9 luglio

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00sabato 9 luglio 2011 09:03

Santi Martiri Cinesi (Agostino Zhao Rong e 119 Compagni)

9 luglio - Memoria Facoltativa

+ dal 1648 al 1930

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Santi Agostino Zhao Rong, sacerdote, Pietro Sans i Jordá, vescovo, e compagni, martiri, che in varie epoche e luoghi della Cina testimoniarono coraggiosamente il Vangelo di Cristo con la parola e con la vita e, caduti vittime di persecuzioni per aver predicato o professato la fede, furono ristorati al glorioso banchetto del cielo.


Fin dalle più lontane origini del popolo cinese (circa verso la metà del III millennio avanti Cristo) il sentimento religioso verso l'Essere Supremo e la pietà filiale e devota verso gli antenati defunti sono le caratteristiche più spiccate della sua millenaria cultura.

Questa nota di netta religiosità si ritrova, dove più e dove meno, nei cinesi di tutti i secoli, fino al nostro, quando sotto l'influsso dell'ateismo occidentale, alcuni intellettuali, specialmente quelli educati all'estero, hanno voluto sbarazzarsi, come alcuni dei loro maestri occidentali, di ogni idea religiosa.

Nel secolo V il Vangelo venne annunziato in Cina e, all'inizio del VII, fu ivi eretta la prima chiesa. Durante la dinastia T'ang (618-907) la comunità dei cristiani fiorì per due secoli. Nel XIII secolo la comprensione del popolo cinese e delle sue culture che un missionario come Giovanni da Montecorvino seppe avere, fecero sì che potesse darsi avvio alla prima missione cattolica nel "Regno di mezzo" con sede vescovile a Beijin.

Non stupisce che specialmente nell'epoca moderna (cioè dal XVI secolo, quando le comunicazioni fra oriente ed occidente incominciarono ad essere in certo modo più frequenti), ci sia stato da parte della Chiesa Cattolica l'anelito di portare a questo popolo la luce del Vangelo, affinché questa arricchisse ancora di più il tesoro di tradizioni culturali e religiose tanto ricche e profonde.

A partire dunque dalle ultime decadi del sedicesimo secolo vari missionari cattolici furono inviati alla Cina: persone come Matteo Ricci ed altri erano stati scelti con grande accuratezza tenendo presenti, oltreché il loro spirito di fede e di amore, le loro capacità culturali e le loro qualifiche in vari campi della scienza, specialmente dell'astronomia e matematica. Fu infatti grazie a questi e all'apprezzamento che i missionari dimostrarono per il notevole spirito di ricerca presente presso gli studiosi cinesi, che poterono essere stabiliti rapporti di collaborazione scientifica molto proficui. Questi servirono a loro volta ad aprire molte porte, perfino quelle della corte imperiale, e con ciò ad intessere relazioni molto proficue con varie persone di grandi capacità.

La qualità della vita religiosa di questi missionari fu ciò che indusse non poche persone di alto livello a sentire il bisogno di conoscere meglio lo spirito evangelico che li animava e, quindi, di essere istruiti nei riguardi della religione cristiana: il che fu fatto in maniera confacente alle loro caratteristiche culturali e al modo di pensare. Alla fine del XVI secolo ed all'inizio del XVII, numerosi furono coloro che, una volta ottenuta la dovuta preparazione, chiesero il battesimo e divennero ferventi cristiani, sempre mantenendo con giusta fierezza la loro identità di cinesi e la loro cultura.

Il cristianesimo fu visto in quel periodo come una realtà che non si opponeva ai più alti valori delle tradizioni del popolo cinese, né si sovrapponeva ad essi, ma li arricchiva di una nuova luce e dimensione.

Grazie agli ottimi rapporti esistenti fra alcuni missionari e lo stesso imperatore K'ang Hsi; grazie ai loro servizi resi per ristabilire la pace tra lo "zar" della Russia e il "figlio del cielo", cioè l'imperatore, questi emanò nel 1692 il primo decreto di libertà religiosa in virtù del quale tutti i suoi sudditi potevano seguire la religione cristiana e tutti i missionari potevano predicarla nei suoi vasti domini.

Di conseguenza l'azione missionaria e la diffusione del messaggio evangelico si svilupparono notevolmente e molti furono i cinesi che, attratti dalla luce di Cristo, domandarono di poter ricevere il battesimo.

Purtroppo però la penosa questione dei "riti cinesi" irritò l'imperatore K'ang Hsi e preparò il terreno alla persecuzione (fortemente influenzata da quella del vicino Giappone) dove più dove meno, aperta o subdola, violenta o velata, che praticamente si estese con successive ondate dalla prima decade del secolo XVII a circa la metà del secolo XIX, uccidendo missionari e fedeli laici e distruggendo non poche chiese.

Fu proprio il 15 gennaio 1648 che i Tartari Manciù, avendo invaso la regione del Fujian e dimostrandosi ostili alla religione cristiana, uccisero il Beato Francesco Fernández de Capillas, sacerdote dell'Ordine dei Frati Predicatori. Dopo averlo imprigionato e torturato, lo decapitarono mentre recitava con altri i misteri dolorosi del Rosario.

Il Beato Francesco Fernández de Capillas è stato riconosciuto dalla Santa Sede come Protomartire della Cina.

Verso la metà del secolo seguente, il XVIII, altri cinque missionari spagnoli, che avevano svolto la loro attività fra gli anni 1715-1747, vennero essi pure uccisi come conseguenza di una nuova ondata di persecuzione iniziata nel 1729 e con epigoni recrudescenti nel 1746. Era l'epoca degli imperatori Yung-Cheng e del figlio di lui K'ien-Lung.

Beato Pietro Sans i Yordà, O.P, Vescovo, fu ucciso a Fuzou nel 1747.
Beato Francesco Serrano, O.P., Sacerdote,
Beato Gioacchino Royo, O.P., Sacerdote,
Beato Giovanni Alcober, O.P., Sacerdote,
Beato Francesco Díaz, O.P., Sacerdote,

furono tutti e quattro uccisi il 28 ottobre 1748.

