saulo, fratello, guarda". Ed io subito guardai. Egli disse: "Il Dio dei nostri padri ti ha scelto perché tu conoscessi la sua volontà e vedessi il Giusto ed udissi una parola dalla sua bocca, perché tu sarai teste dinanzi a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito"".
Anania fu, dunque, quel giudeo che, essendo andato a trovare Paolo in casa di Giuda, nella "Strada Dritta", gli restituì la vista con l'imposizione delle mani e lo battezzò. Se pensiamo che la conversione di Saulo avvenne nel 34 o, al più tardi, nel 36, dobbiamo concludere che Anania si convertì al cristianesimo alla prima ora, e da tutto il racconto di Paolo si può rilevare che egli era un cospicuo per sonaggio della Chiesa di Damasco, anche se non fu proprio vescovo della città. Non esistono prove, infatti, per affermare che già nel 34 gli apostoli avessero consacrato dei vescovi. Tuttavia, una tardiva tradizione bizantina, annoverando Anania tra i 70 discepoli, ce lo presenta come primo vescovo di Damasco ed evangelizzatore di Eleutheropolis (ora Bet-Djibrin) nella Palestina meridionale, e ci dice che soffrì il martirio, essendo stato prima fustigato e poi lapidato il 10 ott. del 70 per ordine di Licinio (o Luciano). Anche il Martirologio Romano attribuisce ad Anania Io stesso genere di martirio.
Diverse tradizioni affermano che Anania fu il giudeo che convertì Izate, figlio del re di Adiabene, Monobazo , o che fu un laico, o un diacono (Ecumenio), o un sacerdote (s. Agostino).
La Chiesa latina celebra la festa di Anania al 25 gennaio assieme alla conversione di Paolo, mentre la Chiesa greca, secondo la tradizione orientale, la celebra al 10 ottobre, data del martirio. A Damasco, presso la porta orientale, esiste una cappella sotterranea, facente parte di una basilica bizantina ora distrutta, che è venerata come la casa di Anania sia dai cristiani che dai musulmani. Dal 1920 in numerose indagini E. de Lorey ha esplorato questa cappella.


scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:06

Beato Antonio Migliorati da Amandola Religioso

25 gennaio

Amandola, Ascoli Piceno, 17 gennaio 1355 - Amandola, Ascoli Piceno, 25 gennaio 1450

Nacque il 17 gennaio 1355 da Simpliciano Migliorati, contadino. La fama di santità di san Nicola da Tolentino (1254-1305) lo spinse ad entrare tra gli agostiniani del paese nativo, dove fu ordinato sacerdote. Visse circa dodici anni nel convento di Tolentino, quindi fu per qualche tempo a Bari, da dove ai primi del secolo XV fece ritorno ad Amandola (Ascoli Piceno). Qui fu nominato superiore del convento. La morte, sopravvenne il 25 gennaio 1450. Nel 1453 il suo corpo, tolto dal sepolcro comune dei frati, fu sistemato in un'arca di legno sopra un altare che si intitolò al suo nome. Nel 1641 fu posto in un sarcofago di legno, lavorato da Domenico Malpiedi, che nel 1897 fu sostituito da quello di marmo. Nel 1798 il suo corpo subì il vilipendio dei rivoluzionari francesi. Fin dalla morte il popolo di Amandola lo ha venerato e ne ha celebrato il "dies natalis". L'11 luglio 1759 Clemente XIII ascrisse Antonio nel numero dei beati, riconoscendone il culto "ab immemorabili". La sua memoria liturgica ricorre il 29 gennaio. (Avvenire)

Martirologio Romano: Ad Amandola nelle Marche, beato Antonio Migliorati, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino.


