5 agosto

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Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:25

Beato Arnaldo Pons Mercedario

5 agosto

XIV secolo

Passando nell'anno 1382, come redentore in Almeria (Spagna), il Beato Arnaldo Pons, liberò 48 prigionieri. Inviato nel 1386 in redenzione a Tunisi in Africa, più volte rimase in ostaggio sopportando molte pene per il Signore e dopo aver superato un'infinità di ostacoli creati dallla malvagità dei mori, liberò molti schiavi. Tornato nel suo convento dei mercedari di Santa Maria dei Miracoli a Montflorite in Aragona, morì in pace qualche anno più tardi con le mani cariche di santi meriti.
L'Ordine lo festeggia il 5 agosto.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:26

San Cassiano di Autun Vescovo

5 agosto

Martirologio Romano: A Autun nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Cassiano, vescovo.


Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:27

Beato Corrado di Laodicea Vescovo

5 agosto

Vescovo di Laodicea in Siria, il Beato Corrado dell'Ordine della Mercede, fu zelante pastore che condusse molte anime a Dio. Famoso per la santità, le virtù e miracoli si addormentò lietemente nella pace del Signore.
L'Ordine lo festeggia il 5 agosto.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:28

Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore

5 agosto - Memoria Facoltativa

Questa memoria è collegata alla dedicazione della basilica di santa Maria Maggiore sull'esquilino di Roma, che viene considerata il più antico santuario mariano d'Occidente. La eresse, sul precedente edificio liberiano, il papa Sisto III (432-440) dedicandola a Dio e intitolandola alla Vergine, proclamata solennemente dal concilio di Efeso (431) Madre di Dio. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore, innalzata a Roma sul colle Esquilino, che il papa Sisto III offrì al popolo di Dio in memoria del Concilio di Efeso, in cui Maria Vergine fu proclamata Madre di Dio.

Monumenti di pietà mariana, a Roma, sono quelle stupende chiese, erette in gran parte sul medesimo luogo dove sorgeva qualche tempio pagano. Bastano pochi nomi, tra i cento titoli dedicati alla Vergine, per avere le dimensioni di questo mistico omaggio alla Madre di Dio: S. Maria Antiqua, ricavata dall'Atrium Minervae nel Foro romano; S. Maria dell'Aracoeli, sulla cima più alta del Campidoglio; S. Maria dei Martiri, il Pantheon; S. Maria degli Angeli, ricavata da Michelangelo dal "tepidarium" delle Terme di Diocleziano; S. Maria sopra Minerva, costruita sopra le fondamenta del tempio di Minerva Calcidica; e, più grande di tutte, come dice lo stesso nome, S. Maria Maggiore, la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, detta inizialmente Liberiana, perché identificata con un antico tempio pagano, sulla sommità dell'Esquilino, che papa Liberio (352-366) adattò a basilica cristiana. Narra una tardiva leggenda che la Madonna, apparendo nella stessa notte del 5 agosto del 352 a papa Liberio e ad un patrizio romano, li avrebbe invitati a costruire una chiesa là dove al mattino avrebbero trovato la neve. Il mattino del 6 agosto una prodigiosa nevicata, ricoprendo l'area esatta dell'edificio, avrebbe confermato la visione, inducendo il papa e il ricco patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande santuario mariano, che prese il nome di S. Maria "ad nives", della neve. Poco meno di un secolo dopo, papa Sisto III, per ricordare la celebrazione del concilio di Efeso (431) nel quale era stata proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle dimensioni attuali. Di quest'opera rimangono le navate con le colonne e i trentasei mosaici che adornano la navata superiore. All'assetto attuale della basilica contribuirono diversi pontefici, da Sisto III che poté offrire "al popolo di Dio" il monumento "maggiore" al culto della beata Vergine (alla quale rendiamo appunto un culto di iperdulia cioè di venerazione maggiore a quello che attribuiamo agli altri santi), fino ai papi della nostra epoca. La basilica venne anche denominata S. Maria "ad praesepe", già prima del secolo VI, quando vi furono portate le tavole di un'antica mangiatoia, che la devozione popolare identificò con quella che accolse il Bambino Gesù nella grotta di Betlem. La celebrazione liturgica della dedicazione della basilica è entrata nel calendario romano soltanto nell'anno 1568.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:28

Sant' Emidio Vescovo e martire

5 agosto

Nacque a Treviri nel 279 da famiglia pagana. A ventitré anni, ricevuto il battesimo, Emidio iniziò a studiare le Sacre Scritture, diventando un ottimo predicatore e suscitando le ire dei pagani. Recatosi dal papa Marcello, su invito di un angelo in sogno, Emidio venne ordinato vescovo di Ascoli. Iniziò la sua predicazione, convertendo moltissimi pagani e operando guarigioni. Il governatore Polimio, credendolo incarnazione del dio Esculapio, gli promise in matrimonio la figlia Polisia. Ma Emidio la convertì, suscitando l'ira di Polimio, che ordinò di decapitarlo. Avvenne allora l'ultimo miracolo del santo: al momento di morire, raccolse il proprio capo, camminando fino al monte dove aveva costruito un oratorio. Era il 5 agosto 309. Nel 1703 un violento terremoto colpì le Marche risparmiando Ascoli, protetta dal suo patrono. Per riconoscenza, nel 1717 gli abitanti gli eressero una chiesa. (Avvenire)

Etimologia: Emidio = semidio, mezzo Dio, dal latino

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Ad Ascoli Piceno, sant’Emigdio, celebrato come primo vescovo della città e martire.


