26 settembre

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scri789
00domenica 26 settembre 2010 14:11

San Cosma Martire

26 settembre - Memoria Facoltativa

sec. III, inizio sec. IV

Sulla vita di Cosma e Damiano le notizie sono scarse. Si sa che erano gemelli e cristiani. Nati in Arabia, si dedicarono alla cura dei malati dopo aver studiato l'arte medica in Siria. Ma erano medici speciali. Spinti da un'ispirazione superiore infatti non si facevano pagare. Di qui il soprannome di anàgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). Ma questa attenzione ai malati era anche uno strumento efficacissimo di apostolato. «Missione» che costò la vita ai due fratelli, che vennero martirizzati. Durante il regno dell'imperatore Diocleziano, forse nel 303, il governatore romano li fece decapitare. Successe a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria dove i martiri vengono sepolti. Un'altra narrazione attesta invece che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. Il culto di Cosma e Damiano è attestato con certezza fin dal V secolo. (Avvenire)

Patronato: Medici, Chirurghi, Farmacisti, Parrucchieri

Etimologia: Cosma = ben ordinato, bello, dal greco

Emblema: Palma, Strumenti chirurgici

Martirologio Romano: Santi Cosma e Damiano, martiri, che si ritiene abbiano esercitato a Cirro nella provincia di Eufratesia, nell’odierna Turchia, la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure.

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Santi Cosma e Damiano

Abbiamo informazioni abbondanti e di grande interesse sul culto che Cosma e Damiano hanno avuto già poco tempo dopo la morte: dedicazione di chiese e monasteri a Costantinopoli, in Asia Minore, in Bulgaria, in Grecia, a Gerusalemme. La loro fama è giunta rapida in Occidente, partendo da Roma, con l’oratorio dedicato loro da papa Simmaco (498- 514) e con la basilica voluta da Felice IV (526-530). I loro due nomi, poi, sono stati pronunciati infinite volte, sotto tutti i cieli, ogni giorno a partire dal VI secolo, nel Canone della Messa, che dopo gli Apostoli ricorda dodici martiri, chiudendo l’elenco appunto con i loro nomi: Cosma e Damiano.
Poco si sa invece della loro vita. Li ricorda il Martirologio Romano, ispirandosi a una narrazione che vuole Cosma e Damiano nati in Arabia. Sono fratelli, e cristiani. Per invito dello Spirito Santo, si dedicano alla cura dei malati, dopo aver studiato l’arte medica in Siria. Ma sono medici speciali, appunto in virtù della loro missione: non si fanno pagare. Di qui il soprannome di anàgiri (termine greco che significa “senza argento”, “senza denaro”). Solo una volta, si narra – e contro la volontà di Cosma –, Damiano ha accettato un compenso da una donna che ha guarito: tre uova.
Questa attenzione ai malati è pure uno strumento efficacissimo di apostolato cristiano. E appunto l’opera di proselitismo costa la vita ai due fratelli, martirizzati insieme con altri cristiani. In un anno imprecisato del regno dell’imperatore Diocleziano (tra il 284 e il 305, forse nel 303), il governatore romano li sottopone a tortura e poi li fa decapitare. Questo avviene a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia) dove i martiri vengono sepolti. Un’altra narrazione dice che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. Ma abbiamo la voce di Teodoreto, vescovo appunto di Ciro, uno dei grandi protagonisti delle battaglie dottrinali nel V secolo: e questa voce parla di Cosma e Damiano, "illustri atleti e generosi martiri", con ammirazione e affetto di concittadino.
Il culto per i due guaritori, passato dall’Oriente all’Europa, "si mantenne straordinariamente vivo fino a tutto il Rinascimento, dando luogo a un’iconografia tra le più ricche dell’Occidente, specie in Italia, Francia e Germania" (Maria Letizia Casanova). A più di mille anni dalla loro morte, si dà il nome di uno di loro a quello che poi i fiorentini chiameranno padre della patria: Cosimo de’ Medici il Vecchio. E la casata chiama a illustrare la vita dei due santi guaritori artisti come il Beato Angelico, Filippo Lippi e Sandro Botticelli.





scri789
00domenica 26 settembre 2010 14:12

Santi Cosma e Damiano Martiri

26 settembre - Memoria Facoltativa

sec. III, inizio sec. IV

Cosma e Damiano, medici anàrgiri (gratuiti), secondo un’antica tradizione subirono il martirio a Ciro in Siria e il loro culto fu assai diffuso in tutta la Chiesa fin dal sec. IV. Il 26 settembre è la probabile data della dedicazione della basilica che a Roma porta il loro nome, edificata da Felice IV (525-530). Di loro si fa memoria nel Canone romano.

Patronato: Medici, Chirurghi, Farmacisti, Parrucchieri

Emblema: Palma, Strumenti chirurgici

Martirologio Romano: Santi Cosma e Damiano, martiri, che si ritiene abbiano esercitato a Cirro nella provincia di Eufratesia, nell’odierna Turchia, la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure.