Una nuova fase di regime persecutorio nei riguardi della religione cristiana venne poi a verificarsi nel secolo XIX.

Mentre il cattolicesimo era stato autorizzato da alcuni Imperatori dei secoli precedenti, l'Imperatore Kia-Kin (1796-1821) pubblicò invece numerosi e severi decreti contro di esso. Il primo risale al 1805; due editti del 1811 erano diretti contro coloro fra i cinesi che studiavano per ricevere gli ordini sacri e contro i sacerdoti propagatori della religione cristiana. Un decreto del 1813 esonerava da ogni castigo gli apostati volontari, cioè i Cristiani che dichiaravano spontaneamente di abbandonare la fede cristiana, però colpiva tutti gli altri.

In questo periodo subì il martirio il Beato Pietro Wu, laico catechista, cinese. Nato da famiglia pagana, ricevette il battesimo nel 1796 e passò il restante della sua vita annunziando la verità della religione cristiana. Tutti i tentativi per farlo apostatare furono vani. Emessa la sentenza di morte contro di lui, fu strangolato il 7 novembre 1814.

A questi fece seguito nella fedeltà a Cristo il Beato Giuseppe Zhang-Dapeng, laico catechista, commerciante, battezzato nel 1800 e divenuto poi l'anima della missione nella città di Kouy-Yang. Imprigionato, morì strangolato il 12 marzo 1815.

In questo anno (1815) vennero emessi altri due Decreti con i quali si approvava la condotta del Vicerè del Sichuan che aveva fatto decapitare Mons. Dufresse, delle Missioni Estere di Parigi, e parecchi cristiani cinesi. Ne conseguì un inasprimento della persecuzione.

Sono di quel periodo i seguenti martiri:

Beato Giovanni Gabriele Taurin Dufresse, M.E.P., Vescovo, arrestato il 18 maggio 1815, condotto a Chengdu, condannato e giustiziato il 14 settembre 1815.

Beato Agostino Zhao Rong, Sacerdote diocesano cinese che, essendo prima uno dei soldati che scortarono Mons. Dufresse da Chengdu a Beijin, era rimasto commosso dalla pazienza di questi ed aveva quindi chiesto di essere annoverato fra i neofiti: una volta battezzato, era stato mandato al Seminario e poi ordinato sacerdote. Arrestato, ebbe a soffrire crudelissimi supplizi e poi morì nel 1815.

Beato Giovanni da Triora, O.F.M., Sacerdote, messo in prigione insieme ad altri nell'estate del 1815, fu poi condannato a morte e morì strangolato il 7 febbraio 1816.

Beato Giuseppe Yuan, Sacerdote diocesano cinese, che, avendo ascoltato Mons. Dufresse parlare delle fede cristiana, era rimasto conquiso dalla bellezza di questa e quindi divenuto un esemplare neofita. Più tardi, ordinato sacerdote e, come tale, dedito alla evangelizzazione in vari distretti; venne arrestato nell'agosto 1816, condannato allo strangolamento e in tal modo ucciso il 24 giugno 1817.

Beato Francesco Regis Clet della Congregazione della Missione, che dopo aver ottenuto il permesso di andare nelle missioni di Cina, si era imbarcato per l'Oriente nel 1791. Pervenutovi, trascorse per trent'anni una vita sacrificata di missionario: sostenuto da uno zelo indefesso, evangelizzò tre immense Province dell'Impero Cinese: il Jiangxi, l'Hubei e l'Hunan. Tradito da un cristiano, fu arrestato e gettato in prigione ove subì atroci supplizi. Con sentenza dell'Imperatore egli venne ucciso per strangolamento il 17 febbraio 1820.

Beato Taddeo Liu, Sacerdote diocesano, cinese, che rifiutò di apostatare, dicendo che era sacerdote e voleva essere fedele alla religione che aveva predicato. Condannato a morte fu strangolato il 30 novembre 1823.

Beato Pietro Liu, laico catechista, cinese, arrestato nel 1814 e condannato all'esilio in Tartaria, ove rimase per quasi venti anni. Ritornato in patria fu nuovamente arrestato e strangolato il 17 maggio 1834.

Beato Gioacchino Ho, laico catechista, cinese, fu battezzato all'età di circa 20 anni. Nella grande persecuzione del 1814 era stato preso con molti altri fedeli e sottoposto a crudeli torture. Inviato in esilio in Tartaria, vi rimase poi quasi vent'anni; ritornato in patria fu arrestato nuovamente e si rifiutò di apostatare. In seguito a ciò, una volta confermata la sentenza di morte da parte dell'Imperatore, fu strangolato il 9 luglio 1839.

Beato Augusto Chapdelaine, M.E.P., sacerdote della Diocesi di Coutances. Entrato nel Seminario delle Missioni Estere di Parigi, si imbarcò diretto alla Cina nel 1852; egli giunse nel Guangxi alla fine del 1854. Arrestato nel 1856, torturato, condannato a morire nella gabbia, spirò nel febbraio 1856.

Beato Lorenzo Bai Xiaoman, laico, cinese, modesto operaio, che accompagnò il Beato Chapdelaine nell'asilo che era stato offerto al missionario e venne con lui arrestato e condotto al tribunale. Niente poté farlo apostatare. Fu decapitato il 25 febbraio 1856.

Beata Agnese Cao-Guiying, vedova, era nata da antica famiglia cristiana; essendosi dedicata all'istruzione delle giovani ragazze recentemente convertite dal B. Chapdelaine, fu arrestata e condannata a morire nella gabbia, fu giustiziata il 1 marzo 1856.

Il 28 gennaio 1858, per ordine del mandarino di MaoKou (nella provincia di Guizhou), furono uccisi tre catechisti, conosciuti come Martiri di MaoKou:

Beato Girolamo Lu Tingmei,
Beato Lorenzo Wang Bing,
Beata Agata Lin Zao.

