Abdel Fahim Taktak, ha 92 anni, il profugo più anziano sbarcato sulle nostre coste.

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lazzaro2004
00martedì 2 giugno 2015 20:02



 

92 anni, Abdel Fahim Taktak, ha avuto la forza e il coraggio di inseguire ancora la vita e i suoi sogni. Ha indossato la sua tunica migliore, il velo candido a coprirgli il capo ormai canuto, il bastone con le incisioni del suo paese, la Siria, e ha deciso di seguire la famiglia nel faticosissimo viaggio al di là del Canale di Sicilia. Quando, tre giorni fa, i marinai della nave Dattilo della Guardia Costiera lo hanno soccorso issandolo letteralmente a bordo dal vecchio peschereccio in cui era ammassato insieme ad altri 234 profughi in fuga, non riuscivano a credere ai loro occhi. Quell'uomo così avanti negli anni, la barba bianca che non riesce a coprire le guance scavate, le rughe che gli hanno quasi ridotto gli occhi ad una fessura, sembrava quasi una statua di sale nella folla di uomini, donne e bambini che si agitavano pericolosamente, arsi dal sole, a bordo di quella carretta del mare alla deriva.

"Sto bene, sono solo molto stanco. Ora mi riposo un po', devo proseguire il mio viaggio", le prime parole che ha detto a suor Terezinha e suor Angelina, le due missionarie che Papa Francesco ha voluto inviare in Sicilia per dare una mano durante gli sbarchi e che lo hanno subito preso in consegna dopo la difficoltosa discesa dalla passerella della nave militare nel porto di Augusta.

Ora che insieme al figlio, alla nuora e ai tre nipotini di sei, quattro e due anni, cerca di riprendersi dal terribile viaggio nella quiete della campagna siracusana, Abdel Fahim Taktak, il più anziano dei profughi mai sbarcati in Italia, racconta la sua storia iniziando da quella parola "futuro" che i suoi nipotini vanno ripetendo: " Sono vecchio ormai - dice con un filo di voce - ma se ho affrontato questo viaggio è per cercare di realizzare l'ultimo desiderio della mia vita, riabbracciare mia sorella. Voglio che sia lei a prendersi cura di me per quel che mi resta da vivere. Mio figlio e la sua famiglia potranno ricominciare tutto daccapo. Se sono riuscito ad arrivare fino qui su un barcone sarò capace di arrivare fino in Germania. Ma chiedo aiuto a tutti gli italiani, vi prego, aiutatemi".

Nonno Abdel parla a fatica. Seduto a tavola con i suoi cari, lascia quasi intatto il piatto di pesce e patatine che gli viene portato. Prende con le mani una patatina fritta e continua: "Siamo fuggiti dalla Siria a bordo di un furgone che ci ha portati fino in Egitto. Mio figlio aveva trovato il contatto giusto. Abbiamo aspettato il nostro turno e siamo partiti da una spiaggia egiziana. In quel peschereccio eravamo moltissimi, più di duecento, tante donne, bambini. Siamo stati in mare cinque giorni e sei notti. Mi sono sentito male, credevo di non farcela, pregavo. Quando finalmente ci hanno soccorso e ho toccato terra mi hanno fatto sedere su una sedia a rotelle, ma io ho detto subito che sono ancora in grado di camminare da solo. Sono solo molto stanco, ho bisogno di dormire".

Incredibilmente la tunica grigia e il velo bianco con cui è partito sono ancora lindi e asciutti. Nonno Abdel ha accettato gli indumenti intimi per cambiarsi, una camicia pulita ma non ha voluto abbandonare per un attimo i suoi abiti tradizionali. Guarda con gratitudine Viviana e Vincenzo, i gestori del centro che li ospita. Accetta il braccio della ragazza per una breve passeggiata all'aperto, guarda l'orizzonte lontano e dice: " Qui ci trattano benissimo, sono felice di dormire insieme ai miei nipotini, ma da qui andremo via, devo proseguire il viaggio con la mia famiglia. Non ci fermeranno, vero? Sono vecchio e chiedo aiuto a chiunque ci possa aiutare a raggiungere la Germania".

www.repubblica.it/…/nonno_abdel_92_…


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