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Il 26 di settembre la Chiesa commemora la memoria liturgica dei fratelli e martiri:

>
San COSMA
> San DAMIANO

Sulla vita di Cosma e Damiano le notizie sono scarse. Si sa che erano gemelli e cristiani. Nati in Arabia, si dedicarono alla cura dei malati dopo aver studiato l'arte medica in Siria. Ma erano medici speciali. Spinti da un'ispirazione superiore infatti non si facevano pagare. Di qui il soprannome di anàgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). Ma questa attenzione ai malati era anche uno strumento efficacissimo di apostolato. «Missione» che costò la vita ai due fratelli, che vennero martirizzati. Durante il regno dell'imperatore Diocleziano, forse nel 303, il governatore romano li fece decapitare. Successe a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria dove i martiri vengono sepolti. Un'altra narrazione attesta invece che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. Il culto di Cosma e Damiano è attestato con certezza fin dal V secolo.




scri789
00domenica 26 settembre 2010 14:14

San Damiano Martire

26 settembre - Memoria Facoltativa

sec. III, inizio sec. IV

Sulla vita di Cosma e Damiano le notizie sono scarse. Si sa che erano gemelli e cristiani. Nati in Arabia, si dedicarono alla cura dei malati dopo aver studiato l'arte medica in Siria. Ma erano medici speciali. Spinti da un'ispirazione superiore infatti non si facevano pagare. Di qui il soprannome di anàgiri (termine greco che significa «senza argento», «senza denaro»). Ma questa attenzione ai malati era anche uno strumento efficacissimo di apostolato. «Missione» che costò la vita ai due fratelli, che vennero martirizzati. Durante il regno dell'imperatore Diocleziano, forse nel 303, il governatore romano li fece decapitare. Successe a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria dove i martiri vengono sepolti. Un'altra narrazione attesta invece che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. Il culto di Cosma e Damiano è attestato con certezza fin dal V secolo. (Avvenire)

Patronato: Medici, Chirurghi, Farmacisti, Parrucchieri

Etimologia: Damiano = domatore, o del popolo, dal greco

Emblema: Palma, Strumenti chirurgici

Martirologio Romano: Santi Cosma e Damiano, martiri, che si ritiene abbiano esercitato a Cirro nella provincia di Eufratesia, nell’odierna Turchia, la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure.

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Santi Cosma e Damiano

Abbiamo informazioni abbondanti e di grande interesse sul culto che Cosma e Damiano hanno avuto già poco tempo dopo la morte: dedicazione di chiese e monasteri a Costantinopoli, in Asia Minore, in Bulgaria, in Grecia, a Gerusalemme. La loro fama è giunta rapida in Occidente, partendo da Roma, con l’oratorio dedicato loro da papa Simmaco (498- 514) e con la basilica voluta da Felice IV (526-530). I loro due nomi, poi, sono stati pronunciati infinite volte, sotto tutti i cieli, ogni giorno a partire dal VI secolo, nel Canone della Messa, che dopo gli Apostoli ricorda dodici martiri, chiudendo l’elenco appunto con i loro nomi: Cosma e Damiano.
Poco si sa invece della loro vita. Li ricorda il Martirologio Romano, ispirandosi a una narrazione che vuole Cosma e Damiano nati in Arabia. Sono fratelli, e cristiani. Per invito dello Spirito Santo, si dedicano alla cura dei malati, dopo aver studiato l’arte medica in Siria. Ma sono medici speciali, appunto in virtù della loro missione: non si fanno pagare. Di qui il soprannome di anàgiri (termine greco che significa “senza argento”, “senza denaro”). Solo una volta, si narra – e contro la volontà di Cosma –, Damiano ha accettato un compenso da una donna che ha guarito: tre uova.
Questa attenzione ai malati è pure uno strumento efficacissimo di apostolato cristiano. E appunto l’opera di proselitismo costa la vita ai due fratelli, martirizzati insieme con altri cristiani. In un anno imprecisato del regno dell’imperatore Diocleziano (tra il 284 e il 305, forse nel 303), il governatore romano li sottopone a tortura e poi li fa decapitare. Questo avviene a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia) dove i martiri vengono sepolti. Un’altra narrazione dice che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. Ma abbiamo la voce di Teodoreto, vescovo appunto di Ciro, uno dei grandi protagonisti delle battaglie dottrinali nel V secolo: e questa voce parla di Cosma e Damiano, "illustri atleti e generosi martiri", con ammirazione e affetto di concittadino.
Il culto per i due guaritori, passato dall’Oriente all’Europa, "si mantenne straordinariamente vivo fino a tutto il Rinascimento, dando luogo a un’iconografia tra le più ricche dell’Occidente, specie in Italia, Francia e Germania" (Maria Letizia Casanova). A più di mille anni dalla loro morte, si dà il nome di uno di loro a quello che poi i fiorentini chiameranno padre della patria: Cosimo de’ Medici il Vecchio. E la casata chiama a illustrare la vita dei due santi guaritori artisti come il Beato Angelico, Filippo Lippi e Sandro Botticelli.