Tutti e tre erano stati richiesti di rinunciare alla religione cristiana ed avendo essi dato risposta negativa furono condannati alla decapitazione.

Il 29 luglio 1861 subirono contemporaneamente il martirio due seminaristi e due laici, dei quali uno era coltivatore e l'altra una vedova che prestava la sua opera come cuoca nel seminario. Essi sono noti come Martiri di Qingyanzhen (Guizhou):

Beato Giuseppe Zhang Wenlan, seminarista,
Beato Paolo Chen Changpin, seminarista,
Beato Giovanni Battista Luo Tingying, laico,
Beata Marta Wang-Luo Mande, laica.

Nell'anno seguente, il 18 e 19 febbraio 1862, diedero la vita per Cristo altre 5 persone, conosciute come Martiri di Guizhou, e cioè:

Beato Giovanni Pietro Néel, Sacerdote delle Missioni Estere di Parigi,
Beato Martino Wu Xuesheng, laico catechista,
Beato Giovanni Zhang Tianshen, laico catechista,
Beato Giovanni Chen Xianheng, laico catechista,
Beata Lucia Yi Zhenmei, laica catechista.

Nel frattempo si erano verificati, nel campo della politica, alcuni episodi che ebbero notevoli ripercussioni sulla vita delle missioni cristiane.

Nel giugno 1840 il Commissario imperiale di Guangdong, volendo a ragione sopprimere il commercio dell'oppio che era in mano agli inglesi, aveva fatto gettare in mare più di 20 mila casse di questa droga. Era stato questo il pretesto dell'immediata guerra, vinta dagli inglesi. Conclusasi questa, la Cina dovette firmare nel 1842 il primo trattato internazionale dei tempi moderni, seguito ben presto da altri con l'America e la Francia. Approfittando dell'occasione, la Francia si sostituì al Portogallo come potenza protettrice delle missioni e venne di conseguenza emanato un doppio decreto: l'uno del 1844 per cui era permesso ai Cinesi di seguire la religione cattolica e l'altro nel 1846 con il quale le antiche pene contro i cattolici venivano soppresse.

La Chiesa poté da allora vivere all'aperto ed esercitare la sua azione missionaria, sviluppandola anche nell'ambito della educazione superiore, universitaria e della ricerca scientifica.

Con il moltiplicarsi di vari Istituti culturali ad alto livello e grazie alla loro ben apprezzata attività, vennero gradualmente a stabilirsi dei legami sempre più profondi fra la Chiesa e la Cina con le sue ricche tradizioni culturali.

Questa collaborazione con le autorità cinesi favorì in modo crescente il mutuo apprezzamento e la condivisione di quei veri valori che devono reggere ogni società civile.

Trascorse così un secolo di espansione delle missioni cristiane, fatta eccezione per il periodo in cui si abbatté su di esse la sciagura della insurrezione dell'"Associazione della giustizia e dell'armonia" (comunemente nota come dei 'Boxers') che si verificò all'inizio del secolo XX e causò lo spargimento di sangue di molti cristiani.

È noto che in questa rivolta confluirono tutte le società segrete e l'odio accumulato e represso contro gli stranieri degli ultimi decenni del secolo XIX a causa delle vicissitudini politiche e sociali seguite alla "guerra dell'oppio" e all'imposizione dei cosiddetti "Trattati disuguali" da parte delle Potenze Occidentali.

Ben diverso però fu il movente della persecuzione dei Missionari anche se erano di nazionalità europea. Il loro eccidio fu determinato da una causa puramente religiosa: furono uccisi per lo stesso motivo col quale lo furono i fedeli cinesi che si erano fatti cristiani. Documenti storici ineccepibili mettono in evidenza l'odio anticristiano dal quale furono spinti i 'Boxers' a trucidare i Missionari e i fedeli locali che avevano aderito alla loro dottrina. Nei loro riguardi fu emesso un editto il 1 luglio 1900, in cui si diceva, in sostanza, che ormai il tempo delle buone relazioni con i Missionari europei e i loro cristiani era passato: che i primi dovevano essere subito rimpatriati e i fedeli costretti all'apostasia, pena la morte.

In conseguenza a ciò si verificò il martirio di alcuni missionari e di molti cinesi che si raggrupparono nei gruppi seguenti:

a) Martiri dello Shanxi, uccisi il 9 luglio 1900, che sono Frati Minori Francescani:

Beato Gregorio Grassi, Vescovo,
Beato Francesco Fogolla, Vescovo,
Beato Elia Facchini, Sacerdote,
Beato Teodorico Balat, Sacerdote,
Beato Andrea Bauer, Religioso Fratello;

b) Martiri dell'Hunan Meridionale, uccisi il 7 luglio 1900, che sono essi pure Frati Minori Francescani:

Beato Antonino Fantosati, Vescovo,
Beato Giuseppe Maria Gambaro, Sacerdote,
Beato Cesidio Giacomantonio, Sacerdote ( 4 luglio).

Ai martiri francescani del Primo Ordine si aggiungono sette Francescane Missionarie di Maria, delle quali 3 francesi, 2 italiane,1 belga e 1 olandese:

Beata Maria Ermellina di Gesù (al sec.: Irma Grivot),
Beata Maria della Pace (al sec.: Maria Anna Giuliani),
Beata Maria Chiara (al sec.: Clelia Nanetti),
Beata Maria di Santa Natalia (al sec.: Giovanna Maria Kerguin),
Beata Maria di San Giusto (al sec.: Anna Moreau),
Beata Maria Adolfina (al sec.: Anna Dierk),
Beata Maria Amandina (al sec.: Paola Jeuris).

Dei martiri cinesi della famiglia francescana fanno pure parte 11 Francescani secolari, tutti cinesi:

Beato Giovanni Zhang Huan, seminarista,
Beato Patrizio Dong Bodi, seminarista,
Beato Giovanni Wang Rui, seminarista,
Beato Filippo Zhang Zhihe, seminarista,
Beato Giovanni Zhang Jingguang, seminarista,
Beato Tommaso Shen Jihe, laico, domestico,
Beato Simone Qin Cunfu, catechista laico,
Beato Pietro Wu Anbang, laico,
Beato Francesco Zhang Rong, laico agricoltore,
Beato Mattia Feng De, laico neofita,
Beato Pietro Zhang Banniu, laico operaio.

