29 dicembre

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:24

Sante Benedetta Hyon Kyong-nyon e compagne Martiri

29 dicembre

Martirologio Romano: A Seul in Corea, santi Benedetta Hyŏn Kyŏng-nyŏn, vedova e catechista, e sei compagni, martiri, che, dopo aver sofferto molti supplizi per il nome di Cristo, morirono infine decapitati.


Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:25

San Davide Re

29 dicembre

Davide è il personaggio che dominò la storia di Israele dalla prima metà dal X sec. a.C. Abbattè il gigante Golia, ridiede fiducia alle tribù d’Israele e le raccolse in un unico popolo forte e rispettato. Davide è l’uomo che peccò gravemente davanti al Signore, ma che seppe riconoscere le sue colpe e chiederne perdono. A lui il Signore assicurò una posterità eterna (2 Sam 23,5), perché dalla sua discendenza sarebbe nato il Salvatore , il vero Re che avrebbe portato la salvezza fino ai confini della terra, raccogliendo tutte le genti in un unico Israele. Gesù viene definito “figlio di David” (cfr. Mt 22,41-45), “nato dalla sua stirpe” (Lc 1,27; Rm 1,3). In Davide la promessa del Salvatore si storicizza progressivamente e l’Incarnazione del Verbo acquista tratti sempre più concreti.

Etimologia: Davide = diletto, dall'ebraico

Martirologio Romano: Commemorazione di san Davide, re e profeta, che, figlio di Iesse il Betlemita, trovò grazia presso Dio e fu unto con olio santo dal profeta Samuele, perché regnasse sul popolo d’Israele; trasportò nella città di Gerusalemme l’Arca dell’Alleanza del Signore e il Signore stesso gli giurò che la sua discendenza sarebbe rimasta in eterno, perché da essa sarebbe nato Gesù Cristo secondo la carne.

Ascolta da RadioVaticana:
  

Davide era il più giovane dei sette figli di Isai, della tribù di Giuda. Era ancora giovanissimo quando Samuele fu mandato da Dio alla casa di suo padre per eonsacrarlo re in luogo di Saulle.
Chiamato dalla montagna dove pascolava il gregge paterno, venne alla presenza di Samuele che, con olio benedetto, lo consacrò re in mezzo ai suoi fratelli.
Da quel giorno lo spirito del Signore si posò in particolar maniera sopra Davide. Al contrario, Saulle fu assalito da uno spirito di tristezza e di malinconia che ben spesso lo faceva dare in furore.
Davide suonava l'arpa con grande maestria e cantava bene: fu quindi chiamato alla corte, fatto scudiere e con l'armonia del suono e con la melodia del canto dissipava la tristezza di Saulle.
Mentre Davide si trovava alla corte, ci fu guerra fra Israeliti e Filistei. Per evitare spargimento di sangue, un uomo filisteo, alto più di tre metri, chiamato il gigante Golia, avanzava verso gli Israeliti e diceva: “Se c'è qualcuno tra voi che voglia venir a battersi con me avanzi”.
Poi diceva: “Io oggi ho disprezzato le schiere del Dio d'Israele”. E così per 40 giorni.
Davide, uditolo, esclamò: “Chi è questo incirconciso che ardisce insultare il popolo del Signore? Io andrò a combattere contro di lui”. Prese la fionda e il bastone, andò incontro al gigante, e con la fionda scagliò una pietra che colpì Golia in fronte e lo fece stramazzare a terra. Davide gli fu sopra: gli sfoderò la spada e gli troncò il capo.
Saulle non si rallegrò per la vittoria, anzi, preso da invidia, cercava la morte di Davide, che per sfuggirla andò per i deserti esclamando: “Chi confida nell'Altissimo vive in sicurezza e nulla teme”.
Morto Saul, Davide, con grande zelo, condusse il popolo alla virtù e al timor di Dio. Diede splendore al culto divino; e, innalzato un magnifico padiglione sul monte Sion, vi fece trasportare l'Arca dell'Alleanza.
Peccò anche, ma pianse i suoi peccati, fece penitenza, rimproverato dal profeta Natan, detestò i suoi errori e accettò la punizione di Dio.
Vicino a morte chiamò il figlio Salomone e gli disse: “Mio caro, cammina nelle vie del Signore, osserva i suoi comandamenti ed egli ti concederà un felice successo nelle tue imprese”. Poco dopo finì in pace i suoi giorni.
Altissimo poeta, cantò, nei Salmi immortali il dolore, il pentimento, la speranza, la fede. Profeta, vide nell'alta mente illuminata da Dio il Giusto condannato, ucciso, trionfante, e mille anni prima narrò al mondo la passione e la risurrezione di Cristo.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:25

