BUONA DOMENICA A TUTTI! 3 MAGGIO

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(evita)
00domenica 3 maggio 2009 14:12



                                                                       
                                                                                   

Inno di resurrezione

Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia

Malgrado la pietra pesante sulla tomba,
il peccato triste di questo mondo,
i soldati di guardia al tuo corpo,
tu sei risorto, Signore, nostro Dio.

Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia

Alle donne venute al sepolcro
un angelo ha parlato della tua resurrezione,
ti sei fatto compagno dei discepoli
e ad Emmaus hai cenato con loro.

Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia

Malgrado le porte chiuse e la paura,
sei apparso ai discepoli riuniti,
dando loro potere di perdonare
ed offrendo ad essi la tua pace.

Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia

Noi oggi ti celebriamo risorto
da tutto il mondo con la fede,
dal profondo del cuore confessiamo
che tu sei il nostro Signore e Dio.

Alleluia, alleluia, alleluia
Cristo è risorto dai morti e non muore più.
Alleluia, alleluia, alleluia





Canto della luce

Venite e prendete la luce alla luce che non finisce.

Venite e prendete la luce alla luce che non finisce.

La tua resurrezione ha illuminato il mondo.

Venite e prendete la luce alla luce che non finisce.

Fuggono le tenebre e la morte.

Venite e prendete la luce alla luce che non finisce.

Il tuo giorno non conosce la notte.

Venite e prendete la luce alla luce che non finisce.

La tua luce illumina i tuoi servi.

Venite e prendete la luce alla luce che non finisce.

Il tuo amore preserva i tuoi discepoli.

Venite e prendete la luce alla luce che non finisce.





 
(evita)
00domenica 3 maggio 2009 14:24





Prima Lettura

Dal libro degli Atti 4,8-12

Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è

la pietra che, scartata da voi, costruttori,
è diventata testata d'angolo.

In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".

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Salmo responsoriale

Salmo 117 (118)

Antifona

Eterna è la misericordia del Signore.

Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.

Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.

Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.

Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.

Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.

Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?

Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.

E' meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.

E' meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.

Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.

Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:

la destra del Signore ha fatto meraviglie,
la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.

Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.

Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.

E' questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.

Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;

ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.

Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;

Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.

Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.

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Seconda Lettura

Dalla prima lettera di Giovanni 3,1-2

Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.






(evita)
00domenica 3 maggio 2009 14:28



Lettura del Vangelo

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Giovanni 10,11-18

Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !




(evita)
00domenica 3 maggio 2009 14:32



Omelia domenicale

La Chiesa dedica questa domenica, chiamata del Buon Pastore, alla preghiera e alla riflessione per le vocazioni sacerdotali e religiose. Al centro della liturgia della Parola c’è l’appassionato discorso ove Gesù, in piena polemica con la classe dirigente d’Israele, si presenta come il "buon pastore", ossia come colui che raccoglie e guida le pecore sino ad offrire la sua stessa vita per la loro salvezza. E aggiunge: "Chi non offre la vita per le pecore non è pastore bensì mercenario". In effetti, l’opposizione tra il pastore e il mercenario nasce proprio da questa motivazione: il pastore svolge la sua opera per amore, rinunciando al proprio interesse anche a costo della vita, mentre il mercenario agisce per interesse personale e per denaro, ed è quindi logico che nel momento del pericolo abbandoni le pecore al loro destino. L’evangelista, per indicare il pericolo, usa l’immagine del lupo che "rapisce e disperde" le pecore. È una sferzata durissima ai farisei, accusati di "pascere se stessi... e non il gregge" (Ez 34,2), mentre egli è venuto per "raccogliere in unità i figli dispersi" (Gv 11,52).
A guardare bene, l’opera del lupo è congeniale all’atteggiamento del mercenario. Ad ambedue, infatti, interessa solo il proprio tornaconto, la propria soddisfazione, il proprio guadagno e non quello delle pecore; si realizza così una alleanza di fatto tra l’interesse per sé e il disinteresse per gli altri. Ne viene fuori una sorta di diabolica congiura degli indifferenti e degli egoisti contro i più deboli e gli indifesi. Se pensiamo all’enorme numero di persone che hanno smarrito il senso della vita e vagano senza mèta alcuna, se guardiamo i milioni di profughi che abbandonano le loro terre e i loro affetti in cerca di una vita migliore senza che nessuno se ne preoccupi, se osserviamo lo sbandamento dei giovani in cerca della felicità senza che ci sia chi gliela indichi, dobbiamo purtroppo constatare la triste e crudele alleanza tra i lupi e i mercenari, tra gli indifferenti e coloro che cercano solo di trarre vantaggi personali da tali sbandamenti. Scrive il profeta Ezechiele: "Le pecore del Signore si erano disperse su tutta la faccia della terra e nessuno andava in cerca di loro e se ne curava" (Ez 34,6).
Viene il Signore Gesù e con autorità grande afferma: "Io sono il buon pastore, o offro la vita per le mie pecore". Non solo lo ha detto. Lo ha anche mostrato con i fatti, particolarmente nei giorni della Settimana Santa, quando ha amato i suoi fino alla fine, sino all’effusione del sangue. Sì, finalmente è arrivato in mezzo agli uomini chi spezza la triste e amara alleanza tra il lupo e il mercenario, tra l’interesse per sé e il disinteresse per gli altri. Chi ha bisogno di conforto e di aiuto ora sa dove rivolgersi, sa dove bussare, sa dove muovere i suoi occhi e il suo cuore. Gesù stesso lo aveva detto: "Quando sarò elevato da terra, attrarrò tutti a me" (Gv 12,32). Tutto il Vangelo, in fondo, non parla d’altro che di questo legame tra folle disperate, abbandonate, sfinite, senza pastore e Gesù che si commuove per loro. "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?" (Lc 15,4), dice il Signore. Si attribuisce a san Carlo Borromeo la frase: "Per salvare un’anima, anche una sola, andrei sino all’inferno". Questo è l’animo del pastore: andare sino all’inferno, ossia sino al limite più basso per salvare una persona. Si può comprendere anche in questa prospettiva la "discesa agli inferi" di Gesù nel Sabato Santo. Neppure da morto, potremmo dire, Gesù si è fermato a pensare a se stesso; come buon pastore è andato a cercare chi era perduto, chi era ed è dimenticato, chi era ed è negli inferni di questo mondo che il male e gli uomini hanno creato.
Il Vangelo sembra dire che o si è pastori in questo modo o altrimenti non si può che essere mercenari. È vero, solo Gesù è "buon pastore": o si somiglia a lui o si tradisce la sua stessa missione. Sappiamo bene di essere inadeguati, ed è il suo Spirito effuso nei nostri cuori che ci trasforma perché possiamo avere "in noi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil 2,5). La odierna pagina evangelica - come questa domenica suggerisce - si applica anzitutto a coloro che hanno responsabilità "pastorali" nella Chiesa, in particolare ai vescovi e ai sacerdoti. Ed è opportuno, anzi doveroso pregare, e non solo oggi, perché i "pastori" somiglino sempre più a Gesù vero ed unico "buon pastore". Ed è anche urgente intensificare la nostra preghiera perché il Signore doni alla sua Chiesa giovani che ascoltino l’invito ad essere "pastori" secondo il suo cuore, secondo la sua stessa passione d’amore.
Ogni comunità cristiana è chiamata tuttavia a guardare l’abbondanza della "messe" e la scarsità degli "operai". Potremmo dire che c’è una responsabilità "pastorale" che appartiene a tutti i credenti, non solo ai sacerdoti. Ogni discepolo, infatti, è nello stesso tempo membro del gregge del Signore ma, a suo modo, anche "pastore", ossia responsabile dei fratelli, delle sorelle e del prossimo. In tante altre pagine della Scrittura emerge questa responsabilità "pastorale" di ogni credente. A partire dalle origini dell’umanità quando Dio chiese conto a Caino di suo fratello. E non fu certo esemplare la risposta di Caino: "Sono forse io custode di mio fratello?". Sì, Caino era il custode (in questo senso si può dire che ne era il "pastore") di Abele. E ogni credente deve esserlo per il suo prossimo. La preghiera perché nella comunità cristiana ci siano coloro che ascoltino la chiamata del Signore a servire la Chiesa nel ministero ordinato è parte della spiritualità di ogni credente e di ogni comunità cristiana. Ma è da un terreno pieno di "pastoralità", ossia di credenti che sanno preoccuparsi degli altri, che possono nascere "pastori" per l’oggi. Una comunità appassionata genera pastori. Il buon pastore, infatti, non è un eroe; è uno che ama; e l’amore porta là dove neppure sogneremmo di arrivare.
L’amore inserisce nelle preoccupazioni stesse del Signore: "Ho altre pecore che non appartengono a quest’ovile: anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e si farà un solo gregge e un solo pastore". L’amore di Dio intenerisce il cuore: ci fa commuovere su coloro che vagano nelle nostre città in cerca di un approdo, su quelli che non sanno ove trovare conforto, sui milioni di disperati che coprono la faccia della terra, su quell’uomo o quella donna vicina o lontana che aspetta consolazione e non la trova. Scrive Matteo: "Gesù vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore". E aggiunge subito l’evangelista: "Allora disse ai suoi discepoli: pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe" (Mt 9,36-37). Tutta la comunità cristiana è unita al Signore Gesù che si commuove ancora sulle folle di questo mondo. E con lui prega perché non manchino gli operai per la vigna del Signore. Ma nello stesso tempo, ogni credente, davanti a Dio e davanti "ai campi che già biondeggiano per la mietitura" (Gv 4,35) deve dire con il profeta: "Ecco, Signore, manda me!" (Is 6,8).






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