Nacque il 17 gennaio 1355 da Simpliciano Migliorati, contadino. La fama di santità di s. Nicola da Tolentino (1254-1305) lo spinse ad entrare tra gli Agostiniani del paese nativo, dove fu ordinato sacerdote.
Visse circa dodici anni nel convento di Tolentino, quindi fu per qualche tempo a Bari, da dove ai primi del sec. XV fece ritorno ad Amandola (Ascoli Piceno). Qui fu nominato superiore del conventino, che fece ampliare e accanto al quale diede inizio alla costruzione di una nuova chiesa, ma la morte, sopravvenuta il 25 gennaio 1450, gli impedì di completarla.
.La venerazione che aveva suscitato in vita, per umiltà, spirito d’obbedienza e di mortificazione e per singolare zelo apostolico, non si attenuò con la morte.
Nel 1453 il suo corpo, tolto dal sepolcro comune dei frati, fu sistemato in un'arca di legno sopra un altare che si intitolò al suo nome, mentre i prodigi (persino la resurrezione di morti) si moltiplicavano. Nel 1641 fu posto in un sarcofago di legno, lavorato da Domenico Malpiedi, che nel 1897 fu sostituito da quello di marmo, che ora si vede nella cappella di recente costruzione. Nel 1798 la soldataglia rivoluzionaria estrasse dal sarcofago e vilipese il corpo di Antonio, che nel 1899 ebbe cinto il capo da una corona d'oro.
Fin dalla morte il popolo di Amandola lo ha venerato e ne ha celebrato il “dies natalis”. L' 11 luglio 1759 Clemente XIII ascrisse Antonio nel numero dei beati, riconoscendone il culto "ab immemorabili", e il 20 aprile 1890 Leone XIII concesse l’indulgenza plenaria ai visitatori del suo santuario.





scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:06

Beato Antonio Swiadek Sacerdote e martire

25 gennaio

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Pobiedziska, Polonia, 27 marzo 1909 – Dachau, Germania, 25 gennaio 1945

Antoni Swiadek nacque a Pobiedziska, nei pressi di Wielkopolskie in Polonia, il 27 marzo 1909. Divenne sacerdote dell’arcidiocesi di Gniezno e cappellano dei giovani a Bydgoszcz. Nel luglio del 1942 fu arrestato dai nazisti, che negavano la dignità sia umana che cristiana. In seguito alle torture subite, morì infine il 25 gennaio 1945 nel campo di concentramento di Dachau, in Baviera.
Papa Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999 elevò agli onori degli altari ben 108 vittime della medesima persecuzione nazista, tra le quali il Beato Antonio Swiadek, che viene dunque ora festeggiato nell’anniversario del martirio.

Martirologio Romano: Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Antonio Świadek, sacerdote e martire, che, in tempo di guerra, difese la fede contro i seguaci di dottrine contrarie a ogni umana e cristiana dignità, ricevendo l’immarcescibile corona.




scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:07

Beata Arcangela Girlani Vergine

25 gennaio

Trino di Monferrato, 1460 - Mantova, 25 gennaio 1494

Eleonora Girlani, nativa di Trino di Monferrato, si chiamò Arcangela quando, con le sorelle Maria e Francesca, prese nel 1477 l'abito carmelitano nel monastero di Parma, di cui fu poi priora. Più tardi esercitò il medesimo ufficio nel nuovo monastero di Mantova dal 1492 e ivi morì nel 1495. In un manoscritto leggiamo che la beata si adoperava sommamente perchè essendo denominato il monastero "S. Maria del Paradiso", essa e le consorelle pur vivendo in terra, fossero come assorte in cielo. Si distinse per la sua speciale devozione alla SS.ma Trinità. Il suo culto liturgico fu approvato da Pio IX nel 1864.

Etimologia: Arcangela = principe degli angeli, dal greco

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: A Mantova, beata Arcangela (Eleonora) Girlani, vergine dell’Ordine delle Carmelitane, priora del convento di Parma e fondatrice del cenobio di Mantova.


