BUONA DOMENICA A TUTTI NEL SIGNORE !

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Anam_cara
00sabato 9 maggio 2009 22:33
V DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)





Antifona d'ingresso

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi;
a tutti i popoli ha rivelato la salvezza.
Alleluia.
(Sal 98,1-2)


Colletta

O Dio, che ci hai inseriti in Cristo
come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito,
perché, amandoci gli uni gli altri di sincero amore,
diventiamo primizie di umanità nuova
e portiamo frutti di santità e di pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


Prima Lettura


Dal libro degli Atti 9,26-31


In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

Parola di Dio

Salmo responsoriale


Salmo 21 (22)


Antifona

Gesù, uomo dei dolori, tu ben conosci il patire.


"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.

Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.

Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.

In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;

a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.

Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.

Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:

"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".

Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.

Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.

Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.

Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.

Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.

Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.

Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.

E' arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.

Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;

hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa.

Essi mi guardano, mi osservano:
si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.

Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.

Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.

Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.

Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;

perché egli non ha disprezzato né sdegnato 
l'afflizione del misero,

non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.

Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.

I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,

si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.

Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.

A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere.

E io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.

Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia;

al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".


 

Seconda Lettura


Dalla prima lettera di Giovanni 3,18-24


Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Parola di Dio




 

Anam_cara
00domenica 10 maggio 2009 13:04

V domenica del tempo di Pasqua

Lettura del Vangelo




Canto al Vangelo

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !



Dal vangelo di Giovanni 15,1-8

"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto,
lo toglie e ogni tralcio che porta frutto,
lo pota perché porti più frutto.
 Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi.
Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite,
così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca,
e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,
chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio:
che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Parola del Signore

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !


Omelia domenicale

(Mons.Vincenzo Paglia)

È la quinta domenica "di" Pasqua, la quinta volta che torna
lo stesso ed unico giorno della resurrezione.

Ed è così per tutte le domeniche.

Esse tornano fedelmente, quasi segno della fedeltà di Dio;
tornano anche se tante volte siamo noi ad essere assenti;
tornano perché tutti possiamo restare nella Pasqua
e incontrare Gesù risorto.

Per questo gli antichi cristiani ripetevano:
"Non possiamo vivere senza la domenica",
ossia
"non possiamo vivere senza incontrare Gesù risorto".

Potremmo applicare anche alla domenica
la parabola odierna della vite e i tralci,
somigliando la vite alla domenica
e i tralci agli altri giorni della settimana.

I giorni feriali restano senza frutto
se non sono vivificati dallo spirito
che riceviamo nella santa liturgia della domenica.

Restare nella domenica,
ossia conservare nel cuore quello che vediamo,
ascoltiamo e viviamo nella santa liturgia,
vuol dire rendere più fruttuosi i giorni che seguiranno.

La Parola di Dio sottolinea la necessità di "rimanere" in Gesù,
un tema particolarmente caro all’apostolo Giovanni.

Nella sua prima lettera afferma:
"Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui".

E nella parabola della vite e i tralci
i termini "rimanere" e "dimorare" ne sono il cuore.

L’immagine della vigna, nel suo simbolismo religioso,
era molto nota ai discepoli.

Uno degli ornamenti più vistosi del tempio
eretto a Gerusalemme da Erode e che Gesù frequentò
era appunto una vite d’oro con grappoli alti come un uomo.

Ma soprattutto nelle Scritture il tema della vigna
era tra i più significativi per esprimere
il rapporto tra Dio e il suo popolo:


"Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato!"

invoca il salmista (Sal 80).

E Isaia, nel mirabile "canto della vigna"
descrive la delusione di Dio nei confronti d’Israele,
sua vigna, che aveva curato, piantato, vangato, difeso,
ma dalla quale non ha avuto altro che frutti amari.

Geremia rimprovera il popolo d’Israele:


"Io ti avevo piantata come vite feconda e tutta genuina.
Come mai sei diventata una vite aspra, selvatica e bastarda?"
(2,21).

Nelle parole di Gesù c’è un cambiamento piuttosto singolare,
la vite non è più Israele, ma lui stesso:


"Io sono la vera vite".


Nessuno l’aveva mai detto prima.

Per comprendere appieno queste parole
è necessario collocarle nel contesto dell’ultima cena,
quando Gesù le pronunciò.

Quella sera il discorso ai discepoli fu lungo,
complesso e con i toni di gravità
propri degli ultimi momenti della vita:
un vero e proprio testamento.

Nel primo discorso Gesù chiarisce
chi è la vera guida del popolo di Dio.

E dice loro:
"Io sono il buon pastore".

Subito dopo, iniziando il secondo discorso, afferma:

"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo".


Gesù si identifica con la vite, specificando che è la "vera" vite;
ovviamente per distinguersi dalla
"falsa".

Ma non è una vite isolata.
Gesù aggiunge:

"Io sono la vite e voi i tralci".