Sant' Ebrulfo (Ebrolfo) di Ouche Abate

29 dicembre

Martirologio Romano: A Exmes in Neustria, ora in Francia, sant’Ebrolfo, abate del monastero di Ouche al tempo del re Childeberto.


Il 29 dicembre il Martirologio Romano menziona Ebrulfo, abate al tempo del re Childeberto II (m. 596). Sembra che il santo sia vis­suto nella regione di Ouche, nell'alta Normandia, fra Exmes e Laigle (Orne). Lo menziona anche, lo stesso giorno, il Martirologio di Usuardo (PL, CXXIV, coll. 849-50), un esemplare del Martirolo­gio di Beda (secc. X-XI) che può provenire da St-Calais nella diocesi di Le Mans (Quentin, pp. 31-36) e un sacramentario dell'abbazia di St-Evroult scritto nella seconda metà del sec. XI. La topo­nimia del paese di Ouche attesta ugualmente la devozione a Ebrulfo : due villaggi, una foresta e, non lontano, un'abbazia portano il suo nome. È stato fatto patrono di una dozzina di chiese della diocesi di Sens e di diocesi vicine.
In Gallia Christiana (ed. 1656, IV, pp. 347 sgg.) è detto che egli nacque a Bayeux nel 517 e che morì ottuagenario il 29 dic. 596. Autori dei secc. XI e XII, come il cronista Orderico Vital (m. verso il 1144) monaco di St-Evroult, ci hanno tra­mandato le informazioni che lo concernono e che sembrano riposare sui dati antichi, anzi contem­poranei.
Di origine nobile, Ebrulfo ricevette un'educazione di­stinta e diede prove di virtù profonde. Alto fun­zionario di Clotario I (m. 561) sposò una donna del proprio rango sociale, da cui poi si separò per condurre una vita di maggiore perfezione. Si stabilì allora, con alcuni compagni, nella foresta di Ouche, infestata dalle bestie feroci e dai briganti; questi ultimi si convertirono e alcuni, anzi, si fe­cero monaci.
Il santo avrebbe fondato una quindicina di mo­nasteri, operato numerosi miracoli e anche risu­scitato dei morti. Nel sec. XII Giovanni di St-Evroult compose un'opera in versi in suo onore e Orderico afferma che si ottenevano guarigioni presso la sua tomba. Durante le invasioni norman­ne, i suoi resti furono trasportai a Orléans, secondo Orderico, a Rebais (diocesi di Meaux), secondo un monaco di questa casa. Si cercò, in seguito, di riportarle a St-Evroult, ma senza successo.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:26

Beato Enrico (Enrique) Juan Requena Sacerdote e martire

29 dicembre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

Aielo de Malferit, Spagna, 2 marzo 1907 – Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936

Enrique Juan Requena nacque a Aielo de Malferit, in Spagna, il 19 gennaio 1883 e divenne sacerdote dell’arcidiocesi di Valencia. Allo scoppio della guerra civile e della feroce persecuzione religiosa che attraversò la Spagna, fu chiamato a testimoniare con il sangue la sua fede in Cristo. Fu ucciso dunque presso Picadero de Paterna il 29 dicembre 1936 insieme a José Aparicio Sanz e José Perpiña Nácher. Papa Giovanni Paolo II lo ha beatificato l’11 marzo 2001 con altre 232 vittime della medesima persecuzione.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Picadero de Paterna sempre nel territorio di Valencia, beati martiri Enrico Giovanni Requena, sacerdote, e Giuseppe Perpiñá Nacher, che portarono a termine la gloriosa prova per Cristo.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:27

