Con il breve del 20 ottobre 1326 Giovanni XXII, riassunte le vicende della successione a Bertoldo de Labro, nominò Vescovo di Agrigento Matteo Orsini che era fratello dell'arcivescovo palermitano Giovanni e del rinunciatario Giacomo Orsini. Matteo - scrive Stefano L. Forte, o. p. - nacque a Roma da Orso di Francesco "de filiis Ursi" di Campodifiore e da Francesca di Bonaventura del Cardinale. Era fratello di Giovanni, arcivescovo di Palermo e di Giacomo, protonotario apostolico che era stato eletto, dopo il Musca vescovo di Agrigento, ma aveva rinunciato. Era poi nipote del cardinale Francesco Napoleone Orsini, diacono di S. Lucia in Selci. Entrato nell'ordine domenicano prima del 1307, studiò a Parigi dove, conseguiti i gradi accademici, anche insegnò. Partecipò al capitolo generale domenicano di Londra nel 1314, fu provinciale di Roma nel 1322 e dai Romani fu mandato in Avignone per chiedere al Papa il rientro nella sua sede: nel 1326 fu nominato lettore di S. Scrittura nello Studium Urbis. Eletto nell'ottobre vescovo di Agrigento, fu consacrato dal card. Guglielmo de Peyre de Godin, domenicano, vescovo di Sabina. "Probabilmente - aggiunge il Forte - l'Orsini non è stato mai di persona nella sua diocesi, o comunque non certo per molto tempo; aveva però un vicario generale in Agrigento, il domenicano fra Paolo del Giudice di Perugia Il Collura parlando dell'Orsini cita: "Dopo la morte di Bertoldo, cedendo Giacomo, detto Musio, eletto dal Capitolo, essendo stato rifiutato (o rigettato) Giacomo, dei figli di Orso, arcidiacono di Stadia nella Chiesa di Chalons. che era stato messo a capo della Chiesa Agrigentina dall'arcivescovo di Palermo". Sembra si tratti di un affare di famiglia tra i fratelli Orsini: le espressioni usate, però aggiungono altri particolari che meritano di essere sottolineati: di Giacomo Musca si dice: "cedente"; per la morte sopravvenuta pochi giorni dopo - ma la parola sarebbe strana per indicare questa evenienza naturale - come lascia supporre il breve di Giovanni XXII, o per le pressioni degli Orsini, e particolarmente dell'arcivescovo palermitano Giovanni, che forse, facendo leva sulla sua poca "literatura". di autorità pose a capo suo fratello Giacomo, alla Chiesa Agrigentina? Ma da chi fu reietto - rigettato o rifiutato - Giacomo Orsini? Dal Capitolo, dal clero e dal popolo della diocesi che dalla prepotenza del palermitano si vedevano privati di un loro diritto, quello di eleggere il vescovo, e, perciò per farlo valere avevano contratto un mutuo di dieci o venti onze d'oro? Dal re di Sicilia che, allora, era Federico II perché la nomina di Giacomo era lesiva della legazia apostolica e dei suoi diritti di patrono e di re di Sicilia? Federico, detto a volte III, ma II come re di Sicilia, era salito al trono nel dicembre 1295 era stato incoronato il 25 marzo 1326 e morì a Catania il 25 giugno 1337. Vissuto in tempi assai difficili per il regno, seppe difendere la Sicilia e la sua indipendenza dagli Angioini, dalla Francia e dal Papato. Ottimo guerriero, fu saggio legislatore e geloso tutore dei suoi diritti, quindi potrebbe essere stato lui a rifiutare Giacomo Orsini, favorendo anche, così, l'azione del Capitolo e del clero. Considerato che la morte di Bertoldo è accaduta il 27 marzo 1326 e tenuto conto dei tempi necessari - date le distanze - per l'intervento dell'arcivescovo di Palermo e del Papa, residente allora in Avignone, si può congetturare che l'elezione di Giacomo Musca sia avvenuta in aprile. che il suo episcopato. come eletto, durato pochi giorni, si sia concluso nello stesso mese. In base a quanto detto nel breve di Giovanni XXII, non si può accettare la notizia fatta propria anche dal Collura che l'elezione del Musca fu invalidata dalla Curia Romana, poiché il Papa ne riconosce la legittimità. Il vescovo Matteo, il 18 dicembre dello stesso anno, da Giovanni XXII fu creato cardinale e perciò venne soprannominato il Cardinale Agrigentino. Per i suoi impegni alla corte pontificia non venne mai ad Agrigento, come assicura il Lauricella anche perché, nel 1329, fu trasferito alla sede arcivescovile di Siponto e poi, in seguito, fu arcivescovo di Sabina (1338). Nel 1334, dopo la morte dell'arcivescovo palermitano Giovanni Orsini, secondo altri, gli successe nell'arcivescovato che tenne per due anni come eletto, ma non ne prese il possesso e vi rinunziò nei 1336. Morì in Avignone il 18 agosto 1341. Il suo corpo fu traslato a Roma e seppellito nella stessa tomba del card. Francesco Orsini in S. Maria sopra Minerva. Dagli scrittori domenicani è considerato un beato dell'Ordine. |