8 marzo

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Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:04

Santi Apollonio e Filemone Martiri

8 marzo

Martirologio Romano: Presso Antinoe in Egitto, santi Apollonio e Filemone, martiri. ù



Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:05

Beato Bernardo Montagudo Vescovo

8 marzo

Dallo stesso fondatore San Pietro Nolasco, il Beato Bernardo Montagudo, ricevette l’abito dell’Ordine Mercedario. Nominato vescovo di Saragozza (Spagna), fu pastore zelante e costante nell’annunciare il vangelo di Cristo. Pieno di meriti morì nell’anno 1239 e fu sepolto nella chiesa cattedrale di detta città.
L’Ordine lo festeggia l’8 marzo.


Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:06

San Botmaele Monaco in Bretagna

8 marzo

VI secolo

In una Vita del sec. XI, di scarsissimo valore storico, riguardante l'aba­te s. Maudeto, vissuto in Bretagna nel sec. VI, viene menzionato come suo discepolo un certo Botmaele. La narrazione leggendaria non si discosta dai so­liti schemi : il monaco avrebbe condotto una vita molto austera, intessuta di aspre penitenze e di continue ferventi preghiere. Dio avrebbe manife­stato di compiacersi col servo fedele, concedendogli il dono di prodigi strepitosi. La festa di Botmaele ricorre l'8 marzo.


Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:07

Beato Carlo Catalano Mercedario

8 marzo

Di origine spagnola, il Beato Carlo Catalano, nel 1324 fondò il convento mercedario di Santa Maria di Bonaria (Cagliari). Uomo molto intelligente, studioso e di grandi virtù, profetizzò l’arrivo della Madonna dicendo ai confratelli di stare pronti ad accogliere la Signora che doveva arrivare. Infatti la bellissima ed antichissima statua della Madonna che tutt’ora è venerata e visitata da molti pellegrini, il 25 marzo 1370 approdò sulla spiaggia nelle vicinanze del convento dentro una pesante cassa, i padri mercedari la raccolsero e la collocarono nella chiesa del convento. Il Beato Catalano visse e morì santamente in quello stesso convento.
L’Ordine lo festeggia l’8 marzo.




Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:07

San Duthac Vescovo

8 marzo

Martirologio Romano: Nella cittadina di Tayne in Scozia, deposizione di san Duthac, vescovo di Ross.


Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:08

Beato Faustino Miguez Padre Scolopio

8 marzo

Xamiras, Oreuse, Spagna, 24 marzo 1831 - Getafe, 8 marzo 1925

Religioso dell'Ordine delle Scuole Pie, a Madrid, passava gran parte del suo tempo occupandosi delle confessioni. Fondò la Congregazione delle Figlie della Divina Pastora, per la formazione delle giovani.

Martirologio Romano: Nella città di Getafe vicino a Madrid in Spagna, beato Faustino Míguez, religioso dell’Ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, che, ordinato sacerdote, si dedicò appieno all’insegnamento e, raggiunta una grande fama di maestro e di scienziato naturalista, fu tuttavia sempre solerte nell’impegno pastorale e fondò la Congregazione delle Figlie della Divina Pastora.