Beato Francesco Ruiz Martire mercedario

29 dicembre

Rioja, Spagna, 1546 - Santa Cruz de la Sierra, Perù, 1590

Nato a Rioja in Spagna nel 1546, il Beato Francesco Ruiz, entrò nel convento mercedario di Logrono dove preso il santo abito, andò poi nel 1569, missionario in Cile. Costruita la chiesa di Portoviejo in Ecuador passò al convento del Cusco in Perù dove si dedicò tutto all'apostolato per portare la parola del Signore ai popoli idolatri. Mentre annunciava il vangelo nella regione montuosa del Tucuman fu martirizzato dagli indigeni a Santa Cruz de la Sierra nell'anno 1590.
L'Ordine lo festeggia il 29 dicembre.




Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:27

Beato Gerardo Cagnoli

29 dicembre

Valenza Po, 1267 - Palermo, 29 dicembre 1342

Nato a Valenza Po, in Piemonte, verso il 1267, dopo la morte della madre, avvenuta nel 1290 (il padre era già morto), Gerardo Cagnoli abbandonò il mondo e visse da pellegrino, mendicando il pane e visitando i santuari. Fu a Roma, a Napoli, a Catania e forse ad Erice (Trapani); nel 1307, colpito dalla fama di santità del francescano Ludovico d'Angiò, vescovo di Tolosa, entrò nell'Ordine dei Minori a Randazzo in Sicilia, dove fece il noviziato e visse per qualche tempo. Dopo avere operato miracoli e edificato quanti lo conobbero con l'esempio, morì a Palermo il 29 dicembre 1342. Secondo Lemmens, il beato sarebbe stato inserito in un catalogo di francescani illustri per santità di vita redatto verso il 1335, cioè mentre egli era ancora vivo. Il suo culto, diffusosi rapidamente in Sicilia, in Toscana, nelle Marche, in Liguria, in Corsica, a Maiorca e altrove, fu confermato il 13 maggio 1908. Il corpo si venera a Palermo, nella basilica di San Francesco. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Palermo, beato Gerardo Cagnoli, religioso dell’Ordine dei Minori, che in precedenza aveva condotto a lungo vita eremitica.


Nato a Valenza Po, in Piemonte, verso il 1267, dopo la morte della madre, avvenuta nel 1290 (il padre era già morto), il Cagnoli abbandonò il mondo e visse da pellegrino, mendicando il pane e visitando i santuari. Fu a Roma, a Napoli, a Catania e forse ad Erice (Trapani); nel 1307, colpito dalla fama di santità del francescano s. Ludovico d'Angiò, vescovo di Tolosa, entrò nell'Ordine dei Minori a Randazzo in Sicilia, dove fece il noviziato e visse per qualche tempo. Dopo avere operato miracoli e edificato quanti lo conobbero con l'esempio della sua santa vita, il Cagnoli morì a Palermo il 29 dicembre 1342. Secondo L. Lemmens, il beato sarebbe stato inserito in un catalogo di francescani illustri per santità di vita redatto verso il 1335, cioè mentre egli era ancora vivo.
Il suo culto, diffusosi rapidamente in Sicilia, in Toscana, nelle Marche, in Liguria, in Corsica, a Maiorca e altrove, fu confermato il 13 maggio 1908. Il corpo si venera a Palermo, nella basilica di S. Francesco, mentre la festa cade il 29 dicembre.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:28

Beato Giovanni Battista Ferreres Boluda Sacerdote gesuita, martire

29 dicembre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

Ollería, Spagna, 27 novembre 1861 – Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936

Padre Juan Bautista Ferreres Boluda nacque a Olleira (Valencia) il 27 novembre 1861 ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1888, ove divenne sacerdote. Fu professore di Teologia Morale e di Diritto Canonico nel teologato di Sarriá. Morì a Valencia in località “Picadero de Paterna” il 29 dicembre del 1936 in seguito ai maltrattamenti ricevuti. Aveva 75 anni.