Ad essi si aggiungono alcuni fedeli laici cinesi:

Beato Giacomo Yan Guodong, agricoltore,
Beato Giacomo Zhao Quanxin, domestico,
Beato Pietro Wang Erman, cuoco.

Quando la rivolta dei 'Boxers', iniziata nello Shandong, diffusasi poi nello Shanxi e nell'Hunan, raggiunse anche lo Tcheli Orientale Meridionale, allora Vicariato Apostolico di Xianxian, affidato ai Gesuiti, i cristiani uccisi si contarono a migliaia.

Fra questi si trovarono 4 missionari gesuiti francesi e ben 52 laici cristiani cinesi, uomini, donne e bambini, il più anziano dei quali aveva l'età di 79 anni, mentre i due più giovani soltanto 9 anni. Tutti subirono il martirio nel mese di luglio 1900; molti di essi furono uccisi nella Chiesa del Villaggio di Tchou-Kia-ho in cui si erano rifugiati ed erano in preghiera insieme ai primi due dei missionari qui sotto elencati:

Beato Leo Mangin, S.J., sacerdote,
Beato Paolo Denn, S.J., sacerdote,
Beato Remigio Isoré, S.J., sacerdote,
Beato Modesto Andlauer, S.J., sacerdote.

I nomi e l'età dei laici cristiani cinesi sono i seguenti:

Beata Maria Zhu nata Wu, di circa 50 anni,
Beato Pietro Zhu Rixin, di 19 anni,
Beato Giovanni Battista Zhu Wurui, di 17 anni,
Beata Maria Fu Guilin, di 37 anni,
Beata Barbara Cui nata Lian, di 51 anni,
Beato Giuseppe Ma Taishun, di 60 anni,
Beata Lucia Wang Cheng, di 18 anni,
Beata Maria Fan Kun, di 16 anni,
Beata Maria Chi Yu, di 15 anni,
Beata Maria Zheng Xu, di 11 anni,
Beata Maria Du nata Zhao, di 51 anni,
Beata Maddalena Du Fengju, di 19 anni,
Beata Maria Du nata Tian, di 42 anni,
Beato Paolo Wu Anjyu, di 62 anni,
Beato Giovanni Battista Wu Mantang, di 17 anni,
Beato Paolo Wu Wanshu, di 16 anni,
Beato Raimondo Li Quanzhen, di 59 anni,
Beato Pietro Li Quanhui, di 63 anni,
Beato Pietro Zhao Mingzhen, di 61 anni,
Beato Giovanni Battista Zhao Mingxi, di 56 anni,
Beata Teresa Chen Tinjieh, di 25 anni,
Beata Rosa Chen Aijieh, di 22 anni,
Beato Pietro Wang Zuolung, di 58 anni,
Beata Maria Guo nata Li, di 65 anni,
Beato Giovanni Wu Wenyin, di 50 anni,
Beato Zhang Huailu, di 57 anni,
Beato Marco Ki-T'ien-Siang, di 66 anni,
Beata Anna An nata Xin, di 72 anni,
Beata Maria An nata Guo, di 64 anni,
Beata Anna An nata Jiao, di 26 anni,
Beata Maria An Linghua, di 29 anni,
Beato Paolo Liu Jinde, di 79 anni,
Beato Giuseppe Wang Kuiju, di 37 anni,
Beato Giovanni Wang Kuixin, di 25 anni,
Beata Teresa Zhang nata He, di 36 anni,
Beata Lang nata Yang, di 29 anni,
Beato Paolo Lang Fu, di 9 anni,
Beata Elisabetta Qin, nata Bian, di 54 anni,
Beato Simone Qin Cunfu, di 14 anni,
Beato Pietro Liu Zeyu, di 57 anni,
Beata Anna Wang, di 14 anni,
Beato Giuseppe Wang Yumei, di 68 anni,
Beata Lucia Wang nata Wang, di 31 anni,
Beato Andrea Wang Tianqing, di 9 anni,
Beata Maria Wang nata Li, di 49 anni,
Beato Chi Zhuze, di 18 anni,
Beata Maria Zhao nata Guo, di 60 anni,
Beata Rosa Zhao, di 22 anni,
Beata Maria Zhao, di 17 anni,
Beato Giuseppe Yuang Gengyin, di 47 anni,
Beato Paolo Ge Tingzhu, di 61 anni,
Beata Rosa Fan Hui, di 45 anni.

Il fatto che questo considerevole numero di fedeli laici cinesi abbia offerto la vita a Cristo unitamente ai missionari che avevano loro annunciato il Vangelo e si erano prodigati per loro mette in evidenza la profondità dei legami che la fede in Cristo stabilisce, riunendo in una sola famiglia persone di razze e culture diverse, strettamente solidali fra loro non già per motivi politici, ma in virtù di una religione che predica l'amore, la fratellanza, la pace e la giustizia.

Oltre a tutti quelli uccisi dai 'Boxers' finora menzionati deve ancora essere ricordato il Beato Alberico Crescitelli, sacerdote del Pontificio Istituto delle Missioni Estere di Milano, il quale svolse il suo ministero nello Shanxi Meridionale e fu martirizzato il 21 luglio 1900.

Anni più tardi venivano poi ad aggiungersi alla folta schiera dei Martiri sopra ricordati alcuni Membri della Società Salesiana di S. Giovanni Bosco:

Beato Luigi Versiglia, Vescovo,
Beato Callisto Caravario, Sacerdote.

