26 ottobre

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Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:49

Sant' Alfredo il Grande Re del Wessex

26 ottobre

Wantage, Berkshire, 849 – Wessex, 899

Etimologia: Alfredo = guidato dagli elfi, dall'anglosassone

In alcuni ‘Martirologi’ antichi e soprattutto inglesi, il suo nome compare sia al 26 sia al 28 ottobre; sulla scia dell’antica tradizione che ha visto considerare santi, molti regnanti di Paesi del Nord Europa, che avevano bene operato per il bene dello Stato e dei sudditi; spesso con grande religiosità e fedeltà alla Chiesa di Cristo.
E il re Alfredo detto il Grande, appartiene a questa categoria, bisogna comunque dire che l’attuale ‘Martirologio Romano’ non lo menziona, l’unico sant’Alfredo riportato, è il vescovo della Sassonia ricordato il 15 agosto.
Il re Alfredo nacque a Wantage, Berkshire, in Gran Bretagna, nell’849 e morì nell’899, quindi a 50 anni; figlio di Etelvulfo (re del Wessex dall’839 all’856) e fratello e successore del re Etelredo I (866-871).
Divenne re del Wessex (antico regno dei Sassoni dell’Ovest, nella Gran Bretagna meridionale) dall’871 all’878 e re degli Anglosassoni dall’878 all’899.
Dopo aver sostenuto una lotta accanita contro gli Scandinavi invasori e in particolare contro i Danesi (876), che già dal tempo del regno di suo padre Etelvulfo avevano invaso il Wessex e sotto il regno del fratello Etelredo I erano quasi riusciti a sommergere tutta l’Inghilterra, impose la propria superiorità sui Regni Anglo-Danesi con le vittorie militari di Ethandun, di Benfleet, di Buttington.
Ripristinò l’autorità regia e preparò l’unità del Paese; nonostante le difficoltà del suo regno, riuscì comunque a promuovere una splendida rinascita della civiltà anglosassone.
Diffuse la cultura attraverso traduzioni di opere latine, come la “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum” di san Beda il Venerabile (672-735), monaco anglosassone e Dottore della Chiesa; inoltre incoraggiando la composizione di opere storiche e scrivendone lui stesso (Cronaca degli Anglosassoni).
Riorganizzò l’amministrazione dello Stato e notevole fu anche la sua opera legislativa, volta a superare il vecchio diritto consuetudinario germanico.
Come si vede, eccelsa figura storica di regnante che meritò l’appellativo “il Grande”, che questo poi abbia determinato anche il titolo di santo e cosa da inquadrare nella mentalità e religiosità dell’epoca.

Alfredo è un nome di origine esclusivamente sassone, deriva da ‘elf’ e ‘raed’ che significa “consigliato dagli Elfi”. Molto diffuso in Gran Bretagna (Alfred, Fred, Freddy), in Italia cominciò ad essere molto utilizzato, sull’onda del successo del personaggio maschile dell’opera lirica “La Traviata” di Giuseppe Verdi.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:49

Sant' Alor di Quimper Vescovo

26 ottobre

VI secolo

In due cataloghi episcopali, il Cartulario della cattedrale di Quimper, trascritto ca. nel 1417 e inventariato tra i mss. latini della Biblioteca Nazionale di Pa­rigi con il n. 9891, e il Cartulario di Quimper le (ms. del sec. XII), in cui furono ricordati i vescovi fino a Rodolfo (1158), e in seguito fino a Ranoldo (1245), il nome di Alor segue, nella forma Allorus, quelli di Chorentinus e Guennoc (Guenuc).
Il santo visse nel VI sec. e il suo culto si diffuse in varie parrocchie della diocesi bretone, che, dal primitivo nucleo territoriale, alla confluenza dello Steir con l'Odet, giunse, con il passare degli anni, a comprendere l'odierno compartimento del Finistère. Le parrocchie dove il culto di Alor è ancora oggi particolarmente sentito sono Plobannalec, Tre-guennec, Erqué-Armel e Lennon. La sua festa si celebra il 26 ottobre.
Il santo viene invocato come protettore dei cavalli. Non c'è nulla che giustifichi questo patro­nato, oltre la probabile confusione con Eligio (588-660), vescovo di Noyon, e tesoriere di Clotario II e di Dagoberto, venerato come protettore dei fab­bri ferrai. Circa la grafia del nome non esistono veri e propri problemi, ma soltanto incertezze; J. Loth (Les noms des saints bretons, Parigi 1910, p. 9) propose la forma Talor.


Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:50

Sant' Amando di Strasburgo Vescovo

26 ottobre

Martirologio Romano: Ad Strasburgo in Alsazia, nell’odierna Francia, sant’Amando, che si ritiene sia stato il primo vescovo di questa città.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:51

Sant' Aptonio di Angouleme Vescovo

26 ottobre

Martirologio Romano: Ad Angoulême in Aquitania, sempre in Francia, commemorazione di sant’Aptonio, vescovo.


Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:51

Beato Arnaldo da Queralt Mercedario

26 ottobre

Grande difensore delle verità del vangelo contro le eresie dei saraceni, il Beato Arnaldo da Queralt, dovette sopportare molte ingiurie da parte dei mussulmani. Fu cavaliere laico mercedario del convento reale di Santa Maria d'Ausonia in Spagna dove condusse una vita esemplare e nello stesso convento morì nel bacio del Signore circondato dalla venerazione popolare.
L'Ordine lo festeggia il 26 ottobre.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:52

San Beano di Mortlach Vescovo

26 ottobre

Martirologio Romano: In Scozia, san Beano, vescovo di Mortlach.


Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:52

Beato Bernardo de Figuerols Mercedario

26 ottobre

Generoso cavaliere laico dell'Ordine Mercedario, il Beato Bernardo de Figuerols, combatté energicamente contro i mori in Almeria (Spagna). Grande il suo valore quanto le sue virtù, di una fede straordinaria con la quale meritò molti favori dal cielo. Il Signore accompagnò la sua morte con santi prodigi.
L'Ordine lo festeggia il 26 ottobre.




Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:53

Beato Bonaventura da Potenza Francescano Conventuale

26 ottobre

Potenza, gennaio 1651 – Ravello, Amalfi, 26 ottobre 1711

Nato a Potenza come Antonio Carlo Gerardo Lavanga nel 1651, entrò tra i Minori conventuali a 15 anni. Girò per tanti conventi campani: Aversa, Maddaloni, Amalfi, Ischia, Nocera Inferiore (vi fu maestro dei novizi), Sorrento, Napoli e, infine, Ravello, dove morì per una cancrena nel 1711. Fu esempio di umiltà. Ma, pur non essendo dotto, colpiva anche per la profondità teologica della sua predicazione. A lui sono attribuiti numerosi prodigi. Vide l’anima della sorella salire in cielo, guarì un lebbroso. A Napoli, nel convento di Sant’Antonio a Porta Medina, il suo misticismo si manifestò con numerose elevazioni da terra. Si prodigò anche per gli appestati. È beato dal 1775. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Ravello presso Amalfi in Campania, beato Bonaventura da Potenza, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che rifulse per obbedienza e carità verso tutti.