Martirologio Romano: Nel villaggio di San Miguel de los Reyes nello stesso territorio, beato Giovanni Battista Ferreres Boluda, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, nella stessa persecuzione, imitando la passione di Cristo, meritò di conseguire la palma della gloria.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:29

Beato Giuseppe (José) Perpina Nacher Giovane laico, martire

29 dicembre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

Sueca, Spagna, 22 febbraio 1911 – Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Picadero de Paterna sempre nel territorio di Valencia, beati martiri Enrico Giovanni Requena, sacerdote, e Giuseppe Perpiñá Nacher, che portarono a termine la gloriosa prova per Cristo.


José Perpiña Nácher, fedele laico, nacque il 22 febbraio 1911 a Sueca, nei pressi di Valencia in Spagna. Fu battezzato il 25 febbraio 1911 e ricevette la prima comunione nel mese di maggio 1919, sempre nella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo del suo paese natale. Telegrafista, prestò il suo servizio sulla nave “Buenos Aires”. Laureatosi poi in Giurisprudenza, divenne segretario del Sindacato della Polizia Rurale. Lavorò molto in favore dei poveri, specialmente quale avvocato di gratuito patrocinio. Aderì all’Azione Cattolica e all’Adorazione Notturna. Uomo molto devoto, era solito ricevere quotidianamente l’Eucaristia e si distinse per il lavoro catechistico ed anche come giornalista. Il 22 aprile 1935 convolò a nozze con Francisca Bosch Pieva nella chiesa parrocchiale della Santissima Vergine di Sales, ma l’idillio durò purtroppo ben poco.
Con lo scoppio della guerra civile e la conseguente feroce persecuzione religiosa che si scatenò, José Perpiña Nácher fu arrestato il 3 settembre 1936 ed il 29 dicembre successivo subì il martirio in odio alla fede cristiana presso Picadero de Paterna. Con lui furono anche uccisi José Aparicio Sanz ed Enrique Juan Requena. Papa Giovanni Paolo II lo ha beatificato l’11 marzo 2001 con altre 232 vittime della medesima persecuzione.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:29

Beato Guglielmo Howard Visconte di Stafford, martire

29 dicembre

30 novembre 1614 – 29 dicembre 1680

Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, beato Guglielmo Howard, martire, che, visconte di Stafford, professò la fede cattolica e, falsamente accusato per questo di cospirazione contro il re Carlo II, morì per Cristo con un colpo di scure.


William Howard era il nipote di San Filippo Howard, già trattato in data 19 ottobre. Nel 1675 fu arrestato ed imprigionato nella celebre Torre di Londra, accusato di aver protetto dei cattolici, ed infine condannato a morte e giustiziato dopo cinque anni.
William diventò visconte di Stafford nel 1637, in seguito al matrimonio con l’ultima erede del casato. Il re inglese Carlo I nominò baroni William e la moglie. Nella guerra civile che scoppiò poco dopo, appoggiò il partito monarchico e perse così tutte le sue proprietà terriere, restituitegli poi nel 1660 con l’ascesa al trono di Carlo II. William si sentì però non sufficientemente compensato per la sua lealtà alla corona e da quel momento inizò a provare un sentimento di rancore verso il nuovo sovrano. Nel 1678 litigò pubblicamente con il conte di Peterborough nel corso di un dibattito alla Camera dei Lord, episodio che gli guadagnò non pochi nemici.
Nello stesso anno William fu denunciato per sospetta complicità nel “complotto papista” ideato da Tito Oates, accusato di aver progettato l’assassinio del re Carlo II. In tal modo sarebbe succeduto infatti al trono inglese il fratello Giacomo II, di religione cattolica. Il complotto si rivelò però assolutamente fittizio e difficilmente William Howard avrebbe potuto esserne un complice vista la sua età ormai avanzata. Tuttavia, regnando un’atmosfera generale di sospetto ed apprensione, la sua semplice appartenenza alla Chiesa Cattolica fu sufficiente per incriminarlo. Imprigionato nella Torre, fu poi processato dai suoi pari nella Westminster Hall.
Secondo la testimonianza del cronista John Evelyn, persino alcuni suoi parenti votarono contro di lui. Evelyn, che lo conosceva personalmente, escluse a priori che un uomo maturo ed esperto come Howard avesse potuto prendere parte al complotto, dando l’incarico a degli estranei di uccidere il sovrano. Lo colpì l’impressionante compostezza di William, che “parlò molto poco... e si comportò molto umilmente, come al solito” ma fu comunque ritenuto colpevole. Il 29 dicembre 1680, prima di essere decapitato, invocò: “Signore, perdona colore che hanno giurato il falso contro di me”.
William Howard fu beatificato il 15 dicembre 1929.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:30

