7 giugno

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Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:24

Beata Anna di San Bartolomeo Carmelitana Scalza

7 giugno

Almendral, Spagna, 10 ottobre 1549 - Anversa, Belgio, 7 giugno 1626

Anna di san Bartolomeo (Garcia) nacque ad Almendral (Avila, in Spagna) nel 1549. Di famiglia umile, visse la sua adolescenza lavorando i campi. A 21 anni, nel 1570, entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze di San Giuseppe d'Avila come prima conversa all'interno della riforma dell'ordine promossa dalla celebre conterranea Teresa. Anna ne divenne l'assistente e grazie a lei imparò a scrivere. Fu vicina alla santa fino alla morte di questa (il 4 ottobre 1582), che spirò tra le sue braccia. Proseguì la sua vita conventuale ad Avila, a Madrid e ad Ocana. Nel 1604 si trasferì in Francia ed iniziò la riforma dell'Ordine, diventando priora di Pontoise e Tours. Nel 1611 andò a Parigi ma si trasferì subito in Fiandra e in Belgio, prima a Mons e poi ad Anversa dove fondò un monastero. Qui morì nel 1626. È stata beatificata da Benedetto XV il 6 maggio 1917. (Avvenire)

Martirologio Romano: Ad Anversa nel Brabante, nel territorio dell’odierno Belgio, beata Anna di San Bartolomeo, vergine dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, che, discepola e scrivana di santa Teresa di Gesù e ricca di doni mistici, diffuse l’Ordine in Francia e lo rinnovò con passione.

Anna Garcia nacque ad Almendral (Avila) il 10 ottobre 1549, visse la sua adolescenza nel lavoro dei campi, ma già allora venne gratificata da grandi grazie di ordine mistico.
A 21 anni nel 1570, entrava fra le Carmelitane Scalze del primo monastero di S. Giuseppe d’Avila, divenendo la prima conversa della Riforma, voluta da s. Teresa d’Avila.
La grande riformatrice del Carmelo, l’ammise alla professione il 15 agosto 1572, diventando presto l’assistente e la sua compagna di viaggio; per ordine di s. Teresa imparò quasi prodigiosamente a scrivere.
Ebbe la consolazione di assistere fino all’ultimo santa Teresa, che volle morire tra le sue braccia, il 4 ottobre 1582 ad Alba de Tormes; proseguì la sua vita conventuale ad Avila, a Madrid (1591), a Ocana (1595), nel 1604 passò in Francia con Anna di Gesù ed altre quattro carmelitane, per iniziare anche lì la riforma dell’Ordine; in Francia fu eletta poi priora di Pontoise (1605) e di Tours (1608).
Nel 1611 tornò a Parigi, ottenne di passare in Fiandra per porsi sotto la direzione dei Carmelitani Scalzi; dopo una sosta di un anno a Mons nel Belgio, nel 1612 partì per fondare un monastero ad Anversa, dove poi risiedette gli ultimi quattordici anni della sua vita, circondata dalla stima degli arciduchi e del popolo di Anversa, che le sue preghiere liberarono dalla sicura occupazione degli eretici.
Morì nella grande città belga, il 7 giugno 1626, dopo la sua morte si verificarono numerosi miracoli; il suo corpo è conservato nel monastero anversano. La vita di Anna di s. Bartolomeo fu tutta incentrata sulla volontà di Dio, accettata con volontà generosa; raggiunse le più alte vette dell’unione con la SS. Trinità nella trasformazione di amore.
Di tale spiritualità ha lasciato lei stessa le tracce nell’”Autobiografia”, scritta per obbedienza, ha lasciato anche alcuni opuscoli spirituali-formativi, per le novizie carmelitane.
Venne beatificata il 6 maggio 1917, da papa Benedetto XV. La sua celebrazione religiosa è al 7 giugno.



Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:25

Sant' Antonio Maria Gianelli Vescovo

7 giugno - Comune

Chiavari, 12 aprile 1789 - 7 giugno 1846

Nato il 12 aprile 1789, a Cereta, presso Chiavari, Antonio Maria Gianelli entò in seminario a 19 anni e fu ordinato sacerdote quattro anni dopo. Insegnante di lettere e di retorica, per accogliere il nuovo vescovo, Lambruschini, organizzò a Genova una recita intitolata «La riforma del seminario» che ebbe una notevole eco. Dal 1826 al 1838 fu arciprete a Chiavari. Questo periodo è contrassegnato da una serie di innovazioni pastorali e dalla creazione di varie istituzioni, come un proprio seminario. Sotto il nome inconsueto di «Società Economica» prese l'avvio un'istituzione culturale e assistenziale affidata da don Gianelli «alle cure delle Signore della Carità» per l'istruzione gratuita delle ragazze povere. Era l'abbozzo della fondazione, avvenuta nel 1829, delle Figlie di Maria, conosciute tuttora col nome di suore Gianelline. Due anni prima aveva creato una piccola congregazione missionaria per la predicazione al popolo e l'organizzazione del clero. Nel 1838 venne eletto vescovo di Bobbio. Aiutato dai Liguoriani, ricostituì la sua congregazione col nome di Oblati di Sant'Alfonso. Morì il 7 giugno 1846. (Avvenire)

Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Piacenza, transito di sant’Antonio Maria Gianelli, vescovo di Bobbio, che fondò la Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto e rifulse per l’impegno e il luminoso esempio di dedizione ai bisogni dei poveri e alla salvezza delle anime e nel promuovere la santità del clero.

Nato nell'anno della Rivoluzione francese, il 12 aprile 1789, a Cereta, presso Chiavari, Antonio Maria Gianelli fu a modo suo un rivoluzionario. Entrato in seminario a iciannove anni, fu ordinato sacerdote quattro anni dopo. Insegnante di lettere e di retorica, ebbe tra i suoi alunni dei giovani destinati a brillare nel firmamento cristiano, come il venerabile Frassinetti. Per accogliere il nuovo vescovo, mons. Lambruschini, il professor Gianelli organizzò a Genova una recita intitolata "La riforma del seminario" che ebbe una notevole eco. Erano gli anni della Restaurazione, dopo la fiammata napoleonica.
Dal 1826 al 1838 fu arciprete a Chiavari. Questo periodo, che egli definirà "della cattiva coltivazione", è contrassegnato da una somma di innovazioni pastorali nella sua parrocchia e dalla creazione di varie istituzioni, come un proprio seminario e la riscoperta della Summa di S. Tommaso nella preparazione teologica e filosofica dei candidati al sacerdozio. Sotto il nome inconsueto di Società Economica prese l'avvio una benefica istituzione culturale e assistenziale affidata da don Gianelli "alle cure delle Signore della Carità" per l'istruzione gratuita delle ragazze povere. Era l'abbozzo della fondazione, avvenuta nel 1829, delle Figlie di Maria, conosciute tuttora col nome di suore Gianelline, destinate a una rapida espansione e ad un proficuo apostolato nell'America Latina.
Due anni prima aveva creato una piccola congregazione missionaria, posta sotto il patrocinio di S. Alfonso M. de' Liguori, per la predicazione di particolari missioni al popolo e l'organizzazione del clero. Nel 1838 venne eletto vescovo di Bobbio; coadiuvato dai Liguoriani, la sua giovane congregazione, che egli ricostituì col nome di Oblati di S. Alfonso, ricucì le molte smagliature del tessuto ecclesiastico della sua diocesi, rimuovendo parroci poco zelanti ed espellendone gli indegni.
Tra i suoi Liguoriani ci fu anche un apostata, don Cristoforo Bonavino, una mente vivissima, meglio noto con lo pseudonimo di Ausonio Franchi; nazionalista e ateo, che ritornò poi alla genuina fede cristiana, sconfessando le sue opere precedenti con Ultima critica e rendendo una pubblica testimonianza di devozione a mons. Gianelli che gli era stato vicino nei momenti più acuti della sua crisi spirituale. Il "santo delle suore", come viene chiamato nell'America Latina, dove tuttora fioriscono le sue istituzioni femminili, chiuse prematuramente la sua vita terrena, all'età di 57 anni, il 7 giugno 1846. Dichiarato beato nel 1925, venne canonizzato da Pio XII il 21 ottobre 1951.



Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:26

San Coloman (Colman) di Druim Mor Vescovo e abate

7 giugno

sec. VI

Fondò, in Irlanda, il monastero di Dromore che diventò sede episcopale. Diresse come vero pastore il monastero e la diocesi.

