Ad Ancona l'apertura del Congresso eucaristico nazionale. Intervista con mons. Menichelli

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lazzaro2004
00sabato 3 settembre 2011 00:09
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R. -- Più che novità tematica la chiamerei novità pastorale: lo sforzo
che dobbiamo fare tutti di far sì che quello che noi crediamo non
appartenga solo al circuito ristretto del tempio, ma diventi testimonianza
concreta. La tentazione purtroppo è grande. Spesso si gioca su queste
parole: "Ma come si fa?". Oppure: "Vado in chiesa, ma la vita è un'altra cosa".
Come discepoli del Signore Gesù, noi dobbiamo tenere presente
il suo comandamento: "Sarete miei discepoli se vi amerete". E dove si trova
la dinamica vera di una testimonianza d'amore se non nel Sacramento
dell'Eucarestia? L'Eucarestia per noi -- lo sappiamo bene -- è la presenza viva
di Gesù Cristo. Ogni volta che celebriamo l'Eucarestia, ogni volta che lo incontriamo,
ogni volta che sperimentiamo la sua contemporaneità alla nostra vita, noi
lì dobbiamo prendere la forza per testimoniarlo. Questo è il compito che ci diamo.
Ci riusciremo? Lo speriamo molto.

D. -- Proprio a sottolineare che il Congresso vuole insistere su come vivere
l'Eucarestia nella vita quotidiana, nel momento del pranzo, Benedetto XVI, che
sarà ad Ancona l'11 settembre, avrà alla sua mensa degli operai cassintegrati
e dei poveri che sono assistiti dalla Caritas. E' un gesto molto forte e simbolico questo...

R. -- E' un gesto che vuole essere espressione della vicinanza della Chiesa,
perché la Chiesa si incarna nel popolo vivo, quindi come madre deve conoscere
e incontrare le sofferenze dei suoi figli, e dall'altra parte diventa anche un'icona
esemplare: quasi un coniugare l'Eucarestia, banchetto di Cristo che non esclude
nessuno, con il banchetto della vita, con il banchetto della famiglia, con il banchetto
della società, dove nessuno è escluso.

D. - L'Eucarestia non è una realtà teologica fuori dal mondo: è questo
ciò che volete ricordare...

R. -- L'Eucarestia è Sacramento, è fatto teologico, è fatto di fede. Ma si riassume,
si testimonia, laddove tutto si fa concreto. Del resto Gesù ci ha testimoniato
il suo amore facendosi uomo, facendosi toccare, facendosi vedere.
Questa esperienza del rapporto diretto, del toccare, credo sia un'esperienza
fondamentalmente eucaristica da portare nella vita.

D. -- Dopo la celebrazione della Messa, nella giornata conclusiva e culminante
del Congresso eucaristico nazionale, Benedetto XVI avrà due incontri: uno con
le famiglie e i sacerdoti e il secondo con i giovani fidanzati, un incontro che
il Papa non ha mai avuto. Una scelta che avete voluto proprio per questo
Congresso eucaristico nazionale. Come mai?

R. -- Perché riteniamo che questa possa essere una bella novità, attraverso
la quale anche il Santo Padre può offrire un modello sponsale, che non faccio
fatica a definire "incarnato" nell'Eucarestia. Allora, il colloquio del Santo Padre
con i fidanzati, le parole che il Santo Padre rivolgerà loro, saranno di sicuro aiuto
per questi giovani che guardano al matrimonio come vocazione.

D. -- Altre due novità di questa 25.ma edizione del Congresso eucaristico nazionale
-- novità non solo tematiche, ma anche organizzative -- sono la territorialità
e la tematicità: cinque giorni, cinque diocesi e cinque temi a precedere
la conclusione...

R. -- Direi, scherzando, che moltiplichiamo l'impegno per cinque, ma di fatto
è così. Posso dire, però, che tutto questo ha già creato una sinergia, che credo
sia una bella espressione di Chiesa. Non mi resta che approfittare di questa
intervista per dire a tutti di partecipare e di venire durante il periodo
del Congresso. (ap)


Radio Vaticana 2 settembre 2011

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