I discepoli sono legati al Maestro
e sono parte integrante della vite:
non c’è vite senza tralci, e viceversa.

Potremmo dire che il legame dei discepoli con Gesù
è appunto come quello della vite con i tralci, essenziale e forte.

È un legame che va ben oltre i nostri alti e bassi psicologici,
le nostre buone o cattive condizioni.
L’antico segno biblico della vigna riappare qui in tutta la sua forza.

Con Gesù nasce una vigna più larga e più estesa della precedente
e soprattutto percorsa da una nuova linfa,
l’agape, l’amore stesso di Dio.

La forza di questo amore è dirompente:
permette di produrre molto frutto.

Dice Gesù:
"In questo è glorificato il Padre mio:
che portiate molto frutto".


Sono belle le parole di commento di Papia,
uno dei Padri Apostolici, a questa pagina evangelica:

"Verranno giorni in cui nasceranno vigne,
con diecimila viti ciascuna.
Ogni vite avrà diecimila tralci ed ogni tralcio
avrà diecimila pampini e ogni pampino diecimila grappoli.
Ogni grappolo avrà diecimila acini, ed ogni acino spremuto
darà una misura abbondante di vino".

Il Vangelo prosegue:
"Ogni tralcio che porta frutto,
lo pota perché porti più frutto"
.

Sì, proprio quelli che "portano frutto",
conoscono anche il momento della potatura.

Sono quei tagli che di tempo in tempo,
appunto come accade nella vita naturale,
è necessario operare perché
possiamo essere "senza macchia"
(Ef 5,27).

Il testo evangelico non vuol dire
che Dio manda dolori e sofferenze
ai suoi figli migliori per provarli o purificarli.

No, non è in questo senso che va intesa la potatura;

il Signore non ha bisogno di intervenire
con le sofferenze per migliorare i suoi figli.

La verità è molto più piana.

La vita spirituale è sempre un itinerario o,
se si vuole, una crescita.

Ma non è mai né scontata né naturale,
e non è un progresso univoco.

Ognuno di noi ha l’esperienza della crescita in se stesso
di frutti buoni assieme a sentimenti cattivi,
ad abitudini egoistiche, ad atteggiamenti freddi e violenti,
a pensieri malevoli, a spinte di invidia e di orgoglio...

È qui che si deve potare, e non una volta sola,
perché sempre si ripresentano questi sentimenti,
seppure in modi e con manifestazioni diverse.

Non c’è età della vita che non esiga
cambiamenti e correzioni, e quindi potature.

Questi tagli, talora anche molto dolorosi,
purificano la nostra vita e fanno scorrere
con maggior freschezza la linfa dell’amore del Signore.

Per sei volte, in otto righe, Gesù ripete:
"Rimanete in me",
"rimanete nella vite".


È la condizione per portare frutto,
per non seccarsi ed essere quindi tagliati e bruciati.

Forse quella sera i discepoli non capirono;
magari, si saranno chiesti:
"Ma che vuol dire rimanere con lui se sta per andarsene?".

In verità, Gesù indicava una via semplice per restare con lui;
si rimane in lui se le "sue parole rimangono in noi".

È la via che intraprese Maria, sua madre,
la quale
"conservava nel suo cuore tutte queste cose".
 
È la via che scelse Maria, la sorella di Lazzaro,
che restava ai piedi di Gesù.

È la via tracciata per ogni discepolo.

Nella tradizione bizantina c’è una splendida icona
che riproduce plasticamente questa parabola evangelica.
 (NB: e' nell'immagine sopra il testo)

Al centro è dipinto il tronco della vite
su cui è seduto Gesù con la Scrittura aperta.

Dal tronco partono dodici rami
su ognuno dei quali è seduto un apostolo,
con la Scrittura aperta tra le mani.

È l’icona della nuova vigna,
l’immagine della nuova comunità
che ha origine da Gesù, vera vite.
 
Quel libro aperto che sta nelle mani di Gesù
è lo stesso che hanno gli apostoli:
è la vera linfa che permette di

"non amare a parole né con la lingua,
ma coi fatti e nella verità".

AMEN!

                                                                            
  IO sono la vite e voi i tralci


Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto"
(Gv.15,1-8)
                                                                                               Anam_cara/2009
"


Signore Gesu'
oggi desideriamo affidarti
in modo speciale
Tutte le nostre Care Mamme

Ricordati Gesu'
di quando eri piccolino
e la Tua Mamma
ti coccolava e aveva cura di Te



in questo ricordo
Ti chiediamo di aver cura
di
Tutte le Mamme del Mondo
e a quelle di loro 
che adesso sono accanto a TE
dona 
Tu per noi un'abbraccio
e una coccola speciale
e a noi loro figli
concedi
che sentiamo sfiorare
il nostro volto
da una loro carezza
 facci sentire il loro Amore
che 
unito al Tuo
sarà eternamente presente
nella nostra vita.



Buona Domenica a Tutti
e Auguri a Tutte le Mamme
nel Signore!




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