Martirologio Romano: In Irlanda, san Colmán, vescovo e abate del monastero di Dromore da lui stesso fondato, che nel territorio di Down si adoperò mirabilmente per la fede.


Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:27

Beato Demostene Ranzi Francescano

7 giugno

+ Torino, 1512

Demostene Giovanni nacque a Vercelli. Si laureò in legge all’Università di Torino.Terminati gli studi, vide il cugino Candido rinunziare ad importanti cariche perentrare tra i francescani e lo seguì nell’ordine nel 1477. Entrò tra i francescani, nelconvento di Santa Maria degli Angeli a Torino. Esercitò il ministero dellapredicazione.Nel 1497 papa Alessandro VI lo nominò “commissario” per la predicazione e ladifesa della fede nelle valli valdesi, su richiesta del duca Filippo di Savoia.Demostene svolse con entusiasmo e profitto il compito assegnatogli.Morì a Torino nel 1512, nel convento di Santa Maria degli Angeli.Era ricordato il 7 giugno.


Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:28

San Godescalco Re dei Vendi, martire

7 giugno

+ Lenzen, 7 giugno 1066

Figlio del duca Udo o Utone, che ancora nei primi anni dell'impera­tore Corrado II governava gli Obodriti e i Vagri, Godescalco venne educato sin dalla nascita nella religione cristiana, dapprima in famiglia, quindi nel mona­stero di S. Michele a Liineburg. Alla morte del padre, assassinato per mano di un sassone, il quale voleva vendicarsi della tirannia e della crudeltà di Udo, qualificato peraltro dal cronista Adamo di Brema come male christianus, Godescalco, sacrificando la sua fede alla vendetta, abiurò al Cristianesimo e, postosi alla testa della sua gente, si unì ad altri principi pagani per andare contro i Sassoni. Combatté a lungo contro di essi portando nella loro terra distruzioni e morte, finché, cedendo al rimorso per tanti dolori e rovine arrecati si arrese al duca di Sassonia Bernardo II, il quale, dopo averlo tenuto prigioniero per qualche tempo, lo spedì in Danimarca. Postosi quivi al servizio del re Canuto II il Grande, andò con lui a combattere in Inghilterra (ca. 1030), dove si comportò da valoroso, facendosi ammirare anche per le sue ottime qualità, si da conquistare tutta la stima e la considerazione del re, di cui sposò in seguito la pronipote Syritha.
Dopo la morte di Canuto (1035) e di suo figlio Harold Hanfoot (1040), Godescalco tornò nella terra natale e, messo su un esercito con la sua gente, intraprese la conquista delle altre popolazioni slave (Obodriti, Pòlabi, Vagri, Liutizi, ecc.), che ben presto sottomise tutte al suo dominio, facendosi in pari tempo riconoscere come loro signore anche da gran parte dei Sassoni. Con le sue conquiste Godescalco riuscì a formare nel 1043 un vasto e ben organiz­zato regno, per cui non ci fu allora tra gli slavi sovrano più potente di lui, come lasciò scritto il succitato Adamo di Brema.
Ritornato nuovamente al Cristianesimo sin dal tempo della sua prima dimora in Danimarca, Godescalco favorì grandemente l'evangelizzazione del popolo, facendo costruire nei suoi domini molte chiese e ordinare sacerdoti, adoperandosi sempre senza posa per la conversione dei suoi sudditi ancora idolatri. Per conservare poi tra loro il fervore della fede cristiana, fondò i vescovati di Oldenburg, di Mecklenburg e di Ratzenburg, istituì numerosi monasteri in varie altre città ed inviò fin nelle più lontane regioni del suo vasto stato (corrispondenti alle odierne Pomerania e Holstein) schiere di mis­sionari, tra i quali si distinse per zelo apostolico Giovanni lo Scozzese, che da solo battezzò migliaia di pagani. Con questi missionari viaggiava sovente lo stesso Godesalco, facendo talvolta anche da interprete durante la loro predicazione.
Uno zelo cosi ardente in favore della diffusione della religione cristiana non poteva ottenere miglior premio della corona del martirio, che Godescalco, il pio re, cinse infatti il 7 giug. 1066, allorché cadde vittima di una violenta reazione pagana (interfectus est a paganis) e fu ucciso in odio alla fede cattolica a Lenzen sull'Elba, mentre si trovava in chiesa. Con lui subirono la stessa gloriosa sorte il sacerdote Ebbone (o Eppone), che fu addirittura trucidato sull'altare e molti altri ecclesiastici e laici. Venerato subito come santo, Godescalco ebbe culto pubblico in mol­tissime chiese dell'Europa settentrionale; se ne celebra la festa il 7 giug., giorno commemorativo del suo martirio.


Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:29

Beato Landolfo da Vareglate Vescovo di Asti

7 giugno

Etimologia: Landolfo = lupo del paese, dal tedesco

Nato nella seconda metà del sec. XI a Vareglate, che la tradizione milanese identifica con Vergiate, borgata a Nord di Milano, e la tradizione astigiana con Variglié, località vicina ad Asti, studiò a Pavia nel monastero benedettino di S. Pietro in Ciel d'Oro, senza tuttavia diventar monaco.
Consacrato sacerdote, fu eletto a Milano prima canonico della metropolitana, poi, al piú tardi nel 1098, preposto di S. Nazaro, cariche ambedue di notevole responsabilità. Partito il 13 settembre 1100 con l'arcivescovo Anselmo IV alla testa di un esercito milanese per la crociata, dopo la sconfitta e la ritirata a Costantinopoli, dove il 30 settembre 1101 Anselmo morí per ferite ricevute in battaglia, raggiunse nel 1103 Roma, per riferire al papa i risultati di quell'infelice spedizione. Non è però improbabile che volesse anche informarsi, prima di tornare a Milano, della situazione ivi creatasi dopo la homina, nel 1102, a successore di Anselmo, del vicario Grossolano, già vescovo di Savona (1098), tanto piú che Landolfo era stato sul punto di essere eletto arcivescovo; se la nomina non era avvenuta, la responsabilità era dello stesso Grossolano che l'aveva impedita. Desiderava forse cono3cere con precisione sino a qual limite avesse ragione il prete milanese Liprando, che contestava la legittimità della nomina di Grossolano, sostenendo le sue ragioni anche con la prova del fuoco avvenuta il 25 marzo 1103. Tornato a Milano e vista l'impossibilità di riportare la pace negli animi, dopo avere invano atteso i legati pontifici promessi da Pasquale II, Landolfo consigliò di portare la questione a l sinodo romano che nel 1105 riconfermò Grossolano nella sede di Milano.
Nello stesso anno Landolfo, che a Roma era stato imparziale nei confronti di Grossolano, venne eletto vescovo di Asti, assumendo anche il governo civile della città come feudatario dell'impero, posizione assai delicata in tempi in cui i comuni, non ultimo Asti, rivendicavano sempre maggior autonomia dall'autorità imperiale. Nel 1112 si oppose alla nomina di Giordano a nuovo arcivescovo di Milano in sostituzione di Grossolano, partito due anni prima per la Palestina; tuttavia nel 1116, confermato Giordano dal sinodo romano, riconobbe la opportunità di una politica religiosa piú duttile di quella voluta da rigoristi come Grossolano. Forse per lo stesso motivo Giordano consacrò vescovo, su consiglio di Landolfo, Villano, perché sostituisse in Brescia il vescovo Armano.
Come vescovo di Asti, Landolfo Iavorò attivamente per sanare i costumi della città che si erano corrotti durante una pestilenza. Nelle successive lotte con il comune, non solo difese validamente i diritti della sua Chiesa, ma ebbe la soddisfazione di vedere compensati da notevoli donazioni i pochi danni dalla stessa subiti. Nella politica economica, tenne presenti le direttive impartite da Callisto II, nel concilio del 1123, secondo le quali il vescovo, cardine ed elemento unificatore della ecclesia a lui affidata doveva essere anche l'amministratore dei beni ecclesiastici. Di fronte all'impero mantenne libertà di giudizio, specialmente in campo religioso, cosí nel 1118, fedele alla Chiesa di Roma, non volle riconoscere l'antipapa Burdino, creato da Enrico V ciò gli attirò le ire dell'imperatore, che assediò Asti nello stesso anno. Nel 1130 si oppose anche ad Anselmo V della Pusterla, metropolita di Milano che, in occasione dello scisma papale, aveva aderito ad Anacleto II, seguendo invece Innocenzo II, che fu poi riconosciuto come legittimo papa dal consenso di tutta la Chiesa; tuttavia questa libertà di atteggiamento gli costò un assedio della città di Asti da parte di Anselmo.
La data della morte di Landolfo oscilla tra il 1132, quando egli festeggiò ad Asti la Pasqua con Innocenzo II, ed il 1134, anno in cui, in un atto di donazione, compare già il nuovo vescovo Ottone. Il corpo di Landolfo, racchiuso dapprima in un sarcofago marmoreo, fu in seguito, dopo il 1450, collocato nell'altare della cappella di S. Agnese attigua alla cattedrale di Asti, dove riscosse una certa venerazione.
Il nome di Landolfo figura col titolo di beato e santo in Calendari e Breviari astensi e in qualche catalogo agiografico moderno (Galesino, Ferrari) al 1° giugno. Negli Acta 55. Iunii (citt. in bibl.) è invece menzionato al 7 giugno che sembra essere il dies natalis del beato.


Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:30

Beata Maria Teresa de Soubiran La Louvière Fondatrice

7 giugno

m. 1889

Martirologio Romano: A Parigi in Francia, beata Maria Teresa de Soubiran La Louvière, vergine, che per la maggior gloria di Dio fondò la Società di Maria Ausiliatrice, da cui venne poi allontanata, per passare il resto della vita in profonda umiltà.




Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:30

Santi Pietro, Valabonso, Sabiniano, Vistremondo, Abenzio e Geremia Martiri a Cordova

7 giugno

m. Cordova, 7 giugno 851

Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santi martiri Pietro, sacerdote, Valabonso, diacono, Sabiniano, Vistremondo, Abenzio e Geremia, monaci, che durante la persecuzione dei Mori morirono sgozzati per Cristo.

E' un gruppo di sei martiri, uccisi contemporaneamente e nelle stesse circostanze; essi sono Pietro, Walabonso, Sabiniano, Wistremondo, Abenzio e Geremia.
Pietro sacerdote, era nato ad Astigi (odierna Ecija) nella provincia di Siviglia; Walabonso diacono, ancora molto giovane, era nato ad Elepha (odierna Niebla) nella provincia di Huelva, il padre era cristiano, la madre era una convertita dall’islamismo.
Insieme ai genitori ed alla sorella Maria, che morirà martire cinque mesi dopo di lui, venne a Cordova stabilendosi nel paese di Froniano, dove Walabonso venne educato sotto la guida dell’abate del monastero di S. Felice.
Divenuto diacono, esercitò il suo ministero insieme al sacerdote Pietro e sotto la direzione dell’abate Frugelo, cappellano del monastero femminile di S. Maria di Cuteclara, dove era diventata monaca sua sorella Maria.
Sabiniano e Wistremondo erano nati a Froniano e ambedue erano monaci del monastero di S. Zoilo di Armilata, posto tra i monti di Cordova. Abenzio cordovese, era diventato monaco più maturo di anni, nel monastero di S. Cristoforo, conducendo una vita come recluso, in grande austerità e penitenza.
Geremia anche lui di Cordova, ormai anziano, aveva fondato il monastero doppio, cioè ala maschile e ala femminile, di Tábanos, dove si ritirò insieme alla moglie Elisabetta e altri familiari; era zio di s. Isacco e cognato di s. Colomba, anche loro martiri.
La vicenda del loro martirio si svolse durante l’occupazione musulmana a Cordova, centro del califfato ommiade (756-1091); i sei compagni si presentarono al giudice rinfacciandogli la morte di Isacco e Sancio da poco martirizzati; offesero Maometto e quindi vennero subito condannati alla decapitazione, il solo Geremia fu barbaramente flagellato prima dell’esecuzione, che avvenne per tutti e sei, il 7 giugno 851.
I loro corpi, prima esposti al pubblico oltraggio, vennero bruciati dopo qualche giorno e le ceneri furono disperse nel fiume Guadalquivir.
Festa celebrativa per tutti al 7 giugno.


