6 agosto

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Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:41

Sant' Anna Paleologina (Giovanna di Savoia) Imperatrice bizantina

6 agosto (Chiese Orientali)

Savoia, 1306 – Tessalonica, 1365

Giovanna di Savoia, nota come imperatrice bizantina col no­me di Anna Paleologina, figlia del conte Amedeo V e di Maria di Brabante, in­viata diciottenne alla corte di Costantinopoli, nel 1325 divenne moglie del basi­leus Andronico III Paleologo, rappresentando il pegno dell'alleanza tra Bisanzio e i poten­tati ghibellini dell'Italia settentrionale. Per l'occasione dovette convertirsi alla fede ortodossa mutando il suo nome da Giovanna in Anna. Visse accanto al marito circa sedici anni, rendendolo padre sei volte e dimostrandosi degna della sua fiducia. Quando Andronico morì, il 15 giugno 1341, ella assunse la reggenza per l'erede Giovanni V, im­pegnandosi sino al 1347 in un'estenuante lotta contro Giovanni Cantacuzeno per consentire la successione al figlio. In questo anno le due parti raggiunsero un accordo che prevedeva il governo congiunto di Giovanni VI Cantacuzeno e di Giovanni V Paleologo, estromettendo Anna dal potere. Tuttavia non per questo l'imperatrice sarebbe uscita dalla scena politica. Lasciata a capo della città di Tessalonica, nel 1352 probabilmente ancora di lì si adoperò per il suc­cesso del figlio fino alla resa del rivale nel 1354. Il suo impegno della capitale macedone, appena uscita dai gravi sconvolgimenti del periodò zelota (1342-1350), le guadagnò l'ammirazione dei dotti bizantini.
Nata latina, imperatrice dei Greci, adattando le proprie convin­zioni alla ragione di Stato, l'augusta aveva imparato ad apprezzare la spiritualità bizantina favorendo la dottrina di San Gregorio Palamas. Conscia dei suoi doveri imperiali, abbracciò to­talmente la fede dei suoi sudditi, morendo in abito monacale, presso Tessalonica, come si conveniva: «[...] la nostra déspoina, chiamata monaca Anastasia nel­l'abito divino e angelico, che con le opere e le parole con tutta l'anima per tutta la vita ha lottato per l'affermazione degli insegnamenti degli Apostoli e dei Padri della Chiesa e per l'eliminazione dell'eresia per­versa ed empia di Barlaam, Akindynos e i loro adepti. A lei eterna me­moria». Così recita il Synodikón dell'ortodossia accogliendo il nome di Anna tra le sante imperatrici, con la menzione dei suoi meriti spe­ciali in difesa della retta fede. Sant'Anna Paleologina e Sant'Andronico III sono entrambi venerati come santi ancora oggi nel Monastero della Trasfigurazione da loro fondato. La loro festa comune ricorre al 6 agosto.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:41

Beato Carlo Lopez Vidal Laico coniugato, martire

6 agosto

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Carlos López Vidal, fedele laico, nacque il 15 novembre 1894 a Gandía (Valencia). Sagrestano della Collegiata di Gandía si sposò, nell’ottobre 1923, con la sig.na Rosa Tarazona Ribanocha. Uomo di fede e di vita orante visse nell’esercizio delle virtù cristiane. Aderì a diverse associazioni di apostolato. Incarcerato il 6 agosto 1936, dopo un’ora subì il martirio nella Pedrera di Gandía, al grido di: “Viva Cristo Re!”. La sua beatificazione è stata celebrata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.

Martirologio Romano: Vicino alla città di Gandía nel territorio di Valencia in Spagna, beato Carlo López Vidal, martire, che durante la persecuzione contro la fede raggiunse la gloria celeste.




Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:42

San Cremete Abate

6 agosto

Francavilla (Messina), XI secolo


Purtroppo di questo santo eremita e poi abate, vissuto nel lontano XI secolo, non ci sono pervenute molte notizie. La ‘Vita’ scritta, si basa su tradizioni locali e su documenti del monastero di S. Salvatore di Placa a Francavilla in provincia di Messina.
Sulla Sicilia vi era la dominazione saracena e Cremete si era ritirato fra le rovine di un antico eremitaggio, posto fra le pendici dell’Etna e la foresta di Placa.
Quando Ruggero I, principe d’Altavilla († 1101) dopo aver combattuto i musulmani, riuscì ad impadronirsi di tutta l’isola, Cremete gli si presentò per chiedergli aiuto nella ricostruzione del diroccato cenobio, portandogli in dono della selvaggina viva.
Il re gli concesse quanto chiedeva; il diploma di fondazione del monastero e della chiesa annessa di Francavilla, porta la data del 1092; essi furono dedicati al S. Salvatore e Cremete ne divenne l’abate; morì intorno al 1099.
Altre notizie storiche non ci sono, la festa liturgica di s. Cremete ricorre insieme a quella del S. Salvatore a cui era dedicato il monastero cioè il 6 agosto; in questo giorno si espone il suo corpo, posto in un reliquiario con iscrizione in greco.


Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:43

Santi Felicissimo, Agapito, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano Martiri di Roma

6 agosto

 


Il secondo editto di Valeriano del 258, che colpiva in modo particolare i vescovi, i preti e i diaconi, ebbe sanguinosa applicazione in Roma. Sisto II, che era stato eletto papa poco dopo promulgato il primo editto, fu ucciso sopra il cimitero di Callisto insieme con quattro diaconi. Questi erano, secondo il Liber Pontificalis, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, che furono lì sepolti. I diaconi Felicissimo e Agapito, sfuggiti alla strage, vennero sorpresi per via o nel cimitero di Pretestato e massacrati poco dopo. Ad essi non si poté dar sepoltura nel cimitero papale o perché vigilato, o perché non si volle, per motivi che ci sfuggono. Con la morte di s. Lorenzo, avvenuta il 10 agosto, l'intero collegio diaconale a Roma, certamente preso di sorpresa, era stato distrutto.
Cipriano, comunicando l'avvenimento tragico e glorioso all'amico Successo, vescovo di Abbir (Africa proconsolare), scrive: «Sixtum autem cimiterio animadversum sciatis VIII id. aug. die et cum eo diacones quattuor». Papa Damaso, nell'iscrizione monumentale posta nella cripta dei papi nel cimitero di Callisto, in onore di numerosi martiri, menziona i compagni di papa Sisto («Hic comites Xisti portant qui ex hoste tropaea») ma a lui e ai compagni di martirio volle riservare un carme speciale che si conosce attraverso la Silloge Palatina. Egli descrive il pontefice seduto in cattedra che parla ai fedeli, i soldati del persecutore che fanno irruzione nella pacifica adunanza, i cristiani che offrono il collo alla spada e il papa che, offrendo se stesso, salva il gregge.
Delia deposizione di Sisto II nel cimitero di Callisto e dei due diaconi Agapito e Felicissimo nel cimitero di Pretestato, si ha la testimonianza della Depositio Martyrum che, al 6 agosto, ha: «VIII idus aug. Xysti, in Calisti; et, in Praetestati, Agapiti et Felicissimi». Nel sec. IV i pellegrini, che accorrevano a visitare il sepolcro dei due diaconi in Pretestato, erano così numerosi che fu necessario ingrandire la cappella. Damaso compose in loro onore un carme conservatoci dalla Silloge Turonense e che dice:
«Aspice, et hic tumulus retinet coelestia membra Sanctorum subito rapuit quos regia Caeli Hi crucis invictae comites pariterq. ministri Rectoris sancti meritumque ficlemq. secuti Aethereas petiere domos regnaq. Piorum Unica in his gaudet Romanae gloria plebis quod duce tunc Xysto XP. meruere triumphos Felicissimo et Agapito sanctis martyrib. Damasus episc. fecit. »
Questa epigrafe, asportata dalle catacombe probabilmente al tempo della traslazione delle reliquie dei ss. Agapito e Felicissimo, fu ritrovata in tre pezzi nel pavimento della piccola chiesa di S. Nicola de' Cesarini, al momento della sua demolizione nel 1927. Un graffito tracciato su un loculo della galleria di Pretestato, detta Spelunca magna invocava i. martiri Gennaro, Agapito e Felicissimo. L'Itinerario Salisburgense del sec. VII ricorda nello stesso cimitero: «et in altero loco Felicissimum et Agapitum, martires et diacones Syxti ». Alcuni studiosi, fra i quali De Rossi, Armellini e Styger hanno voluto individuare i sepolcri in due loculi della Spelunca, ma ciò non è sicuro.
Il Martirologio Geronimiano riprende i nomi di Sisto, Felicissimo e Agapito mentre quello di Cartagine ha solamente Sisto. I Sacramentari Leoniano e Galesiano contengono Messe in onore dei tre martiri. Beda, nel suo Martirologio, ricorda i quattro martiri, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano., dati dal Liber Pontificalis, ma che egli presenta come suddiaconi, errore ripreso poi a sua volta da Adone, il quale aggiunge un altro nome, Quarto, derivante dalla lettura in un cod. scorretto della lettera di s. Cipriano dell'espressione: «Diaconus Quartus» in luogo di «diacones quattuor». Il Martirologio Romano ha ereditato tutti questi errori e ne aggiunge un altro, magg.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:43

Beato Gezzelino Eremita

6 agosto

Martirologio Romano: Nel territorio del Lussemburgo, beato Gezzelino, eremita, che visse nella foresta senza tetto né vestito, confidando in Dio solo che, come dà le intemperie, così pure offre riparo.


Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:44

Santi Giusto e Pastore Martiri

6 agosto

Martirologio Romano: A Alcalá de Henares in Spagna, i santi fratelli Giusto e Pastore, martiri, che, ancora fanciulli, lasciate a scuola le tavolette di scrittura, corsero spontaneamente incontro al martirio: subito catturati e battuti con le verghe per ordine del governatore furono entrambi sgozzati per Cristo con la spada dal loro carnefice, mentre si confortavano l’un l’altro con reciproche esortazioni.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:45

San Glisente Apostolo della Val Camonica

6 agosto

+ Berzo Demo, Brescia, 6 agosto 796

È molto popolare e vene­rato nella Val Camonica, ma purtroppo di lui non si hanno sicure notizie storiche. Secondo le tradi­zioni locali, raccolte da scrittori del sec. XVII, era un soldato dell'esercito di Carlo Magno; dopo la battaglia di Mortirolo ottenne dall'imperatore di ritirarsi dall'esercito per evangelizzare la valle; in seguito sali sul monte di Berzo per fare vita eremitica in una spelonca, dove mori il 6 ag. 796.
Sebbene questa leggenda, nata forse nel sec. XIV-XV non abbia alcun fondamento storico, il culto di Glisente è però attestato almeno fin dal sec. XIII. Nel 1200, infatti, esisteva un altare a lui dedicato nella chiesa di Bovegno, un tempietto gli era consacrato a Nord-Ovest della stessa località, in una zona mineraria; in un atto di permuta re­datto nel 1222 è ricordata una chiesa di S. Glisente; nel 1262 fu fondata nella stessa Bovegno una fraglia, o luogo pio, in suo onore con precisi statuti. Episodi della vita di Glisente sono raffigurati negli affreschi della pieve di S. Lorenzo (sec. XVI), in quella parrocchiale di S. Maria in Berzo, e in quella a lui dedicata sul monte che divide il terri­torio di Berzo da Bovegno e Collio in Valle Trompia (sec. XV). Nell'attuale chiesa parrocchiale di Berzo (sec. XVII) gli è dedicato un altro altare.
Nel sec. XVII G. fu incluso nel Calendario dei santi bresciani e la sua festa fu stabilita al 26 lugl., forse perché gli abitanti di Collio (o di Bagolino) restituirono in quel giorno le reliquie del santo che avevano precedentemente trafugato. Oggi però esse sono di nuovo scomparse e non si sa dove si trovino.
La sua festa è oggi celebrata soltanto dalla parrocchia di Berzo nella chiesa a lui dedicata sul monte omonimo.


Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:46

San Goderanno Abate e vescovo

6 agosto

+ 6 agosto 1074

Assai scarse sono le notizie sulla vita di questo santo. Monaco di Cluny, nel 1060 divenne abate di Maillezais, per poi essere insignito della dignità episcopale di Saintes. Morì il 6 agosto 1074.
L’Ordine Benedettino lo festeggia il 6 agosto.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:46

Beato Guglilmo di Altavilla Mercedario

6 agosto

XIII secolo

Originario di Francia, il nobilissimo cavaliere laico Beato Guglielmo di Altavilla, abbandonò tutti i beni del mondo per entrare nell'Ordine Mercedario donandosi completamente all'opera di redenzione. I suoi meriti e le sue virtù esemplari si distinsero talmente che fu inviato con l'approvazione del Re Beato Giacomo 1°, nel regno di Granada nell'anno 1263 dove riscattò 208 schiavi. Pieno di meriti si addormentò in pace sotto il generalato del Beato Guglielmo de Bas.
L'Ordine lo festeggia il 6 agosto.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:47

Beata Maria Francesca a Iesu (Anna Maria Rubatto) Fondatrice

6 agosto

Carmagnola (TO), 14 febbraio 1844 – Montevideo (Uruguay), 6 agosto 1904

Nel 1885, diede vita ad una nuova famiglia religiosa cappuccina dedita alle opere di carità tra i fanciulli e gli ammalati. Nel 1893, allargò personalmente la sua attività in America Latina. Fondò le suore “terziarie cappuccine di Loano”. Morì nel 1904 a Montevideo [Uruguay].
Il 10 ottobre 1993 a Roma, Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata prima beata dell’Uruguay.

Martirologio Romano: A Montevideo in Uruguay, beata Maria Francesca di Gesù (Anna Maria) Rubatto, vergine, che fondò nella città di Loano vicino a Savona l’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine e, partita per l’America Latina, si adoperò con ogni cura nel servire i poveri.