Nella Lucania, antica regione, vi sono santuari che la pietà intensa dei fedeli ha voluto costruire in luoghi aspri quasi inaccessibili ma da poter vedere da molte angolazioni panoramiche, quasi come fari indicanti la spiritualità. E in questo contesto così religioso vi erano disseminati un po’ dappertutto conventi con gruppi di frati che garantivano l’unione continua dei fedeli con Dio.
Anche a Potenza vi era un convento dedicato a s. Francesco e in questa comunità iniziò le sue frequentazioni Antonio Carlo Gerardo Lavanga, nato nei primi giorni di gennaio del 1651 (fu battezzato il 4 gennaio), qui ebbe l’occasione di conoscere e capire lo stile della loro vita, povera per scelta, d’ubbidienza al superiore, di abnegazione altruista e sentì, adolescente, la chiamata di Dio a quella vita interiore.
A 15 anni entrò fra i Minori Conventuali di Nocera Inferiore, sede del Noviziato francescano, cambiò il nome in fra’ Bonaventura da Potenza, quale simbolo di cambiamento totale di vita, superate le iniziali prove, fu inviato ad Aversa e Maddaloni per approfondire gli studi in vista del sacerdozio, ma qui l’ambiente era dissimile da quello iniziale potentino che l’aveva affascinato nella sua spontanea povertà, cosicché gli si creò un disagio interiore che portò i comprensivi superiori a spostarlo prima in un paesetto irpino e poi ad Amalfi dove incontrò un suo conterraneo padre Domenico Girardelli, il quale divenne sua guida e da quello spirito ribelle e scalpitante qual’era divenne il cosciente ubbidiente e l’esecutore entusiasta di ogni parola di Dio attraverso i suoi vicari (cfr. Fra Bonaventura da Potenza,p. Silvio Stolfi 1998).
Nel convento amalfitano cominciarono a verificarsi episodi quasi miracolosi che testimoniavano la completa fiducia in chi gli comandava qualcosa anche la più assurda. Tale semplicità d’animo gli meritò la gioia di diventare sacerdote, ordinazione avvenuta nel 1675.
Rimase ad Amalfi otto anni, vivendo in una simbiosi stupenda e spirituale con l’ormai vecchio frate Domenico Girardelli; destinato a Napoli, si lasciarono in lagrime con il presentimento di non rivedersi più.
Andò in vari conventi passando come un esempio vivente della povertà francescana più stretta, edificando i confratelli con la sua vita dedita tutta all’ubbidienza; era solito dire: “Signore, sono un servo inutile nelle tue mani”. Per la santità che emanava, fu incaricato di formare i nuovi frati nel Noviziato di Nocera Inferiore, dove fu maestro di un rigore di vita aspro, impegnativo, di una stima profonda della povertà, auspice il ritorno alle origini del francescanesimo.
A Napoli, Ravello, Ischia, Sorrento fu tutto un susseguirsi di episodi di premonizioni che padre Bonaventura faceva a tanti conoscenti anche vescovi, nobili, confratelli, fatti che poi puntualmente anche con il tempo si avveravano. Vide l’anima della sorella volare al cielo mentre lui era in viaggio per raggiungerla moribonda a Potenza, così da poter invertire il viaggio di saluto ormai non più necessario.
A Ravello abbracciò un lebbroso e questi guarì all’istante, ad Ischia rimase nove anni disseminando il suo cammino di prodigi, il popolo ischitano si raccolse tutto sulla spiaggia a salutarlo quando dovette imbarcarsi per una nuova destinazione.
Nel convento di s. Antonio a Porta Medina a Napoli la sua ascetica si evidenziava anche con elevazioni da terra durante le intense preghiere; la sua predicazione pur non essendo lui titolato con dottorato, era così profonda e teologica da lasciare interdetti i suoi dotti confratelli di S. Lorenzo Maggiore,. La peste a Napoli scoppiata nel XVII secolo, lo vide in primo piano nell’assistenza personale degli appestati.
All’inizio del 1710, ormai vecchio e malato, con i postumi di una cruenta operazione chirurgica per una cancrena ad una gamba, subita a Napoli, fu inviato al convento di Ravello e se lui non poteva scendere fra gli abitanti della divina Costiera, erano questi che a frotte salivano al convento per ricevere conforto, attratti dagli innumerevoli prodigi che operava ed a Ravello morì il 26 ottobre del 1711, fra il pianto popolare e con il suono delle campane sciolte in un concerto di gloria.
Beatificato da papa Pio VI il 26 novembre 1775.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:54

San Cedda Vescovo

26 ottobre

+ Lastingham, Inghilterra, 26 ottobre 664

San Cedda, fratello di San Chad, fu per un lungo periodo monaco a Lindisfarne in Inghilterra. Nel 653, con la conversione del re Peada, Cedda fu scelto per evangelizzare gli Angli centrali. Quando alcuni anni dopo anche san Sigeberto II, re dei sassoni orientali, abbracciò il cristianesimo, Cedda fu inviato con un altro compagno nell'odierna contea di Wessex per predicare e battezzare la popolazione locale. Esplorato l'intero territorio oggetto dell'opera missionaria, Cedda volle consultarsi con il suo superiore a Lindisfarne e questi fu così entusiasta che decise di consacrarlo primo vescovo della regione. Più volte Cedda fece ritorno a Lindisfarne e qui il re Etelwald, a conoscenza della sua fama di santità, gli donò un terreno per fondare un monastero nella selva dello Yorkshire. Il santo allora nel 658 vi fondò il monastero di Lastingham, poi anch'esso distrutto dagli invasori. Nel 664 Cedd partecipò al sinodo di Whitby, facendosi mediatore tra le due opposte fazioni, celta e romana, nella disputa sulla data della Pasqua. Ritornato poi a Lastingham, morì il 26 ottobre 644 a causa di un'epidemia. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Lastingham nella Northumbria in Inghilterra, san Cedda, che, fratello di san Ceadda, fu ordinato da san Finnano vescovo dei Sassoni orientali e si adoperò per gettare tra costoro le fondamenta della Chiesa.