Eleonora Girlani nacque nel 1460 a Trino Vercellese, nel Monferrato, durante il marchesato di Guglielmo VIII. La sua era una famiglia benestante e distinta.
Incline alle pratiche di pietà fin da fanciulla, diede presto prova di virtù singolari. Fu istruita ed educata nel Monastero di S. Francesco che sorgeva poco distante da casa, in località detta Rocca delle Donne. Manifestatasi la vocazione religiosa, il padre la fece tornare a casa per un periodo di riflessione. Il risultato fu che vivendo a contatto con altre due sorelle, Scolastica e Maria, nacque anche in loro il desiderio di consacrarsi a Cristo. I genitori, dopo un primo rifiuto, acconsentirono a patto che entrassero nel convento vicino casa. Eleonora però aveva scartato questa opportunità perché la vicinanza della famiglia avrebbe impedito il cammino di perfezione e santità che intendeva seguire. Provvidenziale fu la visita in famiglia di un amico carmelitano. Con il suo intervento fu scelto il Convento di S. Maria Maddalena da poco fondato a Parma, appartenente alla importante Congregazione Carmelitana Mantovana.
Eleonora prese l'abito monacale il 25 gennaio 1478 col nome di Arcangenla. Aveva diciassette anni.
Doti e carismi non passarono inosservati e pochi anni dopo veniva già eletta Priora. Le sue esortazioni, ma ancor più il suo stile di vita, erano di esempio alle consorelle. Tutta la città conosceva la perfezione con cui le Carmelitane vivevano la propria consacrazione e molti chiedevano loro aiuto sia spirituale che materiale per far fronte alle necessità di quei tempi difficili.
La Beata rimase a Parma per quindici anni, fino a quando si vide in lei la fondatrice ideale del nuovo monastero di Mantova. Tale era il desiderio di Elisabetta d’Este con l’assenso del Vicario Generale dei Carmelitani Padre Tommaso da Caravaggio. Lasciare Parma per Madre Arcangela fu doloroso, ne soffrirono le consorelle e tutta la città che ormai la amava e la stimava. Subentrava come priora la sorella Scolastica.
Nel nuovo Cenobio, intitolato alla Madonna col titolo di S. Maria del Paradiso, Madre Arcangela improntò la vita della comunità in modo esemplare e tutti pensarono che il titolo del monastero rispecchiava appieno il modo in cui le monache trascorrevano la loro giornata. Questo era il desidero e la raccomandazione della Madre.
Come in tutte le nuove fondazioni si viveva con molte ristrettezze, abbondava solo la fiducia nella Divina Provvidenza. La Madre, dal canto suo, per la buona riuscita dell’opera, offriva a Dio continue penitenze e digiuni. Raggiunse uno stato tale di perfezione nella preghiera e nelle pratiche di pietà che spesso andava in estasi. Toccava il breviario solo dopo essersi lavate le mani per rispetto alle verità ivi contenute. Amava meditare sul mistero del S. Natale e sulla Passione di Cristo; si affidava fiduciosa alla SS. Trinità dando inizio ad ogni azione importante solo dopo averne chiesto l’assistenza. Ebbe il dono della profezia e ottenne dal Signore numerose grazie.
Sebbene giovane, negli ultimi anni di vita soffrì di diverse infermità e di febbri frequenti. Si congedò dalle consorelle, che aveva radunate nella sua cella, raccomandando più delle altre virtù la santa umiltà. Era il bene più prezioso che dovevano trasmettere alle generazioni future: lei avrebbe vegliato su loro dal cielo. Spirò il 25 gennaio 1494, le sue ultime parole furono “Gesù, amore mio!”. Appena morta apparve a Parma alla sorella Scolastica.
In poco più di trenta anni di vita terrena suor Arcangela aveva raggiunto la vetta della santità.
Sepolta nella tomba comune, dopo tre anni ebbe sepoltura distinta. Nel 1782, per ordine di Giuseppe II, il Monastero fu soppresso e il corpo della beata tornò nella natia Trino, presso le Carmelitane. Soppresse anche loro nel 1802 fu traslato nella chiesa dell’Ospedale di S. Lorenzo e qui è tuttora venerato. Il culto fu approvato da Pio IX il 1° ottobre 1864 (memoria liturgica il 25 gennaio).


PREGHIERA
Eccomi, innanzi a Voi, Beata Arcangela,
per chiedere il Vostro potente aiuto.
La carità e tenerezza per i peccatori, di cui foste sempre animata,
mi danno grande fiducia
e Vi prego di concedermi la grazia che Vi domando
se è conforme al divino volere ed al vero bene dell'anima mia.
Volgete, gloriosa Beata, i Vostri occhi pietosi sopra di me,
sostenetemi nelle lotte che mi muovono le passioni,
il mondo e il demonio ed ottenetemi per intercessione Vostra di piamente vivere
e santamente morire.
Amen.





scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:07

Sant' Artema Martire

25 gennaio

Pozzuoli (NA), III - IV secolo

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Pozzuoli in Campania, sant’Artéma, martire.