Essi furono uccisi insieme il 25 febbraio 1930 a Li-Thau-Tseul.




scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:03

Beato Adriano Fortescue Cavaliere di Malta, terziario domenicano, martire

9 luglio

Devon, 1476 – Londra, 8/9 luglio 1539

Nato da nobile famiglia nella contea di Devon, cugino di Anna Bolena, si sposò con Anna Stonor da cui ebbe due figlie, poi rimasto vedovo sposò Anna Rede di Boarstall che gli diede tre figli. Fu terziario domenicano nella fraternità di Oxford. Il 29 agosto 1534 fu messo in carcere una prima volta e fu liberato nella primavera del 1535. Nel febbraio del 1539 fu imprigionato nella Torre di Londra e fu decapitato l'8 o il 9 luglio per avere proditoriamente rifiutato il giuramento di fedeltà al re in materia religiosa.

Etimologia: Adriano = nativo di Adria (Rovigo), dal latino

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, beato Adriano Fortescue, martire, che, padre di famiglia e cavaliere, falsamente accusato di tradimento sotto il re Enrico VIII e due volte detenuto in carcere, portò infine a termine il martirio con la decapitazione.


Il Martirologio Romano al 9 luglio, riporta la celebrazione del beato Adriano Fortescue, padre di famiglia, martire in Inghilterra; egli è il secondo beato che subì il martirio in ordine di tempo, dopo il primo glorioso gruppo di 19 beati Certosini di Londra, impiccati nel tristemente famoso Tyburn di Londra, il 4 maggio e il 15 giugno 1535, nella sanguinosa e lunga persecuzione contro i cattolici in Gran Bretagna.
La storia delle persecuzioni anticattoliche in Inghilterra, Scozia, Galles, parte dal 1535 e arriva al 1681, primo a scatenarla fu come è noto il re Enrico VIII (1491-1547), che provocò lo Scisma d’Inghilterra con il distacco della Chiesa Anglicana da Roma.
Artefici più o meno cruenti, furono oltre Enrico VIII, i suoi successori Edoardo VI, la terribile Elisabetta I la “regina vergine”, Giacomo I Stuart, Carlo I, Oliviero Cromwell e Carlo II Stuart.
In 150 anni di persecuzione, morirono migliaia di cattolici inglesi appartenenti ad ogni ramo sociale, testimoniando così il loro attaccamento alla fede cattolica e al papa, rifiutando i giuramenti di fedeltà al re, nuovo capo della religione di Stato.
Solo nel 1850, con la restaurazione della Gerarchia Cattolica in Inghilterra e Galles, si poté affrontare la possibilità di una beatificazione dei numerosi martiri, perlomeno di quelli il cui martirio era provato, nonostante i due-tre secoli trascorsi; e dal 1886 i Sommi Pontefici, a gruppi più o meno numerosi o singolarmente, hanno proceduto alla loro beatificazione e poi alla successiva canonizzazione per un buon numero di essi.
Adriano Fortescue era nato verso il 1476 da nobile famiglia, nella contea di Devon, era cugino di Anna Bolena (1507-1536), seconda moglie di Enrico VIII, il cui matrimonio fu una delle cause della separazione della Chiesa Anglicana da Roma; Adriano sposò in prime nozze Anna Stonor da cui ebbe due figlie e in seconde nozze Anna Rede di Boarstall, dalla quale ebbe tre figli.
Secondo lo stile di vita dei nobili dell’epoca, frequentò la corte; combatté per il suo re contro la Francia nel 1513 e nel 1523; fu accompagnatore a Calais della regina Caterina di Aragona, sposa dal 1509 di Enrico VIII, che successivamente fece annullare questo primo matrimonio; fu presente all’incoronazione di sua cugina Anna Bolena, seconda delle sei mogli del dispotico re (delle quali due furono ripudiate e due decapitate).
Adriano Fortescue fu giudice di pace per la contea di Oxford, cavaliere dell’Ordine del Bagno, membro del Sovrano Ordine di Malta e Terziario Domenicano nella Fraternità di Oxford.
Uomo di grande spiritualità e vita ascetica, scrisse e firmò una serie di massime nel suo Libro delle Ore, ancora conservato: “Prega continuamente Dio di poter compiere quello che è il suo beneplacito”; “ Segui diligentemente le ispirazioni dello Spirito Santo in tutto quello che stai per fare”; “prega per la perseveranza”; “Rinnova ogni giorno i tuoi buoni propositi”; “Qualunque cosa debba fare, falla diligentemente”.
Verso la politica e la deplorevole condotta di Enrico VIII, si mostrò sempre prudente e distaccato; ciò nonostante, ma si ignora la causa, fu arrestato il 29 agosto 1534 e rinchiuso nel carcere di Marshalsea, da cui fu liberato nella primavera del 1535; intanto il re con il suo “Atto di supremazia” del 3 novembre 1534, aveva dato inizio allo Scisma Anglicano, appoggiato dalla malvagità di uomini come Tommaso Cromwell, del cardinale Thomas Wolsey e dell’arcivescovo Thomas Cranmur.
Adriano venne arrestato una seconda volta nel febbraio 1539 e rinchiuso nella Torre di Londra, dove fu decapitato insieme ad altri, l’8 o il 9 luglio 1539; l’atto di accusa diceva: “Per avere proditoriamente rifiutato il giuramento di fedeltà al re in materia religiosa e commesso altri vari e diversi detestabili tradimenti e suscitata ribellione nel regno”.
Il martire, primo fra i laici cattolici a morire per la sua fede in quel periodo, fu beatificato il 13 maggio 1895 da papa Leone XIII.
La sua data di culto è il 9 luglio, mentre viene celebrato dall'Ordine Domenicano nel giorno 8 luglio.





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00sabato 9 luglio 2011 09:05

Beato Domenico Serrano Cardinale

9 luglio

+ Montpellier, Francia, 9 luglio 1348

Illustre professore dell’Università di Parigi, il Beato Domenico Serrano, ricevette l’abito mercedario nel convento di sant’Eulalia in Montpellier. Le sue qualità esteriori, la sua dolcezza, la sua amabilità, il suo zelo e le sue virtù eroiche unite alla sua umiltà, gli guadagnarono la stima universale e fu designato Maestro Generale dell’Ordine il 17 aprile 1345. Si dedicò a visitare i conventi per promuovere l’osservanza, la redenzione degli schiavi e la cultura. Papa Clemente VI° lo nominò cardinale prete di Santa Romana Chiesa del titolo dei Santi Quattro Coronati. Famoso per la santità e sapienza terminò la sua vita in Montpellier a causa della peste nera, il 9 luglio 1348. L’Ordine lo festeggia il 9 luglio.




