6 marzo

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Stellina788
00venerdì 6 marzo 2009 09:11

Santa Coletta (o Colette) di Corbie

6 marzo

Corbie, presso Amiens (Francia), 13 gennaio 1381 - Gand, Fiandra (attuale Belgio), 6 marzo 1447

È nata quando ormai i genitori – il carpentiere Roberto Boylet e sua moglie Caterina – non speravano più di avere figli. L’hanno chiamata Nicoletta (familiarmente Colette) in onore di Nicola di Bari, alla cui intercessione si attribuiva la sua nascita. Colette intraprende la sua complicata esperienza religiosa a 18 anni, dopo la morte dei genitori. E la conclude a 25 su consiglio del francescano Enrico di Baume, tornando fra le Clarisse, perché si sente chiamata alla riforma degli Ordini istituiti da san Francesco. Nel 1406, a Nizza, riceve il velo da Benedetto XIII, che l’autorizza a riformare i monasteri dell’Ordine e a fondarne di nuovi. Per alcuni anni, lei vede fallire gli sforzi di riforma, e solo nel 1410 ha il suo primo monastero rinnovato a Besançon, seguìto poi da altri 16. Colette muore a Gand nel 1447. (Avvenire)

Etimologia: Coletta (accorc. di Nicoletta) come Nicola = vincidore del popolo, dal greco

Martirologio Romano: A Gand nelle Fiandre, nell’odierno Belgio, santa Coletta Boylet, vergine, che, dopo tre anni di vita molto austera rinchiusa in una piccola casa posta accanto alla chiesa, divenuta professa sotto la regola di san Francesco, ricondusse molti monasteri di Clarisse al primitivo modello di vita, ristabilendovi in special modo lo spirito di povertà e di penitenza.


Pare che non le vada bene nulla. Cambia di continuo monastero e Ordine: dalle Beghine e poi dalle Benedettine della nativa Corbie alle Clarisse, e da queste alle Terziarie francescane; poi si isola come “reclusa” in una cella, ancora a Corbie. E’ nata quando ormai i genitori – il carpentiere Roberto Boylet e sua moglie Caterina – non speravano più di avere figli. L’hanno chiamata Nicoletta (familiarmente Colette) in onore di Nicola di Bari, alla cui intercessione si attribuiva la sua nascita. Colette intraprende la sua complicata esperienza religiosa a 18 anni, dopo la morte dei genitori. E la conclude a 25 su consiglio del francescano Enrico di Baume, tornando fra le Clarisse, perché si sente chiamata alla riforma degli Ordini istituiti da san Francesco. Nel 1406, a Nizza, riceve il velo da Benedetto XIII, che l’autorizza a riformare i monasteri dell’Ordine e a fondarne di nuovi.
Siamo ai tempi dello scisma d’Occidente, con papi e antipapi eletti da gruppi diversi di cardinali e ciascuno riconosciuto da una parte degli Stati europei. Dopo la morte di Gregorio XI (1378), a Roma si sono succeduti Urbano VI (Bartolomeo Prignano), Bonifacio IX (Pietro Tomacelli), Innocenzo VII (Cosimo Migliorati) e infine Gregorio XII (Angelo Correr). E a lui si oppone da Avignone lo spagnolo Pedro de Luna (Benedetto XIII), successore dell’altro antipapa avignonese, Roberto di Ginevra, chiamato Clemente VI. (In qualche momento saranno addirittura in tre a chiamarsi papa, finché al Concilio di Costanza, grazie alla rinuncia di Gregorio XII, verrà eletto unico pontefice Martino V, Oddone Colonna). E ci sono futuri santi da una parte e dall’altra: Caterina da Siena e Caterina di Svezia stanno col papa di Roma, mentre ai due avignonesi aderiscono Vincenzo Ferreri e appunto Colette. Per alcuni anni, lei vede fallire gli sforzi di riforma, e solo nel 1410 ha il suo primo monastero rinnovato a Besançon, seguìto poi da altri 16.
Accolgono la sua riforma anche alcuni conventi maschili, sempre sotto i loro superiori. Povertà senza attenuazioni, tenore di vita restituito all’originaria austerità, vita di preghiera personale e comunitaria, molta penitenza per l’unità della Chiesa. La riforma è tutta qui, animata però dal suo esempio, che entusiasma nei monasteri e fuori. Acquista fama di scrutatrice delle coscienze, capace di profezie e di clamorosi miracoli: addirittura risurrezioni, si afferma. La validità di questa riforma (approvata nel 1434 dal Ministro generale francescano e nel 1458 da Pio II) è testimoniata dalla sua tenuta nel tempo.
Colette muore a Gand nel 1447 e sarà canonizzata nel 1807 da Pio VII. Ma i monasteri “collettini” continueranno a vivere sulla linea tracciata da lei. Il XX secolo ne vedrà sempre attivi circa 140, per la maggior parte in Europa, ma anche in America, in Asia e in Africa.