Qualche decennio prima che s. Gennaro, vescovo di Benevento e veneratissimo patrono di Napoli, subisse il martirio a Pozzuoli; in questa città ad Ovest di Napoli, antico centro greco e poi porto romano, nacque e visse la sua breve vita, nel III secolo, il giovane Artema.
Nato da nobili genitori e avviato agli studi letterari, si distingueva per l’acutezza dell’ingegno, al punto che il suo maestro, certo Cathigate, lo nominò capo degli studenti e suo collaboratore.
Il giovane Artema era cristiano e approfittò della sua carica fra gli studenti, per tentare di condurre a Cristo i suoi compagni; ma fu accusato di proselitismo e quindi denunciato al suo maestro e dopo aver sostenuto con lui un’appassionata difesa della fede, venne deferito al prefetto di Pozzuoli (Puteoli).
La conseguenza fu, in quei tempi di persecuzione, la condanna a morte; la sentenza fu eseguita dagli stessi suoi compagni, venne trafitto con gli stili che usavano per scrivere; il martirio avvenne il 25 gennaio di un anno non conosciuto, ma compreso fra la fine del III secolo e l’inizio del IV secolo, il corpo fu sepolto presso Pozzuoli.
È inserito nel catalogo dei martiri sin dal secolo V, come testimoniava la sua figura nei mosaici, ora distrutti, che decoravano la cupola della chiesa di S. Prisco presso Capua.
Fu venerato a Pozzuoli fino al X secolo, dopo un lungo periodo il culto fu ripreso e autorizzato per la diocesi puteolana, dalla Sacra Congregazione dei Riti il 10 luglio 1959; nel duomo di Pozzuoli esiste un bel dipinto di Giovanni Lanfranco, del sec. XVII, che raffigura il suo martirio.
La festa liturgica è al 25 gennaio.





scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:16

San Bretannione Vescovo di Tomi

25 gennaio

IV secolo

San Bretannione visse nel IV secolo e fu vescovo di Tomi, odierna Costanza in Romania, sulle rive del Mar Nero. Questo santo pastore si oppose coraggiosamente all’imperatore ariano Valente e si contraddistinse per la sua fedeltà alla retta dottrina.

Martirologio Romano: Commemorazione di san Bretannione, vescovo di Costanza in Scizia, nell’odierna Romania, che, sotto l’imperatore ariano Valente al quale si oppose strenuamente, si distinse in mirabile santità e zelo per la fede cattolica.


San Bretannione (talvolta citato anche come Bretannio o Vetranio) visse nel IV secolo e fu vescovo di Tomi, odierna Costanza in Romania, sulle rive del Mar Nero. Secondo Sozomeno, durante la campagna condotta contro i Goti delle regioni danubiane, intorno al 368 l’imperatore Valente si fermò a Tomi e parlò al popolo raccolto dinnanzi alla cattedrale onde persuaderlo a tradire la fede ortodossa proclamata dal concilio di Nicea. Pare infatti che questo imperatore si fosse messo in testa di visitare tutte le diocesi dell’impero per convincere tutti i fedeli ad abbracciare la causa ariana. Il vescovo Bretannione si mise però a capo del clero e del popolo di Tomi e tutti insieme si allontanarono dalla chiesa ove Valenta stava svolgendo la sua propaganda in favore dell’eresia. Per questo gesto il santo pastore fu esiliato, grazie alla protesta dei feceli ed al timore di sedizione in territorio di confine, l’imperatore fu indotto a revocare la punizione nei confronti del vescovo.
Bretannione inviò a San Basilio di Cesarea il corpo del celebre martire San Saba il Goto, morto in territorio romeno, accompagnandolo con una lettera di fedeli goti volta ad illustrare la “passio” del santo, attribuita ad Ulfila, ma sicuramente redatta dallo stesso Bretannione, e con una lettera personale cui San Basilio rispose per ringraziarlo. Notizie contraddittorie sono state tramandate circa la sua eventuale partecipazione al concilio Costantinopolitano I, celebrato nel 381: secondo alcune fonti, infatti, Tomi fu infatti rappresentata non da Bretannione ma dal vescovo Geronzio (Terenzio).
Il Cardinal Cesare Baronio, nel compilare il Martyrologium Romanum, pare abbia scelto arbitrariamente la data della commemorazione di San Bretannione, 25 gennaio.




scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:16

Santa Dwyn (Dwynwen) Principessa

25 gennaio

m. Isola di Llanddwyn, 460 circa


La santa oggi in questione è principalmente nota con il nome di Dwynwen o la sua abbreviazione in Dwyn, come attesta l’autorevole Biblioteca Sanctorum, ma talvolta è citata come Donwen, Donwenna o Dunwen.
Santa Dwyn visse nel V secolo, figlia di San Brychan di Brecknock (6 aprile), prolifico sovrano gallese che generò ben 24 figli e figlie, tutti venerati come santi ed assai celebri in particolare nel mondo celtico. L’iconografia è solita infatti rappresentarlo intento a tenere in braccio tutti i suoi bambini con l’ausilio di un grande telo. Della numerosa prole si segnalano in particolare il primogenito San Canog (7 ottobre), morto martire, il secondogenito San Cledwyn (1° novembre), che ereditò dunque il trono, e la figlia Santa Gladys, andata in sposa a San Gwynllyw.
Ma torniamo ora a Dwynwen, un’altra figlia dell’augusto genitore. Bella e virtuosa ragazza, si innamorò pazzamente di un principe gallese, Maelon Dafodrill, ma l’idea di matrimonio tramontò. Diverse leggende hanno tentato di trovare una spiegazione a ciò ed una di esse potrebbe essere che Brychan avesse già promesso la figlia in moglie ad un altro principe.
La santa capì però che la sua chiamata era a dedicare a Dio la sua esistenza intraprendendo la vita religiosa. Tentò allora di separarsi da Maelon, ma questi reagì cambiando drasticamente atteggiamento nei suoi confronti e divenendo insopportabile. Vedendo la sua disperazione, Dwynwen si rifugio nel bosco elevando a Dio ferventi preghiere perché la aiutasse e ponesse fine alle sue miserie. Si addormentò ed al suo risveglio le era stata somministrata una bevanda dolce che la privò immediatamente delle attenzioni di Maelon e della tristezza del suo cuore. La medesima bevanda fu data a Maelon, ma su di lui ebbe l’effetto di trasformarlo in una statua di ghiaccio. Dwynwen pregò allora nuovamente perché fossero esaudite tre sue richieste: che Maelon fosse liberato dal ghiaccio, che lei non avesse mai più desiderato sposarsi ed infine che tutti gli innamorati con l’aiuto di Dio riuscissero a trovare la felicità attraverso il compimento del loro amore o fossero piuttosto guariti dalle loro passioni. Una delle massime predilette dalla santa fu: “Nulla conquista i cuori quanto l’allegria”.
Dio esaudì tutti i suoi sogni ed ella non esitò a votare a Lui l’intera sua esistenza. Fondò allora un convento sull’odierna isola di Llanddwyn, proprio di fronte all’isola di Anglesey (Yns Mon). Vi morì nell’anno 460 circa.
Qui una fontana di acqua fresca chiamata Ffynnon Dwynwen, venne considerata una sorgente santa e divenne ben presto meta di pellegrinaggi. Con il tempo la santa fu anche invocata per la guarigione dei malati e degli animali in pericolo, tradizione sopravvissuta sino ai giorni nostri.
Le rovine della cappella di Llanddwyn, una chiesa Tudor del XVI secolo edificata sul sito di un antico priorato, sono ancora visibili odiernamente. Il nome di Santa Dwynwen è inoltre richiamato in quello della città di Porthddwyn ed una chiesa è ancora a lei dedicata nella penisola britannica della Cornovaglia.
Santa Dwyn (Dwynwen) è festeggiata al 25 gennaio.




scri789
00martedì 25 gennaio 2011 09:17

25 gennaio


93702 > Beata Eleonora d’Aragona Regina, mercedaria 25 gennaio

38675 >
Beato Enrico Suso (Susone) Domenicano 25 gennaio MR

91948 >
Beato Guardato di Belforte Piceno Religioso 25 gennaio

91475 >
Beato Manuel Domingo y Sol Fondatore 25 gennaio MR

93942 >
Beato Michele de Plagis Mercedario 25 gennaio

38660 >
San Palemone Anacoreta in Tebaide 25 gennaio MR

38670 >
San Poppone Abate 25 gennaio MR

38665 >
Santi Preietto (Proietto) ed Amarino Martiri 25 gennaio MR

90552 >
Beata Teresa Grillo Michel Fondatrice 25 gennaio MR


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