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00domenica 26 settembre 2010 14:15

Beato Bonaventura da Puzol (Julio Esteve Flors) Sacerdote e martire

26 settembre

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1897 - 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Gilet sempre nella medesima regione, beato Bonaventura (Giulio) Esteve Flors, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che nello stesso periodo passò al Signore sotto la violenza dei nemici della fede.


Nacque il 9 ottobre 1897 a Puzol (Valencia) e fu battezzato il 10 ottobre seguente nella parrocchia de los Santos Juanes di Puzol. Era figlio di D. Vicente Esteve e di Donna Josefa Flors, da cui nacquero nove figli.
Il piccolo Julio fece i suoi studi nel Seminario serafico, vestendo poi l’abito cappuccino il 15 settembre 1913 cambiando il nome in quello di Buenaventura. Emise la professione temporanea il 17 settembre 1914 e quella perpetua il 18 settembre 1918. Inviato a Roma per perfezionare gli studi, divenne dottore in filosofia all’Università Gregoriana. In questa stessa città fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Filipos, José Palica, il 26 marzo 1921. Al suo rientro in Provincia fu nominato lettore di filosofia e di diritto canonico nello Studentato di teologia di Orihuela. Si distinse anche come predicatore, conferenziere, direttore spirituale, ma soprattutto come uomo di Dio. Cose che ci vengono confermate dal Sig. Juan F. Escrirá: “Si dedicò allo studio e alla predicazione. Era di temperamento pacifico. Era inoltre persona molto accorta e intelligente, come pure molto educato e corretto. Molto edificante tra i fedeli. Era un autentico uomo di Dio.” Dati che vengono confermati anche dal Sig. Vicente Aguilar, abitante di Puzol: “Lavorò specialmente nel campo apostolico della predicazione della parola di Dio. Le sue qualità più notevoli erano: una grande bontà e intelligenza. Era molto umile e mortificato”. Con la persecuzione religiosa si vide obbligato ad abbandonare il convento, conducendo una vita di preghiera: “Nel periodo in cui stette nascosto - afferma il Sig. Vicente Aguilar - non si lamentava che Dio permettesse tali cose, nonostante che presentisse che si trattava di un tempo di martirio e di persecuzione per la Chiesa, come disse a coloro che parlavano con lui o lo frequentavano. Nonostante ciò, si mostrava sereno nella sua vita di costante preghiera”. Si era rifugiato nella casa paterna di Carcagente, da dove fu sequestrato dal Comitato di Puzol il 24 settembre 1936 per fare alcune dichiarazioni. La notte del 26 settembre insieme ad altri detenuti sarebbe condotto nel cimitero di Gilet (Valencia), dove fu ucciso alle due del mattino. Prima di morire P. Buenaventura aveva dichiarato: “Mi preparo [ ? ] per la palma del martirio”. E avanti di essere giustiziato disse ai suoi carnefici: “Con la stessa misura con cui misurerete ora, sarete poi misurati voi”. Finita la guerra, queste stesse parole furono ricordate dai suoi carnefici quando caddero nelle mani della giustizia. “Ora ci succede quello che ci disse il frate”, ricordarono. La Sig. Vicenta Esteve Flors, sorella del P. Buenaventura, ricorda come suo fratello “si comportò negli ultimi istanti con la stessa serenità di sempre, e avanti di essere fucilato diede l’assoluzione a circa tredici detenuti che erano trasportati in un camion, fra i quali c’erano anche il padre e il fratello del Servo di Dio”.
Fu sepolto nel cimitero di Gilet, in una fossa comune. Terminata la guerra civile, i suoi resti furono esumati, riconosciuti dalla sorella Vicenta e trasportati nel panteon dei martiri del cimitero di Puzol. Attualmente riposano nella cappella dei martiri cappuccini del convento della Maddalena di Massamagrell.