San Cedd, fratello di San Chad, fu per un lungo periodo monaco a Lindisfarne in Inghilterra. Nel 653, con la conversione del re Peada, Cedd fu scelto quale uno dei quattro evangelizzatori degli angli centrali. Quando alcuni anni dopo anche San Sigeberto II, re dei sassoni orientali, abbracciò il cristianesimo, Cedd fu inviato con un altro compagno nell’odierna contea di Wessex per predicare e battezzare la popolazione locale. Esplorato l’intero territorio oggetto dell’opera missionaria, Cedd volle consultarsi con il suo superiore a Lindisfarne e questi fu così entusiasta che decise di consacrarlo primo vescovo della regione.
Ritornato nell’Essex, Cedd poté così ordinare nuovi sacerdoti e diaconi che lo potesero affiancare nella predicazione e nall’amministrazione del battesimo. Promosse l’edificazione di diverse chiese, nonché di due monasteri poi andati distrutti: del primo sito nell’odierno Bradwell-on-Sea sopravvive ancora la chiesa, mentre il secondo si trovava presso Tilbury sulle rive del Tamigi.San Beda il Venerabile, grande storico della Chiesa inglese, narra come Cedd fondò “una comunità di servi di Cristo, insegnò a osservare la disciplina di una regola, nei limiti in cui quelli potevano comprenderla, dato che erano ancora piuttosto rozzi”. Inoltre Beda riferì che Cedd scomunicò un nobile locale in seguito ad un matrimonio illecito, vietando a tutti l’ingresso nella sua abitazione. Quando il re Sigeberto disobedì al divieto, Cedd lo ammonì fermamente: “Poiché non ti sei astenuto dall’entrare nella casa di un uomo perduto e dannato, questa stessa casa ha segnato la tua morte”. Infatti poco tempo dopo il sovrano fu assassinato da un parente.
Più volte Cedd fece ritorno a Lindisfarne e qui il re Etelwald, a conoscenza della sua fama di santità, gli donò un terreno per fondare un monastero nella selva dello Yorkshire. Il santo consacrò allora il luogo digiunandovi per quaranta giorni e nel 658 vi fondò il monastero di Lastingham, poi anch’esso distrutto dagli invasori. Nel 664 Cedd partecipò al sinodo di Whitby, facendosi mediatore tra le due opposte fazioni, celta e romana, nella disputa sulla data della Pasqua. Egli stesso di tradizione celtica, optò comunque per la datazione latina della principale festa cristiana, contribuendo così all’uniformità in materia.
Ritornato poi a Lastingham, morì il 26 ottobre 644 a causa di un’epidemia. La leggenda vuole che trenta suoi fratelli, appresa la notizia della morte, si misero in viaggio verso nord “desiderosi di vivere vicino al corpo del loro padre, se così a Dio fosse piaciuto, o, se fossero morti, di essere seppelliti colà”. Contrassero infatti la medesima malattia e furono sepolti vicini al santo. Quest’ultimo, sepolto inizialmente nelle segrete del monastero, fu poi traslato nel sacrario di una chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nell’XI secolo le sue reliquie erano oggetto di venerazione presso Lichfield con quelle di suo fratello.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:55

Beata Celina Chludzinska Borzecka Vedova, fondatrice

26 ottobre

Antowil, Polonia, 29 ottobre 1833 – Cracovia, Polonia, 26 ottobre 1913

Celina Chludzinska nacque il 29 ottobre 1833 ad Antowil (Polonia) e morì il 26 ottobre 1913 a Cracovia (Polonia). Rimasta vedova del signor Borzecka, fondò la Congregazione delle Suore della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Dichiarata “venerabile” l’11 febbraio 1982, è stato riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione in data 16 dicembre 2006 e finalmente il 27 ottobre 2007 è stata beatificata a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano.


