Albania: il prete condannato all’impiccagione «perché hai detto che moriremo tutti per Cristo»

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lazzaro2004
00martedì 23 settembre 2014 21:06



 

Haec dies quam fecit Dominus exultemus et laetemur in ea. Viva Cristo, viva la Chiesa. Sono don Ernest Simoni (Troshani). Sono un sacerdote di 84 anni. Nel dicembre del 1944 in Albania arrivò il partito comunista ateo, che aveva come principio l’eliminazione della fede e l’obbiettivo di eliminare il clero. Nella realizzazione di questo programma iniziarono subito gli arresti, le torture e le fucilazioni di centinaia di sacerdoti e laici, per sette anni di seguito, versando il sangue innocente di fedeli, alcuni dei quali, prima di essere fucilati, gridavano: «Viva Cristo Re».

Nel 1952 il governo comunista, con una mossa politica, voluta da Mosca (Stalin), cercò di riunire i sacerdoti che erano ancora vivi, per permettergli di esercitare liberamente la fede, a condizione che la Chiesa si staccasse da Papa e dal Vaticano. Questa intenzione del governo il clero non la accettò mai. Io continuai gli studi nel collegio dei francescani per dieci anni: dal 1938 al 1948. I nostri superiori furono fucilati dai comunisti, e per questo motivo fui costretto a concludere clandestinamente i miei studi di teologia. Dopo quattro anni fui preso nell’esercito, allo scopo di farmi sparire. Passai due anni in quel posto, anni che furono più terribili di una prigione. Ma il Signore mi salvò e il 7 aprile 1956 fui ordinato sacerdote. Il giorno dopo, domenica in Albis e festa della Divina misericordia, celebrai la prima messa. Per otto anni e mezzo ho svolto il mio ministero sacerdotale. Ma i comunisti decisero di togliermi di mezzo.

Perciò il 24 dicembre 1963, appena finii di celebrare la santa messa della vigilia di Natale nel villaggio di Barbullush, vicino Scutari, arrivarono quattro ufficiali della sicurezza e mi presentarono il decreto di arresto e di fucilazione. Mi misero le manette legando le braccia dietro la schiena e prendendomi a calci mi misero nella loro macchina. Dalla chiesa mi portarono nella stanza di isolamento dove mi lasciarono per tre mesi in una condizione disumana. Così legato mi portarono all’interrogatorio. Il capo mi disse: «Tu sarai impiccato come nemico perché hai detto al popolo che moriremo tutti per Cristo se è necessario». Mi strinsero i ferri ai polsi così fortemente che si fermarono i battiti del cuore e quasi morivo. Volevano che io parlassi contro la Chiesa e la gerarchia della Chiesa. Io non accettai. Dalle torture caddi quasi morto. Al vedermi così, mi liberarono. Il Signore volle che continuassi a vivere.

http://www.tempi.it/albania-il-battesimo-clandestino-con-una-scarpa-e-il-prete-condannato-a-morte-perche-hai-detto-al-popolo-che-moriremo-tutti-per-cristo#.VCHANZR_uSo


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