scri789
00domenica 26 settembre 2010 14:16

Santi Cipriano, Giustina e Tectisto Martiri

26 settembre


Sconosciuti alle antiche fonti agio­grafiche e ignorati dagli antichi martirologi orientali e occidentali, furono introdotti per la prima volta da Beda nel suo Martirologio e, attraverso i martirologi storici, passarono nel Romano, dove sono commemorati il 26 sett.; i Greci, invece, li venerano il 2 ott.
Sulla personalità e l'esistenza storica di questi santi gli studiosi non sono di egual parere: men­tre alcuni tra i più antichi, seguiti da qualche moderno, non dubitarono di asserire che Cipriano fu un autentico vescovo e martire di Antiochia, altri, invece, pensano che egli non sia mai esi­stito come personaggio storico, ma sia stato creato dalla confusione coll'omonimo famoso vescovo di Cartagine. In verità le fonti, sebbene antiche e interessanti dal lato letterario, non sono troppo chiare dal punto di vista agiografico, anzi, con­tengono evidenti contraddizioni.
Da un sermone di s. Gregorio Nazianzeno pronunziato probabil­mente il 3 ott. 379 in onore di Cipriano, si ricava che questi, dopo essere stato un mago, dotto in filo­sofìa, si convertì al cristianesimo e, fatto vescovo di Cartagine, illustrò la sua Chiesa e tutto l'Occi­dente con le sue virtù e gli scritti; durante la persecuzione di Decio fu prima esiliato e quindi decapitato; il suo corpo fu nascosto da una donna, ma in seguito ad una rivelazione, fu recuperato ed esposto alla venerazione dei fedeli. Questa tradizione fu conosciuta anche da Prudenzio che vi accenna nel suo carme in onore di s. Cipriano di Cartagine (Peristephanon, XIII, 21-34).
Secondo un componimento poetico dell'impe­ratrice Eudossia scritto verso la metà del sec. V, invece, Cipriano, già mago e convertito come vuole la tradizione gregoriana, non fu vescovo di Cartagine ma di Antiochia; al tempo della persecuzione di Diocleziano fu arrestato insieme con la vergine Giustina dal prefetto Entolmio che, dopo averli fatti tormentare, li inviò a Nicomedia dall'imperatore; questi li fece decapitare presso il fiume Gallo e insieme con loro fu ucciso anche Teoctisto; i corpi di tutti e tre furono portati a Roma da alcuni marinai e in loro onore la matrona Rufina edificò una basilica presso il foro di Claudio. Il componimento eudossiano ebbe larghissima diffusione nell'antichità e nel Medioevo tanto che, oltre all'originale greco, ne sono ri­maste versioni in lingua latina, siriaca, araba, etiopica, slava, ecc.
Ma se la personalità storica di Cipriano, vescovo di Cartagine, è fuori ogni discussione, non altret­tanto può dirsi per quella di Cipriano di Antiochia. Il Martirologio Siriaco lo ignora; nel Geronimiano non appare; a Roma una chiesa a lui dedicata non è mai esistita e nei sinassari greci fu intro­dotto certamente dopo la divulgazione dello scritto eudossiano. Sembra quindi più fondata l'opinione di coloro che negano la sua esistenza storica.
Per spiegare, poi, la doppia e contrastante tradi­zione di s. Gregorio ed Eudossia nei riguardi di Cipriano, gli studiosi ammettono che già nel sec. IV dovette esistere una leggenda agiografica di cui Cipriano e Giustina erano i protagonisti. Tale racconto, rife­rito fedelmente da Eudossia e confusamente da s. Gregorio, o per negligenza, data l'improvvisa­zione del suo discorso, o a ragion veduta per i suoi scopi particolari, ci è pervenuto : consta di tre parti, due delle quali esistevano certamen­te prima del 379, perché s. Gregorio vi allude espressamente, mentre la terza dovette essere com­posta tra la fine del sec. IV e l'inizio del V per­ché è sfruttata da Eudossia. Dalla lettura di questa leggenda appare evidente come l'autore (o gli autori) abbia avuto l'intenzione di mettere in risalto l'impotenza del diavolo contro i veri cri­stiani, la potenza del Cristo a favore dei suoi fedeli e l'efficacia salutare del pentimento.