Beato Josè Aparicio Sanz Sacerdote e martire

29 dicembre

>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene

Enguera, Spagna, 12 marzo 1893 - Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936

Eresse associazioni eucaristiche nelle parrocchie in cui esercitò il suo ministero, propagando la devozione delle Quaranta Ore. Fu giustiziato dai miliziani, durante la Guerra Civile Spagnola.

Martirologio Romano: Nella città di Paterna nel territorio di Valencia in Spagna, beato Giuseppe Aparicio Sanz, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione contro la fede, versò il sangue per Cristo.


I 233 martiri, vittime della sanguinosa Guerra Civile Spagnola (1936-1939) sono stati beatificati l’11 marzo 2001 da papa Giovanni Paolo II.
Nella grande disumana strage che insanguinò la Spagna, il numero delle vittime superò il milione, colpendo persone di ogni classe, età e fede.
Gli storici hanno ormai riconosciuto che all’interno di questo terribile massacro, nei territori allora chiamati “zona rossa”, in mano agli anarchici ed ai social comunisti, si perpetrò una vera e propria persecuzione contro i cristiani cattolici.
I fedeli laici, solo perché cristiani, furono ammazzati a decine di migliaia e con loro furono massacrati 4148 sacerdoti diocesani, 12 vescovi, 283 suore, 2365 religiosi (sacerdoti e fratelli), per un totale finora riconosciuto di 6808 martiri, con la distruzione di numerose chiese.
La Chiesa sta beatificando a gruppi più o meno numerosi tutti quelli, sacerdoti, religiosi, suore e laici, di cui si è potuto raccogliere le notizie necessarie per l’espletamento della pratica di beatificazione.
Nel gruppo di 233 martiri beatificati nel 2001 sono presenti, cito solo alcuni gruppi: 32 salesiani, 19 cappuccini, 18 domenicani, 17 francescani, 12 gesuiti e così via per tanti Ordini e Congregazioni di più recente istituzione; a loro si aggiunge un consistente numero di sacerdoti diocesani e laici, per un totale di 74 martiri, il cui capofila è appunto il beato Josè Aparicio Sanz, parroco.
I 37 sacerdoti e parroci e i 37 laici, sono quasi tutti della diocesi di Valenza; furono uccisi in luoghi diversi singolarmente o a piccoli gruppi, tutti nel secondo semestre del 1936; per brevità di spazio si omette il lungo elenco dei loro nomi, soffermandoci solo sul capofila.