Anna Maria Rubatto nacque a Carmagnola (TO) il 14 febbraio 1844, penultima di otto figli di Giovanni Tommaso Rubatto e Caterina Pavesio, persone note per pietà e morigerati costumi cristiani.
Rimase presto orfana dei genitori e quindi si trasferì a Torino presso la sorella maggiore Maddalena, dove rimase per cinque anni dedita alle opere di carità. In seguito venne adottata dalla ricchissima signora Marianna Scoffone, visitava ogni giorno il ‘Cottolengo’ di Torino, servendo con letizia gli ammalati, aiutando con liberalità anche i poveri; s. Giovanni Bosco l’ebbe fra le sue collaboratrici negli Oratori.
Una volta defunta la madre adottiva, ritornò presso sua sorella; in estate si recava a Loano sulla Riviera Ligure, dove aiutava i pescatori e gli ammalati nelle loro necessità, s’interessava dei bambini abbandonati e in questo luogo si unì ad un gruppo di pie donne, dedite alle opere di carità e di apostolato, sotto la guida dei padri Cappuccini.
E fu proprio un cappuccino, padre Angelico che le fece un invito, quello di mettersi a capo di un nuovo Istituto e così il 23 gennaio 1885, vestì l’abito religioso francescano, insieme ad alcune amiche, dando vita ad una famiglia religiosa le “Suore Terziarie Cappuccine di Loano”, poi chiamate “Suore Cappuccine di Madre Rubatto” con il fine dell’assistenza degli ammalati specie a domicilio e l’educazione cristiana della gioventù.
Emise i voti il 17 settembre 1886 prendendo il nome di Maria Francesca di Gesù e divenendo la prima superiora dell’Istituto, carica che mantenne fino alla morte.
La sua opera si diffuse molto presto non solo in Liguria, ma anche nell’America Latina, dal 1892 Madre Francesca varcò ben quattro volte l’Oceano, con lunghe soste per erigere le case della sua Congregazione, in Uruguay e in Argentina; lei stessa accompagnò un gruppo di suore alla Missione di Alto Alegre, Maranhao in Brasile, dove nel 1901 morirono martiri sette sue suore uccise dagli ‘indios’.
Mentre si trovava a Montevideo, si ammalò di cancro e fu a tutti di esempio mirabile di forza cristiana e di piena rassegnazione. Morì in questa città il 6 agosto 1904 compianta specialmente dagli ammalati e dai poveri, la sua salma riposa in Uruguay nel collegio di Belvedere, da lei fondato nel 1895, in mezzo ai suoi cari poveri, come lei desiderava.
La sua Congregazione, dal 1964 è pure presente in Etiopia; la causa per la sua beatificazione fu introdotta nel 1965, il decreto sull’eroicità delle virtù si ebbe il 1° settembre 1988 e il 10 ottobre 1993 il pontefice Giovanni Paolo II, l’ha beatificata solennemente a Roma.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:48

Beato Matteo da Bascio Fondatore dei Cappuccini

6 agosto

Pennabilli, Pesaro-Urbino, 1495 circa – Venezia, 6 agosto 1552

Nato nel villaggio di Bascio, oggi nel comune di Pennabilli (PU), si fece francescano del ramo degli Osservanti nel convento di Montefiorentino, presso Frontino (PU) e venne ordinato sacerdote nel 1525. Desideroso di ritornare al primitivo rigore francescano, nel 1525 lasciò il suo convento ed ottenne da papa Clemente VII il privilegio personale di vestire un lungo saio di tessuto ruvido (come quello di Francesco d'Assisi, ma con un cappuccio più lungo ed appuntito), di osservare rigidamente la regola in assoluta povertà, di fare vita eremitica e predicare liberamente. Questo esempio ebbe subito numerosi imitatori tra quanti diederavano restaurare lo spirito originale del francescanesimo ed ebbe così origine l'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che grazie al sostegno della duchessa Caterina Cybo di Camerino venne approvato dal pontefice il 3 luglio del 1528 con la bolla Religionis zelus. Nel primo capitolo generale dell'ordine, celebratosi nell'aprile del 1529 nella chiesa di Santa Maria dell'Acquarella di Albacina, presso Fabriano, Matteo venne eletto primo superiore generale. Brillante omileta, ebbe parte notevole nel movimento di riforma della vita religiosa del XVI secolo. Morì a Venezia, nella chiesa di San Moisè ed sepolto nella chiesa di San Francesco della Vigna.

Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico



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00giovedì 29 luglio 2010 16:48

Sant' Ormisda Papa

6 agosto

Nato a Frosinone - m. 6 agosto 523

(Papa dal 20/07/514 al 06/08/523)
Nato a Frosinone, fu Papa dal 514 al 523. Ormisda era un vedovo e un diacono romano al momento della sua elezione. Suo figlio divenne a propria volta Papa con il nome di Silverio. Una delle prime preoccupazioni di Papa Ormisda fu di rimuovere le ultime vestigia dello scisma laurenziano a Roma, riaccogliendo nella Chiesa coloro che non si erano ancora riconciliati. Gran parte del suo Pontificato fu dedicata a ricucire lo strappo che esisteva sin dal 484 tra Oriente ed Occidente a causa dello scisma Acaciano. Questo era stato prodotto come risultato del tentativo di Acacio di Costantinopoli di placare i monofisiti. La Chiesa di Costantinopoli venne riunita con Roma nel 519, attraverso la confessione di fede che viene detta Formula di Ormisda. Nell'arte, Ormisda viene raffigurato come un giovane uomo con un cammello. È il santo patrono dei palafrenieri e degli stallieri. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Roma presso san Pietro, deposizione di sant’Ormisda, papa, che, alfiere di pace, riuscì in Oriente a ricomporre lo scisma di Acacio e in Occidente a far rispettare dalle nuove popolazioni i diritti della Chiesa.


Il 20 luglio del 514, un giorno dopo la morte del suo predecessore Simmaco fu proclamato pontefice Ormisda, diacono nativo di Frosinone, sposato con prole, il figlio Silverio divenne a sua volta pontefice.
(Il nome Ormisda deriva dal persiano. Latinizzato in Hormisdas, significa "buono". E’ un nome usato anche al femminile).
L'elezione ebbe esiti unanimi e senza disordini.
Tutto il pontificato fu teso a ricomporre le divisioni teologali tra la Chiesa di Roma e quella Orientale di Costantinopoli e nella rifinitura delle opere architettoniche già iniziate durante il precedente pontificato quali: la basilica di S. Pancrazio sul Gianicolo e di San Martino ai Monti.
Dopo la morte dell'imperatore Anastasio I, con l'avvento del suo successore Giustino finalmente la chiesa romana riuscì a profilare un nuovo "modus vivendi " con la realtà orientale di Costantinopoli.
Le nuove basi per un comune intento nell'ambito dell' ortodossia teologica furono gettate durante il concilio di Costantinopoli che si rifece ai dogmi dettati dai precedenti concilii di Nicea e di Calcedonia, bandendo definitivamente tutte le eresie imperversanti quali quelle monifisiste, eutichiane, ariane e manicheiste, tant'è che lo stesso patriarca di Bisanzio sottoscrisse la cosidetta "formula Ormisda" che si chiudeva con le seguenti parole: "...sono concorde con il papa e rimprovero tutti quelli che il papa rimprovera."
Il 28 marzo del 519 il concilio di Costantinopoli si concluse con la piena affermazione delle volontà della Chiesa di Roma.
Il pontefice Ormisda si spense il 6 agosto del 523 e fu sepolto all'interno della basilica di San Pietro. Il suo nome non figura nel calendario universale ma viene ricordato nel giorno della sua morte.



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:49

Beato Ottaviano di Savona Vescovo

6 agosto

Monaco benedettino fratello del Papa Callisto II.

Martirologio Romano: A Savona, beato Ottaviano, vescovo e fratello del papa Callisto II, che tanto nel chiostro come sulla cattedra episcopale si impegnò a servire Dio e i fratelli.



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00giovedì 29 luglio 2010 16:50

Beato Taddeo (Tadeusz) Dulny Martire

6 agosto

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Chmielów (Polonia), 8 agosto1914 - Dachau (Germania), 6 agosto 1942

Martirologio Romano: Vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Taddeo Dulny, martire, che, durante l’occupazione militare della Polonia, fu deportato per la fede in Cristo nel campo di detenzione di Dachau e, dopo crudeli supplizi, passò alla gloria del cielo.