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00sabato 9 luglio 2011 09:07

Sant' Eusanio Martire a Furci

9 luglio


Una passio leggendaria e molto recente (BHL, I, p. 410, nn. 2733 35) la quale dipende da quella dei santi Fiorenzo e Felice (v.) e la ricalca, narra che Eusanio, presbitero della città di Siponto (odierna Manfredonia), per sfuggire all'onore dell'episcopato si recò come pellegrino a Roma. Durante il viaggio, sostò nei territori di Chieti, Valva, Furci, Amitemo, Antrodoco e Rieti. Ritornato nel territorio dei Vestini, si fermò ad Avea, svolgendovi un fecondo apostolato, ma il regolo del paese, Prisco, al tempo di Massimiano, lo fece incarcerare e tormentare; liberato, riprese la sua attività finché mori il 9 luglio e fu sepolto nella chiesa di S. Maria delle Monache, in località Quinque Vallae.
Se questo fantastico racconto, che già il Ferrari giudicava degno di «censura», non ci dà alcuna notizia attendibile su Eusanio, vuole però dimostrare che il suo culto era diffuso nell'Abruzzo e nel Lazio ed ebbe come centro irradiatore la cittadina di S. Eusanio Forconese (l'antica Avea), dove appunto era il suo sepolcro. La passio, infatti, fu composta per spiegare e illustrare il culto di Eusanio nelle varie località ricordate e perciò, secondo il giudizio del Lanzoni, deve annoverarsi fra quegli scritti consacrati ai «santi itineranti da vivi, nei luoghi ove furono venerati dopo la morte». Probabilmente, Eusanio fu un martire locale del quale si perdette ben presto ogni notizia.
Il più antico documento che attesta l'esistenza del culto di Eusanio è un decreto dell'imperatore Lotario (840) con cui si conferma al monastero di Farla il possesso dei beni della badia di S. Eusanio (Regestum Farfense, II, Roma 1914, p. 236). La chiesa di S. Eusanio Forconese che custodisce il suo corpo in un'ampia cripta, risale al sec. XII. Dagli elenchi delle decime per i secc. XIII e XIV risulta che erano dedicate chiese ad E. a S. Eusanio del Sangro, a Caramanico, a Popoli, a Carbonara, a Civitaquara, a Montesecco e a Corvara.
Nel 1748, G. Coppola, vescovo dell'Aquila, fece scavare nella cripta della chiesa di S. Eusanio Forconese e ritrovò le reliquie del santo.
Nell'iconografia Eusanio è raffigurato ordinariamente con il cuore e gli altri visceri in mano: non si sa donde sia stato preso questo attributo, perché la passio non ha alcun particolare del genere. La più antica di tali raffigurazioni si trova sul portale della chiesa di S. Eusanio Forconese, ma la più artistica è una tela di Saturnino Gatti, discepolo del Perugino, conservata nel Museo diocesano dell'Aquila.




scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:07

Santa Faustina Martire

9 luglio


E' venerata sulla VIA LATINA. Di papa Sergio I (687-701) si possiede il catalogo di una donazione di vari beni immobili al prete Giovanni del titolo di S. Susanna. In esso si afferma che fra gli altri doni fu concesso un fondo, esistente presso l'oratorio di S. Faustina, posto circa al XII miglio della via Latina. Ciò indica che alla fine del sec. VII vi era nella località un culto per questa santa; ma non si possiedono altre informazioni.
Nel Martirologio Geronimiano al 9 luglio sono commemorate una vergine Faustina e compagne nella non bene identificata località romana, denominata. Mancano, tuttavia, prove per affermare che si tratti della Faustina del XII miglio della via Latina.
Il De Rossi e, più tardi, il Grossi-Gondi opinavano che la santa del catalogo di papa Sergio fosse una martire locale deposta nel piccolo cimitero di Grottaferrata posto al X miglio. Il Delehaye però giudica l'ipotesi non sufficientemente provata.




scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:08

Beato Fedele Gerolamo (Fidelis Jerome) Chojnacki Religioso e martire

9 luglio

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Lòd, Polonia, 1° novembre 1906 – Dachau, Germania, 9 luglio 1942

Il beato Fidelis (al secolo Gerolamo Chojnacki), professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, nacque a Lód, Polonia, il 1° novembre 1906 e morì a Dachau, Germania, il 9 luglio 1942. Beatificato da Giovanni Paolo II a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi.

Martirologio Romano: A Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, beato Fedele Chijnacki, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e martire, che, durante l’occupazione della Polonia da parte di un empio regime, fu deportato per la sua fede in Cristo in questo campo di prigionia e raggiunse sotto tortura la gloria eterna.