Josè Aparicio Sanz nacque il 12 marzo 1893 a Enguera e battezzato il giorno seguente. Fin da piccolo avendo assimilato l’educazione cristiana ricevuta dai genitori, si dimostrò molto pio e incline ad una vita tutta dedicata al Signore.
Frequentò la scuola delle Suore Mercedarie di Enguera e prese il baccalaureato presso le Scuole Pie di Valenza, poi seguendo la sua vocazione al sacerdozio, entrò nel Collegio di S. Giuseppe di Valenza fondato dal beato Manuel Domingo y Sol (1836-1909) e diretto dai suoi Sacerdoti Operai Diocesani.
Proseguì gli studi al Seminario Conciliare Centrale, riconosciuto come Università Pontificia, dove si distinse come seminarista esemplare; fu ordinato sacerdote il 17 giugno 1916 dal vescovo di Segorbe, il venerabile Luigi Amigó Ferrer (1854-1934).
Fin dal primo incarico ricevuto nel vicariato di Benalì, esercitò il suo ministero sacerdotale sempre prediligendo i bambini, l’insegnamento del catechismo, l’amore verso l’Eucaristia.
Fu coadiutore di S. Maria de Oliva (1917), economo nel 1920 di Benifallim, nel 1921 parroco a Luchente, piccolo villaggio che divenne un centro di devozione eucaristica. Diede inizio agli annuali raduni dell’archidiocesi, con un ritiro nella Chiesa del Corpus Christi, nel ‘monte santo’ di Luchente; questa chiesa era fino allora isolata e abbandonata e fu salvata dalla completa rovina, grazie agli sforzi del giovane parroco, che la riportò all’antico splendore.
Nel 1930 fu arciprete nella parrocchia matrice di S. Michele Arcangelo ad Enguera, carica che mantenne finché incontrò il martirio il 29 dicembre 1936.
Restano molti scritti personali, molte lettere di direzione spirituale, scritti mistici ed ascetici, che permettono di delineare il profilo morale e mistico del beato Josè Aparicio Sanz.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:31

San Liboso Vescovo e Martire

29 dicembre

Martirologio Romano: A Cartagine, nell’odierna Tunisia, san Libóso, vescovo di Béja e martire, che nel Concilio di Cartagine sulla questione del battesimo degli eretici affermò: «Nel Vangelo Cristo ha detto: Io sono la verità, e non: Io sono la consuetudine».



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:31

San Liboso Vescovo e Martire

29 dicembre

Martirologio Romano: A Cartagine, nell’odierna Tunisia, san Libóso, vescovo di Béja e martire, che nel Concilio di Cartagine sulla questione del battesimo degli eretici affermò: «Nel Vangelo Cristo ha detto: Io sono la verità, e non: Io sono la consuetudine».


Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:32

San Martiniano di Milano Vescovo

29 dicembre

V secolo

Martirologio Romano: A Milano, san Martiniano, vescovo.


Quindicesimo vescovo di Milano, viveva nel 431: in quell'anno, infatti, scrisse una lettera a Giovanni di Antiochia ed ai vescovi partigiani di Nestorio (in Mansi, IV, col. 1416, figura col nome di Martino).
Morto il 29 dic. di un anno non ben precisato, viene commemorato il 2 genn. (in octava S. Ste-phani). Attualmente si trova sepolto sotto l'altare maggiore della basilica di S. Stefano.
C'è un carme di Ennodio su s. Martiniano (Carmina II, 81, in CSEL, VI, pp. 583-84) che ne ricorda l'elezione episcopale contrastata e gli attri­buisce la costruzione di due chiese ed un governo di breve durata, il che è in netto contrasto con la notizia che gli attribuisce trent'anni di episcopato.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:33

San Tommaso Becket Vescovo e martire

29 dicembre - Memoria Facoltativa

Londra, Inghilterra, c. 1118 - Canterbury, 29 dicembre 1170

Nato a Londra verso il 1117 e ordinato arcidiacono e collaboratore dell'arcivescovo di Canterbury, Teobaldo, Tommaso fu nominato cancelliere da Enrico II, con il quale fu sempre in rapporto di amicizia. Teobaldo morì nel 1161 ed Enrico II, grazie al privilegio accordatogli dal papa, poté scegliere Tommaso come successore alla sede primaziale di Canterbury. Ma occupando questo posto Tommaso si trasformò in uno strenuo difensore dei diritti della Chiesa, inimicandosi il sovrano. Fu ordinato sacerdote e vescovo nel 1162. Dopo aver rifiutato di riconoscere le «Costituzioni di Clarendon» del 1164, però, Tommaso fu costretto alla fuga in Francia, dove visse sei anni di esilio. Ma al rientro come primo atto sconfessò i vescovi che erano scesi a patti col re, il quale, si dice, arrivò a esclamare: «Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?». Fu così che quattro cavalieri armati partirono alla volta di Canterbury. L'arcivescovo venne avvertito, ma restò al suo posto; accolse i sicari del re nella cattedrale, vestito dei paramenti sacri e si lasciò pugnalare senza opporre resistenza. Era il 23 dicembre del 1170. (Avvenire)