La storia di Emidio è narrata nella "Passio" composta probabilmente da un monaco di origine franca, intorno all'undicesimo secolo, dopo il ritrovamento delle reliquie del santo Emindius morto decapitato, reliquie portate nella cripta del Duomo e conservate in un sarcofago romano. Emidio nacque a Treviri nel 279 da famiglia pagana e si istruì nelle arti liberali. All'età di ventitrè anni lascia le dottrine filosofiche e diviene catecumento, ricevendo quindi il battesimo. Iniziò quindi a studiare le Sacre Scritture divenendone un buon conoscitore e iniziò così la sua vita da predicatore. La sua predicazione suscitava molte conversioni e ciò irritava i pagani che lo catturarono e lo portarono ad un tempio dedicato a Giove, dove Emidio fece una solenne professione di fede alla quale seguì un improvviso terremoto che spaventò i suoi carcerieri. Raggiunti i compagni Euplo, Germano e Valentino partì alla volta dell'Italia, anche perché una voce nel sonno gli suggerì questo viaggio. Giunse a Milano ove stette per tre anni all'oratorio di San Nazario continuando la predicazione che spesso spingeva alla conversione i suoi ascoltatori. In seguito alla persecuzione di Diocleziano dovette fuggire a Roma dove trovò rifuhgio presso un certo Graziano, padre di una ragazza paralitica e emoroissa. Saputo che Emidio praticava anche l'arte medica, Graziano gli chiese aiuto per la figlia ed Emidio promise la guarigione se la ragazza si fosse battezzata. Tutta la famiglia di Graziano si convertì e chiese il battesimo e la guarigione fu ottenuta. Sempre a Roma Emidio guarì nello stesso modo e pubblicamente un cieco e moltissimi dei convenuti chiesero di essere battezzati. I pagani pensavano trattavasi di un incarnazionde del dio Esculapio e portarono all'isola Tiberina dove sorgeva appunto il tempio dedicato ad Esculapio, anche qui Emidio guarì oltre mille infermi e testimoniò la sua fede, spezzando l'ara pagana e gettandola nel Tevere. Dapprima i sacerdoti pagani lo andarano a denunciare al prefetto, ma non avendo ottenuto soddisfazione da questi si ricredettero su Emidio e si recarono da lui per farsi a loro volta battezzare. Successivamente lo stesso prefetto saputo della distruzione dell'altare all'Isola Tiberina scatenò una persecuzione contro i cristiani. Un angelo in sogno invita Emidio e i compagni a recarsi da papa Marcello, che li accolse, ordinò Emidio vescovo di Ascoli e Euplo diacono e li inviò in quella città. Emidio entrò quindi in Ascoli, città ancora pagana, e iniziò la sua predicazione. Il governatore Polimio lo fece chiamare invitandolo a sacrificare agli dei senza ottenere risposta. Data la giovane età di Emidio il governatore anziché arrestarlo gli diede alcuni giorni per riflettere ed Emidio ne approfittò per predicare e per compiere una guarigione miracolosa che convertì moltissimi ascolani. Il governatore Polimio lo richiamò per ottenere il sacrificio agli dei e credendolo incarnazione del dio Esculapio gli promise in matrimonio la propria figlia Polisia. In un incontro con la stessa Emidio la porta a conversione e dopo pochi giorni la battezza nelle acque del Tronto. Nella borgata Solestà battendo la roccia come Mosè Emidio fa scaturire una fonte di acqua limpida dove battezza più di mille ascolani. Polimio infuriato ordina l'arresto della figlia, che preferirà uccidersi lanciandosi in un burrone piuttosto che lasciarsi prendere; quindi ordina la decapitazione di Emidio, durante la quale avvenne l'ultimo miracolo del santo, che invece che stramazzare al suolo raccolse il proprio capo e camminò fino al monte ove aveva costruito un oratorio dove morì. Era il 5 agosto 309, i fedeli sepellirono Emidio nella grotta sottostante l'oratorio e assalirono il palazzo di Polimio abbattendolo. Nel 1703 un violento terremoto sconvolse le Marche ma non colpì la città di Ascoli, si dice protetta dal suo patrono, che è invocato oggi a protezione dai terremoti. In seguito a questo episodio la città di Ascoli eresse nel 1717 una chiesa dedicata appunto al santo e il cui interno è appunto la grotta dove Emidio morì e dove secondo la leggenda fu trovato il sepolcro del santo ricoperto di basilico.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:32

Beato Federico Janssoone

5 agosto

Ghyvelde (Francia), 19 novembre 1838 - Montreal (Canada), 4 agosto 1916

Federico nasce a Ghyvelde (Francia) il 19 novembre 1838. A 10 anni perde il padre e, per aiutare la madre, nella prima gioventù si dedica al commercio. A 26 anni entra nel seminario francescano di Amiens. Arriva al sacerdozio nel 1870 ed opera come cappellano militare nella guerra che Napoleone III ha scatenato contro la Prussia. Tornata la pace, Federico è maestro dei novizi ad Amiens. Nel 1875 è in Palestina con la «Custodia di Terrasanta», la plurisecolare «prima linea» dei figli di san Francesco. Padre Federico organizza di aiuti e va di persona a cercare soccorsi in Francia e in Canada. Salutato come salvatore da cristiani di ogni confessione e musulmani, nel 1878 è nominato vicario della Custodia. Torna poi in Canada per guidare da lì gli aiuti canadesi, senza tuttavia trascurare la propria vocazione di evangelizzatore: qui predica, pubblica libri e dirige periodici religiosi. Muore a Montreal, 4 agosto 1916. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Montréal nel Québec in Canada, beato Federico Janssoone, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che per il progresso della fede diffuse notevolmente i pellegrinaggi in Terra Santa.