Il seminario, poi il Lager, e lì dentro la fine. Così si consuma l’esistenza di Taddeo Dulny. È nato in una famiglia numerosa(sei figli e due figlie) della Poloniasudorientale. I suoi primi maestri nellafede sono stati i genitori, Jan e Antonina,che gli hanno poi detto di sì quando hadeciso di entrare nel seminario di Wloclawek,dopo aver compiutoa fatica gli studiginnasiali a Ostrowiec.Anche in seminario faticaa tenere il passo, manon si lamenta e non sirassegna. Per i compagni,è quello che non siarrende mai.
Il 1° settembre 1939 incominciala secondaguerra mondiale: la Poloniaviene spartita tra laGermania nazista e laRussia comunista. A finesettembre, Taddeo si presenta tuttaviapuntuale al seminario, per il nuovo annoscolastico. Ma il 7 ottobre arriva lapolizia nazista e porta via tutti, professorie chierici. Prima tappa, la prigione localedi Wloclawek, per tre mesi. Poi c’èun trasferimento nella cittadina di Lad:li mettono nei locali di un collegio salesiano,con qualche libertà di movimentoall’interno; allora si cerca di riprenderei corsi del seminario e Taddeo porta atermine il programma del quinto annodi studi. Tutto precipita però nell’estate1940. Il 26 agosto, insegnanti e seminaristivengono portati nel campo di concentramentodi Sachsenhausen, vicinoa Berlino. Infine, il 15 dicembre, Taddeoe altri vengono portati aDachau, nell’Alta Baviera.Qui c’è il primo Lagernazista, creato già nel1933, e i primi deportatifurono cittadini tedeschiantinazisti. Vennero poiin numero crescente gliebrei, rastrellati prima inGermania e poi nei Paesiinvasi dalle truppe tedesche.
Nel 1940 vi sono statiportati oltre ottocento sacerdotie religiosi polacchi.Con loro c’è Taddeo, che sacerdotenon è ancora, e così lo ricorda un compagnodi deportazione: «Non era uno cometutti gli altri, e questa caratteristicamaturò e si suggellò via via: un uomo incredibilmentegeneroso, che dimenticavasé stesso». È questo il suo nuovo “corsodi studi”, il suo programma fino allamorte. Per gli aguzzini, i deportati nonsono più uomini con un nome, ma numeri,e lui è il numero 22662. Non è piùun futuro prete perché qui nessuno haun futuro. Esiste solo un presente atroce,e poi la morte.
Qui il chierico Taddeo si realizza: dimenticatala sua persona, fa di sé unostrumento di sollievo per altri. Scopodella sua vita e morte in Dachau è risparmiaread altri fatica, bastonature, sevizie:è procurare cibo a chi sta morendodi fame. Colpisce tutti la sua capacità– quasi – di sopravvivere digiunando,per dare la sua razione ad altri. Un testimone:«Elevarsi al di sopra del bisognodi cibo là dove la fame torceva lebudella fu un’impresa straordinaria».Un altro: «Taddeo, un ragazzo baciatodal sole. Nelle situazioni più cupe, luiriusciva a raccogliere un raggio della misericordiadivina e additarlo agli altri».Un suo compagno di prigionia così neannota la fine: «Morì di fame. Arso nelcrematorio». A 28 anni.
Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamatobeato nel 1999 in Polonia, comemartire, con altri 107 (nell'immagine a fianco), uccisi“in odio alla fede” nel 1930-1945.


Questo l'elenco completo dei 108 martiri:

- Adam Bargielski
- Aleksy Sobaszek
- Alfons Maria Mazurek
- Alicja Maria Jadwiga Kotowska
- Alojzy Liguda
- Anastazy Jakub Pankiewicz
- Anicet Koplinski
- Antoni Beszta-Borowski
- Antoni Julian Nowowiejski
- Antoni Leszczewicz
- Antoni Rewera
- Antoni Swiadek
- Antoni Zawistowski , sacerdote (1882-1942 KL Dachau)
- Boleslaw Strzelecki , sacerdote (1896-1941, Germania Auschwitz)
- Bronislaw Komorowski , sacerdote (1889-22.3.1940 KL Stutthof)
- Bronislaw Kostkowski , studente (1915-1942 KL Dachau)
- Brunon Zembol , religioso (1905-1922 KL Dachau)
- Czeslaw Jozwiak (1919-1942 prigione Dresden),
- Dominik Jedrzejewski , sacerdote (1886-1942 KL Dachau)
- Edward Detkens , sacerdote (1885-1942 KL Dachau)
- Edward Grzymala , sacerdote (1906-1942 KL Dachau)
- Edward Kazmierski (1919-1942 prigione in Dresden),
- Edward Klinik (1919-1942 prigione in Dresden),
- Emil Szramek, sacerdote (1887-1942 KL Dachau)
- Ewa Noiszewska, religiosa (1885-1942, Góra Pietrelewicka in Slonim)
- Fidelis Chojnacki, religioso (1906-1942 KL Dachau)
- Florian Stepniak, religioso, sacerdote (1912-1942 KL Dachau)
- Franciszek Dachtera, sacerdote (1910-23.8.1942 KL Dachau)
- Franciszek Drzewiecki, religioso, sacerdote (1908-1942 KL Dachau)
- Franciszek Kesy (1920-1942 prigione in Dresden),
- Franciszek Rogaczewski, sacerdote (1892-11.1.1940)
- Franciszek Roslaniec, sacerdote (1889-1942 KL Dachau)
- Franciszek Stryjas, padre di famiglia, (1882-31.7.1944 prigione Kalisz)
- Grzegorz Boleslaw Frackowiak, religioso (1911-1943 ucciso in Dresden)
- Henryk Hlebowicz, sacerdote (1904-1941 Borysewo)
- Henryk Kaczorowski, sacerdote (1888-1942 KL Dachau)
- Henryk Krzysztofik, religioso, sacerdote (1908-1942 KL Dachau)
- Hilary Pawel Januszewski, religioso, sacerdote (1907-1945 KL Dachau)
- Jan Antonin Bajewski, religioso, sacerdote (1915-1941 KL Auschwitz)
- Jan Nepomucen Chrzan, sacerdote (1885-1942 KL Dachau)
- Jarogniew Wojciechowski (1922-1942 prigione in Dresden).
- Jerzy Kaszyra, religioso,sacerdote (1910-1943, in Rosica),
- Jozef Achilles Puchala, religioso, sacerdote (1911-1943)
- Jozef Cebula, religioso, sacerdote (1902-1941 KL Mauthausen)
- Jozef Czempiel, sacerdote (1883-1942 KL Mauthausen)
- Jozef Innocenty Guz, religioso, sacerdote (1890-1940 KL Sachsenhausen)
- Jozef Jankowski, religioso,sacerdote, (1910 -16.10.1941, Auschwitz)
- Jozef Kowalski
- Jozef Kurzawa, sacerdote (1910-1940)
- Jozef Kut, sacerdote (1905-1942 KL Dachau)
- Jozef Pawlowski, sacerdote (1890-9.1.1942 KL Dachau)
- Jozef Stanek, religioso, sacerdote (1916-23.9.1944, morto a seguito delle torture in Varsavia)
- Jozef Straszewski, sacerdote (1885-1942 KL Dachau)
- Jozef Zaplata, religioso (1904-1945 KL Dachau)
- Julia Rodzinska, religiosa (1899-20.2.1945 Stutthof);
- Karol Herman Stepien, religioso, sacerdote (1910-1943)
- Katarzyna Celestyna Faron, religiosa (1913-1944 KL Auschwitz)
- Kazimierz Gostynski, sacerdote (1884-1942 KL Dachau)
- Kazimierz Grelewski, sacerdote (1907-1942 KL Dachau)
- Kazimierz Sykulski, sacerdote (1882-1942 KL Auschwitz)
- Krystyn Gondek, religioso, sacerdote (1909-1942)
- Leon Nowakowski, sacerdote (1913-1939)
- Leon Wetmanski(1886-1941, Dzialdowo), vescovo
- Ludwik Gietyngier
- Ludwik Mzyk, religioso, sacerdote (1905-1940)
- Ludwik Pius Bartosik, religioso, sacerdote (1909-1941 KL Auschwitz)
- Maksymilian Binkiewicz, sacerdote (1913-24.7.1942, Dachau)
- Marcin Oprzadek, religioso (1884-1942 KL Dachau)
- Maria Antonina Kratochwil, religiosa (1881-1942)
- Maria Klemensa Staszewska, religiosa (1890-1943 KL Auschwitz)
- Marian Gorecki, sacerdote (1903-22.3.1940 KL Stutthof)
- Marian Konopinski, sacerdote (1907-1.1.1943 KL Dachau)
- Marian Skrzypczak, sacerdote (1909-1939 in Plonkowo)
- Marianna Biernacka (1888-1943),
- Marta Wolowska, religiosa (1879-1942, Góra Pietrelewicka in Slonim)
- Michal Czartoryski, religioso, sacerdote (1897-1944)
- Michal Ozieblowski, sacerdote (1900-1942 KL Dachau)
- Michal Piaszczynski, sacerdote (1885-1940 KL Sachsenhausen)
- Michal Wozniak, sacerdote (1875-1942 KL Dachau)
- Mieczyslaw Bohatkiewicz, sacerdote (1904-4.3.1942 shot in Berezwecz)
- Mieczyslawa Kowalska, religiosa (1902-1941 KL Dzialdowo)
- Narcyz Putz, sacerdote (1877-1942 KL Dachau)
- Narcyz Turchan, religioso, sacerdote (1879-1942 KL Dachau)
- Natalia Tulasiewicz (1906-31.3.1945 Ravensbrück),
- Piotr Bonifacy Z~~ukowski, religioso (1913-1942 KL Auschwitz)
- Piotr Edward Dankowski, sacerdote (1908-3.4.1942 KL Auschwitz)
- Roman Archutowski, sacerdote (1882-1943 KL Majdanek)
- Roman Sitko, sacerdote (1880-1942 KL Auschwitz)
- Stanislaw Kubista, religioso, sacerdote (1898-1940 KL Sachsenhausen)
- Stanislaw Kubski, religioso, sacerdote (1876-1942 KL Dachau)
- Stanislaw Mysakowski, sacerdote (1896-1942 KL Dachau)
- Stanislaw Pyrtek, sacerdote (1913-4.3.1942 Berezwecz)
- Stanislaw Starowieyski, padre di famiglia (1895-13.4.1940/1 KL Dachau)
- Stanislaw Tymoteusz Trojanowski, religioso (1908-1942 KL Auschwitz)
- Stefan Grelewski, sacerdote (1899-1941 KL Dachau)
- Symforian Ducki, religioso (1888-1942 KL Auschwiitz)
- Tadeusz Dulny, seminarita (1914-1942 KL Dachau)
- Wincenty Matuszewski, sacerdote (1869-1940)
- Wladyslaw Bladzinski, religioso, sacerdote (1908-1944)
- Wladyslaw Demski, sacerdote (1884-28.5.1940, Sachsenhausen)
- Wladyslaw Goral,(1898-1945 KL Sachsenhausen), vescovo
- Wladyslaw Mackowiak, sacerdote (1910-4.3.1942 Berezwecz)
- Wladyslaw Maczkowski, sacerdote (1911-20.8.1942 KL Dachau)
- Wladyslaw Miegon, sacerdote, (1892-1942 KL Dachau)
- Wlodzimierz Laskowski, sacerdote (1886-1940 KL Gusen)
- Wojciech Nierychlewski, religioso, sacerdote (1903-1942 KL Auschwitz)
- Zygmunt Pisarski, sacerdote (1902-1943)
- Zygmunt Sajna, sacerdote (1897-1940 Palmiry)



