Lettura del Vangelo
Alleluia, alleluia, alleluia !
Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. Alleluia, alleluia, alleluia !
Dal vangelo di Marco 1,40-45
Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: "Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro". Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Parola del Signore
Alleluia, alleluia, alleluia !
Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo
Alleluia, alleluia, alleluia !
Omelia domenicale
Mons.Vincenzo Paglia
Il brano evangelico si apre con una notazione asciutta e assolutamente singolare per quel tempo: "Venne a Gesù un lebbroso".
Era davvero strano che un lebbroso osasse avvicinarsi a qualcuno, visto che avevano l’obbligo di stare lontani dalla gente.
Il libro del Levitico era categorico: "Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo! Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento" (13,45-46).
L’esclusione dalla convivenza con gli altri rendeva questa malattia ancor più terribile di quel che già appariva.
I rabbini giungevano a considerare i lebbrosi come dei morti in vita, e ritenevano la loro guarigione più improbabile della stessa resurrezione.
Ecco perché appare strano che un lebbroso osi avvicinarsi a Gesù superando un’abissale distanza garantita dalla legge.
Ma da chi altro poteva andare?
Tutti, protetti dalle disposizioni legali oltre che dalla paura del contagio, si tenevano ben lontani dai malati di lebbra.
L’unico che non si comportava così era Gesù.
I lebbrosi l’avevano capito e andavano da lui.
Quanti malati di "lebbra" ci sono anche oggi, vicino o lontano da noi!
Non tanto i colpiti dalla lebbra vera e propria, peraltro facilmente curabile, quanto coloro che vedono la propria vita segnata irrimediabilmente dalla malattia.
E ancora oggi siamo in molti, in troppi, a fuggire da loro per paura di essere contagiati, oppure, come qualcuno dice, per non essere rattristati alla loro vista.
Quei lebbrosi, contrariamente a quel che normalmente accadeva, quando venivano a sapere che stava per passare Gesù, superavano barriere di paura e di diffidenza e accorrevano da lui. Il giovane profeta di Nazareth creava un clima nuovo attorno a sé, una atmosfera piena di compassione e di misericordia che attraeva malati, peccatori, poveri.
Quel lebbroso, finalmente e chissà con quanta fatica, giunse accanto a Gesù e gli si gettò ai piedi.
Non usò molte parole, non si mise a spiegare la sua malattia, disse semplicemente ma con fede: "Se tu vuoi, puoi guarirmi!".
Il lebbroso non dubita che Gesù possa sanarlo; non sa però se vuole farlo.
Del resto cosa poteva sapere un povero lebbroso della volontà di quel giovane profeta? Semmai, la sua sfiducia negli altri era confermata dalla diffidenza che tutti avevano verso di lui, lebbroso e immondo.
Una cosa è certa in questa pagina evangelica: la disperazione di quel lebbroso, davanti a quel profeta buono, si trasforma in fede.
E Gesù, il compassionevole, non poteva non ascoltarlo: non ebbe paura del contagio, stese la mano e lo toccò.
E gli comunicò l’energia della vita.
Quel lebbroso si trovò ravvivato come una pianta appassita che subito rifiorisce.
La scena evangelica spinge tutti noi ad incontrare e ascoltare, a toccare e sentire il grande bisogno di salvezza che hanno i milioni di "lebbrosi" di oggi.
Gesù, con la sua risposta, ci mostra qual è la sua volontà sulla lebbra e sul male, qualunque esso sia: "Lo voglio, guarisci!".
Sì, la volontà di Dio è chiarissima: lottare contro ogni genere di male.
Siamo davvero lontani da quella convinzione piuttosto diffusa che attribuisce a Dio la decisione di distribuire il male agli uomini secondo il loro peccato.
Nulla è più estraneo al Vangelo.
Eppure è una convinzione fortemente radicata anche tra i cristiani.
Invece è facile che non comprendiamo l’ordine di Gesù al lebbroso: "Guarda di non dire niente a nessuno...".
È un comando che appare strano, e forse lo è davvero.
Certo è estraneo, se non contrario, alle nostre abitudini e alla nostra cultura "televisiva".
Il Vangelo sembra mostrarci un silenzio bello, ricco, espressivo che Gesù vuole conservare.
Si potrebbe interpretare anche in questa linea il cosiddetto "segreto messianico", tanto caro all’evangelista Marco.
Una sottolineatura, tuttavia, va fatta: Gesù non cerca la sua gloria o il rafforzamento della sua fama.
Questo desiderio di silenzio è legato al delicato segreto di un’amicizia che si instaura tra il Signore e quell’uomo, tra il Signore e chiunque si affida a lui.
Il miracolo - così si potrebbe interpretare il silenzio imposto da Gesù - prima che segno apologetico della sua potenza, che pure è necessario notare, è soprattutto una risposta amica, affettuosa, compassionevole, verso chi è malato ed escluso.
È come dire che l’amore di Dio per me, per te, per ogni uomo, viene prima di ogni altra cosa.
Forse proprio perché toccato da questo amore assolutamente unico e inimmaginabile, fu impossibile a quell’uomo tacere.
E allora dobbiamo augurarci che sia impossibile anche per noi il tacere.
Quel lebbroso non obbedì e divulgò il fatto al punto che Gesù non poteva più entrare nelle città a motivo del gran numero di persone che lo cercavano.
Gesù, che non desiderava il piacere degli uomini ma quello del Padre suo, si ritirava in luoghi diversi.
La gente tuttavia non lo perdeva di vista e continuava ad andargli dietro.
Oggi, forse ancor più di ieri, abbiamo bisogno di un "uomo" che cammini in mezzo a noi come Gesù sapeva fare. Ma non è questa la vocazione stessa della Chiesa e di ogni credente anche all’inizio di questo nuovo secolo?
Preghiera dei fedeli Il Signore nostro Gesù Cristo ha preso su di sé le nostre sofferenze per farci partecipare alla sua risurrezione. Consapevoli di questo suo dono, rivolgiamo a lui il grido della nostra preghiera. Preghiamo insieme e diciamo: Risanaci, o Signore!
1. Per la Chiesa e i suoi pastori: manifestino nel loro ministero la presenza di Gesù che si china sui malati e condivide il loro dolore, preghiamo.
2. Per i nostri malati: sappiamo vedere in loro i nostri fratelli che soffrono, cercando di essere loro vicini con amore e sacrificio, preghiamo.
3. Per le autorità politiche ed economiche: si impegnino a combattere le gravi malattie che ancora oggi non hanno sufficienti cure, soprattutto nei luoghi più poveri del mondo, preghiamo.
4. Per i malati di AIDS e per tutte le malattie che, come la lebbra, allontanano le persone: perché la lotta contro il male superi i pregiudizi e le nostre paure, preghiamo.
5. Per la nostra comunità cristiana: guardi con rispetto e serva con delicatezza i malati, gli handicappati, gli anziani, riconoscendo che le loro sofferenze unite a Cristo sono offerte per la nostra salvezza, preghiamo.
Signore, che hai toccato la mano del lebbroso e l'hai risanato, tocca anche i nostri cuori, liberali dall'egoismo e dall'indifferenza che ci spinge a chiudere gli occhi di fronte al male presente nel mondo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen
Dolcissimo Gesu'
visita ciascuno di noi
e guarisci le nostre infermita'
e soprattutto guarisci il nostro spirito, la nostra mente, il nostro cuore
affinche anche noi, come quel lebbroso,
possiamo proclamare a tutti
quanto ci ami!
Amen!
BUONA DOMENICA A TUTTI
NEL SIGNORE!
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