Fin da piccolo pensa di farsi prete. Ma a 10 anni perde il padre, piccolo contadino. Per aiutare la madre, nella prima gioventù si dedica allora al commercio ambulante di paese in paese, ed entra nel seminario francescano di Amiens solo a 26 anni. Arriva al sacerdozio trentaduenne, nel 1870: giusto in tempo per fare il cappellano militare nella guerra che l’imperatore Napoleone III ha scatenato contro la Prussia, perdendola in 44 giorni.
Tornata la pace, Federico fa il maestro dei novizi francescani ad Amiens, crea un nuovo centro dell’Ordine a Bordeaux, e nel 1875 lo troviamo in Palestina. Lavora nella Custodia di Terrasanta, la plurisecolare “prima linea” dei figli di san Francesco. Dopo la ritirata generale dei crociati nel 1261, loro ci sono tornati già ai primi del Trecento. E lì sono rimasti, operosi e inermi, attraverso i secoli, tra crisi, persecuzioni e guerre. (Tutti abbiamo seguito, a fine 2001, la vicenda di quelli tra loro che si trovarono tra due fuochi nella basilica della Natività a Betlemme, sorridenti e intrepidi in mezzo ad armi e armati). Hanno restaurato nel tempo gli edifici sacri e le testimonianze cristiane. E hanno procurato pane e istruzione ai poveri, senza distinzione di fede religiosa. Padre Federico, qui, “esplode” come organizzatore di aiuti in tempo di carestia gravissima causata dalla siccità. La Palestina è sotto dominio turco, ma la Turchia è stata travolta da una crisi finanziaria, finendo sotto amministrazione controllata franco-britannica: il sultano Abdul Hamid non fa nulla per gli affamati di Palestina. E gli appelli al mondo, da lì, li mandano i francescani.
Padre Federico va di persona a cercare soccorsi in Francia e in Canada. Viene salutato come salvatore dai cristiani di ogni confessione e dai musulmani, e nel 1878 diventa vicario della Custodia: è il numero due, insomma, mentre per tradizione il Custode è sempre un italiano. E sarà infine una specie di protettore a vita per i poveri di Palestina, perché lo mandano in Canada, a Trois-Rivieres (Quebec), per guidare da lì gli aiuti canadesi. Questo è il suo compito, ma lui se ne trova un altro, quello di evangelizzatore: lo chiamano a predicare, pubblica libri e dirige periodici religiosi. In Canada si conclude la sua vita, e da lì parte il movimento per portarlo sugli altari, come “apostolo dei due mondi”. Giovanni Paolo II lo ha beatificato nel 1988.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:33

Beato Francesco (Cecco) da Pesaro

5 agosto

Pesaro, 1270 - 5 agosto 1350

Martirologio Romano: A Montegranaro nelle Marche, beato Francesco Zanfredini, detto Cecco da Pesaro, del Terz’Ordine di San Francesco, che, distribuiti tutti i suoi beni ai poveri, fu per circa cinquant’anni modello di penitenza, preghiera e buone opere nell’eremo da lui costruito.


Il Beato Francesco Zanferdin nacque a Pesaro nel 1270, rimasto orfano giovanissimo, donò ai poveri i suoi averi e seguì la Regola del Terz' Ordine francescano. Dopo aver trascorso un periodo di tempo nell'Eremo di Montegranaro insieme al Beato Pietro di Foligno, tornò a Pesaro per diffondere il culto della Vergine. Costruì due cappelle dedicate alla Madonna, una a Pesaro ed una a Montegranaro. Sul Colle Accio, vicino Pesaro, fondò un convento dove trascorse gran parte della sua vita. Come terziario francescano, praticava la penitenza, dedicava molte ore alla preghiera e alle opere di carità. Le elemosine che raccoglieva le devolveva all'aiuto dei bisognosi e per il restauro di chiese ed ospedali. Guarito da una grave malattia, si recò in pellegrinaggio ad Assisi per lucrare l'indulgenza della Porziuncola e ringraziare il Signore. Nel 1347 il Beato Francesco fondò con la Beata Michelina, anch'essa terziaria francescana, la confraternita della SS. ma Annunziata per l'assistenza agli infermi e la sepoltura dei morti. Ogni tanto lasciava Pesaro ed i suoi impegni di apostolato della carità per andarsi a ritemprare lo spirito nell'eremo di Montegranaro, ove il 5 agosto 1350 spirò all'età di ottant'anni.
La notizia della sua morte si diffuse rapidamente e presso la sua tomba si recarono una moltitudine di devoti per invocarlo ed ottenere grazie. Dopo non molto tempo il suo corpo fu riportato a Pesaro e tumulato sotto l'altare maggiore del Duomo. Il suo culto fu approvato da Papa Pio IX il 31 marzo 1859.


Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:33

Madonna della Neve

5 agosto

 

La Vergine Maria, oggetto di iperdulia, è stata invocata in tutti i secoli cristiani, con tante denominazioni legate alle sue virtù, al suo ruolo di corredentrice del genere umano e come Madre di Gesù il Salvatore; inoltre alle sue innumerevoli apparizioni, per i prodigi che si sono avverati con le sue immagini, per il culto locale tributatole in tante comunità.
E per ogni denominazione ella è stata raffigurata con opere d’arte dei più grandi come dei più umili artisti, inoltre con il sorgere di tantissime chiese, santuari, basiliche, cappelle, ecc. a lei dedicate, si può senz’altro dire, che non c’è nel mondo cristiano un paese, una città, un villaggio, che non abbia un tempio o una cappella dedicata a Maria, nelle sue innumerevoli denominazioni.
Il titolo di Madonna della Neve, contrariamente a titoli più recenti come Madonna degli abissi marini, Madonna delle cime dei monti, Madonna delle grotte, ecc. quello di Madonna della Neve affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è strettamente legato al sorgere della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma.
Nel IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio (352-366), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, insieme alla sua altrettanto ricca e nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata.
La Madonna gradì il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa.
Infatti la mattina dopo, i coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi, anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.
Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.
Questa la tradizione, anche se essa non è comprovata da nessun documento; la chiesa fu detta ‘Liberiana’ dal nome del pontefice, ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”, della Neve.
L’antica chiesa fu poi abbattuta al tempo di Sisto III (432-440) il quale in ricordo del Concilio di Efeso (431) dove si era solennemente decretata la Maternità Divina di Maria, volle edificare a Roma una basilica più grande in onore della Vergine, utilizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa.
In quel periodo a Roma nessuna chiesa o basilica raggiungeva la sontuosità del nuovo tempio, né l’imponenza e maestosità; qualche decennio dopo, le fu dato il titolo di Basilica di S. Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tutte le chiese dedicate alla Madonna.
Nei secoli successivi la basilica ebbe vari interventi di restauro strutturali e artistici, fino a giungere, dal 1750 nelle forme architettoniche che oggi ammiriamo.
Dal 1568 la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve, è stata modificata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggiore” con celebrazione rimasta al 5 agosto; il miracolo della neve in agosto non è più citato in quanto leggendario e non comprovato.
Ma il culto per la Madonna della Neve, andò comunque sempre più affermandosi, tanto è vero che tra i secoli XV e XVIII ci fu la massima diffusione delle chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l’instaurarsi di tante celebrazioni locali, che ancora oggi coinvolgono interi paesi e quartieri di città.
A Roma il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, il miracolo veniva ricordato, non so se ancora oggi si fa, con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall’interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica.
Il culto come si è detto, ebbe grande diffusione e ancora oggi in Italia si contano ben 152 fra chiese, santuari, basiliche minori, cappelle, parrocchie, confraternite, intitolate alla Madonna della Neve.
Ogni regione ne possiede un buon numero, per lo più concentrate in zone dove la neve non manca, fra le regioni primeggiano il Piemonte con 31, la Lombardia con 19, la Campania con 17. Non conoscendo usi, costumi e tradizioni dei tanti paesi italiani che portano viva devozione alla Madonna della Neve, mi soffermo solo a segnalare tre località dalla mia provincia di Napoli, il cui culto e celebrazione è molto solenne, coinvolgendo la comunità dei fedeli anche in grandi manifestazioni esterne e folcloristiche.

Basilica parrocchia di S. Maria della Neve, patrona del quartiere orientale di Napoli chiamato Ponticelli, la cui devozione iniziò con la bolla di papa Leone X del 22 maggio 1520.
L’antico santuario è stato proclamato Basilica Minore il 27 luglio 1988. Da più di cento anni la solenne processione esterna è effettuata con un alto carro (nel contesto della radicata tradizione napoletana delle macchine da festa), alla cui sommità è posta la statua della Madonna.

Basilica Santuario Maria SS. della Neve in Torre Annunziata (Napoli). L’immagine in terracotta bruna di tipo greco della veneratissima Madonna della Neve, è custodita nella omonima Basilica Minore; essa ha origine con il rinvenimento a mare, presso lo ‘scoglio di Rovigliano’, dell’immagine da parte di pescatori, tra il XIV e XV secolo; le fu dato il nome di Santa Maria ad Nives, perché il ritrovamento era avvenuto un 5 agosto.
La grande processione, che coinvolge tutta la popolosa città, inizia dal porto, dopo che la sacra immagine arriva dal mare con una barca, simulando l’originario rinvenimento.
I torresi, noti nel mondo per la lavorazione della pasta e per il lavoro degli uomini nell’ambito marinaro, sono devotissimi della Madonna, che li liberò da una delle violente eruzioni del Vesuvio, alle cui falde è adagiata Torre Annunziata, il 22 ottobre 1822.