Celina Chludzinska nacque il 29 ottobre 1833 ad Antowil, nella Polonia orientale. Ben presto avvertì di essere chiamata alla vita religiosa, ma sia i genitori che il vescovo, suo direttore spirituale, la orientarono verso il matrimonio. Convolata a nozze nel 1853, fu una moglie esemplare e madre di quattro figli. Nel 1863 fu arrestata per aver aiutato alcuni insorti contro il regime zarista e sei anni dopo si trasferì a Vienna per dedicarsi all’assistenza del marito paralizzato, nonché all’educazione delle figlie Celina ed Edvige. Rimasta vedova, nel 1875 si trasferì a Roma, ove grazie al servo di Dio Pietro Semenenko venne a contatto con la spiritualità risurrezionista.
Insieme con la figlia Edvige decise allora di intraprendere finalmente la vita religiosa e nel 1882 diede vita alla Congregazione delle Suore della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo (in realtà ufficializzata poi solo nove anni dopo) di carattere contemplativo-attivo, volta all’educazione cristiana delle ragazze ed al rinnovamento religioso e morale delle donne in genere.
Chiamata poi dal Cardinal Dunajewski, nel 1891 aprì in Polonia la casa del noviziato a Kety e dal 1896 portò la sua opera anche in Bulgaria, non limitandosi all’apostolato per i cattolici ma dedicandosi anche all’attività missionaria tra gli ortodossi. Rispettivamente negli anni 1898 e 1900 aprì le case di Czestochowa e Varsavia, ove le suore si ritrovarono costrette a nascondere la loro identità di religiose. Nel 1900 inviò alcune suore anche negli Stati Uniti d’America per l’educazione degli emigranti polacchi ed organizzò l’associazione laicale delle cosiddette suore aggregate affinchè svolgessero il loro apostolato nel loro ambiente di vita secolare.
Nel 1902 intraprese la fondazione della casa madre a Roma, nel 1905 ottenette il “decretum laudis” per l’istituto e dal 1906, dopo la morte improvvisa della figlia Edvige, intensificò la sua attività e non senza fatica visitò le numerose case sparse in Europa ed in America. Nel 1911 convocò il primo capitolo generale, che la elesse a vita superiora generale, ma soli due anni dopo morì presso Cracovia il 26 ottobre 1913. Tra i suoi scritti che ci sono rimasti abbiamo le “Memorie per le mie figlie”, volte a porre in rilievo l’importanza della fiducia nell’educazione dei giovani, e le “Lettere dalla Bulgaria”.
La congregazione, la cui base spirituale è costituita dal Mistero pasquale ed il fine apostolico consiste nell’educazione cristiana e nella cura degli ammalati, è oggi assai diffuso e conta case in Argentina, Australia, Brasile, Canada, Inghilterra, Italia, Polonia e Stati Uniti. Ciò è indubbiamente anche frutto della fama di santità che circondo la fondatrice, Mare Chludzinska, il cui proceso di canonizzazione ebbe inizio nel 1944. Dichiarata “venerabile” l’11 febbraio 1982, è stato riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione in data 16 dicembre 2006 e finalmente il 27 ottobre 2007 è stata beatificata a Roma nella Basilica di San Giovanni in Laterano.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:55

Beato Damiano da Finale Domenicano

26 ottobre

Finale ? - Reggio Emilia, 1484

Nacque dalla nobile famiglia dei Furcheri a Finale, in Liguria. Ancora bambino fu miracolosamente liberato dalle mani di un folle che lo aveva rapito. Appena adolescente, vincendo la resistenza dei parenti che non potevano rassegnarsi a perderlo, vestì l'abito da domenicano. Studiò con assiduità e amore la Sacra Scrittura, da cui seppe trarre una pura e sostanziosa dottrina in vista di un'efficace predicazione. Infaticabile evangelizzò la Liguria e la Lombardia, dove contribuì a diffondere la verità cristiana. Ma la divina parola la volle innanzi tutto incarnare in se stesso, con la santità di vita. Fu priore nella natia Finale. Appartenente alla corrente di riforma dell'Ordine, la introdusse nel convento di Reggio Emilia per ordine di Pio II. Negli ultimi anni si ritirò nel convento di Reggio Emilia per immergersi sempre più nel vivo contatto con Dio e prepararsi al suo abbraccio, che avvenne nel 1484. Scrisse molte opere pregiate. I suoi resti riposano nella chiesa di San Domenico a Reggio Emilia. Il Beato Papa Pio IX il 4 agosto 1848 ha confermato il culto proclamando Daminano beato. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Reggio Emilia, beato Damiano Furcheri, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, insigne araldo del Vangelo.