Nacque a Lódz la festa di Ognissanti del 1906, ultimo di sei fratelli. Al battesimo, impartitogli tre giorni dopo, i genitori Waclaw e Leokadia Sprusinska gli imposero il nome di Hieronim (Gerolamo).
In famiglia ricevette un'educazione religiosa esemplare, frequentando la sua parrocchia di S. Croce. Terminata la scuola superiore, si iscrisse all'accademia militare. Finiti gli studi, non riuscí a trovare un lavoro. Grazie all'aiuto di parenti, per un anno lavorò a Szczuczyn Nowogrodzki presso l'Istituto della Previdenza Sociale (ZUS) e successivamente lavorò alla Posta Centrale di Varsavia. Era un impiegato molto apprezzato per la sua affidabilità. Nel frattempo, insieme allo zio, p. Stanislao Sprusinski, collaborava alla gestione dell'Azione Cattolica.
Si occupò della campagna contro l'alcool, essendo egli stesso astemio. Operando all'interno dell'Azione Cattolica, avvertí il bisogno di un approfondimento della vita interiore. Entrò dunque nel Terz'Ordine di S. Francesco presso la chiesa dei cappuccini a Varsavia. Le sue nobili doti di carattere gli guadagnavano la fiducia della gente, riuscendo anche a riconciliare persone in discordia. In quel tempo fece amicizia con il Beato Aniceto Koplin, famoso questuante di Varsavia. I rapporti costanti con i cappuccini suscitarono in lui la vocazione religiosa.
Il 27 agosto 1933, a Nowe Miasto, ricevette l'abito cappuccino e il nome religioso di Fedele. Nonostante i suoi 27 anni e l'esperienza di vita, denotava grande disponibilità e semplicita, mantenendo piacevoli rapporti con tutti. Nel periodo del noviziato si preoccupò di conoscere i principi della vita interiore e si dedicò con impegno al proprio perfezionamento spirituale.
Emise i voti temporanei il 28 agosto 1934 e partí per Zakroczym per studiare filosofia. Qui, con il consenso dei superiori, fondò un Circolo di Collaborazione Intellettuale per i seminaristi. Continuò ad occuparsi del problema dell'astinenza dall'alcool e fondò un Circolo degli Astemi. Inoltre cooperò con il Terz'Ordine francescano.
All'inizio del 1937 superò con un'ottima valutazione l'esame finale di filosofia. Il 28 agosto 1937 emise i voti perpetui. In seguito studiò teologia presso il convento di Lublino. Alla scoppio della seconda guerra mondiale frequentava il terzo anno di teologia. In una lettera del 18 dicembre 1939 manifestò allo zio, p. Stanislao Sprusinski, un certo sconforto e abbattimento per il fatto di non poter vivere e studiare normalmente.
Un mese dopo le festività natalizie del 1939, il 25 gennaio 1940, venne arrestato e internato nel carcere del Castello di Lublino. Sopportò con serenità e addirittura con un certo buon umore le dure condizioni carcerarie, la mancanza di moto, di spazio e di aria. Dopo 5 mesi, il 18 giugno 1940, fu trasferito insieme a tutto il gruppo nel campo dí concentramento dí Sachsenhausen, nei pressi di Berlino. Si trattava di un lager modello, di vero stampo prussiano, specie nella disciplina e nell'ordine, finalizzato all'annientamento dell'individuo. Qui Fedele perse il suo ottimismo. Il trattamento disumano dei prigionieri lo scioccava, inducendolo al pessimismo.
Il 14 dicembre 1940, con un convoglio di preti e religiosi, venne trasferito al campo di concentramento di Dachau, vicino a Monaco di Baviera, dove il suo stato d'animo peggiorò ulteriormente. Gli fu impresso sul braccio il numero di matricola 22.473. Le notizie delle continue vittorie del fronte militare tedesco non facevano intravedere ai prigionieri alcuna speranza di uscire dal campo. La fame, il lavoro e le persecuzioni pesavano sempre di piú. "La capacità di cavarsela, l'energia vitale l'avevano abbandonato". Il lavoro molto superiore alle sue forze, la fame, la penuria di indumenti, procurarono a fr. Fedele una grave malattia polmonare.
Una mattina d'inverno del 1942, mentre trasportava insieme a un compagno un pesantissimo pentolone di caffè dalle cucine, scivolò, rovesciò il caffè bollente, provocandosi gravi bruciature. La dura punizione a cui lo sottopose il capoblocco debilitò ancor piú la sua psiche. Fra Gaetano Ambrozkiewicz, compagno dí sventura nel lager, narra cosí l'addio di fr. Fedele: "Non dimenticherò mai quella domenica pomeriggio dell'estate 1942 quando fr. Fedele lasciò la nostra baracca 28 per trasferirsi nel blocco degli invalidi. Era stranamente cosí quieto e assorto, negli occhi aveva persino dei riflessi di serenità, ma erano ormai riflessi non di questo mondo. Ci baciò tutti, congedandosi con parole di s. Francesco e dicendo "Sia lodato Gesú Cristo, arrivederci in cielo".
Poco tempo dopo, il 9 luglio del 1942, si spense nell'ospedale del campo. Il corpo venne arso nel forno crematorio.



scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:09

Sante Floriana e Faustina Martiri di Roma

9 luglio

Emblema: Palma


L'unica testimonianza riguardante queste due martiri si trova nel Martirologio Geronimiano, al 9 luglio, in cui sono associate con altre sante: "Romae ad guttam iugiter manantem natale virginum Florianae, Faustinae, Anatholiae, Felicitatis".
Questo latercolo però è un piccolo enigma, come se ne trovano altri nello stesso Martirologio. Anatolia infatti è la compagna di Vittoria, martire della Sabina, mentre Felicita è la presunta madre dei sette fratelli: ambedue sono anticipate dal giorno 10. Di Floriana e Faustina, che in altri codd. del Geronimiano sono anche presentate come uomini non si conosce niente di preciso. Sull'indicazione topografica del loro sepolcro, che il Delchaye dichiara irreperibile, sappiamo dal Baronio che si trovava presso le Acque Salvie; il nome sarebbe derivato da una sorgente ivi esistente. Da un'iscrizione del sec. VII si sa che un oratorio dedicato a s. Faustina esisteva presso la Massa Maralis, nel fondo Capitone, al XII miglio della via Latina.





scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:16

San Gioacchino He Kaizhi Martire

9 luglio

Martirologio Romano: Nella città di Guiyang nella provincia del Guizhou in Cina, san Gioacchino He Kaizhi, catechista e martire, strangolato per la fede in Cristo.



scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:17

Beata Giovanna Scopelli Vergine

9 luglio

Reggio Emilia, 1428 - Mantova, 9 luglio 1491

Nata a Reggio Emilia nel 1428, Giovanna Scopelli visse prima da «mantellata» carmelitana nella sua casa. Alla morte dei genitori, si unì ad altre donne costituendo una comunità nel 1480. Nella sua città natale, nel 1485 ottenne la casa e la chiesa degli Umiliati che trasformò in monastero, chiamato dal popolo «Le Bianche» e affidato alla Congregazione mantovana. Ne divenne la priora e la comunità arrivò a contare su venti sorelle. Si distinse per la sua grande devozione alla Madonna, ma anche per essere animata da intenso spirito di penitenza e le si attribuiscono fatti straordinari. Giovanna morì il 9 luglio del 1491. È stata beatificata da papa Clemente XIV nel 1771. <I> (Avv.)</i>

Martirologio Romano: A Reggio Emilia, beata Giovanna Scopelli, vergine dell’Ordine delle carmelitane, che con le offerte dei suoi concittadini fondò un monastero e con la preghiera riuscì a procurare il pane nel refettorio per le consorelle.