Collegiata di S. Maria Maggiore o della Neve di Somma Vesuviana (Napoli). La Collegiata fu istituita con il titolo di S. Maria Maggiore verso l’anno 1600, al posto di precedenti denominazioni della chiesa, risalenti al Medioevo.
Nella stessa Collegiata è attiva la Confraternita della Madonna della Neve, con confratelli e consorelle, lo Statuto è del 1° settembre 1762; ai confratelli spetta il compito di portare in processione la statua della Madonna.
Nel contesto delle manifestazioni esterne, c’è la “festa delle lucerne”, che si svolge ogni quattro anni nei giorni 3-4-5 agosto; le strade dell’antico borgo medioevale Casamale vengono invase da tanti telai di forme geometriche varie, su ciascuno dei quali sono poggiate circa 50 lucerne, così da dare l’impressione di un fiume sfavillante che percorre il borgo.
Ad accrescere l’effetto visivo, in fondo alla serie di figure geometriche, si colloca un grande specchio, che prolunga con il suo riflesso la suggestiva scia luminosa.
A questo si aggiungono delle zucche vuote illuminate internamente, delle vasche con oche vive, apparati di fiori con l’immagine della Madonna; al passaggio della statua della Vergine in processione, da terrazzi non visibili dalla strada, giungono dall’alto i canti-nenia di gruppi di donne.
Alla processione annuale prendono parte in costumi tipici, i cosiddetti “mesi dell’anno” con l’ausilio di animali da trasporto, componendo con più persone, le figurazioni che rappresentano lo scorrere dell’anno e le varie attività del mondo contadino.

In molte zone d’Italia, in omaggio alla Madonna della Neve, si usa mettere alle neonate i nomi di Bianca, Biancamaria, o più raro il nome Nives.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:34

Santa Margherita da Cesolo (la Picena)

5 agosto

m. 5 agosto 1395

Martirologio Romano: Presso San Severino sempre nelle Marche, santa Margherita, vedova.


Nel 1325 a Cesolo, una frazione di San Severino Marche (MC), nacque Santa Margherita, detta la "scalza". I suoi genitori, persone di umili origini e dediti all'agricoltura, le diedero una profonda educazione cristiana. All'età di 15 anni, mentre era intenta a pascolare il gregge, le apparve Gesù sotto le spoglie di un povero pellegrino. Il pellegrino le chiese da mangiare e la piccola le offrì l'unico pane che aveva. Ritornata a casa affamata, chiese alla madre se avesse qualcosa da darle da mangiare, questa le rispose che non aveva nulla. Margherita la pregò di guardare nella madia, la madre acconsentì alla richiesta e con sommo stupore trovò che la madia era piena di una gran quantità di pane da soddisfare i bisogni della famiglia e dei poveri del vicinato. La santa per non contraddire la volontà dei genitori, accettò ad unirsi in matrimonio con un giovane della città. Ebbe una figlia che educò secondo i principi cristiani. Alla morte del marito decise di dedicare tutta la sua vita al servizio dei poveri, alla preghiera e alla penitenza. Per essere vicina alla passione di Cristo si infliggeva terribili penitenze: camminava a piedi nudi per le vie della città (da qui il nome di Margherita la "scalza"), portava il cilicio, dormiva su un letto di sarmenti e poggiava il capo su una pietra. Sopportò una lunga e dolorosa malattia con grande fede e rassegnazione. Il 5 agosto 1395, ormai prossima alla morte, alla richiesta della figlia di lasciarle un ricordo, le si staccò la pelle dei piedi a forma di calzari con l'impronta di tutte le cinque dita, eppoi spirò. Il suo corpo riposa nella chiesa parrocchiale di Cesolo.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:35

San Memmio Vescovo

5 agosto

Martirologio Romano: A Châlons-sur-Marne nella Gallia belgica, ora in Francia, san Memmio, venerato come primo vescovo di questa città.


Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:35

Santa Nonna Sposa

5 agosto

m. 5 agosto 374

In data odierna il Martyrologium Romanum commemora Santa Nonna, sposa del vescovo San Gregorio il Vecchio. Dai due nacquero vari figli tra i quali spiccano i santi Gregorio Nazianzeno il Teologo, Cesare e Gorgonia. Il suo culto ha centro presso Nazianzo in Cappadocia.

Martirologio Romano: A Nazianzo in Cappadocia, nell’odierna Turchia, santa Nonna, che fu moglie del santo vescovo Gregorio il Vecchio e madre dei santi Gregorio il Teologo, Cesario e Gorgonia.


Santa Nonna nacque verso la fine del III secolo e ricevette dai genitori un’educazione cristiana. Sposato un membro della setta giudeo-pagana degli ipsistari, cioè adoratori dell’Altissimo, non tardò a convertirlo al cristianesimo. Questi, che divenne poi prete ed anche vescovo, in quanto in Oriente era in uso la prassi del clero uxorato, è conosciuto e venerato come San Gregorio il Vecchio.
La santità di cotanta coppia non poté non contagiare anche la prole, cosicché anche tre dei loro figli hanno meritato ufficialmente l’aureola: innanzitutto il figlio maggiore San Gregorio Nazianzeno (2 gennaio), dottore della Chiesa, che nei suoi scritti ricordò più volte la vita virtuosa della madre; ma anche Santa Gorgonia (9 dicembre), sposata con tre figli, e San Cesario (25 febbraio), medico.
Nonna sopravvisse di alcuni mesi al marito e si narra che morì in età assai avanzata. Centro del suo culto è costituito dalla città di Nazianzo in Cappadocia ed il Martyrologium Romanum la commemora al 5 agosto, anniversario della nascita al Cielo avvenuta nel 374.
La santità diffusasi così abbondantemente in questa famiglia, Chiesa domestica, viene talvolta citata come esempio e prova concreta degli effetti benefici che possono derivare da abitudini diverse da quelle divenute ormai tradizione nella Chiesa latina. Non è comunque questo l’unico caso di santi commemorati da martirologio cattolico che abbiano coniugato la vita coniugale con il ministero ordinato: si ricordano per esempio i Santi Montano e Massima, il vescovo San Paolino da Nola ed il parroco greco-cattolico ucraino Omaljan Kovc, sposato e padre di sei figli, martire del XX secolo, beatificato da Giovanni Paolo II.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:36