Damiano nacque dalla nobile famiglia dei Furcheri a Finale, in Liguria. Ancora bambino fu miracolosamente liberato dalle mani di un folle che lo aveva rapito. Appena adolescente, vincendo la resistenza dei parenti che non potevano rassegnarsi a perderlo, vestì l’Abito Gusmano che onorò con lo splendore della dottrina e della santità. Studiò con assiduità ed amore le divine Scritture, da cui seppe trarre la pura e sostanziosa dottrina di cui fu intessuta la sua potente e fruttuosissima predicazione. Evangelizzò infaticabile la Liguria e la Lombardia, tutto acceso dal desiderio di rischiarare le anime con la luce della verità. Ma la divina parola la volle innanzi tutto incarnare in se stesso, con la santità della vita. Spesso si sentiva prorompere in questa ardente espressione: “Rinunzia a te stesso e segui il tuo Redentore”. Per tradurla in pratica il suo mezzo infallibile fu la preghiera, intima e fervente, alla quale si applicò con ardore sempre crescente. Negli ultimi anni si ritirò nel convento di Reggio Emilia per immergersi sempre più nel vivo contatto con Dio e prepararsi al suo abbraccio, che avvenne nel 1484. Scrisse molte opere pregiate. I suoi resti riposano nella chiesa di San Domenico a Reggio Emilia. Il Beato Papa Pio IX il 4 agosto 1848 ha confermato il culto, stabilendo la memoria annuale al 26 ottobre.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:56

Sant' Eata di Hexham Vescovo

26 ottobre

Martirologio Romano: A Hexham sempre in Northumbria, sant’Eata, vescovo, che, uomo di grande mansuetudine e semplicità, resse molti monasteri e Chiese e, tornato ad Hexham, pur essendo al contempo abate e vescovo, non declinò mai da uno stile di vita ascetico.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:57

Sant' Eliavo Martire in Bretagna

26 ottobre

VIII secolo


Discendente da una famiglia principesca della Cornovaglia, emigrato in Breta­gna, fu ucciso, nel corso del sec. VIII, da suo fratello. La rinomanza della santità di cui era circondato in vita, gli valse il titolo di martire, attribuitogli dal favore del popolo, impressionato da qualche miracolo postumo. Ha dato il suo nome ad alcune parrocchie della diocesi di Saint-Brieuc; la festa ricorre il 26 ottobre.


Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:58

San Folco Scotti di Piacenza e Pavia Vescovo

26 ottobre

1165 circa - 16 dicembre 1229

I resti di questo santo di origine irlandese sono custoditi nella cattedrale di Pavia, città della quale fu vescovo nel XIII secolo. Folco (o Fulco) nasce intorno al 1165 a Piacenza da una celebre famiglia, quella degli Scotti, originari dell'Irlanda, che viene identificata secondo la denominazione dell'epoca come patria degli «Scoti», scozzesi. Folco a 20 anni entra tra i canonici regolari di Sant'Eufemia. Viene inviato a Parigi a compiere gli studi di teologia a Parigi e al rientro viene eletto priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene consacrato vescovo di Piacenza. Sei anni più tardi, rimasta vacante la sede pavese, viene designato vescovo anche di questa città. Piacentino e vescovo di Pavia, Folco fu il grande paciere delle due città, allora divise da un'aspra rivalità. Dopo aver lavorato per la pacificazione interna delle città e delle contese tra i due centri muore nel 1229. (Avvenire)

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità.