Stellina788
00venerdì 6 marzo 2009 09:13

San Crodegando di Metz Vescovo

6 marzo

Hesbaye, Belgio, 712 – 6 marzo 766

Nacque nel 712 a Hesbaye (Brabante) da Sigrammo e Landrada, ambedue nobili. Ricevuta una solida formazione benedettina a venticinque anni nel 737 ,venne nominato cancelliere del regno d’Austrasia. Il 30 settembre 742 venne consacrato vescovo di Mets. Promosse la diffusione del monachesimo benedettino, fondando diverse abbazie a Gorze nel 748,Gengenbach 741e altre. Si preoccupò molto del clero secolare e promulgò il “ parvum decretulum n piccolo codice con il quale tentò di riportare il clero alla retta via. Si recò a Roma nel 753 dove ricevette il pallio. Presiedette a numerosi concili provinciali di Vernuel nel 755, Compiègne nel 757 e Attigny. Morì il 6 marzo 766. Le sue reliquie si conservano nel monastero di S. Sinforiano a Metz.

Martirologio Romano: A Metz in Austrasia, nell’odierna Francia, san Crodegango, vescovo, il quale dispose che il clero vivesse come tra le mura di un chiostro sotto una esemplare regola di vita e promosse notevolmente il canto liturgico.


Codregando nacque nel 712 ad Hesbaye, nei pressi di Liegi in Belgio, da una nobile famiglia. I suoi genitori, di origine franca, lo fecero studiare presso l’abbazia di Saint-Trond. Giovane di bell’aspetto, molto educato ed ottimo linguista, Carlo Martello notò le sue grandi abilità e lo nominò capo del corpo diplomatico e giuridico al suo servizio. Morto Carlo Martello, il suo successore Carlo Magno nel 742 lo nominò anche vescovo di Metz. Codregando era però ancora laico e dovette dunque ricevere le ordinazioni diaconale, presbiterale e la consacrazione episcopale. Egli conservò inoltre la carica politica e sfruttò il prestigio conseguito dall’esercizio dei due incarichi sfruttò a fin di bene tutta la sua influenza. Quale ambasciatore di Pipino presso il pontefice Stefano II, Codregando si ritrovò direttamente coinvolto con la sconfitta dei longobardi in Italia, il passaggio alla Chiesa dell’esarcato di Ravenna e di altri territori e la stessa incoronazione di Pipino, avvenuta nel 754.
Codregando operò una profonda riforma del clero, che versava in quel periodo in una profonda crisi morale. Deciso ad ntervenire nella difficile situazione, iniziò proprio dai preti della sua città: riunì dunque in alcune case tutti gli ecclesiastici e fissò per loro una regola di vita ispirata a quella di San Benedetto. Il codice che applicò a Metz si componeva di trentaquattro capitoli ed ogni giorno, alla presenza di tutta la comunità, se ne leggeva uno: da ciò tali incontri presero il nome di “capitolo”. Ben presto tale nome venne esteso alle persone che presenziavano alle letture, mentre tutti coloro che erano legati ai canoni vennero chiamati “canonici” e coloro i quali seguivano una regola presero a definirsi “regolari”.
Altre norme di vita comunitaria vennero inserite in seguito, riguardanti clausura, domicilio, studio, liturgia, abito e pasti, ed erano volte a fornire agli ecclesiastici un sostegno reciproco nel rimanere fedeli al voto di castità ed agli altri impegni propri del clero. La principale differenza dai frati stava nella possibilità di avere beni i loro proprietà, abitudine che comunque successivamente fu messa in discussione. La regola di Codregando fu poi adottata da altre diocesi ed infine estesa da Carlo Magno a tutti i sacerdoti, che furono così tenuti ad essere o monaci o canonici. Questa regola riscontrò successo anche all’estero e nel corso dei secoli tornò ripetutamente in auge, seppur non nella forma originaria.
Su iniziativa di Codregando a Metz si introdussero anche il rito ed il canto romano, il cui repertorio tornò a Roma arricchito dalle composizioni galllicane e da lì si diffuse in tutta Europa. Fu rinnovata la “schola cantorum” di Metz e la sua fama durò per secoli. Nell’805 Carlo Magno addirittura ordinò che tutti i maestri di canto dovessero formarsi a Metz. Il santo vescovo si distinse anche nella costruzione e nel restauro di chiese, monasteri ed istituti di carità. Alla sua morte, il 6 marzo 766, ricevette sepoltura presso l’abbazia di Gorze, che egli stesso aveva fondata ed amata più di ogni altra. La tradizione vuole che alcune sue reliquie siano conservate anche presso la chiesa di Saint-Symphorien di Metz.



Stellina788
00venerdì 6 marzo 2009 09:17

44040 > Sant' Evagrio di Costantinopoli Vescovo MR 6 marzo

44070 > San Fridolino Abate MR 6 marzo

91196 > San Giuliano di Toledo Vescovo MR 6 marzo

47150 > San Marciano (Marziano) di Tortona Vescovo e martire MR 6 marzo

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94253 > Beato Ponzio di Polignac Vescovo di Clermont 6 marzo

44090 > Santi Quarantadue martiri di Siria Martiri di Amorio MR 6 marzo

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44150 > San Vittore e compagni Martiri di Nicomedia MR 6 marzo

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