Sant' Osvaldo di Northumbria Re e martire

5 agosto

Northumbria, 604 - Maserfield (Shropshire), 642

Osvaldo nato nel 604, era figlio del re di Northumbria, Ethelfrith, e quando il regno fu preso da re Edwin, Osvaldo con la sua famiglia si rifugiò in Scozia, dove abbracciò la fede cristiana. Alla morte di Edwin nel 633, ritornò in Northumbria, sconfisse in battaglia il re britannico Cadwalla e riottenne il trono. Si racconta che Osvaldo, prima dell'inizio della battaglia, fece innalzare una croce di legno radunò i suoi soldati in preghiera per la vittoria. Dopo lo scontro vittorioso, il re chiamò un vescovo, affinché predicasse il Vangelo nel regno di Northumbria. Il cristianesimo con il benefico influsso del re, incontrò il favore del popolo, molti si convertirono, vennero costruite chiese e monasteri. Il suo regno purtroppo non fu lungo, durò solo otto anni, dimostrandosi esemplare come re cristiano; morì ucciso nel 642 a soli 38 anni, dal re pagano Penda di Mercia. L'ultimo suo gesto fu quello di pregare per i soldati che morivano con lui. (Avvenire)

Patronato: Soldati

Etimologia: Osvaldo = difensore della casa, dal sassone

Martirologio Romano: In località Maserfield, chiamata poi dal suo nome Oswestry, nello Shrewsbury in Inghilterra, sant’Osvaldo, martire, che, re di Northumbria, insigne nell’arte militare, ma più ancora amante della pace, divulgò strenuamente nella regione la fede cristiana e fu ucciso in odio a Cristo mentre combatteva contro i pagani.


Il culto di venerazione per s. Osvaldo re di Northumbria, che fu il più grande centro della civiltà anglosassone con una fusione degli elementi celtici, latini e cristiani, nella Gran Bretagna del VII secolo, è diffuso un po’ in tutta Europa, soprattutto nei Paesi Anglosassoni; in Inghilterra è considerato eroe nazionale.
È senz’altro uno dei santi più venerati, antecedenti lo Scisma Anglicano e uno dei primi dopo la conversione al cristianesimo nel VI secolo, della Gran Bretagna.
Osvaldo nato nel 604, era figlio del re di Northumbria, Ethelfrith, (593-616), e quando il regno fu preso da re Edwin (585-633), il quale durante il suo governo fondò la città di Edimburgo che da lui prese il nome, Osvaldo con la sua famiglia si rifugiò in Scozia nel 616; divenne cristiano a Iona, il celebre monastero fondato nel 563, da s. Colombano nell’omonima isola e che fu centro missionario fra i Pitti e gli Scozzesi.
Alla morte di Edwin nel 633, ritornò in Northumbria. La sua vicenda è inserita nel contesto storico dell’Alto Medioevo della Gran Bretagna e le notizie sono piuttosto frammentarie, anche se veritiere.
Al loro ritorno in Northumbria trovarono come tiranno il re britannico Cadwalla che governò per un anno (633-634) e che fece uccidere i suoi fratelli Osric e Eanfrid; ma Osvaldo ormai re, con un esercito di molto inferiore, lo sconfisse uccidendolo ad Hevenfelt nei pressi di Hexham.
Si racconta che Osvaldo, prima dell’inizio della battaglia contro Cadwalla, fece innalzare una croce di legno, come si è detto era un cristiano convertito, e radunati tutti intorno i suoi soldati, avevano pregato insieme per la vittoria; solo una piccola parte dei suoi uomini era cristiana, ma dopo lo scontro vittorioso, il re fece venire da Iona un vescovo, affinché predicasse il Vangelo nel regno di Northumbria.
Vi fu un primo tentativo con un vescovo molto severo, che giudicò il popolo come barbaro ed ostinato e quindi fallì; ma poi arrivò un altro più comprensivo e cortese, s. Aidano († 651), che con l’aiuto di Osvaldo, che, diciamo traduceva i suoi sermoni, la conversione ebbe successo; lo stesso re Osvaldo donò al santo vescovo l’isola di Lindsfarne per fondarvi un monastero ed una sede vescovile, molto vicina alla residenza reale di Bamburgh.
Il cristianesimo con il benefico influsso del re, incontrò il favore del popolo, molti si convertirono, vennero costruite chiese e monasteri. Come sovrano Osvaldo riunì le due parti della Northumbria denominate Bernicia e Deira, mentre altri re anglosassoni riconobbero la sua supremazia; sposò Cineburga figlia del re del Wessex, sposa che doveva essere molto giovane, secondo l’uso dei tempi, perché Osvaldo le era stato padrino di Battesimo; ma si può pensare anche che si fosse convertita e battezzata già adolescente.
Il suo regno purtroppo non fu lungo, durò solo otto anni, dimostrandosi esemplare come re cristiano; morì ucciso nel 642 a soli 38 anni, dal re pagano Penda di Mercia, nella battaglia di Maserfield (Shropshire) e l’ultimo suo gesto fu quello di pregare per i soldati che morivano con lui.
Dando sfogo agli istinti selvaggi e pagani che l’animavano, il re Penda (632-655), fece mutilare il suo corpo e il capo, le braccia e le mani furono infisse su un palo.
Le varie parti del corpo poi raccolte furono venerate in luoghi diversi e con vari trasferimenti, favorendo così la straordinaria diffusione del suo culto.
La sua generosità, la pietà, il coraggio e la perseveranza, unitamente alla precoce morte in battaglia per il suo Paese e per la fede cristiana, lo hanno fatto diventare un personaggio particolarmente venerato ed ammirato.
Tutta l’alta Europa, compresa l’Italia del Nord-Est è piena di opere d’arte che lo raffigurano, nelle varie chiese in cui si venera la sua memoria; la Chiesa Cattolica da tempi antichissimi lo celebra il 5 agosto anche come martire.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:37

San Paride Vescovo di Teano

5 agosto

Martirologio Romano: A Teano in Campania, san Paride, vescovo, che si ritiene abbia retto per primo questa sede.