Nata a Reggio Emilia nel 1428, visse prima da "mantellata" carmelitana nella sua casa. Morti i genitori, si unì ad altre donne costituendo una comunità nel 1480. Nella sua città natale, nel 1485 ottenne la casa e la chiesa degli Umiliati che trasformò in monastero, detto volgarmente "Le Bianche" e affidato alla Congregazione Mantovana. Ivi esercitò l'ufficio della priora, contando la comunità 20 elementi. Alla beata, dotata di spiccata pietà mariana e animata da intenso spirito di penitenza, si attribuiscono fatti straordinari. Morì il 9 luglio del 1491. Il suo culto liturgico fu approvato da Clemente XIV nel 1771.





scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:17

Beata Maria di Gesù Crocifisso Petkovic Religiosa, fondatrice

9 luglio

Korcula, Dalmazia, 10 dicembre 1892 - Roma, 9 luglio 1966

Fondatrice della Congregazione delle Figlie della Misericordia (+ 1966). Nel 1928 la sua Congregazione fu aggregata all'Ordine dei Frati Minori. Nel 1936 insieme a 7 suore parte per l'Argentina avviandovi una proficua opera missionaria, estesa poi al Cile, Perù, Paraguay e Uruguay.

Martirologio Romano: A Roma, beata Maria di Gesù Crocifisso Petković, vergine: nata a Blato nell’isola di Curzola in Croazia, si dedicò con ardore alle preghiere e alle opere di bene e fondò la Congregazione delle Figlie della Misericordia del Terz’Ordine francescano al servizio dei malati e degli emarginati.


Maria di Gesù Crocifisso Petkovic´ nasce il 10 dicembre 1892 nella parrocchia di Tutti i Santi a Blato, sull'isola di Korcula, sesta di otto figli di Antonio e Maria Petkovic´. I suoi genitori vivono in maniera esemplare ed educano cristianamente i loro figli. Maria mostra inclinazione verso la pietà e la misericordia. Avendo ravvisato le sofferenze, la fame e la penuria della gente, fin dall'infanzia decide di proteggere i poveri, i «fratelli scelti e amati dal Signore», come li soleva chiamare.

Spinta dal vivo desiderio di aiutare i poveri e i bisognosi e seguendo le indicazioni del Vescovo di Dubrovnik, Mons. Josip Mar?eli?,nel giorno dell'Annunciazione dell'anno 1919 dà vita alla comunità religiosa che ella desiderava promuovere «per l'educazione e l'istruzione della gioventù femminile del luogo». Lo stesso Vescovo nel 1928, ispirandosi alla Regola del Terzo Ordine di san Francesco, istituisce canonicamente la comunità religiosa di diritto diocesano. Tre decenni dopo, il 6 dicembre 1956, la comunità riceve il riconoscimento pontificio e l'approvazione delle costituzioni.

Maria di Gesù Crocifisso Petkovi? sperimentava la gioia più grande nell'incontro con i poveri, gli emarginati e i disprezzati. In essi riconosceva il volto di Gesù sofferente ed era piena di gioia nel poterli servire. Perciò, fino alla sua serena morte, avvenuta a Roma il 9 luglio 1966, non si stancava di esortare le sorelle, affinché con il loro comportamento e sacrificio mostrassero come si erano incarnati in loro l'amore, la bontà e la misericordia di Dio.

Questa figlia della diocesi di Dubrovnik è riuscita nella propria vita spirituale a collegare l'opera apostolica della diffusione della fede con la cura e l'amore per i piccoli. Era capace di soffrire e sopportare le offese, e «della povertà e umiltà fece i più grandi valori della sua vita». Attingeva la forza spirituale dalla preghiera e dai consigli dei pastori della Chiesa, davanti a cui si mostrò molto docile ed obbediente. Aveva particolare stima delle disposizioni del Vescovo e del Romano Pontefice. Ciò appare bene dalla lettera circolare, con la quale spiegava alle proprie consorelle il significato della regola e delle costituzioni: «Esse sono la parola e la legge di nostro Signore... la Regola santa, il libro della vita, la via della croce, la chiave e il legame dell'amicizia eterna».

La fama di santità, di cui godette la Serva di Dio durante la sua vita, si confermò anche dopo la morte. Dopo il processo canonico condotto dalla Diocesi di Roma e dalla Congregazione delle Cause dei Santi, Lei, Padre Santo, il 5 luglio 2002, ha ordinato la pubblicazione del decreto sulla vita e le virtù della Serva di Dio Maria di Gesù Crocifisso Petkovi? e quindi, il 20 dicembre dello stesso anno, del decreto sul miracolo avvenuto per sua intercessione.

Le Figlie della Misericordia, la Congregazione di cui è fondatrice, oggi conta 429 suore, che operano in 12 paesi dell'Europa e dell'America. Le suore si occupano dell'educazione dei bambini e della gioventù, dell'assistenza alle persone anziane e malate, dell'apostolato parrocchiale, come pure della promozione della dignità della persona e dello sviluppo delle missioni e del dialogo ecumenico.

E' stata beatificata a Dubrovnik da Papa Giovanni Paolo II il 6 giugno 2003.



scri789
00sabato 9 luglio 2011 09:18

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