Stellina788
00giovedì 29 luglio 2010 16:50

Trasfigurazione del Signore

6 agosto

La liturgia romana leggeva il brano evangelico riferito all'episodio della trasfigurazione il sabato delle Quattro Tempora di Quaresima, mettendo così in relazione questo mistero con quello della passione. Lo stesso evangelista Matteo inizia il racconto con le parole: «Sei giorni dopo» (cioè dopo la solenne confessione di Pietro e il primo annuncio della passione), «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce». C'è in questo episodio una netta contrapposizione all'agonia dell'orto del Getsemani. La trasfigurazione, che fa parte del mistero della salvezza, è ben degna di una celebrazione liturgica che la Chiesa, sia in Occidente come in Oriente, ha comunque celebrato in vario modo e in date differenti, finché papa Callisto III elevò di grado la festa, estendendola alla Chiesa universale. (Avvenire)

Martirologio Romano: Festa della Trasfigurazione del Signore, nella quale Gesù Cristo, il Figlio Unigenito, l’amato dell’Eterno Padre, davanti ai santi Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, avendo come testimoni la legge ed i profeti, manifestò la sua gloria, per rivelare che la nostra umile condizione di servi da lui stesso assunta era stata per opera della grazia gloriosamente redenta e per proclamare fino ai confini della terra che l’immagine di Dio, secondo la quale l’uomo fu creato, sebbene corrotta in Adamo, era stata ricreata in Cristo.

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La liturgia romana leggeva il brano evangelico riferito all'episodio della trasfigurazione il sabato delle Quattro Tempora di Quaresima, mettendo così in relazione questo mistero con quello della passione. Lo stesso evangelista Matteo inizia il racconto con le parole: "Sei giorni dopo" (cioè dopo la solenne confessione di Pietro e il primo annuncio della passione), "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". C'è in questo episodio una netta contrapposizione all'agonia dell'orto del Getsemani. E’ evidente l'intenzione di Gesù di offrire ai tre apostoli un antidoto che fortificasse in loro la certezza della sua divinità durante la terribile prova della passione.
L'alto monte, non meglio identificato nel Vangelo, è quasi concordemente ritenuto il Tabor, che si erge nel cuore della Galilea e domina la pianura circostante. La data è da collocarsi tra la Pentecoste ebraica e la festa delle Capanne, nel secondo anno di vita pubblica, il 29, nel periodo dedicato da Gesù in modo particolare alla formazione degli apostoli. Quella montagna isolata era infatti molto propizia alle grandi meditazioni, nel silenzio solenne delle cose e nell'aria rarefatta che mitigava la calura estiva. E in questa suggestiva cornice Gesù si offrì alla vista dei tre prescelti in tutto lo splendore del suo corpo glorioso, quale sarebbe dovuto apparire in ogni istante per la naturale conseguenza della visione beatifica di cui godeva perennemente la sua anima, se per un miracolo d'amore e di umiltà non avesse costretto la propria umanità dentro l'involucro mortale, per offrire il suo corpo passibile di dolore in sacrificio al Padre per la nostra redenzione.
Con questa soprannaturale visione Gesù dava una conferma alla confessione di Pietro: "Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente". Quell'attimo di gloria sovrumana era la caparra della gloria della risurrezione: "Il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo". Lo stesso tema del colloquio con Mosè ed Elia era la conferma dell'annunzio della passione e della morte del Messia. La trasfigurazione, che fa parte del mistero della salvezza, è ben degna di una celebrazione liturgica che la Chiesa, sia in Occidente come in Oriente, ha comunque celebrato in vario modo e in date differenti, finché papa Callisto III elevò di grado la festa, estendendola alla Chiesa universale, per ricordare la vittoria riportata nel 1456 a Belgrado contro i Turchi e di cui giunse notizia a Roma il 6 agosto.



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