Il padre Faustino nacque a Xamiras, provincia di Oreuse in Spagna, il 24 marzo 1831. E’ il quarto figlio di una famiglia cristiana e lavoratrice, le valli tra le scoscese montagne natìe, il paesaggio, imprimono il suo carattere riservato, osservatore, amante della natura, deciso nell’affrontare e superare gli ostacoli, capace di lavorare con costanza e rettitudine.
Studia latino e scienze umane nel Santuario di Nostra Signora dei Miracoli a Orense, lì sente la chiamata di Dio a diventare Sacerdote e maestro secondo lo spirito di s. Giuseppe Calasanzio. Nel 1850 entra nel Noviziato delle Scuole Pie di s. Fernando in Madrid.
Come padre scolopio è destinato ai collegi di san Fernando, Getafe, Monforte, Celanova, El Escorial, Guanabacoa e Sanlucar, come professore di molte materie di studi ma in particolare di scienze naturali. Nei quasi 50 anni d’insegnamento vuole rimanere sempre nascosto senza distinzioni, dedicandosi ai ragazzi ed ai giovani, con sensibilità unica, con rispetto e affetto, conosceva ognuno e di ciascuno voleva il suo bene.
Si sente chiamato ad essere compagno e amico, maestro e guida nel cammino della realizzazione piena di “questo essere che racchiude nei suoi pochi anni il futuro della famiglia e dell’intera società”. Scrisse vari libri semplici a capirsi, per un dialogo vivo e informativo delle scienze. Come sacerdote dedica molte ore al confessionale diventando il Direttore Spirituale di molte anime.
La sua fama di ottimo chimico gli fa avere l’incarico di analizzare le acque potabili dal Municipio di Sanlucar. Ebbe l’invito a visitare un’illustre ammalato e lui lo cura e guarisce dalla sua grave malattia. Molti si rivolgevano ormai a lui per essere curati con l’applicazione delle proprietà delle piante. Ben 12 medicinali vengono registrati come validi dalla Direzione Generale della Sanità dal 1922 e venduti in Farmacia.
A Getafe fonda per il bene dell’umanità il Laboratorio Mìguez. Con il permesso dei suoi superiori, egli fonda il 2 gennaio 1885 anche per le bimbe che ne erano escluse, l’Istituto Calasanziano Figlie della Divina Pastora, questo per creare per la donna una formazione che la porti ad una completa promozione nella famiglia e nella società.
All’età di 94 anni, muore a Getafe l'8 marzo 1925. Servì con impegno, sereno e perseverante la Chiesa e la Società. Amò le Scuole Pie e aspirò sempre a vivere in pienezza il carisma dell’Ordine.
Papa Giovanni Paolo II lo dichiara Beato il 25 ottobre 1998 in Roma.



Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:09

San Felice di Dunwich Vescovo

8 marzo

m. 646/7

Sacerdote borgognone, Felice convertì e battezzò l’esiliato principe dell’Estanglia, Sigeberto. Quando questi, verso il 631, fu richiamato in patria lo volle con sé per portare la fede anche ai suoi sudditi. Forse Felice era già vescovo prima di passare in Inghilterra; secondo alcuni, invece, egli fu consacrato nel 627 da Onorio, arcivescovo di Canterbury. Convertì rapidamente ed efficacemente gli abitanti del Norfolk, del Suffolk e del Cambridgeshire fissando la sua sede episcopale a Domnoc (Dunwich). Sigeberto lo aiutò a fondare chiese, fra cui quella di Reedham, monasteri e scuole. Le scuole da lui fondate, ad esempio a Felixstowe, erano organizzate sul modello di quelle francesi di quei tempi. Dopo diciassette anni di episcopato Felice morì nel 646. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Dunwich in Inghilterra, san Felice, vescovo, che, originario della Burgundia, evangelizzò gli Angli orientali all’epoca del re Sigeberto.


Sacerdote borgognone, Felice convertì e battezzò l'esiliato principe dell'Estanglia, Sigeberto. Quando questi, verso il 631, fu richiamato in patria lo volle con sé affinché portasse il dono della fede anche ai suoi sudditi. L'Estanglia, infatti, pur avendo in parte accettato il Cristianesimo durante il regno di re Redwald, era poi ricaduta nel paganesimo.
Forse Felice era già vescovo prima di passare in Inghilterra; secondo alcuni, invece, egli fu consacrato nel 627 da Onorio, arcivescovo di Canterbury, ed è probabile che gli sia stata da lui affidata la missione di predicare nell'Estanglia. Datosi con ardore al suo lavoro apostolico, Felice convertì rapidamente ed efficacemente gli abitanti del Norfolk, del Suffolk e del Cambridgeshire fissando la sua sede episcopale a Domnoc (od. Dunwich). Sigeberto lo aiutò a fondare chiese, fra cui quella di Reedham, monasteri e scuole. Le scuole da lui fondate, ad esempio a Felixstowe, erano organizzate sul modello di quelle francesi di quei tempi. E' tuttavia una esagerazione ritenere Felice come il fondatore dell'Università di Cambridge.
Dopo la morte di Sigeberto, il quale fu onorato dal suo popolo come martire il 27 settembre, Felice continuò a predicare nell'Estanglia, aiutato dal re Anna, successore di Sigeberto, antenato di molti santi.
Dopo diciassette anni di episcopato Felice morì nel 646 o 647, e fu sepolto a Dunwich. Sfortunatamente il mare poco a poco invase e sommerse la città. Le sue spoglie furono allora trasferite dapprima nel vicino Ely e più tardi, sotto il regno di Canuto, ca. il 1030, furono portate a Ramsey.
La sua festa, secondo il calendario medievale inglese è l'8 marzo, data in cui figura nel Martirologío Romano, e ancora oggi si celebra in questo giorno nella diocesi di Northampton.
Molte chiese gli furono dedicate non solo nell'Estanglia, come a Babingley, ma anche altrove, per esempio a Feliskirk e a Kirby Ravensworth nello Yorkshire.



Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:10

San Giovanni di Dio Religioso

8 marzo - Memoria Facoltativa

Montemor-o-novo, Portogallo, 8 marzo 1495 – Granada, Spagna, 8 marzo 1550

Nato a Montemoro-Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Giovanni di Dio - allora Giovanni Ciudad - trasferitosi in Spagna, vive una vita di avventure, passando dalla pericolosa carriera militare alla vendita di libri. Ricoverato nell'ospedale di Granada per presunti disturbi mentali legati alle manifestazioni "eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abbandonati a se stessi ed emarginati e decide così di consacrare la sua vita al servizio degli infermi. Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8 marzo del 1550. Nel 1630 viene dichiarato Beato da Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII. Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli infermieri e delle loro associazioni e, infine, patrono di Granada. (Avvenire)

Patronato: Infermieri, Medici, Ospedali, Cardiopatici, Librai, Stampatori

Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico

Martirologio Romano: San Giovanni di Dio, religioso: di origine portoghese, desideroso di maggiori traguardi dopo una vita da soldato trascorsa tra i pericoli, con carità instancabile si impegnò a servizio dei bisognosi e degli infermi in un ospedale da lui stesso fatto costruire e unì a sé dei compagni, che poi costituirono l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. In questo giorno a Granada in Spagna passò al riposo eterno.

Ascolta da RadioVaticana:
  
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Le vie della santità sono infinite e lo dimostra la vicenda terrena di questo straordinario santo. Juan Ciudad, nato a Montemor-o-novo, presso Evora (Portogallo) l'8 marzo 1495, all'età di otto anni scappò di casa. A Oropesa nella Nuova Castiglia, dove sostò per la prima tappa, la gente, non sapendo nulla di lui, neppure il cognome, cominciò a chiamarlo Giovanni di Dio e tale rimase il suo nome. Fino a 27 anni fece il pastore e il contadino, poi si arruolò tra i soldati di ventura. Nella celebre battaglia di Pavia tra Carlo V e Francesco I, Giovanni di Dio si trovò nello schieramento vincitore, cioè dalla parte di Carlo V. Più tardi partecipò alla difesa di Vienna stretta d'assedio dall'ottomano Solimano II.
Chiusa la parentesi militaresca, finché ebbe soldi nel borsello vagò per mezza Europa e finì in Africa a fare il bracciante; per qualche tempo fece pure il venditore ambulante a Gibilterra, commerciando paccottiglia; stabilitosi infine a Granata vi aprì una piccola libreria. Fu allora che Giovanni di Dio mutò radicalmente indirizzo alla propria vita, in seguito a una predica del B. Giovanni d'Avila. Giovanni abbandonò tutto, vendette libri e negozio, si privò anche delle scarpe e del vestito, e andò a mendicare per le vie di Granata, rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l'emblema di una nuova benemerita istituzione: "Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi".
La carità che la gente gli faceva veniva spartita infatti tra i più bisognosi. Ma gli abitanti di Granata credettero di fare del bene a lui rinchiudendolo in manicomio. Malinteso provvidenziale. In manicomio Giovanni si rese conto della colpevole ignoranza di quanti pretendevano curare le malattie mentali con metodi degni di un torturatore. Così, appena potè liberarsi da quell'inferno, fondò, con l'aiuto di benefattori, un suo ospedale. Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si mostrò più bravo degli stessi medici, in particolar modo nel curare le malattie mentali, inaugurando, con grande anticipo nel tempo, quel metodo psicoanalitico o psicosomatico che sarà il vanto (quattro secoli dopo ... ) di Freud e discepoli.
La cura dello spirito era la premessa per una proficua cura del corpo. Giovanni di Dio raccolse i suoi collaboratori in una grande famiglia religiosa, l'ordine dei Fratelli Ospedalieri, meglio conosciuti col nome di Fatebenefratelli. Giovanni morì a soli cinquantacinque anni, il giorno del suo compleanno, l'8 marzo 1550. Fu canonizzato nel 1690. Leone XIII lo dichiarò patrono degli ospedali e di quanti operano per restituire la salute agli infermi.



Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:10

San Litifredo di Pavia Vescovo

8 marzo

Martirologio Romano: A Pavia, san Litifredo, vescovo.



Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:11

San Ponzio di Cartagine Diacono

8 marzo

Martirologio Romano: Commemorazione di san Ponzio, che fu a Cartagine diacono di san Cipriano, di cui fino alla morte fu compagno in esilio, lasciando un mirabile resoconto della sua vita e del suo martirio.



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00martedì 8 marzo 2011 11:12

San Probino di Como Vescovo

8 marzo

Martirologio Romano: A Como, san Provino, vescovo, che, fedele discepolo di sant’Ambrogio, preservò dall’eresia ariana la Chiesa a lui affidata.


Alcuni scrittori e agiografi scrivono ‘Provino’, ma è indubbio che la forma esatta sia Probino, nome in uso fra i latini e frequente nel IV secolo.
Probino era discepolo di s. Ambrogio, il quale lo inviò come collaboratore del protovescovo s. Felice a Como e quando questi morì nel 391, Probino ne divenne il successore; fu vescovo della diocesi fino al 420.
Il suo episcopato dovette rifulgere per saggezza e santità, perché dopo la sua morte, ebbe un culto ininterrotto; la reliquia del suo capo fu conservata in un tempietto fuori città, fatto edificare da lui stesso e dedicato ai santi Gervasio e Protasio, che pochi anni prima che divenisse vescovo, nel 386, ne erano stati scoperti i corpi a Milano ad opera di s. Ambrogio.
La reliquia restò lì fino al 1118 quando per salvaguardarla dalle scorrerie nemiche, fu trasferita entro le mura della città di Como, nella chiesa di S. Antonio, che prese il nome di S. Probino.
Si hanno notizie delle successive ricognizioni delle reliquie, avvenute negli anni 1504, 1618, 1836, 1933; l’afflusso dei fedeli al suo sepolcro fu continuo, specie da parte degli ammalati di febbri maligne, di cui s. Probino è ritenuto guaritore.
Nel 1096 una parte del cranio, fu ceduta alla collegiata di Agno nel Canton Ticino e posta in un busto d’argento, qui si è poi sviluppato un culto molto intenso e ogni anno, l’8 marzo si celebra la sua festa liturgica con grande concorso di fedeli, provenienti anche da altre zone; per l’occasione si tiene una importante fiera, rinomata in tutto il Ticino.


Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:12

San Senano Abate

8 marzo

Martirologio Romano: Nell’isola di Scattery in Irlanda, san Senáno, abate.




Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:13

Santo Stefano d'Obazine Abate

8 marzo

Martirologio Romano: A Obazine presso Limoges in Aquitania, in Francia, santo Stefano, primo abate del locale monastero, che, alla ricerca di Dio, associò nell’Ordine Cistercense i tre monasteri da lui fondati.



Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:14

San Teofilatto di Nicomedia Vescovo

8 marzo

+ 845

Martirologio Romano: A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, san Teofilatto, vescovo, che, colpito dall’esilio a causa del culto delle sacre immagini, morì a Stróbilon nella Caria.


Teofilatto giunse a Costantinopoli in giovanissima età, proveniente dall’Asia. San Tarasio si prese cura di lui e gli imparti un’ottima istruzione, poi fu promosso patriarca di Costantinopoli ed allora Teofilatto e Michele il Confessore intrapresero la vita monastica nei pressi del Bosforo. Giunto il momento più opportuno Tarasio decise di ordinare vescovi entrambi i suoi discepoli, che vennero destinati rispettivamente a Nicomedia ed a Synnada.
Nell’806 Niceforo succedette a Tarasio nella sede patriarcale e nell’813 divenne imperatore Leone l’Armeno, poi rivelatosi iconoclasta. Niceforo convocò allora alcuni vescovi affinchè con lui facessero visita all’imperatore, il quale riamse però sulle sue posizioni. Teofilatto, presente all’incontro, prese allora la parola: “Lo so che non ti interessi assolutamente della pazienza e della sopportazione di Dio, ma ti avverto che subirai una morte terribile e che non ci sarà nessuno che ti potrà salvare”. L’imperatore furibondo li condannò dunque tutti e Teofilo morì imprigionato in una fortezza nel 845. La sua profezia si era però avverata nel giorno di Natale dell’820, quando Leone fu attaccato a morte nella sua cappella da alcuni nemici e nessuno accorse in suo soccorso.
In vita Teofilo si era distinto per le insigni opere di carità che aveva promosso, nutrendo sempre particolare attenzione per gli orfani e le vedove. Fece edificare ospedali e rifugi, si mostrò sempre generoso con i poveri ed era solito portare con sé dell’acqua per lavare le ferite dei malati che poteva incontrare strada facendo.



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00martedì 8 marzo 2011 11:15

San Veremondo Abate

8 marzo

Martirologio Romano: Presso Estella nella Navarra, in Spagna, san Veremondo, abate di Irache, che, monaco fin da tenera età, spinto da desiderio di perfezione spronò con l’esempio i suoi monaci dedicandosi ai digiuni e alle veglie.


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00martedì 8 marzo 2011 11:15

San Veremondo Abate

8 marzo

Martirologio Romano: Presso Estella nella Navarra, in Spagna, san Veremondo, abate di Irache, che, monaco fin da tenera età, spinto da desiderio di perfezione spronò con l’esempio i suoi monaci dedicandosi ai digiuni e alle veglie.


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00martedì 8 marzo 2011 11:16

Beato Vincenzo Kadlubek Vescovo, monaco cistercense

8 marzo

Karnow, Polonia, 1160 circa – Jedrzejow, Polonia, 8 marzo 1223

Etimologia: Etimologia: Vincenzo = vittorioso, dal latino

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Nel monastero di Jędrzejów in Polonia, transito del beato Vincenzo Kadlubek, vescovo di Cracovia, che, deposto il suo incarico, praticò in questo luogo la vita monastica.