Il più antico dei pezzi è intitolato Conversione di Cipriano. Ad Antiochia, Giusta, ascoltando le prediche del diacono Paralio, si converte al cristianesimo e, insieme con i genitori Edesio e Cledonia, riceve il Battesimo dal vescovo Ottato, mentre il padre, poco dopo, è ordinato presbitero. Per istruirsi me­glio nella nuova religione, Giusta frequenta assi­duamente la scuola catechetica della città, ma, nel tragitto dalla casa alla scuola, è osservata da un certo pagano Aglaide che se ne innamora e la chiede in sposa. Ella rifiuta perché ha deciso di restare vergine e Aglaide tenta di rapirla; ma, poiché il suo tentativo è frustrato, si rivolge al mago Cipriano che, dietro un forte compenso, prepara, aiutato dal demonio, un filtro amoroso da spar­gere intorno alla casa della fanciulla. Questa, accortasi dell'inganno, prega e, segnandosi con la croce, mette in fuga il demonio. Cipriano tenta ancora, evocando il padre dei demoni che promette di indurre Giusta alle nozze ingannandola sulla vera santità, ma la cristiana scopre il tranello e lo scaccia col segno della croce. Egli allora vuole conoscere il motivo del suo insuccesso e il de­monio confessa che il segno di croce è più potente di lui. Cipriano ne è turbato, rinunzia ai suoi incan­tesimi, scaccia il demonio, consegna al vescovo Antimo tutti i suoi libri di magia e si dichiara cristiano. Il giorno dopo, sabato santo, riceve il Battesimo; l'anno successivo il vescovo gli confe­risce gli ordini sacri fino al sacerdozio e dopo sedici anni, sentendosi vicino a morire, lo designa come suo successore sulla cattedra episcopale di Antiochia. Durante il suo episcopato Cipriano si adopera soprattutto a combattere gli eretici, mentre Giu­sta, che assume il nome di Giustina, è fatta dia­conessa e messa a capo di un monastero. In tale vicenda si riconosce agevolmente il tema del mago che vende l'anima al diavolo e della ragazza che trionfa del suo seduttore, caro alle leggende popo­lari e immortalato nel Faust di Goethe.
Ma il racconto del mago Cipriano ebbe già, come si è detto, un doppio complemento; letterario il primo, sulla falsariga degli apocrifi scritturistici, agiografico il secondo, ad imitazione delle passiones dei martiri. Nel primo, intitolato Confessione di Cipriano, il mago Cipriano racconta la sua vita precedente alla conversione, piena di sortilegi, incantesimi, rap­porti col diavolo, per esaltare la misericordia di Dio ed esortare i peccatori ad aver fiducia in essa. Consacrato fin da bambino ad Apollo, a sette anni fu iniziato ai misteri di Mitra e Demetra; a quindici conosceva le « virtù » dei frutti, degli alberi, delle erbe e di tutto ciò che esiste in terra, in cielo e in mare. Educato ad Argo, Elide e Sparta, imparò l'arte della divi­nazione in Frigia e a vent'anni si recò a Menfi in Egitto, dove apprese la magia e i rapporti col demonio; a trent'anni, per apprendere l'astro­logia, si recò in Caldea e conobbe un diavolo che gli mise a disposizione una falange di demoni. Tornato ad Antiochia, ebbe presto gran rino­manza come filosofo e mago e fu visitato da Aglaide che gli confidò il suo amore per Giustina; tutti gli sforzi per conquistare questa, della quale anche lui si era innamorato, furono vani. Allora, constatando l'invincibilità del Cristo, Cipriano rientrò in se stesso, scacciò i demoni dei quali si era servito e, persuaso da un certo Timoteo che gli fece conoscere la misericordia di Dio, confessò pubblicamente tutti i suoi delitti e misfatti. L'amico Eusebio lo confortò ancora dicendogli che egli era vissuto nell'ignoranza, ma che i suoi delitti potevano essere perdonati se faceva peni­tenza. Cipriano si convinse, si fece condurre nella chiesa cristiana, bruciò pubblicamente i suoi libri, rice­vette il Battesimo e si mise a predicare la dottrina di Cristo.
Il secondo complemento è intitolato Passione di Cipriano e narra la fine gloriosa di Cipriano e Giustina. Arrestati dal comes di Oriente, Entolmio, essi sono condotti a Damasco; durante l'interrogatorio Cipriano racconta il suo incontro con Giustina e la sua conversione ed esorta Entolmio a convertirsi anche lui, ma questi lo fa scarnificare, mentre Giustina è flagellata. Il giorno dopo ambedue sono immersi in una caldaia di pece bollente, ma ne escono illesi. Allora En­tolmio li spedisce a Nicomedia da Diocleziano che li fa decapitare insieme con Teoctisto. I loro corpi sono gettati in pasto alle fiere, ma queste non li toccano; sei giorni dopo alcuni marinai li pren­dono e li portano a Roma, dove una certa Rufina dà loro onesta sepoltura.
Nel Medioevo, infine, si pretese trovare quei corpi presso il Battistero Lateranense e allora la festa di Cipriano e Giustina fu introdotta nel Breviario Ro­mano.