Stellina788
00lunedì 7 giugno 2010 09:31

San Roberto di Newminster Abate cistercense

7 giugno

Gargrave (York) XI sec. – Newminster 6 giugno 1159

Nacque a Gargrave nella contea di York verso la fine dell'XI secolo. Rientrato in Inghilterra da Parigi dove aveva frequentato l'Università venne ordinato sacerdote e inviato come parroco nella natìa Gargrave. Attratto dalla vita contemplativa entrò nell'abbazia benedettina di Whitby per poi unirsi a un gruppo di monaci guidati dal priore Riccardo che avevano fondato una comunità a Fountains nel nord della diocesi di York. Quattro anni dopo venne fondata una nuova abbazia a Newminster in Northumbria la cui guida fu affidata a Roberto. In breve la comunità si allargò dando vita ad altri tre monasteri: a Pipewell, Roche e Sawley. Insieme all'austerità e alla mortificazione, Roberto si distinse per il dono della profezia. Una volta durante la Messa avvertì che una nave era naufragata poco lontano e inviò i suoi monaci a prestare soccorso e seppellire i morti. Ammalatisi, morì nel 1159, circondato dai confratelli e dopo aver ricevuto i Sacramenti. (Avvenire)

Etimologia: Roberto = splendente di gloria, dal tedesco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Newminster nella Northumbria in Inghilterra, san Roberto, abate, dell’Ordine Cistercense, che, desideroso di povertà e di preghiera, fondò in questo luogo insieme ad altri dodici compagni un monastero, dal quale germogliarono in breve tempo tre famiglie di monaci.

S. Roberto, nacque a Gargrave nella contea di York, verso la fine dell’XI secolo, dopo aver compiuto gli studi, fu inviato all’Università di Parigi, rientrato in Inghilterra, venne ordinato sacerdote, venendogli affidata la parrocchia della natia Gargrave.
Ma ben presto, desideroso di una vita più contemplativa, lasciò la parrocchia per divenire benedettino nella vicina abbazia di Whitby.
In seguito avendo saputo della fama di santità che circondava un gruppo di monaci, che avevano lasciata l’abbazia benedettina di S. Maria di York e guidati dal loro priore Riccardo, avevano fondata l’abbazia di Fountains, nel Nord della diocesi di York, collegandosi all’Ordine Cistercense, Roberto decise di unirsi a questa comunità.
Trascorsi quattro anni ed essendosi ingrandita la comunità, i monaci fondarono un’altra abbazia a Newminster in Northumbria, nella diocesi di Durham, mettendone Roberto come abate; questa abbazia prosperò rapidamente e a sua volta poté allargarsi fondando altri tre monasteri: Pipewell nel 1143, Roche nel 1147 e Sawley nel 1148.
Roberto fondò il monastero infondendo una semplicità conforme ai suoi principi, si distinse per la mortificazione digiunando a pane e acqua per tutta la Quaresima.
Ebbe il dono della profezia, un giorno durante la celebrazione della Messa, avvertì che poco lontano da Whitby, una nave aveva fatto naufragio, così poté riunire i monaci mandandoli a seppellire i naufraghi.
Accusato ingiustamente di dare attenzioni ad una donna abitante nei dintorni dell’abbazia, andò da s. Bernardo per discolparsi, ma non ce ne fu bisogno, perché il santo fondatore aveva avuto una rivelazione celeste sulla sua innocenza; si instaurò fra i due una grande amicizia e s. Bernardo gli donò la sua cintura, che si conservava a Newminster e al cui contatto molti malati riacquistavano la salute; conobbe papa Eugenio III nel 1147, durante il suo passaggio in Francia, il quale lo accolse con onore e lo raccomandò al vescovo di Durham, nella cui diocesi sorgeva l’abbazia di Newminster, a sua volta il vescovo donò all’abbazia la contrada di Wolsingham.
Nel 1159, volle portare il suo ultimo saluto, sentendo avvicinarsi la sua fine, all’eremita Godrico, che conosciutolo a Whitby, erano rimasti molto amici.
Due giorni dopo il 21 maggio si ammalò, morendo il 6 giugno 1159, dopo aver ricevuto i Sacramenti e circondato dai suoi monaci; il suo corpo fu deposto nella chiesa dell’abbazia, in una tomba di marmo.
È celebrato ogni anno a Newminster il 7 giugno, data in cui è riportato anche dal ‘Martirologio Romano’.



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