Una pia leggenda, di nessun valore storico, racconta che Paride, ateniese, essendosi rifugiato a Roma al tempo delle persecuzioni fu consacrato vescovo di Teano dal papa s. Silvestro, non senza essersi prima acquistati grandi meriti presso gli abitanti di questa città: egli, infatti, avrebbe miracolosamente ammansito un enorme e terribile dragone, che arrecava continui danni alla popolazione. Fu il Baronio ad introdurre questo nome nel Martirologio Romano, in seguito però a comunicazioni dalla Chiesa di Teano.
Paride viene considerato come primo apostolo e patrono principale della città di Teano, dove sarebbe morto nel 346. Il suo corpo, conservato nella cattedrale, ha riscosso un culto immemorabile; anche a quanto riferisce Michele Monaco, la sua venerazione si diffuse anche altrove, come ad es. a Capua. La festa si celebra il 5 agosto.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:37

Beato Pietro Michele Noël Martire

5 agosto

Martirologio Romano: Nel braccio di mare antistante Rochefort sulla costa francese, beato Pietro Michele Noël, sacerdote di Rouen e martire, che, durante la rivoluzione francese, disumanamente detenuto in una galera a causa del suo sacerdozio, morì consunto da grave malattia.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:38

Santi Vardan e compagni Martiri in Armenia

5 agosto

V secolo


Vardan principe della famiglia Mamikonian era figlio di Hamazasp e di Dustr, figlia di s. Isacco, katholikòs armeno. Fu educato dal suo santo nonno nella pietà e nella fede cristiana, e specialmente nella conoscenza della Sacra Scrittura, come testimonia lo storiografo Lazzaro Parpeci. A sua volta, come padre di famiglia, educò cristianamente l’unica sua figlia, Susanna, che divenne martire e santa. Non minore era il suo coraggio e la bravura nell’arte militare; infatti combatté per tutta la sua vita nell’esercito persiano sul fronte orientale, meritando l’ammirazione dello stesso re persiano.
Però ciò che di Vardan fece il santo martire fu la sua morte sul campo di Avarair, ove insieme con i suoi compagni combatté e morì per difendere la fede cristiana e la libertà di conservarla in Armenia, contro i Persiani, che volevano costringere l’Armenia ad abbracciare la religione mazdeista. L’Armenia, divisa politicamente tra l’impero bizantino e quello persiano nel 387, era soggetta ad entrambi gli imperi. La maggior parte si trovava sotto il dominio persiano, benché fosse governata da principi armeni, possedendo pure un proprio esercito. Yazdgerd II (438-459) istigato dal suo primo ministro Mihrnarsch, ebbe l’idea di convertire gli Armeni, come pure gli Iberi o Georgiani, e gli Aluani, alla religione dello Stato, perché pensava di poterli rendere più soggetti e docili al suo regno. Con una lettera che arrivò in Armenia all’inizio dell’anno 449, egli invitava tutti i principi armeni ad accettare la religione zoroastriana. I capi delle famiglie nobili si radunarono, insieme ai vescovi e ad altri ecclesiastici, ad Artasat, antica capitale dell’Armenia per esaminare la proposta del re sassanide. Tutti furono unanimi nel rispondere negativamente alla proposta di Yazdgerd il quale, avutra la risposta, s’infuriò e diede ordine di chiamare tutti i principi armeni alla sua corte. Se ne radunarono una quindicina, tra i quali Vardan, e arrivati alla corte il 12 aprile dell’anno 450, il sabato santo, furono trattai da ribelli e non con il consueto protocollo. Il re ordinò a tutti di presentarsi il mattino seguente alla corte per adorare insieme con lui il sole. Vardan rispose di non poter accettare l’ordine del re poiché non poteva rinnegare la sua fede cristiana per rispetto umano, mentre gli altri chiesero di pensarci vper poter prendere una decisione in una questione così delicata. Ottenuto il permesso, i principi armeni si radunarono per consigliarsi. Alcuni proposero di cedere al re con un atto esterno, per poter ritornare in patria ed ivi organizzare la resistenza; poiché non accettando l’ordine reale, non sarebbero potuti tornare in Armenia, ed il popolo, rimasto senza capi, sarebbe stato in balìa dell’esercito persiano.
La proposta fu accettata da tutti eccetto da Vardan il quale era decisamente contrario a qualunque forma di rinnegamento della fede. Grande fu la pressione dei compagni per fargli accettare la loro proposta; citarono perfino le parole di s. Paolo che di Cristo disse: “Eum qui non noverat peccatum, pro nobis peccatum fecit” (II Cor. 5, 21) e aggiunsero: “Non sei migliore di Paolo, che voleva essere maledetto per salvare i suoi fratelli. Se per un momento accettassi di simulare esternamente l’atto di adorazione, potremmo ritornare in patria, ed ivi faremmo penitenza e difenderemmo il nostro popolo”.