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00domenica 26 settembre 2010 14:19

Beata Crescenza Valls Espi Vergine e martire

26 settembre

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Onteniente, Spagna, 1863 - Puerto de Canals, Spagna, 26 settembre 1936

Crescencia Valls Espí nacque nel 1863 a Onteniente (Valencia) e fu battezzata il 10 giugno 1863 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. Ricevette una formazione di cultura generale. Donna di grande pietà, partecipò quotidianamente all’Eucaristia. Aderì all’Azione Cattolica e ad altre associazioni apostoliche, specialmente per la cura degli ammalati e dei poveri. Fu imprigionata insieme alle tre sorelle: Concepción, Carmen e Patrocinio. Dopo poche ore di prigionia, il 26 settembre 1936 a Puerto di Canals, subirono il martirio al grido di: “Viva Cristo Re!”. La sua beatificazione è stata celebrata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Puerto de Canals nel territorio di Valencia in Spagna, beata Crescenza Valls Espí, vergine e martire, che patì il martirio nel corso della medesima persecuzione contro la fede.


Dicono di lei che sia “esagerata con i poveri”. Ora, se il concetto di esagerazione è sempre soggettivo e commisurato ad un personalissimo metro di valutazione, è pur vero che sempre esprime una modalità “oltre misura”, che suscita ammirazione e in qualcuno anche un po’ di invidia. E la cosa è tanto più autentica se ad esprimerla non è un singolo soggetto, ma rappresenta un comune sentire. Nel caso, poi, di Crescenza Valls Espí è addirittura un coro di voci, perché ognuno vuole ricordare un aspetto di questo suo “esagerato” amore per i poveri. Così c’è chi la ricorda presente in tutte le case in cui è passata una disgrazia, una malattia o una qualsiasi necessità; chi racconta di quando andava ad elemosinare nelle case dei ricchi, per acquistare cibo e medicine per i poveri; chi la dice capace di commuoversi fino alle lacrime davanti ai casi più gravi; chi, solo per fare un esempio, cita l’episodio della ragazza tubercolotica che nessuno vuole curare e che solo lei va ogni giorno a trovare, portandole cibo e medicine. E la sua è una carità che sconfina oltre la morte, perché corre sollecita in ogni casa in cui c’è stato un lutto, per consolare chi resta e per aiutare a pagare il funerale a chi non ce la fa. È nata nel 1863 a Onteniente (Valenza) e la sua vita si svolge tutta qui: in casa, dove lavora come ricamatrice, provvedendo a mantenere sé e la famiglia, mentre tutto quel che sopravanza è destinato ai miserabili che visita ogni giorno; in chiesa, dove si reca quotidianamente e magari più volte al giorno. È donna dalla comunione quotidiana e dalla confessione frequente, con una buona direzione spirituale e una devozione particolarissima al sacro Cuore e alla Madonna. Tutto qui, niente di più per questa donna estremamente semplice, dalla cultura elementare acquisita presso le Suore di San Vincenzo, che soprattutto le hanno insegnato ad essere un’autentica cristiana. E tanto le basta per prepararsi ad un sì definitivo e coraggioso per Cristo che le farà guadagnare la corona del martirio. Mentre in paese sono ammirati per il suo attivismo, il suo impegno e la sua carità senza limiti., per gli “altri”, cioè per quelli che nel 1936 stanno mettendo a ferro e fuoco la Spagna, altro non è che una bigotta, che a 73 anni suonati, con il suo esempio contagioso e la sua fede forte, è estremamente pericolosa per i loro progetti rivoluzionari. Sanno che è iscritta alla Compagnia delle Figlie di Maria e all’Apostolato della Preghiera, che è attivissima tra le Donne della San Vincenzo, che è uno dei pilastri della locale Azione Cattolica e della Compagnia del Carmine: elementi più che sufficienti per classificarla tra le “cattoliche ferventi” e con questo capo di accusa condannarla a morte. Cominciano a farle giungere più o meno velate minacce e intimidazioni, a gennaio 1936 il sindaco di Onteniente la denuncia come cattolica al governatore di Valenza, ma il mese dopo lei è di nuovo in prima linea durante la campagna elettorale, per difendere la fede e incoraggiare alla fedeltà al Papa. Sa che tutto questo può costarle la vita, ma non cambia le sue abitudini, non diminuisce il suo impegno e non prende precauzioni, perché, dice, il massimo che possono farle è “ammazzarla per Dio”. Il 26 settembre 1936 i miliziani irrompono in casa sua poco prima di mezzogiorno e la arrestano insieme alle sue tre sorelle. Resta in carcere dodici ore appena e non viene neppure processata, perché la sentenza di morte è già stata emessa la sera prima dell’arresto. A mezzanotte, nel porto di Ollería, si sentono degli spari, ma soprattutto delle grida che altro non sono che una confessione di fede ad alta voce: “Moriamo per Dio. Viva Cristo Re”. Tra questi martiri per la fede c’è Crescenza Valls Espí, “esagerata” non solo con i poveri ma anche nella professione della sua fede, che l’11 marzo 2001.Giovanni Paolo II ha proclamato beata, insieme ad altri 232 martiri spagnoli.




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00domenica 26 settembre 2010 14:20

Beata Crescenza Valls Espi Vergine e martire

26 settembre

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Onteniente, Spagna, 1863 - Puerto de Canals, Spagna, 26 settembre 1936

Crescencia Valls Espí nacque nel 1863 a Onteniente (Valencia) e fu battezzata il 10 giugno 1863 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. Ricevette una formazione di cultura generale. Donna di grande pietà, partecipò quotidianamente all’Eucaristia. Aderì all’Azione Cattolica e ad altre associazioni apostoliche, specialmente per la cura degli ammalati e dei poveri. Fu imprigionata insieme alle tre sorelle: Concepción, Carmen e Patrocinio. Dopo poche ore di prigionia, il 26 settembre 1936 a Puerto di Canals, subirono il martirio al grido di: “Viva Cristo Re!”. La sua beatificazione è stata celebrata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Puerto de Canals nel territorio di Valencia in Spagna, beata Crescenza Valls Espí, vergine e martire, che patì il martirio nel corso della medesima persecuzione contro la fede.