Etimologia: Tommaso = gemello, dall'ebraico

Emblema: Bastone pastorale, Palma

Martirologio Romano: San Tommaso Beckett, vescovo e martire, che per avere difeso la giustizia e la Chiesa fu costretto all’esilio dalla sua sede di Canterbury e dal regno stesso d’Inghilterra e, tornato in patria dopo sei anni, patì ancora molto, finché passò a Cristo, trafitto con la spada dalle guardie del re Enrico II nella cattedrale.

Ascolta da RadioVaticana:
  
Ascolta da RadioRai:
  
Ascolta da RadioMaria:
  

Una delle scelte più indovinate del grande sovrano inglese Enrico II fu quella del suo cancelliere nella persona di Tommaso Becket, nato a Londra da padre normanno verso il 1117 e ordinato arcidiacono e collaboratore dell'arcivescovo di Canterbury, Teobaldo. Nelle vesti del cancelliere del regno, Tommaso si sentiva perfettamente a proprio agio: possedeva ambizione, audacia, bellezza e uno spiccato gusto per la magnificenza. All'occorrenza sapeva essere coraggioso, particolarmente quando si trattava di difendere i buoni diritti del suo principe, del quale era intimo amico e compagno nei momenti di distensione e di divertimento.
L'arcivescovo Teobaldo morì nel 1161 ed Enrico II, grazie al privilegio accordatogli dal papa, poté scegliere Tommaso come successore alla sede primaziale di Canterbury. Nessuno, e tanto meno il re, prevedeva che un personaggio tanto "chiacchierato" si trasformasse subito in uno strenuo difensore dei diritti della Chiesa e in uno zelante pastore d'anime. Ma Tommaso aveva avvertito il suo re: "Sire, se Dio permette che io diventi arcivescovo di Canterbury, perderò l'amicizia di Vostra Maestà".
Ordinato sacerdote il 3 giugno 1162 e consacrato vescovo il giorno dopo, Tommaso Becket non tardò a mettersi in urto col sovrano. Le "Costituzioni di Clarendon" del 1164 avevano ripristinato certi abusivi diritti regi decaduti. Tommaso Becket rifiutò perciò di riconoscere le nuove leggi e si sottrasse alle ire del re fuggendo in Francia, dove visse sei anni di esilio, conducendo vita ascetica in un monastero cistercense.
Conclusa con il re una pace formale, grazie ai consigli di moderazione di papa Alessandro III, col quale si incontrò, Tommaso poté far ritorno a Canterbury, accolto trionfalmente dai fedeli, che egli salutò con queste parole: "Sono tornato per morire in mezzo a voi". Come primo atto sconfessò i vescovi che erano scesi a patti col re, accettando le "Costituzioni", e il re questa volta perse la pazienza, lasciandosi sfuggire una frase incauta: "Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?".
Ci fu chi si prese questo incarico. Quattro cavalieri armati partirono alla volta di Canterbury. L'arcivescovo venne avvertito, ma restò al suo posto: "La paura della morte non deve farci perdere di vista la giustizia". Egli accolse i sicari del re nella cattedrale, vestito dei paramenti sacri. Si lasciò pugnalare senza opporre resistenza, mormorando: "Accetto la morte per il nome di Gesù e per la Chiesa". Era il 23 dicembre del 1170. Tre anni dopo papa Alessandro III iscrisse il suo nome nell'albo dei santi.



Stellina788
00venerdì 17 dicembre 2010 11:33

San Trofimo di Arles Vescovo

29 dicembre

Martirologio Romano: Ad Arles nella Provenza in Francia, san Trófimo, ritenuto primo vescovo di questa città.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:24.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com