Folco, o Fulco, è Santo di Pavia, dove le sue spoglie riposano, da sette secoli e mezzo, nella bella cattedrale bramantesca, dove è festeggiato il 21 maggio. Ma era nato a Piacenza e usciva da una celebre famiglia: quella degli Scotti.
Questo nome di famiglia ci consente di ricordare una storia interessante: gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta l'Italia, erano una famiglia di Scoti, cioè di Scozzesi. Venivano detti allora Scozzesi non gli abitanti della Scozia, ma quelli dell'Irlanda. Dalla verde isola cristiana, evangelizzata nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di Santi e di religiosi, come per una spirituale trasfusione di sangue. Dietro ai Santi - specialmente quando le isole del nord furono invase dai Danesi - seguirono mercanti, soldati, e intere famiglie, come quella piacentina degli Scotti dalla quale, verso il 1165, nacque il nostro San Folco.
Questi entrò a vent'anni presso i Canonici Regolari di Sant'Eufemia, e poiché era un giovane d'ingegno vivace, fu mandato a compiere gli studi di teologia a Parigi, capitale universitaria dell'Europa.
Tornato a Piacenza, a trent'anni fu eletto Priore di Sant'Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Finalmente venne consacrato Vescovo di Piacenza. Sei anni più tardi, restata vacante la sede di Pavia, Folco Scotti venne designato Vescovo anche di questa città.
In quel tempo, Piacenza e Pavia erano divise da una terribile ostilità, come allora molte coppie di città vicine e rivali. Anche oggi il ricordo delle antiche contese tra due città rivive in tradizioni pittoresche e in schermaglie facete: nel Medioevo tali rivalità non erano soltanto pittoresche ma - come nel caso di Piacenza e Pavia - violente e cruente, causa di lutti e di rovine.
San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande paciere delle due città. Si adoperò, prima di tutto, per la pace interna, cioè per la concordia tra i cittadini divisi dalle fazioni politiche. Poi si fece mediatore di pace tra le due città l'una contro l'altra armate, e dimentiche, nella passione politica. delle più elementari leggi della cristiana e fraterna carità.
Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si sa del suo episcopato. Ma quello che sappiamo, e soprattutto le conseguenze della sua opera di padre affettuoso e giusto, basta a spiegare la fama che il discendente degli Irlandesi nato a Piacenza, ha guadagnato nella lombarda Pavia, città ricca di sapienza e di santità.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 11:59

San Gaudioso (Gaudino) di Salerno Vescovo

26 ottobre

Etimologia: Gaudino = potente nel bosco

Emblema: Bastone pastorale

Ascolta da RadioVaticana:
  

La tradizione, che lo fa figlio o nipote di Teofilatto, duca di Napoli (666-670) e ascritto al clero della basilica napoletana di S. Maria Maggiore (dal vescovo s. Pomponio), lo presenta altresí come solerte vescovo della città di Salerno, che avrebbe difesa dalle invasioni dei barbari, specialmente durante la guerra dei Longobardi di Benevento. Morto all'età di cinquant'anni, prima del 649, un magister mditum di Napoli, suo consanguineo, pochi anni dopo, da un Grimoaldo duca di Benevento e signore di Salerno (I o II di questo nome) ne avrebbe ottenuto il corpo, che avrebbe deposto in una chiesa a lui dedicata in Napoli.
Uno storico napoletano del sec. XVII informa che nel 1606 il card. arcivescovo Ottavio Acquaviva ne aprí il sepolcro sotto l'altare maggiore della chiesa di S. Gaudioso africano per estrarne una reliquia da rinchiudere nel busto d'argento. La scarsa attendibilità delle fonti, pochissime e tardive, la nebulosità della tradizione cinque-secentesca e la vicinanza delle date commemorative dei due santi (il 26 ottobre è fissato come festa del vescovo salernitano; il 27 dello stesso mese il Proprio napoletano festeggia s. Gaudioso africano) hanno indotto, e giustamente, il Delehaye a sospettare che si tratti dello sdoppiamento del s. vescovo di Abitine. In onore del santo e a ricordo dell'invenzione delle reliquie il celebre umanista Jacopo Sannazzaro avrebbe composto qualche inno dell'ufficiatura propria.


Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 12:00

Santi Luciano e Marciano Martiri

26 ottobre

Martirologio Romano: A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi Luciano e Marciano, martiri, che si tramanda siano stati messi al rogo sotto l’imperatore Decio, per ordine del proconsole Sabino.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 12:00