Alla fine riuscirono a strappare il consenso di Vardan e si presentarono al re per adorare il sole. Grande fu la gioia del re e della corte persiana, che li colmò di doni e di onori. Però dovettero accettare la compagnia dei magi, che insieme a loro sarebbero dovuti andare in Armenia per installare i templi del culto del fuoco, ed istruire nella religione zoroastriana le famiglie dei magnati ed il popolo. La triste notizia del rinnegamento dei principi precedette il loro arrivo in Armenia: i familiari chiusero le porte delle case davanti ad essi, e non li accettarono senza che prima fossero andati a fare penitenza. Vardan radunò i suoi e spiegò il motivo per cui aveva ceduto alle insistenze dei compagni, decidendo quindi di abbandonare la propria casa, per andare in territorio bizantino e vivere lì in penitenza per tutta la vita. Ma quando la notizia della decisione di Vardan si divulgò, gli altri principi armeni si affrettarono a farlo desistere dal suo progetto; perché egli era il generale dell’esercito armeno, e senza la sua presenza sarebbe stato difficile riunire tutti e formare una resistenza contro i Persiani. Una delegazione di sacerdoti e di amici si recò presso Vardan per dissuaderlo e trattenerlo; egli allora accettò l’invito a condizione che tutti accettassero di combattere fino alla morte per difendere la libertà della religione cristiana e per la Chiesa. I principi radunatisiaccettarono la proposta di Vardan, promettendo con giuramento sopra il Vangelo di combattere finno alla morte per la difesa della fede cristiana.
Intanto era arrivato il capodanno del calendario armeno (il 6 agosto dell’anno 450), i magi, secondo quanto era stato stabilito, si accinsero ad entrare nella chiesa per deporvi il fuoco sacro; ma s. Leonzio, che era il preposito, si oppose con fermezza, ed il popolo, armatosi di bastoni, li cacciò con veemenza. L’esercito armeno sotto la guida di Vardan, che aveva l’ordine di difendere i magi, non si mosse, il capo di essi se ne lamentò presso il re. Yazdgerd capì che i principi lo avevano ingannato, ordinò allora al suo generale di occupare l’Armenia con la forza ed imporre la sua volontà. Intanto Vardan ed i suoi compagni si preparavano a difenderla e avevano mandato dei messaggeri all’imperatore Teodosio II, per chiedere aiuto. I messaggeri arrivarono quando questi era già morto (450) e il suo successore, Marciano, non accettò la proposta degli Armeni per non dare motivo ai Persiani di scatenare una guerra contro l’impero.
La notizia dell’arrivo di un esercito persiano di centoventimila uomini con numerosi elefanti, convinse Vardan a radunare i suoi; formò un esercito di sessantaseimila uomini, e si accampò ad Avarair, a Sud del monte Ararat. Era l’anno 451, il venerdì antecedente la Pentecoste. Il katholicos Giuseppe, e molti vescovi e sacerdoti erano nell’accampamento ad incoraggiare ed assistere i soldati. Tutta la notte fu una preparazione spirituale; i sacerdoti battezzarono i catecumeni, amministrarono il sacramento della penitenza, celebrarono la messa, e tutti si comunicarono, come il “giorno della Pasqua” dice lo storiografo Eliseo, uno dei presenti. Vardan tenne un discorso rammentando la loro promessa di combattere per difender ela fede di Cristo e di morire se necessario, per cancellare la macchia del rinnegamento. Tutti risposero a gran voce: “Che la nostra morte sia conforme alla morte dei giusti, e lo spargimento del nostro sangue a quello dei santi martiri. Ed Iddio si compiaccia del nostro volontario olocausto, e non lasci la sua Chiesa nelle mani dei pagani”. Con queste parole, riportate dal surricordato storiografo Eliseo, essi si disponevano al martirio. Poiché era evidente che in una battaglia con forze disuguali, la vittoria militare sarebbe stata dei più forti, la metà dell’esercito armeno con a capo una decina di principi, preferendo la gloria terrestre a quella del martirio disertò il campo. Quelli che rimasero fedeli a Vardan e caddero nella battaglia di Avarair, certamente si immolarono volontariamente per la difesa della fede in Cristo, che i Persiani volevano sopprimere con la forza militare. Era quindi fallace l’obiezione di alcuni teologi del sec. XVII, che osarono metter in dubbio il martirio di Vardan e dei suoi compagni, volendo togliere perfino dal calendario il loro nome. Mentre il sommo teologo, s. Tommaso, aveva già risolto quella stessa obiezione, dicendo: “Et ideo cum quis propter bonum commune, non relatum ad Cristum, mortem sustinet, aureolam non meretur. Sed si hoc referatur ad Cristum, aureolam merebitur et martyr erit; utpote si Rempublicam defendat ab hostium impugnatione, qui fidem Christi corrumpere moliuntur, et in tali defensione mortem sustinet”. La festa di questi martiri si celebrava in Armenia il 20 hrotis (= 5 agosto).


Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:39

San Venanzio di Viviers Vescovo

5 agosto

Martirologio Romano: A Viviers sul Rodano in Francia, san Venanzio, vescovo.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:40

San Viatore Eremita

5 agosto

Martirologio Romano: A La Trimouille nella Sologne in Francia, san Viatore, eremita.


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