Dicono di lei che sia “esagerata con i poveri”. Ora, se il concetto di esagerazione è sempre soggettivo e commisurato ad un personalissimo metro di valutazione, è pur vero che sempre esprime una modalità “oltre misura”, che suscita ammirazione e in qualcuno anche un po’ di invidia. E la cosa è tanto più autentica se ad esprimerla non è un singolo soggetto, ma rappresenta un comune sentire. Nel caso, poi, di Crescenza Valls Espí è addirittura un coro di voci, perché ognuno vuole ricordare un aspetto di questo suo “esagerato” amore per i poveri. Così c’è chi la ricorda presente in tutte le case in cui è passata una disgrazia, una malattia o una qualsiasi necessità; chi racconta di quando andava ad elemosinare nelle case dei ricchi, per acquistare cibo e medicine per i poveri; chi la dice capace di commuoversi fino alle lacrime davanti ai casi più gravi; chi, solo per fare un esempio, cita l’episodio della ragazza tubercolotica che nessuno vuole curare e che solo lei va ogni giorno a trovare, portandole cibo e medicine. E la sua è una carità che sconfina oltre la morte, perché corre sollecita in ogni casa in cui c’è stato un lutto, per consolare chi resta e per aiutare a pagare il funerale a chi non ce la fa. È nata nel 1863 a Onteniente (Valenza) e la sua vita si svolge tutta qui: in casa, dove lavora come ricamatrice, provvedendo a mantenere sé e la famiglia, mentre tutto quel che sopravanza è destinato ai miserabili che visita ogni giorno; in chiesa, dove si reca quotidianamente e magari più volte al giorno. È donna dalla comunione quotidiana e dalla confessione frequente, con una buona direzione spirituale e una devozione particolarissima al sacro Cuore e alla Madonna. Tutto qui, niente di più per questa donna estremamente semplice, dalla cultura elementare acquisita presso le Suore di San Vincenzo, che soprattutto le hanno insegnato ad essere un’autentica cristiana. E tanto le basta per prepararsi ad un sì definitivo e coraggioso per Cristo che le farà guadagnare la corona del martirio. Mentre in paese sono ammirati per il suo attivismo, il suo impegno e la sua carità senza limiti., per gli “altri”, cioè per quelli che nel 1936 stanno mettendo a ferro e fuoco la Spagna, altro non è che una bigotta, che a 73 anni suonati, con il suo esempio contagioso e la sua fede forte, è estremamente pericolosa per i loro progetti rivoluzionari. Sanno che è iscritta alla Compagnia delle Figlie di Maria e all’Apostolato della Preghiera, che è attivissima tra le Donne della San Vincenzo, che è uno dei pilastri della locale Azione Cattolica e della Compagnia del Carmine: elementi più che sufficienti per classificarla tra le “cattoliche ferventi” e con questo capo di accusa condannarla a morte. Cominciano a farle giungere più o meno velate minacce e intimidazioni, a gennaio 1936 il sindaco di Onteniente la denuncia come cattolica al governatore di Valenza, ma il mese dopo lei è di nuovo in prima linea durante la campagna elettorale, per difendere la fede e incoraggiare alla fedeltà al Papa. Sa che tutto questo può costarle la vita, ma non cambia le sue abitudini, non diminuisce il suo impegno e non prende precauzioni, perché, dice, il massimo che possono farle è “ammazzarla per Dio”. Il 26 settembre 1936 i miliziani irrompono in casa sua poco prima di mezzogiorno e la arrestano insieme alle sue tre sorelle. Resta in carcere dodici ore appena e non viene neppure processata, perché la sentenza di morte è già stata emessa la sera prima dell’arresto. A mezzanotte, nel porto di Ollería, si sentono degli spari, ma soprattutto delle grida che altro non sono che una confessione di fede ad alta voce: “Moriamo per Dio. Viva Cristo Re”. Tra questi martiri per la fede c’è Crescenza Valls Espí, “esagerata” non solo con i poveri ma anche nella professione della sua fede, che l’11 marzo 2001.Giovanni Paolo II ha proclamato beata, insieme ad altri 232 martiri spagnoli.




scri789
00domenica 26 settembre 2010 14:21

Sant' Eusebio di Bologna Vescovo

26 settembre

Martirologio Romano: A Bologna, commemorazione di sant’Eusebio, vescovo, che lottò insieme a sant’Ambrogio per la fede cattolica contro l’arianesimo e si adoperò molto per promuovere tra le ragazze il valore della verginità.