Wincenty Kadlubek nacque da nobile famiglia verso l’anno 1160 presso Karnow, nel ducato di Sandomir, in terra polacca. Studiò in Francia ed in Italia, ricevette l’ordinazione presbiterale, finchè già dal 1189 potette firmarsi quale “Magister Vincentius”, essendo a quanto pare divenuto canonico e rettore della scuola della cattedrale di Cracovia. Un documento del 1212 sopporta la sua firma quale “praepositus di Sandomirensis del quondam”, cioè prevosto della cattedrale di Sandomir. Alla morte del vescovo Fulk di Cracovia, l’11 settembre 1207, il capitolo votò in favore dell’elezione di Vincenzo. Papa Innocenzo III approvò tale atto il 28 marzo seguente ed il nuovo vescovo venne consacrato dal metropolita Henry Kielicz, arcivescovo di Gnesen.
La Polonia si trovava a quel tempo in un periodo di degrado morale, sia in campo politico che ecclesiale, ed Innocenzo III chiese al metropolita, suo compagno di studi, di intraprendere una profonda riforma del clero e del popolo. Vincenzo si propose allora di procedere in armonia con la linea indicata dal metropolita e con le sue visite pastorali ed i suoi sermoni tentò di trasmettere lo spirito di rinnovamento auspicato dal pontefice.
Seguì inoltre con attenzione la vita dei religiosi presenti nella sua diocesi ed effettuò notevoli donazioni in favore dei monasteri di Sulejow, Koprzywnica e Jedrzejow. Ordinò sacerdote il domenicano polacco Beato Ceslao di Cracovia, che proprio nel suo ambiente aveva maturato una cultura intellettuale e spirituale.
Nel 1214, proprio grazie al provvidenziale intervento del vescovo Vincenzo, poté risolversi un annoso contenzioso circa il possesso della Galizia, tanto agognata dai sovrani Andrea II d’Ungheria e Leszek il Buono, principe di Cracovia. Quest’ultimo affidò al vescovo sua figlia, la Beata Salomea, che allora aveva solamente tre anni, affinché la conducesse alla corte del re ungherese, avendo infatti organizzato il futuro matrimonio con il principe ereditario Kálmán (nome solitamente italianizzato come Colomanno), di tre anni più grande.
Quattro anni dopo Vincenzo rassegnò le sue dimissioni dalla cattedra episcopale e, dopo l’accettazione da parte del pontefice Onorio III, si ritirò nel monastero di Jedrzejow, primo polacco a ricevere l’abito cistercense. Dopo il periodo prescritto emise la sua professione e morì cos’ monaco l’8 marzo 1223 a Jedrzejow. Ricevette sepoltura sotto l’altar maggiore della chiesa abbaziale.
Nel 1682 Giovanni Sobieski promosse una petizione per ottenere la sua beatificazione ed una richiesta simile fu inoltrata nel 1699 dal capitolo generale dell’ordine di Cîteaux, finchè il 18 febbraio 1764, su pressione di Wojciech Ziemicki, abate di Jedrzejow, il pontefice Clemente XIII concesse la conferma di culto quale “beato” per Wincenty Kadlubek, che popolarmente è comunque conosciuto come San Vincenzo da Cracovia.
Sono infine meritevoli di nota le opere che il Beato Wincenty Kadlubek compose in qualità di primo cronista polacco: “Chronica seu originale regum et principum Poloniae” in quattro volumi. I primi tre sono sotto forma di dialogo fra l’arcivescovo Giovanni di Gnesen (1148-65) ed il vescovo Matteo di Cracovia (1145-65). Il primo è leggendario, il secondo è basato su una cronaca di un certo Gallo, mentre il terzo ed il quarto riassumono l’esperienza dello stesso autore. Il periodo in cui l’opera vide la luce non trova concordi gli esperti: forse fu commissionata dal re Casimiro, oppure da Leszek quando Vincenzo era già vescovo, mentre secondo altri ancora egli si dedicò ad essa ormai recluso in monastero.

ORAZIONE
O Dio, che hai concesso al beato Vincenzo
di edificare, con il ministero pastorale, la tua Chiesa
e di dedicarsi completamente a te
nel nascondimento della vita monastica,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di poter giungere alla vita eterna,
camminando nella via angusta della mortificazione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figli, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.



Stellina788
00martedì 8 marzo 2011 11:16

Beato Vincenzo Kadlubek Vescovo, monaco cistercense

8 marzo

Karnow, Polonia, 1160 circa – Jedrzejow, Polonia, 8 marzo 1223

Etimologia: Etimologia: Vincenzo = vittorioso, dal latino

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Nel monastero di Jędrzejów in Polonia, transito del beato Vincenzo Kadlubek, vescovo di Cracovia, che, deposto il suo incarico, praticò in questo luogo la vita monastica.