Sant' Orsa Vergine e martire venerata a Pieve Vergonte

26 e ultima domenica di ottobre

Patronato: Ossola


Il nome di Orsa (nella variante Ursa) viene menzionato in alcune versioni dei Martirologi all’interno di un gruppo di martiri orientali, precisamente di Nicomedia: Luciano, Marciano, Floro, Eraclio ecc., vittime della persecuzione di Decio (249 – 251), condannati a morte per ordine del proconsole Sabino un 26 ottobre, giorno in cui i santi sono ricordati. Secondo la tradizione esistente a Pieve Vergante, popoloso centro dell’Ossola, la cui parrocchia fu una delle prime chiese dell’intera vallata, le reliquie della santa sarebbero state trasferite, fin dall’epoca del suo martirio, nel complesso cimiteriale di Priscilla a Roma. In quella catacomba rimasero fino al 1715 quando, estratte dal loculo che le conteneva, vennero destinate alla venerazione dei fedeli. Attraverso una lunga serie di passaggi, i resti della giovane martire pervennero alla parrocchia dei Santi Vincenzo ed Anastasio di Pieve Vergante come dono della nobile famiglia Cattaneo di Vogogna, come documenta un atto notarile del 4 dicembre 1732. Ottenuta l’autorizzazione del vescovo di Novara Gilberto Borromeo, il corpo di Sant’Orsa venne esposto alla venerazione, ma soltanto nel 1741 collocato nell’elegante urna in cui ancor oggi è visibile. Per l’inaugurazione della pregevole opera, realizzata a Milano da Giovanni Antonio Ferreri, si svolsero solenni festeggiamenti il 23 ottobre dello stesso anno, con un grande concorso di devoti da ogni parte dell’Ossola, che contribuirono ad accrescere nei vari paesi la devozione verso la santa. Nel 1879, caso più unico che raro nel culto dei corpi santi estratti dalle catacombe romane, la Sacra Congregazione dei Riti concesse alla comunità di Pieve l’ufficio e la liturgia propria della Messa per la celebrazione della festa annuale, nell’ultima domenica di ottobre. La motivazione di tale concessione risiedeva nel fatto che le reliquie, recuperate a Roma, vennero effettivamente ritenute appartenenti alla santa martire di Nicomedia citata nelle fonti agiografiche e che dunque poteva vantare una certa qual storicità. Dubbi su questa identificazione tuttavia sussistono, in particolare per quanto riguarda la supposta traslazione dalla città asiatica alla catacomba di Priscilla, non ricordata da alcuna fonte storica. L’unico elemento che avrebbe potuto fare chiarezza in merito era l’epigrafe posta a chiusura del loculo che conteneva le ossa della santa, purtroppo andata perduta e della quale fino ad ora non se ne conosce una trascrizione. A prescindere da questa possibile identificazione, Sant’Orsa è tutt’oggi oggetto di un sentito culto popolare: oltre ad essere stata proclamata patrona delle valli ossolane, è particolarmente invocata come protettrice dei bambini, la cui benedizione si svolge in occasione della festa annuale. Attualmente l’urna di Sant’Orsa, sormontata da un angelo recante corona e palma simboli del martirio, è conservata in uno scurolo sopraelevato che si apre sulla navata destra della chiesa, terminato con elegante forma nel 1898.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 12:01

Santi Rogaziano e Felicissimo Martiri

26 ottobre

Martirologio Romano: A Cartagine, nell’odierna Tunisia, commemorazione di san Rogaziano, sacerdote, al quale san Cipriano affidò l’amministrazione della Chiesa di Cartagine durante la persecuzione dell’imperatore Decio e che insieme a san Felicissimo patì tribolazioni e carcere per il nome di Cristo.

Ascolta da RadioRai:
  


Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 12:02

San Rustico di Narbonne Vescovo

26 ottobre

Martirologio Romano: A Narbonne sulla costa della Francia meridionale, san Rustico, vescovo, che, mentre meditava di deporre il suo incarico e di ritirarsi a vita solitaria, fu richiamato dal papa san Leone Magno alla santa perseveranza e, così riconfortato, rimase nel ministero a lui affidato e negli impegni assunti.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 12:03

San Sigebaldo di Metz Vescovo

26 ottobre

Vescovo di Metz, Sigebaldo morì intorno all’anno 740 nell’abbazia di San Nabore, che lui stesso aveva fatto ristrutturare (oggi si chiama Saint Avold). Insieme a san Pirmino, il fondatore della celebre abbazia di Reichenau, diede vita al chiostro di Neuweiler (Neuwiller-les-Saverne) in Alsazia. Dal X secolo gran parte delle reliquie sono nella cattedrale di Metz. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Metz in Austrasia, ora in Francia, san Sigebaldo, vescovo, fondatore di molti monasteri.



Stellina788
00martedì 26 ottobre 2010 12:03

San Witta (o Vitta o Albino) Vescovo

26 ottobre

Martirologio Romano: Nel monastero di Heresfeld in Germania, deposizione di san Vitta o Albino, primo vescovo di Buraburg, che, inglese di origine, fu chiamato insieme ad altri da san Bonifacio e mandato in Assia per spargere in questa terra il seme della parola di Dio.


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