scri789
00domenica 26 settembre 2010 14:23

Beato Gaspare Stanggassinger Redentorista

26 settembre

Nato a Berchtesgaden, in Baviera, nel 1871, Kaspar (Gaspare) Stanggassinger entrò a 10 anni nel seminario di Frisinga. Mentre si preparava al sacerdozio, durante un pellegrinaggio mariano decise di divenire religioso tra i Redentoristi, che curavano già la sua direzione spirituale. A 24 anni venne ordinato prete. Il suo desiderio era partire missionario per il Brasile. Perciò fu inviato nella scuola missionaria di Dürrnberg, di cui divenne direttore. Come Gerardo Maiella, altro grande santo dell'ordine fondato da Alfonso Maria de' Liguori, Kaspar morì a soli 29 anni. È beato dal 1988. (Avvenire)

Martirologio Romano: Nel villaggio di Gars vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Gaspare Stanggassinger, sacerdote della Congregazione del Santissimo Redentore, che, incaricato della formazione dei giovani, offrì loro un esempio di gioiosa carità e di preghiera assidua.


Una vita veloce e breve, tutta dedita all’amore di Dio sin dalla fanciullezza, un angelo di passaggio in questo mondo, che ritornò presto al Padre, lasciando però un’orma di bontà e spiritualità, tale da essere elevato alla gloria degli altari, quale esempio edificante di vita consacrata.
Gaspare (Kaspar) Stanggassinger, nacque a Berchtesgaden in Baviera, il 12 gennaio 1871 e battezzato nello stesso giorno; già a dieci anni entrò nel seminario di Frisinga ben disposto alla sua precoce vocazione sacerdotale, si distinse già a quella età per il rigido programma di pietà e studio.
A 16 anni emise il voto di castità, a 18 anni dopo la guarigione da una grave malattia, si consacrò in perpetuo al S. Cuore di Gesù e già a 21 anni, il 2 aprile 1892, ricevette la tonsura ed i quattro Ordini minori, anticipando la sua preparazione al sacerdozio.
Ma nell’estate del 1892, durante un pellegrinaggio ad un santuario mariano, sentì che doveva consacrarsi come religioso tra i Redentoristi, fondati da s. Alfonso Maria de’ Liguori, che già lo dirigevano spiritualmente.
Vincendo l’opposizione paterna, entrò nel noviziato di Gars, con un programma di vita racchiuso nella frase “Io posso, io voglio, io debbo farmi santo”.
Il 16 giugno 1895 fu ordinato sacerdote, aggiungendo al suo programma questo proposito: “Tutto ciò che ho, vita, sangue, salute, voce; debbo tutto consacrare alla salvezza delle anime, fino alla morte, sotto le insegne di s. Alfonso”.
Per esaudire il suo desiderio di partire missionario per il Brasile, fu destinato alla scuola missionaria di Dürrnberg; nell’estate del 1899 questa scuola fu trasferita a Gars ed egli sebbene giovanissimo ne fu nominato direttore, ma la sua parabola lucente era finita, un’improvvisa peritonite acuta lo stroncò a quasi 29 anni, il 26 settembre 1899.
La sua santa vita e morte portò ad aprire il processo di beatificazione l’8 aprile 1935, conclusasi con la proclamazione di beato da papa Giovanni Paolo II il 24 aprile 1988; felice emulo del grande e giovane redentorista san Gerardo Maiella, figlio come lui della Congregazione del SS. Redentore, morto un secolo prima, anch’egli a soli 29 anni e canonizzato nel 1904.





scri789
00domenica 26 settembre 2010 14:23

26 settembre


92462 > San Gedeone Giudice d’Israele 26 settembre MR

90344 >
San Giustino Martire Ultima domenica di settembre (celebrazione mobile)

90342 >
Santa Greca Vergine e martire Ultima domenica di settembre (celebrazione mobile)

93476 >
Beato Leone Maria da Alacuas (Emanuele Legua Martì) Sacerdote e martire 26 settembre MR

92635 >
Beata Lucia da Caltagirone Vergine 26 settembre MR

90320 >
Beato Luigi Tezza 26 Settembre MR

93297 >
Beata Maria del Olvido Noguera Albelda Vergine e martire 26 settembre MR

72110 >
Beate Maria del Rifugio (Teresa) Rosat Balasch e Maria del Calvario (Giuseppina) Romero Clariana Martiri 26 settembre MR

94602 >
Beata Maria della Natività Vergine mercedaria 26 settembre

93321 >
Beata Maria Jorda Botella Vergine e martire 26 settembre MR

72100 >
San Nilo da Rossano 26 settembre MR

93238 >
Beati Raffaele Pardo Molina e Giuseppe Maria Vidal Segu Domenicani, martiri 26 settembre MR

72090 >
Santi Sebastiano Nam I-gwan e compagni, Lucia Kim, Caterina Yi e Maddalena Cho Martiri 26 settembre MR

92676 >
San Senatore d’Albano Martire 26 settembre MR

90617 >
Beato Stefano di Rossano Calabro 26 settembre MR

72125 >
Santa Teresa (Maria Vittoria) Couderc Fondatrice 26 settembre MR


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