Wincenty Kadlubek nacque da nobile famiglia verso l’anno 1160 presso Karnow, nel ducato di Sandomir, in terra polacca. Studiò in Francia ed in Italia, ricevette l’ordinazione presbiterale, finchè già dal 1189 potette firmarsi quale “Magister Vincentius”, essendo a quanto pare divenuto canonico e rettore della scuola della cattedrale di Cracovia. Un documento del 1212 sopporta la sua firma quale “praepositus di Sandomirensis del quondam”, cioè prevosto della cattedrale di Sandomir. Alla morte del vescovo Fulk di Cracovia, l’11 settembre 1207, il capitolo votò in favore dell’elezione di Vincenzo. Papa Innocenzo III approvò tale atto il 28 marzo seguente ed il nuovo vescovo venne consacrato dal metropolita Henry Kielicz, arcivescovo di Gnesen.
La Polonia si trovava a quel tempo in un periodo di degrado morale, sia in campo politico che ecclesiale, ed Innocenzo III chiese al metropolita, suo compagno di studi, di intraprendere una profonda riforma del clero e del popolo. Vincenzo si propose allora di procedere in armonia con la linea indicata dal metropolita e con le sue visite pastorali ed i suoi sermoni tentò di trasmettere lo spirito di rinnovamento auspicato dal pontefice.
Seguì inoltre con attenzione la vita dei religiosi presenti nella sua diocesi ed effettuò notevoli donazioni in favore dei monasteri di Sulejow, Koprzywnica e Jedrzejow. Ordinò sacerdote il domenicano polacco Beato Ceslao di Cracovia, che proprio nel suo ambiente aveva maturato una cultura intellettuale e spirituale.
Nel 1214, proprio grazie al provvidenziale intervento del vescovo Vincenzo, poté risolversi un annoso contenzioso circa il possesso della Galizia, tanto agognata dai sovrani Andrea II d’Ungheria e Leszek il Buono, principe di Cracovia. Quest’ultimo affidò al vescovo sua figlia, la Beata Salomea, che allora aveva solamente tre anni, affinché la conducesse alla corte del re ungherese, avendo infatti organizzato il futuro matrimonio con il principe ereditario Kálmán (nome solitamente italianizzato come Colomanno), di tre anni più grande.
Quattro anni dopo Vincenzo rassegnò le sue dimissioni dalla cattedra episcopale e, dopo l’accettazione da parte del pontefice Onorio III, si ritirò nel monastero di Jedrzejow, primo polacco a ricevere l’abito cistercense. Dopo il periodo prescritto emise la sua professione e morì cos’ monaco l’8 marzo 1223 a Jedrzejow. Ricevette sepoltura sotto l’altar maggiore della chiesa abbaziale.
Nel 1682 Giovanni Sobieski promosse una petizione per ottenere la sua beatificazione ed una richiesta simile fu inoltrata nel 1699 dal capitolo generale dell’ordine di Cîteaux, finchè il 18 febbraio 1764, su pressione di Wojciech Ziemicki, abate di Jedrzejow, il pontefice Clemente XIII concesse la conferma di culto quale “beato” per Wincenty Kadlubek, che popolarmente è comunque conosciuto come San Vincenzo da Cracovia.
Sono infine meritevoli di nota le opere che il Beato Wincenty Kadlubek compose in qualità di primo cronista polacco: “Chronica seu originale regum et principum Poloniae” in quattro volumi. I primi tre sono sotto forma di dialogo fra l’arcivescovo Giovanni di Gnesen (1148-65) ed il vescovo Matteo di Cracovia (1145-65). Il primo è leggendario, il secondo è basato su una cronaca di un certo Gallo, mentre il terzo ed il quarto riassumono l’esperienza dello stesso autore. Il periodo in cui l’opera vide la luce non trova concordi gli esperti: forse fu commissionata dal re Casimiro, oppure da Leszek quando Vincenzo era già vescovo, mentre secondo altri ancora egli si dedicò ad essa ormai recluso in monastero.

ORAZIONE
O Dio, che hai concesso al beato Vincenzo
di edificare, con il ministero pastorale, la tua Chiesa
e di dedicarsi completamente a te
nel nascondimento della vita monastica,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di poter giungere alla vita eterna,
camminando nella via angusta della mortificazione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figli, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.



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